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segue dalla prima
La Questione meridionale
il campo per un pacifico svolgimento del loro lavoro in territori aperti alla civilizzazione. La linea del Villari venne altresì continuata da Giustino Fortunato, anche se sul finire del secolo, tuttavia, il Fortunato non nascose la cocente delusione patita per il venir meno di un sogno che aveva alimentato le speranze degli anni precedenti: quella di uno Stato che si facesse centro e motore attivi di rinnovamento materiale e morale nel Sud e nell'Italia intera. Di fronte all'approfondirsi della frattura fra nord e sud – così come veniva documentata con dovizia di cifre e di fatti da Francesco Saverio Nitti nella opera capitale “Nord e Sud“ (1900) – Fortunato abbandonò gli ideali protezionistici del “socialismo di stato“ e si convertì decisamente al liberismo, convinto addirittura che 1o Stato col suo malgoverno riuscisse d'ostacolo alle sole energie individuali che avrebbero potuto operare per la rinascita del sud. Nel Nitti, al contrario, le speranze riposte nell'industrializzazione si accentuarono nella misura in cui egli pensava che le possibilità di trasformazione sciale dipendessero non soltanto da quella che egli chiamava la “ricostituzione del territorio“, ma anche dall'inserimento della regione nell'area capitalistica settentrionale ed europea, dove Napoli doveva fungere da “polo“ industrializzato propulsore per l'intero Mezzogiorno. A differenza del Nitti, che fu sempre rigidamente unitario al pari di Fortunato, difese le ragioni di una soluzione federalistica del problema meridionale il repubblicano Napoleone Colajanmi, anche se rimase al di qua del meridionalismo borghese per quel suo privilegiare la riforma dello spirito pubblico quale pressuposto imprescindibile di un effettivo mutamento di rotta nel Sud, anziché far derivare abusi e discriminazioni dalla struttura sociale italiana quale si era storicamente formata con l'unita. Toccò ai meridionalisti d'ispirazione socialista portare il dibattito su un piano squisitamente politico e svolgere talune conseguenze: con Ettore Ciccotti, al quale stette a cuore illuminare il rapporto che poteva intercorrere tra movimento socialista e questione del sud e che a tal fine operò polemicamente all'interno e fuori del PSI perché questi assumesse coscienza dei compiti che gli spettavano; poi, e soprattutto, con Gaetano Salvemini che quella polemica condusse con vigore ancora maggiore. Ma mentre il Ciccotti, pur sottolineando l'im-
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La “Questione Meridionale”
dalle origini al dibattito contemporaneo
di Antonio Carvello
portanza dell'educazione per la coscienza di classe fra i contadini meridionali, ne considerò sempre la funzione politica subordinata al movimento organizzato del nord, Salvemini attaccò a fondo i compromessi palesi od occulti raggiunti, nel quadro del sistema giolittiano, dal partito socialista con la borghesia settentrionale, a spese del proletariato contadino. Per questo, ed a più riprese, Salvemini si scontrò con la linea riformista di Turati. Accantona e, anche se mai abiurato, il federalismo alla Cattaneo degli anni della milizia giovanile, Salvemini si batté dopo il '900 perché al centro del suo programma il PSI ponesse il suffragio universale ed una politica doganale antiprotezionistica, strumenti rispettivamente della rinascita politica ed economica del Sud. Convinto, infine, che il suo partito fosse incapace di fare propri quelle due parole d'ordine, uscito dal partito, fondò un proprio periodico per difendere le sue idee, “L'Unità”. Guido Dorso, che nel 1914-15 si era accostato all'interventismo di Mussolini
Gaetano Salvemini (Molfetta, 8 settembre 1873 – Sorrento, 6 settembre 1957
supponendo che l'evento “rivoluzionario” della guerra avrebbe infranto le fratture conservatrici del Mezzogiorno, nel suo volume “La rivoluzione meridionale“ (1925) ritenne non poco della lezione di Salvemini, battendo maggiorante l'accento sulle implicazioni interessanti tutto quanto il paese ove si fosse fatto del sud “la base della rivoluzione italiana”. Un nuovo meridionalismo elaborò ABOLIRE LA MISERIA DELLA CALABRIA Antonio Gramsci: più che negli w w w. A L M C A L A B R I A . o r g Periodico nonviolento di storia, arte, cultura e politica laica liberale calabrese scritti giovanili ed in quelli del periISSN: 2037-3945 (Testo stampato) 2037-3953 (Testo On Line) odo ordinovista, Gramsci giunse allo ----------------------------------------------------------------------------------- sue conclusioni più maturo in un Direttore Responsabile: Filippo Curtosi saggio rimasto incompiuto e steso Direttore Editoriale: Giuseppe Candido nell'ottobre 1926, pochi giorni prima Vice Direttori: Giovanna Canigiula, Franco Vallone ----------------------------------------------------------------------------------- di essere arrestato, “Alcuni temi Editore: Associazione culturale di volontariato della questione meridionale”. In “NON MOLLARE” - Via Ernesto Rossi, 2 - Cessaniti (Vibo Valenza) quest'opera la concezione leninista Reg. Operatori Comunicazione (ROC) 19054 del 04.02.2010 dell'alleanza fra operai e contadini, Redazione, amministrazione e impaginazione si saldava con la riflessione sui V ia Crotone, 24 – 88050 Crop an i (C Z ) “nodi” principali della lotta politica Tel/Fa x . 0961 1916348- c el l . 347 8253666 e.mail: almcalabria@gmail.com - internet: www.almcalabria.org fra democratici e moderati, sulla Stampa: BRU.MAR - V.le dei Normanni, 23/q - CATANZARO egemonia di questi ultimi consoliTel.0961.728005 - cell. 320.0955809 ------------------------------------------------------------------------------------ datasi, poi, storicamente, nella Registro Stampa Periodica Tribunale di Catanzaro N°1 del 9 gennaio 2007 creazione di un “blocco storico” -----------------------------------------------------------------------------------conservatore che nel “blocco agrario Periodico partecipativo: la collaborazione è libera a tutti ed è da intellettuale” di estrazione meridconsiderarsi totalmente gratuita e volontaria ionale aveva il suo perno fondamenGli articoli riflettono il pensiero degli autori che si assumono la responsabilità di fronte la legge tale. Sempre il sud offerse al magHanno collaborato a questo numero: giore meridionalista cattolico, il sacGiuseppe Candido, Antonio Carvello, Filippo Curtosi, Maria Elisabetta Curtosi, erdote di Caltagiorone Luigi Sturzo, Francesco Santopolo fondatore anche del partito popoProgetto Grafico e impaginazione : Giuseppe Candido lare,l e occasioni politiche per unifiQuesto numero è stato chiuso il 25 dicembre 2011 alle ore 19,17 care, com'è stato osservato, i fili sparsi del suo pensiero e per elabo-
rare i punti programmatici che ne sorressero la battaglia politica dal tempo della democrazia cristiana di Romolo Murri fino alla “leadership“ nel partito popolare: la richiesta della proporzionale, del decentramento regionale, la lotta per la rottura del latifondo in favore della piccola proprietà si affiancarono in lui a quella contro il trasformismo ed il clientelismo cui lo stato liberale aveva consentito di prosperare e di trovare alleati fra il clerico-moderati, soprattutto nel Sud. Nel secondo dopoguerra si pone un nuovo meridionalismo, meno polemico e più propositivo rispetto ai “mali” antichi e nuovi del Mezzogiorno, che ha i suoi maggiori esponenti in Emilio Serni, Rosario Villari, Giuseppe Galasso, Francesco Compagna, Manlio Rossi Doria, Pasquale Saraceno, Mario Alicata, Augusto Graziani, ecc; intellettuali e politici di diverso orientamento,c he hanno posto all'attenzione generale del paese il problema del Mezzogiorno come “questione nazionale“, nel senso cioè che sarebbe utopia parlare di uno sviluppo endogeno del Mezzogiorno, impensabile senza una politica d'orientamento e indirizzo da parte dello Stato di fronte a quelli che ancora oggi sono i problemi irrisolti del Sud: la mancanza d'industrie, un'agricoltura non competitiva, la cementificazione delle coste, la debolezza organica delle istituzioni, esplodere della criminalità organizzata, la crescente disoccupazione giovanile, l'assistenzialismo sempre più diffuso, ecc. In questi ultimi tempi si va sempre più “appannando” la riflessione sui problemi del Mezzogiorno: una riflessione, quindi, per nulla comparabile, quanto ad intensità ed eco, ai dibattiti svoltisi negli anni '50-60, quando ci si spinse ad affermare l'esistenza di un “pensiero” e di una “cultura” non solo meridionali, ma “meridionalisti”. Sembra ora, per diversi aspetti che i problemi della parte meridionale ed insulare del Paese non siano più sentiti come una “questione nazionale”, salvo che in poche dichiarazioni ufficiali, tanto inevitabili quanto spesso formali ed inutili. Ad aprire la breccia in questa direzione, poco più di un anno fa, é stato il sen. Umberto Bossi,o ggi leader incontrastato delle leghe del Nord: abile, spregiudicato, tanto incolto da raccogliere senza filtro gli umori dispersi della sua gente, ha fatto dell'antimeridionalismo una bandiera politica, ha raccolto consensi, è divenuto lo “spauracchio“ elettorale dei partiti tradizionali. Ma dopo la ricca e varia fioritura dei rozzi slogan di partenza, il fenomeno sta acquistando consistenza, la ricerca delle ragioni del successo delle leghe nordiste si sta ammantando di una “dignità” culturale: le filippiche quasi quotidiane di Giorgio Bocca – che traccia progressivamente il ritratto di un Mezzogiorno quasi irrecuperabile, vero “regno“ del male, ostaggio della criminalità organizzata e sempre più alimentato dall'assistenza statale – hanno aperto la strada a “diagnosi” meno impietose, meno totalizzanti e, per questo, più severe e pericolose. “La questione meridionale é soprattutto una questione dei meridionali” ha scritto in un editoriale sulla “Stampa” il filosofo Norberto Bobbio. Ma 1'affermazione dell'illustre studioso é stata raccolta ed interpretata al di là della sua valenza effettiva, dando il via ad analisi dure “Mentre le conseguenze del deficit pubblico – ha sottolineato Mario Pirani – sono vissute nelle regioni settentrionali come una minaccia crescente alla possibilità di concorrere alla pari all'integrazione comunitaria, nel Meridione il debito pubblico costituisce la base indispensabile del consenso e dello scambio politico”. >> >>