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Corso di laurea in Consulenza Pedagogica Appello in Metodologia della ricerca nelle organizzazioni

Project Work

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analisi di: “I media digitali nella vita dei sedicenni delle scuole del Trentino: usi e competenze” di M. Gui, M. Micheli, C. Tamanini” e “Giovani e nuovi media: dinamiche relazionali e pratiche di consumo digitali” di G. Qualizza, A. Ventura, C. Sambri" Anna Gatti

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Introduzione Ho cercato due ricerche sul tema “giovani e nuove tecnologie” per un duplice motivo: da una parte lavoro da 16 anni in progetti di politiche giovanili e ho visto l’ingresso dei telefonini prima e di internet poi nella vita dei ragazzi. Mi interessava dunque affiancare al mio sguardo operativo e sul campo, dati e analisi che provenissero da ricerche che hanno studiato il fenomeno e la situazione attuale intercettando un campione che va ben oltre il numero dei ragazzi che negli anni ho incontrato nei servizi. Alcune impressioni e rilevazioni che provengono dai ragazzi che professionalmente incontro, hanno trovato conferma nelle parole e nei dati rilevati dalle ricerche che ho analizzato, altre considerazioni invece mi hanno permesso di immaginare e riprogettare per il prossimo anno nuovi possibili strade da esplorare all’interno dei servizi, nell’incontro con i genitori e con le istituzioni (dalle scuole agli oratori).

La seconda ragione che mi ha spinto in questa direzione parte da un mio personale interesse attorno alla rete e alla stretta relazione tra educazione e web: leggo testi, utilizzo la rete, produco materiale in merito a come l’utilizzo del web 2.0 sta in-segnando le vite delle persone online e offline.

In particolare con l’Associazione Metas di cui sono socia fondatrice, stiamo lavorando attorno a tre fuochi: 1.

Educazione ai media: consapevolezza e rischi, possibilità e derive sono le facce della stessa medaglia. conoscere il web ed imparare ad utilizzarlo permette di saper gestire meglio le proprie scelte comunicative online.

2.

Modificarsi della comunicazione tra dentro e fuori la rete: in che modo sta cambiando il modo di relazionarsi tra le persone tra parole e corpi.

3.

Utilizzare il web per comunicare l’educazione professionale che si agisce nei servizi e per veicolare i pensieri pedagogici: per dare valore, per fare cultura.

Inoltre rivesto ruoli di responsabile della comunicazione per le progettazioni di politiche giovanili in cui lavoro con la Cooperativa Milagro e per la cooperativa stessa: ciò significa saper utilizzare le ICT, conoscendone linguaggi, tempistiche e specificità e dall’altra parte riuscire a mostrare il lavoro educativo attraverso la rete, coinvolgendo i soggetti (giovani e comunità) per lasciar traccia dei percorsi, delle scelte e dei pensieri che sottendono le azioni in rete, avendo così la possibilità di dar valore al lavoro educativo.

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Sintesi La ricerca “I media digitali nella vita dei sedicenni delle scuole del Trentino: usi e competenze” è stata commissionata da IPRASE - Istituto provinciale per la ricerca e la sperimentazione educativa che ha sede a Rovereto (Tn) al prof. Marco Gui (di sociologia della cultura e dei media all'università di Milano bicocca), a Marina Micheli (assegnista di ricerca presso il Dipartimento di sociologia e ricerca sociale dell'Università Milano-bicocca) e a Chiara Tamanini (svolge funzioni di ricerca e formazione presso l’IPRASE in particolare in merito alla valutazione degli apprendimenti in ambito linguistico e comunicativo).

Il volume presenta risultati dell’"Indagine sulle competenze digitali e sull'uso dei nuovi media tra gli studenti delle scuole superiori trentine” che nel 2012 ha analizzato, attraverso un questionario ed un testa somministrandolo Online, le dotazioni tecnologiche, gli usi dei nuovi media e le competenze digitali di un ampio campione rappresentativo di studenti trentini del secondo anno della scuola secondaria superiore. La ricerca è stata realizzata in Trentino dall’IPRASE e parallelamente in Lombardia dal Dipartimento di sociologia ricerca sociale dell'Università di Milano - Bicocca in collaborazione con il “Centro di ricerca sui media e la comunicazione” dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Strumenti e metodologia sono stati condivisi da Iprase e dal gruppo di ricerca di Milano - Bicocca e ciò permette di avere anche un confronto tra le caratteristiche specifiche degli alunni della Lombardia del Trentino.

La ricerca cerca di interpretare in senso critico il concetto di “nativi digitali" e di andare oltre al concetto, ormai superato relativamente ai contesti oggetto dell'indagine, di digital divide, indagando dimensioni multiple e più profonde, relative al tipo di tecnologia utilizzata, alla quantità del loro impiego, alle modalità d'uso, a ruolo delle famiglie della scuola, al grado di consapevolezza raggiunta dagli studenti nella approccio alle ICT e agli obiettivi che esse permettono di raggiungere nelle vite dei ragazzi e delle ragazze.

La ricerca di stampo sociologico è Giampietro Gobo nel capitolo “Ricerca paragrafo relativo al futuro dei metodi possibilità da integrare nelle ricerche interessante lettura.

prettamente quantitativa. Come sottolinea però qualitativa e sociologia” in “La qualità plurale” nel qualitativi, la dimensione quantitativa rimane una qualitative e l’analisi dei dati emersi è stata di

La popolazione oggetto della ricerca è composta dalle classi seconde dell'anno scolastico 2011/2012 di tutti i tipi di istituti secondari di secondo grado e degli istituti di istruzione formazione professionale della provincia autonoma di Trento. La popolazione di riferimento è composta da 285 classi e 5724 studenti. Di queste, 80% circa appartengono istituti di istruzione formazione professionale presenti in tutta la provincia e le restanti 20% agli istituti di scuola secondaria di secondo grado.

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Per definire le scuole e le classi da coinvolgere nella ricerca è stato estratto un campione casuale semplice. L'estrazione ha riguardato direttamente le classi, non gli istituti.

Considerando una media di 20 studenti per classe, il campione aveva l'obiettivo di raggiungere circa 1300 studenti, pertanto sono state estratte in totale 65 classi seconde. Il campione è stato stratificato per indirizzo scolastico (liceo scientifici, altri licei, Istituti tecnici professionali, formazione professionali) e macro area geografica (Garda, Nordest, Nord-ovest, Rovereto, Tione, Trento, Valsugana). Le rilevazioni sono avvenute tra marzo e aprile 2012.

Delle 65 classi campionate solo due non hanno preso parte la rilevazione. La numerosità campionaria effettiva è di 63 classi, afferenti a 38 istituti scolastici diversi, studenti intervistati sono stati complessivamente 1.112. Di questi, il 47,4% è di sesso maschile, mentre il restante 52,6% di sesso femminile. L'89,1% percento è nata in Italia, mentre restante 10,9% all'estero.

Inoltre il 42,5% degli studenti sottoposti al test proviene da un liceo, il 30% da un istituto tecnico professionale e il 27,5% da un istituto di istruzione e formazione professionale.

L'indagine fa riferimento principalmente a due strumenti di rilevazione: un questionario e un test sulle competenze digitali. Gli studenti hanno potuto compilare sia il questionario che in test direttamente da pc dei laboratori del loro istituto connessi in rete, sotto la supervisione di un rilevatore qualificato e preparato del team di ricerca. Le rilevazioni sono avvenute sui presenti il giorno della rilevazione.

Il test ha privilegiato gli item riferiti alla dimensione critica della competenza digitale che è definita nel modo seguente “la dimensione critica comprende abilità che si staccano dalla dimensione prettamente operativa e riguardano le capacità di trovare, selezionare, processare e valutare le informazioni da fonti diverse e per rispondere a diverse esigenze informative”.

Inoltre sono stati utilizzati due strumenti per l'arricchimento dal database: la scheda classe e la scheda insegnanti. La prima scheda, compilata dal rivelatore il giorno della somministrazione del questionario con l'ausilio di un insegnante, raccoglie informazioni generali sulla classe intervistata e sulle dotazioni e dispositivi tecnologici che la classe e la scuola possiedono.

La seconda, invece, contiene l'elenco dei docenti con le rispettive discipline insegnate all'interno della classe campionata.

Dal punto di vista metodologico è stato sottoposto prima il test di competenza digitale e successivamente il questionario. Per essere compilati entrambi non hanno richiesto la navigazione sul Web ma semplicemente la lettura o l'osservazione delle immagini presenti nella prova. Il test di competenza digitale ha permesso la rilevazione delle digital skills.

Il questionario ha invece rilevato dati suddivisi in sette categorie: • Disponibilità di device e tecnologie nell'abitazione domestica • Tempo trascorso on-line e tipologia di attività svolte su Internet • Gestione della privacy e delle relazioni su Facebook ZONE D’OMBRA E LUCE

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• Utilizzo di internet per compiti scolastici • Attività svolte a scuola con le lavagne interattive multimediali e uso degli ebook • Intervento di mediazione dei genitori • Competenze digitali effettivamente possedute dagli studenti La ricerca ha voluto contribuire al crescente dibattito scientifico offrendo indicazioni su alcune questioni cruciali attorno all’introduzione delle ICT nelle scuole, monitorando e valutando sia la presenza e l’utilizzo delle nuove tecnologie all’interno delle scuole trentine, sia avviando un processo di monitoraggio e di valutazione che aiuti a comprendere quali siano le ricadute nella vita dei ragazzi e cosa risulta funzionale all’implemento delle competenze digitali. Oltre a verificare l’effettiva presenza degli strumenti la ricerca ha dunque focalizzato l’attenzione su come vengono concretamente usati tali dispositivi da docenti e alunni, quali cambiamenti introducono nella didattica, cosa ne pensano gli alunni e quali sono le conseguenze sui loro apprendimenti.

Un'altra questione di ampia rilevanza, per gran parte sovrapposta alle competenze digitali, riguarda l'educazione degli studenti a un uso consapevole delle nuove tecnologie. Con uso consapevole nella ricerca si fà riferimento alla capacità di cogliere appieno le opportunità informative, sociali e culturali offerte dalla rete e la riduzione al minimo dei rischi adesso associati. Altro livello di indagine è stato la definizione nel grado di alfabetizzazione digitale genitoriale, ovvero quanti genitori conoscono le nuove tecnologie e sono dunque in grado di guidare sostenere i figli nell’uso indirizzando, regolando stimolando l'uso di Internet dei figli.

La ricerca “Giovani e nuovi media: dinamiche relazionali e pratiche di consumo digitali” è il volume nato dal XXV ciclo del dottorato di ricerca in Scienze della Riproduzione e dello Sviluppo ad indirizzo Relazionale Educativo dell’Università degli Studi di Trieste elaborata dal dottorando Gabriele Qualizza, coordinata dal prof. Alessandro Ventura e supervisionata dal prof. Claudio Sambri.

Il percorso di ricerca si è sviluppato in due fasi: una di desk analisis, finalizzata allo studio della letteratura esistente e all'analisi secondaria di ricerche empiriche già realizzate su questi temi, e una di lavoro sul campo (fieldwork), per il quale si è deciso di privilegiare un approccio metodologico ibrido, integrando uno strumento di rivelazioni di carattere quantitativo, come il questionario, con uno strumento di carattere qualitativo, come l'intervista in profondità.

Nei mesi di maggio e giugno 2011 è stato somministrato il questionario semistrutturato a un campione di 514 soggetti, di età compresa tra i 15 e i 24 anni, residenti nella città di Trieste e nel territorio del Friuli Venezia Giulia. Secondo i dati Audi Web, pubblicati a maggio 2011, il Friuli Venezia Giulia è la regione italiana con la maggior quota di utenti attivi sul Web nel giorno medio; in rapporto alla popolazione si registra il 29,7% della popolazione attiva sul Web mentre la media nazionale è del 23,4%. La scelta del range anagrafico è giustificata dall'approccio del presente studio che si propone di analizzare il consumo dei nuovi media

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con riferimento alla generazione dei nativi digitali: gli adolescenti tra i 15 e i 19 anni e i giovani tra i 20 e i 24 anni. La struttura del questionario risulta articolata in sei sezioni: 1. Rilevazione dei dati di dati di carattere socio demografico 2. Dotazioni tecnologiche: Device digitali, tempi e spazi dedicati la fruizione dei contenuti mediali 3. Reti di relazione, Luoghi di aggregazione e attività sviluppate off line nel tempo libero 4. Pratiche di consumo digitali 5. Media digitali, liste di contatti e refrigerazione sviluppate on-line 6. Analisi dei territori socioculturali frequentati degli intervistati Le domande sono state formulate in modo da focalizzare l'attenzione sulle pratiche concrete.

Il campione utilizzato è di tipo non probabilistico; il reclutamento dei soggetti da intervistare è stato effettuato presso sedi universitarie, istituti scolastici, centri di formazione professionale, biblioteche, Distribuiti nelle quattro province della regione seguendo i seguenti criteri: Campionamento per quote: la proporzione di un’unità per ogni 200 presenti nell'universo di riferimento; Le scuole sono state selezionate in modo da includere nel campione soggetti iscritti a licei, istituti tecnici e centri di formazione professionale. Riguardo i corsi universitari, si è cercato di assicurare la presenza di soggetti iscritti presso gli atenei di Trieste e di Udine a indirizzi di carattere umanistico, giuridico economico e politico sociale, tecnico scientifico e scientifico sanitario; Appartenenza territoriale, in modo da garantire l'equilibrata presenza di soggetti residenti nel centro urbani di maggiori dimensioni di soggetti residenti in aree rurali in comuni di piccole dimensioni.

La somministrazione questionari è avvenuta in presenza di un intervistatore che ha illustrato la forma e contenuti del questionario restando a disposizione per eventuali chiarimenti mantenendo un atteggiamento neutro. I dati sono stati successivamente elaborati con il software SPSS PASW statistics. Si è quindi proceduto con una prima analisi, ricercando la presenza di fattori capaci di descrivere e riassumere le relazioni che intercorrono tra variabili riferite a pratiche di consumo differenti. È stata successivamente effettuata una cluster analisis allo scopo di focalizzare l'attenzione su gruppi omogenei di fruitori riconducibili a differenti profili di consumo.

Tra settembre e ottobre 2012 sono state realizzate una serie di interviste in profondità a due diversi tipi di categorie di soggetti: • Giovani appartenenti alla fascia d'età interessata la rilevazione con l'obiettivo di approfondire lo studio dei vissuti esperienziali associati all'attività di comunicazione mediata dalle tecnologie; • Educatori, formatori, esperti di comunicazione, con l'obiettivo di commentare e approfondire i principali risultati della ricerca: si tratta di figure che per motivi professionali ZONE D’OMBRA E LUCE

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entrano a contatto quotidianamente con giovani appartenenti alla generazione dei cosiddetti nativi digitali e che dunque sono in grado di offrire un contributo proveniente da un angolo visuale privilegiato. I dati raccolti con metodi qualitativi si rivelano di particolare interesse portando alla luce nessi, esperienze, significati valutazioni non previsti.

Le interviste ai giovani hanno coinvolto un campione di 25 soggetti di età compresa tra i 15 e i 24 anni; le interviste agli educatori ed esperti hanno coinvolto in tutto 10 soggetti.

Gli intervistati sono stati selezionati tramite contatti contatti personali, avendo cura di assicurare un'equilibrata presenza di soggetti di genere maschile e genere femminile presidenti tanto nei capoluoghi di provincia, quanto in zone di più piccole dimensioni e per quanto riguarda i giovani, appartenenti sia alla fascia d'età 15-19 anni sia la facilità 20-24 anni. Gli esperti coinvolti coprono invece un'entità più ampio da 32 a 45 anni.

Per la somministrazione delle interviste è stata preliminarmente definita una traccia comune sia per quanto riguarda le domande, sia per quanto riguarda l’ordine con cui sono state proposte, al fine di consentire la comparabilità delle risposte nella fase di lettura e interpretazione dei dati. Le domande sono state formulate in modo da lasciare ampia libertà di risposta all'intervistato; l'approccio informale con cui è stato condotto il colloquio ha inoltre consentito di sondare in profondità le risposte. Le interviste sono stato della durata di circa 30 /40 minuti; gli argomenti su cui si è concentrata l'attenzione sono quattro: • L'appropriatezza o meno dell'etichetta di nativi digitali; • Le pratiche di comunicazione mediata con particolare riferimento alla telefonia mobile e dei social network; • Il coinvolgimento attivo in forma di creatività di partecipazione in rete, riconducibili alle nuove forme di consumo produttivo; • I limiti e l'opportunità connesse all'introduzione delle nuove tecnologie della comunicazione nell'ambito dei processi formativi.

Le interviste sono state somministrate in presenza, cosa che ha permesso di raccogliere anche l'insieme dei segnali non verbali con quelli intervistati che hanno accompagnato le loro risposte.

Le interviste, audio registrati con dispositivi digitali, sono state successivamente interamente trascritte: l'analisi qualitativa del materiale raccolto ha permesso infine di identificare i passaggi più significativi.

Gli obiettivi dell'indagine sono stati: • delineare il processo di integrazione degli strumenti di comunicazione e dei nuovi media nel vissuto quotidiano delle nuove generazioni; • Verificare se la frequentazione di social network e l’uso della comunicazione mobile si accompagnino una condizione di isolamento o una carenza di connessioni con gli ambiti più immediati della vita sociale;

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• Analizzare i valori e significati attribuiti alle nuove tecnologie comunicative di cui i giovani dispongono; • Comprendere la trasformazione che ha investito in questi anni il contesto domestico, sciogliendo il confine tra sfera pubblica sfera privata ridefinendo le coordinate di tessuti sociali in cui le pratiche di consumo dei nuovi media acquistano senso • Esplorare i significati legati alla costruzione di una specifica identità generazionale; • Approfondire lo sguardo sugli studi esperienziali associati ad attività di comunicazione mediata dalle tecnologie e di valutare quelli emersi nell'analisi di questionari precedentemente raccolti;

Conclusioni di ciascuna ricerca La ricerca “I media digitali nella vita dei sedicenni delle scuole del Trentino: usi e competenze” mette in evidenza come il digital devide non è più un problema per i ragazzi di questa fascia d'età; ciò che deve preoccupare riguarda la diseguaglianza sociale derivante dai nuovi media: è quindi in dimensioni più profonde, relative al tipo di tecnologia utilizzata, soprattutto, alle modalità d'uso delle tecnologie, alla quantità del loro utilizzo e agli obiettivi che esse permettono di raggiungere nelle vite dei ragazzi e delle ragazze.

Le lacune più importanti nel Trentino dal punto di vista qualitativo sono la capacità di giudicare l'affidabilità dei contenuti, la comprensione della natura delle fonti informative.

Emerge inoltre come alcune delle attività svolte di più tra ragazzi di famiglie dei ceti sociali meno privilegiati e delle scuole più professionalizzanti potrebbero anche costituire una palestra per future attività lavorative. È terminata l'epoca in cui la qualità d'uso ma anche di possesso delle tecnologie era di per sé un indicatore di vantaggio sociale. Il quadro di oggi mostra più complessità nelle disuguaglianze digitali che vanno cercate piuttosto nelle modalità d'uso degli strumenti mediatici e nella ricaduta di questi sulle chance sociali dei ragazzi.

Per quanto riguarda la scuola, i media digitali stanno facendo emergere nuove potenziali opportunità per migliorare la didattica, ma per molte di esse siamo ancora in fase di sperimentazione.

L’ipotesi di fondo della ricerca “Giovani e nuovi media: dinamiche relazionali e pratiche di consumo digitali” è che computer e cellulari non vengano semplicemente “utilizzati” dai giovani utenti, ma “integrati” nella vita quotidiana, rivestiti di nuovi significati e trasformati in presenze abituali, attraversando i confini tra online e offline e dando forma al loro universo simbolico e relazionale.

Dai dati raccolti emerge la raffigurazione di un mondo variegato e complesso, non riducibile alle arbitrarie e schematiche definizioni operate da molta pubblicistica. In primo luogo

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appare chiaro che gli appartenenti a questa generazione, non sono degli eremiti tecnologici, ma animali sociali costantemente connessi con il mondo esterno. La rete permette divaricare continuamente i confini tra interiorità personale e condivisione conviviale, generando forme del tutto inedite di attività sociali con alla base delle emozioni, passioni, sentimenti condivisi.

Sembra in altri termini emergere una socialità senza scopo, senza progetto alimentata dal piacere di stare bene insieme, dove si riscatta la categoria del banale, si valorizza il concetto il concreto, si amano le piccole cose.

I risultati della cluster analisis hanno fatto emergere quattro profili di consumo corrispondenti ed altrettante strategie comunicative, in ciascuna delle quali si esprime un coerente progetto di senso: queste esprimono forme di adattamento creativo all'ambiente, per cui è sempre più “la finalità relazionale a dare forma allo spazio digitale” (Giaccardi, 2010).

L'ingresso nella rete viene vissuto come espansione delle proprie possibilità di presenza.

Dalla ricerca emerge anche una distinzione molto forte tra un sostanziale e uso nomade dei dispositivi mediatici. L’uso sostanziale è collegata l'aspetto di serietà; l'uso nomade associato invece l'idea di transito del passaggio all'immagine di un mondo liquido ove le cose gli impegni assumono carattere friendly.

Il risultato è l'articolazione di un sistema a cerchi concentrici dove è possibile articolare in maniera più dinamica il rapporto tra sfera pubblica e sfera privata, senza perdere il riferimento ad uno spazio di intimità conviviale, che simbolicamente rinvia l'idea della casa.

Viene rilevata come critica l'area della creatività e della partecipazione. Viene inoltre messo in evidenza l'importanza dell'uso della rete per le sue finalità di carattere relazionale e non sul piano tecnologico innovativo.

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Analisi A partire dalle due ricerche ciò che risulta interessante è da un lato la convergenza dei dati raccolti in due regioni differenti del nord Italia in merito all’uso e alle capacità d’uso delle tecnologie da parte dei così detti nativi digitali anche se gli oggetti di ricerca sono differenti (utilizzo delle nuove tecnologie da un lato e il lato relazionale dall’altro). Entrambe le ricerche però hanno, ciascuno sul proprio fuoco, utilizzato una modalità pertinente con ciò che stavano indagando: la ricerca del Friuli, utilizzando un metodo misto quantitativo e qualitativo permette di indagare a fondo gli aspetti relazionali che l’utilizzo del solo metodo quantitativo non avrebbe permesso; la ricerca trentina, invece, volendo misurare e valutare lo stato delle competenze digitali dei ragazzi, ha scelto un metodo solo quantitativo.

Ciò che emerge in entrambe le conclusioni e che trovo pedagogicamente interessante, è l’alta capacitò dei ragazzi di saper utilizzare le tecnologie a loro disposizione come delle possibilità di implemento delle relazioni, sancendo che la differenza tra online e offline è insistente: fanno parte della stessa esperienza di comunicazione.

Critica è la mancanza in allegato del questionario e del test della ricerca trentina che limita la lettura del materiale elaborato: non viene dato modo di poter visionare la struttura e le domande poste ai ragazzi intervistati.

Per quanto riguarda invece la ricerca svolta in Friuli, le molteplici varietà di modelli utilizzati per l’indagine riescono a dare un quadro più completo del lavoro svolto, di ciò che viene osservato e rilevato.

Mi sono venute allora alcune domande in merito alla ricerca “I media digitali nella vita dei sedicenni delle scuole del Trentino: usi e competenze” che richiederebbero un maggior approfondimento: • Qual'è la ricaduta dell'uso delle diverse tecnologie in classe sul rendimento degli alunni?

• Come viene sviluppato il livello di competenza digitale degli studenti?

• Quali dimensioni della competenza digitale sono più importanti per una cittadinanza digitale consapevole e quali invece per sostenere l'apprendimento scolastico?

Queste domande sono in effetti non pertinenti ad una lettura sociologica ma riguarda non un impianto pedagogico: l’attenzione a come possano essere sviluppate le competenze digitali degli studenti, cosa già viene fatto e cosa potrebbe essere messo in campo non sono probabilmente domande a cui una ricerca prettamente sociologica può dar risposta, tanto meno se la stessa ha un impianto quantitativo.

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Anche l’interesse e la valutazione della ricaduta dell’uso delle tecnologie sul rendimento potrebbe essere oggetto di studio sociologico e quantitativo, ma scaturisce da un interesse che parte dai soggetti e dalla relazione che li stessi hanno con l’oggetto della ricerca.

L’ultima domanda rimane invece una questione aperta che ho trovato particolarmente importante nella ricerca trentina ma che richiama anche la ricerca friulana: riuscire ad analizzare quali competenze (digitali) sono maggiormente utili per lo sviluppo della cittadinanza digitale e quale per l’apprendimento scolastico, sembra una domanda scomoda.

Su questo punto mi viene da chiedermi infatti se esista una possibile scissione, una “definizione netta” oppure se sono competenze di base che servono in entrambi i contesti. A ciò sembra venire in parziale risposta l’analisi della parte qualitativa della ricerca “Giovani e nuovi media: dinamiche relazionali e pratiche di consumo digitali” nella quale si intervistano formatori, educatori e adulti che con i ragazzi e giovani hanno direttamente a che fare.

Ciò che ho trovato molto interessante, e che combacia anche con le osservazioni fatte direttamente sul campo da me nell’incontrare ragazzi delle due fasce d’età prese in esame nei servizi in cui lavoro, è come appare evidente che On-line e off line non sono due sfere separate, ma articolazioni di un unico spazio di esperienza. Questo va a risottolinerare un pensiero che circola in Rete attorno al fatto che non è corretto parlare di vita o di comunicazione virtuale: possiamo parlare di comunicazione digitale per differenziarla dalla comunicazione fisica (verbale e non verbale) ma non di comunicazione virtuale (in quanto “esistente in potenza” dizionario Treccani). E’ dunque, a parer mio, necessario pensarla come una comunicazione reale.

Per questo è importante incoraggiare nelle giovani generazioni a casa, a scuola, nei luoghi di incontro di aggregazione, un atteggiamento esplorativo e sperimentale, la capacità di ascoltare le ragioni dell'altro, disponibilità a coltivare il pensiero divergente non lineare, il confronto tra visioni alternative della realtà diventano e sono competenze da allenare. Dalla ricerca friulana viene messa in evidenza anche la mancanza di capacitò progettuale e l’utilizzo prevalente della Rete in modo passivo, non costruttivo ne generativo.

Se dovessi riassumerle in due macro tematiche credo che potrebbero essere assunte come lo sviluppo del pensiero critico e lo sviluppo di un pensiero creativo.

Avendo in comune entrambe le due tematiche il pensiero, credo che ciò che i ragazzi e i giovani hanno bisogno sia la necessità di pensare, di risolvere situazioni e problematiche, di affrontare conflitti, di analizzare i contesti, di comprendere ciò che accade e di sapersi collocare in quella storia.

D’altro canto sembra che questo bisogno sia intrinsecamente collegato al bisogno di assumersi responsabilità nel fare scelte e nel vivere possibilità concrete e reali di sperimentazione: se viene data loro la possibilità di sperimentarsi in contesti autonomi (accompagnati finché

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necessario, ma non molto più in là), i ragazzi hanno la possibilità di allenare il proprio livello di responsabilità sia su se stessi che sul gruppo, sia sulle strutture che sui progetti.

Generalizzando (non è per tutti così) è in questi contesti che li si vede pensare, osservare, chiedere, contestualizzare, progettare, trovare soluzioni ai problemi ed interrogarsi verso le scelte che si fanno.

La dimensione web, non avendo loro (i ragazzi e i giovani) un’interiorizzazione di separazione tra online e offline ma vivendoli come parti della stessa esperienza di comunicazione, hanno bisogno di sapere e saper fare, sperimentare e utilizzare il web in modo “protetto” per comprendere quali differenze intercorrono tra la comunicazione fisica e digitale.

Viene dunque evidente il bisogno di pensare e predisporre percorsi che accompagnino i ragazzi e che non li lascino in balia dell’insegnante illuminato oppure del genitore “smanettone”.

Anche la dimensione delle competenze degli adulti è un nodo da sciogliere: come ben sappiamo, i genitori non partecipano in massa ad incontri realizzati ad hoc per loro. E’ necessario dunque chiedersi come sia possibile coinvolgerli, come sia possibile andare ad implementare le competenze digitali perché come si evidenzia nella ricerca trentina c’è una stretta correlazione tra la dotazione di competenze digitali dei figli con quelle dei genitori.

Per quanto riguarda gli insegnanti (a meno che non accadano drammatici episodi in cui viene messa in evidenza la loro responsabilità) spesso l’interesse è all’utilizzo della strumentazione tecnologica perché d’obbligo o al massimo per incuriosire maggiormente i ragazzi (per “parlare lo stesso linguaggio” , si dice a volte). Questo rende fallimentare l’insegnamento che ha sostituito gli strumenti (ma non i metodi) con la conseguenza che lo sviluppo delle competenze digitali dei ragazzi non avviene perché manca anche solo il saperle nominare da parte dei docenti.

Riconoscere infatti che lo sviluppo del pensiero critico e del pensiero progettuale siano importanti per la crescita dei ragazzi e saperli anche collocare sul web, permetterebbe ai ragazzi stessi di comprendere, intuire, sperimentare, la propria posizione nel mondo e le proprie possibilità (sia nella vita concreta che in quella digitale).

E se prendiamo per vero che il Web 2.0 sia stato solo un grande inganno inventato per ragioni puramente di marketing, come ciascuno sta sul web dipende da competenze ancora più basilari che riguardano il proprio stare nel mondo e gli adulti hanno il dovere di accompagnare i ragazzi anche in questo contesto.

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Bibliografia • Il grande inganno del web2.0, Metitieri Fabio, Bari 2009, ed Laterza • Costruttivismo e pragmatica della comunicazione on line, Pier Cesare Rivoltella, Trento 2003, ed. Erickson • Governare l’inatteso, Fabio Dovigo, Weick e Sutcliffe, Milano 2010, Raffaello Cortina Editore • La qualità plurale, a cura di Fabio Dovigo, Milano 2005, FrancoAngeli Editore • Giovani e nuovi media: dinamiche relazionali e pratiche di consumo digitali, Gabriele Qualizza, Trieste 2012, università degli Studi di Trieste • I media digitali nella vita dei sedicenni delle scuole del Trentino: usi e competenze, a cura di Marco Gui, Marina Micheli, Chiara Tamanini, Trento 2015, Editore provincia autonoma di Trento-IPRASE

chi sono Anna Gatti educatrice e coordinatrice di servizi educativi per minori e famiglie, formatrice di ruoli professionali e naturali mi sono formata prima come Educatrice Professionale e successivamente come Consulente Pedagogica.

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