DIRIGENZA MEDICA N. 3/2015

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Dirigenza Medica - Anno XIV - n. 3 - 2015 - Poste Italiane Spa - Sped. in Abb. Postale D.l. 353/2003 (Conv. in l. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, dr Commerciale Business Roma - www.anaao.it

Numero 3 - 2015

d!rigenza medica 2

Fondo Sanitario Nazionale

Ssn sotto attacco 13 Giovani e pensioni

La pensione dei giovani dirigenti medici è davvero un miraggio? 15 Tutela lavoro

L’accesso al regime part-time del dirigente medico Il mensile dell’Anaao Assomed

I risultati della Survey

Quando il medico si ammala

Parabola di una professione in tempo di crisi tra disagio umano e professionale


Altan per l’Anaao Assomed

Il mensIle dell’AnAAo Assomed

Dirigenza Medica - Anno XIV - n. 3 - 2015 - Poste Italiane Spa - Sped. in Abb. Postale D.l. 353/2003 (Conv. in l. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, dr Commerciale Business Roma - www.anaao.it

d!rigenza medica

Sede di Roma: via XX Settembre, 68 tel. 06.4245741 Fax 06.48.90.35.23 Sede di Milano: via D. Scarlatti, 27

Numero 3 - 2015

d!rigenza medica 2

dirigenza.medica@anaao.it www.anaao.it

Fondo Sanitario Nazionale

Ssn sotto attacco 13 Giovani e pensioni

La pensione dei giovani dirigenti medici è davvero un miraggio? 15 Tutela lavoro

L’accesso al regime part-time del dirigente medico Il mensile dell’Anaao Assomed

I risultati della Survey

Quando il medico si ammala

Parabola di una professione in tempo di crisi tra disagio umano e professionale

Direttore Costantino Troise Direttore responsabile Silvia Procaccini

Comitato di redazione: Eleonora Albanese Claudio Auriemma Aurigemma Giorgio Cavallero Gabriele Gallone Filippo Gianfelice Domenico Iscaro Mario Lavecchia Giuseppe Montante Domenico Montemurro Cosimo Nocera Carlo Palermo Maria Parmeggiani Giuseppe Ricucci Alberto Spanò

Coordinamento redazionale Ester Maragò Progetto grafico e impaginazione

Editore Edizioni Health Communication Via Vittore Carpaccio 18 0147 Roma email: redazione@hcom.it tel. 06.59.44.61 fax 06.59.44.62.28

Stampa STRpress, Pomezia (Rm) Registrazione al Tribunale di Milano n.182/2002 del 25.3.2002. Sped. in abb. postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, dcb Roma Diritto alla riservatezza: “Dirigenza Medica” garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati nel rispetto della legge 675/96 Costo a copia: euro 2,50 Finito di stampare nel mese di aprile 2015


editoriale

Lavorare fa male alla salute

CostAntIno troIse Segretario Nazionale Anaao Assomed

Vero. Il peggioramento delle condizioni di lavoro dei medici ospedalieri ha determinato e determina pesanti ripercussioni sul loro stato di salute, aggravando malattie proprie dell’età e facendone emergere di nuove. L’indagine di Anaao Giovani, pubblicata su questo numero di Dirigenza Medica, rappresenta uno spaccato attendibile di questo scenario offerto da un campione di quasi 2mila colleghi, in cui spicca la bassa incidenza della fascia di età inferiore a 40 anni. Forse per la prima volta possiamo toccare con mano gli effetti della deriva della sanità pubblica sul “disagio” dei medici dipendenti, tirato fuori dall’astrattezza sociologica e quantificato in turni di guardia ed in ore lavorate al di la del debito contrattuale, ma anche misurato sui suoi effetti sulla loro salute. L’utilizzo intensivo, e senza regole, del fattore produttivo rappresentato dalla forza lavoro professionale, ha prodotto un evidente peggioramento delle condizioni lavorative, divenute più gravose e più rischiose. Eccessive ore lavorative sono, però, associate non solo ad un peggioramento oggettivo della performance cognitiva, e quindi ad un aumento del rischio clinico per i pazienti, ma anche ad un incremento del rischio di malattie per gli operatori, fino al burnout. Una condizione di esaurimento emotivo equivalente ad una “morte professionale”, ossia la completa indifferenza verso la propria professione. Tutto ciò oltre ad avere evidenti effetti negativi sul piano individuale, ha indubbie ripercussioni anche sul piano dell’organizzazione del lavoro, con il calo della qualità del servizio, della performance individuale ed un aumento dell’assenteismo.Colpisce che 2/3 del campione intervistato dichiari di rinunciare al riposo dopo i turni notturni, ad onta di direttive europee e leggi nazionali, inconsapevoli, forse,che i disturbi dell’attenzione rilevabili sono simili a quelli prodotti da un tasso alcoolemico che porterebbe alla sospensione della patente di guida. Patologie cardiovascolari, burn out, neoplasie dispiegano i propri effetti nefasti su di una popolazione la cui età media va aumentando, grazie al blocco del turnover, senza che si riduca il carico di lavoro. Dovrebbe anche fare riflettere la notizia che viene dagli Usa di un tasso di suicidio tra i medici tirocinanti in crescita e fuori media rispetto al resto della popolazione non medica della stessa età. E che nella popolazione medica totale gli uomini hanno una probabilità 1,4 volte superiore di morire di suicidio, e le donne 2,27 volte, rispetto alla popolazione generale. In un impercettibile continuum, dal disagio si arriva al burn out, alla depressione fino al suicidio. Il combinato disposto dell’incremento della morbilità con la fatica di una vita passata a rincorrere turni, e rimediare alle alterazioni del ritmo sonno-veglia, spiega la necessità di cambiare il contesto organizzativo e recuperare la risorsa più preziosa, che è il tempo, e la salute, dei professionisti. Si apre uno spazio inedito per l’attività sindacale, chiamata a collocare la politica del miglioramento delle condizioni di lavoro in un contesto generale, al di fuori della logica di aspetto settoriale, cogliendo il nesso teorico e pratico tra contenuti e modalità lavorativi e ruolo politico e sociale. Occorre un gruppo dirigente che in questo contesto si prepari e si metta alla prova. È in gioco anche la nostra salute e la nostra vita, non solo professionale. numero 3 - 2015

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Quali sono gli interventi che le Regioni stanno orchestrando e mettendo in campo per far fronte alle risorse perdute?

Ssn sotto attacco L’abolizione delle logiche di mercato e aziendalistiche in sanità, della competizione e della separazione tra committenti e fornitori nonché la richiesta che il servizio pubblico torni ad essere il principale attore e motore del Ssn, dovrebbero essere avanzate con forza da tutti i medici e dai cittadini alle forze politiche Il nostro Fondo Sanitario Nazionale (Fsn), considerando i dati Ocse 2014, risulta sotto-finanziato rispetto alla media di tutti i paesi europei. Il differenziale negativo raggiunge i 30 miliardi di euro se il confronto è fatto con Francia e Germania. Nel solo periodo 20122014, secondo la Commissione di indagine parlamentare sulla sostenibilità del Ssn, il Fsn ha subito tagli per oltre 23 miliardi, sostanzialmente confermando quelli calcolati dalle Regioni in 31,5 miliardi di € nel periodo 2011/2015. Con tali presupposti, l’ulteriore taglio di 2,5 miliardi di euro previsto per l’anno in corso dalla Legge di Stabilità e accettato supinamente dalle Regioni, va ben oltre un piccolo aggiustamento “congiunturale” rappresentando un altro grave colpo alla tenuta e all’efficacia del servizio sanitario nazionale (Ssn). Le Regioni stanno discutendo in assoluta autoreferenzialità su come realizzare questi tagli, senza alcun confronto e senza rendere esplicito come sia possibile che un intervento simile non determini ricadute pesanti sui servizi e sulle prestazioni. Quali sono gli interventi che le Regioni stanno orchestrando e mettendo in campo per far fronte alle risorse perdute? Consumate le politiche di compatibilità attuate nell’ultimo decennio (ristrutturazione della rete ospedaliera, centralizzazione e limitazione degli acquisti di beni e servizi, politiche del farmaco, introduzione di logiche di mercato, ticket), oggi le Regioni stanno mettendo mano a processi di “riordino” che 2

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carlo palermo Vice Segretario Nazionale Vicario Anaao Assomed

in realtà rappresentano una destrutturazione contro-riformatrice del sistema (Ivan Cavicchi). La Toscana, attraverso processi di task shifting nel settore sanitario, sequenziali e regressivi, teorizza la possibilità di togliere mansioni ai medici per darle agli infermieri, togliere mansioni agli infermieri e darle a generiche figure di assistenza (Oss). L’Emilia Romagna ha predisposto, ma non ancora approvato, una delibera sull’assistenza a domicilio che interessa in particolare i malati anziani e non autosufficienti, con la quale toglie mansioni agli infermieri e agli Oss per darle alle badanti per le quali prevede corsi di formazione di poche ore. De-capitalizzare il lavoro, come realizzato con il blocco dei contratti dal 2010 a tutto il 2015 (il Def 2015 prevedrebbe l’estensione dell’indennità di vacanza contrattuale fino al 2019) e progettato con il comma 566 della Legge di Stabilità 2015, significa non solo congelamento del suo costo economico, ma soprattutto la sua svalutazione con lo scopo finale di tagliare nel tempo il mercato del lavoro riducendo gli attuali livelli occupazionali. La legge di riordino della Toscana implica, per esempio, la liquidazione di circa 2000 posti di lavoro per ottenere un risparmio dichiarato di 100 milioni di € nel periodo 2015/2016. Ugualmente la previsione di un doppio canale di ingresso per i medici nel sistema sanitario (disegno di legge delega ex articolo 22 del Patto sulla Salute) con l’assunzione a tempo indeterminato di medici abilitati ma senza specializzazione, rappresenta un tentativo di

risparmiare sul costo del lavoro medico. Nello stesso filone di intervento possiamo includere il taglio lineare di strutture complesse e semplici (ovviamente solo ospedaliere visto che ai Magnifici e agli Amplissimi è disdicevole portare dispiaceri come al Re nella canzone di Dario Fo) che in alcune realtà regionali, come la Toscana, va ben oltre il livello previsto dagli standard ospedalieri appena approvati. Ma la sostenibilità del sistema sanitario è raggiungibile solo attraverso operazioni che mettono a rischio l’erogazione dei livelli essenziale di assistenza e l’Universalità delle cure o di attacco alle condizioni di lavoro e di vita del personale? Secondo recenti dati presentati nell’incontro annuale della Fondazione Gimbe, gli sprechi nel Ssn rappresentano una voragine che raggiunge i 25 miliardi di euro sottratti ai servizi essenziali, alla formazione del personale e all’innovazione strutturale e tecnologica del sistema. Di questi il 30%, circa 8 miliardi, sarebbe prodotto dal sovra utilizzo di interventi sanitari inefficaci, inappropriati o dai costi elevati rispetto ai benefici reali. In pratica, secondo Gimbe stiamo sprecando molto denaro in prestazioni che non servono, a causa dell’orientamento legislativo e giudiziario che induce alla medicina difensiva, della medicalizzazione della società e delle aspettative dei pazienti. A questi si aggiungono 5-6 miliardi di euro (20%) erosi da corruzioni, frodi e abusi. Poco più di 4 miliardi verrebbero sprecati nell’acquisto di tecnologie sanitarie, farmaci e strumenti medici e numero 3 - 2015


La sobrietà nei processi di diagnosi e terapia, l’appropriatezza organizzativa e prescrittiva, la collaborazione interdisciplinare e con le altre professioni sanitarie, la vigilanza sull’eticità dei comportamenti e la denuncia della corruzione, le necessità del paziente dovrebbero essere messe al centro del nostro agire quotidiano e del modo di essere professionisti

DA 7 A 14

MILIARDI DI EURO

I risparmi prospettati con lo sviluppo della sanità elettronica secondo il Politecnico di Milano e il Ministero della Salute

Le linee di intervento che le Regioni stanno mettendo a punto Centralizzazione della governance con conseguente liquidazione delle aziende e della loro organizzazione territoriale, in genere corrispondente alla provincia, per arrivare a macroziende uniche regionali o di area vasta (vedi provvedimenti attuati o in corso di attuazione in Emilia Romagna, Marche, Toscana, Calabria), incrementando così la complessità gestionale e rendendo nel contempo più difficili i controlli contro abusi e frodi in una Italia che svetta nelle classifiche europee per il tasso di corruzione; Privatizzazione di parte dei consumi sanitari attraverso offerte di prestazioni sanitarie gestite dall’intermediazione finanziaria che non integrano ma sostituiscono lo Stato nei suoi doveri di tutela (universalismo selettivo); Taglio massiccio di posti letto degli ospedali (-71.000 dal 2000 al 2014) e del personale sanitario, attraverso l’implementazione dell’organizzazione per intensità di cura e dichiarazioni di “esubero”, che si sommerà alla falcidia condotta da anni con il blocco del turn over (24.000 unità di personale nel 2013 rispetto al 2009). Tutto ciò renderà l’accesso alle cure sempre più difficile, spingendo le classi più abbienti verso l’offerta privata anche grazie ai super ticket differenziati per fasce di reddito; Da ultimo, la vera novità, de-capitalizzare il lavoro professionale considerandolo non il vero valore del sistema ma il principale costo da aggredire e svilire. numero 3 - 2015

di beni e servizi non sanitari, come mense e lavanderie, attraverso contratti capestro di project financing, collegati anche al finanziamento della costruzione di nuovi ospedali. Burocrazia, ipertrofia del comparto amministrativo e la scarsa diffusione delle tecnologie informatiche assorbono circa 3 miliardi. Altre istituzioni, il Politecnico di Milano e lo stesso Ministero della Salute, prospettano risparmi variabili tra 7 e 14 miliardi di euro con lo sviluppo della sanità elettronica, mentre l’introduzione dei costi standard e la centralizzazione delle gare d’appalto potrebbe comportare minori spese per 3-4 miliardi. È difficile dire se questa congerie di numeri, che spesso fanno riferimento a capitoli economici che si sovrappongono, rappresenti una prospettiva reale di risparmio e sarebbe da chiedersi che livello di sprechi si annidi nella sanità di paesi come la Francia e la Germania che spendono nel settore circa 30 miliardi di € in più rispetto all’Italia. Spesso si dimentica che un certo grado di sprechi ed inefficienze rappresenta un dato fisiologico nel più complesso dei sistemi complessi. Così come passano nel dimenticatoio altre cifre confermate da vari centri di studi economici: l’evasione fiscale sottrae alla fiscalità generale la cifra stratosferica di 120 miliardi di euro e la corruzione riduce la capacità di spesa pubblica di circa 60 miliardi ogni anno. Comunque, anche se la reale prospettiva di risparmio fosse limitata al 10-20% delle cifre indicate rappresenterebbe un contributo non tra-

scurabile alla sostenibilità del sistema sanitario. Come abbiamo visto, negli ultimi anni la tendenza al de-finanziamento del Ssn è stata costante e ancora non si arresta. In futuro rischiamo di non avere risorse aggiuntive e non si potranno finanziare servizi essenziali e vere innovazioni se il Governo non incrementerà il finanziamento già a partire dal 2016 e le Regioni non avviano un processo di disinvestimento da sprechi, corruzioni ed inefficienze che si annidano nei loro bilanci per reinvestire in ciò che serve davvero. La salvezza della “casa” in cui lavoriamo ed esprimiamo la nostra professionalità ed il nostro ruolo sociale passa anche attraverso un diverso atteggiamento dei medici. La sobrietà nei processi di diagnosi e terapia, l’appropriatezza organizzativa e prescrittiva, la collaborazione interdisciplinare e con le altre professioni sanitarie, la vigilanza sull’eticità dei comportamenti e la denuncia della corruzione, le necessità del paziente dovrebbero essere messe al centro del nostro agire quotidiano e del modo di essere professionisti. L’abolizione delle logiche di mercato e aziendalistiche in sanità, della competizione e della separazione tra committenti e fornitori nonché la richiesta che il servizio pubblico torni ad essere il principale attore e motore del Ssn, dovrebbero essere avanzate con forza da tutti noi e dai cittadini alle forze politiche, come è stato fatto recentemente in Inghilterra, per salvare una di quelle conquiste democratiche che caratterizzano il grado di civiltà di un paese. d!rigenza medica

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COSMED confederazione sindacale m e d i c i e dirigenti Cosmed Intervista a Giorgio Cavallero

giorgio cavallero Segretario Generale Cosmed

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“ Lavoriamo per salvaguardare gli interessi comuni” La Confederazione Sindacale Medici e Dirigenti ha rinnovato le cariche statutarie per il triennio 2015-2017, dopo un quinquennio che l’ha vista guidata dal segretario nazionale dell’Anaao Costantino Troise e durante il quale è stata raggiunto il massimo livello di rappresentanza dalla sua costituzione con le nuove adesioni di Aaroi–Emac, Fedir Sanità e Direr. Alla guida della più grande confederazione della dirigenza del Pubblico impiego c’è nuovamente un uomo dell’Anaao Assomed, Giorgio Cavallero, vice presidente del sindacato. In questa intervista illustra le sfide a breve e a lunga scadenza che attendono la Cosmed. Dottor Cavallero, l’attività sindacale negli ultimi anni ha dovuto cambiare pelle. Proviamo a delineare quali sono le linee d’azione che la Cosmed intende portare avanti nel lungo periodo? Partiamo da una premessa, lo status del sindacato è cambiato, le prerogative sindacali si sono ridotte e si è ridotto per forza di cose il numero delle sigle sindacali anche perché è diventato impensabile pensare che le istituzioni potessero ascoltare tutti. In questo scenario il livello confederale è diventato sempre più importante e soprattutto è

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diventato essenziale trovare un dialogo comune tra le varie anime che lo compongono e che rappresentano il mondo della dirigenza medica. Per questo dobbiamo rafforzare l’idea, che è stata in primis dell’Anaao Assomed e poi delle altre sigle sindacali, di essere portatori di valori comuni nell’ambito delle rispettive autonomie. Un’esigenza di cui oggi si sente un assoluto bisogno. Non c’è mai stata come ora una così grande frantumazione del mondo medico. Una frammentazione prodotta dalle molte aree specializzazioni esistenti, ed anche dalle diverse realtà regionali portatrici di esigenze differenti. Per questo il nostro obiettivo è mettere insieme gli interessi comuni e non andare a una divisione. Uno sforzo indispensabile se vogliamo trovare alcuni comuni denominatori. Nell’immediato c’è una grande sfida che vi attende: la riforma delle Pubblica amministrazione. È all’esame dell’aula parlamentare un nuovo testo. Ci sono note positive per la dirigenza medica? Il nuovo testo contiene alcuni punti di forza. A partire dal via libera a un emendamento suggerito dalla Cosmed e presentato dai Senatori Bianco, De Biasi,

Padua, Lo Moro che obbliga il governo a definire entro dodici mesi dall’approvazione definitiva della legge delega sulla Pubblica amministrazione, quali forme di lavoro flessibile sono compatibili con il Pubblico impiego. Questo significa che si dovranno individuare limitate e tassative fattispecie, caratterizzate dalla compatibilità con la peculiarità del rapporto di lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche e con le esigenze organizzative e funzionali di queste ultime. Grazie a questa modifica sarà cancellata la giungla di co.co.co e lavori a progetto, consulenze libero-professionali con partita Iva, appalti a cooperative, che molto spesso nascondono un rapporto di lavoro subordinato che elude i contratti nazionali e che forma una sacca di precariato sottoposta ad uno sfruttamento inaccettabile. Un enorme passo in avanti per il precariato. Inoltre il nuovo testo esclude dal ruolo della dirigenza delle Regioni, la Dirigenza medica e la dirigenza veterinaria e sanitaria del Servizio sanitario. Un altro punto molto importante. Soddisfatto quindi… Direi di sì. Anche perché il fatto che in questo modo la Dirigenza, amministrativa, tecnica e professionale si colloca in un ruolo diverso dai medici, veterinari e sanitari, ossia nella dirigenza regionale, è quello che volevamo. È il frutto di un emendamento che la Cosmed aveva presentato già nel passato. Questo dovrebbe ora spianare la strada a un diverso inquadramento contrattuale, in quanto a ruoli diversi dovrebbero corrispondere contratti diversi. Anche se la battaglia per aree distinte tra sanitari e dirigenti è ancora tutta da giocare, perché in realtà il ministro Madia non dice in che ruolo finirà la Dirigenza medica e veterinaria. Di certo siamo una dirigenza normata dal 229 e non dalla legge 165. È anche positiva in materia di incarichi dirigenziali la previsione della possibilità di proroga dell’incarico dirigenziale in essere, per il periodo necessario al completamento delle procedure per il conferimento del nuovo incarico. Un emendamento Granaiola e Moro che accoglie parzialmente le richieste Cosmed. È ottimista per il futuro? Se non fossi ottimista non farei questo mestiere. Credo che ci sia sempre un’alternativa migliore al peggio. Se siamo diventati la più grande confederazione della dirigenza pubblica non solo sanitaria un motivo ci sarà. Se non si rilanciano le alte professionalità non ci saranno speranze non solo per noi, ma per nessuno. numero 3 - 2015


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approfondimenti

I risultati della Survey

Quando il medico si ammala

Parabola di una professione in tempo di crisi tra disagio umano e professionale Finalità della Survey Anaao Giovani presenta i risultati della terza Survey lanciata on-line l’8 Ottobre 2014 e conclusa il 28 Febbraio 2015 sulle problematiche connesse all’aumento dei carichi di lavoro tra i medici operanti nella sanità pubblica. Il progressivo definanziamento del SSN (le Regioni hanno stimato tagli intorno ai 31 miliardi di € dal 2010 al 2015) ha determinato importanti riduzioni delle dotazioni organiche attraverso processi di riorganizzazioni, prepensionamenti e blocco del turnover. Progressivamente ed inevitabilmente la conseguenza è stata quella di un aumento dei carichi di lavoro per i medici rimasti in servizio. A ciò si aggiunga che il mancato ricambio del personale medico produrrà ulteriori effetti negativi, in un futuro molto prossimo, a causa alla mancata trasmissione inter-generazionale delle conoscenze professionali e tecniche. A parità di costi, la maggiore utilizzazione della forza lavoro ha determinato un aumento del numero delle prestazioni pro-capite a scapito di un evidente peggioramento delle condizioni lavorative divenute più gravose e rischiose. Come già precedentemente segnalato da un report Anaao1, un incremento importante e prolungato dell’orario di lavoro è associato non solo ad un peggioramento oggettivo delle performance cognitive e ad un incremento del rischio clinico, ma anche ad un incremento del rischio di malattie per gli operatori e della sindrome da burnout2. Il burnout, tradotto letteralmente dall’inglese in “bruciato”, “fuso” , indica una condizione di esaurimento emotivo che colpisce prevalentemente gli operatori di professioni ad elevato investimento relazionale come quelli del settore sanitario. Il medico o infermiere sottoposto a carichi di lavoro e stress eccessivi inizia a perdere progressivamente l’empatia fino al raggiungimento della “morte professionale”, ossia la completa indifferenza verso la propria professione. E tutto ciò, oltre ad avere degli evidenti effetti drammatici sul piano individuale, ha degli indubbi effetti negativi particolarmente sul piano organizzativo e lavorativo con il calo della qualità del servizio, il calo della performance e l’aumento dell’assenteismo3. numero 3 - 2015

A cura di andrea rossi Responsabile Anaao Giovani Veneto paola gnerre Componente Direttivo Nazionale Anaao Giovani dario amati Responsabile Anaao Giovani Macro Regione Nord matteo d'arienzo, Responsabile Anaao Giovani Emilia Romagna gabriele romani Anaao Giovani

fabio ragazzo Componente Direttivo Nazionale Anaao Giovani carlo palermo Vice Segretario Nazionale Vicario Anaao Assomed costantino troise Segretario Nazionale Anaao Assomed domenico montemurro Responsabile Nazionale Anaao Giovani

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Quando il medico si ammala.

approfondimenti

Modalità di campionamento e caratteristiche del campione intervistato La Survey ha coperto l’intero territorio nazionale. La popolazione è stata suddivisa seguendo la classificazione abitualmente adottata dall’ISTAT, ovvero Centro (Umbria, Toscana, Lazio e Marche), Meridione (Molise, Puglia, Calabria, Basilicata, Abruzzo e Campania), Isole (Sardegna e Sicilia), Nord le restati regioni. Esattamente come per le precedenti è stata diffusa attraverso social network come Facebook e Twitter, linkando la stessa in gruppi di medici afferenti a diverse specialità, attraverso email prevalentemente aziendali di medici, attraverso newsletter su testate mediche specializzate e sul sito Anaao Assomed. Il bias dell’indirizzo IP e dell’indirizzo rispondente è stato pressoché nullo avendo incrociato i due dati, così come irrilevante è stata la possibilità di risposte da parte di individui estranei alla nostra professione vista la specificità delle domande. Non tutte le domande sono state completate ma i dati ottenuti sono stati considerati attendibili perché il bias è stato sterilizzato dalla numerosità del campione. Hanno risposto al nostro questionario 1925 medici con una relativa omogeneità nei sessi (il 43.68% dei responders è di sesso femminile, il 56.32% di sesso maschile). Per quanto riguarda l’età il nostro campione è maggiormente rappresentativo (827 medici) della fascia di età tra i 51 e i 60 anni pari al 42.96% del totale degli intervistati, 431 (22.39%) sono invece i responders appartenenti alla classe di età tra i 41-50 anni, 291 (18.75%) quelli della classe di età tra i 30-40 anni e 280 (14.55%) quelli con età > di 60 anni. Solo 26 (1.35%) sono rappresentativi della classe medica con età inferiore ai 30 anni (grafico 1). Questo dato è in linea con il fatto che l’Italia è nel panorama europeo al primo posto per il numero di medici over 50 (età media medici SSN 50,3). La maggior parte degli intervistati esercita la sua attività professionale in una regione del Nord Italia (852 pari al 44.23%). Il 35,05% (674) lavora in una regione del Centro Italia, l’8.88% (171) 6

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Hanno risposto al nostro questionario 1925 medici con una relativa omogeneità nei sessi (il 43.68% dei responders è di sesso femminile, il 56.32% di sesso maschile)

L’Italia è nel panorama europeo al primo posto per il numero di medici over 50

lavora in una delle Isole e solo l’11.84% (228) in una regione del Sud Italia. Le regioni più rappresentate sono l’Emilia Romagna (14.6%) seguita dal Piemonte (14.34%), dal Veneto (10.81%) e dalla Lombardia (9.97%). Hanno inoltre prevalentemente risposto medici che lavorano in grandi centri urbani (Torino, 9.36%, Roma 7.48%, Milano 3.48%). Analizzando la distribuzione delle risposte bisogna per prima cosa evidenziare come la domanda non richiedeva la regione di nascita ma la regione dove si prestava l’attività lavorativa. Negli anni la riorganizzazione ospedaliera, con i tagli imposti dai piani di rientro ha prevalentemente interessato le regioni del Sud determinando una migrazione verso le regioni del Centro-Nord. Inoltre la maggior parte delle Università sono concentrate proprio nel Centro-Nord. Ai nostri intervistati è stato anche chiesto quale tipo di contratto di lavoro avessero (determinato, indeterminato, atipico, di formazione specialistica o di specialista ambulatoriale) e da quanto tempo (meno di 5 anni, tra i 5 e i 15 anni, oltre i 15 anni). Questo per valutare se anche la mancanza di certezze in ambito lavorativo, specie con i contratti a tempo determinato o atipici, possa influire negativamente sulla percezione dei carichi di lavoro e favorire l’eventuale sviluppo della sindrome da burnout. In linea con l’età anagrafica dei responders, la maggior parte ha un contratto a tempo indeterminato da più di 15 anni (56.34%) e quindi assunto prima del 2000 (58.25%). Solo il 7.17% ha un contratto a tempo indeterminato da meno di 5 anni. Nel complesso il 90.25% degli intervistati (1738) è comunque titolare di un contratto a tempo indeterminato. Solo lo 0.42% dei responders ha un contratto da specialista ambulatoriale e solo l’1.19% ha un contratto atipico (co.co.co, co.co.pro, interinale, libero professionale). L’esiguo numero di riposte da parte di questa categoria di professionisti è anche dovuta al fatto che la maggior parte di questi non ha ultimato la compilazione del questionario. La motivazioni vanno verosimilmente ricercate nelle caratteristiche stesse della nostra Survey che affronta criticità tipiche della “vita” ospedaliera e quindi maggiormente “sentite” dai professionisti ospedalieri assunti con contratti stabili. “Splittando” la popolazione in studio rispetto alla provenienza geografica è possibile rilevare come i medici delle regioni del nord abbiano raggiunto l’anzianità dei 5 anni in percentuale maggiore (56.8%) rispetto ai medici del centro e meridione (37.6% e 37.1%). Percentuali intermedie sono state riscontrate per i responders delle isole (48.1%). Andando nel dettaglio per classi di età, i medici (grafico 2) con età inferiore a 30 anni (in totale 26) hanno prevalentemente un contratto di formazione specialistica (92.4%) e solo il 7.6% ha un contratto a tempo determinato. Il numero esiguo di responders non permette di fare stime precise sul tasso occupazionale di questa categoria. In aggiunta, verosimilmente, la Survey non ha intercettato i medici laureati che non lavorano ancora. Per quanto riguarda la classe di età tra i 30-40 anni (361 totali) la maggior parte (45.5% pari a 162 in valore assoluto) dei responders ha un contratto a tempo indeterminato tra 5-15 anni. Il 22.6% (81) ha un contratto a tempo indeterminato da meno di 5 anni, il 17.4% (60) è in formazione specialistica, mentre il 7.5% ha un contratto a tempo determinato (34) e atipico (26). Nella classe di età tra i 41-50 anni (431) il 67% (288) ha un contratto a tempo indeterminato da 5 a 15 anni, il 22% (94) da più di 15 anni e il 6 % (28) da meno di 5 anni. Il 4 % (19) ha un contratto a tempo determinato e meno dell’1% atipico e di specialista ambulatoriale. L’86% (711) dei responders della classe più numerosa (tra i 51-60 anni) ha un contratto a tempo indeterminato da più di 15 anni, l’11% (91 ) ha un contratto a tempo indeterminato tra 5 e 15 ani e circa l’1% ha un contratto a tempo indeterminato (11) e determinato (13) da meno di 5 anni. Per la classe di età tra i 61 anni e oltre i 65 anni il 94% ha un contratto a tempo indeterminato da più di 15 anni e il 4% da 5 e 15 anni. Nel complesso non si sono registrate particolari differenze nella distribuzione dei contratti tra le varie regioni di Italia e in particolare tra le quattro macro-aree (Nord, Centro, Sud e Isole). Per il 73.59% dei responders da almeno 2 anni non viene assunto alcun medico nella propria Unità Operativa mentre per quasi la metà del campione (48%) da almeno 5 anni (grafico 3). Ciò si verifica prevalentemente (40.78%) nelle Regioni sottoposte negli ultimi anni a piani di rientro. In queste regioni si sono avuti tagli negli organici fino al 15%, sfruttando i pensionamenti, senza una reale programmazione, non compensando la contrazione dei contratti indeterminati nemmeno con contratti a tempo determinato (rapporto OASI 2014, Cergas Bocnumero 3 - 2015


Quando il medico si ammala.

approfondimenti

Grafico 1. Numero responders suddivisi per fasce di età

1.925RESPONDERS

827

431 291 280

26

42,96%

22,39%

1,35%

18,75% 14,55%

56,32%

43,68%

44,23% NORD 11,84% SUD 35,05% CENTRO 8,88% ISOLE 51-60

41-50

30-40

61-65

< 30

Grafico 2. Distribuzione contratti a seconda della fascia di età

< 30

30-40

41-50

51-60

61-65

Grafico 3. Da quanto tempo non viene assunto un nuovo medico nel tuo reparto?

48%

19,5%

Più di 5 anni

Più di 36 mesi

7,6%

10,8% 24-36 mesi

22%

45,5%

22,6% 7,5% 7% 86% 67% 6% 92,4%

17,4%

n Tempo indeterminato > 15 anni n Tempo indeterminato 5-15 anni n Tempo indeterminato < 5 anni n Tempo determinato

numero 3 - 2015

4% 0,5%/0,5%

11% 1% 1%/1%

n Specialista ambulatoriale n Contratto atipico n Formazione specialistica

10%

94% 4% 2%

5,5%

6,3%

6-12 mesi

Meno di 6 mesi

12-24 mesi

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7


approfondimenti

Quando il medico si ammala.

coni).Come indicatori del carico di lavoro sono stati considerati il numero di pazienti seguiti mediamente dal singolo medico: il 54% dei responders visita un numero di pazienti tra 0 e 11, il 20,6% tra 12 e 16, il 25.4% tra 17 e oltre i 22 pazienti (grafico 4). Il numero di pazienti assegnati a singolo medico è maggiore nelle regioni settentrionali rispetto al centro, al sud e alle isole. Questo è verosimilmente da imputare alla politica dei tagli dei posti letti effettuata che continuerà anche con i nuovi standard ospedalieri appena approvati. Coerentemente con questi dati, il 91,95% del nostro campione reputa di essere sottoposto ad un eccessivo carico lavorativo se pur la maggior parte degli intervistati (62.54%) non conosce precisamente la definizione dei carichi di lavoro e solo il 37,47% ritiene che la determinazione dei carichi di lavoro per Unità Operativa venga utilizzati per il calcolo e la definizione dell'organico. Secondo le nostre conoscenze nessuna o poche ASL utilizzano i carichi di lavoro in modo codificato per il calcolo della dotazione organica. Per quanto riguarda i turni di lavoro notturno, il 33,3% degli intervistati effettua da 1 a 3 turni mensili, il 25,5% da 4 a 5 turni, il 10, 8% tra 6 e 7, e il 5% più di 8 turni (grafico 5). Quasi un terzo dei responders (33 %) svolge attività clinica dopo il turno notturno (grafico 6). Questo dato è estremamente preoccupante se si considera che l’articolo 7 (Riposo giornaliero) del Decreto Legislativo n. 66 dell’8 aprile 2003 sancisce per il lavoratore il diritto a undici ore di riposo consecutivo ogni ventiquattro ore. Va da sé che dopo il turno notturno il lavoratore deve necessariamente avere un adeguato periodo di riposo. Nel complesso sommando i turni di guardia notturni con i turni di guardia diurna (domenica e festivi) più di un terzo degli intervistati (39.2%) effettua tra 7 e 16 turni di guardia mensili (grafico 7). Occorre considerare che l’aumento del numero dei turni notturni incrementa esponenzialmente il rischio di patologie neoplastiche e malattie cardio-vascolari e in assenza di un adeguato periodo di riposo1 peggiora la performance cognitiva. Altro indicatore che la nostra Survey ha sondato come possibile fattore inducente lo stress in ambito lavorativo è il numero delle ore di straordinario annue. Quasi il 40% dei responders effettua tra le 150 e oltre 250 ore di straordinario/anno (grafico 8). Dato estremamente curioso risiede nel fatto che circa il 5,1% non ha idea di quante ore di straordinario effettui durante l'anno. Secondo l’articolo 5 del Decreto Legislativo n. 66 dell’8 aprile 2003, il lavoro straordinario è ammesso solo previo accordo tra il datore di lavoro ed il lavoratore per un periodo che non superi le 250 ore annuali ed è possibile solamente per garantire la continuità assistenziale ovvero per prestazioni con caratteristiche di eccezionalità, rispondenti ad effettive esigenze di servizio. Da ciò deriva come lo straordinario non possa e non debba essere utilizzato come fattore ordinario di programmazione del lavoro (CCNL integrativo 10 febbraio 2004, art. 28) cosa che invece appare inconfutabilmente dalla Survey. Il 67,8% dei responders attribuisce la necessità delle ore di straordinario alla cronica carenza organica conseguente per più della metà degli intervistati (55,9%) all'incapacità organizzativa degli apparati di Direzione. Solo il 7,5% ritiene di lavorare in condizioni ottimali. Coerentemente con queste deduzioni, ovvero che le ore di straordinario imposte corrispondono a importanti carenze di organico, il 41,7% degli intervistati afferma di non potere recuperare le ore in eccedenza prodotte durante l’anno. Va inoltre segnalato che le stesse ore non sono oggetto nemmeno una retribuzione economica. Solo il 25% degli intervistati ottiene il pagamento delle ore di straordinario accumulate in regime di guardia attiva o pronta disponibilità. Se a ciò si aggiunge il mancato adeguamento stipendiale (lamentato dal 30.7% degli intervistati) conseguente al negato scatto di anzianità, per gli aventi diritti appare evidente l’imponente penalizzazione economica subita dai professionisti sanitari negli ultimi anni. Più della metà inoltre non riesce ad usufruire di tutti i giorni di ferie previsti nell’anno solare (grafico 9). Oltre a ripercussioni in ambito economico questa de-regulation dell’orario lavorativo ha rilevanti conseguenze anche sulla salute del medico. La letteratura scientifica ci dimostra come la salute del medico non sia ferrea e più in generale come turni lavorativi duri siano più frequentemente associati all’insorgenza di patologie in vari ambiti4,5. Ben il 41% dei nostri responders è infatti affetto da malattie cardiovascolari e patologie metaboliche accertate o sospette (grafico 10): percentuali più elevate si riscontrano nei medici del Meridione e delle Iso8

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d!rigenza medica

L’articolo 7 (Riposo giornaliero) del Decreto Legislativo n. 66 dell’8 aprile 2003 sancisce per il lavoratore il diritto a undici ore di riposo consecutivo ogni ventiquattro ore.

Solo il 25% degli intervistati ottiene il pagamento delle ore di straordinario accumulate in regime di guardia attiva o pronta disponibilità

le (40% e 42.8% dei casi rispettivamente) rispetto ai medici del Centro (35%) e del Nord (28.1%) Italia. Questa diversa prevalenza può essere parzialmente spiegata dai differenti stili di vita adottati nelle macro-aree italiane. Infatti dati ISTAT del 2013 hanno evidenziato che i residenti del Mezzogiorno sono i meno attenti nell’ adottare sane abitudini alimentari (25,8% rispetto a 17,5 per cento dell’ Italia centrale e 18,8 per cento del Settentrione) e hanno una maggior abitudine al fumo di tabacco (22,0 per cento, rispetto a 21 dell’Italia Centrale e 20,0 per cento del Settentrione)5. Specchio del disagio dei nostri professionisti è anche l’alterata qualità del riposo notturno: il 40% dei responders riferisce di avere disturbi del sonno (in prevalenza nelle regioni del Nord) (grafico 11). Di questi quasi il 12,2% assume regolarmente ipnoinducenti, il 34,2% presenta una sindrome della fase del sonno ritardata, il 32.7% riferisce insonnia, il 6,2% narcolessia, il 9,4% la presenza di OSAS, il 7,5% e quasi il 5% la sindrome delle gambe senza riposo (grafico 12). L’influenza negativa dell’attività lavorativa sui bioritmi quotidiani è testimoniata anche dal fatto che il 65.5% del campione riporta di non riuscire a usufruire con regolarità della pausa pranzo e di ritenere che questo incida negativamente sulla propria qualità di vita, mentre solo il 26% ha risposto di riuscire ad usufruirne regolarmente. Il dato complessivo dei soggetti che non riescono ad usufruire di pausa adeguata è peggiore rispetto a quello riportato in studi precedenti6,7. Questo dato è preoccupante considerando che è stato dimostrato come una pausa pranzo non adeguata per un medico abbia importanti ripercussioni sulla sua salute psico-fisica ed in particolare sulle sue capacità cognitive, con conseguenze negative sull’ attività professionale e sulla salute dei pazienti8. La nostra Survey ha anche indagato la sfera emotiva focalizzandosi sulla percezione che il medico ha della propria condizione lavorativa e sugli effetti che l’attività lavorativa ha nella vita privata del medico stesso. Il 15,9% vive una situazione di mobbing o demansionamento da parte del direttore o dei colleghi. Il 54.8% dei responders non riesce ad effettuare sport per mancanza di tempo, solo il 22.1% effettua sport e solo il 14.3% pratica un hobby (grafico 13). Solo il 22,5% dei responders reputa la propria attività come “serena e stimolante” e ritiene che l’attività lavorativa numero 3 - 2015


Quando il medico si ammala.

approfondimenti

Grafico 4. Numero pazienti per medico

Grafico 5. Numero turni di guardia notturni mensili

54%

25,5%

Da 0 a 11

0 turni

33% 25,4%

1-3 turni

Da 17 a 22

25,6%

5%

4-5 turni

10,8%

20,6%

6-7 turni

Da 12 a 16

Grafico 6. Svolge attività lavorativa dopo il turno notturno?

Più di 8 turni

Grafico 7. Numero complessivo mensile di guardie (diurne+notturne)

10,6% 11-16 guardie

61% 67%

33%

No

1-6 guardie

25,4%

3%

7-10 guardie

Più di 16 guardie

Grafico 8. Numero annuale di ore di straordinario

Grafico 9. Riesci ad usufruire di tutti i giorni di ferie previsti in un anno solare?

18,8% 33,5%

Più di 251

51-150 ore

26,2%

21,5%

0-50 ore

151-250 ore

numero 3 - 2015

56%

44%

No

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Quando il medico si ammala.

non influenzi la sfera privata. La maggioranza degli intervistati (77,5%) ritiene quindi che la propria vita privata sia negativamente condizionata dalla attività lavorativa e addirittura il 22% non riesce ad avere una vita personale soddisfacente (grafico 14). Questa percezione negativa interessa tutti i professionisti sanitari indipendentemente dalla durata del loro contratto nel SSN e quindi dall’età anagrafica: quasi l’80% dei responders di ogni sottogruppo (contratto stipulato prima del 2000, tra il 2000 e il 2010 e dopo il 2010) ritiene infatti che la propria vita privata sia negativamente condizionata dalla attività lavorativa o addirittura di non riuscire ad avere una vita personale soddisfacente (grafico 15). Dato estremamente preoccupante è comunque il forte disagio già presente anche nei “neo” assunti. Queste risposte collimano con i dati della letteratura internazionale che evidenziano segni emozionali di burnout in più del 40% dei medici9 confermando la difficoltà di conciliare i turni lavorativi con una soddisfacente vita personale. Per la maggior parte degli intervistati infine (95,35%) la progressione di carriera dovrebbe inoltre seguire una logica di meritocrazia e non di anzianità se pur in ben il 51.39% prevale la sfiducia, ritenendo che non siano possibili margini di miglioramento.

approfondimenti

Conclusioni

Il medico oggi è stretto in una morsa che lo vede vittima e non attore

22

PAZIENTI

Il medico gestisce da solo dai 12 fino ai 22 e più pazienti al giorno

Note bibliografiche 1) Paola Gnerre, Domenico Montemurro, Carlo Palermo, Sergio Costantino. Il lavoro ai tempi del Burn out. Sole 24 Ore Sanità 18-24 Novembre 2014 2) Kissling W, Mendel R, Förstl H. The burn-out syndrome: prevalence, symptoms, differential diagnosis and treatment. Dtsch Med Wochenschr. 2014 Dec;139(50):2587-96 3) Pranjic N, Males-Bilic L. Work ability index, absenteeism and depression among patients with burnout syndrome. Mater Sociomed. 2014 Aug;26(4):249-52. 4) Terry PD, Glynn RJ, Buring JE, Sesso HD. Hypertension and risk of death from external causes in the physicians’ health study enrollment cohort. Int J Public Health. 2011 April; 56(2): 231–235 5) Istat. Sistema informativo territoriale su sanità e salute. Roma: 2012.(Banca dati, 20 luglio). http://www.istat.it/it. 6) Lemaire JB, Wallace JE, Dinsmore K, et al. Food for thought: An exploratory study of how physicians experience poor workplace nutrition. Nutr J 2011;10:18. 7) Katie Wiskar, BSc Physician health: A review of lifestyle behaviors and preventive health care among physicians. BCMJ, 54, No. 8, October 2012: 419-423. 8) Lemaire JB, Wallace JE, Dinsmore K, et al. Physician nutrition and cognition during work hours: Effect of a nutrition based intervention. BMC Health Serv Res 2010;10:241. 9) Medical Care vol.32 n°7, pp 745-754.

10

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d!rigenza medica

E allora qual è l’identikit del nostro medico di oggi?

Confrontando le risposte di chi ha lamentato di essere sottoposto ad un carico lavorativo eccessivo con quelle di chi ritiene sia adeguato e sopportabile, traspare una situazione critica di forte disagio umano e professionale. Il medico sotto stress è un professionista che vive la propria attività lavorativa come causa importante di ripercussioni negative sulla sua vita privata, che gestisce da solo dai 12 fino ai 22 e più pazienti al giorno, che svolge dalle 7 alle 16 guardie al mese, con un numero di guardie notturne che va dai 4 agli 8 turni, che spesso, per problematiche organizzative connesse alle carenze d’organico, è costretto a lavorare anche dopo il turno notturno, che non riesce ad usufruire della pausa pranzo in orario di lavoro, che non ha tempo per coltivare un hobby o uno sport, accumulando oltre 150 ore annue di straordinario, che difficilmente potranno essere recuperate o monetizzate. Questa de-regulation dell’orario lavorativo ha quindi importanti ripercussioni sulla salute fisica e mentale del medico che, oltre a soffrire di malattie cardiovascolari e metaboliche, presenta rilevanti disturbi del sonno e psicologici. Infatti, se la traduzione letteraria dall’inglese del termine burnout corrisponde a “bruciato” e “fuso”, la nostra Survey dimostra inequivocabilmente che il medico di oggi, indipendentemente dall’età, è un professionista emotivamente labile o più semplicemente stressato. Considerazioni finali. In questi ultimi anni caratterizzati da cospicui tagli finanziari, il medico si trova sempre più isolato e privo di quel ruolo sociale goduto nel passato, a difendere il diritto fondamentale alla salute sancito dall’articolo 32 della Costituzione, dovendo far fronte, per giunta, alla ormai cronica carenza di ricambio del personale secondaria al blocco del turnover e ad una sciagurata politica di risparmio basata anche sulla de-capitalizzazione dei valori professionali. Possiamo affermare che il burnout e lo stato di salute sono condizioni provocate dallo stesso ambiente lavorativo. Il medico oggi è stretto in una morsa che lo vede vittima e non attore: da una parte, subisce imponenti riorganizzazioni sanitarie che falciano ospedali, posti letto, organici, con dichiarazioni di esuberi che bloccano la possibilità di nuove assunzioni, dall’altra è spettatore di bombardamenti mediatici che annunciano come nel SSN si annidino imponenti sprechi, ma senza, purtroppo, indicare le reali possibilità di recupero di tali risorse. A noi medici viene, comunque, richiesto di operare senza supporti tecnologici, organizzativi e logistici adeguati, basti pensare che in altri paesi europei, come la Germania o la Francia, l'investimento nel sistema sanitario è di 30 miliardi di € superiore e la dotazione di posti letto arriva al 6-8 per 1000 abitanti, mentre in Italia ci avviamo, con la implementazione dei nuovi standard ospedalieri, al 3,7, comprendendo la post-acuzie e la riabilitazione. I politici che “urlano” alla medicina difensiva e alla mala gestione come fenomeni da contrastare per recuperare risorse, non possono esimersi dal denunciare anche le proprie di responsabilità, come la mancata legiferazione in tema di responsabilità professionale, accettando con coraggio che tali risorse siano reinvestite per l'ammodernamento strutturale e tecnologico del sistema sanitario e in capitale umano che ne rappresenta il bene più importante ed insostituibile. Ben vengano quindi le iniziative lanciate da diverse associazioni al fine di ridurre gli sprechi in sanità, coinvolgendo tutti gli stakeholders (cittadini, professionisti, organizzazioni sindacali, politica, aziende sanitarie, ordini professionali). Ne citiamo solo alcune quali “Slow Medicine” con il progetto italiano di “Choosing Wisely” dal titolo “Fare di più non significa fare meglio” e il progetto della fondazione GIMBE “Salviamo il nostro SSN”, con il quale vengono individuati una serie di principi a favore della sostenibilità del sistema sanitario. numero 3 - 2015


Quando il medico si ammala.

approfondimenti

Grafico 11. Soffri di disturbi del sonno?

Grafico 10. Percentuale dei responders affetti da patologie cardiovascolari presunte e sospette

40%

32,35%

59,19%

8,46%

No

60%

Sospetta

No

Grafico 13. Riesci a coltivare uno sport o un hobby?

Grafico 12. Tipologia di disturbo del sonno

6,2%

34,2%

54,8%

Narcolessia

Sindrome della fase del sonno ritardata

No, vorrei ma non ho tempo

7,5%

32,7% Insonnia

12,4% Sindrome delle gambe senza riposo

22,1%

Disturbo comportame ntale del sonno REM

12,2%

Si, sport

14,3%

9,4%

Si, hobby

OSAS

55,5%

6,4%

Grafico 15. Il tuo lavoro condiziona negativamente la tua vita privata? Correlazione in relazione al tempo di stipula del contratto

32,6%

n Si, non ho tempo per una vita privata degna di questo nome

Si, ho grosse difficoltà a conciliare attività lavorativa e vita familiare

22,5%

n Si, ho grosse difficoltà a conciliare vita lavorativa e vita familiare n No riesco a condurre una vita familiare e sociale senza grossi problemi

18,2% 12,2%

13,4%

No

7,3%

7,6% 2,5%

22%

Sì, non ho tempo per una vita privata degna di questo nome

numero 3 - 2015

Non mi interessa

Si, hobby e sport

Assumo ipnotici regolarmente

Grafico 14. Il tuo lavoro condiziona negativamente la tua vita privata?

2,4%

Contratto stipulato prima del 2000

Contratto stipulato tra il 2000-2010

4,7%

1,6%

Contratto stipulato dopo il 2010

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Gli interventi dei Segretari Regionali Anaao Assomed

Cosa chiediamo alle nuove amministrazioni

Flavio Civitelli, Segretario Regionale Toscana

Antonio Selvi, Segretario Regionale Umbria

“Vogliamo poter mantenere i livelli di assistenza garantiti fino ad oggi ai cittadini toscani”

“Tanti questi ancora irrisolti”

Cosimo Lodeserto, Segretario Regionale Puglia

La Toscana ha deciso di rispondere al taglio dei trasferimenti economici alle Regioni voluti dal Governo, con una riforma del sistema sanitario che verrà portata in approvazione dal Consiglio Regionale uscente nelle ultime ore di vita della legislatura. Punti salienti della riforma: 1.500 esuberi, tra cui molti dirigenti medici, per un risparmio di 100 milioni di euro in due anni; l’accorpamento in mega Asl di quelle attualmente attive, super dipartimenti assistenziali sovraziendali. Necessariamente povero il confronto con i cittadini e la dirigenza Medica e Sanitaria, che resta uno dei principali attori di un sistema celebrato, fino ad oggi, come uno dei più efficienti in Italia. Ai prossimi candidati alla carica di consigliere regionale cosa chiediamo? Di non commissariare, come previsto dal 1° luglio, le nostre aziende: fino a 10 mesi di mancata programmazione potrebbero essere letali per il sistema. Di non concentrare tutto il peso dei tagli sul sistema ospedaliero. L’unico che ha già dato. Non dimentichiamo che oggi l’ospedale garantisce la parte prevalente e a maggiore complessità dell’assistenza, costa meno del territorio e offre esiti misurabili e di qualità certificata 24 ore su 24 per 365 giorni all’anno. Mef e Agenas vivono misurando ogni nostra prestazione. Dopo i tagli del numero dei posti letto, gli assalti ai pronto soccorso, l’introduzione dell’ospedale per intensità di cure rischiamo di non avere più la forza necessaria per sostenere la domanda di salute se non a fronte dei necessari investimenti. Chiediamo dunque di opporsi alla ipotesi di tagli lineari al personale della dirigenza medica e sanitaria come di quello infermieristico attraverso una applicazione non ancora chiara della normativa sugli “esuberi”. È positivo garantire a molti colleghi il diritto alla pensione, ma con regole trasparenti per non correre il rischio di sguarnire ulteriormente la prima linea assistenziale del sistema: quella dei pronto soccorso e degli ospedali per acuti. Per parte nostra vogliamo continuare a garantire ad ogni costo la tenuta dei livelli di assistenza garantiti fino ad oggi ai cittadini toscani. Cari candidati, se eletti, permetteteci di continuare a farlo.

“Vogliamo un maggiore coinvolgimento e un confronto con la politica” Ci sarebbero molte cose da chiedere ai nostri candidati Regionali. Vediamo le principali. Per molti anni i medici sono stati tenuti fuori dalla porta e la tecnocrazia, chiusa nelle sue stanze, ha ignorato l’opinione dei professionisti. Pertanto si chiede un maggiore coinvolgimento e un confronto della politica con i rappresentanti degli operatori sanitari, è proprio di questi giorni la notizia dell’approvazione, da parte della Giunta regionale del piano di riordino territoriale proposto dall’Assessorato alla salute senza alcun confronto con le organizzazioni sindacali. Bisogna poi prendere atto che, almeno nella nostra Regione, la deospedalizzazione verso il territorio è fallita, che gli ospedali restano sempre di più punto di riferimento dei cittadini, che questa finta deospedalizzazione ha portato a una riduzione sulla carta dei posti letto, con conseguente riduzione degli organici a fronte di un aumento notevole dei letti bis, che sta portando ad uno stato di estrema criticità lavorativa con aumento del rischio per i pazienti e per gli operatori. E ancora, vogliamo ricordare alla politica che siamo una “categoria con responsabilità speciali”, non solo quando vogliono proiettare su di noi responsabilità non nostre (es. liste di attesa) ma, lavorando noi con la vita umana, anche quando ci si deve prendere in dovuta considerazione in ogni aspetto che coinvolge il mantenimento dello stato di salute. Occorre costituire un “consiglio delle professioni” con compiti di supporto, orientamento e verifica delle attività sanitarie. E fare pressing, tutti quanti insieme, sul Governo per la depenalizzazione della colpa medica i cui risarcimenti ormai non solo sono diventati “un ammortizzatore sociale”, ma colpiscono profondamente gli operatori oltre che da un punto di vista patrimoniale anche e soprattutto da un punto di vista professionale. 12

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d!rigenza medica

cosimo lodeserto Segretario Regionale Puglia

flavio civitelli Segretario Regionale Toscana

antonio selvi Segretario Regionale Umbria

Sono molti i temi sul tappeto sui quali i candidati alle regionali dovranno dare risposte per risolvere le criticità della sanità umbra. Il primo è quello sviluppo dei rapporti con le organizzazioni sindacali per un’applicazione coerente e omogenea con il Ccnl e con le ultime norme (es. standard ospedalieri, nuovi Lea…). Soprattutto bisogna dare risposte alle tante difformità di applicazione di molte norme contrattuali e delle relative implicazioni economiche che esistono nelle diverse aziende della Regione, come quelle sulla costituzione dei fondi per la Dirigenza (posizione, accessorie ecc.), oppure sulla mancata corresponsione degli arretrati ai colleghi che hanno maturato 5 o 15 anni di anzianità nell’ultimo triennio. Ci chiediamo, infatti, perché la presenza di dirigenti con rapporto di lavoro a tempo determinato o contratti atipici, in molti casi da oltre 5-10 anni, sono concentrati esclusivamente nell’AO di Perugia (circa cento medici “precari”). È anche urgente capire con quali modalità e con quali tempi verrà applicato il Dpcm “Precari”, soprattutto per evitare nel futuro il ripetersi di questa anomalia. Un’ulteriore criticità a cui offrire soluzioni è l’appropriatezza del percorso diagnostico terapeutico del paziente, a cui conseguono due aspetti insoluti: le liste di attesa e i numerosi ricoveri ospedalieri “barellati”. Come si potranno risolvere i problemi del Pronto soccorso “ingorgato” senza rivedere la carenza di filtro del Territorio, nonostante le Case della salute , le Rsa, gli Ospedali di Comunità? Bisognerà poi fissare obiettivi a breve e medio termine nell’ambito della riorganizzazione della sanità regionale. È fondamentale, infatti, capire quale politica verrà intrapresa nell’ottica della riorganizzazione della rete ospedaliera, sia dell’emergenza che degli ospedali di territorio, anche in relazione ai rapporti università/ospedale/territorio, dal momento che nella nostra regione da anni gli ospedalieri non sono tutelati, con molte strutture complesse dismesse o finite sotto direzione universitaria. Vorremmo evitare che nel concetto di rete, gli ospedali di territorio fossero fagocitati dall’Università.

numero 3 - 2015


d! Riflessioni e proposte oltre i Fondi di previdenza complementare

claudia pozzi Responsabile Anaao Giovani Macro Area Centro Responsabile Anaao Giovani Toscana

numero 3 - 2015

anaao giovani La pensione dei giovani dirigenti medici è davvero un miraggio?

L’attualità ci pone costantemente di fronte al problema di come tutelare, dal punto di vista previdenziale, i dipendenti pubblici al termine della loro carriera. Davanti allo spettro di una crisi economica che sembra non arrestarsi mai, la politica delle riforme messa in atto dal Governo negli ultimi anni, con il passaggio da un sistema pensionistico retributivo ad uno contributivo, ha finito per incidere inesorabilmente sulle pensioni attraverso l’innalzamento progressivo dell’età pensionabile e la riduzione dell’assegno pensionistico che si prevede possa essere, nel prossimo futuro, di circa metà dell’ultimo stipendio. Oltre alla progressiva contrazione delle risorse economiche destinate alle politiche sociali, le previsioni del futuro scenario pensionistico sono ancor più allarmanti se si considerano altri due fenomeni. Da un lato, la variazione del profilo demografico del nostro paese, legata alla riduzione del tasso di natalità ed aumento dell’aspettativa di vita, si riflette in un aumento della coorte dei pensionati; dall’altro, i tagli alla sanità e il blocco del turn over determinano una riduzione del numero di giovani medici assunti e di conseguenza del pool dei contributi pensionistici versati. Quali sono le armi a disposizione del

giovane medico per affrontare un futuro pensionistico così incerto? Due le strade percorribili. La prima consente di riscattare gli anni di laurea, di specializzazione e del dottorato di ricerca. L’importo da corrispondere può essere rateizzato in dieci anni e viene dedotto mensilmente dall’imponibile con l’effetto finale di ridurre le imposte. Tuttavia, fermo restando che può usufruire di questa opzione solo il lavoratore dipendente, dobbiamo tenere conto del cosiddetto “effetto paradosso”. I giovani che riscattano gli anni di studio e anticipano così l’inizio della contribuzione prima del 1° gennaio 1996, perdono il beneficio del sistema contributivo puro e l’anticipo di tre anni della data del pensionamento. L’altra strada prende in considerazione la previdenza complementare ovvero una forma di previdenza aggiuntiva a quella obbligatoria, volontaria, fondata su un sistema di finanziamento individuale che garantisce al momento del pensionamento una rendita aggiuntiva o la restituzione del capitale. La Commissione di vigilanza sui fondi pensione (Covip) ha il compito di vigilare e garantire trasparenza e correttezza degli Enti che gestiscono le forme di previdenza complementare. Sul sito www.covip.it è possibile trovare un elenco completo di tutti i fondi pensionistici. I principali fondi utilizzati in ambito sanitario sono rappresentati dal Fondo Perseo-Sirio e dal Fondo Sanità. Il primo (Perseo-Sirio) è dedicato a tutti i dipendenti dello stato ed è l’unico fondo negoziale dove il 2% della retribuzione lorda è versato per metà dal dipendente e per metà dal datore di lavoro; ha un vincolo, per i neoassunti dopo il 2001, di versare la liquidazione maturata. Per le sue caratteristiche appare più indicato per chi ha un reddito basso o per i giovani che hanno maturato poca anzianità. Il secondo fondo (Fondo Sanità), rispetto al precedente, garantisce la liquidazione, comporta però una contribuzione fissa mensile maggiore, può essere intestato ai figli, purchè a carico. Il presupposto comune dei Fondi di previdenza complementare è rappresentato da un regime fiscale agevolato. I con-

tributi versati, fino ad un massimo di 5.164 euro/anno, vengono interamente dedotti dal reddito complessivo determinando una riduzione delle imposte dovute. Il recente evento formativo Ecm promosso dalla Segreteria Regionale Anaao Assomed Toscana dal titolo “La Previdenza oggi: prospettive per giovani e pensionandi”, tenutosi di recente a Firenze, e la discussione che ne è scaturita, anche grazie agli interventi del Dott. Giorgio Cavallero, ci ha spinto a riflettere ed elaborare proposte sul tema della previdenza, con particolare attenzione ai giovani. La nostra prima proposta prevede la possibilità di personalizzare i fondi di previdenza complementare con l’eventuale inserimento di un sistema a tutele crescenti modulabile in funzione dell’età e dell’anzianità di servizio. Inoltre, vista la vera e propria “epidemia” di contratti di lavoro atipici, sarebbe auspicabile implementare fondi tagliati su misura per la categoria dei precari, consentendo loro di accedere da subito alla contribuzione complementare. Il secondo aspetto è invece direttamente legato ai tagli alla sanità, da cui è derivata una riduzione drastica delle nuove assunzioni. Il conseguente slittamento dell’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro unito ad un percorso ad ostacoli attraverso sistemi previdenziali frammentati comporta un ritardo nell’inizio della contribuzione per la previdenza obbligatoria. Tutto ciò renderebbe auspicabile prevedere agevolazioni economiche/fiscali per coloro i quali volessero ricongiungere altri oneri previdenziali includendo, anche quelli al momento non ricongiungibili e in futuro ampliare la riforma, pensando ad un sistema previdenziale integrato. Infine, la nostra idea riguardo alla possibilità di riscattare gli anni di studio, ruota attorno alla opportunità di spalmare la spesa dovuta in un arco di tempo superiore ai dieci anni previsti dall’attuale normativa. In conclusione, pensiamo che il nostro Sindacato si debba fare promotore di iniziative, anche in ambito locale, che tendano ad ampliare il più possibile la cultura della previdenza. I primi interlocutori dovranno essere coloro che, più di altri, sono esposti ai rischi connessi alle future scelte politiche nel settore pensionistico. Scopo principale di tali iniziative sarà quello di mettere i giovani medici in condizione di pianificare con maggiore consapevolezza il proprio futuro e di assicurare la tranquillità a se stessi e al proprio nucleo familiare. d!rigenza medica

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d!

anaao dirigenza sanitaria Nelle strutture di Genetica medica operano, in sinergia costante, due figure professionali:

Consulenze e test genetici

Il ruolo del Genetista nel Ssn La Genetica medica, avvalendosi delle conoscenze derivanti dal sequenziamento del genoma umano, ha oggi il compito di integrare la propria attività in un ambito multidisciplinare offrendo ai pazienti e alle loro famiglie consulenze e test genetici finalizzati a identificare o escludere mutazioni geniche o cromosomiche responsabili di patologie. Si può dire oggi che non esista disciplina che non interagisca con la Genetica medica nei percorsi diagnosticoterapeutico-assistenziali integrati. Nelle strutture di Genetica medica operano, in sinergia costante, due figure professionali: 1. il genetista clinico, medico specialista in Genetica medica, che ha un importante ruolo nell’inquadramento dei casi clinici complessi e delle forme sindromiche, nella valutazione della suscettibilità ai tumori, nella prescrizione e nella valutazione dell’appropriatezza dei test genetici; 2. il genetista di laboratorio, biologo o medico specialista in Genetica 14

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1. il genetista clinico medico specialista in Genetica medica, che ha un importante ruolo nell’inquadramento dei casi clinici complessi e delle forme sindromiche, nella valutazione della suscettibilità ai tumori, nella prescrizione e nella valutazione dell’appropriatezza dei test genetici;

medica, che è la figura competente alla esecuzione ed alla interpretazione dei test genetici pre e post natali di citogenetica, genetica molecolare, farmacogenetica e immunogenetica. La continua evoluzione delle conoscenze scientifiche e delle tecnologie nel settore della Genetica medica obbliga i genetisti a un costante processo di aggiornamento, al trasferimento delle conoscenze nella pratica clinica e alla validazione delle nuove metodiche di laboratorio quando devono essere trasferite, secondo criteri e percorsi condivisi a livello internazionale, dalla ricerca alla diagnostica per essere applicate nell’ambito delle prestazioni erogate dal Ssn. Per alcune applicazioni tecnologiche il confronto nella comunità scientifica è attualmente vivo; ne è un esempio il sequenziamento di nuova generazione (Ngs) che consente in tempi rapidi l’analisi di pannelli di numerosi geni coinvolti in specifici quadri patologici quali le cardiopatie, le patologie neuromuscolari, i difetti dello sviluppo sessuale o ancora i geni di suscettibilità alle neoplasie o anche il sequenziamento dell’intero esoma. Tali applicazioni producono evidenti vantaggi nei tempi necessari per giungere a una diagnosi ma, contemporaneamente, esigono un’elevata specializzazione del personale deputato all’interpretazione della consistente mole di risultati prodotti dai sistemi oggi in uso. Un’ulteriore recente applicazione dell’Ngs è la diagnosi prenatale non invasiva su Dna libero fetale estratto da sangue materno per la quale l’esigenza di

2. il genetista di laboratorio biologo o medico specialista in Genetica medica, che è la figura competente alla esecuzione ed alla interpretazione dei test genetici pre e post natali di citogenetica, genetica molecolare, farmacogenetica e immunogenetica.

La continua evoluzione delle conoscenze scientifiche e delle tecnologie nel settore della Genetica medica obbliga i genetisti a un costante processo di aggiornamento

paola grammatico Settore Dirigenza Sanitaria e Vice Presidente Consiglio Nazionale Anaao Assomed

luigi laino Biologo

un’informazione corretta nei confronti dell’utenza è fortemente sentita dai genetisti; è doveroso infatti far comprendere quali sono le possibilità ma anche i limiti di questo test che, ad oggi, è da considerare uno screening prenatale e non un test diagnostico. L’elevata capacità di queste metodiche è alla base anche di un importante processo di trasferimento tecnologico che si sta attuando nei laboratori di Genetica medica che svolgono indagini d’immunogenetica e/o di farmacogenetica. Nel settore dei trapianti, infatti, è crescente la necessità di tipizzare per il sistema Hla un numero sempre maggiore di potenziali donatori volontari di midollo osseo da inserire nel Registro Nazionale Italian Bone Marrow Donor Register (Ibmdr), in modo da garantire in futuro un donatore compatibile a tutti i pazienti che dovessero trovarsi nella necessità di dover subire un trapianto. Per la farmacogenetica, la possibilità di poter valutare con un singolo esperimento un numero elevato di geni coinvolti nella risposta ai farmaci o che possono determinare una reazione avversa ad alcune molecole, costituisce un importante contributo verso quella che è oggi definita una medicina personalizzata. Per garantire la qualità delle prestazioni erogate è fondamentale che le strutture di Genetica medica pongano particolare attenzione ai percorsi di certificazione, garantiscano volumi di consulenze e test genetici adeguanti a mantenere le competenze e partecipino a controlli di qualità esterni nazionali ed internazionali. numero 3 - 2015


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tutela lavoro

Avv. Vincenzo Bottino, consulente legale Anaao Assomed

L’accesso al regime part-time del dirigente medico

La disciplina contrattuale che regola l’accesso al regime ad impegno ridotto (part-time) del dirigente medico è contenuta nell’Accordo Collettivo del 20 febbraio 2001 (pubbl. in G.U. s.g., n. 54 del 6 marzo 2001). Tale normativa prevede la possibilità per il dirigente medico con rapporto di lavoro esclusivo che non sia titolare di incarico di direzione di struttura complessa o semplice a valenza dipartimentale (art. 3, co. 6), di richiedere la trasformazione dell’orario da tempo pieno ad impegno ridotto (part-time), in tutti i casi in cui risulti comprovata una particolare esigenza familiare o sociale (art. 2, co. 1). Le esigenze familiari e sociali per le quali è possibile richiedere il part-time, sono riconducibili alle seguenti tre ipotesi non tassative e meramente esemplificative (art. 2, co. 2): a) assistenza ai figli sino agli otto anni di età; b) assistenza ai parenti affetti da tossicodipendenza, alcolismo cronico o grave debilitazione psico-fisica; c) per gravi motivi familiari, riguardanti la propria famiglia o parenti e affini entro il terzo grado anche se non conviventi, individuati dal Regolamento Interministeriale del 21 luglio 2000, n. 278 (emanato ai sensi dell’art. 4, co. 2 della legge n. 53/2000). La concessione del part-time, pur in presenza dei requisiti previsti dal contratto, resta un atto discrezionale da parte della P.A., la quale può comunque negare la trasformazione del rapporto sulla base di motivate ed oggettive esigenze di servizio, ovvero per raggiungimento della soglia limite del 3% delnumero 3 - 2015

La concessione del part-time, pur in presenza dei requisiti previsti dal contratto, resta un atto discrezionale da parte della P.A

la dotazione organica complessiva entro cui sono ammessi gli accessi al parttime (art. 2, co. 4). RIDUZIONE ORARIA E DURATA La riduzione dell’orario settimanale può variare da un minimo del 30% ad un massimo del 50% (art. 3, co. 1). A tal riguardo sono previste tre diverse tipologie di articolazione oraria (art. 3, co.2): a) orizzontale: quando la riduzione è effettuata per tutti i giorni lavorativi della settimana; b) verticale: quando la riduzione riguarda solo alcuni giorni della settimana, del mese o determinati periodi dell’anno; c) mista: con combinazione delle modalità orizzontale e verticale. In presenza di particolari e motivate esigenze, il dirigente può concordare con l’azienda ulteriori modalità di articolazione della prestazione lavorativa al fine di contemperare i reciproci interessi (art. 3, co. 3). Le modalità di articolazione della prestazione lavorativa ridotta devono essere formalizzate per iscritto. Con riferimento alla durata del periodo di regime ad impegno ridotto, l’art. 3, co. 4 stabilisce che questa “non può essere, in ogni caso, inferiore ad un anno” e, comunque, risulta determinata in relazione all’attualità delle ragioni che ne hanno giustificato la concessione. TRATTAMENTO ECONOMICO E NORMATIVO Per quanto riguarda il trattamento economico, si applicano le seguenti rego-

le (art. 4, co. 6): l'indennità di esclusività è percepita per intero, mentre tutte le altre competenze fisse e periodiche, ivi compresa l'indennità integrativa speciale, la retribuzione individuale di anzianità, l'indennità di specificità medica, sono corrisposte in misura proporzionale alla prestazione lavorativa. Anche la retribuzione di posizione, ad invarianza di tipologia di incarico, è riproporzionata in ragione dell’impegno orario ridotto. Sulle ferie, l’art. 10, co. 4, del citato Accordo stabilisce espressamente che “i dirigenti ad impegno ridotto di tipo orizzontale hanno diritto ad un numero di giorni di ferie pari a quello dei dirigenti a tempo pieno…”, mentre “i dirigenti ad impegno ridotto di tipo verticale hanno diritto ad un numero di giorni di ferie e di festività soppresse proporzionato alle giornate di lavoro prestate nell'anno ed il relativo trattamento economico è commisurato alla durata della prestazione giornaliera”. Ne deriva pertanto, che qualora l’articolazione oraria sia distribuita in maniera flessibile nell’arco della settimana, del mese o dell’anno, con periodi di lavoro alterati con giornate di inattività, i giorni di ferie matureranno in maniera proporzionalmente ridotta rispetto ai dirigenti che svolgono la propria attività su tutti i giorni della settimana. Durante il regime ad impegno ridotto di tipo orizzontale o verticale, il dirigente non può svolgere servizio di pronta disponibilità e non può altresì esercitare attività libero professionale intramuraria, che resta sospesa per tutta la durata del part-time (art. 4, co. 12). d!rigenza medica

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Pronto, Avvocato?

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pronto, avvocato?

Pronto, avvocato? Risponde l’ufficio legale Anaao Assomed L’art. 72, comma 11, d.l. 112/2008 prevede che al raggiungimento dell’anzianità contributiva prevista dalla legge per la richiesta di pensionamento anticipato (42 anni e 6 mesi per gli uomini; 41 anni e 6 mesi per le donne) e dell’età anagrafica di 65 anni, il dirigente medico, non titolare di struttura complessa, può essere collocato in quiescenza, “con decisione motivata con riferimento alle esigenze organizzative e ai criteri di scelta applicati e senza pregiudizio per la funzionale erogazione dei servizi”. Pertanto, pur in presenza dei requisiti contributivi ed anagrafici su indicati, il provvedimento di recesso deve indicare specifiche esigenze organizzative che legittimano il collocamento anticipato in quiescenza. In mancanza, il dirigente medico, anche non titolare di struttura complessa, può richiedere la permanenza al lavoro fino al raggiungimento dei 40 anni di servizio effettivo.

Si chiede se sia legittimo collocare in quiescenza il dirigente medico non titolare di struttura complessa al raggiungimento dell’età anagrafica di 65 anni e dell’anzianità contributiva di 42 anni e 6 mesi.

Sono un dirigente medico assunto a tempo indeterminato presso un’Azienda del Servizio sanitario nazionale. Ho vinto un concorso per l’assunzione a tempo indeterminato presso altra Azienda. In caso accettassi l’assunzione alle dipendenze del nuovo datore di lavoro, quest’ultimo sarebbe tenuto a tenere conto dell’anzianità lavorativa maturata nel corso del precedente rapporto di lavoro?

I periodi di servizio a tempo indeterminato prestati senza interruzione anche se in aziende diverse concorrono a determinare l’anzianità di servizio per il riconoscimento di benefici economici e di carriera quali l’attribuzione della fascia superiore dell’indennità di esclusività, o il calcolo del quinquennio necessario, previa valutazione positiva del collegio tecnico, per il conferimento di un incarico professionale tra quelli indicati alla lett. c), comma 1, art. 27,

CCNL 1998-2001, o di un incarico di struttura semplice). Pertanto anche in caso di assunzione ad altra azienda quale vincitore di concorso, sempre che tra i differenti periodi di servizio non vi sia soluzione di continuità, l’anzianità di servizio è calcolata come somma dei periodi prestati nelle diverse aziende.

Quali sono i benefici attributi al lavoratore, il quale abbai ottenuto il riconoscimento della dipendenza di una infermità da causa di servizio?

In caso di riconoscimento della dipendenza da causa di servizio di una menomazione a carattere permanente dell’integrità psicofisica permanente, ascrivibile ad una delle categorie delle tabelle A e B annesse al d.P.R. 834/ 1981, il lavoratore ha diritto al cosiddetto “equo indennizzo”, vale a dire ad una prestazione economica una tantum. Se dai fatti di servizio deriva l'inabilità assoluta o permanente, il dipendente ha diritto alla pensione privilegiata, che non necessita di alcun requisito minimo di durata del servizio. L’infortunio e la malattia dipendenti da causa di servizio danno diritto alla conservazione del posto per un periodo non superiore a 36 mesi con corresponsione dell’intera retribuzione. Ai fini del calcolo del predetto periodo, si som-

mano le assenze per malattia intervenute nei tre anni precedenti. Al personale invalido per causa di servizio è poi riconosciuto un beneficio consistente un incremento percentuale della base stipendiale pari al 2,5% o all’ 1,25% per le invalidità ascritte rispettivamente alle prime 6 o alle ultime due categorie della tabella A allegata al d.P.R. 834/1981. Infine, secondo quanto previsto dall’ articolo 80 comma 3 della legge finanziaria 388 del 2001, gli invalidi per causa servizio con infermità ascritte alle prime 4 categorie della tabella A di cui al DPR n. 834 del 1981, a decorrere dal 1 gennaio 2002, è riconosciuto, a domanda, per ogni anno di servizio, il beneficio di due mesi di contribuzione figurativa fino al limite massimo di 5 anni.

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COPERTURA TUTELA LEGALE GRATUITA L’Anaao Assomed offre agli iscritti la polizza di TUTELA LEGALE compresa nella quota associativa senza alcun onere aggiuntivo. La copertura comprende le spese legali sostenute in sede PENALE E CIVILE con un massimale di €25.000 per

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PRONTO SOCCORSO MEDICO-LEGALE E ASSICURATIVO Il servizio rileva e risponde rapidamente alle richieste di consulenza medico-legale-assicurativa, anche non urgenti, rispetto agli adempimenti necessari per un’adeguata tutela e supporta gli iscritti in caso di contenzioso. L’Associato può richiedere gratuitamente l’attivazione di questo servizio cui risponde in prima battuta il personale Anaao Assomed adeguatamente formato. L’operatrice, verificata l’iscrizione

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all’Associazione, raccoglie i dati e le informazioni necessarie, acquisisce i recapiti e mette in contatto il richiedente con un Medico Legale e, se possibile, anche con un legale.

800-689955 COPERTURA ASSICURATIVA CONTAGIO OSPEDALIERO Agli associati viene riservata la possibilità di acquistare la POLIZZA CONTAGIO OSPEDALIERO per la tutela personale, potendo scegliere tra più massimali nel caso si contragga durante l’attività lavorativa una delle seguenti malattie: HIV, EPATITE B, EPATITE C a partire da €67,00.

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Il servizio mette a disposizione degli iscritti un avvocato che li segue sia nell'attività di consulenza che nella difesa stragiudiziale evitando di doversi necessariamente rivolgere ad un legale di fiducia e sostenere costi aggiuntivi. È possibile contattare i consulenti legali attraverso: • HELP DESK TELEFONICO e presenza presso la sede Anaao Assomed di Roma il LUNEDI – MERCOLEDI – VENERDI dalle ore 10.00 alle ore 17.00 – telefono 064245741. • E-M@IL inoltrando il quesito a servizi@anaao.it • REPERIBILITÀ TELEFONICA DAL LUNEDI AL VENERDÌ al numero 064245741. • Per i casi urgenti è possibile fissare un appuntamento anche in giorni diversi da quelli stabiliti.

Il servizio intende rispondere ad alcune esigenze degli iscritti: • Acquisizione e controllo del Mod. 730 precompilato dal contribuente e rilascio del relativo visto di conformità. • Assistenza alla compilazione MOD. 730 Singolo. • Assistenza alla compilazione MOD. 730 Congiunto. • Correzione per rilascio del visto di conformità dei precompilati errati. • Gestione delle collaboratrici familiari. • Elaborazione F24 IMU • Elaborazione F24 TARES

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La Fondazione Pietro Paci e la Scuola Nazionale di Formazione Quadri da oltre 10 anni offrono agli iscritti all’Anaao Assomed la possibilità di seguire gratuitamente corsi ECM qualificati e riconosciuti dalla Commissione Nazionale per la Formazione Continua del Ministero della Salute.

La formazione offerta dall’Associazione si pone l’obiettivo di sviluppare le conoscenze e le competenze nel campo della gestione e organizzazione dei servizi sanitari per consentire un esercizio più autorevole e responsabile del proprio ruolo dirigenziale. Il catalogo dei corsi e le modalità di iscrizione sono disponibili sul sito www.fondazionepietropaci.it.

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cui l’Associazione si muove. Maggiore spazio anche all’attività del sindacato a livello regionale e locale. Vi segnaliamo alcune importanti new entry: Anaao Giovani e Dirigenza Sanitaria, hanno uno spazio dedicato che accoglierà gli aggiornamenti e le novità dei due Settori.

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