Tony Montana - Un modello negativo

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PREMESSA CHI SONO? Sono un appassionato di gangster movie, genere che seguo da una decina d’anni, e ho delle conoscenze base di drammaturgia. Per questo motivo sento di poter dire la mia sul film in questione. CHE COMPETENZE HO? Non sono un critico né un esperto, ma un appassionato che cerca di analizzare storie e personaggi con razionalità, senza fanatismi o commenti da “tifoso”. PERCHÉ HO SCRITTO QUESTO SAGGIO BREVE? Ho deciso di scrivere questo saggio breve per parlare di un personaggio - a mio avviso - tanto famoso quanto non compreso, fino in fondo, da tutti: Tony Montana, il protagonista di Scarface.


INTRODUZIONE Scarface è un film conosciuto da tutti, anche solo per sentito dire. Ha incassato 41 milioni di dollari e a 30 anni dalla sua uscita (1983) continua a essere un’icona. Tony Montana è stato ed è un idolo per molti ragazzini o per mafiosi vanagloriosi. Walter Schiavone, capo dei Casalesi, fece costruire una villa come la sua. Nel covo di alcuni spacciatori di Forcella fu ritrovato un busto del boss cubano, e via discorrendo. Le sue frasi più celebri, come “il mondo è tuo, e puoi prendertelo”, “Io dico sempre la verità, anche quando dico bugie”, “In questo paese prima devi fare la grana, quando hai la grana allora hai il potere, e quando hai il potere allora hai pure le donne!”, “Per me due cose contano a questo mondo: le palle e la mia parola e le ho sempre onorate tutte e due…” sono state citate migliaia di volte. Insomma, senza tirarla per le lunghe, Tony Montana è una figura presente nell’immaginario collettivo, un simbolo. E allora perché dico che non è stato compreso fino in fondo? Perché tutte queste cose – la villa, le frasi, le scene violente – sono solo la buccia di un frutto ben più complesso. Purtroppo, la maggior parte delle persone, con Scarface, o si ferma alla buccia o non va alla polpa perché disgustata dal primo impatto, e quindi lascia perdere il frutto nella sua interezza. Questo saggio è una guida alla polpa di Scarface. Se non vi interessa andare oltre le frasi da bullo, le pallottole, la villa e tutto il resto, chiudetelo. Non lo avete nemmeno pagato, niente vi obbliga a continuare. Agli altri dico: benvenuti. E buona lettura!



LA TRAMA Per prima cosa, è bene ripassare la trama, anche solo velocemente. Tony Montana è un piccolo delinquente cubano che sogna il riscatto da una vita tutt’altro che facile. La sua occasione si presenta quando Frank Lopez, divenuto uno dei signori della cocaina a Miami, gli chiede di uccidere Emilio Rebenga, un politico che gli si era messo contro. Tony esegue quanto richiesto insieme all’amico Manolo – detto Manny – e per i due si aprono le porte degli Stati Uniti, la terra delle opportunità. Montana però non si accontenta di cucinare in un capanno per strada: vuole tutto, e lo vuole subito. Inizia così la sua ascesa nel mondo della criminalità organizzata. Parte come scagnozzo di Lopez, poi diventa suo luogotenente e uomo fidato, al punto da divenire intermediario tra il boss e Alejandro Sosa, produttore di cocaina sudamericano. Quando i rapporti tra boss e braccio destro si incrinano definitivamente, a causa della corte fatta da Tony a Elvira, la moglie di Frank, questi gli manda due sicari. Ma il nostro sopravvive e lo fa uccidere da Manny.


Diventa così il boss, il “numero uno” come ama definirsi. Ma è da questo punto che sorgono i problemi: Tony siede sul gradino più alto della piramide, eppure non è soddisfatto. Non sarà mai soddisfatto. Non ci sono soldi, donne, potere e cocaina che tengano di fronte alla sua profonda infelicità. In più, come imparerà a sue spese, non c’è ascesa senza declino. In breve, Tony verrà mollato da Elvira, rinnegato dalla madre, ucciderà Manny, causerà la morte della sorella Gina, perderà la lucidità mentale e infine la vita.



ANALISI Non è difficile capire che Scarface è una Tragedia. Non solo perché “tutto finisce male”, che è l’idea del genere tipica del grande pubblico, ma perché i personaggi (in particolare Tony) sono “agiti”, per citare Carmelo Bene. Tony può sembrare a primo impatto un campione di volontà, una specie di cavaliere moderno che decide di conquistare castello, corona e principessa e ci riesce, anche se poi ci lascia la pelle. In realtà Tony è vittima dell’ambiente esterno, è il risultato di ciò che la vita ha fatto di lui. E’ nato in una famiglia povera, è cresciuto senza padre, i suoi legami affettivi sono molto labili, soffre la miseria. Questo lo porta a fare delle rapine e a finire in prigione. La prigione fa crescere la sua rabbia e il suo desiderio di rivalsa. Ciò lo rende spregiudicato e disposto a uccidere. Grazie a queste due caratteristiche diventa ricco e potente. I soldi e il potere gli danno alla testa. La cocaina rompe ogni freno inibitore, lo esalta. La paranoia e l’insoddisfazione lo divorano. A ben vedere, Tony non agisce mai. E’ sempre un burattino nelle mani della vita. Insomma, è il classico sbandato. Uno alla deriva.


Se questa spiegazione non vi ha convinti, prendete il Macbeth di Shakespeare, universalmente riconosciuto come Tragedia. Macbeth è un nobile e capo militare scozzese. Di ritorno da una guerra, dove ha servito il suo sovrano valorosamente, si imbatte in tre streghe che gli predicono che diventerà re. Macbeth informa la moglie della profezia. Questa lo esorta a uccidere il re, ospite a casa loro, per accelerare il suo destino. Il nostro tentenna, ma cede alle lusinghe dell’ambizione. Uccide il re e ne prende il posto. Il fato, però,è capriccioso. Lo fa salire in cima e poi gli fa perdere tutto, come in un gioco sadico in cui noi esseri umani, una volta entrati, possiamo essere solo pedine. La frase più famosa di Macbeth è questa: “La vita non è altro che un'ombra vagante: un povero attore che si pavoneggia e si agita per la sua ora sul palcoscenico, e poi tace; è un racconto recitato da un idiota, gonfio di suono e di furia che non significa nulla.” Confrontiamola con questa frase, detta da Tony nella scena del ristorante, in cui Elvira lo ha appena lasciato: “È tutto quì? Si riduce tutto a questo, Manny? Mangiare, bere, scopare, fumare, sniffare. E dopo? Dimmelo. E dopo? Arrivi a cinquant’anni e ti ritrovi una pancia come un barile. Ti vengono due zizze come una balia, ma con i peli di sopra. Ti ritrovi un fegato mezzo disintegrato a forza di mangiare


questa roba di merda e diventi come queste mummie del cazzo che stanno qua dentro.” A me sembra che la seconda sia solo una variante volgare della prima. Mi sbaglio? Trovate molte differenze tra Scarface e Macbeth? Io no. E ancora, è bene ricordare che Scarface è un remake di un film omonimo girato negli anni 30, avente come protagonista un gangster siciliano all’epoca del Proibizionismo.

Questo criminale fittizio non era nient’altro che l’alter ego di Al Capone. Sapete che fine ha fatto Capone, chiamato Scarface per un taglio di coltello sulla guancia? Dopo essere stato il padrone incontrastato di Chicago per anni, al punto tale che i suoi uomini giravano armati per strada indisturbati, è stato arrestato per evasione fiscale. Non omicidio, non traffico d’armi, non traffico d’alcool. Evasione fiscale. Talmente sicuro di sé da non inte-


ressarsi troppo alla gestione della copertura, permettendo così ai poliziotti di trovare una falla nel suo impero. Inutile dire che dall’arresto, la cui causa puzza tanto di presa in giro del destino, Capone non si riprese mai. Cadde, così come era salito. Abbiamo stabilito quindi il primo punto: Tony Montana non è un campione di volontà ma un burattino nelle mani del fato. Già solo questo concetto è impensabile per molti amanti del film rimasti fermi alla buccia. Ma vediamo cos’altro ci riserva questa polpa. Tony sarà pure un pupazzo nelle mani della vita, come tutti noi, ma è un duro! E’ questo quello che potrebbe obiettare più di qualcuno. In realtà no, non è un duro. La sua arma è l’ostinazione. Tony è un bambinone che prima punta i piedi per avere il giocattolo, e poi quando ce l’ha fa i capricci perché non è contento. Con il suo fare spaccone riesce a diventare odioso a sua moglie e antipatico ai suoi uomini. Ha un attaccamento morboso verso la sorella, per la quale prova una forte attrazione sessuale, pur inconsciamente. Lei lo ha capito, e infatti nel finale lo incita in modo provocatorio a possederla fisicamente, perché sa che è quello che Tony vorrebbe. Analizzare il rapporto del boss con la famiglia è fondamentale. Qui sta un nodo del personaggio. Prova a dare soldi alla madre, poi alla sorella… Potrebbe sembrare il classico “uomo di casa”


che si sostituisce a un padre assente. Però, è attratto dalla sorella. Però, quando vede che sua moglie è troppo fatta per avere un bambino la tratta in modo estremamente offensivo. Questo, per me, vuol dire solo una cosa: Tony Montana vorrebbe avere una famiglia serena. Quello che non ha mai avuto. E’ questo quello che Tony vorrebbe riscattare, nella sua ascesa nel mondo del narcotraffico. Ma è qualcosa che nessuna pistola, nessuna minaccia, nessuna mazzetta di banconote possono dare. Bisognerebbe abbassare la testa, lavorare come cuoco in un capanno per strada, farsi riaccettare poco alla volta dalla madre, chiedere scusa, vivere una vita modesta, accontentarsi di una donna che non incarna l’archetipo della diva (alta, bionda, di carnagione chiarissima, snob), rinunciare ai sogni di gloria. Fare quello che tantissimi immigrati hanno fatto, siano essi italiani, cubani, irlandesi, messicani, rumeni. Tony, però, proprio come un bambino, è convinto di essere speciale, diverso, migliore degli altri. Al diavolo il lavoro: basta vendere un po’ di polverina e fai la grana. Al diavolo l’umiltà: la vita la devi aggredire. Tira fuori le palle, il mondo è tuo. Tony Montana è infantile e anche ingenuo. E’ per questo che Scarface è stato poco capito dalla massa. E’ per questo che i ragazzini lo vedono come idolo e che gli adulti lo snobbano: perché solo una mente ancora infantile può vederlo come un modello da seguire, mentre una persona matura tende a disprezzarlo per modi, linguaggio, violenza, uso


di droga, insomma per tutto, senza rendersi conto che questo è uno dei film più educativi che esistano. Sì, educativo. Tony Montana imbocca la strada all’apparenza più semplice per poi perdere tutto. E’ il modello da NON seguire in niente. Al Pacino incarna un personaggio che realizza le fantasie di dominio sulla vita più oscure e radicate dell’umanità, il desiderio di libertà e prevaricazione assolute, dimostrando quanto esse siano dannose in primis per sé stessi, oltre che per gli altri. E’ questo che Scarface vuole dire, in fin dei conti. Il mondo non è tuo. Stai al tuo posto. Non puoi prendere tutto, aggirare le difficoltà non ti servirà. Accetta i tuoi limiti, non seguire nessuna strada che non sia quella del lavoro, duro e onesto. Che cosa volete di più educativo, da un film?


NOTE: Le immagini presenti in questo saggio sono state prese da Internet, pertanto non detengo il copyright sulle stesse. Nel caso in cui, pur pubblicando questo saggio gratuitamente (quindi senza trarne profitto economico), io abbia violato il copyright, o comunque, qualora i detentori dei diritti delle rispettive immagini ritengano necessaria la rimozione di una o più immagini di cui sopra, basterà contattarmi via mail o su Facebook e provvederò a rimuoverle. La copertina del saggio è stata realizzata da Alex Terazzan, con un’immagine presa dalla Rete. Il testo che compone questo saggio e i contenuti ivi presenti sono frutto del mio lavoro. Per questo, nel caso in cui foste interessati a riportare un brano del saggio, vi chiedo di citare la fonte originale. Per critiche, chiarimenti, dubbi, complimenti e qualsiasi altra cosa vogliate dirmi, potete contattarmi a quest’e-mail: aniello1991@hotmail.it o sul contatto Facebook: https://www.facebook.com/aniello.troiano1 Spero che questo saggio breve vi sia piaciuto. Aniello Troiano



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