Astrattismo delle origini - Andrea Benetti - Lecce, Castello Carlo V

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An d re a B e n e tti

a s tra tti s m o d e l l e o ri g i n i


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An d re a B e n e tti Astrattismodelleorigini a cura di

To ti Carpentieri

C a s te l l o C a rl o V 路 Le c c e 25 giugno > 1 8 luglio 201 5


CittĂ di Lecce


Andrea Benetti Astrattismo delle origini A CURA DI Toti Carpentieri Castello Carlo V · Lecce 25 giugno > 1 8 luglio 201 5 PROMOZIONE DELLA MOSTRA

Andrea Benetti Archives Foundation Assessorato alla Cultura del Comune di Lecce I.A.P. Italian Art Promotion MUST · Museo storico Città di Lecce Raggruppamento Temporaneo di Imprese: Theutra, Oasimed e Novamusa

COLLABORAZIONE SCIENTIFICA

Andrea Benetti Archives Foundation MUST · Museo storico Città di Lecce CON IL PATROCINIO Comune di Lecce TESTI Andrea Benetti, Toti Carpentieri, Pasquale Fameli BIOGRAFIA CURATA DA Diletta Iacuaniello

COORDINAMENTO DELLA MOSTRA

I.A.P. Italian Art Promotion MUST · Museo storico Città di Lecce Raggruppamento Temporaneo di Imprese: Theutra, Oasimed e Novamusa SEGRETERIA ORGANIZZATIVA I.A.P. Italian Art Promotion PROGETTO GRAFICO Colour Frame FOTO Cristina Ariatti, Sandro Ostini, Osservatore Romano UFFICIO STAMPA Luciana Apicella © 201 5 EDIZIONI qudulibri · ISBN 978-88-90851 3-0-8 IMMAGINI OPERE © Andrea Benetti Archives Foundation andreabenetti.com · andreabenetti-foundation.org


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Indice Astrattismo delle origini di Toti Carpentieri ................................... pag. 1 0

Le opere su tela di Andrea Benetti ................................... pag. 1 3 Didascalie ................................... pag. 39 Essentia · L'opera di videoarte ................................... pag. 41 Vitalità del primitivo di Pasquale Fameli ................................... pag. 43 Manifesto dell'Arte Neorupestre di Andrea Benetti ................................... pag. 46

Biografia di Andrea Benetti ................................... pag. 51 Musei e Collezioni ................................... pag. 57 Speciali ringraziamenti ................................... pag. 59


Astrattismo delle origini · Ritorni, armonie e proiezioni Di quante cose sostanziali, minutissime, inimmaginabili ha bisogno la nostra invenzione per ridiventare quella stessa realtà da cui fu tratta, di quante fila che la riallaccino nel complicatissimo intrico della vita, fila che noi abbiamo recise per farla diventare una cosa a sé. Luigi Pirandello

A ben guardare, non possiamo non condividere quel richiamo al “doveroso rispetto per la natura e per l’essere umano” su cui Andrea Benetti si dilunga nei primi righi o quasi del suo Manifesto dell’ Arte Neorupestre , conferendo all’arte il dovere/diritto di ripartire “simbolicamente dalle proprie origini”, possedendo i simboli “una forza pari soltanto alla forza della natura; quella stessa natura con cui dobbiamo ritornare in armonia e ricominciare a rispettare e ad amare”. E non lo possiamo, per una serie di motivazioni che si articolano e concretizzano nel riferimento al nome di Joseph Beuys e nella piena adesione al suo pensiero. Vuoi per la costante e peregrina vicinanza personale, non certo casuale, che il tredici maggio millenovecentottantaquattro, a Bolognano, ci consentì di vivere il felice momento dell’ Incontro con Beuys con la famosa discussione “Difesa della Natura” e la messa a dimora della Prima Quercia Italiana in ricordo della “7000 Querce” di Kassel, vuoi per l’assoluto assenso a quella sorta di affermazione/invito/imperio del Maestro tedesco che recita: “Abbiamo il dovere di mostrare al mondo ciò che siamo stati capaci di fare nella e della nostra vita”. Ed è in tale ambito che, a nostro avviso, si inserisce “Astrattismo delle origini”, questo nuovo incontro con le opere di Andrea Benetti, impegnate a dialogare con gli spazi del Castello di Carlo V a Lecce, riconoscendo alle stesse lo status di luoghi della partecipazione e della contemporaneità, muovendosi da quel gesto iniziale sulle rocce della cueva de Altamira e/o della Grotta del Cervo di Badisco, e consentendo alla memoria di divenire presente e progetto di ogni futuro possibile. Quello che nei valori opponibili di iconico/aniconico – sempre presenti nel lungo percorso della storia dell’arte, e contemporanei già nella pittura rupestre - dei dipinti (ma sono ancora e soltanto tali?) dell’artista bolognese trova oggi dimensione estetica, significazione espressiva e conferma etica, grazie a quelle che potremmo definire le relazioni tra piano, tempo e spazio. La tecnica, innanzi tutto, con il suo riandare a modus operandi 10


memorizzati e memorizzabili tesi a costruire superfici narrative omogenee ed essenziali, poi l’attimo quale approccio alla memoria ma anche unità ritmica che spiega il suo dialogare – in altri luoghi e in altri momenti - con la musica tra timbri e frequenze, e infine lo superficie stessa dell’opera da leggersi come intervallo, battuta, periodo di una capacità espressiva complessa assurta a metodo legittimato. E accade, allora, di riconoscere nelle opere, quasi fossero i nuovi paesaggi del quotidiano, figure e forme che giocano sull’allusione e sui riferimenti, talvolta schiacciate e come impresse, talaltra da intendersi come immagini e simboli, se non proprio icone . Stelle a cinque e a sei punte, omini, animali, oggetti di uso comune, rettangoli, mezzelune, zigzag, triangoli, sbuffi, sagome femminili, ghirigori, stilemi, vele, ottagoni, cuori, tondi, quadrati... l’uno all’altro accostati e sovrapposti in una accumulazione cromatica (quanti colori!) che sembra negare ordini e sequenze, e che pur nella variabilità della disposizione e delle combinazioni comunica una sorta di mappa genica in fieri e quindi mutevole. È come se l’artista avesse inventato una sorta di alfabeto personale costituito da forme e modelli (allusivi e illusorii) extradimensionali dal contorno netto e dalla stesura cromatica piatta, spesso attivando memorie personali e collettive, culture lontane, dialoghi urlati e rumorosi silenzi, consentendo alla figura/forma/oggetto di divenire centro entropico di una comunicazione non più unilinguistica ma sinestetica con altri schemi e con altre procedure, e come tale a plurima modalità percettiva e cognitiva, tra segni e suoni, tra gesto e invenzione. Le immagini, come cristallizzate, rivelano una tensione plastica che sembra accrescersi perfino nell’attingere alla cultura urbana, ricca di riconoscibilità immediate e mutevoli, sollecitandoci ad un’operazione di amalgama che, nel mettere insieme secondo modalità al tempo medesimo semplici e complesse, memorie e quotidianità, da vita a nuovi linguaggi e a nuovi stili. Fino a giungere ad una narrazione oltre che, tra casuale ed intenzionale, sembra chiudere il cerchio riconoscendo al significato la contemporaneità dell’oggettivazione, della rappresentazione e della referenzialità. In quell’ entrare nella dimensione pubblica e in quell’uscire all’aperto di beuysiana memoria. Toti Carpentieri

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Andrea Benetti Le opere su tela Astrattismo delle origini


Fuga impossibile


Primavera


Salto nel passato


Verso l'Infinito


Dolci distrazioni


Sottotraccia


Lune in cielo


Intuizione notturna


Sentiero sacro


Il mio Universo


DiversitĂ


Omaggio a Bologna


La provocazione


Percorsi


Sensazioni colorate


Istinto primitivo


Amore ritrovato


Intersezioni


Pensieri contaminati


Il rettile


Il crocevia


Fondali marini


Il passato che ritorna


Flussi


Impressioni


Disascalie Fuga impossibile, 201 5, cm 70 x 70, olio e hennè su tela Primavera, 201 5, cm 60 x 60, olio e hennè e curcuma su tela Salto nel passato, 2008, cm 50 x 50, olio e karkadè su tela Verso l'Infinito, 2009, cm 50 x 50, olio e karkadè su tela Dolci distrazioni, 201 5, cm 60 x 60, olio e hennè su tela Sottotraccia, 201 3, cm 70 x 70, olio e cacao su tela Lune in cielo, 201 5, cm 60 x 80, olio e curcuma e acrilico su tela Intuizione notturna, 2009, cm 50 x 70, olio e cacao su tela Sentiero Sacro, 201 3, cm 60 x 90, olio e curcuma su tela Il mio Universo, 2009, cm 50 x 80, olio e hennè e acrilico su tela Diversità, 2009, cm 50 x 70, olio e acrilico su tela Omaggio a Bologna, 2009, cm 50 x 70, olio e acrilico e cacao su tela La provocazione, 2009, cm 70 x 50, olio e acrilico su tela Percorsi, 2009, cm 70 x 50, olio e acrilico su tela Sensazioni colorate, 201 0, cm 80 x 60, olio e cacao e acrilico su tela Istinto primitivo, 2009, cm 70 x 50, olio e hennè e cacao e acrilico su tela Amore ritrovato, 201 5, cm 70 x 50, olio e hennè su tela Intersezioni, 201 5, cm 70 x 50, olio e hennè e curcuma su tela Pensieri contaminati, 2009, cm 60 x 40, olio e tinta biondo chiaro su tela Il rettile, 2009, cm 60 x 50, olio e karkadè su tela Il crocevia, 2008, cm 60 x 40, olio e cacao su tela Fondali marini, 2008, cm 50 x 40, olio e cacao su tela Il passato che ritorna, 201 3, cm 60 x 1 00, olio e acrilico su tela Flussi, 201 3, cm 50 x 1 20, olio e hennè e acrilico su tela Impressioni, 201 1 , cm 1 20 x 30, olio e hennè e acrilico su tela

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e s s e n tia L'opera di videoarte Basmati Film featuring Andrea Benetti


e s s e n t ia Basmati Film featuring Andrea Benetti Fotografia e editing: Audrey Coïaniz Animazioni: Saul Saguatti Opere: Andrea Benetti Musica: Andrea Benetti e Frank Nemola L'opera di videoarte intitolata "essentia" è stata presentata in anteprima nel mese di aprile 201 5 alla mostra di Andrea Benetti intitolata "VR60768 anthropomorphic figure" promossa dall'università di Bologna e dall'università di Ferrara ed allestita alla Camera dei Deputati, a cura della professoressa Silvia Grandi e del professor Marco Peresani. Nella pagine a seguire alcuni frame tratti dall'opera di videoarte intitolata "essentia". 42


Vitalità del primitivo Spesso il duo Basmati (formato da Audrey Coïaniz e Saul Saguatti) ha colto o catturato fotograficamente le architetture delle città italiane disarticolandole e sfaccettandole in una molteplicità di punti di vista, evidenziandone i profili strutturali mediante traiettorie e vettori di movimento, quelle linee-forza con cui i Futuristi, e Boccioni su tutti, dipingevano incredibili e luminosissime “visioni simultanee”. Quella di Basmati è davvero una “città che sale” in cui palazzi e monumenti vengono centrifugati nel mixer luccicante del video, dove il passo dell’animazione diventa puro flusso. Ma allontanandosi per un attimo dalla giungla metropolitana, con i suoi ritmi vertiginosi, il duo Basmati è andato stavolta a riscoprire quella vera, dove la naturalità degli elementi domina e il segno dell’uomo è minimo, non invasivo. Sono i segni di una nuova pittura rupestre, quella di Andrea Benetti, che danzano al richiamo di un ossessivo tamtam, quello delle percussioni jungle di Frank Nemola. Le figure smagrite e dinoccolate di Benetti costituiscono infatti il repertorio iconografico da cui il duo Basmati è partito per un viaggio senza barriere spaziotemporali: Essentia è come


un’accelerazione verso il passato e un “ritorno al futuro”, è la sintesi di un’indagine materiologica compiuta sui quattro elementi – aria, acqua, terra e fuoco – tra gli angoli di quel quadrilatero vitalissimo che è il video. La materia ai suoi diversi stati – liquido, solido o gassoso – è, per Audrey Coïaniz e Saul Saguatti, la sostanza viva di una nuova o ritrovata Informalità: escrescenze, grumi, germinazioni e ribollimenti costituiscono infatti la grammatica di molte delle loro performance live, dove i due artisti sperimentano mescolanze e misture alchemiche proiettandole su pareti e maxischermi, testando la mutevolezza dell’organico e canalizzandola in tempo reale per riversarla nell’ambiente sotto una nuova luce, quella dei pixel. Attraverso questa sorta di “Informale tecnologico”, si schiude quindi per il fruitore un microcosmo di peduncoli, gameti, amebe, molecole che si ingigantiscono, passano dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande proprio grazie alla flessibilità e all’adattabilità dimensionale di un medium attualissimo. Il gesto e la materia vivono e si articolano così nell’eterotopia o nell’atopia dell’ambiente video, in cui i segni di un iconismo elementare galleggiano o si diradano, sfidano la forza di gravità per espandersi in 44


circonvoluzioni, vortici e spirali, come accadeva sulle tele dei Nuclearisti. Ma sui frame materici di Essentia, che formano territori ameni, desertici, infuocati, si innestano scene di caccia come quelle dei camuni, filtrate però attraverso un linearismo giocoso, quasi fumettistico, di sapore pop. È l’immaginario neo-rupestre di Andrea Benetti, che intrattiene un singolare dialogo con quei pittori della generazione precedente alla sua che hanno promosso il ritorno a una pittura “selvaggia” come Markus Lüpertz o A. R. Penck. Benetti compie però un passo ulteriore, perché alleggerisce le tinte sul pastello e le impasta con henné e caffè, ma soprattutto ammorbidisce i contorni e li cuce come in un sinuoso cloisonné, associando festosamente i segni del primitivo con quelli dell’infantile, condensando così le due vie di una vivificante regressione, per non soccombere a quella che Jean Dubuffet definiva una “asfissiante cultura”. Tornare alle origini vuol dire, infatti, riscoprire energie sopite che un rapporto con gli elementi primigeni può sollecitare e risvegliare, ma a patto di mediarlo con le forme, i linguaggi e le tecniche dell’oggi, per un più intenso e nutriente rapporto col mondo. Pasquale Fameli


Manifesto dell'Arte Neorupestre All'alba dell'umanità, ancor prima di inventare la scrittura, l'uomo sentì la necessità di comunicare, di lasciare una traccia di sé nel mondo; tutto ciò lo fece grazie alla pittura. Quell'uomo si rapportava ogni giorno con il sole, con la terra, con l'acqua, con il cielo... integrandosi armonicamente nella natura; e quand'anche la natura non rappresentasse una minaccia, egli la rispettava, con il rispetto che si deve ad una divinità, consapevole dei propri limiti umani. L'uomo contemporaneo ha rinnegato quei limiti e calpestato quel rispetto, ponendosi prepotentemente al centro del mondo e mettendo al primo posto le proprie esigenze, il proprio egoismo. Così facendo, ha stupidamente distrutto un incantesimo e profanato la sacralità della natura e della vita. Allora, facciamo un passo indietro. Azzeriamo e ripartiamo da quel doveroso rispetto per la natura e per l'essere umano; l'arte, deve ripartire dalla prima forma artistica, ovvero l'arte rupestre. Noi dobbiamo ripartire dagli albori dell'uomo e dall'arte primigenia, per ricostruire un nuovo mondo, in cui il rispetto per la natura e per la dignità umana siano finalmente al centro del volere dell'uomo. Solo così riaffermeremo la sacralità della vita, ormai perduta in cambio di un miope e vacuo stile di vita, che sta portando la terra all'autodistruzione. Ricreiamo le condizioni per “avvolgere” il mondo di amore e di pace. Ripartiamo da quella pittura rupestre, che l'uomo primitivo, molto più saggio di noi, realizzava sulle pareti rocciose, ingraziandosi il volere delle forze sovrannaturali. Per la propria parte, questo è ciò che l'arte può fare. Ritroviamo dentro di noi quell'essenza primordiale, incontaminata, priva dei condizionamenti, che muovono l'uomo odierno; condizionamenti imposti da un sistema consumistico mondiale, che ci sprona sempre di più ad essere produttori inarrestabili e consumatori insaziabili. Ricreiamo un giusto rapporto tra l'uomo e l'ambiente, tra la produzione ed il consumo. Ricerchiamo dentro di noi la purezza del bambino, che ancora non conosce il mondo e lo interpreta attraverso la fantasia, osservandolo con curiosità e stupore. Viviamo rappresentando l'oggi come un attimo immortale ed analizzando il passato con uno sguardo critico, ma costruttivo; non viviamo in termini utilitaristici, in cui ogni atto è paragonabile ad una mossa, nel gioco degli scacchi, il cui fine è quello di conquistare tutta la scacchiera. Viviamo ascoltando l'essenza che c'è in ognuno di noi; quell'essenza fanciullesca che ci porta

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ad amare il contatto con la natura, il cibo sano, le tradizioni, i valori condivisi e fondanti, che hanno elevato per lungo tempo l'esistenza umana; rifuggiamo dalle gettate di cemento incontrollate, dalle plastiche, che ormai avvolgono ogni cosa, dalla velocità forsennata che permea, inconsciamente, ogni nostra azione e ci spinge ad una corsa esasperata, anche laddove essa non è affatto necessaria. Riappropriamoci del corso della storia e non accettiamo passivamente tutti i cambiamenti imposti dall'alto, mediante campagne di persuasione, che ci portano ad essere dei numeri e non più delle persone, con le proprie peculiarità e, soprattutto, con le menti pensanti. L'uomo non può mai essere un numero; nemmeno quando la popolazione mondiale raggiunge un affollamento senza precedenti. Ricordiamoci sempre che l'essere umano è, prima di tutto, un'essenza immateriale, oltre ad essere un corpo, troppo spesso proteso alla ricerca del piacere effimero. Questo concetto ci è ormai sfuggito dalla mente e questa “fuga” ha provocato effetti nefasti. Rinnegare o non coltivare la sfera immateriale dell'uomo e rinnegare l'uomo stesso. Questa concezione non è ispirata alla religione, ma ad una visuale “dualista” dell'individuo, ovvero che distingue i due livelli su cui cresce e si forma un essere umano. Non sbilanciare l'ago della bilancia a favore della materia nelle scelte di vita, è un evidente segno di consapevolezza e di saggezza, che ci eleva da qualsiasi altro essere vivente. Senza una parte di mistero, di immaterialità, l'uomo non ha futuro ed è destinato all'estinzione; e prima dell'estinzione toccherà il fondo dell'esistenza, in cui il valore della vita non esisterà più, sacrificato sull'altare di un edonismo becero e privo di solidi contenuti. Nel parallelismo con l'arte, i simboli, i tratti, i colori devono tornare ad essere i protagonisti della pittura, forieri della semplicità e della bellezza della vita che rappresentano. L'istintività, il sentire primordiale, che risiede in ognuno di noi, deve guidarci nell'interpretare ciò che ci circonda; anche l'uso e l'assimilazione della tecnologia più avanzata deve essere filtrata attraverso questa sensibilità. Nell'arte, il senso del mistero, dell'ignoto, deve regnare incontaminato; devono esistere dei dubbi, poiché nella “società delle certezze” non vi è più spazio per la fantasia e, qualora essa sia presente, appare finta, creata a tavolino e finalizzata ad un risultato certo. Tracciamo un netto confine tra ciò che è vero e sentito, che viene da quella parte

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“misteriosa” del nostro io, e ciò che è falso e strumentale. Una lavatrice rotta o una bicicletta arrugginita non sono arte, ma semplicemente una lavatrice rotta ed una bicicletta arrugginita. L'arte è tutt'altra cosa. Nelle grotte della preistoria, ove gli “artisti rupestri” tracciavano i propri segni e spargevano i colori, era già stato inventato tutto; le opere figurative, astratte, simboliste, concettuali... Le future strade dell'arte pittorica erano già delineate nel complesso; nulla mancava all'appello. Ripartiamo, allora, da quelle intuizioni geniali, istintive, che venivano dal cuore ed avevano la forza dell'infante, che traccia segni e colori, spesso inconsapevole dei significati intrinsechi delle proprie creazioni, poiché generate da un livello subcosciente ed affiorate al conscio senza mediazioni. Produrre dei beni per cento volte quelle che sono le nostre reali esigenze ed assistere impassibili ad una grande fetta dell'umanità, che muore ogni giorno per l'assenza di acqua e di cibo, è criminale ed antitetico al nostro sentire. Con quale coscienza possiamo avvallare la civiltà del consumismo, quando ancor oggi vi è una vasta parte del mondo che lotta per la sopravvivenza, quasi sempre perdendo? Un azzeramento è necessario, prima che sia, e forse lo è già, troppo tardi. Se l'essere umano vorrà evitare l'autodistruzione, sarà necessaria una ripartenza, che tenga conto degli errori commessi, per superarli e dare un peso alle cose vere dell'esistenza umana, rifuggendo i falsi miti e le stupidaggini imposte da uno stile di vita vacuo, ma generatore di profitti per coloro che lo controllano. Ad un certo potere fa comodo un individuo che non pensi, che non si erudisca, che segua pedissequamente le mode create in laboratorio. Guardiamo intorno a noi ed iniziamo a verificare il quoziente di consapevolezza della gente comune, per capire quanto siamo raggirati, “rincretiniti”, resi innocui da una marea di stupidaggini che, all'improvviso, sono divenute tutte un'importante ed unica ragione di vita. Vi sono molti fattori, che caratterizzano il progresso della nostra civiltà, che possono essere considerati delle armi a doppio taglio; e ciò dipende da come le usiamo. Purtroppo, nella società, l'uso improprio e l'abuso di molti beni è ormai la prassi, divenuto un consolidato “modus vivendi”. Tutto ciò accade trasversalmente, accomunando i più abbienti agli indigenti, i giovani agli anziani, tutti uniti nella forsennata corsa, che ci sta portando ad essere, non più

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individui, ma pedine, le cui scelte, i cui movimenti, sono comandati dall'alto, ma senza fili, poiché tutto ciò non sia percepito come una dittatura, bensì come scelte assunte dall'individuo, grazie al libero arbitrio. Siamo dunque “pilotati” come una macchinina radio comandata ed abbiamo la sensazione di essere liberi, di decidere noi ciò che determina il nostro futuro; ma liberi non lo saremo mai, finché non spezzeremo questa catena di tacita e, molto spesso, inconsapevole obbedienza. Ecco perché l'arte deve simbolicamente ripartire dalle proprie origini; essa ha sempre precorso i tempi ed appare come un faro da seguire; questa volta, però, non correrà verso l'ignoto, verso l'inesplorato, ma avrà la lungimiranza di ritornare sui propri passi, verso le proprie radici, consapevole della necessità di dare un segnale chiaro e forte di ricostruzione delle fondamenta, che sono alla base della nostra esistenza. Sarà un ritorno alle origini simbolico; ma spesso i simboli posseggono una forza pari soltanto alla forza della natura; quella stessa natura con cui dobbiamo ritornare in armonia e ricominciare a rispettare e ad amare.

Il Manifesto dell'Arte Neorupestre è stato presentato da Andrea Benetti alla 53. Biennale di Venezia, all'interno del padiglione "Natura e sogni" presso l'Università Ca' Foscari - San Giobbe - Cannaregio - Venezia - Italia

Bologna, 7 dicembre 2006

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B i o g ra fi a Andrea Benetti


Biografia di Andrea Benetti Andrea Benetti, formatosi negli ambienti dell'arte bolognese, ha nutrito fin da bimbo un particolare amore per la pittura. Nato nel 1 964 a Bologna, ormai da parecchi anni esprime la propria creativitĂ col favore del pubblico e della critica. Ha esposto in luoghi di grande prestigio ed i musei e le collezioni istituzionali che hanno acquisito le sue opera superano ormai la ventina. Benetti ha ideato e stilato nel 2006, il Manifesto dell'Arte Neorupestre, presentato alla 53. Biennale di Venezia, su invito del M.A.C.I.A. (Museo d'Arte Contemporanea Italiana in America), nel padiglione "Natura e sogni", situato presso l'universitĂ Ca' Foscari. A suggellare l'importanza dell'evento, sotto l'egida della Biennale, le edizioni Umberto Allemandi hanno pubblicato un catalogo dedicato

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all'arte Neorupestre di Benetti. L'anno successivo, nel 201 0, ha partecipato su invito della Fondazione Michetti, all'omonima rassegna internazionale d'arte contemporanea, giunta alla 61 ma edizione. Sempre nel 201 0, la pittura di Andrea Benetti è stata esposta nella mostra "Portraits d'artistes" insieme alle opere di Amedeo Modigliani, Giorgio De Chirico, Andy Warhol, Mario Schifano, Keith Haring, Max Jacobs, Guido Cadorin, Jules Pascin, Carlo Corsi... La mostra, patrocinata dalle massime Istituzioni dello Stato italiano, si è tenuta a Palazzo Taverna, nella sede romana degli Archivi Modigliani. Il progetto artistico è stato presentato alla stampa dal professor Vittorio Sgarbi. In concomitanza con la mostra romana, a New York, all'interno del Palazzo di Vetro, l'Istituto Europeo Pegaso, nel corso del programma delle Nazioni Unite "Academic Impact" ha donato alla collezione d'arte contemporanea dell'O.N.U. un dipinto di Benetti, consegnato personalmente nelle mani del Segretario Generale, S. E. Ban Ki Moon. Nel 2009, Andrea Benetti ha realizzato 200 copie da collezione (tutte firmate e numerate) del libro intitolato "Esplorazione inconsueta all'interno della velocità". Nel libro egli formula e rappresenta con la pittura (dodici opere su tela), interessanti tesi sulla velocità rapportata ai cicli storici ed alle varie civiltà succedutesi, fino ad arrivare ai nostri giorni. Il progetto editoriale è stato patrocinato da istituzioni internazionali e vi hanno aderito, avvalorando l'importanza delle tesi sostenute dall'artista bolognese, una ventina di 53


professori universitari, che hanno scritto per la pubblicazione un breve saggio sull'influsso della velocità nella loro dottrina di insegnamento. La sezione della critica d'arte, riferita ai dodici dipinti, è stata curata da importanti critici. Il libro in italiano ed inglese è stato richiesto ed acquisito da biblioteche, musei ed istituzioni di tutto il mondo. A maggio201 1 , Benetti è stato invitato dall'Università del Salento, Dipartimento di Beni Culturali, a tenere un seminario sull'Arte Neorupestre agli allievi del Corso di laurea in Storia dell'Arte Contemporanea. La successiva mostra, che si è tenuta all'interno delle suggestive Grotte di Castellana, curata dal professor Massimo Guastella, è entrata a far parte del programma di ricerca sull'arte contemporanea dell'Università del Salento. A marzo 201 2, per volere del Presidente della Repubblica On. Giorgio Napolitano e con

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l'avvallo del professor Louis Godart, Consigliere per i Beni Artistici del Quirinale è stata acquisita un'opera di Benetti nella Collezione d'Arte del Quirinale. Il 27 novembre 201 2 ha tenuto una lezione all'università Roma Tre, su invito del professor Gianfranco Bartalotta, alla Facoltà di "Scienze della Formazione" ed il giorno successivo l'opera di Andrea Benetti intitolata "Omaggio a Karol Wojtyla" è stata donata a Papa Benedetto XVI da parte dell'Associazione A.N.F.E. ed acquisita nelle Collezioni d'Arte del Vaticano. Il primo marzo 201 3 è stata acquisita un'opera di Andrea Benetti intitolata "9 novembre 1 989" nella Collezione della Camera dei Deputati, presso palazzo Montecitorio e, successivamente, anche il MamBo · Museo d'Arte Moderna di Bologna ha acquisito un'opera di Benetti, intitolata "Fior di Loto". Successivamente, sono avvenute altre acquisizioni da parte del Museion · Museo d'Arte Contemporanea di Bolzano e del Ministero di Giustizia e dei Diritti Umani argentino, a Buenos Aires. Ad aprile 201 3, a Bologna, nella sala Ercole di palazzo D'Accursio, Benetti ha realizzato la mostra "Colori e suoni delle origini" promossa dall'Università di Bologna (Dipartimento delle Arti Visive), e curata dalla professoressa Silvia Grandi. All'inaugurazione Frank Nemola ha realizzato una performance musicale rimasta come sonorizzazione della mostra. Nel 201 4, per tutto il mese di marzo si è tenuta l'importante mostra all'Università di Bari "Aldo Moro", col "Seminario sull'Arte Neorupestre" in Aula Magna, alla presenza del Magnifico Rettore professor Antonio Uricchio, del professor Donato Coppola, del professor 55


Gregorio Rossi e del professor Nicolò Giovanni Carnimeo. Nel successivo mese di aprile la mostra è stata trasferita ad Ascoli Piceno, a Palazzo dei Capitani. Ambedue le mostre hanno ospitato all'inaugurazione la performance musicale di Frank Nemola ed in entrambe le occasioni, l'Università di Bari e la Galleria d'Arte Contemporanea "Osvaldo Licini" di Ascoli Piceno hanno acquisito nelle rispettive Collezioni d'Arte un'opera di Andrea Benetti. Ad aprile 201 5, ha realizzato a Roma l'importante mostra istituzionale presso la Camera dei Deputati, nel Complesso di Vicolo Valdina, promossa dall'Università di Bologna e dall'Università di Ferrara e curata dalla professoressa Silvia Grandi e dal professor Marco Peresani, patrocinata dal Ministero per le Attività Culturali. 1 . Papa Benedetto XVI dinnanzi all'opera di Andrea Benetti acquisita dal Vaticano · 2. Benetti al Quirinale con il prof. Louis Godart per l'acquisizione dell'opera nella collezione · 3. A New York, nel Palazzo dell'O.N.U. il Segretario Generale riceve l'opera di Benetti · 4. Durante l'acquisizione dell'opera di Benetti nella collezione della Camera dei Deputati · 5. Andrea Benetti in piazza San Pietro con Papa Francesco dopo la consegna dell'opera ·

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Musei e Collezioni che hanno acquisito opere di Andrea Benetti COLLEZIONI D ' ARTE ISTITUZIONALI E PRIVATE

Organizzazione delle Nazioni Unite, O.N.U. · New York, Stati Uniti d'America Collezioni Vaticane · Città del Vaticano Presidenza della Repubblica Italiana · Palazzo del Quirinale · Roma, Italia Camera dei Deputati · Palazzo Montecitorio · Roma, Italia Ministero di Giustizia e dei Diritti Umani · Buenos Aires, Argentina Ambasciata d’Italia in Cina · Pechino, Cina Ambasciata d’Italia in Nuova Zelanda · Wellington, Nuova Zelanda Università degli Studi di Bari Aldo Moro · Bari, Italia Museo Speleologico Franco Anelli · Grotte di Castellana, Italia Collezione Facchini · La Fenice et des Artistes · Venezia, Italia COLLEZIONI D ' ARTE DI MUSEI E PINACOTECHE

Museion · Museo d'Arte Moderna e Contemporanea di Bolzano · Bolzano, Italia MamBo · Museo d'Arte Moderna di Bologna · Bologna, Italia Museo Francesco Paolo Michetti · Francavilla al Mare, Italia Rinaldi-Paladino Art Museum Foundation · Lugano, Svizzera

MACIA · Museo d'Arte Contemporanea Italiana in America · San José, Costa Rica Galleria d’Arte Contemporanea Osvaldo Licini · Ascoli Piceno, Italia Pinacoteca Amedeo Modigliani · Follonica, Italia Pinacoteca Silvestro Lega · Modigliana, Italia Museo d'Arte Contemporanea Logudoro Meilogu · Banari, Italia 57


Un evento

italianartpromotion.it


Ringraziamenti speciali Sindaco di Lecce prof. Paolo Perrone Assessore alla Cultura avv. Luigi Coclite Alberto Albertini, Alberto Calandrino, Paolo Giordani, Frank Nemola, Renata Nemola, Emanuela Papeo, Stefano Ramires, Nicola Selvatici, Antonio Zecchino.

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edizioni

漏 Tutti i diritti sono riservati 路 All rights reserved Finito di stampare nel mese di giugno 201 5


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