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L'AVVENIRE DEI LAVORATORI La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano

> > > PDF scaricabile su http://issuu.com/avvenirelavoratori < < < e-Settimanale - inviato oggi a 44203 utenti - Zurigo, 11 giugno 2015 Per disdire / unsubscribe / e-mail > unsubscribe_adl@vtxmail.ch Per iscrivervi inviateci p.f. il testo: "includimi" a: ADL Edizioni In caso di trasmissioni doppie inviateci p.f. il testo: "doppio" a: ADL Edizioni

IPSE DIXIT Tutti parlavan de’ mali - «Tutti parlavan de’ mali, e per rimedio proponevan veleni». – Ferdinando Galiani

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EDITORIALE

Con quali forze? Quali forze può mettere in campo lo Stato democratico per prendere in mano l'emergenza migranti. di Andrea Ermano Ormai sull'emergenza migranti il tempo stringe. Ma difficilmente il Premier Renzi può illudersi di ottenere il sostegno internazionale se prima non sconfiggerà le infiltrazioni criminali e le pulsioni secessioniste che all'interno del nostro Paese ruotano intorno a questo drammatico fenomeno. Fortunatamente, in Italia esistono delle "forze" che già sono attive nel salvataggio di migliaia di persone a rischio annegamento nel Mare Mediterraneo. Queste "forze" sono le Forze Armate italiane e anzitutto la Marina militare. Parrebbe perciò financo ovvio che ci si affidi a queste stesse Forze Armate – e non a certe masnade privatistiche o semi-privatistiche stile "mafia-capitale" – per il coordinamento dell'accoglienza dei profughi. Come fare? Sperando di non ricadere nel detto di Ferdinando Galiani riportato sopra nella rubrica “Ipse dixit”, ipotizzerei ciò che segue.

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Lontani da Lampedusa - Merkel, Obama e Renzi a Elmau, in Baviera, durante una pausa del G7

Si può procedere all'istituzione – possibilmente rapida – di un Servizio Civile, nel quale verrebbero obbligatoriamente coscritti tutti i profughi idonei alla leva civile, affinché vi formino una grande comunità di auto-aiuto, organizzata secondo regole militari, ma finalizzata a scopi esclusivamente civili: scopi di formazione linguistica, di apprendistato, di lavoro, di solidarietà e di sicurezza sociale. La Repubblica nata dalla Resistenza deve stipulare un patto di dignità e chiarezza con ciascuna persona migrante, alla quale lo Stato italiano può garantire, dentro un nuovo quadro normativo, una lineare concessione del permesso di soggiorno e una seria prospettiva di naturalizzazione. Unica conditio: l'assolvimento del Servizio Civile Migranti. È questa la risposta che l'Italia repubblicana deve dare a chi specula in termini economici, politici e geo-politici sull'emergenza migranti. Lo Stato democratico deve prendere in mano la situazione e chiudere i conti con le bande criminali che lucrano sulla pelle dei disperati nel modo più scandaloso. Lo Stato democratico deve sconfiggere la xenofobia di chi lancia irresponsabili appelli all'eversione (in Italia) e alla guerra (in Libia). Perciò l'istituzione di un Servizio Civile Migranti ci appare come lo "strumento degli strumenti", una mano visibile che contrastando l'emergenza rafforza la polis, aggredisce la corruzione, combatte l'eversione, riporta nel Paese un clima di umanità, riscuote il dibattito europeo dall'incantesimo di troppi ego-tatticismi nazionali. <> Approfondire un discorso sul Servizio Civile Migranti sarebbe cosa qui troppo lunga e complessa. Senza contare che per farlo occorrerebbe poi svolgere un secondo discorso, non meno lungo e complesso, intorno al Servizio civile nazionale tout court. Infine, ci sarebbe anche un terzo discorso, quello sul "salario di cittadinanza", che può essere ragionevolmente incardinato in senso legislativo solo secondo un criterio di equilibrio tra diritti e doveri.

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A proposito di questi ultimi, vale la pena ricordare che in Italia il servizio civile ha assunto forma volontaria nel 2001, contestualmente alla fine dell'obbligo militare. Prima di allora esso rappresentava l'opzione alternativa, ma vincolante, all'obbligo di leva. «Dal momento della sospensione del servizio obbligatorio militare anche il servizio civile sarà interamente volontario», disse il presidente Sergio Mattarella, all'epoca Ministro della Difesa. E aggiunse: «Qualsiasi giovane potrà comunque concorrere alla difesa della patria con mezzi ed attività non militari. I futuri volontari potranno continuare a favorire e promuovere la solidarietà e la cooperazione. Oltre tutto, il servizio civile sarà anche alla portata delle donne. Insomma sarà solo una questione di scelta personale». Tutti salutammo con grande soddisfazione quella riforma. Ma molte cose sono frattanto accadute, tra cui un'ulteriore diffusione del malcostume, anche all’interno del volontariato. A ben vedere, stiamo incubando un vulnus costituzionale, in quanto l'Art. 52 della Carta recita così: "La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino.- Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge…". Ora, posto che la Consulta ha sì stabilito il diritto del cittadino a servire la patria anche espletando un servizio alternativo a quello armato (sentenza n. 164/1985), tale opzione non cancella tuttavia il carattere costituzionale di universalità e obbligatorietà che caratterizza il "sacro dovere" di cui parla la Costituzione. Del resto, con una disoccupazione giovanile oltre il 40% appare persino opportuno ripensare l'intera materia. L'esperienza di questi anni dimostra che la facoltatività del servizio civile non coinvolge gli strati giovanili più emarginati. Al volontariato approdano uno su sei richiedenti. Ed è facile supporre che ne restano escluse/i proprio quelle ragazze e quei ragazzi che più di altri avrebbero invece bisogno di essere coinvolti in un percorso d'inserimento formativo e lavorativo. In questa luce il Sevizio civile nazionale andrebbe ripensato. E andrebbe collegato con il tema del "Salario di cittadinanza", a partire dal celebre saggio di Ernesto Rossi, Abolire la miseria, in cui viene trattato il tema "Esercito del lavoro" (vai al testo di Ernesto Rossi) che focalizza abbastanza bene ciò di cui oggi avremmo bisogno.

Ernesto Rossi

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Ultima osservazione, telegrafica: anche il discorso sul "sacro dovere" sarebbe molto lungo. Espressioni come "difesa della Patria" possono francamente apparirci ipotecate e retoriche. Diciamo, tuttavia, che la parola "Difesa" esclude qui la possibilità per l'Italia di tornare a essere uno "Stato aggressore" di tipo nazionalista o imperiale o fascista. E l'aggettivo "sacro" può semplicemente intendersi quale attributo di un "dovere" da custodire sottratto alle – umane troppo umane – ipocrisie e/o astuzie del potere, dell'ideologia, dell'intrallazzo, del menefreghismo e anche del "tanto peggio tanto meglio".

SPIGOLATURE

Frontiera della paura Il respingimento in mare degli esuli sarebbe la vergogna indelebile del così detto mondo civilizzato di Renzo Balmelli VERGOGNA. Quando si vedono i barconi carichi di migranti, viene da chiedersi se i disperati tra i più disperati riusciranno ancora a trovare un porto disposto ad accoglierli. A parte i volontari italiani, straordinari nel prodigarsi in aiuto ai profughi, la sorte di questi derelitti affidata a scafisti senza cuore non sembra interessare nessuno: ne il paese di provenienza, ne l'occidente e nemmeno il G7 dove si è parlato di tutto tranne che dell'esodo biblico del terzo millennio. Se poi dovesse prevalere la peggiore e contagiosa vulgata leghista targata Salvini e Maroni, potrebbe succedere che la frontiera della paura tra nord e sud, trasformata in rozza merce elettorale, finisca col tradursi nel più drammatico degli esiti: il respingimento in mare degli esuli, abbandonati al loro destino, e quindi vergogna indelebile del così detto mondo civilizzato. MODERATI. Per trovare ancora un po' di spazio nel rutilante teatro mediatico, d'altronde da lui stesso ampiamente sfruttato, Silvio Berlusconi ha dovuto cedere una parte del suo più amato gioiello di famiglia: quel Milan , sul quale ha costruito la sua popolarità, che un tempo dominava campionato e coppe europee. L'attuale eclissi della squadra propone anche una chiave di lettura politica poiché per certi versi marcia di pari passo col declino del Cavaliere. Oggi la sua destra come l'abbiamo conosciuta non esiste più, spodestata - tanto per restare in tema- con un calcione dato da un altro schieramento che si presenta come la variante italiana del lepenismo. Variante poco appetibile dagli elettori che si definiscono di orientamento moderato, ma in preoccupante crescita. Resta tuttavia ancora da definire se la destra di prima fosse davvero la casa dei moderati o se la mutazione attuale non sia altro che un semplice cambio di sigle. FUMO. Tra i boschi della Baviera, al vertice dei grandi, si è delineata

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una nuova frontiera tra est e ovest dettata dalla fermezza nei confronti della Russia di Putin. A qualcuno la compattezza mostrata dal vertice ha suggerito l'immagine di una nuova "cortina di ferro" alla rovescia voluta - si sostiene - non con mire aggressive, bensì per rafforzare la coesione del G7, meno potente di un tempo, nell'intento di tenere insieme valori di libertà e democrazia minacciati da pericoli di ogni genere nell'universo del disordine. Teniamola per buona, sempre sperando, come nella celebre canzone, che non sia tutto fumo negli occhi. Obama se n'è fatto garante con la sua linea strategica volta al dialogo, ma quel pacchetto galeotto, in dubbio tra caramelle e sigarette, alle quali avrebbe rinunciato, ha sollevato un tormentone a cavallo tra cronaca e diplomazia col quale a volte si fa anche la storia. SIGARO. Se i portavoce della Casa Bianca assicurano che il Presidente non fuma più da un pezzo anche per non incorrere nelle ire di Michelle, altri personaggi famosi non hanno fatto mistero della loro inveterata passione per il tabacco. Più delle sigarette sono però i sigari a occupare il posto d'onore nei "vizi privati" dei vip di ieri e di oggi. Sempre molto in voga sono i toscani fabbricati per la prima volta a Firenze due secoli fa e protagonisti di un successo che continua ancora oggi. "Un toscano e una croce di cavaliere – diceva Vittorio Emanuele II – non si negano a nessuno" e di sicuro non se lo è fatto mancare Clint Eastwood, non fumatore nella vita, ma che sullo schermo ,col sigaro agli angoli della bocca , ha fissato la sua popolarità di implacabile giustiziere nei western di Sergio Leone, altrettanto implacabile per caratterizzare il personaggio nell'imporgli un vezzo che l'attore detestava. DOLCEZZA. Per vincere l'astinenza dal tabacco, uno dei rimedi più diffusi consiste nel riempire le pause e placare la tensione con un pezzetto di cioccolato, che oltretutto, contrariamente a quanto si è sempre creduto, ha anche effetti calmanti sull'umore. Quando il discorso cade sull'alimento derivato dai semi del cacao, il pensiero corre inevitabilmente alla Svizzera, considerata la nazione leader nel regno dell'arte dolciaria. Ma anche l'Italia, paese più noto nel campo della gastronomia per altre specialità che vanno dalla pizza agli spaghetti, si sta ritagliando un ruolo importante nella creazione di ghiottonerie cioccolatiere di alta gamma che un tempo erano prodotti di nicchia e che ora vanno forte in tutto il mondo battendo la crisi con l'arma della dolcezza innovativa alla quale, pensate un po', non sa resistere neppure la maestra confederata. IMBARAZZO. Negli anni ottanta del secolo scorso la Russia, che allora si chiamava ancora Unione Sovietica, agli occhi dell'America di Reagan era l'impero del male. Considerato l'enorme sacrificio della popolazione russa nella lotta al nazismo era un giudizio impietoso che tuttavia non impedì all'attore diventato Presidente di gettare le basi per liquidare la guerra fredda nel solco della Perestrojka avviata da Gorbaciov. Ora che Mosca e l'Occidente si guardano di nuovo con sospetto, Putin è stata accolto a Milano e Roma con un certo imbarazzo controllato, ma senza preclusioni, tanto che l'Italia, in virtù dei suoi

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legami con Mosca, potrebbe svolgere un ruolo di pontiere tra est e ovest per non resuscitare i vecchi conflitti ideologici. Ma le proteste degli ucraini davanti ai cancelli di EXPO2015 dicono che lo scenario non è roseo e che un'altra Glasnost non è dietro l'angolo.

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia :

(ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

LAVORO E DIRITTI a cura di www.rassegna.it

Depotenziare il Contratto Collettivo? In troppi ne pagherebbero le conseguenze La volontà di Renzi di privilegiare la contrattazione di secondo livello afferma l'idea di un mercato duale, con una minoranza che gode dei benefici della produttività e la maggioranza destinata a salari marginali. di Guido Iocca Al presidente Renzi, si sa, il sistema di relazioni con le parti sociali interessa, ma solo a patto che sia lui a dettarne le regole. Così, ben venga (in linea del tutto teorica, beninteso) l’interlocuzione con Cgil, Cisl e Uil, ma vuoi mettere quanto sarebbe meglio se le organizzazioni dei lavoratori si riducessero a una? Quanto risulterebbe semplificato lo scenario negoziale senza più “sigle su sigle”? Parole dal retrogusto decisamente autoritario, che mandano con un sol colpo a farsi benedire l’idea di sindacato unitario, cara in particolare alla segretaria generale Cgil Susanna Camusso, poggiata per anni sulle solide basi di un assunto che fino a ieri sembrava di senso comune, e cioè che il pluralismo tra le confederazioni rappresenta la migliore garanzia a sostegno della democrazia nei luoghi di lavoro. E pazienza se la nostra Costituzione, all’articolo 39, dice che le modalità che disciplinano il diritto di associazione sindacale sono libere e non è appannaggio di nessuno imporle (né tantomeno, facendo leva su di una posizione di potere, suggerirle). Ciò che più conta è l’agibilità politica del presidente del Consiglio e dei suoi più stretti collaboratori. Ma come si spiega questo pesante sconfinamento in campo altrui da parte di Matteo Renzi? Cosa nasconde il suo iperattivismo sul versante delle riforme sociali? L’uscita sul sindacato unico è solo l’ultima di una lunga serie di interferenze – dalla legge sulla rappresentanza alla ventilata stretta sugli scioperi nei servizi pubblici – che suonano come

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un appello rivolto alle associazioni sindacali (tutte, anche quelle a difesa degli interessi delle imprese) a rinnovarsi al più presto, seguendo però un canovaccio che lo stesso premier ha la pretesa di metter loro a disposizione. E tra le tante idee lanciate negli ultimi tempi, nel mirino dell’attuale inquilino di Palazzo Chigi sembra esserci, più di ogni altra cosa, il trasferimento delle prerogative fondamentali della contrattazione da quella nazionale di categoria a quella aziendale, la carta su cui principalmente intende puntare – spalleggiato dagli autorevoli punti di vista di Sergio Marchionne e, più di recente, di Mario Draghi – per rilanciare la produttività nel nostro paese. Il fatto è che lo spostamento delle voci salariali sul livello di contrattazione legato alla produttività, con il risultato di un sostanziale svuotamento del ccnl, a cui non rimarrebbe che una mera funzione regolatoria, vede le tre sigle confederali attestate su posizioni diverse. Più inclini al confronto Cisl e Uil (ferme comunque nel proporre una formula che preveda meccanismi di salvaguardia laddove non si faccia negoziazione decentrata), più decisa nella difesa del ruolo del contratto nazionale la Cgil. Un orientamento, quello del sindacato di corso d’Italia, bollato – soprattutto negli ambienti vicini al presidente del Consiglio – come conservatore, quando non addirittura rigidamente ideologico. Stanno veramente così le cose? Chi lo sostiene parla a sproposito, dimostrando come minimo una discreta dose di malafede. Non si può far finta di non sapere che la pratica della contrattazione di secondo livello è diffusa soltanto in una piccola parte del mondo del lavoro. Ignorarlo significa riproporre l’idea di un mercato duale: da un lato, una minoranza di lavoratori che può ambire ai benefici della produttività e, dall’altro, la maggioranza, destinata a condizioni salariali marginali.

Da Avanti! online www.avantionline.it/

A quarant’anni da quell’omicidio La notte del 12 giugno del 1975 venne freddato con due colpi d’arma di fuoco il giovane esponente di Lotta continua Alceste Campanile. Lo conoscevo bene. Era reggiano e studente, come me, all’Università di Bologna. di Mauro Del Bue Qualche volta avevamo suonato la chitarra insieme, con un amico comune. In qualche bettola di periferia, immersi fino al collo entrambi tra musica e politica. Era appena tornato da un esame, superato brillantemente, aveva lasciato il libretto universitario sotto l’uscio di casa e si era diretto verso una discoteca di Montecchio, tra Parma e Reggio, molto frequentata dai giovani. Il suo corpo è stato ritrovato in una stradina di campagna a metà strada tra Sant’Ilario e Montecchio. Alceste aveva militato nel Fronte della gioventù, organizzazione di

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estrema destra, prima di aderire a Lotta Continua e la prima sensazione che ci pervase fu quella della consumazione di una feroce vendetta di stampo fascista verso un ragazzo accusato di tradimento. Nel pomeriggio si tenne una grande manifestazione, promossa dal comitato antifascista, in cui noi giovani socialisti ci battemmo, contrastando su questo i comunisti, perché anche gli esponenti di Lotta continua potessero parlare. Il giorno del funerale decine di migliaia di militanti di Lotta Continua, con Adriano Sofri in prima linea, tennero un’imponente manifestazione inneggiando però anche alla lotta armata. Da allora la magistratura si è imbattuta nel muro di silenzi e sospetti, prevalentemente animati dal padre di Alceste, che si orientavano verso la parte opposta rispetto a quella preventivata. In particolare negli ambienti bolognesi dell’estremismo venne riportata all’ex dirigente di Lotta continua Marco Boato una ricorrente intimazione a stare attenti, si disse, “altrimenti farai la fine di Alceste Campanile”. Si cercarono responsabilità soprattutto in quell’area dell’estremismo armato che serviva per la vigilanza di Lotta Continua, si ipotizzò anche un rapporto stretto tra il sequestro e il delitto Saronio e quello di Alceste. Si dichiarò che parte del denaro sarebbe transitato da Reggio e proprio da Alceste. Mai nessun pentito, fino al 1999, ebbe qualcosa di concreto da dichiarare sul delitto Campanile, contrariamente a tutti gli altri. Si pensò dunque ad un omicidio molto particolare. Poi, appunto nel 1999, Paolo Bellini, coinvolto in delitti di mafia, elemento di estrema destra, in combutta con pezzi di servizi segreti deviati, fuggito in Brasile e tornato in Italia sotto falso nome, dopo il suo arresto avvenuto in un noto ristorante reggiano, ha aperto il sacco confessando di essere stato lui, assieme a un suo compagno di Avanguardia nazionale, ad uccidere Bellini su ordine di un terzo, un noto leader di Avanguardia nazionale. Il movente tornava ad essere quello dei tradimento e si aggiungeva quello di un attentato non riuscito che Campanile avrebbe ordito contro l’abitazione dei Bellini. Però gli altri due chiamati in causa da Bellini sono stati assolti. Dunque la sua resta una verità incompleta visto che le pistole che spararono furono due. Ammesso che Bellini abbia detto la verità, visto che per il delitto Campanile non ha dovuto scontare nemmeno una condanna, perché i 22 anni del processo ultimato nel 2007 sono andati in prescrizione, e visto che di delitti ne aveva commessi otto o nove, certificati e dunque anche gli anni comminati non avrebbero appesantito più di tanto la sua posizione, restano ancora tante domande. La magistratura intende evitare, dopo che almeno il secondo colpevole, oltre al mandante, sono ancora sconosciuti, la celebrazione di un nuovo processo? Come è possibile credere a Bellini se ha detto il falso su chi lo accompagnava e su chi ha inviato i due a consumare il delitto? A me pare che il delitto Campanile sia ancora avvolto nel mistero. Vai al sito dell’avantionline

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Da MondOperaio http://www.mondoperaio.net/

Il lavoro nel XXI Secolo Nuovo Quaderno di MondOperaio Questo Quaderno si propone come continuazione logica del precedente libro “La società giusta. Oltre la crisi”, che raccoglieva scritti pubblicati sulla rivista Mondoperaio sulla crisi economica e finanziaria in Italia e in Europa. In questa seconda raccolta il tema principale è il lavoro nel XXI secolo. Gli Autori si interrogano sul significato e sulle prospettive del lavoro nell’epoca della globalizzazione e della crescente automazione, nel contesto della recessione e della crisi finanziaria. Ordina il Quaderno a questo link Prezzo di vendita: Euro 12,17 Prezzo di copertina: Euro 18,50

FONDAZIONE NENNI http://fondazionenenni.wordpress.com/

L’onda lunga della secolarizzazione di Luciano Pellicani “Credo che non si possa parlare solo di una sconfitta dei principi cristiani, ma di una sconfitta dell’umanità”. Con queste allarmate e allarmanti parole il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, ha commentato l’esito del referendum indetto il 22 maggio in Irlanda per decidere sulle nozze fra omosessuali. Un esito clamoroso, poiché l’Irlanda era considerata una società “cattolica par exellence”. Evidentemente, l’onda lunga della secolarizzazione ha acquistato una velocità e una potenza espansiva tali da corroborare ampiamente la tesi di coloro che ritengono che ormai l’Europa occidentale ha cessato di essere una civiltà cristiana. Fra i quali recentemente si è distinto Riccardo Campa con un libro dal significativo titolo “La rivincita del paganesimo” (Deleyva Editore). La sua tesi centrale è che la secolarizzazione è il problema fondamentale della sociologia e che, per decifrare correttamente il processo di modernizzazione – vale a dire la transizione dalla Città sacra alla Città secolare – è imperativo partire dalla constatazione che la civiltà europea si è retta per secoli e continua a reggersi su due potenti tradizioni: quella greco-romana e quella giudaico-cristiana; ossia “Atene e Gerusalemme, l’Accademia e la Chiesa”. Una coesistenza che non è stata punto armoniosa, come in passato ha preteso Talcott Parsons e come oggi pretende Rodney Stark. Al

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contrario: è stata — e continua ad essere — assai conflittuale poiché i valori cardinali della “Cultura delle Ragione” sono antitetici ai valori cardinali della “Cultura della Fede”, centrata sul principio secondo il quale “Atene è pestifera per la salute dell’anima”, formulato da Gregorio Nazianzeno e ossessivamente ribadito nel corso dei secoli dominati dal Contemptus Mundi. Per questo, opportunamente, Campa sottolinea con particolare vigore che, oltre ad essere fedele alla Ragione, la tradizione greco-romana è fedele alla Terra, mentre la tradizione giudaico-cristiana è fedele al Cielo. Una tesi, la sua, già espressa dal grande George Orwell con queste parole: “L’ideale umanistico e quello trascendente sono incompatibili. Si deve scegliere fra Dio e l’uomo e tutti i radicali e i progressisti, dal più blando dei liberali al più estremista degli anarchici, hanno in realtà scelto l’uomo”. Stando così le cose, il riconoscimento del diritto degli omosessuali di sposarsi — sancito dalla maggioranza degli Irlandesi — non è altro che ultimo capitolo del secolare conflitto fra Atene e Gerusalemme, non già – come ritiene il cardinale Parolin – un sconfitta dell’umanità. Semmai, una sconfitta dell’umanità era la sadica pratica di ardere sul rogo coloro che, per le loro tendenze sessuali, erano considerati, dall’etica cristiana, peccatori contro la Natura e contro Dio.

Dalla Fondazione Ernesto Balducci riceviamo e volentieri pubblichiamo

I diritti e le seconde generazioni di immigrati Dibattito pubblico Badia Fiesolana - Sala Emeroteca 17 giugno 2015 - ore 17 Introduce: Andrea Cecconi - Presidente Fondazione Balducci Partecipano: Anna Triaandafyllidou - Istituto Universitario Europeo - "Le politiche d’integrazione nei Paesi europei" Marco Bontempi - Università di Firenze - "Conseguenze sociali di un’integrazione mancata" Mohamed Bamoshmoosh - Comunità Islamica di Firenze e Toscana - "Le seconde generazioni di immigrati: quali diritti?" Informazioni: Fondazione Ernesto Balducci tel. 055.599147 / Fax 055.599240 / fondazionebalducci@virgilio.it

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(Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

DALLA COOPERAZIONE - 1

Cooperazione e riflessione In un momento come quello attuale, in cui la cooperazione sociale che onestamente lavora deve ancor più far sentire la propria voce per evitare di esser confusa con organizzazioni criminali che nulla hanno a che fare con questo mondo, pensiamo possa essere utile condividere una riflessione che, nella sua complessa semplicità, auspichiamo possa spostare l’attenzione sull’operato e sui valori di centinaia di migliaia di cooperatori onesti, piuttosto che sui crimini di pochi. Quindi, per chi non l’avesse visto sui ns. social, dopo aver raccolto l’autorizzazione dell’autore (Davide di una coop. friulana, la "Dinsi une man"), condivido un intervento che ho recentemente apprezzato in occasione di un corso di formazione grazie al quale, a mio avviso, nel rappresentare la genesi del proprio lavoro in cooperativa, l’autore fornisce una interessate visione e promozione della cooperazione sociale. Potete vederlo e condividerlo cliccando qui oppure qui. Buona giornata. Alberto Cigana

DALLA COOPERAZIONE - 2

La Cooperativa agricola INSIEME di Bratunac Un messaggio del fotografo e giornalista Mario Boccia, a proposito del film in via di realizzazione sulla cooperativa multietnica di donne bosniache "Insieme", di cui trovate succhi di frutta e marmellate nei supermercati COOP. Cari e care, tra 20 giorni scade il crowfunding di "produzioni dal basso" per permettere la realizzazione di questo film dei fratelli Martone. Questo é il link per dare un'occhiata: https://www.produzionidalbasso.com/project/dert/ Sulla pagina FB di "DERT" (il titolo del film) troverete molto di piú e avrete testimonianza dell'interesse che si é creato attorno a questa proposta. https://www.facebook.com/dertdoc La storia da narrare é quella della Cooperativa agricola INSIEME di Bratunac, che tutti conoscete, e del contesto nel quale é nata e si sta sviluppando. Credo che abbiamo bisogno di vedere che a volte i sogni possono realizzarsi, soprattutto quando sono collettivi. www.coop-insieme.com Vi chiedo un contributo, se potete. Anche una dichiarazione

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d'interesse verso il progetto é importante, perché il denaro serve, ma gli amici di più. Siamo irriducibilmente diversi da tanti altri e non misuriamo l'amicizia dall'entitá dei versamenti. Ci piace: "da ognuno secondo le sue capacitá ad ognuno secondo i suoi bisogni" (...). Scusate, mi sono lasciato prendere la mano... Volevo dire che anche inoltrare i nostri link o scriverci messaggi d'incoraggiamento é utile e sará molto gradito. Grazie e a presto, Mario Boccia

LETTERA

Una democrazia molto malata L'Italia è ormai in preda ad una schizofrenia senza limiti, di fronte ad una democrazia molto malata, ormai da un paio d'anni quasi il 50% degli elettori non va al seggio, il Presidente del Coniglio non solo gioca con la playstation ma fa anche di peggio, fa diffondere dai suoi adepti un messaggio francamente inquietante: "è importante essere al potere nella maggioranza delle regioni, di un paio di milioni di voti in meno chissenefrega". Ormai la battaglia politica è tutta finalizzata alla conquista delle "stanze dei bottoni", se poi le strade sono in uno stato pessimo, il welfare sta peggiorando giorno dopo giorno e le tasse e le gabelle crescono beh sono tutte questioni che poco interessano agli uomini di Palazzo. Da un po' di tempo comunque sta emergendo, sia pure lentamente, una chiave di lettura della situazione che stiamo vivendo che non coincide esattamente con la "narrazione" solita, molti osservatori iniziano a fare i conti con una realtà che sta emergendo e che non è propriamente rosea, la stesso aumento di occupazione, venduto come grande vittoria del jobs act, viene letto da chi non si fa ammaliare dai dati della propaganda come un aumento dell'occupazione nei servizi con un calo ulteriore, nonostante alcune isole felici, dell'occupazione nelle attività produttive, con un ulteriore possibile peggioramento della produttività. Manca ancora la voce di un socialismo vero, di chi si candida a rappresentare gli interessi di coloro che fanno del lavoro la propria ragione di vita, ed anche sulle mailing list di area socialista non si intravvedono ancora analisi che vadano oltre la solita discussione sui rapporti partitici, sino a che non torneremo a parlare di economia e di lavoro (it's the economy...) e/o di redistribuzione della ricchezza con la leva del fisco difficilmente riusciremo a tornare a vedere le stelle. Dario Allamano, Torino

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LETTERA

Oggi numismatica Oggi visita alla sezione numismatica del Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo. Una didascalia accanto ad una serie di monete del settecento napoletano riportava la seguente dicitura che pare attagliarsi perfettamente alla situazione greca: "Tutti parlavan de mali, e per rimedio proponevan veleni" - Ferdinando Galiani. Ferdinado Galiani è stato un economista geniale. Si batté contro il liberismo incontrollato e, nel suo "Trattato della moneta", definisce con precisone ruolo e funzioni del fisco redistributivo. Personaggio di straordinario spessore analitico, pubblica il volume a soli 23 anni inizialmente in forma anonima per poter in incognito ascoltare il giudizio dei lettori, incluso il Cardinale Lambertini futuro papa Benedetto XIV che amava farsene leggere da lui dei passi scelti. Di famiglia pugliese casualmente nato a Chieti, Galiani è uno di quegli economisti di cui Marx si dice tributario per la sua Teoria del valore. Vito Ayroldi, e-mail Le parole di Galiani nell'“Ipse dixit”. Grazie! – La red dell’ADL

13 L'AVVENIRE DEI LAVORATORI EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897 Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo L'Avvenire dei lavoratori è parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro estero socialista". Fondato nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall'Unione Sindacale Svizzera come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all'estero, L'ADL ha preso parte attiva al movimento pacifista durante la Prima guerra mondiale; durante il ventennio fascista ha ospitato in coedizione l'Avanti! garantendo la stampa e la distribuzione dei materiali elaborati dal Centro estero socialista in opposizione alla dittatura e a sostegno della Resistenza. Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha iniziato una nuova, lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana. Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo impegnati a dare il nostro contributo alla salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a tutti.


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