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LA SALUTE NATURALE RACCONTATA DAGLI ESPERTI

MAGAZINE

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allergie di stagione

Happy genetica

Richard Romagnoli: la felicità cambia le carte in tavola

si possono affrontare con tre erbe

Periodico mensile ‑ Anno VIII, numero 75/2018 ‑ €

3,90

Poste Italiane - Sped. in A.P. DL 353/2003 conv. L. 46/2004, art. 1, c. 1, LO/MI Prima immissione: 20 maggio 2018

GIUGNO 2018

MAGAZINE

n. 75

Dossier

Meglio il crudo o meglio il cotto?

Dall’Ayurveda alla Cina (con Franco Berrino) Essenze anti-cellulite

per l’aromaterapia tre oli su tutti: arancio amaro, cipresso e geranio

macchie sulla pelle interviene una pianta delle nostre spiagge: il giglio marittimo

Gambe gonfie e vene varicose

La prima cura è sempre nel piatto musicoterapia

tutti insieme sulle stesse frequenze: arriva l’ecto musica

i nostri amici animali Troppa chimica su di loro, meglio i rimedi naturali


Sommario

nutrizione naturale pag. 18 Gambe gonfie e vene

varicose: la prima cura è nel piatto

pag. 22 Il tempo della Salicornia,

l’asparago di mare

il mondo delle erbe pag. 24 Tre anti-allergici che

si trovano in natura

pag. 30 Contro le macchie

cutanee, l’apporto del Giglio marittimo

le altre medicine

ATTUALITà pag. 10

pag. 64 Ecto Musica, la via

estatica (non la solita musica)

pag. 68 Happy Genetica,

la felicità che cambia la biochimica del nostro corpo

Dopo il caso di cronaca: ma la Macrobiotica è tutt’altra cosa…

PSICOTERAPIA PER TUTTI I GIORNI pag. 14

Relazioni digitali. Abbiamo superato il limite?

I nostri amici animali pag. 74

Proteggiamoli dai parassiti con i rimedi naturali


pag. 46

dossier

Meglio il crudo o meglio il cotto? ● Introduzione ● Mangiarne di cotte e di crude: la scuola di Berrino ● Il cuocere trasforma: gli alimenti del fuoco secondo l’Ayurveda

rubriche

● La lezione della Cina: meglio cotto ma mai abolire il crudo

Il periscopio pag. 8

Aromaterapia I tre moschettieri anti-cellulite: Arancio amaro, Cipresso e Geranio pag. 35

Ci salverà un fiore Gentian la sa lunga: reagiamo alle avversità pag. 40

Scoperte in soffitta Amaro svedese, elisir divino pag. 44

Prepariamolo in casa Cosa accade nell’orto: piante di mutuo soccorso pag. 78

Il Giramondo L’oro bianco delle saline Conti Vecchi (da cui arriva un cosmetico) pag. 82

Le ricette del mese pag. 84

Libri pag. 85

Web trend Rainbow Bridge, il Paradiso degli animali pag. 88

Scelti per voi pag. 91

Annunci olistici pag. 92

L’ultima domanda pag. 98


Nutrizione naturale

Gambe gonfie e vene varicose la prima cura è nel piatto Partiamo da sette consigli alimentari. La malattia venosa, piÚ frequente nelle donne, si affronta anche in questo modo. Sentiamo che cosa dicono gli esperti. Gemma Astolfo

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a sempre più caldo e aumentano i disturbi legati alla malattia venosa delle gambe, problema che colpisce molte donne. Gonfiori, formicolii, dolori, crampi ai polpacci e alle caviglie, fino ad arrivare alla comparsa di capillari e di varici sulle gambe. In medicina è una condizione molto ben conosciuta, trattata in vari modi, in alcuni casi anche attraverso la chirurgia. Prima però si può fare molto orientando le scelte alimentari. Come? Lo abbiamo chiesto ad Ambra Morelli, dietista e referente dell’Associazione Nazionale Dietisti.

1 - Non mangiare sempre lo stesso cibo

«La prima regola è quella di variare gli alimenti per assicurare al nostro organismo tutti i nutrienti di cui ha bisogno per svolgere le proprie funzioni. è importante l’ampliamento del gusto – da cui deriva la possibilità della variazione alimentare – e il combattere la “monotonia dei sapori”, per evitare comportamenti errati come mangiare di fretta o non dar peso a ciò che si mangia».

2 – Attenti al peso

motivo alzarsi dalla poltrona… e camminare.

3 – Prediligere i vegetali antiossidanti

«Nei vegetali si trovano molte vitamine e nutrienti ad azione antiossidante che preservano l’integrità dei vasi. In tal senso, basterebbe seguire le indicazioni tipiche della Dieta mediterranea, che prevedono il consumo di almeno cinque porzioni di frutta e verdura al giorno. Privilegiamo gli alimenti di colore viola o blu scuro, che sta ad indicare una forte presenza di bioflavonoidi, efficaci nella riduzione del gonfiore a gambe e caviglie e contro la fragilità dei capillari. Inoltre, i frutti rossi si mangiano tal quali così come l’uva: si ingeriscono con la buccia che è la parte dell’alimento che contiene importanti componenti bioattivi».

4 – Sempre vitamina C e carotenoidi

«Da preferire anche gli alimenti ricchi di vitamina C che ha effetto antinfiammatorio e rinforzante delle pareti dei vasi sanguigni (arance, limoni, kiwi, fragole, cavoli, rucola, pomodori). Tra l’altro per la

L’obesità e il sovrappeso rendono gravoso il compito delle vene di riportare il sangue al cuore: il sangue ristagna così nelle gambe determinando i sintomi. «Un consiglio è senz’altro quello di aumentare nella dieta quotidiana la quantità di vegetali, frutta e verdura, che favoriscono il controllo del peso». Per lo stesso Vegetali viola come uva o mirtilli: fanno benissimo alla circolazione venosa.

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Nutrizione naturale

Il parere dello specialista «La malattia venosa dà sintomi che, se non curati, tendono a peggiorare nel tempo con conseguenze sia sul lato estetico, sia sul lato funzionale», ci spiega il professor Angelo Santoliquido, responsabile dell’Angiologia al Policlinico universitario Gemelli di Roma.. «Ricordiamo che le gambe non sono un “accessorio” ma una parte fondamentale del nostro organismo. In realtà, le vene degli arti inferiori hanno un ruolo nella patogenesi delle principali patologie cardiovascolari, come ictus e infarto. Possiamo senza dubbio affermare che dalla cura della gamba passa la salute di tutto il corpo». Fondamentale la prevenzione con i consigli che abbiamo riportato in queste pagine. Una volta instaurata, per evitare la progressione della malattia, sono disponibili alcuni farmaci. «Il vantaggio dei farmaci, rispetto ad esempio agli integratori alimentari e altri composti naturali che possono alleviare i sintomi, è proprio la capacità di agire sulla causa della malattia – l’infiammazione delle vene – risultando quindi efficaci nell’arrestarne l’evoluzione, oltre che a migliorare i sintomi. Il farmaco efficace è quello a bersaglio endoteliale che agisce sull’infiammazione, il principale dei quali è il mesoglicano. Mai prescindere comunque dall’adozione di un corretto stile di vita».

vitamina C non esiste neanche il problema di un consumo esagerato del nutriente perché l’organismo trattiene soltanto quello di cui ha bisogno ed espelle la parte in eccesso. Da non trascurare il beta-carotene presente in carote, peperoni, albicocche, pesche gialle, zucca, vegetali a foglia verde, lamponi, ribes e fragoline di bosco».

5 – Più fibre

Sempre verdura, frutta e cereali integrali. Per due motivi: «Contribuiscono a ridurre le calorie e aiutano a prevenire e combattere la stipsi che peggiora la circolazione venosa». Non siamo portati a pensarci ma la stipsi ostacola il ritorno venoso. Infatti, alle persone che soffrono di malattia venosa si consiglia di prediligere un

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abbigliamento comodo, evitare pantaloni stretti, corsetti elastici e tutto ciò che stringe gli arti inferiori e la pancia. Viceversa, trovano indicazione le calze elastiche che aiutano a spingere il sangue dal basso verso l’alto, evitando i ristagni venosi.

6 – Diamo acqua al corpo

«Bere un’adeguata quantità di acqua (il fabbisogno quotidiano varia in relazione alla corporatura), anche sotto forma di infusi e tisane. Purtroppo, noi donne abbiamo spesso la cattiva abitudine di bere molto meno degli uomini, ma non dimentichiamo che anche la frutta e la verdura contengono acqua e hanno un’azione diuretica e drenante». L’ideale è due litri al giorno a basso residuo fisso (<50 mg/L).

7 – Da evitare il più possibile

«È raccomandabile, innanzitutto, una riduzione del consumo di sale che favorisce la ritenzione idrica, il gonfiore e la dilatazione delle vene». Dunque, stop ai cibi in scatola, insaccati, formaggi e in generale cibi troppo salati. Altri alimenti da non consumare abitualmente sono quelli eccessivamente grassi (specialmente grassi animali) e gli alimenti ricchi in zuccheri come ad esempio i dolci e le bibite. Meglio preferire i cibi che contengono acidi grassi polinsaturi da cui si formano delle molecole importanti come gli Omega-3 e gli Omega9, peraltro più attivi sulla circolazione arteriosa (sono presenti nel pesce, nella frutta secca, nell’olio di oliva, ecc.)».


Vademecum per “donne in gamba” Oltre ai consigli alimentari, sarebbe bene adottare alcune strategie di base per prevenire e alleviare i disturbi della malattia venosa. Sì all’attività fisica, ma di un certo tipo

È invece sconsigliato esporre le gambe al sole diretto, fare sabbiature e passeggiare sulla battigia 
facendosi “schiaffeggiare” le caviglie e le gambe dalle onde. In montagna, dèdicati a lunghe passeggiate e bicicletta. Ciò che fa gonfiare le gambe non è il sole, ma il calore. Per migliorare i disturbi delle gambe gonfie, aiutati con docce di acqua fredda e massaggi con gel rinfrescanti. In viaggio In caso di lunghi viaggi in aereo o in treno indossare una calza elastica e, ogni tanto, alzarsi per camminare nei corridoi.

Via libera a camminata, bicicletta, golf, nuoto, acqua fitness, acqua walking. Evita gli sport statici che aumentano la pressione intraddominale ed espongono al rischio di traumatismi: sollevamento pesi, canottaggio, bowling. “Ni” a calcio, tennis, sci. Per le sedentarie Se sei costretta a rimanere a lungo seduta per lavoro può essere utile seguire un corso di ginnastica posturale. Non tenere le gambe incrociate e non tenerle a penzoloni, devono appoggiare a terra. Una volta a casa, da coricata, posiziona un cuscino sotto il ginocchio e non sotto i piedi per evitare che si stiri la vena poplitea, il che ostacola il ritorno venoso. Scarpe Niente scarpe con tacchi troppo alti o troppo bassi. Va bene un tacco di 3-4 centimetri a base larga, niente tacchi a spillo. E niente punte strette. In vacanza Al mare, cammina a lungo dentro l’acqua, immersa fino al bacino, e nuota. Fa benissimo.

OK alle terme Alcuni tipi di acque termali sono particolarmente indicate per il trattamento dell’insufficienza venosa e linfatica cronica: acque salsobromoiodiche (azione disinibente del gonfiore), sulfuree (azione antinfiammatoria), arsenicali-ferruginose (azione tonificante, stimolante e anti stress), solfato calciche (stimolano la contrattilità venosa). È consigliato seguire la terapia termale in due cicli annuali, per almeno tre settimane consecutive.

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Dossier

MEGLIO IL CRUDO

o meglio il cotto?? Tre punti di vista, accomunati da un’idea centrale: la cottura degli alimenti vegetali, o anche di origine animale, va sostanzialmente privilegiata ma ciò non significa che si debbano escludere i cibi crudi. Anzi, soprattutto in questi mesi caldi introduciamo più cibo crudo. è il comune denominatore degli esperti che abbiamo interpellato: in primis la scuola di Franco Berrino, molto orientata sulla Macrobiotica, e gli specialisti di due antiche tradizioni mediche, l’Ayurveda dell’India e la Medicina tradizionale cinese. La scienza nutrizionale occidentale segue a ruota confermando ora, in gran parte, tali prescrizioni. Queste scuole concordano sul fatto che la cottura porti molti vantaggi ma almeno una parte di crudo deve essere sempre presente sulle nostre tavole. Andiamo a esplorare.

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er le tradizioni mediche indiana e cinese, quello che mangiamo è a tutti gli effetti una terapia da prescrivere in base al disequilibrio osservato nel paziente. Il cibo in questi ambiti è decisamente considerato come una medicina. E questo vale anche per le modalità di preparazione degli alimenti, che sono tantissime: possiamo prenderli direttamente crudi, trattarli con sale, marinature o altri metodi, oppure passarli usando una fiamma, più o meno moderata. Questo semplice atto comporta una trasformazione dell’alimento.

La Cina sta nel “mezzo”

Notiamo che anche nella Medicina tradizionale cinese – che non ama molto il crudo – si parla di deficit di Sangue: vuol dire che sarebbe meglio evitare la carenza di vitamine, come la C, e principi attivi termolabili, cioè quelli che si perdono per primi esponendo il vegetale al fuoco dei fornelli. Abbiamo bisogno anche di questi nutrienti, e ciò conferma l’idea generale per cui non dobbiamo radicalizzarci od ossessionarci per un’idea (mossa sempre sbagliata…) ma coltivare un approccio equilibrato nelle nostre scelte alimentari come in tutti gli aspetti della vita. La Cina consiglia di stare “nel mezzo”, di evitare gli eccessi e questo riguarda anche la scelta relativa al cuocere o non cuocere gli alimenti.

SOMMARIO pag. 46 pag. 50

pag. 54

pag. 58

Introduzione Mangiarne di cotte e di crude Ayurveda: la cottura e gli alimenti del fuoco La lezione della Cina: meglio cotto ma mai abolire il crudo

Per l’India senza il fuoco (Agni) non c’è la vita

Non molto distante l’Ayurveda dei maestri indiani. Anche in questo caso l’accento si pone sull’equilibrio. Le parole utilizzate sono diverse rispetto a quelle cinesi o alle nostre ma la sostanza è la stessa. I cibi che assumiamo apportano qualità (i 5 elementi) che possono correggere mancanze nocive. Magari non ce ne rendiamo

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Dossier

nemmeno conto. L’energia del Fuoco che cuoce gli alimenti e riscalda è una forza ritenuta molto importante per mantenersi in salute o anche per contribuire a curare certe malattie. Il Fuoco (Agni) è presente anche dentro di noi e presiede al mantenimento della funzione dei tre corpi di cui è composto l’uomo, tra cui quello fisico.

E il crudismo?

Il “solo crudo” ha grandi meriti perché richiama l’attenzione sul prendere cibi non trasformati e impoveriti dall’industria, così come sulla stagionalità degli alimenti che compriamo. Conosciamo amici e amiche che da anni si cibano di crudo e stanno meravigliosamente bene. Hanno una cultura alimentare molto evoluta, persone consapevoli e attente in tanti aspetti della loro vita. Soprattutto, sanno cucinare anche senza fiamma preparando manicaretti che nulla hanno da invidiare ai piatti classici cucinati sul fuoco. Si può imparare molto da loro. Anche perché insegnano come costruire un

periodo detox “crudista” che stia veramente in piedi.

Crudo e cotto insieme In generale, però, la scelta crudista non è sempre

Non solo cottura

Cerchiamo il colore e scansiamo la chimica

Teniamo conto che, in molti vegetali, la massima concentrazione di vitamine e principi nutritivi si trova nella parte esterna; ciò vale anche per la carota, per la patata ma anche nelle foglie esterne dei cespi di foglie verdi come gli spinaci e la lattuga. Oppure anche frutti come mele e pere, appena sotto la buccia. La parte più colorata, è quella più ricca. Ma è anche la parte più esposta alla contaminazione chimica di pesticidi ed erbicidi. Per questo motivo meglio disporsi al bio, quando è possibile. Alla fine si può pur sempre fare un ricco orticello senza troppa chimica o cercare orticoltori che seguano questa regola. Ci sono eccome, e vi portano anche le cassette a casa…

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praticabile per tutti in ogni momento. Vuoi per problemi digestivi, vuoi perché è difficile riabituare il gusto da un giorno all’altro. Meglio procedere per gradi e iniziare a introdurre il crudo nel piatto, nel caso da troppo tempo sia stato espulso dai nostri menu. Si richiede un po’ di impegno, tempo e conoscenze, anche culinarie. Un gambo di sedano può essere felicemente rosicchiato in pinzimonio oppure ridotto in mixer dopo una leggera cottura, insieme ad altri ingredienti, ottenendo salsine, condimenti e zuppe di grande impatto. Facciamo liberamente le nostre scelte. Non si tratta – come sottolinea Franco Berrino – di mangiare “solo crudo” o “solo cotto”. Variamo il più possibile, così come nella scelta degli alimenti. Più vegetali e meno cibi di derivazione animale: questa resta la regola aurea, per tutti.


Meglio il crudo o meglio il cotto?

Consigli pratici per la cottura In generale sempre meglio preferire la cottura a vapore e in second’ordine in acqua. Si preservano meglio i nutrienti.

®Se cuociamo in acqua i

vegetali, meglio partire con acqua già bollente. Questo coagula le proteine presenti nel vegetale e impedisce la fuoriuscita dei nutrienti all’interno.

®Cuocere poco per

preservare le vitamine termolabili, come la C e la B, ma anche il potassio e il calcio. Una passata in padella con un filo d’olio va benissimo. I vegetali andrebbero scottati, con le spezie preferite, e serviti immediatamente: una modalità di cottura ora in voga nei ristoranti anglosassoni, persino quelli super-carnivori. La cottura ammorbidisce la cellulosa presente nei vegetali rendendoli più morbidi e digeribili. Teniamone conto se la digestione è in disordine.

®La cottura a vapore è di due tipi. Alla pressione atmosferica: stendiamo un velo d’acqua sul fondo della pentola e mettiamo le verdure in un cestello. Così si cuoce al meglio anche il pesce (magari si ripassa in padella con spezie per un minuto, per insaporirlo). Oppure si va in pentola a pressione che richiede un tempo di cottura ancora più breve. Quando fischia togliamo dal fuoco. Come dicevamo questo preserva al massimo grado i nutrienti e le vitamine.

®Anche quando vogliamo fare un passato di

verdure, non esageriamo con i tempi di cottura. Bastano pochi minuti sul fuoco. Ci serviamo di un buon minipimer per ridurre il tutto in passato.

®Se invece vogliamo fare un bel minestrone, osserviamo le tempistiche. Prima mettiamo

nell’acqua i legumi: piselli e fagioli (secchi o freschi). Seguono la patata a cubetti, la cipolla (meglio rossa) e la carota a rondelle. Poi i cavoli come broccoli e i cavolfiori. E infine le foglie verdi, spinaci, prezzemolo, le erbe aromatiche e le zucchine. Così preserviamo al meglio i nutrienti contenuti nei vari vegetali tenendo conto dei relativi tempi di cottura. A parte, prepariamo un bel farro, risone o cereale integrale: insieme ai legumi danno tutte le proteine che servono. Zero grassi tranne la spruzzata finale di extravergine e una macinatina di pepe, è ovvio.

®La cottura libera gli aromi volatili. Lo stesso

vegetale spesso risulta più saporito. In generale, per centrare questo obiettivo è consigliabile la cottura a vapore. Per gli ortaggi ad aroma forte, come i broccoli e in cavoli, meglio la cottura in pentola a pressione. Sempre leggera. Se poi vogliamo aggiungere gusti e spezie, basta una breve ripassatina in padella.

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Le altre medicine

Sentiamo che cosa dice un autore italiano che, da anni, prova a mettere nelle nostre teste qualche idea che potrebbe risultare interessante per tutti. E se avesse ragione? Prendiamoci un momento per pensarci‌ Elisabetta Garbarini

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Happy genetica Un po’ di felicità cambia la biochimica del nostro corpo

«È

possibile invertire il ritmo dello stress, della malattia, del malessere? Sì, semplicemente scegliendo la felicità come motore di cambiamento». Recita così “Happy Genetica, dall’epigenetica alla felicità” (Eifis Editore), libro scritto a quattro mani da Richard Romagnoli e dal professor Pier Mario Biava, docente universitario, medico ricercatore presso l’Istituto di Ricerca e Cura a Carattere Scientifico Multimedica di Milano. È lo stesso medico che si sta spendendo da anni sulla “low dose medicine”, un altro modo per concepire la terapia. Qui siamo un po’ in anticipo sui tempi: passeranno ancora alcuni anni prima che tutto questo venga digerito e proposto sui grandi canali mediatici e negli ospedali. In modo provocatorio, se essere felici ci fa vivere in

salute e più lungo, non conviene iniziare subito a invertire la rotta? Per capire meglio come fare, abbiamo incontrato Richard Romagnoli. Come è nato questo libro scritto con il professor Biava? L’incontro con Biava è uno di quegli incontri di cui sono molto onorato e felice. Un paio di anni fa eravamo entrambi a Milano, al Teatro Dal Verme, e lui rimase molto colpito dal mio modo di comunicare. La sera, per serendipità, ci conoscemmo, e lui mi chiese a lungo del mio lavoro. È passato del tempo ma alla fine ci siamo ritrovati: lui desiderava un libro che arrivasse subito al cuore delle persone perché, mi disse, “a volte noi ricercatori siamo noiosi!”. Così abbiamo integrato i suoi studi sull’epigenetica con il mio lavoro. Ma è stata mia moglie Sara a dare il titolo al libro: io mi occupo di felicità, Pier Mario di epigenetica, ed ecco che è nato Happy Genetica.

Quale atteggiamento interiore possiamo avere quando un ostacolo, come può essere una malattia, si frappone tra noi e i nostri obiettivi? Il mio babbo diceva sempre “chissà perché, quando c’è un problema, tu non manchi mai!” Significa che molto spesso il problema non siamo noi, ma abbiamo la capacità di generarlo. Facciamo un esempio reale: ho un incidente automobilistico (tocchiamo ferro entrambi!, ndr) che mi viene causato da qualcuno. Questo mette in moto in me una parte istintuale, fisiologica. La paura – che mi mette al riparo –, lo spavento, poi pensieri che mi portano a pensare che sono illeso ma ho la macchina distrutta: come farò andare al lavoro domani? E così via. Non sto meglio di cinque minuti prima ma come risolvo il problema? È sempre una questione di atteggiamento mentale.

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Le altre medicine

Due scuole che si incontrano

E se alla fine la risposta fosse la solita vecchia parola “amore”?

Il colore dominante di Happy Genetica è il giallo sole, incontro fecondo di antica sapienza e moderna ricerca scientifica. Una sfida da intraprendere mettendoci testa e passione. I temi sono più che mai attuali perché raccontano, con dati alla mano, della necessità – anche della medicina – di guardare l’essere umano nella sua totalità di corpo, mente, emozioni, spirito, conflitti, sogni, relazioni, connessioni sociali. Il professor Pier Mario Biava, con cura e attenzione nel rendere il linguaggio scientifico accessibile a tutti, ci conduce nel vivo della sua ricerca sulle molteplici funzioni del codice epigenetico in relazione alle malattie tumorali ma anche a temi quali l’invecchiamento, la longevità, le malattie croniche degenerative. Da sempre interessato ai sistemi complessi, i risultati della sua ricerca ci mostrano che “le malattie tumorali possono essere considerate malattie reversibili… sulla base di una regolazione epigenetica delle cellule trattate”. Richard Romagnoli, invece, con la sua proverbiale risata e il suo approccio esplosivo, esplora la scienza dell’anima, il nostro atteggiamento interiore in relazione agli eventi della vita, spesso difficili e imprevedibili. Può essere una malattia o qualsiasi ostacolo si frapponga tra noi e i nostri sogni, dandoci delle chiavi pratiche da utilizzare nella quotidianità per vivere felici e in salute. Il risultato è un nuovo paradigma, anche scientifico, che riguarda l’uomo e la vita stessa: l’universo non è casuale, alla base di tutto ciò che esiste c’è una precisa informazione che gli dà forma, lo organizza, e tutto è in relazione in uno scambio continuo. Il messaggio di Happy Genetica è chiaro: la felicità cambia l’epigenetica, la nostra struttura molecolare. Stati d’animo felici, gioia, gratitudine, perdono, bellezza, e soprattutto l’amore, hanno un impatto importante sui meccanismi chimici del nostro corpo, favorendo salute e benessere. Ebbene sì.

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Lo abbiamo scritto anche nel libro: i trilioni di cellule che compongono il corpo umano si rinnovano con grande facilità, e allora come mai noi fatichiamo a rigenerare la nostra mentalità? A trasformare la nostra mentalità? Allora sorge spontanea una domanda: con quale parte di noi ci identifichiamo? È la forte immedesimazione con il nostro ego che ci fa vivere tutto il disagio che vogliamo sperimentare. E comunque, riprendendo l’esempio della macchina, a quel punto a chi mi devo rivolgere? Come? Le vie sono diverse… Tuttavia io ho osservato che tutti gli esseri umani non sono mai immuni da dolori, perdite. Ma nessuno ci educa a un passaggio importante quale può essere la morte, non abbiamo nessuna cultura in questo senso o forse ci manca l’interesse di comprendere che, per quanto meravigliosa possa essere la nostra vita umana, è limitata da quella grande sorgente che è il tempo. Il tempo è un valore perché non ha prezzo. In presenza di un problema le persone più forti sono quelle che, grazie ai maestri, mettono in pratica ciò che hanno imparato. E chi sono i maestri? I problemi stessi. In Happy Genetica si parla molto di amore, che ci accompagna sempre e ci aiuta nei momenti più difficili: per affidarci all’amore occorre il coraggio di vivere la vita in presenza. Come si fa nella quotidianità spesso veloce e frenetica? La presenza è l’assenza dell’assenza! È esserci con tutto me stesso, anche con i miei limiti. La presenza è la riconoscenza di ciò che sto vivendo ma spesso è alterata dalla mala comprensione di me.


Il libro

Richard alle prese con un pubblico di piccolini È esserci sia nei momenti di felicità ma anche in quelli che più ci destabilizzano. La presenza è il primo atto d’amore che possiamo fare a noi stessi, e non dobbiamo finire sul lettino di un ospedale e capirlo solo attraverso la malattia. Noi lo capiamo molto meglio quando ci doniamo agli altri perché in quei momenti scopriamo altre leve di noi. L’egoismo è assenza. E quando la presenza diventa straordinaria? Quando sto male mi godo di più i miei familiari perché ho pura di perderli, ma dobbiamo arrivare a quel momento? Io stesso ho passato momenti molto duri… Ma quelli sono i maestri, come dicevo prima, e ne accogli l’insegnamento perché l’insegnamento più importante è quello che ti accade tutti i giorni. Quindi la presenza è gustare ogni istante e soprattutto… “Allegria!!!!”,

come diceva Mike Bongiorno. Essere presenti significa festeggiare! E anche amarsi, amare il luogo dove si vive, basta poco per creare un’atmosfera calda, accogliente. E poi, molto importante, presenza è dare un contributo agli altri, al mondo, alla natura… a quel che vuoi, ma fallo! Terapia della risata: semplice ed efficace. Come possiamo usarla quotidianamente per la nostra salute? La risata scatena gli ormoni della felicità, cambia la vibrazione mentale, ormai lo sappiamo, e non abbiamo bisogno di nessun sistema per ridere. Io ho una parola chiave: emancipazione. Tu vieni da me perché mi consideri uno sherpa, colui che conduce le persone. Ma io amo dire “metti in pratica ciò che ricevi, ossia, emancipati”.

Richard Romagnoli, Pier Mario Biava Happy Genetica Eifis Pagine 180, euro 16,15 La risata appartiene a tutti, a tutte le lingue e le culture, e quello che sprigiona è universale. L’autore latino Marziale diceva: “Prima di disperarti sii saggio, ridi”. E in effetti la risata è la forma di saggezza più evoluta. Come mai il Buddha non parlava quando gli veniva chiesto qualcosa a proposito dell’illuminazione o i suoi devoti volevano degli insegnamenti, e semplicemente scoppiava a ridere? Perché così faceva ridere tutti gli altri. Perché abbiamo rinunciato a ridere? Perché abbiamo mal compreso la serietà e l’abbiamo confusa con quell’atteggiamento serioso. Anche a scuola spesso si dice ai bambini di essere seri e smettere di ridere. Pensiamo che se ridiamo stiamo perdendo tempo, non

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Le altre medicine

Chi è Richard Romagnoli Life coach, “guests speaker”, ha prestato lavoro per diverse aziende e multinazionali anche all’estero. Ambasciatore di Laughter Yoga nel mondo, scuola che ritiene la risata un modo semplice ed efficace per risolvere molti problemi. “Rilassati, respira, ridi” è uno degli slogan più utilizzati durante i suoi incontri. Funzione, senza dubbio, davanti al pubblico e anche quando la risata sorge spontanea, in qualsiasi luogo. Interessante il lavoro di Romagnoli, per quello che dice e fa nei suoi incontri ed esibizioni davanti a una platea numerosa. https://richardromagnoli.com

stiamo prendendo seriamente il lavoro o l’accadimento. Invece da un punto di scientifico la dimostrazione è un’altra. Lavoro con molte aziende dove si pratica la risata perché cambia la tua energia quella eterica, quella vibrazionale. Una persona che ride, che ride di gusto non può essere contemporaneamente anche depressa e triste. Quindi facciamo il pienp di questa

bontà che è a costo zero. Nel libro, tra i tanti spunti, parli di gratitudine e perdono come sentieri da percorrere. Come possiamo farlo? Sin dal mattino e in ogni istante, è sempre un fatto di atteggiamento mentale. La gratitudine è il seme della ricchezza, ti apre e ti porta addirittura a ringraziare per ciò che non hai più e ti è stato tolto.

Mi spiego meglio: la mancanza, di qualcosa o qualcuno ti ricorda e genera il dono della tua presenza. La gratitudine ti avvicina sempre a una forma di energia più espansa di te stesso. Il perdono, invece, è scegliere di sciogliere il dolore che una persona può aver causato, volontariamente o no. Anche se la rivalsa è qualcosa di umano, se io rimango attaccato alla rabbia, mi fa male. Il perdono ti scollega dal tuo stesso rancore. Perdonare non significa dare ragione a chi ha sbagliato nei tuoi confronti: significa permettersi di lasciare andare tutto ciò che ti ha causato quel dolore. Qual è il dono per te e per gli altri di vivere, di incarnare la tua missione in questa vita? È stupendo. Crederci è già riuscirci. Cosa fa la differenza? L’abilità di concretizzarlo, la perseveranza… ci vogliono le tre P: pazienza, pazienza, pazienza!! È sentirsi al servizio degli altri ma non solo. Io spesso parlo di abitudini felici ossia educarci a tirare fuori il meglio che sei tu. E quando raccolgo i fiori io li depongo, come in India, ai piedi dei miei maestri che sono stati i miei dolori.

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