Dicembre 2013

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PERIODICO D’INFORMAZIONE DELLA UILTRASPORTI CAMPANIA

ANNO 5, NUMERO 12

DICEMBRE 2013

“Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale” (art. 16 Cost.)

L’Eav salvata dal crac, ma ancora incerto il futuro dei lavoratori

Editoriale

I contratti di solidarietà non sono la panacea per tutti i mali

Ma che ci sarà da festeggiare?

A

bbiamo un fine anno che è l’esatto specchio di quello che è scorso nei suoi dodici mesi, instabilità, rissa politica, fantasmagoriche rilevazioni economiche del governo, aumento della disoccupazione, innalzamento delle tasse, file ai centri CAF per capire qualcosa tra IMU, TARES, TASI, TARI … che hanno sempre la costante di costare tanto e più di quelle che con altri nomi strani abbiamo pagato l’altro anno. In questa pietosa condizione di un Paese in balia di schizofreniche gestioni, ci sono ministri che sostengono i successi del governo, politici che fino ad un mese fa ne difendevano ogni azione, fino a rivendicarne il protagonismo, oggi ne aspettano la caduta per nuove elezioni, con altri che se la prendono con il Capo dello Stato colpevole del suo pur vero anacronistico, ma legittimo, protagonismo di fare politica e di costruire maggioranze, mentre per le strade i nuovi vate della protesta, deposti i forconi, montano su Jaguar fiammanti per rientrare alle loro vere attività dopo aver fornito alla collettività la loro indispensabile dose di ovvietà, demagogia e strumentalizzazione, magari sperando che qualche partito o qualche blog lo candidi. Secondo i tanti sempre attenti economisti siamo fuori dalla crisi, o per lo meno ci stiamo avviando; a fine anno sotto l’albero dobbiamo ricordare di festeggiare per aver toccato l’esaltante traguardo della tripla B (BBB) nel rating che dice “adeguata capacità di rimborso che però potrebbe peggiorare”, quindi vi è da stare contenti e sereni che le cose potrebbero peggiorare. Con i ritardi cronici e l’inconcludenza caratteristica delle nostre amministrazioni, anche in Campania ci avviamo a concludere un anno che peggio non si poteva disegnare, crisi drammatiche che non sembrano toccare nessuno se non ci scappa il dramma, depauperamento di importanti centri di produzione e di servizi abbandonati all’incapacità di prevenire le crisi e soprattutto di risolverle, con l’imbarazzante presenza di interessi malcelati che sbattono in prima pagina ogni amministrazione pubblica. Ognuno prova a costruirsi una speranza, ma è un esercizio del tutto soggettivo, perché non vi è niente e nessuno che sembra voglia farsi carico di realizzarne per la collettività, tutti quelli chiamati a rappresentare interessi pubblici finiscono nella migliore delle ipotesi nell’inconcludenza dell’azione politica che sembra naufragare davanti ai bilanci, ai vincoli economici e soprattutto all’incapacità manifesta che non si può in nessun settore più celare. L’azione della Regione è oramai palesemente imbarazzante, la spinta che tutti avevamo Pag. 2

S

embrava che il pericolo fosse scampato, che la crisi fosse stata messa alle spalle e che la disastrata EAV fosse stata definitivamente salvata dal crac finanziario. Dopo oltre un anno di attesa e trattative estenuanti, finalmente è arrivata la firma da parte del ministro dei Trasporti Maurizio Lupi e del Governatore Stefano Caldoro al piano del Commissario governativo Pietro Voci, facendo tirare un sospiro di sollievo ai molti che temevano per le sorti di una delle più importanti aziende di trasporto pubblico locale del Paese. Ma a distanza di 48 ore, dall’euforia per lo stanziamento di oltre un miliardo di euro per il risanamento ed il rilancio della società, si è passati alla delusione di trovarsi di nuovo al punto di partenza, con l’annuncio da parte del management di 74 dipendenti in esubero, tutti appartenenti al settore amministrativo, la cui unica strada per evitare il licenziamento sarebbe l’attivazione dei contratti di solidarietà, ormai divenuta una vera tendenza nel tpl. Una comunicazione imprevista che ha fatto raggelare ancora di più gli animi dei lavoratori in un freddo mese di Dicembre. Giustificata dall’acclamato stato di crisi dell’EAV e dalla necessità di ricorrere a

Nuovo orario invernale: ancora tagli al trasporto regionale Pag. 3

strumenti di salvaguardia introdotti negli ultimi anni, la lettera non è stata affatto gradita dalle organizzazioni sindacali che ritengono l’iniziativa azzardata e non sufficientemente motivata dai dati esposti. La questione degli esuberi tra i colletti bianchi era già venuta fuori nell’autunno scorso, prima della fusione per incorporazione tra Circumvesuviana, Sepsa e MetroCampania Nordest. Ma accantonato frettolosamente il piano, per la riorganizzazione della nuova società, ecco rispuntare di nuovo la procedura dopo che a giugno era stato avviato un fallimentare percorso di riqualificazione del personale, che mirava sostanzialmente a colmare le carenze di organico in alcune delle categorie dove lo straordinario era ed è ancora strutturale. Percorsi di riqualificazione articolati, che sebbene mal digeriti dagli impiegati, erano considerati dal sindacato un valido strumento per governare il mantenimento dei livelli occupazionali ed efficientare sotto il profilo organico alcuni dei comparti dell’azienda. Ma il persistere della crisi e il colpevole insuccesso della manipolata riqualificazione hanno portato in auge il problema degli esuberi tra il personale amministra-

C’era “1” volta la ferrovia Cumana Pag. 4

ANM, con la fusione si registra un’inversione di tendenza Pag. 5

tivo. Un’annosa questione ampiamente reclamizzata dall’azienda ma che se analizzata, con attenzione e sufficiente lucidità, è ben lontana dalla realtà dei fatti. Infatti, tra i 437 impiegati indicati dall’EAV ci sono almeno 60 ultrasessantenni e circa 100 unità che ricoprono qualifiche medio/ basse facilmente ricollocabili in altre mansioni o che possono essere reimpiegati nelle attività che oggi sono state insensatamente esternalizzate, senza correre il rischio di arrecare ulteriori danni alla categoria. Per di più, se si considera che tra i 2.277 dipendenti dell’EAV ci sono più di 150 unità che andranno in pensione nel prossimo triennio, allora si capisce che il problema degli esuberi non esiste, soprattutto se ad oggi non è ancora chiaro da quali aree amministrative escano fuori le fatidiche 74 unità in eccesso, dopo aver in qualche modo sfogliato una pericolosa margherita con la compiacenza di chi ora si vuole ergere a regolatore integerrimo. Non sono pochi, infatti, coloro che ritengono che l’operazione dei contratti di solidarietà abbia carattere squisitamente strumentale allo sfruttamento delle risorse economiche Pag. 2 messe a disposizione

A.P.E. obbligatoria anche per la locazione

2014: ecco l’Imposta Unica Comunale

Lux in tenebris, la speranza è l’arte Natale al cinema: risate coi fiocchi


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L’Eav salvata dal crac, ma ancora incerto il futuro dei lavoratori I contratti di solidarietà non sono la panacea per tutti i mali dall’INPS. Risorse funzionali al progetto di risanamento economico dell’impresa e al raggiungimento del pareggio di bilancio entro il 2015, ma che hanno ragione di esistere solo se ci sono esuberi certi e non costruiti ad hoc. Prima di ricorrere ai contratti di solidarietà, un serio management dovrebbe inizialmente provvedere alla saturazione anche forzata delle consistenze nelle categorie in sottorganico per l’abbattimento del monte ore straordinario; alla vera riqualificazione del personale in attività di business come la controlleria per il contrasto dell’evasione tariffaria ed in ultima istanza ricorrere alla mobilità endosettoriale, riconoscendo al personale in esubero la possibilità di essere ricollocato in altre società o enti gestiti dalla medesima amministrazione pubblica accontentando il più possibile l’esigenza dei lavoratori trasferiti. Solo dopo aver tentato tutte le strade possibili si può giustificare il ricorso ad uno strumento di sostegno, creato per i settori in crisi, ma che se applicato in maniera sommaria determinerebbe una riduzione salariale generalizzata poco gradita al personale operativo, già di per se sufficientemente demotivato dall’accanimento nei loro riguardi da parte dell’EAV e dalla scarsa trasparenza adottata dal management nei percorsi di riqualificazione. Al giorno d'oggi i servizi pubblici non possono essere più fonte di sprechi e di politiche clientelari, così come l’eventuale applicazione dei contratti di solidarietà non deve essere solo il pretesto per attingere da pag. 1

dalle risorse pubbliche, che tra l’altro potrebbero essere impiegate per altri scopi più utili alla collettività. I vertici aziendali supportati dalla politica, meditano negoziazioni a perdere per i lavoratori e la discussione sull’applicabilità dei contratti di solidarietà potrebbe portare ad innalzare ancora una volta lo scontro sociale.

Eppure, nessuno fino ad ora prende il toro per le corna e affronta le contraddizioni del sistema che sono tutt’ora enormi e ben visibili ad occhio nudo. Inoltre, a peggiorare il quadro resta il fatto che allo stato attuale non c’è uno studio credibile su quanto costa effettivamente mantenere in piedi un’azienda di trasporto pubblico efficiente che fornisca un adeguato servizio di mobilità al territorio con risorse certe. Ormai da parecchi mesi si parla di risanamento, se ne parla tanto e se ne vede po-

co. La crisi, con l’arrivo delle nuove risorse, sembrava superata ma le previsioni ci dicono che i danni per i lavoratori, per una cattiva amministrazione non sono ancora terminati. Il rilancio del trasporto pubblico campano passato non vedrà ancora la sua partenza, infatti chi si illudeva sperando in un mutamento della strategia all'indomani dell'approvazione del piano Voci, si dovrà ricredere. Sarà difficile attendersi una politica di risanamento efficace e diversa da quella praticata fino ad ora, che praticamente è stata pagata solo ed esclusivamente dai lavoratori e dall’utenza, abbandonati all’approssimazione e al protagonismo di strategie inventate e prive di un’ idea convincente. Le strategie aziendali formulate in questo ultimo periodo, dimostrano l’incapacità di gestire una situazione complessa come quella della liberalizzazione dei servizi pubblici, ipotizzata dall’assessore Vetrella solo per alleggerire il carico delle società partecipate in capo agli enti locali, destinati solo ad un’ulteriore contrazione dei servizi. Interventi ciechi e di corto respiro rischiano di essere inutili e forse anche pericolosi per la tenuta generale del sistema, perché per salvare l’EAV non sono sufficienti i contratti di solidarietà, che non sono la panacea di tutti i mali, ma è indispensabile uscire prima fuori da qualunque logica clientelare e poco lungimirante per la tutela dell’interesse collettivo. La Redazione

Il tema del sapere al convegno organizzato dall'associazione Elabor@ndo La necessità di investire in istruzione, ricerca e formazione per il rilancio del Paese “Sapere è Cultura”, l’iniziativa organizzata il 28 novembre scorso dall’Associazione Culturale del Riformismo “Elabor@ndo”, è stata occasione di incontro tra esperti del mondo accademico, delle professioni e del lavoro che si sono confrontati s u l le opportunità e le possibilità che il mondo della conoscenza e del sapere possono dare al nostro Paese. La storica aula “F. De Santis” del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Federico II di Napoli ha accolto questo primo evento organizzato dall’Associazione, che ha visto tra i suoi protagonisti il Direttore del Dipartimento stesso, Professor Lucio De Giovanni, il Presidente di Elabor@ando, Professor Sergio Logoratolo, il Presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, il Presidente DL C.N.R., Professor. Luigi Nicolais e l’Amministratore Delegato di Adler Group, Ingegner Paolo Scudieri. L’associazione nasce con lo scopo di riprendere una produzione culturale connotata da chiari elementi del riformismo di matrice socialista, laica e liberale. Elabor@ndo intende raccogliere le diverse esperienze riformiste consolidate nel tempo, indipendentemente dal loro posizionamento, per un processo di modernizzazione del Paese non più rinviabile, fine raggiungibile attraverso la riforma del modello di Stato e della pubblica amministrazione, con un moderno e più ampio sistema di welfare e l’implementazione di un coerente sistema di e-government. Il convegno ha proposto un dibattito sulla misura e la qualità degli investimenti e delle attenzioni su ricerca e formazione, quali condizioni determinanti

per la ripresa e lo sviluppo del lavoro e della produzione, affidando al sapere un ruolo strategico per riconsegnare alle nuove generazioni le opportunità che sono state negate. Lo sviluppo della ricerca applicata alla produzione può rappresentare la strada per colmare il gap che vede penalizzati paesi come l’Italia, caratterizzati da un’eccessiva pressione fiscale con il conseguente elevato costo del lavoro, e dal crollo dell’innovazione tecnologica, logica conseguenza dell’abbandono alla ricerca. Il capitale umano, deve tornare ad essere il valore aggiunto su cui investire, attraverso la formazione e la valorizzazione delle best practice di relazione tra ricerca e impresa, su cui fondare il rilancio del Paese e con esso del Mezzogiorno con evidenti benefici per l'intera comunità internazionale. All'ordine del giorno, dunque, la competitività dei sistemi produttivi, il valore aggiunto inevitabilmente rappresentato dal capitale umano e l'imperativo bisogno di investire in modalità sempre più esponenziale nell'istruzione, nella ricerca e nell'alta formazione. Ed a sottolinearlo è lo stesso Caldoro, ben consapevole di non poter prescindere da tali impegni per mantenere alti i livelli di crescita soprattutto in un momento storico caratterizzato da una crisi ormai endemica. Preparare, pertanto, le nuove generazioni ad affrontarla e superarla, donandogli appunto gli elementi essenziali per crescere in termini di efficienza e qualità, in un sistema competitivo che riesca a donare a tutti le stesse possibilità. "La Campania è orgogliosamente in

controtendenza rispetto alle altre Regioni per investimenti in ricerca, alta formazione ed eccellenze - sottolinea il Governatore È la prima del Sud e seconda soltanto alla Lombardia; sono ben 2,5 infatti i miliardi investiti in questi campi, tra fondi pubblici e privati, anche se la parte pubblica è ancora maggiore. Ha maggiori capacità di attrarre risorse per la grande offerta di progetti di ricerca ed è per questo che bisogna continuare a mantenere elevati gli standard dell'intero sistema di crescita". A fargli eco sono le parole del professor Nicolais, presidente del C.N.R., anch'esse incentrate sull'importanza e l'indispensabilità del sapere, elemento più che mai fondamentale oggi per lo sviluppo del Paese. Sapere che non resti solo cultura però, ma che diventi soprattutto la base di una migliore e più efficace politica industriale. Generare poi da esso alta formazione e dispiegarla nelle operazioni di ricerca per giungere all'output cardine del sistema di know-how industriale: l'innovazione, intesa certo come miglioramento del prodotto ma soprattutto come l'unico quid che consenta la visione di qualcosa che ancora non esiste ed essere poi precursori, abbreviando quanto più possibile il time to market. "Non è solo il Ministero della Ricerca che deve però occuparsi di questo argomento, ma anche quello dell'Economia e dello Sviluppo economico - aggiunge poi Nicolais - Il Governo dovrebbe rendersi conto che qualunque piano di rilancio industriale dovrebbe partire da scuola, università e ricerca, invece di continuare a tagliare fondi e risorse". Tutti sono d'accordo, la crescita del Paese non può prescindere dal sapere di chi ne fa parte, era così già negli anni del Rinascimento, che ha donato storia e cultura ispirando le generazioni future, e così deve essere ancora oggi, per preservare con fierezza il nostro made in Italy senza smettere mai di investire ed investire ancora nell'istruzione e nella formazione delle menti che ci seguiranno. Annalisa Servo

da pag. 1 auspicato dopo l’arrogan-

te e bugiarda gestione passata nei trasporti non offre più alibi a nessuno, e l’aver procrastinato ogni intervento per questi tre anni ha del delittuoso perché ha ucciso il servizio, la storia insomma ha dato il colpo di grazia a quel moribondo ereditato. Non c’è un luogo in regione che abbia un servizio degno di tale nome, si inneggiano novità come la metropolitana di Salerno e quella di Napoli mentre le aziende sono fallite o comunque hanno fallito la mission, quelle su ferro se non protette come Trenitalia, che toglie ai poveri per dare ai ricchi (Alta velocità), sono destinate alla stessa fine dell’EAV se continuano ad essere messe in mani irresponsabili e di finte competenze. Eppure a leggere della pomposa riunione con addirittura il ministro dei Trasporti (molto pro tempore) sono arrivati tanti soldi da festeggiare. E i lavoratori, i cittadini, gli utenti dove dovrebbero festeggiare? Su quali treni? Su quali bus? Su quali uffici? Su quali officine? E soprattutto cosa dorrebbero festeggiare: altri tagli di servizi? Altri esuberi? Altre eccedenze regolate e colorate? Appare evidente che ci sono due realtà: quella immaginaria fatta di feste e raggiri a cui bisogna ancor più ribellarsi, e quella vera di chi non trova più il treno e il bus, di chi rischia il posto di lavoro, che sicuramente rischia di sfuggire a qualunque valutazione di merito, soprattutto se fatta con incoscienti ed incapaci che si vogliono ergere a gestori di una cosa che tra non molto lasceranno, per manifesta incapacità e per le elezioni che non potranno che spazzarli via, speriamo lontano ma molto lontano. Nel mezzo ci sono i diritti negati, le responsabilità fuggite e nessuno che pensa che si sia raggiunto il limite, per cui fermarsi sarebbe un esercizio di dignità. Come è possibile che amministratori di aziende siano abbandonati dalle stesse proprietà che li nominano, come si può continuare a non vedere che il presidente dice una cosa e l’assessore al ramo il contrario, come si può pensare al salvataggio di un’azienda mentre in un’altra stanza stanno pensando alla vendita e al suo smembramento e privatizzazione? È solo follia o lucida premeditazione? Se fosse la prima saremmo nella media della inconsistenza politica, ma a guardar bene cosa succede in giro, vedi il Porto di Napoli, dovremmo protendere più per la seconda ed allora la situazione è pericolosamente grave. Non ci si può fidare, e non ci si deve fidare, in questi ultimi tempi varie sono le realtà finite alla cronaca per la difesa delle aziende, troppe le città ribellatesi alla desertificazione dei servizi, e quando è successo tutti a gridare allo scandalo; ma se si può fare prima e non si vuole fare non è scandaloso, è semplicemente criminale. Purtroppo quando andranno via come gli altri nessuno li chiamerà a responsabilità, molti li ricorderanno con disprezzo e sdegno, esattamente come adesso che pensano a festeggiare traguardi che solo loro insipienti possono vedere. Da soli non capiscono, non ce la fanno e qualcuno li deve fermare prima che sia troppo tardi, anche perché “chi sbaglia la prima asola non si corregge abbottonandosi”. Luigi Simeone


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Nuovo orario invernale: ancora tagli al trasporto regionale Il triste destino dei pendolari campani tra soppressioni e scomodità Puntuale come il Natale, anche in questo dicembre Trenitalia ha presentato il nuovo orario invernale e con esso, ovviamente, sono tuonati malumori e proteste. L'accavallamento tra il vecchio ed il nuovo orario ormai viene vissuto dai pendolari come la notte di Halloween, un brivido di terrore attraversa le loro schiene nella speranza che tutto resti almeno immutato (puntare al miglioramento varrebbe come lasciapassare per il manicomio). A volte bastano pochi minuti per cambiare le sorti di un'intera famiglia, perché la vita di un pendolare è scandita da incastri e coincidenze, e se tutto non combacia alla perfezione, si rischia di puntare la sveglia ad orari da lupi e trascorrere la maggior parte della giornata sulle panchine di una stazione. La frustrazione è che lo stress spesso viene somatizzato o peggio scagliato contro gli incolpevoli ferrovieri, perché, nella vana ricerca di un qualcuno verso cui indirizzare gli epiteti, storditi dall'infinito gioco delle parti, spesso ci si rende conto che il nemico non si riesce mai chiaramente ad identificare. Ogni volta che viene pubblicizzato un nuovo orario, i vertici del Gruppo FS ribadiscono di aver fatto il massimo ed i politici locali precisano di aver ridotto al minimo il disagio, accogliendo le richieste dei pendolari. È dunque un cane che si morde la coda, soprattutto perché non si riescono mai a trovare questi pendolari che formulano richieste tanto bizzarre. Basti analizzare in Campania il regionale 2416. Uno dei treni più affollati da coloro che hanno la necessità di arrivare al mat-

tino presto nella Capitale e che non possono permettersi il Frecciarossa. Dal 15 dicembre l'orario di partenza sarà lo stesso (5:15), mentre arriverà a Roma in anticipo (7:34 in

gato a trovare un'alternativa. È questo dunque solo un piccolo esempio del nuovo valzer dei pendolari che, tra spostamenti d'orario e soppressioni, dovranno nuovamente

luogo delle 7:53). Attenzione però, non siamo di fronte a prodigi tecnologici, perché saranno semplicemente tagliate delle fermate. Ovvero, chi prima riusciva a salire a bordo nelle stazioni di Casoria, Frattamaggiore, Sant’Antimo e Falciano ora sarà obbli-

trovare la quadratura del cerchio. Non andrà meglio in termini di comfort, perché dei mirabolanti 70 nuovi treni Alstom annunciati per gennaio, la nostra regione non ne vedrà nessuno. A seguito di un investimento complessivo di 450 milioni di euro, saranno solo

i passeggeri di Piemonte, Lazio, Umbria, Marche, Abruzzo e Calabria a poter viaggiare su questi convogli. Neanche un piccolo sollievo, dunque, per una regione che ha conosciuto, sia per il 2011 che per il 2012, un taglio dei servizi del 10%, una scure che ha annientato quasi completamente alcune tratte (-90% sulla Napoli-Avellino e -40% sulla linea ex-Circumvesuviana). Il malumore è comunque diffuso su tutto il territorio nazionale ed ovunque si punta il dito contro l'alta velocità, l'unico settore in cui si investe e ci si evolve. Per avere un'idea, si pensi che l'aumento di offerta sull’alta velocità nell'ultimo quinquennio è stato quasi del 400%. Sulle tratte lente, invece, in ben tredici Regioni tra il 2011 e il 2012 si è verificato un taglio di corse in media del 5% ogni anno. Questo, però, non ha frenato il prezzo dei biglietti che, nel biennio 2011-12, ha subito un incremento medio complessivo del 10%. Insomma, il nuovo orario di Trenitalia ci conferma un'Italia a due velocità ed ancora una volta ci si ritrova a reclamare il costituzionale diritto alla mobilità. Un diritto che non deve essere semplicemente garantito, ma reso fruibile in maniera dignitosa, perché non sono gli accoglienti e lucenti treni AV a rappresentare l'Italia, o almeno non solo, ma anche gli affollati e scomodi treni locali. Mentre si sfoggiano le livree fiammanti dei Frecciarossa come un fiore all'occhiello, si lascia appassire il trasporto regionale ed in una nazione civile questo non può essere permesso. Umberto Esposito

Quando a scioperare sono i padroncini Prossimo traguardo per il contratto FS Logistica I rischi di black out di un’intera nazione Tutti noi sappiamo cosa significhi lo sciopero degli autotrasportatori, avendone avuto doloroso riscontro in tutte le occasioni in cui la serrata è avvenuta. Disagi notevolissimi che, specie d’inverno, sono una iattura generale; un’erga omnes di difficoltà che forse nessun’altra categoria è capace di procurare quando gli addetti incrociano le braccia. I 4 giorni di sciopero proclamati dal 9 al 13 dicembre, che potrebbero essere anche sospesi da tutte le organizzazioni di categoria, rischiano ancora una volta di “gelare” l’Italia, spaccandola in tronconi di territorio che rimarrebbero “isolati”. La Confcommercio, che è la promotrice ufficiale dell’agitazione, in grado di tenere un’intera nazione sotto scacco, è convinta di non recedere. Ma potrebbe farlo in extrema ratio. Ciò che più inquieta i cittadini, infatti, sono il ritardo nell’approvvigionamento dei beni primari di consumo ed i blocchi al rifornimento della benzina. Seppure lo sciopero è regolarmente proclamato, la sensazione resta quella sgradevole dei tir selvaggi; la loro presenza sulle strade che si trasforma in una teoria interminabile di elefanti meccanici che sarebbe bravo a descrivere Stephen King; minaccioso attacco alla tranquillità della gente comune, mentre già si fanno avanti nella fantasia tormente di neve e freddo glaciale. È accaduto e non è detto che non possa ripetersi. Anzi, nello scopo della protesta è inclusa questa classica rappresentazione. Ben altro rispetto alle ragioni dei dipendenti, le cui manifestazioni, quando indette dalle organizzazioni sindacali, si collegano ad una assennata astensione dal lavoro e a cortei super controllati per esprimere la protesta. Così è sempre stato nel gioco delle parti e quando sulle strade i manifestanti bloccano i “crumiri” che non scioperano ed intendono proseguire la marcia normale di lavoro, si sono registrate, sovente, scene di intolleranza al limite dell’oltraggio fisico. Tuttavia, questo è lo scotto che paga uno Stato che foraggia tantissimo questa categoria (i padroncini) e molto poco destina invece in termini di risorse economiche a favore delle piattaforme rivendicative dei dipendenti ed al trasporto

merci su ferro. In merito, la forbice arcinota, che separa le due facce della stessa medaglia, ovvero l’80% della gomma contro il restante della rotaia, fotografa una realtà che pare immodificabile. Tra l’altro, si hanno numerose fattispecie in cui è davvero arduo capire quanto venga tutelato il padroncino e quanto ne guadagni fiscalmente il dipendente, laddove il primo accampa il riconoscimento anche di diritti normalmente afferenti la sfera del secondo. Oggetto delle rivendicazioni sono, fra l’altro, la corresponsione degli incentivi Ecobonus 2010 ed il rinnovo per gli anni successivi. No al taglio del governo sul rimborso delle accise; riconoscimento del lavoro usurante. Ma va anche detto che il Governo si è impegnato a stanziare ben 330 milioni di euro a beneficio del settore. Si tratta di una cifra da capogiro, non nuova al valzer dei sostanziosi sovvenzionamenti previsti nelle leggi di stabilità. A testimonianza della parcellizzazione del settore, oggetto di numerose analisi da parte del nostro mensile, la selva di sigle corporativistiche: Aias, Fiap-Trasporto Unito, Legacoop-Servizi, Federlavoro e Servizi, AgciServizi, i Forconi, Life, Comitati Riuniti Agricoli, Movimento Autonomo.Autotrasportatori, Aitc e Aitras; queste sostengono l’agitazione. Di contro, abbiamo Unatras e Anita, aderenti a Cna-Fita, che invece sono disponibili a trattare con il Governo. È chiaro che di fronte alla crisi irreversibile delle grandi aziende dell’autotrasporto merci, l’esercito “del fai da te” dei lavoratori autonomi “frantuma” all’occorrenza le piattaforme studiate per la platea dei lavoratori dipendenti e che vedono nei sindacati storici il loro legittimo bastione. Alcuni aspetti di queste piattaforme rivendicative poste al confronto con i titolari delle imprese vengono dagli stessi fagocitati se si tratta di riduzioni fiscali e vessilli da propagandare. Un tempo venivano siglati quattrocinque rinnovi contrattuali per sintesi complesse ed estenuanti e che assecondassero anche le imprese, oggi è ancora lo stesso. La polverizzazione del settore continua. Arcangelo Vitale

Per gennaio 2014 già pronta la messa a punto Dopo lo spacchettamento aziendale ed il riconoscimento del premio di produttività per coloro che sono rimasti e per coloro “ceduti” a terzi, per intenderci RFI e Trenitalia, e nelle more del lento omologarsi alle ammiraglie del Gruppo, va bene registrare che il contratto aziendale di Fs Logistica ha compiuto nel corso del suo lungo peregrinare, importanti passi in avanti. La firma prevista delle parti è entro il 31 dicembre del 2013. L’azienda, in premessa, dichiara di applicare a tutti i lavoratori dipendenti il ccnl della Mobilità/Area contrattuale delle Attività ferroviarie del 20 luglio 2013. E questa è una conferma, non certo una novità, visto che essa è totalmente partecipata da FS HOLDING. La bozza è stata approntata e presentata alle organizzazioni sindacali, col proposito di Fs Logistica di mantenere un ruolo di competitor strategico e pone l’accento sulle iniziative volte alla formazione e all’aggiornamento professionale, tenuto conto dei territori di competenza, per il miglioramento del servizio a livello di sicurezza e con un’attenzione per l ’ a m b i e nt e . Proposito questo auspicabile, giacché il parco automezzi di cui dispongono gli spedizionieri di cui fa uso l’azienda, sono spesso obsoleti e non aiutano certo la causa ambientale. Dando una scorsa alla bozza, emerge che il personale sarà distinto in livello E-Operatori; Operatore specializzato; Specialista tecnico amministrativo; Impiegato direttivo; Professional. L’inquadramento tiene il confronto con le corrispondenti posizioni retribuite e sancite nel precedente contratto dei corrieri e spedizionieri, comunque abbandonato nell’estate del 2007, all’atto della nascita di Fs Logistica. Circa l’orario di lavoro, sarà di 38 ore settimanali a partire dal primo gennaio 2014, con la regolarizzazione naturale, giacché in precedenza per ragioni di produttività era stato fissato in 39 ore. Le ferie verranno mantenute sino a maturazio-

ne in 25 o 29 giornate di cui all’articolo 31 comma 1 punto B del ccnl. Circa i permessi, ai lavoratori con più di cinque anni di servizio verranno riconosciuti 3 giornate di permesso annue. Con meno di 5 anni, 1 giornata. Agli stessi lavoratori del punto B, una ulteriore giornata di permesso annua a decorrere dal compimento del 10° anno ed un’altra giornata ancora a decorrere dai 12 anni di servizio. Riguardo i pasti aziendali, la società erogherà negli impianti sprovvisti di mensa aziendale un ticket per il pasto di euro 6,20 per prestazione giornaliera superiore alle 6 ore; in pratica ogni giornata lavorativa, in quanto l’organizzazione di lavoro nelle cosiddette hub prevede il superamento delle 6 ore .Soluzione economicamente vantaggiosa per i lavoratori. Un discorso a parte è quello relativo all’art.9 e riguarda l’assistenza malattia aziendale. Via via, andando verso l’armonizzazione con gli integrativi delle maggiori società del gruppo, la vecchia CIMI, Cassa interna malattia, sarà alfine soppiantata da quella in auge in FS e l’estensione della smart card resta un obiettivo raggiungibile entro un paio d’anni. La pensione complementare resta rappresentata dal fondo Eurofer, rimanendo confermato il relativo accordo del 31/7/2007. Per il trattamento economico, valgono i calcoli che consentiranno a tutti i lavoratori effettivi alla data del 31/12/2013 la Ral (retribuzione annua lorda), con la somma delle voci retributive al 2013 riconosciute. Restano gli istituti della tredicesima e quattordicesima mensilità. Nulla invece per ciò che attiene gli ammortizzatori sociali, in linea con la filosofia del Gruppo. Un work in progress per una Società, Fs Logistica, che avrebbe dovuto essere il grande traino del trasporto merci del Gruppo, l’erede della Cargo, ma le scelte strategiche successive al suo esordio in campo tradirono le attese. A. V.


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I treni mancano, il servizio è scadente... qual è il problema? Tanto c’è Garibaldi Inaugurata la nuova stazione, ora si pensa a proseguire i lavori dell’opera incompiuta Per un giorno, per un solo giorno, la stazione Garibadi della metropolitana linea 1 è stata aperta ad un pubblico selezionato e poi, dopo qualche ora, di nuovo chiusa. Un’inaugurazione, quella del 2 dicembre, che ha visto protagonisti il sindaco De Magistris, il presidente della Regione Campania Stefano Caldoro ed il presidente della metropolitana di Napoli Giannegidio Silva, insieme con il ministro alle Infrastrutture ed ai Trasporti Maurizio Lupi. Tutti insieme sul “trenino degli eletti” hanno percorso la nuova tratta dalla stazione Toledo sino a Garibaldi. A destinazione, uno sguardo veloce all’opera “Stazione” di Michelangelo Pistoletto, installazione presente al primo livello del piano banchina, e gli abituali discorsi di routine, l’annuncio di soldi in arrivo dal governo centrale, circa 600 milioni di euro nell’ambito del “Decreto del fare” per finanziare i futuri lavori (la stazione di Centro Direzionale, PoggiorealeTribunale e Capodichino), tante strette di mano, sorrisi sfolgoranti, soddisfazione alle stelle. Tutto secondo schemi ben stabiliti. Tutto è andato come sarebbe dovuto andare. Peccato solo per quella scala mobile andata in avaria proprio mentre il ministro Lupi, il sindaco ed il governatore procedevano nella loro mirabile passerella. Peccato, poteva capitare a qualche comune mortale, ma a loro, alle grandi personalità, proprio no. Nel mentre i napoletani, i comuni mortali, dovranno aspettare ancora un poco per poter percorrere i

loro viaggi da Piscinola a Garibaldi. Si, perché l’inaugurazione c’è stata, l’evento simbolico si è svolto, ma non è stata consegnata la stazione alla cittadinanza, anzi

gna andava fatta, andava assolutamente fatta perché è da 38 anni che ha avuto inizio tutto questo, era ormai troppo tempo che si attendeva la stazione degli spre-

Garibaldi è stata subito chiusa e per un mese di tempo anche Toledo e Università non saranno accessibili al pubblico. La tratta funzionerà sino a Dante. Ci vorranno trenta giorni per lavorare al pre-esercizio, per rodare la nuova tratta da Toledo a Garibaldi; l’inaugurazione in pompa ma-

chi, perché tutti aspettavano il prolungamento di una tratta di cui ciò che attualmente è funzionante è costato ben 260 milioni di euro al chilometro. Ma finalmente dal 30 dicembre la stazione Garibaldi andrà in funzione. Dal nuovo anno si potrà partire da Piscinola ed arrivare a

piazza Garibaldi senza neanche cambiare treno, senza più utilizzare quella fastidiosa navetta, in soli 33 minuti, dalla periferia al centro città. Che grande rivoluzione per il trasporto pubblico locale. Che grande vittoria. I treni da mettere in circolazione sulla nuova tratta non ci sono? Ma che ci importa. Tanto Garibaldi ora c’è. Per il resto poco conta se i cittadini continuano a subire i disservizi e a non utilizzare un servizio pubblico efficiente. Gli antichi egizi vedevano sorgere una piramide nel giro di circa 20 anni... da noi per vedere le aperture delle stazioni della metropolitana occorre attendere molto più tempo e c’è qualcuno che ha paura di non riuscire a vedere completa la realizzazione di questa grande opera infrastrutturale. Le grandi personalità dicono che il prossimo obiettivo è quello di chiudere il cerchio: completare i lavori rimasti incompiuti a Municipio, Duomo e quelli della linea 6 della Riviera di Chiaia, il tutto, si dice, portato a compimento entro l’inizio del 2016. Ma noi siamo incerti. Come resta ancora il dubbio sull’apertura della stazione Garibaldi prevista per il 30 dicembre. E forse, gli antichi egizi lo sarebbero stati anche loro se avessero assistito all’odissea dell’opera incompiuta. Probabilmente, a noi, quello che manca è il faraone Tutankhamon, l’unico che sarebbe stato sicuramente in grado a gestire i lavori dell’interminabile metropolitana di Napoli. A. S.

C'era “1” volta... la ferrovia Cumana Luci d’Artista a Salerno: ressa alla metrò L'inarrestabile involuzione del trasporto pubblico Appena inaugurata e già ci sono le prime emergenze C'era una volta... la ferrovia Cumana. Quella che segue non è affatto una fiaba, anche se il prologo sembra introdurla, ma soltanto la triste vicenda di una storica linea ferroviaria i cui fasti del passato hanno finito per cedere passo definitivamente ad una continua regressione, in termini di qualità e precisione, del servizio pubblico offerto alla cittadinanza. Nessuna fiaba, dunque, e nessun lieto fine soprattutto; in meno di un lustro il vortice della crisi nazionale che ha visto tagli su tagli a Regioni e Comuni ha annichilito non solo servizi indispensabili quali sanità ed istruzione, ma anche il trasporto pubblico locale, divenuto ormai, a pieno titolo, settore in declino. Chiedete un parere spassionato ad un qualsivoglia cittadino dell'area flegrea, utente della ferrovia Cumana, e ve ne pentirete appena un attimo dopo. I tempi di attesa in banchina sono divenuti gli stessi, se non di più, di quelli di percorrenza dell'intera tratta. E non c'è alternativa. I diciannove chilometri di rotaie, infatti, ancora oggi restano per molti l'unica soluzione per spostarsi dall'estrema area flegrea al centro pulsante della città e viceversa. Quaranta più quaranta (se tutto va bene) quindi i minuti totali da spendere, o forse meglio sprecare, anche due volte al giorno per chi davvero non può esimersene per motivi di studio o lavoro. Una vera odissea, a dir poco impensabile per chi addirittura fino a poco più di un anno fa

riusciva ad usufruire dei cosiddetti "treni locali" tra Bagnoli e Montesanto ogni dieci minuti, cadenza oraria che ancora riusciva a reggere il gap con gli standard nazionali. Ma con la loro cancellazione, in seguito al depauperamento delle risorse ed alle successive operazioni di efficientamento aziendale, l'ultima parvenza di modernità indegnamente è "finita alle ortiche" per non lasciare altro che treni vecchi di sessant'anni, infrastrutture obsolete, tecnologie anacronistiche, viaggiatori inferociti ed una linea ferroviaria che per quasi la sua totalità viaggia a cielo aperto, con rotaie e passaggi a livello che infliggono al traffico cittadino un'ulteriore problematica. Come andrà a finire nessuno ancora riesce a dirlo, ma tra fallimenti scongiurati, tagli, esuberi, serrate per rivendicare gli stipendi, riqualificazioni, piani di rientro e riorganizzazioni, nell'ex Sepsa, ormai Eav dopo la fusione con Circumvesuvana e Metrocampania NordEst, tutto è accaduto. Non resta ora che augurarsi, come in ogni ciclo che completa la propria evoluzione, che si possa ripartire nuovamente daccapo, magari proprio dal quel diritto alla mobilità sancito dalla nostra preziosissima Costituzione, sperando che si possa ripartire da qualcosa, perché da zero è difficile cominciare a contare, anche i bambini iniziano da “1”! Roberto Intermoia

Un’invasione di visitatori. Anche quest’anno le luci d’artista stregano la moltitudine di persone che hanno preso d’assalto la città di Salerno nei giorni antecedenti la festività del Natale. Nessun dubbio. È davvero uno spettacolo passeggiare tra le stradine del centro storico salernitano che, da quando sono state installate le famose luminarie, ha fatto la sua fortuna. E perché no, bisogna ammettere che da quando c’è la metropolitana a Salerno c’è stata una vera rivoluzione per la mobilità cittadina, e i salernitani ora possono orgogliosamente affermare di avere certezza nei loro spostamenti con orari di partenza e tempi di percorrenza stabiliti, con una linea metropolitana che garantisce la centralità delle stazioni, velocità, copertura dell’area urbana. Peccato solamente che in questi giorni prendere la metropolitana è diventato quasi pericoloso; nonostante il piano anticaos studiato dal Comune, non si è riusciti a limitare i disagi agli utenti che si riversano sulla linea sul ferro per poter ammirare le spettacolari luci. Non ultimo, l’episodio recente, di qualche domenica fa, alla stazione Arechi dove si sono registrati momenti di tensione tra i passeggeri: il treno parte con quindici minuti di ritardo a causa della troppa gente accalcatasi, nonostante il convoglio fosse stato potenziato fino a raggiungere una capienza di 800 posti. Problemi di gestione della situazione per il personale addetto, panico tra i viaggiatori inferociti, compressi nelle vetture come sardine, stato di agitazione totale tanto è vero che sono dovute intervenire le forze dell’ordine per riportare la calma, disciplinando gli accessi insieme al personale di Salerno Mobilità

e consentire al treno di partire regolarmente. È vero, la metropolitana di Salerno ha riscosso grande successo già dai primi giorni dalla sua inaugurazione, con convogli pieni di viaggiatori nelle ore di punta sia nei posti a sedere che in piedi, circa diecimila passeggeri al giorno, queste le stime. Ma bisogna ancora lavorare affinché si riescano a gestire situazioni di emergenza, come quelle verificatesi in questi giorni, bisogna ancora lavorare alla definizione di un orario entro il 2014 e soprattutto alla bigliettazione, che ha davvero dato problemi notevoli ai viaggiatori con i ticket introvabili. Occorrerebbe già da subito istituire ulteriori corse e non limitare la circolazione dei treni alle ore 22.15, cosa questa che vanifica ogni uscita serale agli utenti. Ma il sindaco guarda lontano, le ambizioni certo non gli mancano: le sue intenzioni sono quelle di prolungare la metro verso Eboli, passando per l’aeroporto e nel campus universitario elettrificando anche la tratta della Circumsalernitana. Ma concentriamoci più sull’esistente: è bello progettare grandi infrastrutture e opere fantascientifiche ma perché non si cerca di risolvere gli attuali problemi? Maggiore chiarezza sui tabelloni degli orari, coincidenze con le corse del Cstp in particolare verso i rioni collinari, coincidenze con le tratte ferroviarie della Valle dell’Irno. È questo quello che chiedono i viaggiatori che scelgono la metro soprattutto per la puntualità e la certezza delle corse, quelle garanzie che ultimamente il trasporto pubblico, alla luce delle intrigate vicende a cui è soggetto, non riesce più a garantire. A. S.


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ANM, con la fusione si registra un’inversione di tendenza Migliore manutenzione e servizi garantiti per il rilancio del tpl della città A novembre si è finalmente realizzata la fusione per incorporazione di Metronapoli in ANM, dando vita al nuovo polo del trasporto pubblico locale nel capoluogo partenopeo. Un’operazione complessa che ha portato alla realizzazione, in una città difficile come Napoli, di quello che nelle altre città italiane è sempre stato un ambizioso progetto, ovvero unire sotto la gestione di un’unica azienda di mobilità sia il trasporto su gomma che quello su ferro, all’insegna del risparmio di risorse pubbliche e nell’ottica della nuova politica di spending review. Un nuovo sistema di trasporto urbano la cui ultima fase si avrà nel corso del 2014, quando con la cessione in Anm di tutti i rami d’azienda di Napolipark, si darà vita ad un'unica società di mobilità in grado di gestire il trasporto su gomma e su ferro contestualmente ai servizi di parcheggio della città. Una scelta coraggiosa ed ambiziosa che ha portato negli ultimi due anni a non poche difficoltà nell’ambito delle contrattazioni aziendali. Infatti, in previsione dell’avvio di un processo di fusione in tempi brevi nato con l’insediamento dell’attuale giunta comunale, l’Anm aveva sostanzialmente sospeso qualunque trattativa sindacale, rimanendo di fatto bloccata alla normale attività e organizzazione del servizio che nel giro

di pochi mesi ha portato allo sconcertante risultato di arrivare a fornire il minimo storico dei servizi, penalizzando i lavoratori e la clientela, quest’ultima lasciata più volte priva di valide alternative per gli spostamenti in città.

vo Consiglio di Amministrazione e di un Amministratore Delegato, ritenuti entrambi indispensabili per la riprogettazione dell’azienda stessa. L’insediamento di questi nuovi organismi ha fatto registrare un’immediata inversione di tendenza rispetto

Fortunatamente oggi, grazie alle risorse destinate dal Governo agli Enti locali col decreto Salva Comuni, si è avviato un percorso di risanamento economico e organizzativo dell’azienda, che dovrebbe portare nel giro di pochi anni al rilancio del trasporto pubblico napoletano. Non a caso il primo atto dopo la fusione delle società è stato quello di dotare la holding di un nuo-

alla politica di chiusura del vecchio management, con l’avvio immediato di trattative sindacali per la riorganizzazione della manutenzione attraverso la calendarizzazione di una serie di riunioni che dovrebbero condurre ad un accordo quadro sullo sviluppo professionale degli addetti alla manutenzione e ad un processo di efficientamento delle attività interne dirette a garan-

tire un adeguato livello dei servizi di mobilità. Insieme al rilancio della manutenzione, considerata da molti il vero core business dell’intera azienda, si sono avviate parallelamente una serie di discussioni per efficientare l’esercizio, mediante interventi sull’organizzazione del lavoro, con l’obiettivo di correggere la turnazione degli operatori d’esercizio e discutere di un miglior impiego delle risorse umane, allo scopo di erogare un miglior servizio al cittadino con un sostanziale risparmio in termini economici e finanziari. Il tutto dovrebbe portare ad un recupero di produttività che, una volta quantificato, dovrà essere destinato in parte ai lavoratori come da CCNL, attraverso un accordo integrativo di premio di risultato, allo scopo di incentivare i manutentori e gli operatori d’esercizio al raggiungimento degli obiettivi aziendali. Una trattativa economica che la parte datoriale vorrebbe concludere frettolosamente senza tener conto delle perplessità espresse dalle organizzazioni sindacali in merito alla necessità di chiudere l’accordo entro la fine dell’anno. Dubbi e incertezze che non permettono un sereno confronto, visto che in ballo ci sono molteplici aspetti ancora tutti da chiarire e da spiegare ai lavoratori. Eva D’Oriano

EavBus, la fine di un sogno mai realizzatosi L’insolita richiesta dei lavoratori di EavBus Le speranze dei lavoratori affossate dalle incertezze future

I conducenti chiedono di essere impiegati come bigliettai e v.t.v.

È da tempo che non se ne parla ma molti si chiedono dove sia finita quella fantastica “idea” di trasporto nata tempo fa con Eavbus, quella grande ed unica realtà venuta alla luce dopo la fusione delle tre aziende su gomma, Circumvesuviana, Sepsa e Metrocampania, quel grande progetto che ha visto l’inizio e purtroppo, dopo appena quattro anni, anche la fine. È risaputo da tutti, anche da coloro che di trasporto non masticano, che lo stato di coma farmacologico in cui versa il trasporto pubblico locale è ormai inarrestabile, non solo in Campania, ma anche in altre regioni d’Italia (il caso Genova e non per ultimo, proprio in questi giorni, la grande manifestazione che si è tenuta a Firenze organizzata da tutti i dipendenti dell’azienda Ataf che hanno manifestato in un grande corteo dinanzi al municipio contro la disdetta d e g l i accordi integrativi e il frazionamento deciso dall’azienda). Ormai sembra chiaro, non solo per questo governo di “larghe intese” ma anche per quelli precedenti, che il diritto alla mobilità, ad avere un trasporto efficace ed efficiente, non è più considerato una priorità. Lasciano l’amaro in bocca tutti quei proclami sensazionalistici dei nostri governanti e dirigenti, siamo stanchi delle loro parole, delle loro promesse mai mantenute, perché diciamo la verità, non sono stati in grado di offrire alla cittadinanza un servizio adeguato, non hanno impedito lo smantellamento delle aziende, anzi, in alcuni casi ne hanno decretato la loro fine. Si potrebbe avere fiducia nella proposta e nel piano industriale del contratto di rete RTP, (Rete Trasporti Pubblica) siglato da EAV, CTP ed AIR , dove appaiono

Basta fare un paio di domande a parenti o amici che utilizzano i mezzi pubblici, per capire come la categoria degli autoferrotranvieri venga percepita dalla clientela: “sfaticati perdigiorno che le inventano tutte, pur di non lavorare e rubare lo stipendio”. Come in ogni lavoro, il personale di front-line viene subito additato quale causa principale di ogni malessere del cliente; oggi le aziende di trasporto pubblico esigono qualità insolite ad un operatore di esercizio (autista): alle fondamentali capacità di conduzione del mezzo, vengono richieste cortesia, calma, disponibilità e cordialità. Bisogna salutare i clienti che salgono sul mezzo, dare informazioni, essere disponibili e gestire ogni situazione con calma e pacatezza. Queste richieste potrebbero sembrare, a chi non conosce da dentro il mestiere dell’operatore di esercizio, semplici e ragionevoli. Noi che non possiamo esimerci dal guardare la realtà con gli occhi del lavoratore, dobbiamo dire che la questione è molto più complessa di come appare allo sguardo esterno. Guidare un bus non è come guidare un’auto, dove basta essere attenti al codice della strada e alle altre auto; un operatore di esercizio deve adempiere, oltre a questo, ad altri fondamentali compiti che richiedono bravura e attenzione: evitare frenate brusche, guardare gli orari della tabella di marcia, tenere un’andatura confortevole ma rapida, fare attenzione ai viaggiatori nel bus, controllare i viaggiatori sulle fermate prima di sostare e controllare le porte durante la salita e la discesa; di sicuro non sono compiti che richiedono una laurea specifica, ma richiedono la massima attenzione. Spesso quindi accade che un’autista debba ignorare le richieste dei clienti per

meglio coniugati gli interessi degli utenti e le garanzie occupazionali e salariali dei lavoratori. All’interno del piano sembrerebbe più definita la prospettiva per il futuro dell’azienda pubblica, a partire dal primo obiettivo, che è quello del pareggio di bilancio (nell’arco di un anno), dopo il quale Ctp e Air potrebbero riscattare l’azienda completamente, inglobando tratte, servizio e tutto il personale, per un’azienda pubblica più forte e strutturata. Ma nel piano industriale sembrano esserci una serie di condizioni insostenibili, come l’aumento delle percentuali di contratti di solidarietà e la totale internalizzazione dei servizi che produrrebbero altri drammi sociali nelle società dell’indotto. È possibile ancora credere che qualcosa di giusto venga fatto, dopo aver ascoltato solo chiacchiere e promesse non manten u t e ? Vogliamo ricordare che il gruppo Eav ferro e gomma è l’unica azienda in Camp a n i a che non ha ancora percepito quanto previsto nell’accordo una tantum promesso dalla nostra dirigenza entro il 31/12/13? Niente è scontato, è vero, nulla è sicuro, ma vogliamo renderci realmente conto dello stato in cui versano le nostre aziende di trasporto pubblico? Ci rendiamo conto che a pagarne le spese sono sempre loro, i lavoratori, coloro che di lavoro ci vivono? Il futuro impaurisce, il presente è invivibile. Che fine faremo? Un celebre cantautore diceva: “lo scopriremo solo vivendo”. Vivere nel trasporto pubblico oggi è diventato impossibile. Vincenzo Hauber

potersi concentrare e garantire la sicurezza dei viaggiatori e dei pedoni. Questo viene erroneamente percepito come un segno di maleducazione, strafottenza e disprezzo nei confronti del proprio lavoro. Ovviamente non siamo tutti santi, ma la quasi totalità della categoria in questione ha voglia di lavorare onestamente e al meglio delle proprie capacità, che ribadiamo, devono essere principalmente rivolte alla sicurezza di tutti. Una piccola rivincita da parte nostra, nei confronti di questa ingiusta reputazione, è stata regalata dagli autisti dell’exEAVBUS. Questi infatti, stanchi di dover subire l’umiliazione di non poter lavorare a causa dei disastri compiuti dalla classe dirigenziale, stanchi di non riuscire a giustificare alle proprie coscienze lo stipendio accreditato a fine mese, hanno fatto una richiesta insolita: piuttosto che rimanere in deposito a girarsi i pollici, in quanto i vertici aziendali non riescono a garantire un parco macchine efficiente ed in grado di coprire tutti i turni di servizio, hanno chiesto di poter essere impiegati come “bigliettai e verificatori” sui turni con maggiore affluenza. Secondo noi è una richiesta di grande maturità, di grande saggezza e di grande lealtà. Un vero e proprio schiaffo a coloro i quali ci hanno da sempre dipinto come pecore nere del TPL. È uno tsunami che dovrebbe scuotere le coscienze di chi, dopo anni di fallimenti e disastri, ha letteralmente ucciso il trasporto pubblico Campano. La categoria degli operatori di esercizio ha letteralmente gridato alla città la propria voglia di riscatto, adesso sta alle istituzioni recepirla e accogliere questo appello ridando nuova linfa a questo fondamentale settore. Giuseppe Carrara


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2014: ecco l’Imposta Unica Comunale

A.P.E. obbligatoria anche per la locazione

Cambia il nome ma non la sostanza del tributo

Obiettivo: migliorare l’efficienza energetica degli edifici

Dopo la trasformazione dell’ICI in IMU e dell’IMU in TRISE, ecco che la TRISE si è trasformata in IUC, acronimo di Imposta Unica Comunale. Cambia il nome ma non la sostanza del tributo che attraverso la tassazione del patrimonio immobiliare mira a fornire risorse agli Enti Locali per pagare i servizi indivisibili e i servizi di smaltimento dei rifiuti. La nuova imposta comprende quindi non solo l’IMU, ma altre due componenti: la TARI che finanzia la raccolta dei rifiuti urbani e la TASI che garantisce le risorse per i servizi indivisibili come il trasporto pubblico locale, l'anagrafe, l'illuminazione e la manutenzione delle strade che non possono essere offerti dai Comuni a domanda individuale. L’Imposta Unica Comunale punta a potenziare il ruolo federalista dei Comuni, ai quali spett e r à l’onere di decidere non solo le aliquote da applicare entro certi parametri ma anche le modalità e le soglie di sconto da applicare alle famiglie. Spetta agli amministratori locali, infatti, fissare le eventuali detrazioni da riconoscere ai cittadini tenendo presente che la filosofia tracciata dal legislatore non mira a far risparmiare il contribuente, bensì ad alleggerire il prelievo per chi usa meno i servizi. Possibili, quindi, le detrazioni per chi abita da solo, per chi risiede all'estero per più di sei mesi oppure per le abitazioni occupate solo per una stagione, come la casa al mare o in montagna. Il versamento dell’imposta sarà effettuato a partire dal 2014 tramite apposito bollettino di conto corrente postale, ovvero tramite le altre modalità di pagamento offerte dai servizi elettronici di incasso e di pagamento interbancari. Il versamento sarà corrisposto, per l’anno di riferimento, in quattro rate trimestrali, scadenti entro il 16 gennaio, 16 aprile, 16 luglio e 16 ottobre. I Comuni possono variare la scadenza e il

numero delle rate di versamento, ma al contribuente è comunque riconosciuta la possibilità di pagare in unica soluzione entro il 16 giugno di ciascun anno. All’interno dell’F24 che verrà inviato alle abitazioni di ciascuna famiglia vi saranno evidenziati i tre importi distinti con codice tributo autonomo per ciascuna componente dell’imposta. Solo la componente IMU sull’abitazione principale sarà pari a zero se si tratta di immobili che rispettano i requisiti richiesti dal legislatore e non accatastati come immobili di lusso (categorie A/1, A/8 E A/9). La TASI, invece, spetterà non solo al proprietario ma anche all’inquilino, se trattasi di immobile locato, e l’aliquota per l’abitazione principale varierà dall’1 al 2,5 per mille per il 2014 e avrà la stessa base imponibile dell’IMU. Mentre per le seconde abitazioni la somma di IMU e TASI non potrà superare il 10,6 per mille, secondo quanto sancito dalla norma. Nessuna novità per la componente per lo smaltimento dei rifiuti, cui tributo sarà commisurato ai metri quadri e al numero degli abitanti, secondo le regole già previste per la Tares, con la possibile istituzione di una tariffa puntuale come facoltà dell’ente comunale. Scelte complicate che dovranno conciliare obbligatoriamente col bilancio comunale, con l’indirizzo politico della giunta e le esigenze del territorio. Infatti, sebbene ai Comuni viene riconosciuta una maggiore libertà decisionale in merito all’imposizione fiscale sul proprio territorio, considerata la situazione finanziaria in cui versa la maggior parte del Paese, probabilmente gli amministratori locali avranno poco margine di manovra per riconoscere benefici fiscali ai cittadini senza la benché minima fiducia che qualcosa possa effettivamente migliorare in termini di servizi pubblici. Francesco Di Palma

Con il Decreto Legge 4 giugno 2013 n. 63 è stata introdotta la nuova certificazione energetica degli edifici denominata A.P.E., ovvero Attestazione Prestazione Energetica. Il documento, rilasciato da professionisti abilitati, certifica la classe energetica degli edifici, identificando con una serie di parametri la quantità di energia che viene consumata da un immobile nell'arco di un anno per il funzionamento degli impianti idrici, elettrici e di climatizzazione. La classe energ e t i c a dell’immobile dov r e b b e oscillare da un valore che va dalla A+ (alta efficienza energetica) alla lettera G (bassa efficienza energetica). L'attestazione ha una durata di 10 anni e deve essere rinnovata ogni qualvolta si verifichino interventi di ristrutturazione che interessino più del 25% della superficie totale dell'immobile. Inizialmente, la certificazione doveva essere esibita dal proprietario o dal costruttore solo nei casi di vendita dell'immobile ovvero all'inizio delle trattative e consegnata agli acquirenti al termine delle stesse. Ma a partire dal 6 giugno 2013, ai casi di vendita dell'immobile sono stati aggiunti anche la locazione, il comodato o la cessione dell’unità immobiliare a seguito dell’acquisto del diritto reale sulla stessa. Ciò significa che alla stipula dei contratti di vendita o di nuovi contratti di locazione di edifici o di singole unità immobiliari deve essere inserita un’apposita clausola con la quale l'acquirente o il conduttore danno atto di aver ricevuto le informazioni e la documentazione, comprensiva dell'attestato, in ordine alla attestazione della presta-

zione energetica degli edifici. Inoltre l’attestazione energetica deve essere obbligatoriamente allegata al contratto altrimenti ne derivano pesanti sanzioni pecuniarie che vanno dai 300 ai 1.800 euro per il proprietario che, in caso di nuova locazione, non doti l’immobile di Ape. Non corre invece l’obbligo nel caso in cui il contratto di locazione è stato stipulato prima dell’entrata in vigore del Decreto legge 63/2013. Per esso vale la precedente formulazione dell’articolo 6, comma 2-ter, del Dlgs 192/2005, per il quale «nei contratti di compravendita o di locazione di edifici o di singole unità immobiliari è inserita apposita clausola con la quale l'acquirente o il conduttore danno atto di aver ricevuto le informazioni e la documentazione in ordine alla certificazione energetica degli edifici. Nel caso di locazione, la disposizione si applica solo agli edifici e alle unità immobiliari già dotate di attestato di certificazione energetica ai sensi dei commi 1, 1-bis, 1-ter e 1-quater». In tale caso, salvo quanto disposto dalla normativa regionale, non era necessario consegnare l’attestato di certificazione energetica, ma era sufficiente, per gli immobili già dotati dell’attestazione, inserire nel contratto un'apposita clausola. Tra gli scopi della certificazione energetica, abbiamo non solo il miglioramento della prestazione energetica degli edifici, ma anche quello di fornire al proprietario o all’acquirente/ conduttore un valido strumento di informazione che possa rendere l’acquisto o la locazione più consapevole, giustificandone in questo modo anche il valore di mercato. Avv. Antonietta Minichino

La Campania per la prima volta arriva prima in classifica Primato per la disoccupazione giovanile alla nostra regione Lavoro sì, ma quello sconosciuto. In Italia quattro giovani (15-24 anni) su dieci attivi non ha lavoro e complessivamente i disoccupati su scala nazionale sono oltre 3 milioni. I dati Istat mettono in luce una situazione scoraggiante del pianeta lavoro. E che la Campania si attesti come una delle prime regioni d’Italia in tema di disoccupazione giovanile è un dato ormai indiscusso alla luce del 41,2% dei disoccupati in età giovanile. Il dato più allarmante, pari al 33,5%, è quello legato a giovani inattivi i cosiddetti “NEET” ovvero i giovani che non lavorano, non studiano e non frequentano corsi di formazione nell’età compresa tra i 15/29 anni. Giovani nullafacenti , direbbe qualcuno, ma vi è da aggiungere, non per scelta bensì per perdita di fiducia, e ciò affida considerazioni e riflessioni che non possono esimere le responsabilità politiche dei governi degli ultimi 20 anni. La disoccupazione vede quindi la Campania ai primi posti (fonte dati Istat 2013) e se è pur vero che le cose vanno male in tutto il Paese, è proprio alla nostra regione che va la maglia nera, la percentuale più alta. Come dire: nemmeno la disoccupazione è uguale per tutti! Le cause che hanno portato a questo dato esploso si individuano, pertanto, certamente nelle conseguenze di politiche eco-

nomiche inadeguate e sbagliate, aggravate dalle riforme del mercato del lavoro di quest’ ultimo anno che finalmente volge a

riforme del mercato del lavoro, il problema giovanile è ancora là ed insoluto. Paradossalmente la disoccupazione giova-

termine. Nonostante l’alto tasso di disoccupazione giovanile, le politiche volte ad affrontare il problema in Campania sono ancora ad uno stato embrionale e nonostante una serie di

nile è una conseguenza da un lato della mancanza di adeguati interventi di politica economica, dall’altro figlia della rigidità e dell’inefficienza del sistema di istruzione e formazione professionale che caratterizza-

no la bassa qualità dell’offerta formativa. A ciò si aggiunge la scarsità di risorse destinate alle politiche giovanili che rende le azioni in tale settore senza alcuna efficacia. Ci sono stati e ci sono tuttora iniziative e programmi interessanti che la Regione Campania sta realizzando con l’ausilio di fondi comunitari, ma visto lo stato di deterioramento della base produttiva si ha l’impressione che ancora molto resti da fare. Le agenzie pubbliche e private per l’impiego sono troppo piccole e disorganizzate. Il numero dei disoccupati per dipendente dei Centri per l’impiego è altissimo. Inoltre, il personale dei Centri per l’impiego è appesantito da un eccesso di mansioni burocratiche che deprimono ulteriormente la loro capacità di influenzare la disoccupazione frizionale. Insomma, si chiude un 2013 ove ciò che è stato fatto per l’universo giovanile non è abbastanza significativamente apprezzabile, ci auguriamo che con l’anno che verrà si mettano in pratica politiche più incisive che alimentino quella fiducia persa tra i giovani per quel lavoro ancora troppo sconosciuto per immaginarlo realtà! Ma anche se l’immaginazione non abbandona i giovani, è la speranza che rischia di venir meno. Vincenza Preziosi


ANNO 5, NUMERO 12

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Lux in tenebris, la speranza è l’arte

La poligamia nella cultura islamica

L’affascinante viaggio nei monumentali luoghi della città

Il privilegio degli uomini di sposare più di una donna

Un viaggio nelle profondità oscure, un percorso artistico in uno scenario incantevole e suggestivo ma a tratti inquietante. Una mostra unica nel suo genere che sarà possibile visitare di sera, nelle Catacombe di San Gennaro, in uno dei siti museali più suggestivi della nostra città. “Lux in tenebris” è un progetto portato avanti dalla cooperativa sociale La Paranza Onlus, che gestisce i meravigliosi siti delle Catacombe di Napoli e l’associazione artistica EsseArte, gruppo artistico che da anni si impegna per la diffusione dell’arte al di fuori dei circuiti tradizionali. Dopo il successo riscosso dalla mostra “Palecontemporanea”, a partire dal 6 dicembre per tutti i week end del mese sarà possibile ritornare a visitare il magico scenario in tufo delle catacombe di San Gennaro e la monumentale e maestosa Basilica dell’Incoronata Madre del Buon Consiglio a Capodimonte, di sera, in tre appuntamenti, alle 19.00, 20.00 e 21.00. “Lux in tenebris - la Speranza è l’Arte” è un viaggio, un percorso artistico in cui sarà l’arte ad illuminare la notte del visitatore, la sua luce giungerà negli spazi profondi dei luoghi incantevoli ed ammalierà tutti gli intrepidi ospiti. Affreschi millenari ma anche opere di artisti contemporanei, scultori, pittori, fotografi, e multimediali. Tutto il fascino della rappresentazione artistica si impone attraverso gli occhi scuri della notte, una vera occasione per i cittadini e per la moltitudine dei turisti che in questi giorni, prossimi al Natale, affolleranno il centro storico partenopeo, un’opportunità imper-

dibile per visitare l’antico luogo ricco di fascino e suggestione, attraverso visite serali guidate, in orari insoliti oltre la canonica apertura del sito. Tra ombre e luci artificiali, in un luogo incantato, in un sito archeologico e storico già di per se speciale e caratteristico, installazioni di 60 artisti contemporanei daranno voce ad un dialogo virtuoso tra arte antica e contemporanea, attraverso un fil rouge, la trascendenza. Per appassionati di arte, curiosi vari e per tutti coloro che hanno intenzione di emozionarsi attraverso l’arte sarà questo di Lux in tenebris un viaggio immaginifico tra affreschi antichi di mille anni, arricchiti da raffinati linguaggi dell’arte coeva. È questo il modo di avvicinare le persone all’arte, di far dialogare l’arte con il passato ed il presente sotto ogni sua forma espressiva; è questa l’arte di fare la differenza nei nostri antichi luoghi e misteriosi siti archeologici, dare la possibilità ai visitatori di farsi avvolgere dalla suggestione dei posti e diventare coprotagonisti di un viaggio oltre i limiti dell’immaginazione, tra opere di indiscusso valore artistico. Lux in tenebris è il modo di aderire con lo spirito all’opera d’arte, ai luoghi d’arte, in maniera profonda e totale, è la possibilità di ammirare delle opere in spazi giusti, dove possono godere della loro reale bellezza. Ed è con passione onnivora che bisognerebbe intraprendere questo percorso artistico che sicuramente fa la differenza ed è considerato imperdibile. A. S.

Hyde Park quarantaquattro anni dopo I Rolling Stones del 2013 sorprendono tutti! Fra le tante uscite discografiche di questo periodo, nonostantela crisi del disco, non è passato inosservato il disco live dei Rolling Stones, pubblicato il mese scorso. Il live accompagnato, come da consuetudine, in formato Cd, Dvd e Blu-ray, ha come titolo “Sweet Summer Sun: Hyde Park Live” . Dal titolo dell’opera si capisce che ogni riferimento al mitico concerto tenutosi nell’estate del 1969 in memoria di Brian Jones, morto due giorni prima del concerto per motivi ancora oggi del tutto poco chiari, non è per nulla casuale. Non a caso, nel video sono presenti alcune immagini del concerto di allora., A seguito della tragica fine di Jones, entrò a far parte degli Stones, esordendo proprio in quel live, Mick Taylor,per gli intenditori del Rock il miglior chitarrista degli Stones. Peccato che Taylor abbia militato nel gruppo soltanto 5 anni. Nel 1969, rispetto al concerto del 2013, mancava Ron Wood, che fece ingresso nella band nel 1975. Viene spontaneo, soprattutto per chi ha visto o ha vissuto l’esperienza dal vivo di uno o entrambi iconcerti, il paragone tra il primo ed il secondo live. Nel ’69parteciparono 300.000 persone (esibizione gratuita),che avevano, più o meno, la stessa età. Nel concerto di luglio di quest’anno il pubblico (circa 100.000) era composto da ben 4 generazioni. Un evento molto emozionante a cui hanno preso parte Mick Jagger, Keith Richards,

Charlie Watts e Ron Wood. Inoltre, la piacevole sorpresa Mick Taylor. All’appello è mancato solo Bill Wyman, ma ormai sono ben 21 anni che ha lasciato la band, sostituito degnamente da Darryl Jones (anche lui sul palco) , ancora oggi, pur suonando dal 1994 con gli Stones, Jones continua a non comparire mai come membro ufficiale della band, bensì come collaboratore. Una parata di “Greatest Hits”: da “Jumpin’ Jack Flash” a “Brown Sugar”. Jagger si è mostrato ancora agile ed eloquente, mentre Richards appare un po sminuito dalla presenza ingombrante di Taylor. Una nota in particolare va invece a favore di Darryl Jones, il quale, col suo assolo di basso, ha reso ancora più bella la nota “Miss You”. Conclude lo show, e non poteva diversamente, “Satisfaction”. Il filmato è bello, girato in HD, atmosfera di una serata afosa di fronte ad uno show profondo ed irrazionale. Questo concerto doveva celebrare i 50 anni di attività artistica della Rock’n’Roll Band più grande del mondo, invece, malgrado l’età, chi più e chi meno, intorno ai 70, gli Stones hanno fornito una performance tra le migliori degli ultimi 10 anni. Per chi ha amato ed ama ancora la musica Rock, per chi ha condiviso ogni forma di emozione ascoltando e seguendo tutti coloro che hanno “rivoluzionato” le menti di tante generazioni di giovani, non c’è cosa più gradita di questo Dvd, magari regalato dai loro cari per questo Natale. Rosario Mammola

Opinioni pregiudizievoli ed equivoche sono spesso ricorrenti quando ci si trova ad affrontare discorsi che concernono gli usi e i costumi afferenti la cultura islamicomusulmana. E la diffusione mediatica, molto spesso, accentua ed evidenzia quegli aspetti considerati dai molti “di matrice islamica”, inculcando negli individui, convinzioni errate che tendono a sviluppare, sovente, vere e proprie fobie. Non dimentichiamoci che all’epoca degli attentati alle torri gemelle, fu tale il clima di terrore diffusosi nel mondo occidentale da far prevalere nel pensiero comune la concezione dicotomica del musulmano-terrorista. Ebbene, quindi, se nell’immaginario collettivo il musulmano risulta essere terrorista, misogino e poligamico, con un’analisi attenta delle fonti del Corano andremo a sfatare alcune false credenze. Parleremo della poligamia, ovvero del presunto “privilegio” concesso agli uomini di sposare più donne. Tutti sanno cha tale pratica è diffusa nelle comunità musulmana ma è doveroso fare una precisazione: la poligamia non è stata istituita dall’Islam. Risaliva già all’epoca del vecchio testamento ed era liberamente esercitata nel periodo pre-islamico. Il merito del Corano sta nell’aver posto delle restrizioni a tale usanza, limitando a quattro, il numero di mogli consentite ad un uomo. Quanto alla liceità di tale tradizione, si ritiene opportuno chiarire un altro fondamentale aspetto: il Corano permette la poligamia ma sostiene e consiglia rapporti monogamici in base ai principi di giustizia e imparzialità. La sura IV del Corano (in arabo al-Nisā) dedicata alle donne, contiene il versetto n. 3 che meglio esplicita il concetto di poligamia: “Se temete di non essere equi con gli orfani, sposate allora due o tre o quattro tra le donne che vi piacciono e se temete di non essere giusti con loro, una sola, o le ancelle in vostro possesso; questo sarà più atto a non farvi deviare”. Tale versetto è un chiaro invito per l’uomo ad adottare un comportamento egualitario nei confronti di tutte le donne contratte in matrimonio, dal punto di vista economico, affettivo e sessuale. Risulta abbastanza evidente l’impossibilità da parte dell’uomo contraente ad assumere un atteggiamento totalmente impar-

ziale nei confronti delle proprie spose. Non potendo quindi conformarsi ai principi previsti dal libro sacro in merito alla poligamia , questa diviene, dal punto di vista pratico e giuridico, irrealizzabile. Viene spontaneo domandarsi il perché sulla scelta di rendere lecita questa pratica matrimoniale. Le motivazioni si rifanno a dinamiche statistico–temporali, ovvero è stato evidenziato che nella maggior parte delle comunità sociali le donne rappresentano, in termini numerici, la maggioranza rispetto agli uomini. Per quanto riguarda invece il

fattore tempo, bisogna tener conto del momento storico in cui venivano stabiliti alcuni principi, gli uomini morivano frequentemente in battaglie lasciando vedove e figli e la poligamia, in questo caso, rappresentava la giusta soluzione per donne sole e non in grado di sostenersi. La necessità di adeguare i principi islamici ai mutamenti sociali e generazionali non ha risparmiato, di certo, la questione della poligamia. Questa usanza in alcuni paesi come la Tunisia è stata abolita secondo l’impossibilità di soddisfare i criteri di giustizia e imparzialità, in altri permane ancora ma con alcune modifiche contrattuali. Infatti, oggi, è stato concesso alla donna di inserire nel contratto matrimoniale una clausola che impedisce al futuro marito di prendere altre mogli. Tale volontà deve essere rispettata, ed in caso contrario, se l’uomo non mantiene la parola data, la moglie può richiedere l’annullamento del matrimonio. In tempi odierni si trovano ancora casi di poligamia in villaggi e campagne dove permangono ancora forti le tradizioni, mentre nelle città si tende oramai a considerare solo il rapporto monogamico, soprattutto per motivi economici. Corinne Bove

Natale al cinema: risate coi fiocchi Nelle sale italiane tante le pellicole ricche di allegria In un periodo in cui l’unica ricetta sicura per richiamare un grande pubblico al botteghino sembra essere la capacità di regalare ore di spasso e di risate, questo Natale il filone si arricchisce con offerte di primo livello. Il 2013 segna il ritorno al cinema di Leonardo Pieraccioni con “Un fantastico via vai”, una commedia che, riprendendo le atmosfere de “I laureati”, sfrutta l’effetto nostalgia per aprire una finestra sulle nuove generazioni. Tra speranze, sogni e tante risate si cercherà di ricostruire anche le tante incertezze di chi tenta di affrontare il futuro con entusiasmo, frenato però dalla mediocrità politica e da un deludente mercato del lavoro. Tornerà nelle sale anche un altro regista che si è fatto conoscere dal grande pubblico proprio grazie alle storie nate tra i banchi di scuola, Fausto Brizzi, che questa volta ha riunito un cast spettacolare per il suo “Indovina chi viene a Natale?”. La pellicola racconta tante piccole storie accomunate dalla festa più attesa dell’anno e, sfruttando la verve di attori del calibro di Raul Bova, Claudio Bisio, Diego Abatantuono e Carlo Buccirosso, riuscirà a regalare tante risate, ma anche a commuovere, raccontando un moderno Natale italiano. Anche nel 2013 non mancherà il cinepanettone targato De Lau-

rentis e firmato Neri Parenti. Questa volta toccherà a “Colpi di fortuna” risollevare le sorti di un format che ha perso smalto nel tempo e che quest’anno, oltre all’inossidabile Christian De Sica, potrà puntare su Luca & Paolo e Lillo & Greg, che tra superstizioni, eredità e lotterie cercheranno di strappare più di un sorriso agli spettatori in sala. Per ridere in compagnia dei più piccoli, invece, la Disney ha sfornato un nuovo classico: “Frozen”. I protagonisti di questo cartone animato saranno la valorosa Anna ed il coraggioso Kristoff che, accompagnati da una simpatica renna e da un buffo pupazzo di neve, sfideranno una temibile profezia per riportare la pace nel loro regno. Per chi ama l’humour graffiante di Woody Allen, questo Natale ha portato in dono il nuovo progetto del regista newyorkese ispirato da una nuova musa: “Blue Jasmine” con Cate Blanchett. La splendida attrice interpreterà un’elegante donna mondana alla ricerca di un equilibrio dopo una serie di fallimenti. Chi ama Allen non potrà non apprezzare la risalita del maestro dopo il tonfo di “To Rome with love”. Ci aspetta un Natale ricco di risate, dunque, e a noi non resta che riempire le sale e farci travolgere da questa valanga di allegria. U. E.


Le migliori app per imparare la lingua

Natale: doni e regali

Metodi innovati per facilitare l’apprendimento

È giunto puntuale come sempre il Natale, la madre di tutte le feste, o forse dovremmo dire il babbo di tutte le feste? Come molte altre cose della vita anche questa ricorrenza ha una doppia lettura. C’è il Natale di Gesù Bambino, c’è anche quello di babbo Natale. Alcuni diranno ma come non sono la stessa cosa? No, non sono la stessa cosa, sono due realtà che dividono lo stesso luogo spazio-temporale, in modo così intrecciato tra loro, confondendosi in modo tale che anche i più attenti di noi fanno fatica a distinguere i due eventi. L’immagine del divino Bambino così roseo, sereno, già benedicente, circondato dal bue e l’asinello, i pastori e i Santi Genitori esalta la spiritualità, il senso di pace. La nascita del Bambino Gesù e già di per se un “miracolo”, un dono. Pensate alle circostanze in cui avvenne. Sin dal concepimento, poi scomparendo alla strage degli innocenti. Come non emozionarsi e sentirci “migliori” innanzi a tale “dono”, a cotanto evento? Poi c’è l’uomo “grande”, pacioso, bonario, vestito di rosso , dal volto ridente e rubizzo, satollo. Questo è il Natale dell’abbondanza materiale, tempo fa si sarebbe detto del “consumismo”, sicuramente lo è del “consumo”. Tavole traboccanti di leccornie, accompagnate da squisiti “nettari”. “Regali” ai bimbi, ai genitori dei bimbi, ai nonni dei bimbi, a tutti. Innumerevoli beni di consumo regalati in occasione della “nascita miracolosa”, ma distribuiti e consegnati dal “pacione” vestito di rosso con candida barba fluente. Alla fine, quando termina questa orgia “materialistica- spirituale” si tirano le somme. Tutte le valutazioni dell’evento trascorso sono soggettive, come tutte le impressioni ed emozioni che si hanno nel corso della vita. Il mio personalissimo metro di valutazione in questo 2013, mi porta ad una conclusione sorprendente, inaspettata, sono incredulo! Ebbene quest’anno, dopo essermi sforzato a dipanare le due “entità” che trovano compiutezza nel loro simbiotico incedere, ritengo (da laico) che il “dono” più bello sia giunto da Gesù bambino. Già, dono e non “regalo”, perché nel dualismo delle feste natalizie, c’è anche la doppia lettura del ricevuto. Non c’è “regalo” per quanto grande e costoso, preziosissimo o rarissimo portato da Babbo Natale, che possa eguagliare il “dono” fatto a tutti noi donandoci un Papa di nome Francesco! Un “dono” che dice “Non mettetevi proni innanzi al Dio denaro”. Che dice : “Ritroviamo il valore dell’uomo, non arrendiamoci alla globalizzazione dell’indifferenza”. Questo lo dice il Papa! Un Vescovo di Roma, che ex “Cattedra” istituisce una commissione sulla pedofilia“ per la sofferenza delle vittime”! Un Papa, come dire, così umano, così vicino alle persone da mettere d’accordo l’umano col Divino”. Le parole, le prese di posizioni assunte dal Santo Padre, sono “lenitive” anche per la coscienza di un “mangiapreti” come il sottoscritto. Si ha l’impressione che Papa Francesco riesca ad essere punto di riferimento anche per i non credenti, ciò non è un “dono” da poco! Auguri a fratello Sole e sorella Luna. Buone feste a tutti voi. Vi saluto e sono l’Autoferroagricolo

Uscire dalla Champions ma avanzare in Europa

Passano gli anni, cambiano le mode ma anche i metodi per studiare le lingue del mondo. A confronto, l’avvento delle nuove tecnologie portatili, tra cui gli smartphone, fanno sembrare i professori ed i loro metodi di insegnamento già arcaici e antiquati rispetto a tempi moderni. Molti sono, infatti, i software che consentono agli studenti, ma anche ai meno giovani, di imparare una lingua straniera divertendosi, abbandonando del tutto la sensazione di noia e disagio durante la fatidica ora di lezione. Tra i programmi più scaricati dai possessori di smartphone in questo momento abbiamo Duolingo, un’applicazione di apprendimento linguistico progettata in modo che gli utenti progrediscono attraverso specifiche lezioni in cui le parole apprese possono essere praticate con semplici esercitazioni. Difatti, l’app offre ampie e differenti prove scritte, ma anche parlate e dettate in lingua madre allo scopo di abituare l’utilizzatore a familiarizzare col nuovo lessico. La preparazione della lingua si considera acquisita quando l’utente ha completato tutte le lezioni associate a ciascuna idoneità. Alle prime lezioni tutti hanno a disposizione quattro "vite ", che diventano solo tre a quelle successive. Ad ogni errore si perde una vita, e dopo aver sprecato tutte le possibilità disponibili non resta altro che ripetere la lezione iniziata. Altra interessante applicazione per studiare la lingua è MosaLingua, che, grazie ad un metodo molto efficace ed appassionante, permette di memorizzare un numero

impressionante di vocaboli in inglese e frasi chiave in tempo record. I dialoghi integrati, ideati da un team di esperti, permettono di migliorare la comprensione orale e la capacità di parlare inglese senza troppi sforzi. L’applicazione utilizza la memoria visiva e auditiva, affinché i vocaboli appresi entrino poco a poco nella memoria degli utilizzatori, i quali possono esercitarsi anche in modalità offline. Diversa dalla precedenti, Babbel è invece una comunità online che propone esercizi e corsi completi di lingua alcuni gratuiti, altri a pagamento - per le principali lingue del mondo. Gli esercizi sono assistiti, come in altri casi, dal riconoscimento vocale che permette di confermare se una parola è stata ben pronunciata oppure se va ripetuta. Analogo è Busuu, un innovativo servizio di social network per l'apprendimento delle lingue. La particolarità della piattaforma è la possibilità, da parte di ogni utente, di aiutare gli altri studenti a migliorare le proprie capacità linguistiche. I corsi dell’applicazione sono fondati su 4 livelli A1, A2, B1 e B2 e ciascuno di essi è suddiviso in unità didattiche che coprono più di 150 temi fondamentali. In ogni sezione si possono trovare molti tipi di materiale: dal vocabolario alle frasi chiave, dai dialoghi ai documenti audio, podcast e PDF, il tutto per permettere agli utenti di testare i loro progressi con un breve esame interattivo. Insomma, ormai non ci sono più scusanti per non apprendere altre lingue. F. D.

Primo bilancio e progetti futuri del nuovo Napoli di Benitez L’anno sta per finire, e come sempre è il momento giusto per far bilanci, il nuovo progetto con a capo Rafa Benitez ha solo sei mesi, ma ha già lasciato un segno indelebile nella storia del Napoli. Non è un caso se il ranking UEFA ci pone nella primissima fascia, ossia al quattordicesimo posto, seconda squadra italiana dopo il Milan, al tredicesimo, e prima della Juventus che è diciannovesima. Certo, un progetto così giovane avrebbe avuto bisogno di più tempo per essere giudicato, ma la spregiudicatezza tattica, figlia di una ritrovata autostima, è evidente ed innegabile, già dai primi giorni. Una squadra, il Napoli, che grazie all’influenza iberica dei suoi maggiori protagonisti, ha solo un verbo nel suo dna: vincere. Inutile quindi aspettarsi strategie di pareggio o l’inserimento di un difensore in più durante la partita in caso di vantaggio, il Napoli gioca con un unico obiettivo, quello di oltrepassare con il pallone la linea di porta avversaria. Certo, con un pizzico di strategia difensiva, avremmo potuto avere qualche punto in più, magari saremmo riusciti a passare il girone di Champions, ma vuoi mettere la soddisfazione di battere Arsenal e Borussia o dare quattro palloni al “sabbatico” Maz-

zarri. Adesso bisogna rafforzare il progetto, la campagna acquisti di Gennaio dovrà essere mirata ad apportare gli opportuni accorgimenti per rendere ancora più forte la squadra, l’innesti di un centrale difensivo, un terzino di fascia e di un centrocampista di qualità, potrebbe rendere questa squadra invincibile. Ed allora potremmo sognare l’aggancio dei “non colorati” e, perché no, una finale di Europa League a Torino sempre contro di loro, per poterli battere senza paura, nella loro tana, anche e soprattutto perché l’arbitro, stavolta, sarà europeo, ed il vantaggio di un goal in fuorigioco iniziale non potranno averlo. Quindi una squadra con molti campioni, ma uno di loro merita un inciso particolare, Higuain ha solo 26 anni ma ha già una grandissima esperienza internazionale, Argentina, Real Madrid, abituato a giocare con campioni del calibro di Messi ed Ignesta, eppure, ci ha emozionato con quelle lacrime versate al San Paolo, in uno stadio che in quel momento è diventato suo di diritto, sperando che un giorno, dopo aver vinto coppe e campionati, oltre al numero 10, ritireremo per rispetto anche la 9 del “pipita” Higuain. A. A.

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