TUTTOBRINDISI Ottobre 2011

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L’editoriale

di MARCELLO ORLANDINI

E ORA LA LEGGE-BAVAGLIO ANCHE PER I SITI INTERNET “Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. Modifica della disciplina in materia di astensione del giudice e degli atti di indagine. Integrazione della disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche”, punto 29: “Per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono”. Quarto comma: “Al quarto comma, dopo le parole: «devono essere pubblicate» sono inserite le seguenti: «senza commento»...”. È questo passaggio del disegno di legge su cui ruota oggi il massimo impegno del governo di centrodestra per salvare come sempre gli interessi personali e aziendali di un unico uomo, mentre il Paese scivola verso il fondo di una crisi economica sempre più grave, e restano inascoltati gli appelli di industriali e sindacati, di economisti e osservatori internazionali, le proteste della relatrice in commissione della Camera, Giulia Bongiorno. Sono queste poche righe dunque che il 5 ottobre hanno declassato ulteriormente l’attuale assetto anche delle nostre libertà democratiche, con il clamoroso blocco per protesta degli accessi dall’Italia alle proprie pagine da parte di Wikipedia, la più grande enciclopedia online del pianeta. Vale la pena riportare almeno anche la prima parte del messaggio che il 5 ottobre 2011 gli utenti italiani del web hanno trovato al posto della pagina di Wikipedia prescelta: “Cara lettrice, caro lettore, in queste ore Wikipedia in lingua italiana rischia di non poter più continuare a fornire quel servizio che nel corso degli anni ti è stato utile e che adesso, come al solito, stavi cercando. La pagina che volevi leggere esiste ed è solo nascosta, ma c’è il rischio che fra poco si sia costretti a cancellarla davvero”. “Negli ultimi 10 anni, Wikipedia è entrata a far parte delle abitudini di milioni di utenti della Rete in cerca di un sapere neutrale, gratuito e soprattutto libero. Una nuova e immensa enciclopedia multilingue e gratuita. Oggi, purtroppo, i pilastri di questo progetto - neutralità, libertà e verificabilità dei suoi contenuti - rischiano

TUTTO BRINDISI N. 35 › Ottobre 2011 Autorizzazione Tribunale di Brindisi n. 4 del 13/10/1995

Direttore responsabile Marcello Orlandini Direttore editoriale e commerciale Fabio Mollica

di essere fortemente compromessi dal comma 29 del cosiddetto DDL intercettazioni”. “Tale proposta di riforma legislativa, che il Parlamento italiano sta discutendo in questi giorni, prevede, tra le altre cose, anche l’obbligo per tutti i siti web di pubblicare, entro 48 ore dalla richiesta e senza alcun commento, una rettifica su qualsiasi contenuto che il richiedente giudichi lesivo della propria immagine. Purtroppo, la valutazione della lesività di detti contenuti non viene rimessa a un Giudice terzo e imparziale, ma unicamente all’opinione del soggetto che si presume danneggiato”. “Quindi, in base al comma 29, chiunque si sentirà offeso da un contenuto presente su un blog, su una testata giornalistica on-line e, molto probabilmente, anche qui su Wikipedia, potrà arrogarsi il diritto indipendentemente dalla veridicità delle informazioni ritenute offensive - di chiedere l’introduzione di una rettifica, volta a contraddire e smentire detti contenuti, anche a dispetto delle fonti presenti”. E dire che in Italia c’è ancora qualcuno che dubita dell’esistenza di menti da MinCulPop dietro questa grande operazione bavaglio. Una cortina di bugie la copre, per dimostrare al Paese che la cancellazione dei diritti fondamentali della libertà di stampa sia la prima, vera emergenza che ci assedia, mentre in realtà i diritti alla rettifica delle notizie sono ampiamente, in vari modi e in varie sedi, e da molti anni tutelati dalle leggi italiane. Tutto questo lede i diritti civili e la libertà di ogni cittadino italiano. Noi ci uniamo alla denuncia di questo attentato alla libertà di stampa perché vogliamo continuare a svolgere in assoluta democrazia e consci delle nostre responsabilità il nostro lavoro di informazione, pronti a riconoscere i nostri errori e a risponderne, ma disposti a combattere con tutti gli strumenti offerti dalla Costituzione per impedire che cali il buio sulle malefatte, i comportamenti immorali, le indegnità, qualora vi fossero, dei poteri pubblici e privati, e per non restare disarmati di fronte a rettifiche infondate e menzognere. Che i brindisini siano liberi e orgogliosi della loro città, e lo dimostrino alle prossime elezioni. Noi, bavaglio o non bavaglio, faremo la nostra parte.

Hanno scritto su questo numero Marcantonio Gallo, Guido Giampietro, Stefano Lamonica, Iole La Rosa, Giovanni Membola, Cosimo Saracino.

Editore: Edizioni Futura srl, Brindisi - Via de’ Catignano, 35

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U

Rimorchiatori Barretta dentro o fuori dal porto? Per deciderlo, dopo anni di discussioni, è stata istituita una commissione. Intanto la famiglia di imprenditori avrebbe già trovato una soluzione conveniente. Nell’arsenale. di Marcello Orlandini

n vecchio detto che circola da sempre tra i politici più smaliziati e dotati di autoironia è: “Se non vuoi fare nulla, fai una commissione”. E a giudicare dai risultati di quella istituita qualche anno fa per individuare un nuovo sito nel porto di Brindisi per la stazione rimorchiatori, la massima in questione non sembra poi tanto cinica ed esagerata. Infatti per la stazione rimorchiatori il nuovo sito non è stato individuato (sono passati almeno tre anni), e la ditta Fratelli Barretta continua ad occupare la banchina e lo specchio d’acqua di via Thaon de Revel, al rione Sciabiche, in regime di continua proroga. Anzi, l’ultima è scaduta a giugno. Ecco un’altra bella patata bollente per il professor Hercules Haralambides. Molto probabilmente in un altro porto la questione sarebbe stata risolta da un pezzo dai soli servizi tecnici, e solo con lo sforzo di una firma da parte del numero uno dell’Authority, ma a Brindisi no. Spostare i rimorchiatori fuori dal porto interno è l’unica, vera fatica di Ercole che attende il nuovo presidente dell’Autorità Portuale. I suoi predecessori non hanno fatto molto, anzi hanno fatto nulla per risolvere la questione. Tranne, appunto, designare una commissione. E’ stato molto più facile, un paio di anni fa, buttare fuori dal Seno di Levante un piccolo cantiere navale. E che cosa è successo ieri, lunedì 26 settembre nella ex Stazione Marittima di piazza Vittorio Emanuele II? Hanno fatto un’altra commissione, sempre con lo stesso scopo: trovare un nuovo sito alla stazione rimorchiatori. Ma come si fa a dire che i Barretta sono potentissimi, che sono loro “il Porto”, che sono inamovibili? Forse è tutto questo cincischiare

Storia la

infinita

con il problema che alimenta il mito. Certo, le cose sarebbero più chiare ed evidenti se l’Autorità Portuale individuasse un sito, ordinasse formalmente il trasferimento della stazione rimorchiatori, e i Barretta non volessero andarsene dal Seno di Ponente. Invece sino ad oggi l’impresa ha sempre detto che è pronta a muoversi, ma chiede una zona del porto idonea. Dove ? Il problema è proprio questo, e si incastra perfettamente con la questione del sistema tariffario che vige per il servizio di rimorchio nel porto di Brindisi. Infatti è stabilito – come è stato riportato altre volte – che la tariffa oraria base di un rimorchiatore dell’impresa dei Fratelli Barretta preveda una maggiorazione del 50 per cento quando la prestazione viene effettuata fuori dal porto interno. Cioè, basta che il rimorchiatore metta il muso fuori dal Canale Pignonati e la tariffa cresce della metà. Se poi è anche un giorno festivo, aumenta di un altro 50 per cento. Così, senza neppure usare i cavi, l’assistenza all’entrata e all’uscita di una carboniera di 200 metri o poco più può costare all’armatore minimo 20mila euro. Uno dei punti che rendono molto calda la faccenda è questo. Se la stazione rimorchiatori, come è normale che sia, fosse spostata nel porto medio o nel porto industriale (ad esempio, alla nuova grande banchina di Costa Morena Est in fase di infrastrutturazione, ma quasi completata), sarebbe valida la regola del “più 50 per cento”? Molto probabilmente no, venendo a mancare la condizione di uscita dal porto interno. E considerando che a Brindisi quasi tutti i servizi dei rimorchiatori avvengono fuori dal porto interno, il taglio al fatturato dell’impresa è facilmente quantificabile. Quindi, quando la ditta Barretta dice che è disposta a muovere la propria base dalle Sciabiche, dopo svariati decenni, è anche disposta ad

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andare fuori dal Canale Pigonati, oppure no? E qui si innesta la ragione principale che rende necessario lo spostamento della base rimorchiatori. Il progetto di riqualificazione urbanistica del lungomare Regina Margherita, di piazzale Flacco e sino allo sbarramento della servitù rappresentata dalla base della Marina Militare nel Seno di Ponente, rende incompatibile la presenza delle unità e dei servizi tecnici dell’impresa di rimorchio. Quindi, prima o poi, la partita andrà chiusa. Sempre per esigenze indicate dal progetto di massima del waterfront e dallo stesso Documento programma-


PORTO I L’ETERNO PROBLEMA

Alcuni rimochiatori della flotta dell’azienda portuale Barretta

lavoro devono fare gli enti, per il servizio di rimorchio a Brindisi? Un regolamento costantemente aggiornato e munito dei pareri delle associazioni nazionali di categoria dell’armamento nelle loro varie articolazioni che – come si è visto – è tutt’altro che svantaggioso. Ordinanze che praticamente rendono quasi impossibile la liberalizzazione nel settore perchè presuppongono, quant’anche il concorrente disponesse della flotta richiesta dalla Capitaneria di Porto, circostanze di insoddisfazione per l’attività svolta dell’esercente il servizio in carica. E i Barretta, con gli investimenti che hanno fatto e l’esperienza che hanno, figuriamoci se sgarrano. Ma i servizi portuali più ingombranti devono andare in siti che non compromettano i futuri sviluppi urbanistici, e la commissione ha questo mandato. Ecco i nuovi componenti e quelli riconfermati: per l’Autorità Portuale stavolta c’è il segretario generale (in scadenza l’anno prossimo) Nicola Del Nobile; quindi per il Comune di Brindisi riconfermato l’architetto Maurizio Marinazzo, affiancato questa volta dall’ingegnere Francesco Dileverano; per la Capitaneria di Porto c’è il nuovo comandante della sezione tecnica, il capitano di corvetta Francesco Stagira; per l’Assindustria il presidente, Giuseppe Marinò. Per la Provincia (c’era nella prima commissione Pablo Zito) e per la Camera di Commercio ancora non si sa. Insomma, la faccenda è grossa.

R

tico preliminare al Piano urbanistico generale, anche l’altro corno del porto interno, il Seno di Levante, dovrebbe essere off – limit per i rimorchiatori: gli architetti, assieme all’amministrazione civica, hanno immaginato l’abbattimento delle barriere che impediscono l’uso alla città di quel settore del porto interno, visto come un naturale prosieguo della zona di via Mattonelle che vi si affaccia, pensando ad attività turistiche e commerciali collegate al diporto e alle crociere, con negozi, agenzie, aree di sosta. Invece, secondo alcune voci di banchina, l’ex presidente

dell’Authority, Giuseppe Giurgola, stava meditando di spostare proprio nel Seno di Levante la base rimorchiatori, magari concedendo anche in uso il capannone che l’ente portuale sta ristrutturando. Ma si tratta, appunto, di voci. Intanto ai Barretta il Comitato portuale, organismo al quale Haralambides è intenzionato a sottoporre il caso, non potrà non votare per una ulteriore proroga, che obiettivamente non si può negare visto che non ci sono idee e neppure il tempo per farsele venire. Forse si andrà sino al 31 dicembre. E poi? Dipenderà solo dalla commissione? Ma quanto

iuscirà la commissione appena eletta a trovare una sistemazione alternativa alla base dei rimorchiatori? A quanto pare, l’impresa Barretta non avrebbe intenzione di affidarsi, come si dice, mani e piedi legati al tavolo di esperti designato in Autorità Portuale e avrebbe già una ipotesi di soluzione in tasca. Altro che trasferimento dal porto interno al porto medio, o addirittura al porto industriale (come sarebbe giusto vista la prossimità, in quel caso, dei terminal utilizzati dai principali clienti della Fratelli Barretta). Secondo alcune fonti, la base rimorchiatori resterà nel porto interno, sempre nel Seno di Ponente, ma in maniera non conflittuale con il nuovo presidente dell’Autorità portuale, Hercules Haralambides. Infatti i Barretta si sarebbero andati a ricavare uno spazio adeguato più ad ovest rispetto all’attuale sito in via Thaon de Revel alla Sciabiche, e cioè proprio nel recinto dell’Arsenale della Marina, con una trattativa con i militari di cui non si conoscono termini e condizioni, ma che darebbe all’azienda di rimorchio una nuova area operativa, sia pure in servitù militare. Tutto questo scongiurerebbe il venir meno di una quota importante della composizione del fatturato dei rimorchiatori (si salverebbe il famoso 50 per cento in più). In più, al coperto della servitù militare in cui l’Autorità Portuale non potrebbe mettere mano, l’impresa Barretta sarebbe al riparo da ogni futuro evento, di riassetti portuali, fatta eccezione per quello dell’abbandono da parte della Marina Militare del Castello Svevo-Aragonese e annessi. Quindi, in ultima analisi, il Comune e l’Autorità Portuale dovrebbero risultare accontentati perché non ci sarebbe più ostacolo o interferenza al maquillage del waterfront di Lungomare Regina Margherita e suo naturale proseguimento sino alla barriera di Maricom, e i Barretta alla fine non perderebbero i vantaggi tariffari avallati per anni in ogni sede brindisina e romana. A meno che un comandante di Capitaneria o un presidente di Autorità portuale un giorno decidano che le ordinanze che sostengono il monopolio di fatto dell’impresa Barretta a Brindisi non sono talmente superate e svantaggiose per armatori ed eventuale concorrenza, o comunque obsolete rispetto alle nuove esigenze del porto, da vararne di nuove. Accadrà mai? www.brindisireport.it 5


PORTO I L’ETERNO PROBLEMA

LA VERSIONE DEI BARRETTA La famiglia proprietaria dei rimorchiatori: «La commissione deve decidere solo sull’area a terra. Il nostro fatturato non potrà diminuire. E per il bene del porto è meglio restare in una banchina non operativa» Ecco la risposta della famiglia Barretta a quanto riportato nell’articolo alle pagine precedenti. INCARICO E RITARDI. «L’oggetto dell’incarico della nuova commissione è solo l’area a terra adibita a cantiere ove sono riposti gli strumenti e le attrezzature necessarie all’esercizio della impresa. In passato l’impresa Barretta ha più volte manifestato la propria disponibilità a liberare tale area (oggetto di concessione demaniale), ma le amministrazioni interessate non hanno mai provveduto a dare la disponibilità di un nuovo sito il quale, deve comunque trovarsi nelle immediate vicinanze dell’approdo per

esigenze di sicurezza e prontezza operativa (ordinanza n.80 del 1992). Ad onor del vero, nell’aprile del 2008 la Commissione istituita dall’ex presidente dell’Autorità Portuale dott. Giurgola aveva individuato una postazione idonea in un locale di proprietà della Provincia; purtroppo tale amministrazione nonostante le nostre numerose sollecitazioni, non ha mai dato alcun riscontro alle nostre istanze. I ritardi perciò non dipendono da comportamenti dilatori dell’impresa Barretta, che anzi non è rimasta inerte e sta provvedendo a ristrutturare un immobile di sua proprietà sempre in via de Revel n. 43, ove è pronta a

trasferire le proprie attrezzature di terra non appena saranno cominciati i lavori. Con la demolizione dei manufatti a cura e spese della nostra impresa, si libererà l’area demaniale a terra. FATTURATO SALVO Lo spostamento dei rimorchiatori dallo specchio d’acqua in cui si trovano ad altra area del porto non provocherebbe alcun taglio al fatturato della impresa. Infatti, la maggiorazione del 50% per le prestazioni rese nel porto medio o esterno non è strettamente collegata al luogo di esecuzione della prestazione, ma è collegata ad un complesso meccanismo di revisione tariffaria, stabilito dalla legge; tale principio, prevalente su ogni altro criterio, impone che il fatturato delle concessionarie del servizio rimorchio, riconosciuto quale servizio pubblico essenziale (legge n. 146/1990) rimanga costante a parità di traffico. Tale principio serve a mantenere un equilibrio tra i costi e i ricavi che con senta alla concessionaria di effettuare i consistenti investimenti che la medesima sostiene per mantenere il servizio sempre al massimo dell’efficienza (h24).

Questa è la ragione per cui le tariffe del servizio sono soggette a revisione biennale e sono sottoposte ad un complesso iter procedimentale che prevede la consultazione preventiva dell’utenza, vale a dire delle associazioni sindacali che fanno capo agli armatori delle navi prima della loro approvazione da parte dell’Autorità Marittima. Tali principi e meccanismi vengono applicati in tutti i porti italiani con il benestare del Consiglio d’Europa. Come si vede, è un contesto in cui le singole concessionarie non hanno alcun margine per decidere autonomamente le tariffe da applicare. Peraltro, a puro titolo di cronaca, le nostre tariffe sono più basse e competitive di quelle di molti altri porti compreso quello di Bari e Taranto. BANCHINE OPERATIVE E NON Lo spostamento dei rimorchiatori in altra area (come da voi prospettato a Costa Morena Est), sarebbe sicuramente un impedimento alla crescita del porto, perché penalizzerebbe banchine che invece devono rimanere operative (come Costa Morena), mentre oggi i rimorchiatori occupano una banchina non operativa.

IL COMMENTO di Marcello Orlandini

Strani meccanismi, leggi di mercato e ordinanze impugnabili Da quanto la stessa impresa Barretta afferma, esiste un complesso meccanismo che, se abbiamo ben capito, serve a garantire costantemente il fatturato dell’impresa di rimorchio tenendo in considerazione l’esigenza della stessa di effettuare rilevanti investimenti nella propria flotta e nelle proprie attrezzature. I ministeri competenti e la Commissione europea lo consentono perché si tratta di un servizio pubblico essenziale. Questo non vuol dire che non si possa criticare tale sistema. Noi viviamo in un Paese dove altri servizi pubblici essenziali stanno per andare in malora a causa dei tagli apportati dalla manovra finanziaria, vedi il trasporto locale. E dove un sistema essenziale per la nazione, come quello della difesa, presenta non pochi casi di ricorso alla cannibalizzazione dei pezzi di ricambio. E che dire della crisi della compagnia aerea di bandiera e delle sue vicissitudini di qualche anno fa? O del fatto che anche l’Enel, l’Eni e le compagnie private - che garantiscono l’approvvigionamento energetico del Paese - sono sul mercato e non hanno più da tempo né monopolio né fatturati garantiti? Non finiremmo più di discutere. I Barretta hanno chiarito di avere una tariffa garantita, ad aggiornamento biennale, sottolineando che è più bassa di quelle di Taranto e Bari. Tuttavia questo non è merito loro. E non sono stati loro a firmare l’ordinanza che stabilisce - fissate alcune esigenze del porto - che chiunque aspiri in regime di libero mercato a gestire a Brindisi il servizio di rimorchio deve avere una flotta se non del tutto simile, almeno non sensibilmente inferiore a quella dei Barretta, e che tuttavia la concessione non può che essere unica, e quella vigente non si può revocare se la gestione non offre motivi di scontento o disservizio. È bene riepilogare quanto abbiamo scritto. Abbiamo parlato di spostamento della base dei rimorchiatori, quindi non solo delle unità di servizio ma anche della logistica. La storia dell’ex Circolo Nautico è a noi ben nota. Non sta scritto da nessuna parte che la Provincia doveva concedere o vendere quell’immobile all’impresa Barretta. 6 TuttoBrindisi Ottobre 2011

Impresa che si era dichiarata da tempo disposta a spostare la propria base, preferendo però uno spostamento di poche decine di metri: nell’ex Circolo Nautico prima, in via Thaon de Revel ora. Domanda. Ma a che serve allora la nuova commissione designata dall’Autorità portuale? Non siamo certo i servizi tecnici dell’Autorità Portuale per consigliare dove spostare i rimorchiatori. Abbiamo parlato di Costa Morena Est in via del tutto generica, come si sarebbe potuto parlare di altre parti del porto. A proposito dell’ordinanza citata dall’azienda, che prescrive che la distanza tra unità e base logistica non può essere tale da mettere a rischio l’immediata operatività dei rimorchiatori, è appunto un’ordinanza. Può essere sostituita anche da un’altra, a seconda dell’opinione del comandante della Capitaneria pro-tempore. Infine, l’azienda non fa alcun cenno al fatto che le esigenze di spostamento della base rimorchiatori da quel sito sono legate ad interventi urbanistici che il Comune ha progettato o immagina. E se un giorno un sindaco ordinasse lo spostamento? I Barretta impugnerebbero l’ordinanza? Anche quelle che hanno stabilito l’attuale ordine delle cose sono, in teoria, impugnabili. Ma a che serve. Il fatturato non cambierebbe con uno spostamento altrove. Forse è solo un problema di sistemazione tecnico-logistica. E allora buon lavoro alla commissione. Nella foto Domenico Barretta e Giuseppe Giurgola (ex presidente dell’Autorità portuale)


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1 ESCLUSIVA

NEGRAMARO ESSERE I NUMERI G

iuliano Sangiorgi è il frontman della rock band più popolare ed amata d’Italia, ma è rimasto il ragazzo di provincia semplice e timido che era prima di diventare così amato e conosciuto. Poi sul palco si trasforma in un folletto, ma di persona è il tipo che se lo ringrazi per aver accettato di farsi intervistare ti risponde: «Ma come grazie, sono io che devo ringraziarti!». Lo interrompiamo durante le prove del tour che finalmente è partito, l’1 ottobre scorso, dopo lo slittamento dovuto all’operazione alla gola cui il cantante si è dovuto sottoporre nei mesi scorsi. E poiché Checco Zalone quando lo imita lo prende in giro perché parlerebbe sempre del Salento, partiamo proprio da lì. Cosa pensi dell’idea di una Regione Salento? Non mi piace assolutamente. Il Salento è un’identità culturale molto precisa, ha il suo fascino, come tutte le zone del mondo che hanno da difendere una cultura indigena. Altro che chiudersi o delineare nuovi confini, io sono a favore di un’apertura al mondo in maniera totale. Tornare al sottoregionalismo, o al sottoinsieme, non ha proprio senso. Piuttosto dovremmo aprirci, perché la diversità deve convivere nel mondo. Il Salento è storia, passato, cultura, famiglia ma deve aprirsi al mondo e conoscerlo. Io amo il Salento. Lo amo e per alcuni aspetti lo odio. Così come amo e odio Bari o Foggia allo stesso modo. Qual è la canzone di Casa 69 che ti piace di più? Non riesco a sceglierne una. Le sento tutte mie. E la stessa cosa accade al resto della band. Ma ce ne sarà una che ti emoziona più di altre. Per esempio a me ogni volta che ascolto Apollo 11 scappa la lacrima. Ti ringrazio. Fece lo stesso effetto a mia madre la prima volta che gliela feci ascoltare. Ah sì? E com’è andata? Ero appena tornato dall’America, e ogni volta che torno da un viaggio resto ore a parlare con lei. Quella notte abbiamo fatto le 5 del mattino, e lei mi parlava dello sbarco sulla Luna, delle attese,

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L’8 ed il 9 novembre il loro tour arriva a Bari, per due serate che si annunciano indimenticabili e sold-out. Giuliano Sangiorgi, leader della rockband più amata d’Italia, ci svela i segreti del loro successo. E parla della sua terra e della Puglia, bocciando l’idea di una Regione Salento. di Fabio Mollica


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I sei componenti della band. Al centro c’è Giuliano Sangiorgi.

«Ma quale sottoregionalismo! Dobbiamo aprirci ancora di più al mondo, perché dobbiamo imparare a saper convivere con la diversità»

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dell’emozione del momento, della voglia e della necessità di tenere sempre un sogno nel cassetto, di sognare e sperare. Il sogno in quei giorni era la Luna. Andai a letto e la canzone venne fuori di getto. Quando al mattino gliela feci sentire, scoppiò in lacrime. Che musica ascolti? Tutta, dalla classica (Gershwin), ai Led Zeppelin, ai Queen of the Stone Age a Caetano Veloso. Ma ne ascolto davvero tantissima. Quando è un’arte e non solo un genere. Al concerto di Jovanotti a Lecce, l’estate scorsa, ti sei esibito in un pezzo difficile, “Love is a losing game” di Amii Winehouse. In quel contesto è stata una cosa inaspettata. Che serata! L’ingresso sul palco è stato davvero emozionante. Lorenzo la sera prima era stato a cena da me e siamo rimasti svegli fino alle 3 di notte. La canzone di Amii l’avevo già cantata il giorno del suo matrimonio e mi ha chiesto di riproporla live. È stata una serata magnifica. Cosa fai quando non lavori? Quando non lavoriamo viaggio, ma non per fare il turista. Anche se devo dire che viaggiamo sempre per lavoro. Sono nella felice condizione di chi non smette mai di lavorare, perché ama il suo lavoro, e di chi può dire che lavora anche quando non lo sta facendo, perché una canzone ti può venire in ogni momento. Se tutti potessero fare il lavoro che amano, lo farebbero anche 48 ore al giorno. Per me scrivere è fondamentale. Quando i medici ti hanno detto che dovevi operarti hai avuto paura di non poter più cantare? No, paura di dover smettere no. Ero solo triste per dover sospendere il tour. Ma per fortuna i fans hanno capito ed hanno aspettato. Ed oggi siamo costretti ad aggiungere nuove date in tutta Italia. Credo che la tua voce sia tornata più matura e più forte di prima. Beh, sì, è il frutto dell’esperienza, dei concerti. Come saranno i concerti del nuovo tour? Lavoriamo con uno staff di visual-

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maker fantastico, sono inglesi che hanno elaborato un concept live stupendo. E poi ci sono tante sorprese ed intrecci con teatro e cinema. Ogni sera Casa 69 diventerà Teatro 69, con attori diversi che in città diverse reciteranno monologhi. In questo modo daremo spazio ad un teatro che in Italia non ha più posti. Avete registrato “La finestra” a San Francisco e “Casa 69” a Toronto. Dovete per forza andare così lontano per creare capolavori? No, non andiamo in posti così lontani per presunzione o esterofilia, ma per tornare al nostro nucleo, a noi sei e basta, un nucleo allargato a chi ha lavorato con i grandi del mondo musicale, gente che magari non ti ha mai ascoltato e quindi ha l’orecchio più obiettivo. Vivete insieme, lavorate insieme. Non sentite mai la necessità di restare soli? È vero, Casa 69, la cascina in cui viviamo, è una factory casa-lavoro. Ma ci ritagliamo i nostri momenti di solitudine. E sai cosa accade in quei momenti? No. Che sentiamo il bisogno di sentirci sempre. Come trovi l’ispirazione per scrivere?

Giuliano Sangiorgi ospite al concerto di Jovannotti, svoltosi l’estate scorsa allo stadio di Lecce (foto di Elisabetta Romanelli). A destra la copertina del prossimo numero di PugliaMagazine, in uscita a fine mese. Le canzoni arrivano senza sapere da dove e perché. Cosa pensi dell’Italia di oggi? L’Italia ha un popolo fantastico, che però deve svegliarsi su concetti come socialità e collettività. C’è da rifare l’Italia. E gli italiani sono pronti a farlo. E come vedi la Puglia? La Puglia è la mia casa ed è un paradiso, soprattutto culturale e artistico, si veda gli esempi di Puglia

Sound o il lavoro fatto nel settore cinematografico. Sono orgoglioso di questa apertura verso l’arte, perché chi l’ha stimolata ha capito che l’arte è alla base della convivenza civile e pacifica, non è solo intrattenimento. L’arte buona fa vivere meglio un popolo, magari non dà da mangiare ma crea la spiritualità giusta per mangiare. È ovvio che ti riferisci a Nichi Vendola, politico che apprezzate e che avete sostenuto. Ma non ti sembra che si sia un po’ afflosciato? Credo che sia un momento in cui le cose si stanno per riaccendere. Qual è il posto che più ami in Puglia? Ogni posto ha la sua magia. Il Salento è il posto in cui sono nato, ma ogni volta che giro la Puglia, oppure che vado all’estero e torno a casa, rimango colpito dal fascino della mia terra, che va da Foggia a Leuca. Qual è il tuo piatto tipico preferito? Fave e cicoria. Vi rivedremo mai a Sanremo? No. Voglio dire: grande rispetto per Sanremo, è un posto grandissimo che è servito a farci conoscere. Ma noi non vogliamo gareggiare, perché in musica e nell’arte non c’è gara. Perché i salentini sono così orgogliosi di essere salentini? Credo che brindisini, tarantini, baresi e foggiani non sentono nè vivono allo stesso modo il legame con la loro terra. Non saprei. Di certo il Salento è un territorio che ha tanto da raccontare. Ma rimane una terra bella se si apre allo scambio, non se diventa un ghetto. Tra “La finestra” e “Casa 69” sono trascorsi tre anni. Quando vedremo il vostro prossimo cd? Non lo so. Ma abbiamo già scritto materiale per un paio di dischi. Ma ora c’è il tour in Italia, e in primavera qualche tappa all’estero.


www.brindisireport.it “Datemi la sete, andrò a cercare una sorgente” 11


Una scena de “L’Avaro” di Moliere, interpretato e diretto da Arturo Cirillo

“LA CULTURA NON HA CONFINI NÈ CATALOGAZIONI”

Bruno Pezzuto

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CULTURA I LA NUOVA STAGIONE DEL VERDI

UNA STAGIONE COI FIOCCHI L di Fabio Mollica e Marcello Orlandini

a Fondazione Nuovo Teatro Verdi presenta il cartellone 2011/2012 e lo fa partendo da un punto fermo: il sindaco Domenico Mennitti resta come presidente onorario. Rimarrà al timone dell’ente, senza percepire indennità alcuna, fino alla elezione del prossimo sindaco. L’invito a restare, per assicurare la continuità, è giunto proprio dal commissario prefettizio Bruno Pezzuto. Alla presentazione della nuova stagione, avvenuta nei giorni scorsi nella sala conferenze dell’ex Convento delle Scuole Pie c’era anche l’ex primo cittadino. E c’era l’assessore provinciale alla Cultura, Paola Baldassarre, che ha confermato quanto il presidente Massimo Ferrarese aveva annunciato nelle ultime settimane: «Sosterremo la Fondazione, con 200mila euro e non più con 250mila euro l’anno, ma non stanzieremo alcuna somma in bilancio. I soldi saranno presi direttamente dalla convenzione con l’Enel». Resta da capire quando questa convenzione sarà firmata, visto che se ne parla ormai da due anni. In ogni caso, a partire da venerdì 11 novembre, il Verdi riaccenderà le luci sullo spettacolo di qualità, con un cartellone di grandi firme, che il direttore artistico Italo Nunziata descrive così: «Importanti ospiti internazionali, qualità e ricchezza della programmazione, omaggi ai più autorevoli interpreti del teatro italiano e prestigiose collaborazioni con storiche istituzioni culturali, sono i segni caratteristici della stagione 2011-2012, che anche quest’anno beneficerà del sostegno di imprese private grandi e piccole che hanno scelto la linea del mecenatismo di cultura anglosassone, diffusosi in Italia solo negli ultimi anni, a parziale compensazione della riduzione del finanziamento pubblico nel settore della cultura».

Cantine Due Palme e Banca Popolare Pugliese sono gli sponsor della coinvolgente «Carmen» flamenca con cui la compagnia della madrilena Aida Gomez aprirà la stagione, mentre l’Eni rende possibile la doppia serata-evento del 25 e 26 gennaio, dedicata a quello che è già stato ribattezzato lo spettacolo dell’anno, «L’opera da tre soldi» di Brecht e Weill interpretata da Massimo Ranieri, Lina Sastri e Gaia Aprea. Suonerà l’Orchestra del San Carlo di Napoli, teatro con il quale Brindisi ratifica una collaborazione già avviata da tempo, consacrando all’opera teatrale simbolo del Novecento lo spazio per la lirica abitualmente riservato al repertorio melodrammatico. La sezione prosa, tradizionalmente la più ricca nel cartellone del Nuovo Teatro Verdi, è un viaggio al maschile tra classico e contemporaneo. C’è il Settecento di Goldoni, con «L’uomo prudente» interpretato da un signore del palcoscenico, Paolo Bonacelli (6 e 7 dicembre), ma ci sono anche lo Shakespeare de «La bisbetica domata» con Edoardo Siravo e Vanessa Gravina diretti da Armando Pugliese (12 e 13 gennaio), il «Cyrano de Bergerac» di Rostand, con Alessandro Preziosi in scena e, per la prima volta, in veste di regista (1 e 2 febbraio), «L’avaro» di Moliére, interpretato e diretto da Arturo Cirillo, figura di spicco della nuova scena teatrale italiana (16 e 17 febbraio), e la moderna riscrittura che Testori fece di Manzoni con «I promessi sposi alla prova» nella messa in scena di Sandro Lombardi e Federico Tiezzi (22 e 23 febbraio). Nella galleria di mostri sacri del teatro italiano c’è posto anche per Gabriele Lavia, regista dei «Masnadieri» di Schiller (29 febbraio e 1 marzo), per Franco Branciaroli, in arrivo con «Servo di scena» di Ronald Harwood (27 e 28 marzo), e per

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CULTURA I LA NUOVA STAGIONE DEL VERDI

11 NOVEMBRE 2011

CARMEN

Compagnia De Danza Aida Gomez. 29 NOVEMBRE 2011

MI SCAPPA DA RIDERE

regia Giampiero Solari, con Michelle Hunziker 6/7 DICEMBRE 2011

L’UOMO PRUDENTE di Carlo Goldoni, regia Franco Però con Paolo Bonacelli

Michele Placido, che realizza la regia del pirandelliano «Così è (se vi pare)» guidando sul palco Pino Micol, Luciano Virgilio e Giuliana Lojodice (3 e 4 aprile), quest’anno tra le poche interpreti femminili, alle quali - del resto - era dedicata la passata stagione. Per cui, a modo suo, fa eccezione anche il one-woman-show «Mi scappa da ridere» con Michelle Hunziker (29 novembre), attesa incursione nel teatro leggero insieme al musical «Happy Days» della celebrata Compagnia della Rancia (7 e 8 marzo). Un altro pezzo da novanta del teatro italiano (e da qualche anno anche del cinema) è Toni Servillo, che il 12 aprile ritrova il fratello Peppe, cantante degli Avion Travel, per uno «Sconcerto» su musiche di Giorgio Battistelli insieme all’Orchestra Tito Schipa di Lecce, istituzione concertisticoorchestrale con la quale la Fondazione Nuovo Teatro Verdi rinnova un’importante partenariato artistico. Così come prosegue la collaborazione con il Teatro pubblico pugliese, presieduto da Carmelo Grassi, che oltre alla «Carmen» inaugurale è al fianco della Fondazione per «Servo di

22/23 FEBBRAIO 2012

I PROMESSI SPOSI ALLA PROVA di Giovanni Testori, regia Federico Tiezzi, con Sandro Lombardi e Iaia Forte

29 FEBBRAIO/1 MARZO 2012

I MASNADIERI

di Friedrich Schiller, regia Gabriele Lavia 7/9 MARZO 2012

HAPPY DAYS

di Gary Marshall, regia Saverio Marconi

15 DICEMBRE 2011

CERTE NOTTI

coreografie di Maurizio Bigonzetti, canzoni e poesie di Luciano Ligabue

14/15 MARZO 2012

PSY

Les 7 Doights de la Main regia, scene e costuni di Shana Carroll 3/4 APRILE 2012

12/13 GENNAIO 2012

LA BISBETICA DOMATA

di William Shakespeare, regia di Armando Pugliese, con: Vanessa Gravina, Edoardo Siravo 25/26 GENNAIO 2012

L’OPERA DA TRE SOLDI di Bertolt Brecht e Kurt Weill, regia Luca De Fusco, con Massimo Ranieri e Lina Sastri 2/3 FEBBRAIO

CYRANO DE BERGERAC di Edmond Rostand, regia (e con) Alessandro Preziosi 16/17 FEBBRAIO 2012

L’AVARO

di Molière, regia Arturo Cirillo 14 TuttoBrindisi Ottobre 2011

scena», per altri due spettacoli di danza, «Certe notti» dell’Aterballetto con coreografie di Mauro Bigonzetti su musiche e poesie di Luciano Ligabue (14 dicembre) e «Il lago dei cigni» del Balletto Accademico di San Pietroburgo (24 aprile), e per l’altro evento della Stagione 2011-2012, il funambolico spettacolo di teatro-circo «Psy» della compagnia francese Les 7 Doigts de la Main (14 e 15 marzo), ulteriore appuntamento di respiro europeo (dopo l’omaggio a Cechov dello scorso anno con «Donka» di Daniele Finzi Pasca) in sintonia col progetto di «internazionalizzazione della scena» che la Fondazione continua a condividere col consorzio. La campagna abbonamenti della stagione 20112012 prevede fino al 14 ottobre la possibilità di rinnovo degli abbonamenti Full e Fast; dal 17 ottobre al 5 dicembre la sottoscrizione dei nuovi abbonamenti Full e Fast e dal 21 ottobre delle tessere Free. I biglietti per la serata inaugurale possono essere acquistati a partire dal 31 ottobre, mentre i biglietti per tutti gli altri spettacoli a partire dal 23 novembre. Il botteghino è aperto dal lunedì al venerdì, esclusi i giorni festivi, dalle ore 10.30 alle 13 e dalle ore 17.30 alle 20. Nei giorni di spettacolo il botteghino resterà aperto dalle ore 10.30 alle 13 e dalle 19 sino a inizio spettacolo. Info botteghino 0831.56.25.54. Romina Giurgola

COSÍ È (SE VI PARE)

di Luigi Pirandello, regia Michele Placido, con Pino Micol e Giuliano Lojodice 12 APRILE 2012

SCONCERTO

Toni e Peppe Servillo, musiche di Giorgio Battistelli. Orchestra Fondazione Tito Schipa di Lecce.

24 APRILE 2012

IL LAGO DEI CIGNI

Balletto Accademico di Stato di San Pietroburgo, coreografia di Marius Petipa e Lev Ivanov, musiche di Caikovskij


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16 TuttoBrindisi Ottobre 2011


GUIDO GIAMPIETRO storie nostre

MEGLIO SOLI O CON IL GRANDE SALENTO? Anche Bari e Lecce si candidano a Capitale europea della Cultura. E Brindisi...

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el primo libro delle Epistole Orazio scrive: “Non stupirsi di nulla è quasi l’unica, la sola cosa, o Numicio, che può fare e conservare felici”. Questo spiega il fatto che io - a Brindisi - felice non lo sarò mai! Perché infatti mi sono stupito moltissimo allorquando l’allora sindaco Mennitti, il 28 gennaio del 2009, nell’avanzare la candidatura della città a Capitale europea della Cultura per il 2019, sottolineava che “Brindisi è dotata delle caratteristiche che si richiedono, storico-architettoniche e archeologiche, paesaggistiche e ambientali, sulle quali agisce una politica culturale in via di significativo consolidamento”. Uno stupore, il mio, giustificato dal fatto che, fino a quel momento, la cultura - a meno di sparute nicchie elitarie - in città era sconosciuta ai più. Insomma qui si respirava un’aria diversa da quella che, a detta di Hosseini Khaled (in Mille splendidi soli), c’era a Herat dove “non si poteva stendere una gamba senza dare una pedata in culo a un poeta…”. Infatti, come si poteva parlare di cultura a Brindisi quando un’intera generazione era stata privata dell’arricchimento che il teatro, nelle sue varie forme, riesce a procurare allo spirito? E può albergare la cultura in un contesto sociale privo d’una Università (mi riferisco a un ateneo “stanziale” e non certo alle facoltà decentrate, importate e licenziate a seconda della disponibilità dei budget delle pubbliche amministrazioni!), vale a dire dello strumento indispensabile alla crescita dell’intelletto, oltre che deputato alla formazione d’una forza lavoro in grado d’assecondare le peculiari vocazioni del territorio? E - fatto più recente, ma significativo d’una perdurante mentalità autolesionistica - si può pensare a una Brindisi ipotetica capitale europea quando non si è riusciti a sistemare la cartellonistica d’una Brindisi storica capitale d’Italia? Tuttavia lo stupore si mutò in speranza allorché andò spiegandosi, come vela che si gonfia al vento (il vento della Novità!), il programma politico-culturale di Mennitti: definitivo lancio del Nuovo Teatro Verdi con l’offerta di spettacoli d’alto livello artistico; inaugurazione del palazzo

Granafei-Nervegna, ideale contenitore per un circuito di grandi mostre; progetto “Brindisi città d’acqua”... In questo clima di rinascita culturale faceva la sua parte anche l’arcivescovo Talucci con un turbinio di costruzioni e ristrutturazioni che riqualificavano il patrimonio immobiliare e artistico della Diocesi e, di riflesso, della città. Un processo che, con la visita pastorale del Santo Padre del giugno 2008, segnava anche il momento d’un rinnovamento spirituale. Poi la flebile speranza d’una nomination è svanita: a capitale europea della Cultura si era candidata Venezia! E nemmeno da sola, ma in compagnia dell’intero Triveneto. Insomma, eravamo in lizza con la Venezia dei Dogi che per secoli ci ha dominato. Quella stessa Venezia che siamo riusciti a sconfiggere solo sportivamente grazie all’Enel Basket!

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a cosa significa diventare capitale europea della Cultura? Intanto va chiarito che non s’improvvisa: non basta avere belle chiese o castelli federiciani o prestigiosi musei da presentare come biglietto da visita. La preselezione sarà governativa e il giudizio finale lo darà una giuria composta da personalità europee. Tutto è nato nel 1985 da un’idea di Melina Mercouri, indimenticata attrice, cantante e ministra greca della Cultura. All’epoca, però, si parlava d’una “città” europea della Cultura, una denominazione a mio avviso più pertinente rispetto a quella roboante di “capitale”. E dal 1999 le città che possono fregiarsi dell’ambito titolo sono diventate due (a far compagnia a quella italiana, nel 2019, ce ne sarà una bulgara). Per vincere bisogna avere un programma di qualità, un impegno istituzionale forte e costante e interlocutori sociali ed economici adeguati. Diventare capitale europea ha come “ritorno” un milione e mezzo di euro del premio europeo Mercouri. Oltre a investimenti comunitari, incremento del turismo, finanziamenti per le infrastrutture… In altre parole: soldi (anche se celati dietro il paravento-cultura). E, come diceva Cecov, “niente ipnotizza e inebria più dei soldi…”. Questo spiega come l’elenco delle candidature si sia arricchito di nomi quali Siena, Bergamo, PerugiAssisi, Torino, Terni, Urbino, Ravenna, la Costiera Amalfitana, L’Aquila, Matera, Catanzaro, Palermo, Bari e - notizia degli ultimi giorni - Lecce. E siccome la battaglia si

preannuncia dura ogni città va costituendo comitati scientifici per ottimizzare il proprio progetto. Così, tanto per rimanere alle realtà a noi più vicine, Matera ha affidato tale incarico a Paolo Verri, un nome di prestigio in questo campo, avendo alle spalle l’esperienza delle Olimpiadi invernali di Torino, le Universiadi e il 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia. Bari, invece, lo ha affidato a Gianluca Paparesta, assessore al Marketing, ma intanto il sindaco Emiliano ha ottenuto l’impegno di Vendola a “battersi strenuamente perché Bari possa diventare la capitale europea della Cultura, obiettivo che non è soltanto del capoluogo ma pienamente ed appassionatamente obiettivo della regione”. Lecce a questa sfida europea giunge in ritardo. Da qui l’esigenza di non limitarsi al solo capoluogo del Salento come città candidata, ma di giocare di squadra, gettando sul piatto l’intero territorio salentino. Un’idea che per primo ha esposto Raffaele Gorgoni, vicepresidente della Fondazione “Notte della Taranta”, e che il sindaco Perrone ha rilanciato al commissario prefettizio di Brindisi. E il dottor Pezzuto, non solo ha valutato “molto positivamente” la proposta, ma intenderebbe coinvolgere nel progetto anche Bari.

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n controtendenza con chi blatera che bisogna uscire dai localismi per non essere perdenti, io rimango contrario alla candidatura di aree metropolitane e, ancor più, regionali o interregionali. Però se per motivi d’opportunità (o politici) a questo si dovesse giungere sono del parere che Brindisi, per “affinità elettive”, possa essere accorpata a Lecce (ma anche a Taranto), vale a dire al territorio oggi nominato Grande Salento cui da sempre è appartenuta per motivi paesaggistici, storici, artistici, economici, linguistici. In una parola: culturali! Per quanto sopra, egregio dottor Pezzuto, facendo mie le perplessità del sindaco Perrone, le chiedo sommessamente di non telefonare a Emiliano. Il motivo? I discendenti di Messapi e Japigi continuano ad appartenere a mondi diversi… Invece, cortesemente, si adoperi perché, prima della pubblicazione del bando da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, venga ripristinato l’impianto d’illuminazione del Castello Alfonsino. Si tratta di far acquistare (dalla Marina, dalla Soprintendenza, o da qualsiasi altro responsabile d’un Bene così prezioso per l’accoglimento della nostra candidatura) solo pochi metri di quel rame che si sono lasciati colpevolmente trafugare. E assicuri quei signori sul fatto che la spesa sarà rimborsata coi milioni che pioveranno dopo l’elezione di Brindisi (o del Grande Salento) a capitale europea della Cultura…

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18 TuttoBrindisi Ottobre 2011


PASSATO I ARCHEOLOGIA

GLI ISOLOTTI DEL TESORO Teodoro Scarano racconta a Giovanni Membola come è avvenuto il ritrovamento di un villaggio dell’Età del Bronzo. Dove? Ad Apani, proprio sugli scogli che fronteggiano Torre Guaceto.

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ue capanne distrutte da un violento incendio e tante eccezionali testimonianze permettono di ricostruire abitudini e ambienti di vita dei brindisini vissuti 3.500 anni fa durante l’Età del Bronzo. Ad illustrare i risultati delle tre campagne di scavo che si sono svolte sugli isolotti di Apani è l’archeologo brindisino Teodoro Scarano, del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento, titolare del progetto di dottorato e responsabile del cantiere dal 2008. La ricerca archeologica, sostenuta dal Consorzio di Gestione della Riserva di Torre Guaceto con un contributo di cinquemila euro annui e l’importante supporto logistico, mira a ricomporre le vicende insediative di un abitato fortificato risalente al II millennio a.C. L’attività rientra in un progetto interdisciplinare più ampio (archeologia terrestre, subacquea e geomorfologica) che prevede lo studio dell’evoluzione del paesaggio costiero attraverso alcuni elementi archeologici. La presenza di centinaia di buche di palo (strutture portanti delle capanne) oggi sommerse, indica come il livello del mare all’epoca era almeno 4 metri più basso dell’attuale, pertanto tutte le cinque isole (le due di Apani e tre prospicienti il promontorio di Torre Guaceto) erano uniti alla terraferma, facendo parte di un’unica pianura costiera con all’interno alcuni bacini di acqua dolce alimentati dai canali Apani e Reale. Qui si svilupparono alcuni villaggi difesi verso terra da spesse mura (alcuni tratti sono ancora visibili), con capanne realizzate da travi portanti in legno, rivestite da materiale vegetale vario ed intonacate con argille. Due di queste capanne ritrovate sugli Scogli di Apani - un’area segnalata già negli anni ’60 dall’esperto Eugenio Rubini - sono state indagate solo sul livello più superficiale (30-35 cm dal piano di campagna) ed hanno restituito numerosi frammenti di vasi e contenitori ceramici ad impasto di varie dimensioni, utili alla conservazione di alimenti o alla loro preparazione e consumo, come le ghiande di quercia per la produzione di farine, rinvenute in grande quantità. Inoltre spatole, punteruoli, lame, macine ed altri manufatti in pietra, in selce e in osso animale, come palchi di cervi. Molto interessante la presenza di piastre da focolare in argilla (le cucine dell’epoca) e nei pressi delle stesse alcuni avanzi di pasto a base di selvaggina e molluschi marini. Le capanne furono

CAMPAGNA DI SCAVO.

Qui a sinistra Rino Scarano, nel laboratorio di Serranova, tra i vari reperti ritrovati (foto Giovanni Membola). Sopra e in basso gli archeologi al lavoro sull’isolotto di Apani e qui sotto il recupero del cranio di un cucciolo di cane individuato vicino alla piastra da focolare (fotografie di Corrado Pinto)

distrutte da un forte incendio, lo testimoniano la deformazione dei vasi anneriti dal fuoco e la cottura dell’intonaco. Ad agosto i lavori si sono chiusi con due importanti scoperte: il cranio dello scheletro di un cucciolo di cane ed un piccolo vaso rinvenuto integro. Tutti questi interessanti materiali sono conservati presso il Laboratorio di Archeologia sito al Centro Visite della Riserva di Torre Guaceto a Serranova, un deposito temporaneo del materiale di scavo dove l’equipe di archeologi opera nel trattamento conservativo preliminare (pulizia e lavaggi speciali), schedatura e ricostruzione dei reperti. “E’ un lavoro complesso – spiega Teodoro Scarano – che oltre allo scavo prevede la tracciatura dell’area e dei materiali rinvenuti, la raccolta, la catalogazione, i lavaggi, il rimontaggio e lo studio di tutti i ritrovamenti”. Per completare tutte queste operazioni sono necessari ulteriori fondi per coprire almeno le spese vive che si sostengono per le diverse attività. In questi anni il Comune di Carovigno ha offerto al gruppo degli archeologi - Giovanna Maggiulli, Ilaria Malorgio, Corrado Pino, Elena Bianchi, Giorgia Aprile, Erica Florido e allo stesso Scarano - il vitto e l’alloggio per tutto il periodo della campagna di scavo mentre il Comune di Brindisi per il 2011 ha “promesso” un finanziamento di cinquemila euro. «Maggiori e più importanti ritrovamenti possono emergere dai depositi archeologici dei livelli inferiori, bisogna far presto perché l’azione erosiva del mare può compromettere parte di queste informazioni», aggiunge il dott. Scarano, che si dichiara disponibile a organizzare incontri per illustrare i

risultati emersi durante l’intero programma di lavoro, alcuni già pubblicati su riviste scientifiche specializzate. L’entusiasmo, la passione e la competenza di questo giovane archeologo brindisino esperto di protostoria è trascinante, nel salutarci invita tutti a considerare il patrimonio archeologico come una risorsa per la collettività e non come un bene da custodire gelosamente. Testo e foto di Giovanni Membola www.brindisireport.it 19


Satira

ANTONINO

SOGNANDO ALTAN

Le vere ragioni del suo ritiro ROBA DA NON CREDERE: COMMISSARIATI FINO A GIUGNO!

FINALMENTE UN PO’ DI STABILITÁ

C’È POCO DA RIDERE

Salvate le Vecchie Glorie! Pur di accaparrarsi i loro voti, Giovanni Brigante le manda in campo ogni mese. Ma rischia di perderle. Per sempre.

È

ormai evidente che Giovanni Brigante sta studiando da sindaco e punta a convincere giovani e meno giovani. Solo che sta esagerando: per accaparrarsi i voti delle vecchie glorie brindisine del basket ha già organizzato due partite amichevoli con tanto di televisioni al seguito. A molti dei convocati non è parso vero tornare ai fasti di un tempo, per di più intervistati da Massimo Micelli che riusciva a tenere in mano otto microfoni, manco fosse la conferenza stampa di Obama. Il programma delle esibizioni stilato dal consigliere regionale prevede: ad ottobre una partitella nelle sale d’attesa dell’aeroporto del Grande Salento; a novembre un quadrangolare al parco Di Giulio, con i canestri montati all’interno della fontana; a dicembre un torneo 3 contro 3 all’incrocio della morte; a gennaio un’amichevole con le vecchie glorie albanesi. Da febbraio partirà invece un tour nei rioni, che si concluderà a maggio. Ora però qualcuno dovrà pur mettere in guardia Brigante dai rischi di questa operazione elettoral-sportiva. Sembra infatti che tra i convocati siano in tanti ad accusare i primi 20 TuttoBrindisi Ottobre 2011

problemi fisici: Salvatore Zarcone è rimasto bloccato con la schiena dopo i primi 30 secondi di partita; Roberto Cordella non ha camminato per una trentina di giorni a causa dell’acido lattico che le sue gambe pensavano aver perso 30 anni fa; Cosimino Marra è stato ricoverato d’urgenza per crampi ai polpacci, Michele Quaranta per crampi allo stomaco (era tardi ed aveva fame). L’unico che

se l’è cavata meglio di quando era sui campi è stato Lillo Primaverili, che una volta tanto non ha gridato a squarciagola durante le partite e non ha recitato il Rosario che molti suoi giocatori gli facevano ripetere ogni santa domenica. Tutti gli altri rischiano grosso. Se Brigante continua con questi ritmi, c’è il pericolo che qualcuno ci resti secco. Ed anzichè aumentare, i voti diminuiranno.

Tutta colpa di Mario Lioce. E di Facebook

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on è vero che Giovanni Antonino abbia deciso di farsi da parte per colpa delle legge che gli impedisce di candidarsi. L’ex sindaco ha deciso di rinunciare dopo aver letto l’editoriale di Mario Lioce su TB di settembre, in cui il nostro collaboratore spiegava ad Antonino qualcosa su Spartaco che forse gli era sfuggita. Sembra che durante la lettura Giovanni Spartaco abbia esclamato: «Minchia com’è cambiata sta città, prima i giornali locali mica scrivevano ste cose cosi profonde!». A dargli il colpo di grazia è stata poi la sua stessa pagina Facebook, rimasta sotto i 1000 “mi piace”. Antonino ha confessato ai suoi fedelissimi: «Se a Marcello Rollo, che su Facebook ha 2345 amici, hanno dato l’Asi, a me non mi tocca manco l’abbonamento al Nuovo Teatro Verdi». Nella foto Antonino come appare sulla sua pagina Facebook

DOPO I CASI ASI E AUTORITÁ PORTUALE

Ecco come affidare le prossime poltrone Per mettere fine alle polemiche, gli enti locali hanno scritto nuove regole. Eccole in anteprima Dopo le polemiche per le nomine effettuate al Consorzio Asi e all’Autorità portuale, i vertici di Provincia, Comune e Camera di Commercio sono stati convocati dal procuratore capo Marco Dinapoli per riscrivere le regole del gioco delle nomine. TB è riuscito ad averle in anteprima. Eccole: 1) Nominare esclusivamente politici o persone che almeno lo sembrano. 2) Privilegiare uomini e donne di bella presenza. 3) Onde evitare problemi di lingua, specificare le lingue parlate dai candidati (preferendo quelli che conoscano il brindisino, abbiano sentito parlare anche vagamente

dell’italiano, e sappiano dire Hello!) 4) Inutile raccogliere centinaia curriculum di illustri professionisti se poi devono decidere SuperMax e SuperMen in base a simpatie personali o visioni futuristiche. Se non salviamo la faccia, almeno salviamo qualche albero! 5) Non dire mai nelle interviste: «Nominerò solo persone competenti». O quanto meno specificare in che cosa saranno competenti. 6) Annulliamo il sistema delle terne e sostituiamolo con il terno al lotto, così, almeno una volta, prima o poi riusciremo a beccarne uno. 7) Le presenti regole sono valide fino a ieri. Da oggi si farà come sempre.


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Enel ed Assi: c’è (molto) da lavorare FOTO DI VITO MASSAGLI Sì, c’è ancora molto da lavorare, sia per l’Enel Brindisi che per l’Assi Ostuni. La prima uscita di campionato di Legadue lo ha fatto capire chiaramente. La squadra di Bucchi può fare molto di più, a sprazzi mostra buon gioco e solidità, ma accusa preoccupanti momenti di buio totale. È accaduto nell’esordio casalingo contro Imola, e ancor di più nei due derby di Coppa Italia, dominati dagli ostunesi, dove almeno c’era la giustificazione dell’assenza dei due lunghi Borovnjac e Callahan. Coach Bucchi avrà il suo gran da fare. Ed i sostenitori biancazzurri dovranno pazientare: fischiare i giocatori alla prima partita non servirà certo a motivarli per le partite successive. E chi pensava che la soluzione a tutti i problemi fosse la sostituzione di Antonello Corso è stato servito: a volte non basta la bacchetta magica. Per costruire una squadra ed una società vincente ci vuole tempo. E poiché Bucchi e Giuliani lavorano ad un progetto, ci sarà da attendere. E magari da cambiare qualche pedina, perché gli americani visti finora non entusiasmano nessuno. Per l’Ostuni il discorso è un po’ meno preoccupante e grave: a Marcelletti è stata chiesta la salvezza, non certo i piani alti della classifica. Ha un roster molto interessante, che potrebbe rappresentare la sorpresa del campionato. Forse i derby di coppa avevano un po’ illuso alcuni tifosi gialloblu. La sconfitta di Pistoia li ha fatti tornare con i piedi per terra. Il coach casertano ha comunque a disposizione buoni italiani ed ottimi stranieri, ma Johnson e Diliegro arrivano dalla Ncaa, e dunque non hanno certo l’esperienza che in alcuni casi servirà a portare a casa i due punti. Ed ora forza, mettiamo da parte la falsa partenza e guardiamo avanti! Siamo appena all’inizio. in foto Williams e Maestrello 22 TuttoBrindisi Ottobre 2011


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FOCUS I ECONOMIA DEL TERRITORIO La sezione brindisina dell’Associazione nazionale costruttori ediili (Ance) fa una proposta ad enti pubblici, associazioni di categoria ed opinione pubblica

Un impegno comune per la crescita

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e improvvise e inaspettate dimissioni del sindaco di Brindisi Mennitti hanno rilanciato il dibattito sul futuro della città, riportando la discussione su idee, programmi e visioni da proporre alla città. Peraltro la coincidenza con l’importante tornata amministrativa nel 2012 in molte realtà della provincia di Brindisi allarga la discussione spostandola, in un’ottica di sistema, oltre le mura del capoluogo. Il comparto dell’edilizia è stato parte attiva del dibattito insieme agli ordini professionali ed alle associazioni di categoria, con l’obiettivo di condividere un percorso e collaborare con le istituzioni nella progettazione del futuro del capoluogo. In questi mesi l’Ance Brindisi ha ritenuto di contribuire in maniera proattiva, insieme a Confidustria Brindisi, ai lavori della conferenza di co-pianificazione per la redazione del Piano Urbanistico Generale. L’Ance, insieme all’intero Sistema dell’Edilizia locale ha fin dal primo momento accolto con interesse e volontà di partecipazione il metodo utilizzato per la predisposizione del Documento programmatico preliminare (Dpp). Su questo tema abbiamo evidenziato una posizione chiara e netta: per il Sistema dell’Edilizia di Brindisi il metodo adottato rappresentava un punto di partenza importante, nella consapevolezza di dover mettere da parte interessi legati al presente ed al proprio tornaconto. I costruttori brindisini si aspettano ora una indicazione chiara su questo tema da tutti coloro i quali si proporranno per la guida della città. Le scelte contenute nel DPP devono rappresentare una svolta per il futuro della città, con coraggio e consapevolezza da parte di tutti gli attori: amministratori, funzionari, imprenditori, cittadini. È a questa capacità di visione della città futura che facciamo riferimento, quando ci rivolgiamo alla politica. Sia ben chiaro, Ance non è un competitor della campagna elettorale. Il Sistema dell’Edilizia di Brindisi intende continuare a svolgere il ruolo di portavoce di un comparto fondamentale per il rilancio e la crescita della città. In occasione della discussione sul nuovo Pug abbiamo condiviso la discontinuità rispetto al passato, sposando indirizzi che andavano nella direzione della riqualificazione, della ricucitura urbanistica della

città e, quindi, non soltanto nella ricerca di aree da cementificare. È possibile tradurre in realtà alcuni degli obiettivi contenuti nel Documento Programmatico Preliminare al Pug, creando sviluppo con attenzione rispetto a principi quali la difesa dell’ambiente, la difesa ed il recupero del centro storico, il controllo sulla espansione delle periferie e la loro ricucitura e fruibilità. Ci aspettiamo che da qui si riparta, con impegni precisi, per evitare il ripetersi di commistioni, forzature o furbizie che, in passato, hanno creato privilegi e fortune solo per pochi a dispetto dell’interesse comune. In Ance si sta facendo un lavoro intenso per accompagnare le aziende in un percorso nuovo, in questo momento particolare per l’economia, e forte è la discussione sui problemi del comparto, dal Patto di Stabilità alla necessità di stabilire regole chiare e soprattutto uguali per tutti, evitando difformità a volte inspiegabili. Le nostre aziende devono aprirsi alle nuove tecnologie applicate al comparto, perché fonte di nuove opportunità, e pensare ad un nuovo rapporto con gli enti pubblici, in un’ottica che premi la qualità. Ance intende essere un riferimento per affrontare le problematiche di questo momento in raccordo con gli enti pubblici, che si trovano in difficoltà rispetto al recepimento di normative ed indicazioni legislative regionali e nazionali. Va affrontato una volta per tutte il discorso dei pubblici appalti, certamente in ambito legislativo nazionale, ma, in attesa, con un atteggiamento responsabile della Pubblica Amministrazione, che deve segnalare eccessivi ribassi e non affidare l’appalto in caso di dubbio. Anche i costruttori ovviamente devono fare la loro parte, prestando grande attenzione ai sistemi costruttivi ed all’innovazione, realizzando opere di qualità nella consapevolezza che questa offre una maggiore tenuta del valore dell’immobile nel tempo e quindi una maggiore penetrazione sul mercato. Il tema e complesso e molto articolato e non intendiamo certamente ingabbiare la discussione che anzi intendiamo aprire con chiunque, crediamo però che la strada giusta sia continuare sul solco della strategia partecipativa e condivisa. Gli imprenditori edili sono naturalmente ottimisti nella consapevolezza che condividere un metodo è garanzia di quei risultati che Brindisi attende da troppo tempo.

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STEFANO vampiri LA MONICA di mattina

FORSE SARÓ IO IL PROSSIMO SINDACO Ho già fatto il primo colloquio. Ecco com’è andata...

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nestamente non vedo perché non possa succedere. Del resto ho parecchie qualità che dovrebbero essere condizioni necessarie e sufficienti per la candidatura: sono onesto; non litigo con la lingua italiana, come fanno parecchi dei nostri politici. Che infatti parlano con frasi che, se vivisezionate, in realtà non significano nulla: “la promozione del territorio” - io non sapevo nemmeno che ci fosse un esame...; “lo sviluppo delle infrastrutture” che non si è mai capito cosa siano; “la politica al servizio del cittadino” - sei parole che racchiudono al contempo un’elementare ovvietà e un evidente ossimoro. Ma ora basta con questa lista degli inciampi dei politici; e quella delle qualità propedeutiche per la carica cui aspiro, la finirò di scrivere proprio nella stanza in cui mi esamineranno. Perché al terzo piano del Comune c’è “l’ufficio per le prove d’esame dei candidati sindaci”. E lì dentro una commissione di 5 saggi a fare indagini e domande per capire quanto idonei siano i candidati. Domattina siederò al di qua della scrivania d’esame e mi giocherò gli assi migliori sin dalla prima mano. Ma ora sono già stato gelato dalla prima domanda: mi chiedono se riesco ad immaginare quale sarà la prima domanda d’esame. “Perché voglio candidarmi?, credo...” ho detto con la faccia sicura. “No”, mi hanno risposto “...tanto lo fanno tutti per il potere e i soldi; noi vogliamo sapere se lei è un metallo antico oppure uno di nuova generazione”. Panico... Fortuna che uno dei saggi mi viene in soccorso: “I materiali ferrosi più antichi tendevano a non piegarsi e a spaccarsi di netto se sottoposti a pressioni insostenibili; i metalli nuovi fanno l’esatto contrario.” E dire che avevo in faretra la solita battuta dell’uomo probo e fiero, con gli attributi di ghisa. Pazienza... La seconda domanda mi lascia ancora più perplesso: “Quanti soldi ha in banca?”. Perché, dicono, la campagna elettorale di un candidato sindaco costa dai 60 a 100 mila euro. Eh, questo può essere un problema. Anche perché ho detto avanti di essere un uomo onesto... Fortuna che con la terza domanda mi riprendo: mi chiedono come sarà formato il mio consiglio

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comunale. Per metà donne, rispondo con un sorriso. “Seeee...” dicono due saggi in coro. Sono poche?, mi domando. Forse ho sbagliato per difetto. “Troppe donne sono un guaio per la politica... e poi hanno il brutto vizio di sciogliersi davanti ai pubblici ministeri come un gelato al sole.” Porca miseria... pure l’argomento quote rosa mi si è rivoltato contro. “Facciamo finta che un Sindaco appena insediato possa nominare assessori e anche i consiglieri per chiamata. Dei 50-60 politici che sono sulla scena in questi giorni, lei quanti ne scarterebbe?” e quello che mi fa questa domanda mi fa anche un segno con la mano: solleva indice e medio. É proprio quello che stavo pensando anch’io: ne salverei giusto un paio, e il resto tutti giovani e nuovi. “Eeeehhhmmm...” si schiarisce il più canuto dei saggi “...a parte che in politica i giovani hanno reazioni ed abitudini pericolosamente affini a quelli delle donne... ma è un ostacolo che può essere scavalcato con una lenta diluizione delle nuove forze sugli scranni del Consiglio Comunale e negli uffici assessorili. Quindi, mio giovane Jedi, erano solo due i vecchi politici che andavano eliminati. L’esatto contrario della risposta che lei ha dato.” D’improvviso non ho più frecce. Non ricordo più neanche uno di tutti quei motivi per cui potrei essere Primo Cittadino. Ma non mi voglio arrendere, ché all’università ho passato appelli più tosti di questo. Come? Contrattaccando... “Ma voi perché siete così affezionati a questa nostra classe politica. Non credete sia necessario un rinnovamento? Non condividete la frase ‘largo ai giovani’?” gli chiedo con tono amareggiato e greve. E ancora una volta mi risponde il più anziano: “Chi crede paghi i nostri stipendi?” e tutti si fanno la risata mentre quello continua: “...il rinnovamento è come la droga: non fa male solo se è preso a piccole dosi. E per quanto riguarda i giovani... lei non potrà mai credere quanto questa commissione di saggi esaminatori possa amare le giovani leve. Solo che quasi tutta la popolazione cittadina, e anche lei del resto, ignora che in politica giovani sono ancor coloro che non vedono un 6 nella prima cifra dei loro anni. Un quarantenne teme la prigione proprio in virtù della sua freschezza; un sessantenne paga avvocati giusti che trascinino la causa ai settantanni, quindi a semplici arresti domiciliari se

non alla prescrizione.” Cavolo... non ci avevo pensato. “Allora cosa devo fare? Io vorrei lavorare solo per il bene della mia Città!”. “Deve ascoltare quello che le diremo. Siamo tutti impazienti di completare la sua istruzione. Alla fine della quale lei imparerà a chiamarci maestri.” L’ho già sentita questa frase... adesso mi dirà che sto sbagliando. “Lei sta sbagliando, mio giovane Skywalker... perché in qualunque stanza del potere si lavora solo per mantenere lo status quo; se poi viene anche il bene della comunità, tanto di guadagnato.” Ora mi chiederà di abbandonarmi a... “Non le resta che abbandonarsi alle lusinghe del lato oscuro della forza.” Giammai!, grido. Ma solo col labiale. “E tanto per sapere... come funziona questo lato oscuro?” “Mi parli della sua famiglia...” mi dice uno, sembrando non voler rispondere alla mia domanda. “Genitori pensionati. E un fratello che non lavora con grande continuità. E neanche il mio lavoro mi sembra solido come una roccia...” “Il giorno dopo la sua elezione, il suo contratto di lavoro verrà trasformato in uno a tempo indeterminato. E ci sarà anche un avanzamento di grado.” L’ultimo dei miei pensieri nobili mi ricorda che l’ultima ruota del carro è però libera e non ha nessuno alle proprie sp... ma non lo afferro per la sua troppo veloce dissolvenza. Cerco di recuperarlo con uno sforzo, ma le parole che ascolto sono come i canti delle sirene di Ulisse: “Suo fratello verrà assunto a tempo indeterminato in una Società vicina a qualcuno di noi.” “Come impiegato?” “Se è un uomo di valore, potrebbe anche fare il dirigente.” “In realtà avrei anche un cognato. Solo che non è fatto per il lavoro d’ufficio.” “Vigilante nella polizia privata?” Mi faccio due conti. Il culo parato sul lavoro per tutta la famiglia... e quando ripassa ‘sto treno? “Ma qualcuno verrà a sapere di questo nostro accordo?” chiedo col sollievo di sapere che siamo quasi alla fine. “Assolutamente nessuno! Lei verrà presentato alla stampa come un candidato rivoluzionario, il simbolo del nuovo che avanza. E provvederemo noi ad affilare tutte le armi con le quali si è presentato a questo esame: onestà, cura dei congiuntivi, fedina penale immacolata... lucideremo noi tutti quegli argenti fino a farli brillare.” “Allora è andata!” dico con un sorriso e senza abbassare più il capo. “É andata andata?” mi chiede semplicemente il capo dei saggi. “Certo! Non crederete mica io sia talmente disonesto da non rispettare un accordo come questo?” E vedo chiaramente i quattro spigoli della tavola rotonda dove sono seduti quei 5 lugubri figuri. Facciamo 6...


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FLASHBACK I GLI ANNI D’ORO DELL’ETERE

QUELLI CHE LA AD O...

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Da Tonino Saponaro ad Antonio Celeste. Da Mino Taveri e Mino Molfetta. Passando per Enny, Mimmo Consales, Massimo Zaccaria, Sandro Profilo, Gianpiero Lofoco... Ecco le voci di chi con la voce per anni ci ha lavorato

BELLE STORIE di Iole La Rosa

“Buongiorno Brindisi e provincia, sono le ore 09:00, oggi è una splendida giornata, il sole si è levato di buonora ed ha intenzione di scaldare la nostra vita! Ma la temperatura si alzerà ancora di più.. perché ognuno di voi è un prezioso raggio di luce per noi che viviamo e parliamo per voi”.

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niziava più o meno così una normale trasmissione radiofonica. Il 10 Marzo del 1975 “ Radio Milano International “rompe il monopolio sulle frequenze” e dà il via ad una nuova rivoluzione culturale. Correvano gli anni del boom economico, quelli dell’austerity, delle lotte sociali, strascichi di un ‘68 ancora vicino, gli anni della protesta, del terrorismo e della lotta armata. C’era la musica disco, i club, le luci soffuse, le feste in casa di amici e c’erano i lenti. C’era la radio, la radio libera, “la piccola scatola magica”. Proviamo, per incanto, a proiettarci in uno “studio radiofonico”, uno di quegli studi un po’ datati, dove la tecnologia e l’uomo lavorano in tandem per dare la notizia, per passare un brano musicale, per dare voce agli ascoltatori, utilizzando i pochi mezzi a disposizione. Siamo negli anni ‘70, prima dell’era degli automatismi, prima dei circuiti intelligenti, prima dell’alta tecnologia. Incontriamo i mitici protagonisti di quegli anni, DJ, giornalisti, speakers, i nostri divi, insomma, e lasciamo che siano loro a trasmetterci, ancora una volta, emozioni… Passiamo quindi a loro il “mike” limitandoci solo a dare il “via”, improvvisandoci registi. Cinque… quattro… tre… due… uno… ”On air“. 28 TuttoBrindisi Ottobre 2011

Partiamo subito da Ostuni, con Tonino Saponaro: «Nel 1974 mettemmo su una radio privata, Radio Ostuni 104. Fu subito un grande successo con la partecipazione di decine e decine di collaboratori di ogni età, di diverse professionalità e, soprattutto, il coinvolgimento di migliaia di radioascoltatori. Una redazione giornalistica di grande livello con l’importante collaborazione di Mimmo Mennitti. Tutto avveniva in diretta, in tempo reale, suscitando sorprese continue della pubblica opinione. Finalmente la gente parlava!». La parola ad Antonio Celeste, che a poco più di vent’anni, alle 14.15 in punto, davanti al suo micro-

“Conducevo una trasmissione dal nome Disco One, sullo stile della più nota Alto Gradimento di Arbore” fono, conduceva il notiziario. «Pochi istanti d’introduzione musicale prima del canonico annuncio live: “Notiziario di Radio Video Brindisi… la voce di Brindisi”. Sì, ogni giorno ero la voce di Brindisi in un variegato panorama radiofonico locale che assegnava un ruolo di primissimo piano alla storica emittente di piazza Cairoli. E quanta enfasi nel presentare il fondo del giorno, la riflessione del “mio” direttore Mimmo Mennitti. Ero già collaboratore tuttofare

della Gazzetta di Brindisi, avrei lavorato per il quotidiano romano Il Tempo, avrei condotto il mio primo telegiornale per poi passare, nel corso degli anni, ad esperienze televisive di spessore, ma quella radiofonica resta un’esperienza indimenticabile». Nicola Di Donna ricorda che in un deposito di negozio di cornici (Cornici Cristofaro), nacque Radio Video Brindisi. È lì che si tenne la prima trasmissione radiofonica. «L’allora direttore della radio, Pinuccio Rubini, realizzò un trasmettitore autocostruito. Per farlo funzionare a dovere, versavamo, attraverso un contagocce, del liquido di raffreddamento sul transistor finale; davvero eravamo i pionieri della radio. Eravamo entusiasti ed affascinati dall’etere. Ci alternavamo nella conduzione dei programmi innescando una genuina competizione tra noi, misurata attraverso le incalcolabili telefonate che giungevano in radio da parte di sconosciute fans. Io conducevo una trasmissione dal nome “Disco One” sullo stile della più nota “Alto Gradimento” di Arbore e Boncompagni e fu in quella occasione che conobbi, invitandolo a venire in radio, Antonio Aprile meglio noto come Antonio Piripacchio, grande dj, che rimarrà sempre nel mio cuore». Per Mimmo Consales la radio è stata, indubbiamente, il primo grande amore nel mondo del giornalismo. «Ho avuto la fortuna di lavorare in quella che certamente è stata la più prestigiosa emittente Da sinistra Gianpiero Lofoco, Paolo Molfetta, Mino Molfetta mentre intervista i Sud Sound System


I loghi di Radio Canale 94, Tele Radio Città Bianca, Radio Città Bianca. A destra lo studio di Radio Giovane.

per oltre un decennio, Radio Video Brindisi. Ci sono arrivato il 7 gennaio del 1977, quando avevo 17 anni e dopo qualche anno ho avuto il piacere e l’onore di dirigerla. Le emozioni più belle? Condividere esperienze irripetibili con un gruppo di amici che oggi sono degli stimati professionisti e che vivono in ogni parte d’Italia. Per la prima volta una “voce” entrava nelle case dei brindisini e condivideva gioie e dolori attraverso interminabili dirette telefoniche. Il ricordo più triste è legato a Giorgia Zuccaro. Il suo papà era uno di noi e quando nacque nell’82 sotto certi aspetti diventò la “nostra bambina”. Oggi non c’è più, ma il suo volto e la sua gioia di vivere resteranno per sempre con noi». Nel luglio del 1975, un gruppo di amici apre “Radio Giovane Brindisi”, utilizzando giradischi, microfoni, amplificatori e vari strumenti di fortuna, nei locali di Massimo Zaccaria, il quale ricorda: «Il nome non fu scelto per la nostra età, aveva un preciso significato di proposta alternativa rispetto a “mamma Rai”. Non volevamo una “radio commerciale”, sviluppavamo inchieste sociali politiche e culturali, proponendo un genere di musica impegnato. Essere riusciti a creare, “con le nostre mani” una vera radio privata ci spingeva a offrire quanto di meglio una comunità potesse ricevere da un servizio nuovo, coinvolgente e soprattutto libero». Maurizio De Virgilis racconta che «Angelo Cristofaro aveva installato un “dipolo” sull’edificio e, grazie a un piccolo trasmettitore auto costruito, un mixer Cabotron verticale con equalizzatore stereo, due piatti giradischi, una piastra registratore a cassette, cuffie e microfoni sistemati su un tavolo nel soppalco al centro del laboratorio, riusciva ad andare in etere. Si trasmetteva sino a quando non bussavano alla porta i carabinieri della caserma di fronte per disturbi sulle trasmissioni radio di servizio provocati dal trasmettitore “poco professionale”». Adesso proviamo a immaginare il sogno di un sedicenne del 1976 che improvvisamente diventa realtà e, dopo aver scimmiottato per un pezzo con mangiadischi e registratorino, entra per la prima volta insieme al compagno di merende e di sogni di sempre, nell’avveniristico mondo di “Quelli che si fanno sentire”: Radio Brindisi Centrale, sette del mattino di un freddo febbraio, con voci tremule e corredo di 45 giri al seguito. Quel ragazzo è Ernesto Solimene (Enny). «Rivedo e risento immagini, profumi e voci: quella del giornalista Franco Sinisi che

ci cazzia per le centinaia di telefonate allarmate a causa di un nostro scherzo, nemmeno tanto leggero; quella del signor Gino Spedicato (tra i grandi pionieri dell’etere locale) che minaccia di cacciare tutti gli uomini e tenersi le donne che sono più serie! Le voci delle tante signore Maria che ti ringraziano per il disco programmato e ti inviano profumati e caldi cornetti e krapfen; l’immagine di “Glorious” di Gloria Gaynor primo di una lunga serie di elleppì comprato coi risparmiucci dal mitico Calia. Avanti veloce, e vedo le nottate di scherzi telefonici per svegliare agitatissimi milanesi o la grande inchiesta denominata “Maremoto Mio” fatta per strada e commentata in studio a Radio Canale 94 con Dario Bresolin. Stacco sulla faccia di Icilio Capriolo, patron di T.R.T, Teleleradiotrans, (nata come radio pirata, e poi prima radio

“Facevamo le dirette telefoniche utilizzando 150 metri di cavo. Non erano trasferte, ma avventure” libera sull’Adriatico col nome di Tele Radio Termoli). Una cuffia attorno ad una mela è l’immagine della radio che ha tracciato una nuova e professionale via per l’etere brindisino e che ci ha forgiato e preparato a nuove avventure. Poi, una notte, accompagnato a casa sul boxer di Maurizio, non ti trovo un riccetto?... lo riportiamo da dove eravamo venuti, per far giocare una bellissima bimba (ora bellissima mamma).. e da qui parte un altro pezzo di storia...!». Sintonizziamoci su una radio della provincia, Canale 95, a Mesagne, e ascoltiamo Sandro Profilo: «Inizialmente la radio copriva una sola zona di Mesagne, in quanto il trasmettitore aveva una bassa potenza, in

seguito riuscimmo a costruirne uno con maggiore potenza (50 watt), per cui aumentò anche la copertura del territorio fino ad essere ascoltata su tutta la città. Le trasmissioni iniziavano alle ore 7 con la sveglia musicale; poi gli speaker si alternavano uno dopo l’altro sino alle 24. Per lo speaker era una forte emozione comunicare direttamente con chi stava dall’altra parte, dando la possibilità ai radioascoltatori di intervenire direttamente nella trasmissione, con opinioni, commenti, dediche musicali e scelte di brani musicali di loro gradimento. Ricordo che in occasione di un’edizione del carnevale mesagnese, l’emittente allestì un carro allegorico rivestito con dischi a 45 e 33 giri. I collaboratori, sul carro, indossarono degli abiti carnevaleschi ed effettuammo la trasmissione in diretta, nel bel mezzo della manifestazione». GianPiero Lo Foco, nell’autunno del 1978 entra per la prima volta negli studi della neonata Radio Canale 94. «Era l’anno che segnava la rinascita della pallacanestro a Brindisi e non esitai a gettarmi nella mischia con alcuni amici (Adalberto Malorzo, Angelo Schito, Giovanni Gervasi, Vincenzo Marra, Tonino Molfetta, Angelo De Luca, Luca Di Somma, Mino Taveri, Marzia Libardo, Dario Bresolin, Rita Castellano e tanti altri). Trasferte avventurose, dirette telefoniche utilizzando anche 150 metri di cavo telefonico, cronache registrate e risentite 10-20 volte per provare a migliorarsi, trasmissioni giornaliere seguitissime per raccontare le gesta della mitica Pallacanestro Brindisi culminate con la doppia promozione in A2 nel giugno 1980 e in A1 nel campionato successivo. Intanto Radio Canale 94 chiudeva e prendeva sempre più piede Ciccioriccio, una vera scommessa (anche nel nome) in un mondo radiofonico sempre più variegato. Passavo lì, trovando subito identità di vedute con Sandro Toffi, Mino Molfetta, Ernesto Solimene ed altri cari amici. Il mattino dell’8 marzo 1991, sbarcarono gli albanesi sulle nostre coste. Con in mano uno dei primi telefoni cellulari tenni una diretta no-stop radiofonica di ben 5 giorni, supportato da tutto il gruppo di Ciccioriccio anche attraverso ponti radio e interpreti italo-albanesi, in pratica tutta la città era in onda accanto a noi. La voce di Ciccioriccio rappresentò il triste specchio della realtà, che rimbalzava nel resto d’Italia attraverso collegamenti con altre radio di rilievo nazionale, dando piena cognizione di quanto realmente stava accadendo».

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’odore inconfondibile del mixer, dei giradischi e dei dischi, era ciò che mandava in estasi Mino Taveri quando entrava negli studi radiofonici. «So che può sembrare un particolare quantomeno curioso, ma l’aria che si respirava in quegli anni, quando entravo nella sede di Canale 94, era intrisa di quell’odore che mi piaceva particolarmente, l’odore di una tecnologia che trasudava ogni giorno emozioni diverse. Tra le tante fortune professionali che ho avuto c’è stata anche quella di cominciare la mia carriera lavorando in una radio, non solo una per la verità, e le cito in rigoroso ordine cronologico: Radio Video Brindisi, Radio Brindisi Centrale, Canale 94, Ciccio Riccio. Ma ci fu anche una mitica parentesi in un’emittente che trasmetteva dall’Ostello della www.brindisireport.it 29


FLASHBACK I GLI ANNI D’ORO DELL’ETERE Gioventù, non ricordo il nome, chi c’era all’epoca e starà leggendo mi perdonerà. Canale 94 è stata quella dove ho passato gran parte del mio tempo (intendo anni): pomeriggi interi, serate, nottate. Non c’erano i telefonini, i computer, le mail, facebook, twitter, c’erano solo gli amici con i quali parlavi di musica, di sport e di ragazze. E soprattutto c’erano quelli (o quelle) che ti ascoltavano da casa, telefonavano, richiedevano dischi, e tu ti sentivi al centro del mondo al sol pensiero che mentre parlavi in un microfono c’era qualcuno che ti ascoltava, in casa o in macchina o in ufficio. Era la nostra vita, ci piaceva e, lo dico senza ipocrisia, ci “piacevamo”, perché eravamo quelli della radio e la gente conosceva le nostre voci e ascoltava i nostri programmi. E poi tutti quei dischi, quegli scaffali (in rigoroso “disordine” alfabetico, dove andavi a scegliere quelli che avresti messo in trasmissione, perché quel giorno ti andava di far ascoltare quella musica, differente se trasmettevi la domenica mattina (mitica la classifica redatta assieme a Mimmo Saponaro) o se si andava in onda di notte. Quelle notti quando, mentre il disco girava, c’erano Angelo Schito o Gianni Gervasi (mi piacerebbe citarli tutti, cominciando da Adalberto Malorzo) che portavano le pizze e le birre, e si “cazzeggiava” su tutto. O il sabato pomeriggio quando con Giampiero Lofoco inventammo la mitica “Strapazzabasket”, che da trasmissione di pronostici sportivi si trasformò presto in cabaret radiofonico molto avanti con i tempi... Non c’erano stipendi, c’era solo la gioia di tuffarsi tra centinaia di dischi, ascoltare le novità per primi e farsene un vanto, registrare musicassette a go go, scoprire nuovi gruppi. Eravamo dei privilegiati, perché riuscivamo a unire passione e divertimento. Ho lavorato per anni nelle sede milanese di Radio Dimensione Suono, oggi Rds: ricordo il primo giorno che entrai nei locali della radio e, guardandomi intorno, non vidi nessun disco. Allora il regista mi spiegò che tutti i brani erano nel computer, che davanti a me oltre al microfono avrei avuto un monitor dove c’era scritto tutto, chi era il gruppo, quanto durava la canzone, l’intro, il disannuncio; che la pubblicità sarebbe andata in automatico dopo tot minuti. Allora un immediato flash mi fece tornare in mente quando, 25 anni prima, durante i break dovevamo pensare noi alla pubblicità, con le cassette

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I collaboratori di Radio Canale 94 in una manifestazione di piazza. Al centro Enny e Ron. A destra un giovanissimo Mino Taveri in onda

da inserire ogni mezzora, sfidando le ire di Malorzo quando lo dimenticavamo…».

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el gruppo di ragazzi che, intorno alla metà degli anni 70 frequentavano il “Giorgi”, insieme a Vincenzo Marra, Angelo Colella, Franco Ficco, c’era il giovanissimo Gianni Gervasi, che simpaticamente racconta dei divertenti aneddoti: «Seguendo l’esperienze di altri giovani nel resto dell’Italia con materiale elettronico recuperato qua e la, con tanta tenacia e con pochi soldi (praticamente non c’era una lira) dopo interminabili pomeriggi passati a casa di Vincenzo Marra, “mago” dell’elettronica, ad effettuare prove che arrivavano ad oscurare, a tratti, le trasmissioni della Rai, costruimmo il nostro primo trasmettitore in fm. In occasione dell’incontro di basket Napoli-Brindisi in serie B,

effettuammo il collegamento senza alcun ausilio di radio locali della zona. GianPiero Lo Foco trasmetteva la radiocronaca con un radiomicrofono modificato. Il radiomicrofono riceveva la trasmissione attraverso l’antenna “umana” rappresentata dalla mia persona, che si trovava in un’auto parcheggiata nei pressi del palazzetto, con la targa BR opportunamente smontata. Sempre via radio, la trasmissione veniva irradiata in un vicino appartamento, dove vi era un telefono per il collegamento con gli studi di Brindisi». Ancora un ricordo speciale: «Brindisi in bicicletta: venne equipaggiata la mia vespa con un potente trasmettitore garantito da Vincenzo Marra: “garantita e assicurata” la copertura per tutta la città e per tutta la manifestazione! Forse Vincenzo non tenne conto che era tutta apparecchiatura riciclata (le batterie non tennero neanche 30 minuti!). Il buon Mino Taveri, che doveva effettuare le interviste in


L’INTERVISTA

Bresolin, la voce più calda Le due emozioni più grandi: «L’esodo degli albanesi ed il terremoto in Irpinia»

lavoro si può dire che gli obiettivi prefissati sono stati raggiunti. Molti ragazzi si sono entusiasmati e hanno continuato a fare informazione in altre radio, in Tv e nella carta stampata. Altri hanno appreso la capacità di fare discernimento in un mondo di informazione e disinformazione. C‘è tanta volontà per andare avanti e rimanere un “laboratorio” e una voce autorevole nella vita della nostra città e della provincia».

diretta, fu costretto ad eseguirle all’interno delle cabine telefoniche. Per rendere ancora più veritiero il contesto io, con la mia vespa in accelerata, simulavo la diretta dell’evento. Ma questa è preistoria!». Attraverso semplici gesti e belle atmosfere Marzia Libardo e Rita Castano riescono a conquistare successo e notorietà, trasmettendo dagli studi radiofonici. «Il ricordo delle nostre trasmissioni in vari orari della giornata, il contatto con le persone attraverso le telefonate, le risate in studio, la nostra grande seconda famiglia, era costantemente accompagnato da tanta bella musica. Sano divertimento, selezioni musicali da ascoltare e far ascoltare, tanti, tanti brani, inesauribile fonte d’energia semplice, hanno caratterizzato la nostra gioventù. Era così bello

“Quel giorno faticai per convincere Ernesto a parlare. Poi non ha smesso più di farlo. E ancora parla” trovarsi davanti ad un microfono, condurre le trasmissioni a doppia voce, sentire quella intesa tra noi amiche, che diventavano spontanee anche le gaffe; erano belle le famose dediche, le richieste di brani, il telefono definito bollente per le tante telefonate ed anche i famosi giochi, alcuni un po’ assurdi ma simpatici, ideati quasi sempre da menti fantasiose come quelle di Diego Vitale, Marco Greco, Marisita Panunzio e tanti altri carissimi amici, che rimarranno sempre nella nostra mente e nei nostri cuori». L’entusiasmo di giovani cattolici animati dai messaggi trasmessi dal Concilio II “Inter Mirifica”, danno vita, nel 1980, a Radio Dara. Figura determinante ma anche inconsueta è quella dell’incredibile don Rocco Ivone. Sacerdote animato da grande entusiasmo e voglia di comunicare con mezzi innovativi e più vicini ai giovani, crea un Ufficio delle Comunicazioni Sociali per aiutare i fedeli a saper “leggere” e “usare” i mezzi della comunicazione. «Pensai che l’idea dei Vescovi conciliari poteva essere attuata intorno a un mezzo-laboratorio per sperimentare e fare discernimento tra verità e finzione. Dopo 31 anni di

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hiudiamo con Mino Molfetta (MM), del quale conosciamo bene successi ed intraprendenza imprenditoriale nel settore radiofonico. «Si doveva aspettare il venerdì a mezzogiorno per ascoltare la Hit Parade, la classifica dei dischi più venduti in una settimana, presentata dal grande Lelio Luttazzi. Mentre con pochi mezzi, un paio di giradischi di “Selezione”(mitici) ed un microfono collegato su di essi, mi esercitavo nei bui locali del Club sotterraneo, coltivando la speranza che un giorno anch’io avrei potuto parlare ai microfoni di una vera radio. Ma come fare? La Rai era unica ed irraggiungibile. Arriva l’estate del 1975. Finalmente c’è musica nuova nell’aria! Si racconta tra ragazzi che, grazie ad un apparecchio radio fm era possibile ascoltare Radio Brindisi, poi chiamata Radio Video Brindisi, che trasmetteva dalla città! Ed io: “quasi quasi ci provo”, prendo il coraggio necessario e telefono chiedendo se avessero bisogno di dj. Dissero che erano al completo. Aspettai fino al febbraio del ‘76. Coinvolsi un mio amico che condivideva con me questa passione, Enny. Era il 14 febbraio quando Radio Brindisi Centrale ci offrì la possibiltà di un provino, fissandolo per il sabato successivo, alle 7 del mattino, in diretta. Arrivammo agli studi accompagnati in auto da mio padre - che ha sempre condiviso ed appoggiato questa mia passione - Entrambi non avevamo ancora compiuto 16anni e confesso che, una volta giunti davanti a quel tanto agognato microfono, volevo sparire, scappare via, il più lontano possibile per la paura e l’emozione. Ernesto era completamente scomparso dietro di me e dovetti faticare per convincerlo a dire qualche parola, oltre che pronunciare il suo nome. Da quel momento non ha mai smesso di parlare, parlare, parlare... Parla ancora. Il provino comunque andò bene con buona soddisfazione di tutti, anche del proprietario, Gino Spedicato». Erano i i ragazzi degli anni ‘70, e poi ‘80 ed ancora ‘90: quelli che hanno battuto i tempi, sfidato paure e inibizioni, ed hanno fatto sognare i brindisini! Ha collaborato Eupremio Pignataro

Quella di Dario Bresolin è la “voce” delle occasioni speciali, degli auguri esclusivi. La “voce” più calda e rilassante. Negli anni 70 aprono le radio libere, che divengono da subito fenomeno sociale, quale spirito ha animato l’avvio delle radio brindisine? Nonostante la semplicità dei primi apparati tecnici, il fascino del “parlare al microfono”, la musica di qualità di quei tempi, la possibilità di vivere in un gruppo da parte di ragazzi e ragazze... beh... non era poco. Per molti la radio è stato lo strumento per crescere, per imparare e spesso anche per esprimere talenti. Va dato merito ad alcuni “proprietari di radio” di allora (oggi si chiamano “editori”) di aver saputo individuare e valorizzare alcuni giovani elementi che avrebbero poi espresso una propria definita identità professionale. Se oggi sono una “voce” italiana che lavora anche per l’estero è perché qualcuno ha voluto “formarmi” quando ero ancora diciottenne. Cosa significa fare radio a Brindisi? Lo spirito emulativo e la fortuna di aver avuto le prime emittenti impostate con serietà e competenza, ha fatto sì che la crescita fosse comune in termini di qualità totale, di voci, di presenze, di persone per le radio nate in un secondo momento. Oggi fare radio a Brindisi significa soprattutto lavorare per il secondo gruppo editoriale radiofonico pugliese (Ciccio Riccio) o collaborare con emittenti più piccole ma importanti per i loro gruppi di ascolto. Che emozioni riesce ancora a trasmetterti l’on-air? L’emozione di essere “in onda” c’è sempre. Da ragazzo spesso mi batteva forte il cuore. Oggi le emozioni sono diverse, più mature, anche se ho sempre sostenuto che “chi fa radio deve avere l’età di chi ascolta”. Le emozioni vengono anche dagli ascoltatori. Dai complimenti e dalle critiche. Dopotutto, tranne in casi di sospetta patologia psichica, la radio la si fa per chi l’ascolta. Due momenti storici che hai testimoniato e che ti sono rimasti nel cuore? L’arrivo dei 25.000 albanesi nel ‘91. Le normali trasmissioni di Ciccio Riccio vennero interrotte perchè la radio divenisse il “faro” per gli aiuti che venivano da fuori, uno strumento per far ritrovare parenti sparpagliati un po’ dappertutto. Furono giorni di tanto lavoro ma anche di grandi emozioni. Non ci fu nessun calcolo commerciale in quella scelta. Quei momenti li porto dentro con commozione ancora oggi. Non lo sapevamo, ma partecipavamo alla vita nuova di tantissime persone. L’altro episodio è meno allegro. Ero in radio, in onda, il 23 novembre 1980. Erano le 19.30 circa. Avevamo da poco terminato la diretta con il Palazzetto per il basket. Il braccio del giradischi che andava avanti e indietro. Il mio seggiolino che pareva fosse poggiato nell’acqua. Era chiaro che fosse un terremoto. A causa di quel terremoto, in Irpinia, migliaia di persone persero la vita. (Iole La Rosa)

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PROVINCIA I MESAGNE

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he fine farà la struttura d’accoglienza costruita nel 2000 alle spalle del santuario della Madonna della Misericordia? La domanda se la stanno ponendo diversi mesagnesi che hanno visto nei giorni scorsi la partenza dei responsabili della Gioventù Ardente Mariana. A loro era stata demandata, negli ultimi anni, la gestione della casa di accoglienza costruita grazie ai fondi del Giubileo del duemila. Pare che l’Amministrazione comunale stia valutando una proposta arrivata dall’Arcidiocesi di far gestire la struttura ad una cooperativa di ragazzi nata sotto l’auspicio del cosiddetto “Progetto Policoro”. Diversi sarebbero i dubbi da parte degli amministratori comunali intorno ad una proposta che sembrerebbe non garantire i giovani mesagnesi e l’utilizzo in caso di necessità da parte di famiglie bisognose della città. La storia dello “scatolone” è da sempre costellata di difficoltà. Era nata per accogliere i turisti di passaggio da Mesagne sulla via Francigena ed è finita per dare ospitalità agli extracomunitari in fuga dai paesi in guerra. All’indomani dell’inaugurazione una inchiesta della Procura della Repubblica del Tribunale di Brindisi verificò la correttezza dei lavori. All’epoca i magi-

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DESTINAZIONE SCONOSCIUTA

Che fine farà la struttura d’accoglienza situata alle spalle del santuario della Madonna della Misericordia? Doveva ospitare turisti. Ci dormono gli immigrati strati cercavano di trovare le prove su una presunta “tangentopoli” in salsa mesagnese. Venne denominata “Affaire-Giubileo”, ma finì, nel 2006, in una bolla di sapone. Poi il bando pubblico per la gestione. La ditta che vinse il concorso preferì rivolgere il suo impegno sull’altra struttura recuperata con i fondi del Giubileo: l’ex convento dei Cappuccini. Per la Misericordia si aprì la possibilità di affidarla alla parrocchia di Mater Domini, classificatasi seconda nel bando di affidamento. Con l’arrivo del nuovo parroco a Mater Domini, però, venne deciso di affidare la struttura al Gam, che intendeva aprire una “casa di spiritualità mariana”. Qualche iniziativa nei primi anni e poi l’abbandono di questi mesi dovuto a una nuova organizzazione regionale dell’organizzazione. Intanto la casa d’accoglienza ha risentito del

passare degli anni e adesso ha bisogno di una profonda ristrutturazione. La struttura ha anche ospitato gli extracomunitari della protezione civile. Attualmente una stanza è occupata da un nucleo indiano in difficoltà, il cui capofamiglia è il pastore che lo scorso

anno si procurò una lesione all’apparato digerente bevendo inavvertitamente ad una bottiglia che conteneva acqua con soda caustica. Anche in questo caso è legittimo chiedersi: che fine faranno queste persone? Cosimo Saracino


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FOOD & WINE Le ricette degli chef

Orecchiette al nero di seppia con ceci e baccalà Un piatto proposto dal ristorante “Piazzetta Cattedrale” di Ostuni. Un’alternativa alle solite orecchiette al sugo o con le rape.

Che pizza! Maccheroni la sa lunga Quando aprì, ormai molti anni fa, per Brindisi fu una novità assoluta, ed è strano che nessuno abbia mai pensato di copiare l’idea. Maccheroni vuol dire pizza a metro, ma è anche sinonimo di luogo accogliente, che ripropone in ogni location l’ambiente tradizionale pugliese. Dopo le aperture di Lecce e Brindisi, il gruppo si è ampliato con nuovi locali a Corfù, Bari e Taranto, tutti situati nei centri storici, cuori pulsanti di ogni città, almeno per quanto riguarda la ristorazione. La cosa bella è che gli anni passano ma la qualità delle pizze resta sempre ottima. La nostra preferita è la trevigiana (con radicchio e funghi), che non avrà nulla di pugliese, ma è buonissima. Sono eccezionali anche la “salsiccia e rape”, la “Braccio di ferro” (con spinaci e grana) e la “corfiota” (pomodorini, feta e peperoni crudi tagliati a fettine sottili). La formula della pizza al metro resta vincente e stimola la convivialità a tavola: l’idea di poter gustare diverse pizze, piuttosto di accontentarsi solo di una (o di doverne scambiare un trancio con i commensali) piace a giovani e meno giovani. Il locale è aperto anche a pranzo. MACCHERONI piazza Cairoli, 21 - Brindisi. Tel. 0831.522157. via Palmieri, 56 - Lecce. Tel. 0832.277871.

INGREDIENTI per 4 › 200 gr di orecchiette › 200 gr di filetto di baccalà › 250 gr di ceci › 100 gr di pomodori ciliegino › peperoncino, aglio, cipolla, alloro e prezzemolo q.b. › vino bianco PROCEDIMENTO Cuocete i ceci in acqua salata. Mettete in una pentola dell’olio extravergine di oliva, aglio, cipolla e alloro. Fatevi soffriggere il baccalà, sfumando col vino bianco. Aggiungete i ceci ed i pomodorini ciliegino, fate cuocere per 10 minuti. Dopo aver cotto le orecchiette mettete insieme il tutto e saltate in padella, aggiungendo il prezzemolo ed una spolverata di pepe. IL RISTORANTE Da anni Piazzetta Cattedrale è tra le migliori tavole di Ostuni. Il locale si trova proprio nella piazzetta che domina il borgo antico ed ospita la chiesa caratterizzata dall’enorme rosone. La cucina tradizionale pugliese viene rivisitata per fare spazio alla modernità. Da non perdere le serate dedicate al tartufo IL LIBRO bianco d’Alba o ai funghi porcini silani. Tra le specialità segnaliamo Le ricette di questa pagina le incrociate di pasta fresca con ripieno allo scorfano, la burrata con sono estratte dal volume capocollo di Martina Franca e melograno, la riccia di pasta fresca con “Puglia, Le Ricette degli Chef: melanzane e scamorza affumicata. 100 ricette, 100 vini e 100 Piazzetta Cattedrale, via Arcidiacono Trinchera, 7. Ostuni. ristoranti”, Edizioni Effe, 15 €. Tel. 0831.335026. www.piazzettacattedrale.it.

Vini del mese Quelli sempre al top! Marmorelle Bianco Tenute Rubino, 2010.

Metiusco Rosato Vinicola Palamà, 2010.

Selvarossa Riserva Vinicola Palamà, 2010.

Di vini bianchi decenti, ma non ottimi, in Puglia ce ne sono tanti. Questo resta il nostro preferito. Fin dalla sua prima annata ha raccolto sempre ottimi elogi e lo standard qualitativo resta incredibilmente alto. Supera di gran lunga anche bianchi molto più costosi. E non temiamo smentite.

Ogni anno si gioca il podio di miglior rosato di Puglia con Five Rose’s di Leone De Castris (Salice Salentino) ed il Mjere di Michele Calò (Tuglie). Nel 2010 ha vinto il Concorso mondiale di Bruxelles. Ed anche quest’anno siamo pronti a scommettere ancora sull’etichetta della cantina di Cutrofiano.

La guida Vini d’Italia 2012 del Gambero Rosso gli assegna l’ennesimo Tre Bicchieri. Anche Veronelli lo inserisce tra i migliori d’Italia. Il rosso di casa Maci continua a mietere successi. A noi medaglie e bicchieri non dicono nulla di nuovo. Il Selvarossa è tra i rossi più piacevoli d’Italia. www.brindisireport.it 35


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Cartellone EVENTI › PROTAGONISTI › MOSTRE

30 Fino al

OTTOBRE

Brindisi PALAZZO VIRGILIO HOTEL Corso Umberto I

LABORATORIO SULLA CITTÁ Mostra fotografica

Sarà aperta al pubblico per tutto il mese di ottobre la mostra fotografica “Laboratorio sulla città. Icone di un evento contemporaneo nel territorio”, allestita presso la Terrazza di Palazzo Virgilio Hotel, in corso Umberto I a Brindisi. L ‘iniziativa rientra nei programmi didattici e di ricerca del laboratorio TASC (Territorio Arti Visive e Storia dell’Arte Contemporanea), della società CRACC (Conservazione e Ricerca Arti e Culture Contemporanee) dell’ Università del Salento e del Centro Studi Edgardo Simone. In espoisizione 60 riproduzioni selezionate

tra la notevole e qualificata produzione di scatti che sei fotografi brindisini, Arianna D’Accico, Giovanni Membola (sua la foto in questa pagina), Alessandra Pepe, Maurizio Pesari, Ida Santoro e Domenico Summa, hanno realizzato in occasione dell’happening tenutosi per l’inaugurazione dell’hotel brindisino nei giorni del 5 e 6 del gennaio scorso. Il catalogo della mostra è curato da Massimo Guastella, docente di storia dell’arte contemporanea dell’Università del Salento e responsabile scientifico del progetto.

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TEMPO LIBERO I CARTELLONE

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OTTOBRE

BASTIONI CARLO V Brindisi

ITALIANI FORMIDABILI A 40 anni dalla tragedia del traghetto Heleanna Foto di Claudia Canepa

Alla Marcia della Pace tanta gente, e poca politica

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omenica 25 Settembre, da ViaFerrante Fornari, sede del 2° Circolo di Brindisi, è partita la Marcia dei 400 per la Pace e la fratellanza dei Popoli, mentre ad Assisi una delegazione di 50, fra piccoli allievi della stessa scuola, docenti e genitori, testimoniavano la partecipazione della nostra città allo storico evento nato dalla volontà di Aldo Capitini. Il Circolo brindisino, selezionato dall’Ufficio Scolastico Regionale per portare avanti il Progetto Nazionale “La mia scuola: un grande laboratorio di Valori” si è fatto naturalmente promotore di questo spazio di riflessione gioiosa sia lo scorso Maggio, nel corso del Forum per la Pace, Giustizia e Responsabilità, tenutosi a Bari, sia in questa Domenica, mirando al massimo coinvolgimento della comunità scolastica, religiosa e civile. Alla marcia hanno aderito come partner, infatti le ACLI e le ACLI US, l’ARCIDIOCESI di Brindisi-Ostuni, CSV POIES, l’AVIS di Brindisi, CANTIERIMMAGINE, la Biblioteca Arcivescovile “DE LEO”, la Chiesa GRECO-ORTODOSSA, la Comunità BAHA’I, la Comunità BUDDHI-

STA della Soka Gakkai, la TAVOLA PER LA PACE della provinciadi Brindisi, l’Ufficio MIGRANTES e l’Orchestra della Scuola “SALVEMINI-VIRGILIO”. Al folto gruppo si sono aggiunte bambini e insegnanti di scuole della città e tutti coloro che condividevano i principi l’iniziativa. Dalla scalinata di Piazzale Lenio Flacco i rappresentanti delle comunità religiose e delle associazioni culturali hanno dato il loro messaggio di Pace ai partecipanti mentre le note dell’Orchestra giovanile hanno eseguito brani meravigliosi, dall’Inno alla Gioia a Libertango. Particolarmente toccante il contributo di un cittadino eritreo, che ha letto una favola sulla pace della sua terra d’origine. Le acque del porto interno hanno accolto un mandala di fiori: Pace tra Terra e Acqua, tra Uomini e Natura, tra Religioni. Questa giornata rappresenta per organizzatori e partner un vero punto di partenza per intraprendere un cammino ispirato da valori fondanti la società civile. Su Facebook si può partecipare alle discussioni alla pagina “Lamiascuola Perlapace”. Se ne suggerisce la lettura anche alle Autorità politiche di molti Enti cittadini. Assenti alla marcia. Foto di Anna Protopapa

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quarant’anni dal tragico evento del traghetto “Heleanna”, quando una fuga di gas dai locali della cucina provocò un incendio a bardo dell’imbarcazione che trasportava, sulla rotta Ancona – Patrasso, 200 vetture e 1174, quando poteva accoglierne solo 620, una mostra foto – documentaria racconta le vicende relative alla tragedia. Conseguenza dell’incidente furono la morte di 20 persone (italiani, francesi e greci) e circa 270 feriti, nonché il processo, per il comandante della nave, Dimitrios Anthipas, che per primo abbandonò la nave. Anthipas

fu arrestato nel porto di Brindisi il 30 agosto del 1971, mentre cercava di imbarcarsi per la Grecia assieme alla moglie. L’evento è stato organizzato dall’Associazione culturale «Le Nove Muse» di Fasano, in collaborazione con l’Archivio di Stato di Bari, l’Archivio di Stato di Brindisi, la Provincia di Bari, i Comuni di Brindisi, Fasano e Monopoli e le teche Rai. Orari di apertura della mostra: 17.00/21.00. Informazioni: 0831.229643. Nella foto: il traghetto Heleanna in fiamme.

SCUOLE

Il Centro Arte Danza s’impone al Grand Prix di LabatLoano Con grande orgoglio e soddisfazione gli allievi del Centro Arte Danza diretto da Claudia Giubilo hanno raggiunto un altro importantissimo riconoscimento, l’ultimo di una lunga serie. Gli allievi Emanuela De Carlo, Cassandra Bianco e Francesco Fasano hanno partecipato al concorso “Corpi in arte” a Fragagnano, vincendo tre primi premi e due borse di studio, una delle quali al LabatLoano Dance Festival Giovani Talenti, svoltosi a Loano, centro a pochi chilometri da Montecarlo. Un folto gruppo di iscritti al Centro, invece, ha partecipato ad una full immersion con i massimi esponenti della danza. Ne facevano parte Pino Alosa, Gino Labate, Max Savvetteri, Liliana Cosi, Pompea Santoro, Emanuela Campiciano, Eugenio Buratti, Alberto Maggi, Roberta Fontana, Elisa Punturiero, Vittorio Galloro, Joel Carreno, Ronaldo Sarabia. Nella serata di gala Francesco Fasano ha vinto il Grand prix Giovane talento e Cassandra Bianco una Menzione Speciale, con grande soddisfazione dell’insegnante Claudia Giubilo che ha ricevuto i complimenti da parte di tutti i giurati. “È sempre un’emozione cominciare un nuovo anno accademico” ci dice Claudia, “avendo la consapevolezza che i risultati raggiunti sono frutto di tanto studio e sacrificio. Conserviamo la volontà e la caparbietà di ottenere sempre dei buoni risultati con grande abnegazione e professionalità”. Iole La Rosa


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DOVE ANDARE I LOCALI

IL MARE

D’INVERNO

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pre a Brindisi “ La Playa Events”, un locale curato nei minimi particolari da Claudia Patti che con gusto raffinato ha voluto riprodurre, nel centro storico di Brindisi, romantiche e suggestive atmosfere proprie dei paesaggi caldi ed estivi. La delicata illuminazione data dai grandi lampadari e lanterne colmi di candele, le immagini suggestive e gli arredi creano un ambiente unico. Come nasce l’idea di un locale che conservi il legame con le spiagge, il mare i suoi splendidi tramonti? «Dal desiderio di donare la sensazione rilassante che riesce a trasmettere un tramonto vissuto su una spiaggia, rievocando sensazioni, odori, benessere. Abbiamo voluto soddisfare l’esigenza diffusa in città di individuare un luogo dove ritrovarsi, sin dalle prime ore del pomeriggio, per trascorrere minuti, ore, assaporando una speciale cioccolata calda o fredda, tisane per tutte le esigenze, un caffè reso diverso 40 TuttoBrindisi Ottobre 2011

da biscotti, cioccolatini, dolci o croccanti prelibatezze che allietano la vista ed il palato. Il tutto accompagnato da musica dal vivo adeguata ai diversi momenti della giornata». Cioccolata, tisane, caffè, cos’altro propone il suo locale? Uno speciale aperitivo pomeridiano con stuzzichini, finger food, cocktail e tanto altro, serviti da personale attento al cliente, costantemente coccolato da un servizio curato e puntuale. “La Playa Events”, lo dice già il nome, si propone per ospitare eventi. Quali? Il locale ed il servizio offerto si prestano bene a feste di 18 anni, addio al nubilato/celibato, feste di 40 anni, promesse, ma anche incontri di lavoro in ambiente informale e sicuramente fuori dal comune.

“La Playa Events” riproduce, in pieno centro storico, ambienti da isole da sogno. Claudia Patti ci spiega come le è venuta l’idea di questo nuovo concept, in cui è possibile trascorrere momenti di puro relax, assaporando ottimi aperitivi. E non solo

LA PLAYA EVENTS Via Marco Pacuvio 16 / Via Tarantafilo 15, Centro storico di Brindisi (alle spalle del Nuovo Teatro Verdi Tel. 346.6522649


MARCANTONIO GALLO magazzini culturali

USCITE DA FACEBOOK, RIENTRATE NEL MONDO Ci sono ormai tanti eventi ed appuntamenti che meritano di essere vissuti.

F

accio un pubblico mea culpa con quei lettori a cui non sarà sfuggito che, pur risultando tra chi aveva collaborato al numero di settembre, i Magazzini Culturali, pagina di cui mi occupo da diversi mesi, non era stata pubblicata. È che, finite le mie nonvacanze, ho consegnato con un lieve ritardo l’articolo, quando ormai il magazine TB era andato in stampa. Con chi invece non si è accorto di nulla, beh, con un ritardo di un mese, vi comunico che è finito il tempo delle vacanze, quelle vere. Per tutti, o quasi. La tendenza è stata quella di brevi intervalli dal lavoro, spesso con intenti culturali e appassionate visite in città europee ad alta densità di mostre che ci hanno fatto tornare arricchiti di esperienza e sazi di cultura. Di città in città molte sono state le possibili varianti: è bastato individuare in anticipo - anche attraverso l’utilizzo di tutte quelle nuove applicazioni per smartphone che permettono di visitare virtualmente le più note città turistiche, - quelli che sono i punti di interesse dove è possibile ottenere informazioni sugli appuntamenti, gli eventi, la vita notturna, le one night più interessanti. Per esempio a Londra, ad Hyde Park, c’è lo Speaker’s Corner, un luogo dove chiunque abbia qualcosa da dire può farlo ed avere i suoi ascoltatori per qualche minuto, che di questi tempi non è poco. Lì si incontra sempre qualcuno che ha la notizia fresca sull’ultimo ristorante alla moda, sul negozio di modernariato appena aperto o sul vernissage più cool del momento. In ogni città c’è un posto, o più posti, dove si va per leggere i giornali e incontrare, per avere informazioni su chi e in quale maniera sta producendo cultura. In questo universo di isole culturali che si nascondono dentro le città diventa però ogni giorno più difficile destreggiarsi per essere informati, e questo accade anche quando non si è in vacanza. È vero, le bacheche dei social network da cui ormai dipendiamo spesso offrono molti spunti e idee su come trascor-

rere il nostro tempo libero, ma molto spesso ci si ritrova a partecipare agli eventi soltanto in maniera virtuale. Finiamo per scorrere con aria di sufficienza una offerta di iniziative spesso interessanti ma concomitanti per poi, nell’indecisione su dove andare, disertarli tutti o quasi. Forse dovremmo cercare di uscire di più dal guscio virtuale in cui ci ripariamo: per pigrizia e un po’ per comodità ci informiamo su quel che accade esclusivamente attraverso internet, rimanendo seduti per ore davanti ai nostri pc. Avremmo bisogno di una sorta di contenitore reale dove poter presentare le iniziative, uno spazio di cultura polifunzionale che ci aiuti a focalizzare meglio quello che accade in città, in maniera da poter scegliere quello che ci interessa. È in questa direzione che dovrebbero essere utilizzati i vecchi spazi cittadini, mettendoli a disposizione di chi ha una urgenza culturale da comunicare. Dovrebbero diventare luoghi di partecipazione e di incontro, strutture vive capaci di generare partecipazione. A Brindisi ci sono numerosi luoghi che potrebbero diventare perfetti punti di incontro dove potersi ritrovare per scambiare notizie ed informazioni, una sorta di moderna agorà in cui relazionarsi. Per far questo basterebbe la consuetudine all’incontro. Ma allora perché non inventarselo un luogo? Perché, ad esempio, non consumare cultura durante la colazione domenicale? Perché non far diventare quel breve lasso di tempo che dedichiamo al caffè bevuto con gli amici al bar, un momento di scambio, un appuntamento in cui sia possibile informarsi su quello che accadrà nella settimana successiva? Ne riparleremo. SCOPRIRE. Non abbiamo più grandi risorse che possano nutrire l’intero mondo e non abbiamo più guerrieri che combatteranno per cancellare le ingiustizie. Eppure, pare, qualcosa possiamo ancora fare. Se in Vita e Destino lo scrittore russo Vasilji Grossman fa dire a un suo personaggio “non credo nel bene, credo alla bontà” così Toby Ord, giovane filosofo di Oxford, ha fondato l’associazione Giving What We Can, che ha raccolto finora 64 aderenti e ben 22 milioni di dollari con un programma semplice semplice: l’impegno a donare almeno un decimo del proprio reddito. A chi gli obietta dicendo che

già il 45% del proprio stipendio se ne va in tasse, lui replica affermando che purtroppo delle tasse che paghiamo pochissimo va alla cooperazione, e quel poco spesso viene speso male. Ammesso che uno si convinca a farlo, per donare ci sono diverse possibilità: vigila su tutto la Banca Mondiale, che produce report annuali sul numero di vite salvate e che troverete sul sito dell’ associazione suddetta, oltre a un test per calcolare il vostro grado di benessere. E se vi chiederete se è meglio dare il nostro tempo o il nostro denaro al prossimo, la risposta è che possiamo avere un impatto maggiore donando soldi. givingwhatwecan.org LEGGERE. Tra obblighi e scadenze, rituali sociali e abitudini, ritmi frenetici e conformismo imperante, davvero poco è il tempo che ci rimane per guardarci dentro e per far respirare i sentimenti. Si finisce col soffrire di una sorta di asfissia dell’anima, quel malessere tutto contemporaneo che purtroppo non si risolve ricorrendo ad un kit di medicinali di pronto soccorso. Mino Pica propone una originale visione critica mal-ironica con Cucina Interiore, una sorta di manuale composto da un menu di momenti con sottofondo musicale in cui autorizzarsi a sentirsi liberi, con una buona dose poetica. Basta apparecchiare una tavola in tinta con il vostro umore, prendere qualcosa che riproduca musica e abbandonarsi al cibo: si potrà abbondare con gli antipasti e finire con un dolce oppure decidere infinite varianti. L’importante sarà lasciarsi andare e confortare la mente e i pensieri cullandoli con le emozioni. Cucina Interiore, Mino Pica, Lupo Editore. RACCONTARE. Se la forma della città cambia più rapidamente del cuore delle persone, come è scritto in un verso de Il Cigno di Baudelaire, se la città può essere sfogliata come un originale libro di pietra, un introvabile racconto inciso nella scenografia e nella vista delle strade e delle piazze, come intuì Victor Hugo, se la città può essere riletta come un poema unico e lirico alla maniera di Borges, - la città vive in me come un poema che non mi è riuscito di fissare in parole, - disteso come un drappo di significati e di suoni, se la città può essere eseguita come uno spartito musicale che accomuna armonie e dissonanze, coro e assolo, fantasie e fughe, allora la bellezza di questa mia Brindisi è un pensiero preciso e improvviso, che mi assale allo stomaco come sconosciuta necessità, sottile e ostinata. La mia città è una segreta stanza di cristallo che si trascorre con l’intelletto, con la vista e con l’olfatto e che traina limitazioni ed aperture, continuità e confini, abissi e splendide rinascite. Un allineamento di parole regalatomi da Roberto Romeo, in segno di amicizia, che si insinua nel profondo. Io lo condivido, per gratitudine.

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NON RESTATE A GUARDARE

d i FA B I O M O L L I C A

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QUEI PICCOLI GRANDI VIZI DI NOI GIORNALISTI BRINDISINI Nei giorni scorsi sul nostro sito internet (www. brindisireport.it) si è sviluppato un interessante dibattito su informazione e giornalismo a Brindisi, con contributi di Vittorio Stamerra, Marcello Orlandini, Mario Scotto, Lucia Portolano e Giorgio Gargasole. Nei loro interventi, ed in altri interventi pubblicati nei mesi scorsi su TB, sono stati affrontati principalmente due temi: libera stampa e accesso alla professione giornalistica. Ho detto la mia sul sito e ripropongo le mie opionini ai lettori di TB. Ho da tempo l’impressione che molto spesso noi giornalisti locali siamo molto bravi a fare le lezioncine ed a criticare, e molto meno bravi a vedere le travi nei nostri occhi. Quanto al primo argomento, dovremmo essere ormai tutti vaccinati e intelligenti da poter affermare che la libera stampa non esiste: tutti abbiamo un editore a cui dar conto, oppure degli inserzionisti da rispettare, o qualcuno da ringraziare. Guardo al panorama locale e vedo chi va a cena col potente di turno, chi deve dire grazie a qualcuno per l’assunzione di un congiunto, chi non può criticare perché foraggiato da certa pubblicità, chi intervista a ripetizione in cambio di sponsorizzazioni e contributi, chi nella sua lunga vita ha lavorato per giornali finanziati da correnti di partito o parlamentari (tappandosi occhi e orecchie quando era necessario) e chi fa il giornalista e contemporaneamente gestisce uffici stampa di amministrazioni ed enti. E mi fermo qui, conscio che qualcuno metterà il muso e qualcun altro, pur tirato in ballo, continuerà a stringermi la mano. Ora il professore di turno dirà: «Perché non fa i nomi?». Semplice: perché sto criticando un sistema, non il singolo. E, sia ben chiaro, nel sistema ci siamo anche noi di BrindisiReport e di TB (che dobbiamo dar conto al nostro editore ed ai nostri inserzionisti).

Nel sistema ci sono anche io. E non vedo a Brindisi colleghi così al di sopra delle parti da poter impartire lezioni di assoluta moralità. Vedo, questo sì, qualcuno che non si è fatto imbrigliare del tutto e conserva un minimo di autonomia. Per il resto, chi è senza peccato scagli la prima pietra. Ma stia attento a non ritrovarsi lapidato. Temo infatti che molti di noi siano ormai così presuntuosi da pensare che i lettori, o i telespettatori, o chi si informa online, non capiscano certe cose, non vedano la pubblicità sui giornali o gli spot che vanno in onda in tv. E invece non passa giorno che qualche brindisino non mi faccia notare qualche strano comportamento di un quotidiano, di una emittente o di un sito. Altra cosa sono la dignità, l’autorevolezza e la distanza dal potere (o dal potente) con cui ognuno di noi decide di svolgere il suo lavoro. Ci sono casi di assoluto leccaculismo che ormai rasentano il ridicolo tanto sono divenuti evidenti ed imbarazzanti anche per i beneficiari di cotanta lingua. Ma, grazie a Dio, si tratta di casi rari. E purtroppo inguaribili. Quanto all’accesso alla professione: una quindicina di anni fa lavoravo in una redazione dieci ore al giorno e prendevo 200mila lire al mese. Un giorno il direttore mi disse: «Se non ci fai vertenza non sarai mai assunto». Preferii andarmene e mettermi in proprio. Non sarò diventato ricco e non ho un posto di lavoro garantito a vita. Ma qualche soddisfazione professionale me la sto togliendo. Il mio futuro professionale dipende solo ed esclusivamente da me. Siccome leggo che in molte redazioni poco o nulla è cambiato, mi permetto di dire ai giovani sfruttati che vogliono fare i giornalisti o imparare come diventarlo, di non attendersi aiuti da nessun Ordine e da nessun sindacato. Se sono bravi e conservano la passione, prima o poi emergeranno. Anche a costo di inventarsi qualcosa da fare da soli.


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