I.OVO n°010 - Febbraio 2012

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DENTRO AL CONTEMPORANEO

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Entrando a LATO, studio di giovani architetti e spazio espositivo dedicato alle mostre d’arte contemporanea, ci è possibile conoscere il percorso artistico di Massimo Biagi (Pistoia, 1949) che da sempre ha cercato di esprimere attraverso la sintesi e l’essenzialità la forza motrice della vita.

Varcata la soglia della galleria un eccitoplastico, opera realizzata in legno sagomato e dipinto, cattura immediatamente la nostra attenzione: la tavola è animata da segni vibranti e dinamici, segni aerei che rigano la superficie della tela come una pioggia impalpabile. Opere con forme diverse realizzate su supporti differenti sono cosparse di linee che si infittiscono intorno a figure circolari dalle quali sembra generarsi un magma vitale. Vortici di energia, flussi, linee travolgenti e dinamiche sono creati dalla gestualità dell’artista come atto emotivo. Ecco dunque cos’è il graficismo: un segno di sé, uno scoppio polisignificante che aspira ad una totalità assoluta. Un segno portatore di idee successivamente esplicate nel I Manifesto graficista del ’78, si ravvisa già nell’opera del ’76 sebbene il suo colore di sfondo sia differente rispetto alle opere che caratterizzeranno il periodo successivo. Un video degli schizzi dell’artista e le opere plastiche sono legati dal medesimo fil rouge: l’insofferenza del limite ben espressa da questi agglomerati di forze e di energia che cercano di oltrepassare lo spazio in cui si trovano. Tutto ciò avviene perchè l’artista fa sì

che i tratti di penna e pennarello si dirigano fino all’estremità del legno o della tela con il fine di invaderla e valicarla. Biagi trae ispirazione dai miti e dalle storie sull’origine del cosmo con l’intento di esprimere in una sola opera il principio della vita. L’uovo rosso dell’89 è infatti la sintesi di una forza generatrice, e archetipo della nascita. Colpisce la volontà dell’artista di manifestare il prolungamento dell’opera d’arte nel quotidiano, come fa con la sedia graficista del ’91. Da segni minutissimi e afigurali si passa alle opere estroflesse su cui l’artista si è più concentrato negli ultimi anni. Sculture in legno piegato su cui si utilizza la tecnica dell’asportazione della materia. Il dinamismo pervade quest’arte di sintesi e di energia vitale: tante sono le sensazioni che l’artista riesce a trasmetterci. L’uso della parola non rende giustizia a queste opere: solo una personale esperienza visiva ci mette in condizioni di cogliere l’essenza del percorso artistico di Massimo Biagi facendoci così superare le barriere dell’intangibilità e dell’astrattezza. Elisa Frego

Nella pagina a fianco: Massimo Biagi, Frammenti, veduta parziale dell’allestimento, 2012. Courtesy Lato.


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