San bernardo libro 2010

Page 1

Associazione

“San Bernardo”

Oratorio di San Bernardo in Santo Stefano di Borgomanero 1970-2010 40° anniversario dell’Associazione San Bernardo

Pag.


***

Quest’anno ricorre il 40° anniversario della nascita del Comitato Festeggiamenti “ San Bernardo” ora costituitosi in Associazione. Il Comitato promotore della conservazione e dei restauri dell’oratorio di San Bernardo è sorto nel 1970 per volontà degli abitanti vicinali all’Oratorio medesimo e dei parrocchiani di Santo Stefano. Lo stato di abbandono dovuto all’utilizzo oramai sporadico della chiesetta richiedevano una sua manutenzione e altri lavori che sono stati realizzati grazie ai proventi derivanti dall’organizzazione di eventi come le feste campestri dei primi anni, evolutesi poi nei tradizionali festeggiamenti del mese di luglio. Vista la ricorrenza, ci siamo cimentati con diletto nel cercare di ricostruire la storia legata a San Bernardo da Mentone e all’Oratorio dislocato sotto la collina del Colombaro: nella nostra ricerca abbiamo trovato alcune anomalie sia storiche che agiografiche legate alle devozioni a questo Santo. Le fonti storiche da cui abbiamo attinto informazioni sono state le visite pastorali dal 1596 al 1821. Di grande utilità è stato il libro ” Borgomanero, tra sacro e proffano”con le memorie storiche dell’Avv. Molli nonché alcune edizioni dell’Araldo di Borgomanero. Approfondimenti sulla vita di San Bernardo sono tratti da “Novarien” con l’articolo di G.Andenna sul culto del Santo nel territorio novarese.

Ricerche storiche:

Fornara dr. Pier Luigi Fornara p.i. Gregorio Elaborazioni grafiche: Zanetta Arch.Elisa Gli autori ringraziano il dr. Papale per i preziosi suggerimenti ricevuti durante la stesura dell’opuscolo. I° edizione - Giugno 2010

Questa pubblicazione è stata realizzata anche grazie al contributo devoluto dalla famiglia in ricordo dell’amico Piero Fornara.

Stampato in proprio - © Associazione “San Bernardo” Pag.2


40° Anniversario Associazione San Bernardo L’anno 2010 è per il gruppo “San Bernardo”, - da marzo 2008 trasformato in Associazione Culturale e di promozione sociale con un numero di tesserati superiori alle 100 unità -, un anno importante in quanto ricorre il quarantesimo anniversario della sua costituzione. Nel 1970 infatti si era formato un Comitato Festeggiamenti San Bernardo, per mettere ordine nel gruppo spontaneo che da alcuni anni si avvicendava nell’organizzare, in un fine settimana d’estate, alcuni momenti di aggregazione e di svago per gli abitanti di Santo Stefano. Per volontà di don Vincenzo Annichini (1923-2007), nuovo parroco, il Comitato venne dotato di un Presidente (il primo fu Fornara Luigi scomparso nel 1971), di un segretario (Piero Fornara) e un cassiere (Bartolomeo Fornara) che si fecero carico di interfacciare con le Istituzioni e la Parrocchia. Da allora si succedettero alla presidenza Francesco Barbaglia, l’estroso re Faruk; l’infaticabile Zanetta Giuseppe (Pinela); Guidetti Filippo, Giorgio Fornara fino all’attuale Piero Minazzoli. Dopo il primo anno si pensò di dare alla festa una struttura coperta, poiché l’incidenza degli eventi atmosferici era molto probabile. Per due anni venne affittato un tendone dalla festa di Fontaneto, telone che veniva sistemato su terreni privati come il prato dei Sigg. Fornara Rasgoch e poi quello del sig. Panzarasa; in questo periodo si era data la precedenza ai lavori di ristrutturazione della chiesetta dedicata a San Bernardo e non c’era abbastanza terreno per la sistemazione di una struttura fissa. I primi interventi riguardarono appunto la messa in sicurezza dell’oratorio di San Bernardo, dove le piogge estive a volte impetuose trascinavano dalla collina del Colombaro acqua e fango anche all’interno della chiesa ed un tetto piuttosto malconcio lasciava trapelare l’acqua lungo i muri portanti. Per realizzare questi interventi i primi volontari si ritrovavano sul posto anche dopo la giornata di lavoro. Sistemato l’assetto dell’oratorio, con i proventi delle feste che seguirono venne acquistato un terreno attiguo alla chiesetta per poi costruirvi, alla fine degli anni ’70, la prima parte della struttura attualmente in uso, ossia la cucina, seguita poco dopo dalla tettoia in ferro che, per diversi anni, formarono la base logistica della manifestazione. Tra la fine degli anni novanta e i primi anni del secolo in corso si riuscì ad acquistare un altro terreno attualmente adibito a ampio posteggio, ad erigere una funzionale tensostruttura, a costruire un nuovo palco con sottostante ampio locale e nuovi bagni più adeguati alle attuali esigenze. Con il passare degli anni accanto all’aspetto ludico, di sagra paesana, si è andata affiancando sempre più una connotazione sociale e religiosa che si è accentuata negli ultimi dieci anni con l’inserimento, durante i festeggiamenti che solitamente si svolgono nella prima quindicina di luglio, di una giornata dedicata al volontario. Nell’occasione sono stati ospiti della struttura l’Associazione Emergency, don Turturro, don Renato Sacco, alcuni Vescovi che operano in Brasile, Daniela Sironi, Maria Pia Bonanate, giornalisti quali Lucia Bellaspiga ed Andrea Lebra. Oltre alla festa principale durante l’anno si susseguono anche diversi eventi ed iniziative tra cui una scuola di cucina etnica, l’esibizione delle scuole alberghiere di Stresa e di Arona; una serata dal titolo “vivere bene per invecchiare meglio” tenuta dal dr. Cavagnino e dalla dr.ssa Albini; momenti conviviali organizzati per dare un contributo ad altre Associazioni di volontariato (dapprima il gruppo Pro-Handicappati di Santo Stefano poi L’ANFASS, Casa Piccolo Bartolomeo, L’ARCA, la CARITAS per la Bosnia e recentemente per Haiti e l’associazione ANDOS di Borgomanero); a famiglie in difficoltà; alle missioni del Brasile (Dom Mario Zanetta, Dom Guido Zendron, Dom Ciocca Vasino) e della Colombia (Don Gervasio); una giornata di accoglienza del Giubileo 2000, ma soprattutto una gran condivisione dell’iniziativa per la realizzazione della Casa Famiglia. “San Bernardo” ha inoltre collaborato con la Parrocchia di Santo Stefano sia con contributi che accollandosi le spese per cambiare i banchi della chiesetta di San Bernardo e per la sistemazione di quelli della chiesa Parrocchiale oltre al ripristino di un affresco sopra l’ingresso laterale. E’ stata curata nel corso del 2009 la pubblicazione di un volumetto dedicato ai 300 anni della vecchia chiesa di Santo Stefano a seguito delle ricerche storiche effettuate dalle stesse persone che hanno fornito le notizie qui di seguito pubblicate. Pag. 3


Impresa “San Bernardo” Don Vincenzo Annichini Piero Fornara Peru dal Rasgoch Giuseppe Fornara Augusto Gioria Gusto Bruno Zanetta Bruno Nebia Sereno Zanetta Bartolomeo Zanetta Bartulamich Enrico Fornara Ricu Giuseppe Zanetta Pinéla Carlo Zanetta Carlöc Giuseppe Zanetta Zipöta Francesco Zanetta Cecù pulù Battista Zanetta bateur Virgilio Zanetta bateur.

Gli allora “giovani” promotori del gruppo San Bernardo

Pag.4


“San Bernardo” oggi: associati e volontari

La nuova impresa “San Bernardo” al lavoro.

Un incontro di volontariato tenuto da “Emergency”

Pag. 5


VITA DI SAN BERNARDO DA MENTONE Non ci sono certezze circa l’esatta data di nascita e di morte di San Bernardo: esiste una Legenda compilata agli inizi del XV secolo da Riccardo di Valdisère contenuta negli “Acta Santorum” che lo vuole nato a Menthon presso Annecy, in Alta Savoia, nel 923 da famiglia imparentata con i nobili proprietari del relativo castello e che, dopo aver rifiutato il matrimonio combinato dal padre, divenne canonico regolare di Aosta. Secondo questo autore, che si dichiara successore di Bernardo alla carica arcidiaconale di Aosta, egli poi morì a Novara nel 1008 durante un viaggio e lì fu sepolto. Questa versione contrasta però con quanto narrato nella “Vita Beati Bernardi” tramandataci in due codici della fine del XII secolo, esistenti presso la Biblioteca Capitolare di Santa Maria a Novara e presso la Biblioteca Canonica di San Gaudenzio, nonché con quanto riportato in una pergamena del 15 giugno 1424 : “….beatissimus et levita Bernardus ex hac labili vita transivit ad celestem patriam anno millesimo octuagesimo sexto…”; per cui la versione più accreditata è che sia nato ad Aosta intorno al 1020 e morto il 15 giugno del 1086 a Novara (anche se in Cattedrale, ai piedi dell’altare con la teca, un cartiglio indica il 1081 come anno del decesso ).1 Questo frate agostiniano divenne arcidiacono di Aosta e si distinse anche per l’eloquenza delle sue prediche. Ebbe l’incarico di ripristinare il valico detto “Mons Jovis” (Monte Giove m. 2470) un importantissimo passo che consentiva il viaggio lineare da Londra alla Puglia per le merci, le persone: una sorta di via francigena per i pellegrini che dal Nord Europa volevano recarsi in Terrasanta. Il territorio era però infestato da briganti provenienti da paesi arabi che si dedicavano ai rapimenti, sequestri, uccisioni e incendi; spesso venivano anche assoldati dai signorotti cristiani locali per combattere nelle loro contese. Tutto ciò finì nel 973 dopo che Guglielmo di Provenza distrusse la loro base a La Garde-Freinet ( Costa Azzurra) costringendoli alla fuga. Verso il 1050 arriva sul monte Giove frate Bernardo che inizia, tra mille difficoltà e con pochi mezzi, il suo lavoro, ma con un’idea innovatrice: costruire un ospizio per l’accoglienza organizzata, un servizio efficiente ai viandanti e ai loro animali sotto la direzione di una comunità monastica da lui fondata, nonché un aiuto ai malcapitati che avevano smarrito la strada o che venivano sorpresi dalla bufera . La leggenda vuole che il Santo dovesse lottare contro le pretese di un demonio che si riteneva padrone del territorio e alla fine lo scaraventò giù da una rupe: per questo l’iconografia lo rappresenta con una catena in mano, oltre al bastone del viandante, e un drago/demonio sotto i piedi. In realtà questo simbolismo vuole idealizzare le mille difficoltà che dovette affrontare per realizzare quest’opera caritatevole: dice una preghiera in suo onore Il miracolo di Monte Giove, o Bernardo mostrò la tua santità. Qui tu hai distrutto un inferno e costruito un paradiso. Ricordiamo anche l’altro aspetto non meno importante della sua vita, quello di un predicatore appassionato che partendo dalle zone montuose della diocesi di Novara sarebbe poi sceso in pianura portando la parola di Dio per castella, villas vicosque. In sintonia con la riforma della Chiesa, Bernardo si battè contro l’ignoranza, i cattivi costumi del clero, l’abbandono dei fedeli, il commercio delle cose spirituali, l’usura con il conseguente risvolto 1

Si veda anche “Compendio Storico delle cose rimarchevoli in Novara” di F.Bianchini.

Pag.6


dell’avarizia. In campo politico fu uno strenuo difensore della riforma gregoriana che prospettava la sottomissione del potere temporale dei re a quello spirituale del Papa: si recò a Pavia nel 1081 per dissuadere Enrico IV dal marciare contro papa Gregorio VII, profetizzando il fallimento della missione perchè, argomentava, il sovrano era Unto da Dio al pari del sacerdote, era eletto per difendere i buoni e reprimere i malvagi e sarà da considerarsi decaduto nel momento in cui verrà meno a tali finalità, cioè si comporterà da malvagio.2 Bernardo negli ultimi anni, aveva osato andare anche oltre questa concezione, intuendo la necessità che le due anime, spirituale e temporale, si separassero; perciò era dunque visto dall'ambiente riformatore di Novara come un modello da indicare all'alto clero ed ai fedeli proprio negli anni in cui la chiesa novarese, abbandonato il partito imperiale sostenuto dai Vescovi Anselmo ed Eppone, si avvicinava verso la piena accettazione delle idee romane e si sforzava di diffondere il principio della distinzione tra temporale e spirituale, sancito a Worms nel 1122 3 Questo spiega la rapidità con cui si procedette nel 1123, da parte del vescovo Riccardo,4 alla canonizzazione ed iscrizione di Bernardo nel Catalogo dei Santi della Diocesi di Novara. Il culto per questo Santo si diffuse rapidamente, dapprima nel Vercellese intorno al 1150 e poi nel Novarese verso il 1170 ad opera dei suoi canonici: questo ci viene testimoniato da controversie legate al possesso di chiese e terreni annessi, rivendicati dalla Congregazione canonicale del Gran San Bernardo. Evidenziamo che le chiese a lui dedicate si trovano in prevalenza ai piedi di un passaggio tra due alture o lungo la via, quasi a invocarne la protezione per le asperità e gli imprevisti che si stanno per affrontare; sono quindi situate in zone agricolo-boschive e da qui è agevole intuire il successivo passaggio di ruolo che il popolo gli attribuì invocandolo a protezione dei raccolti. San Bernardo, il cui nome significa ardito come orso, è stato proclamato patrono degli alpinisti da Pio XI nel 1923 e viene festeggiato dalla Chiesa il 15 giugno. I resti mortali del Santo, cioè la sua testa, sono conservati in una teca posta nel secondo altare della navata a sinistra in Cattedrale a Novara. Reliquie di San Bernardo. Nella cappella del Santissimo Sacramento presso il Duomo di Novara (vedi foto) è possibile ammirare il busto e l’urna contenente il teschio ed alcuni resti di Bernardo da Mentone Vescovo di Aosta morto in Novara il 15 Giugno 1086. Frammenti ossei e parti del suo corpo furono distribuiti a tutte le chiese e oratori a lui dedicate. Durante la ricerca di notizie in mezzo a scaffali e libri presso l’Archivio Parrocchiale di Borgomanero, abbiamo rinvenuto il documento sottostante dove si afferma la donazione ed autentica di reliquia del Santo. Essa venne prelevata dal cranio (vedi sopra) e donato all’Avvocato Carlo Antonio Molli. 2

Gregorio VII ed Enrico IV saranno poi i protagonisti dell'incontro di Canossa. Da notare che Gregorio VII fu eletto Papa a furor di popolo il 21 aprile del 1073 quand'era ancora suddiacono, divenne sacerdote il 22 maggio e vescovo il 30 giugno successivo. 3 Giancarlo Andenna in Documenti intorno al culto di San Bernardo d'Aosta nel Novarese.

4

Ufficialmente la sua canonizzazione risale al 1681.

Pag. 7


GIUSEPPE RABAGLIETTI Dr IN UTROQUE IURE Canonico della Chiesa e della Curia Vescovile e Convicario Generale della Diocesi di Novara Sia noto a tutti &. facciamo fede e attestiamo che fu prelevata una sacra particola del cranio di San Bernardo arcidiacono di Aosta, che con onore si venera e si conserva in questa Cattedrale, e religiosamente deposta in una piccola teca di stagno di forma ovale, ben chiusa da una lamina bianca nella parte posteriore e da vetro in quella anteriore, legata attentamente con filo di seta di color rosso, munita del sigillo piccolo in cera rossa di Spagna di questa Curia Vescovile e composta in tutte le sue parti secondo le disposizioni canoniche. Venne quindi da Noi donata all’illustrissimo signor avvocato Carlo Antonio Molli, affinchÊ egli la detenga presso di sÊ, oppure la doni ad altri, a qualunque chiesa od oratorio di questa Diocesi novarese per essere esposta alla venerazione dei fedeli. In fede &. Dato dal Palazzo Vescovile di Novara, il 28 settembre 1796. Canonico Rabaglietti Convicario Generale Francesco Beltrami Pro Cancelliere Vescovile

Pag.8


Brevi vicende storiche attorno all’oratorio di San Bernardo Dell’oratorio di San Bernardo si ha notizia certa solo dal 1556 quando in un elenco di beni ecclesiastici conservati all’archivio di Stato di Novara, viene segnalata l’esistenza dei “Curati di S.Bernardo” quali beneficiari di beni ammontanti a pertiche 102 e tavole 12; i due curati erano tenuti a celebrare 96 messe annue. Alcuni studiosi della storia locale hanno ipotizzato che l’oratorio fosse inizialmente una cappella votiva sorta su ruderi romanici lungo una stradina che saliva verso il castello di Cureggio e che successivi rimaneggiamenti hanno portato ad avere una struttura più solida, abbastanza simile all’attuale però ....sul tetto era sparso terriccio, sul quale cresceva ogni anno la segale... Diciamo subito che tutto si deve fino al 1906 alla popolazione di Borgomanero perché Santo Stefano non esisteva ancora come parrocchia ed era ancora ridotto a poche case e quindi parleremo della vita locale con riferimento a quella borgomanerese. Di Borgomanero, inteso come luogo abitato da un nutrito gruppo di persone, si hanno notizie sicure a partire dal 1350 circa : la leggenda vuole che la chiesa di San Leonardo, esistente già nel 1225, fosse la 98° fabbricata dai santi Giulio e Giuliano, certamente col contributo degli abitanti delle cascine; inoltre si ha notizia nel 1217 che un certo Joannes de Burgomanerio firmò una quietanza di sussidio conservata negli archivi della Cattedrale di Novara ma il suo territorio era ancora diviso tra la Pieve di Gozzano e quella di Cureggio, il cui confine era segnato dalla stradina che conduceva alla Chiesa di San Martino, attuale via Maggiora. Nell’anno 1363 una Compagnia di Inglesi, assoldata dal Marchese del Monferrato in lotta contro Galeazzo Visconti di Milano, assediò Borgomanero cercando di distruggerlo. Erano 10.000 tra fanti e cavalieri che avevano base a Romagnano e da lì effettuavano scorribande alla ricerca di viveri nei paesi limitrofi: non si limitarono a rubare cibarie poiché l’imperatore Carlo IV in una lettera del 1399 definisce questa Compagnia Nefandam sattana ed il vescovo Bascapè scrive .... multas terras Novariensis et Vercellensis agri dextrunserunt. Con loro arrivò anche la peste e tra giugno e settembre perirono circa i 2/3 degli abitanti del novarese.5 In soccorso ai Borgomaneresi assediati giunsero però 300 soldati ( chiamati barbute) spediti da Novara e questo rinforzo fu sufficiente a farli desistere; i mercenari inglesi passarono pochi mesi dopo al soldo della Repubblica di Pisa ma oramai anche loro erano ridotti a circa 3.000 uomini. Quell’inverno fu molto copioso di neve ma l’anno 1364 viene ricordato con terrore dai contadini per un grave flagello narrato per noi dallo storico Pietro Azario, notaio novarese al seguito dei Visconti di Milano, che annotava tutti gli avvenimenti sotto il loro dominio e che visse per un certo periodo anche a Borgomanero dove perse moglie e due figli morti a causa della peste. Scrive nel “Liber gestorum in Lombardia” : Quibus durantibus, et de mense agusti dicti anni, venit tam in planicie quam montibus, videlicet in partibus Ossole, Valentrasche, Vemenie et vallis Scicide, tanta multitudo locustarum, quod in locis pluribus universa blada et erba comederunt; quarum acies, declinante sole, se levabat adeo quod nunquam tanta multitudo nivis visa fuit cadere tempore yemali super facie terre, quanta quantitas in aere videbatur earum, tendentes semper unam viam. Attamen in pluribus locis vise fuerunt sub meridie in tanta quantitate quod sol offuscabatur et facies terre coperta, in quibus locis nichil supelletile dimiserunt: de quibus diversimode multa dicta fuerunt et, quia incredibilia, ideo tacetur ad presens. Erant autem locuste ipse unius forme viridis cum capite grosso et uno collo grossiori volantes quantum volebant adeo quod aves minime per aerem videbantur. Que in districtu duraverunt usque ad mensem octubris comedentes blada et alia virencia, que dicuntur in aliis civitatibus Lombardie affuisse.

5

Non era un evento eccezionale, perché P.Azario ricorda che nella pestilenza, che impeversò tra il 1344 ed il 1347, in Borgomanero perirono 528 persone in 3 mesi e vennero evacuati i comuni di Momo e Bellinzago.

Pag. 9


Mentre succedevano queste cose (descritte in precedenza) nel mese di agosto del detto anno arrivò nelle pianure e sulle alture, certamente in alcuni luoghi dell’Ossola, della Vallanzasca, di Omegna e della Valsesia, una così grande moltitudine di locuste che si cibarono di tutta la biada e tutta l’erba; come una folgore, al calar del sole, si alzavano da terra ed erano così numerose nell’aria che neppure in inverno fu vista cadere una simile quantità di neve sulla faccia della terra, volando sempre verso un’unica direzione. Parimenti, in alcuni luoghi furono viste verso mezzogiorno in una tal quantità da offuscare il sole e fare ombra per terra, in certi posti non tralasciarono nulla: di questo fatto si parlò molto ed in diversi modi, e perché furono cose incredibili, a motivo di ciò adesso non se ne parla più. Erano poi queste locuste tutte dello stesso color verde con una grossa testa ed un collo più grosso e quando volavano sembravano piccoli uccelli nel cielo. Questo fenomeno durò nel territorio fino al mese di ottobre, divorando le biade e tutto il fogliame, come dicono sia avvenuto pure in altri luoghi della Lombardia. Per completezza e conferma di quello che è stata una calamità naturale, riportiamo un pezzo tratto da: Storia di Milano fino al MDCCXCII di P.Custodi - Volume 1 dove riporta il fatto: l'anno 1364 venne una funesta carestia nello Stato, è per fortuna nostra cosi insolito nel Milanese, che le persone poco istrutte lo potrebbero collocare fra le favolose invenzioni immaginate per allettare colla maraviglia. Ma ve ne sono prove tali, che non ci lasciano luogo a dubitarne. ... Nell’ anno 1364 comparvero nel mese di agosto de'nembi di locuste... Un simile flagello si dice che l' avesse provato la Lombardia quattrocento novantun'anni prima, cioè l' anno 873, e ce ne tramandò memoria Andrea prete… Questo fenomeno, stranissimo per noi, è conosciuto in altre regioni verso il Levante. Il Borgomanerese fu però risparmiato da un simile flagello e la leggenda attribuisce questo miracolo all’intercessione di San Bernardo. Ma oltre alle difficoltà legate alla vita contadina si aggiungevano pestilenze, vessazioni e carestie che minacciavano una povera economia di sussistenza; e quando non infieriva la natura, ci pensavano i vari signorotti locali o le autorità ecclesiastiche a imporre tasse e balzelli: così il 19 novembre del 1539 a Borgomanero si costituì un Comitato contro l’imposizione di una tassa di 18 soldi mensili per ogni bocca chiedendo di applicarla sulle proprietà terriere come avevano sempre fatto nel passato. Si riferivano quindi alla “Decima “ imposta dalla Chiesa nel 1501 e che risultava ancora in vigore nel’ 700 quando detta tassa si era evoluta in quattro categorie: Vescovile (cento lire imperiali all’anno); Bagnoma (112 lire imperiali alla famiglia Rossignani ); Ottone Visconti (47 lire imperiali ai Visconti di Massino) e quella cosiddetta “del Carlone” (miglio e panìco per chi lavorava le terre arabili verso Caristo). Gli oratori campestri, fiorenti nel Quattrocento, subirono un progressivo decadimento durante il secolo XVI: per la loro dislocazione in aperta campagna, divennero facile preda di saccheggio, in balìa delle soldataglie che vi scorazzarono, soprattutto nel periodo fra 1521 ed il 1529 e fra il 1556 ed il 1558. Ma è soprattutto il nuovo modo di concepire la chiesa come tempio di Dio, reso sacro dalla presenza dell’Ostia,6 che accelera la decadenza degli oratori campestri. Come avevano prescritto i canoni del Concilio di Trento (indetto tra il 1545 e il 1563 per contrastare il diffondersi delle idee di Calvino e Lutero), i Vescovi provvedono a ordinare la rimozione degli altari riducendo la loro funzione alla semplice devozione ed escludendo la celebrazione di qualsiasi rito. Già nel 1575 il Vescovo Archinto aveva decretato negli Oratori che sono alla campagna si faccino levar gli altari per farne una Croce e tutti i suoi successori continuarono a ripetere l’ordine di demolizione. Ma non trovarono mai nessuna persona disposta ad assumersi tale impresa.

6

In precedenza la comunione veniva distribuita solo a Pasqua sotto forma di pane e vino separatamente.

Pag.10


Nel succedersi di queste vicende storico-sociali non vanno dimenticate le alleanze politico-militari che la potente famiglia Tornielli, conti di Vergano, di volta in volta stipulava e così arriviamo al 24 luglio 1596 anno della prima visita pastorale al nostro Oratorio effettuata dal Vescovo Bascapè che diede alcune disposizioni in merito alla sua sicurezza; ne seguirono altre nove, di cui alleghiamo soltanto quella del 9 giugno 1626 del Vescovo G.P.Volpi; le altre sono disponibili con la loro traduzione sul sito www.varganbas.it. Tutte queste visite seguivano lo stesso tragitto, descritto per noi nel 1758 durante la visita del vescovo Balbis Bertone:

Riprendendo il discorso più sopra accennato, anche per San Bernardo si sarebbe dovuto procedere alla demolizione dell’altare sollecitata anche dal Cardinale Taverna nella sua visita del 16 luglio 1617 e anzi venne già preparato un verbale della sua distruzione redatto dal notaio Giacomo Carlini in data 27 maggio 1619. Ma lo stesso Cardinale, venuto a conoscenza che un gran numero di contadini era solito convenire in processione attorno alla chiesetta per presenziare alla benedizione dei campi seguendo una tradizione antica di almeno tre secoli, aveva esortato i fedeli affinché provvedessero a erigere una nuova costruzione. Da un resoconto dell’anno 1626 risulta che venne eretto di nuovo dalle fondamenta, nello stesso posto dove eravi il vecchio con le ellemosine. Memore del miracolo che nel 1364 aveva risparmiato queste terre dal flagello delle locuste e per invocare la protezione Divina sulle campagne circostanti, per intercessione di San Bernardo, lo stesso Cardinale volle dettare le parole che in parte troviamo ancora iscritte nella parete interna sopra la porta d’ingresso:

Pag. 11


DIVO BERNARDO LOCUSTIS ALIISQUE INFORTUNIIS UNIVERSUM BURGIMANERII AGRUM DEVASTANTIBUS ANNUAM SUPPLICATIONEM XVII KALENDAS JULII POPULUS VOTO PUBLICO DECREVIT TANTI TUTELARIS PATROCINII MEMOR.

I lavori stentarono però a decollare e si trascinarono per diversi anni se nella visita pastorale dell’8 maggio 1649 il Vescovo Tornielli lamentava ancora la mancanza del pavimento. Questa povera gente che faticosamente traeva dalla campagna quanto necessario per sopravvivere, in quegli anni dovette fare i conti con le avversità atmosferiche: In detto anno 1609 vi fu la solenne benedizione delle campagne stante le tempeste, e non solo: nel 1631 si diffuse la peste di manzoniana memoria; cinque anni dopo nella guerra scoppiata tra il Granducato di Milano ed i Piemontesi alleati dei Francesi le scorribande delle soldataglie (...nel passare nella regione di Cirella diedero fuoco alla cascina Solare.) e le pretese dei comandanti militari ( .....il detto Duca di Savoja mandò una trombetta sotto le mura di Borgomanero per avere una contribuzione specialmente di 5000 razioni di pane ......venne ad alloggiare nel Borgo il Duca di Savoja con 4000 fanti...) contribuirono all’impoverimento ed alla frustrazione degli abitanti del Borgomanerese. Nonostante questo il vescovo Volpi raccomandò di ultimarlo al più presto;...si procuri ridurre questo Oratorio quanto prima alla sua perfettione, provedendovi di più sacra suppellettile per ornamento dell’Altare,et per la celebratione della Santa Messa. L’appello del Vescovo venne raccolto dal Consiglio della Comunità, che decise di concorrere nelle spese impiegando i proventi della Confraternita del S.Spirito, dal momento che in quell’anno (1626) non si era potuto procedere alla tradizionale distribuzione della fagiolata, a causa della eccessiva e turbolenta presenza dei soldati. 8 Finiti i lavori l’Oratorio venne affidato alla cura del sac. Giacomo Francesco Vecchi, che si dimostrò particolarmente premuroso nel soddisfare la pietà e la devozione dei contadini di quella vasta plaga, e soprattutto delle cascine di S.Stefano. Rimase disarmato di fronte al saccheggio operato dalle truppe francesi nel 1636 e nel 1645 quando asportarono tutte le suppellettili sacre ed imbrattarono i muri con scritte blasfeme. Ogni anno si continuò a svolgere la processione, per voto della Comunità, con la partecipazione del clero, che impartiva la benedizione alla campagna. Dopo la tremenda grandinata del 1661 si fece ricorso al Sommo pontefice, per ottenere la facoltà di benedire la campagna in “forma di Giubileo”; tale concessione venne data dal Papa Alessandro VII con bolla del 27 marzo 1665. A partire dall’anno 1682 il rito venne trasferito sulla piazza centrale di Borgomanero e celebrato in forma solenne dal Prevosto, come delegato Pontificio, ed esteso a tutte le campagne del Marchesato per concessione elargita da Papa Innocenzo XI, con una breve dell’8 agosto 1687.

8

La consuetudine della fagiolata in occasione della festa del Santo, serviva per raccogliere fondi da destinare al mantenimento dell’Oratorio stesso.

Pag.12


A partire da quell’anno perciò le celebrazioni vennero limitate al giorno della festa del Santo, tanto più che qualche anno più tardi iniziano i lavori per la costruzione della nuova Chiesa in Santo Stefano (1710) ma la devozione a San Bernardo per la protezione della campagna non venne mai meno se l’oratorio nel 1817 fu restaurato e nel 1821 il Canonico P.Molli incaricato dal Vescovo G.Morozzo di redigere un inventario scrive ....niuna campana, niun stabile, nè reddito possiede quest’oratorio, ove si celebra ordinariamente nel giorno della festa del Santo,non mancandovi però devoti, che faccino celebrare delle messe di tempo in tempo, e frequentemente per la conservazione dei frutti della campagna. L’Oratorio di San Bernardo diventerà poi uno dei punti di riferimento nelle processioni dette “Rogazioni” che la gente, finalmente di Santo Stefano, vorrà mantenere come tradizione per testimoniare la sua fiducia nell’aiuto soprannaturale.

Origini ed evoluzione delle rogazioni Nei tempi antichi diverse processioni, chiamate ambarvalia, venivano compiute allo scopo di propiziare il buon esito dell’annata agraria. Il Cristianesimo però, contrario a questi riti pagani strettamente collegati alla terra, tentò di abolirli sostituendoli con le rogazioni. Nel 511 il concilio di Orleans approvò il rituale delle processioni introdotto a Vienne da San Mamerto, apportandovi però alcune modifiche: venne aggiunto il digiuno e l’astensione dal lavoro per quei giorni. Alla fine del VI secolo, sotto il papato di Gregorio Magno, la Chiesa cristianizzò definitivamente queste processioni pagane e le elevò al rango di Litania quae maior appellatur (litania maggiore). Nel diciottesimo secolo, secondo papa Benedetto XIV le rogazioni erano preghiere adatte a difendere la vita degli uomini dall’ira di un Dio che ci impaurisce in ogni luogo. La processione aveva luogo solitamente nei tre giorni antecedenti la festa dell’Ascensione; ogni giorno aveva un percorso differente per raggiungere, se non tutte, gran parte delle terre coltivate dalla popolazione locale. A memoria di alcuni nostri anziani fino agli anni ‘70 un primo percorso si snodava dalla chiesa verso la via Manzoni, poi via Maggiora fino a via Noce e quindi al Crusoc che si trovava nei pressi della cascina Pajela e ritorno alla chiesa; un secondo giorno si raggiungeva il Colombaro, Cascina Fasana- FasaninoBarbarana e poi a San Bernardo; da qui lungo un sentiero sot la costa si raggiungeva la croce missionaria posta nei pressi dla ca dal Geniu sot la scena e quindi la chiesa; un terzo percorso raggiungeva la cappella in cima alla Cumignona per la benedizione delle vigne dopo aver sostato nei pressi dell’Orgiera. In testa al gruppo c’era la croce grossa portata dal Tamè dal Bocc seguita dalle donne con qualche bimbo assonnato perchè si iniziava al mattino molto presto, seguivano i rappresentanti della Confraternita del SS. Sacramento con le loro cappe colorate di blu e cintoli bianchi e gli stendardi della Società del bestiame, Azione Cattolica Femminile e Maschile, Fanciulli Cattolici organizzati dalla Nunzià, lo stendardo della Madonna Ausiliatrice e della Confraternita, poi i chirichetti con la croce precedevano il prete ed infine gli uomini: il tutto era regolato dagli ordini del Barilu, del Pinela da stupic o dell’ Angiol furnè vestiti della cappa e con la mazza in mano. Il prete intonava le litanie che poi venivano proseguite dalla Cantoria dove primeggiava per la sua voce il Priore (ricordiamo Stefano e G.Battista Zaninetti- Finizel..... e poi la voce possente del Cecco)* che portava un bastone a tre facce e, non appena si raggiungeva il punto prestabilito, la processione si fermava, il chierichetto alzava la croce9 rivolgendosi ai punti cardinali mentre si recitavano invocazioni quali A fulgure et tempestate........ A peste...... A fame et bello .... cui la popolazione rispondeva cantando Libera nos Domine. * In questo breve angolo della memoria probabilmente abbiamo dimenticato qualche altro personaggio significativo: non l’abbiamo fatto apposta e ce ne scusiamo anticipatamente con lui e con i famigliari. 9

In alcuni paesi vicini, al posto della croce veniva innalzato “l’usclasc”, uccello mostruoso stilizzato di metallo al quale veniva abbassata, nei vari punti, la coda poi l’ala ed infine la testa a seconda delle varie invocazioni

Pag. 13


Visite pastorali dal 1596 al 1821. L’oratorio di San Bernardo come tutti gli altri era oggetto di controllo da parte dei vescovi o loro delegati, durante le visite pastorali presso la collegiata di San Bartolomeo di Borgomanero. Si visitavano le chiese e gli oratori ma soprattutto si contabilizzavano i redditi o i benefici ecclesiali. Le chiese in generale, dalla collegiata ad altre chiese delle cascine, avevano dei redditi derivanti dagli affitti di terreni dati ai massari e ai contadini. Vale la pena ricordare che la riforma della chiesa avvenuta con il Concilio di Trento, aveva posto le basi per un rinvigorimento della Chiesa stessa. Da quella data molte cose erano cambiate e tutto veniva registrato per iscritto negli appositi libri parrocchiali: i battesimi, i matrimoni e i morti. Ancora oggi è possibile accedere a questi antichi libri per scoprire le discendenze e gli antenati. Nel 1562 veniva redatta la prima visita pastorale fatta in Novara città dal vescovo Serbelloni Giovanni Antonio, ma dobbiamo aspettare fino al 1596 per le prime informazioni delle visite di un vescovo in San Bernardo. Vergano era parrocchia indipendente da Borgomanero e quindi aveva delle visite a lei dedicate. Da queste registrazioni è stato possibile ricavare le dimensioni, l’evoluzioni e gl’intendimenti che avrebbero voluto adottare nell’ampliamento dell’oratorio. Riportiamo qui le principali visite degne di menzione dei seguenti vescovi: Carlo Bascapé Ferdinando Taverna Giovanni Pietro Volpi Antonio Tornielli Giulio Maria Odescalchi Giuseppe Maria Maraviglia Giovan Battista Visconti Card. Giberto Borromeo Marco Aurelio Balbis Bertone Giuseppe Morozzo

1596 1617 1626 1649 1663 1677 1698 1725 1758 1821

FONTE: ASDN, Acta visitationum, Tomo 102 (Vescovo Giovanni Pietro Volpi) 9 giugno 1626 Visita pastorale all’oratorio di san Bernardo Die 9 Junij 1626 Visitavit oratorium s.ti Bernardi et ea quae reperit haec sunt: dictum oratorium fuit ex elemosinis a fundamentis de novo erectum in ipso situ in quo aderat vetus. Constat una navi quae est in forma quadranti, congrua. Altitudo eiusdem ascendit cubitorum viginti circiter. Latitudo tredecim cubitorum. Longitudo sexdecim cubitorum. Tectum satis aptum est, tegulis coopertum. Parietes non incrustati ex parte inferiori. Altare et pars posterior oratorij non est adhuc constructa Post locum altaris destinatum fuit et relictum spatium pro choro, quod spatium est decem cubitorum in quadrangulo, sed chorus non adhuc est confectus. Desideratur pavimentum lastricatum. Item desideratur vas aquae benedictae et campana et locus pro ea. Frontispicium satis congruum est. Ianua respicit orientem et satis decens est. Pag.14


Habet … et clavem aptam. Duae fenestrae cum crate ferrea intranti ex una et altera parte ostij et bene se habenti. Altera fenestra cum crate ferrea respicit meridiem. Supra dictum ostium prope tectum adsunt tres aliae fenestrae cum quatuor parvis columnis lateritijs satis congruis. Materia fabricationis est in ecclesia. Fuit destinatum et relictum spatium pro portico ante frontispicium, sed non est confectus porticus. Curator oratorij est Bartholomeus Valleranus e Burgomanerio. Ipse curator recepit elemosinas, sed non confecit librum administrationis: fuit tamen dictum ipsum curatorem creditorum et est valde devotum dicti oratorij. Expediret ut deputaretur alius proprius curator dicti oratorij, qui administrationem gexerit. In die festo sancti Bernardi veniunt cum Clero homines Burgimanerij ad oratorium processionaliter et ab ipsis offertus elemosina in vase argenteo. Idem fit in tertia die rogationum triduanarum. Adest crux lignea extra oratorium, sed parum distans, a parte sinistra, satis magna et congrua. Redditus oratorij nulli sunt. TRADUZIONE 9 giugno 1626 [Il vescovo] ha visitato l’oratorio di san Bernardo e questo è quanto vi ha trovato: il detto oratorio venne di nuovo eretto dalle fondamenta nello stesso luogo ove era quello antico. Consta di una sola nave in forma quadrata, opportuna. L’altezza dello stesso ascende a venti cubiti circa, la larghezza a tredici, la lunghezza a sedici. Il tetto è abbastanza adatto, coperto di tegole. Le pareti non sono intonacate nella parte inferiore. L’altare è nella parte posteriore dell’oratorio ancora non costruita. Dietro l’altare è stato destinato uno spazio per il coro e questo spazio consiste in un quadrato di dieci cubiti per lato, ma attualmente il coro non è ancora realizzato. Si desidera che il pavimento venga lastricato e parimenti che venga messo il vaso per l’acqua benedetta, la campana e il luogo ove sistemarla. La facciata va abbastanza bene. La porta guarda verso oriente ed è decente: ha il suo catenaccio e la chiave opportuna. Vi sono due finestre con grata di ferro nell’entrata, a destra e a sinistra della porta, ben messe. Un’altra finestra con grata guarda a mezzogiorno. Sopra la porta e vicino al tetto vi sono altre tre finestre con quattro piccole colonne di laterizio abbastanza adatte. Il materiale per la fabbrica si trova dentro la chiesa. Venne destinato e lasciato uno spazio per il portico davanti alla facciata, ma ancora il portico non è realizzato. Il curatore dell’oratorio è Bartolomeo Vallerani di Borgomanero. Lo stesso curatore riceve le elemosine, ma non compila il libro dell’amministrazione: tuttavia si occupa dei crediti ed è molto devoto all’oratorio stesso. Bisogna che sia deputato un altro curatore dell’oratorio, che si interessi dell’amministrazione, Nel giorno della festa di san Bernardo, convengono in processione all’oratorio le persone e il clero di Borgomanero e vi lasciano offerte in una teca d’argento. La stessa processione viene fatta nel terzo e ultimo giorno delle Rogazioni. Vi è anche una croce di legno posta fuori dell’oratorio ma poco distante da esso sulla parte sinistra, abbastanza grande e adatta. L’oratorio non ha propri redditi.

Pag. 15


Elaborazione ed evoluzione della struttura dell’ Oratorio di San Bernardo.

Traendo spunto dalla storia narrata e tenendo conto delle tecniche costruttive in uso a quell’epoca per gli oratori campestri, in questo disegno abbiamo ricostruito con la grafica, la chiesetta di San Bernardo come doveva presentarsi al viandante in epoche antecedenti alle visite pastorali. Nelle prossime pagine l’evoluzione dell’oratorio desunte dalle visite pastorali. Come si doveva presentare l’edificio prima del 1500

Come doveva essere costruito nel 1600

Pag.16


L’oratorio con la copertura in lastre di pietra

Pag. 17


L’oratorio nel 1650

Pag.18


L’oratorio attuale

Pag. 19


Vecchio altare e quadro di San Bernardo prima del restauro

Bibliografia. A.S.D.N. : Visite pastorali dei vescovi dal 1596 al 1821. L.A.Muratori: Raccolta degli Storici Italiani, dal cinquecento al millecinquecento. Pietro Azario: Liber gestorum in Lombardia, a cura di F. Cognasso. Avv.Carlo A.Molli: Borgomanero, tra sacro e proffano. AA.VV. :Un borgofranco novarese: atti del convegno 7 maggio 1994 (Fondazione Marazza). P. Zanetta, E.Lomaglio,A.Papale:Numeri 30-31 da “Appunti di storia religiosa borgomanerese” -1983 G.Andenna: Documenti intorno al culto di san Bernardo d’Aosta nel novarese secoli XII-XVI con alcune riflessioni sull’uso etico e politico di un agiografica. Edito in “Novarien” n° 10 (1980 pag.86-106) P.Custodi: Storia di Milano fino al MDCCXCII - Volume 1 .

- © Associazione “San Bernardo” Pag.20


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.