Il terremoto di brescia del 1222

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Il terremoto di Brescia del 1222

Sismicità storica, elemento certo su cui riflettere di Luca Quaresmini Brescia - Sismicità storica, elemento certo su cui riflettere. Alla possibilità d’incidenza del fenomeno tellurico, in cui il suolo si muove ad onde ed oblitera la linea dell’orizzonte, l’associazione “Arnaldo da Brescia”, ha dedicato uno fra gli incontri culturali che, nel capoluogo bresciano, configurano gli appuntamenti organizzati dal sodalizio stesso su argomenti vari di partecipazione civile e di approfondimento settoriale, connesso alla realtà locale, secondo propositive opportunità di pubblica condivisione, promosse con il titolo di “Parliamo di Brescia e della sua Provincia”. Realtà questa, connaturata ad una specificità territoriale, alla quale il 2012 offre, fra l’altro, il computo cronologico dei settecentonovant’anni dal notevole terremoto accaduto il giorno di Natale del 1222, nelle due distinte scosse di un’entità presunta con magnitudo 6,8 e con grado 11 della scala Mercalli, attraverso quella virulenza rispettivamente riscontrata alle ore 11 ed alle ore 14, con epicentro nella zona immediatamente a sud del colle Cidneo di Brescia, fra l’attuale piazza Paolo VI e via Mazzini. Sull’argomento sono intervenuti Giuseppe Berruti, autore del testo “Il terremoto di Brescia del 1222”, pubblicato su “Annali Queriniani” della Grafo, nel terzo tomo del 2002, Riccardo Bartoletti, storico dell’arte, Cesare Giovanardi, formatore, ed il geologo Carlo Cossali, per riflettere su un tema che, sviluppato nell’attualità, fa rivivere la storia, in un connubio d’interscambio di confronti possibili fra epoche diverse nelle quali il passato si riverbera in un impatto rapportato al presente, secondo testimonianze varie che modulano le proporzioni di utili conoscenze. Dalla sommatoria statistica, per una contestualizzazione contenutistica particolarmente rappresentata nello specifico dal terremoto avvenuto a Brescia vari secoli fa, il presente pone alla ribalta della stessa città quelle valutazioni che si confanno alla complessità ed alla problematicità del fenomeno sismico, anche in relazione alla riconfigurazione del territorio interessato, fra l’altro, alla realizzazione di importanti e recenti infrastrutture, come la metropolitana leggera che lo definiscono in un assetto mutato, rispetto al passato. In tal senso, nel corso dell’incontro, avvenuto a ridosso di quella metà di novembre che nel 2012 avvicina lo scorrere dei giorni alla data della ricorrenza del sisma di medioevale memoria, Cesare Giovanardi ha, fra l’altro, espresso la necessità che Brescia abbia l’aggiornamento del piano antisismico: “Anche a fronte dell’ingente spesa di

un miliardo di euro per la metropolitana cittadina, il Comune dovrebbe premunirsi di un nuovo documento in materia di sismicità, per dare compiutezza qualitativa, nell’integrazione con i vari parametri di studio corrispondenti all’interazione globale con il territorio, dell’opera stessa”. La conferenza, concretizzatasi nella sede del “caffè letterario”, al secondo piano dell’emporio merceologico “Buonissimo” al civico 23 di via Mameli a Brescia, è stata introdotta da Roberta Morelli, per conto dell’associazione “Arnaldo”, che, nel presentare i relatori, ha precisato che tale iniziativa segue una serie di proposte lanciate dal sodalizio fin dal 1997, secondo il “ciclo Caffè & Chiacchere, per approfondire gli aspetti meno conosciuti della cultura e della tradizione di Brescia e della sua Provincia”. Ravvisate come “conversazioni culturali”, le conferenze, realizzate per la cura di Roberta Morelli, hanno il qualificato supporto di segreteria di Rosanna Nicotra e di Mario Manna, a riferimento di quegli incontri dei quali il programma, approntato nell’accennata sede, fissa per le ore 18, del calendario di mercoledì 21 novembre la trattazione del tema “Il Priorato di Verziano e la Chiesa di San Nicola”, di mercoledì 28 novembre, l’approfondimento invece di quanto attinente “L’area archeologica del Capitolium. Nuovi linguaggi per una storia antica”, di mercoledì 5 dicembre, in ordine allo sviluppo di alcune considerazioni per un’analisi ricognitiva annunciata come “Alla riscoperta del Liberty a Brescia e provincia”, di mercoledì 12 dicembre, in relazione a “Poeti e scrittori celebri in visita a Brescia”, di mercoledì 19 dicembre, secondo il quadro mutato, rispetto agli appuntamenti decorsi, nei termini di un “Recital dialettale. Poeti bresciani di ieri e di oggi. Poesie di Canossi, Cibaldi, Urbinati e Scaramella” con l’attore Sergio Isonni e la giornalista Piera Maculotti. Dei trecentottantasei documenti che, dal 1223 al 1380, hanno fissato, nella preziosa attestazione di una carrellata di manoscritti, alcune informazioni allusive del terremoto di Brescia del 1222, pare che uno solo sia di origine bresciana, nella fattispecie di una pergamena, conservata nell’Archivio della Cattedrale di Brescia, che l’allora vescovo Alberto da Reggio aveva inviato ai diciassette canonici del Capitolo, preposti a tale realtà ecclesiastica, per comunicare la riduzione del numero dei loro ruoli occupati in tal veste, a motivo delle difficoltà di vario genere, originatesi per effetto del sisma patito. Con quel fenomeno tellurico, Brescia aveva avuto distruzioni proporzionate in un’entità che, per le cronache, lo avevano fatto distinguere come “terremoto di Brescia”, di cui anche Salimbene De Adam (1221–1287),

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religioso dei Frati Minori, si era occupato nei suoi scritti, nei quali, riguardo l’argomento accennato, aveva affidato alla sue tramandate memorie: “L’anno del Signore 1222 furono

abbattute le mura della città di Imola dai Bolognesi e dai Faentini e le porte di quella città furono trasportate nella città di Bologna. E nello stesso anno, nel giorno della natività di nostro Signore Gesù Cristo, ci fu un fortissimo terremoto nella città di Reggio, intanto che Nicola, Vescovo di Reggio, predicava nella chiesa maggiore di Santa Maria. Questo terremoto fu per tutta la Lombardia e la Toscana. Fu chiamato terremoto di Brescia, perché qui ebbe più forza, tanto che i bresciani, usciti dalla città, abitavano al di fuori nelle tende, in modo che gli edifici non crollassero sopra di loro. Molte case, torri castelli di bresciani crollarono a causa di quel terremoto. I bresciani si erano così abituati a quel terremoto che, quando la cima di qualche torre o casa cadeva, guardavano e ridevano clamorosamente”. Rovinosamente compromessa la costruzione del battistero, allora situata nell’attuale piazza Paolo VI, dove pure era andato distrutto, per azione del sisma, l’edificio cittadino di maggior culto, il circostante palazzo del Broletto e la chiesa attigua, poi conosciuta come “Duomo Vecchio”, sembra che invece non avessero rivelato danni da rimarcare con entità pari alle strutture citate, in quanto in quei frangenti, risultavano essere ancora in costruzione. Il terremoto, con epicentro nella parte nord orientale del centro abitato, aveva intaccato l’assetto urbano cittadino, coniugando naturalmente una drammatica devastazione alla generalità dei luoghi dell’intera area abitata, fra i quali, alcuni, essendo più noti di altri, hanno tramandato, insieme alla propria storia, il danno subito, come nel caso della chiesa “San Faustino e Giovita ad sanguinem” e del Vescovado. Nel diagramma storico, esaminato durante la conferenza, il sisma del 1222 aveva seguito, in ordine di tempo, altre devastazioni ambientali, riscontrate a Brescia, sia nel 1051 che nel 1117, a causa di due terremoti che ne hanno interessato il territorio senza coglierla ad epicentro e nel 1096, per un incendio di vaste proporzioni, mentre nel 1162 ci aveva pensato d’autorità l’imperatore Federico Barbarossa a fare distruggere la cinta muraria, poi ricostruita dai bresciani fra il 1183 ed il 1187, secondo quell’impronta originaria che rivelava l’antico tracciato impresso ai confini cittadini dall’apporto romano ed, in seguito, longobardo. In quella “Brescia medioevale che parla il linguaggio mercantile”, contraddistinta da una fase di ripresa ed interessata ad uno sviluppo urbano rivolto ad ovest, anche in relazione all’implementato utilizzo dei corsi d’acqua come il Garza, e dei canali come il Bova, il Celato ed il Dragone, quattordici porte erano d’accesso alla città, configurandone gli aspetti allusivi della dinamicità di quei rapporti che erano significativi di un’economia aperta ad una fase espansione destinata a conoscere una battuta d’arresto, nell’avvicendarsi di periodi posti a scavalco su un piano di spartiacque, fra un prima ed un dopo, per il verificarsi del terremoto. L’evento sismico del giorno di Natale del 1222 faceva sperimentare a Brescia quanto madre natura, “matrigna”, aveva da tempo immemore infisso nel ventre terrestre della sua zona di ubicazione, secondo quel tracciato geologico, definito nella linea critica di dislocazione sismica che attraversa la città, coniugandola, da un lato, alla zona del lago di Garda, e della Franciacorta fino al Sebino, per l’altro verso di quella geografia, riguardo la quale indagini probabilistiche applicate sulla base dei periodi di incidenza dei fenomeni tellurici, si pronunciano normalmente attraverso stime redatte con presunzione per difetto. Tutto questo per significare che se i dati dell’esplicito verificarsi della sismicità nel territorio bresciano sono diluiti fra loro in un notevole lasso temporale, la statistica non assolve comunque il fatto che le connotazioni geologiche della zona di riferimento a Brescia rientrino, secondo gli esperti, in una sismogenetica attiva importante, stretta, oltre tutto, nella cosiddetta “Avanfossa Padana”, compresa dalle due catene montuose delle Alpi e, molto di più a meridione, degli Appennini, che migrano in direzioni opposte, calamitate in polarità assecondate dall’immemore storia geologica di quei luoghi che interessano anche il territorio bresciano, considerato a basso rischio di terremoti, per meri numeri di calcolo probabilistico, ma pur sempre situato su una faglia sismica attiva. Nelle considerazioni che conseguentemente hanno portato a sottolineare l’opportunità che le istituzioni si prendano carico della complessità problema, approfondendo gli studi sismici, pure investendo nella prevenzione e nell’informazione, dalla conferenza, organizzata dall’associazione “Arnaldo da Brescia”, è emerso anche un interessante accenno alla figura di sant’Emidio, serafico celeste protettore invocato contro i terremoti.

Data di pubblicazione: 27/11/2012 - ore 02:00 Questa notizia è pubblicata su www.popolis.it

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