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CRISI CLIMATICA: AGGIORNATO IL PIANO NAZIONALE DI ADATTAMENTO

di G. MARTELLI - S. LANZA

La crisi climatica con tutte le sue conseguenze è oramai sotto gli occhi di tutti: bombe d’acqua, frane e alluvioni sono sempre più frequenti nel mondo. Per contrastare e ridurre i rischi del global warming il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha pubblicato a inizio anno l’aggiornamento - dalla prima versione del 2018 - del Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici. Un Paese come il nostro che va spesso incontro ad emergenze naturali, necessita di un piano della gestione del rischio affidabile e al passo con i tempi, l’Italia, infatti, si trova nel cosiddetto “hot spot mediterraneo”, un’area ad alta vulnerabilità riguardo i cambiamenti climatici. Per questo il documento è stato aggiornato tenendo in considerazione: il progresso dei tempi, l’insediamento di un nuovo Governo, i recenti disastri naturali, l’interesse più alto verso le energie rinnovabili e l’aggravarsi della crisi climatica. Al fine di giungere a considerazioni meritevoli, il MASE aveva già illustrato il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici alle Regioni nel corso di due riunioni, tenutesi il 7 novembre e il 20 dicembre dello scorso anno. Il Piano è stato redatto in sinergia con l’UE e con altre fonti internazionali con l’obiettivo di fornire degli standard su attività e procedure per contrastare il cambiamento climatico anche ad altre aree del mondo. Il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica in Italia, Gilberto Pichetto Fratin, ha definito il Piano uno “strumento di programmazione essenziale contro il rischio idrogeologico”, ponendo l’accento sulle recenti tragedie che hanno colpito il nostro Paese come la frana di Ischia che ha causato 11 morti, o l’alluvione delle Marche dello scorso Settembre. Il

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Ministro ha affermato: “Queste tragedie ci hanno ricordato di quanto sia assolutamente necessaria, in Italia, una corretta gestione del territorio e la realizzazione di quelle opere di adattamento per rendere le nostre città, le campagne le zone montuose, le aree interne e quelle costiere più resilienti ai cambiamenti climatici”. Il Piano presenta, tuttavia, alcune criticità come il rischio dell’allungamento dei tempi della VAS (Valutazione Ambientale Strategica) e della burocrazia seguente, che non consente di gestire velocemente le pratiche. Uno degli scopi principali della strategia nazionale è evitare che gli effetti negativi socioeconomici derivanti dagli impatti climatici creino o aumentino la disuguaglianza sociale ed economica, creando disparità in termini di accesso alle risorse, al lavoro e più in generale, alla prospettiva di una vita dignitosa. Il Piano individua un insieme di 361 azioni di adattamento e ad ognuna di esse è stato attribuito un giudizio di valore (basso, medio, medio-alto e alto) che ne valuta efficienza, efficacia, effetti di secondo ordine, performance in presenza di incertezza, implementazione politica. Secondo quanto ha riferito il Ministero dell’Ambiente, entro tre mesi dal decreto ministeriale di approvazione del PNACC verrà istituito un Osservatorio nazionale per l’adattamento ai cambiamenti climatici. In seguito l’Osservatorio avrà altri sei mesi per individuare le modalità, gli strumenti e i soggetti competenti per l’introduzione di principi, misure e azioni di adattamento ai cambiamenti climatici nei Piani e Programmi nazionali, regionali e locali. Entro dodici mesi dall’insediamento, l’Osservatorio dovrà anche definire modalità e strumenti settoriali e intersettoriali di attuazione delle misure del PNACC ai diversi livelli del Governo.