APROSDOKETON di Flavio Oreglio { Introduzione} La sorpresa è l’anima della pubblicità

Page 1


oreglio

23-04-2010

20:33

Pagina 2


oreglio

23-04-2010

20:33

Pagina 3

Flavio Oreglio

Aprosdoketon

Dal momento catartico all’ignoranza

Aliberti editore


oreglio

23-04-2010

20:33

Pagina 2


oreglio

23-04-2010

20:33

Pagina 5

Introduzione

La sorpresa è l’anima della pubblicità

Caro lettore, so cosa stai pensando.

Il tuo dubbio in questo momento è più o meno questo: «Che cazzo vuol dire aprosdoketon?» Hai ragione. Ma a tutto c’è una spiegazione. Voglio dire, se c’è una spiegazione (e ci deve essere!) al fatto che in Italia la Cultura sia stata affidata a Bondi e la Scuola alla Gelmini, pensi che non possa esistere un chiarimento del termine aprosdoketon? Tutto può essere capito! E, rispetto alla comprensione del perché i suddetti Ministri siano tali, la spiegazione dell’aprosdoketon diventa davvero un gioco da ragazzi. Proviamoci. L’aprosdoketon

Sono entrato in contatto con questo vocabolo e con il concetto ad esso connesso (scusate la rima baciata non voluta) tramite la professoressa Margherita Rubino, il professor Ferruccio Bertini e il Prof.


oreglio

23-04-2010

20:33

Pagina 6

Franco Montanari, docenti rispettivamente di Teatro e Drammaturgia dell’antichità, Letteratura latina e Letteratura greca presso l’università di Genova. Il 17 marzo del 2004, dopo l’uscita del mio libro Katartiko3, questi professori organizzarono un dibattito presso la facoltà di Lettere e filosofia della capitale ligure intitolato L’epigramma: dall’aprosdoketon al catartico. Lo scopo era quello di analizzare e confrontare la struttura delle mie “poesie catartiche” con quella degli epigrammi greci e latini. Loro avevano individuato una perfetta sintonia tra i due meccanismi di scrittura; in entrambi i casi, infatti, dopo una serie di due, tre o quattro premesse si giunge a una conclusione “a sorpresa” che i greci chiamavano, per l’appunto, aprosdoketon, cioè “l’inaspettato” (e i latini la definiranno in seguito in cauda venenum = il veleno nella coda). La professoressa Rubino definì questa frase conclusiva un «verso finale esplosivo e liberatorio» e il professor Montanari ribadì il concetto sostenendo che questo verso «… spiazza il fruitore… e in greco prende il nome di aprosdoketon, cioè “l’inatteso”…» (interventi nel dvd Catartico Live – 2005). Per rendersene conto e per capire meglio il parallelo è sufficiente osservare alcuni di questi scritti.

Una volta l’ho convinta e posseduta di nascosto nel suo letto. Il cuore sobbalzava a entrambi, 6


oreglio

23-04-2010

20:33

Pagina 7

che non entrasse qualcuno… la madre d’improvviso ci scoprì E disse: «Figlia mia, un po’ ciascuno!»

(Antologia Palatina, V 127, trad. Montanari) Volto e bocca ti lecca con la lingua il cagnetto, Manneia e non è strano, che bello per un cane mangiar merda!

(Marziale I 83, trad. Bertini)

Amico ti sei fatto la barba, ti sei messo il profumo, hai comprato dei fiori… È la prima volta che vieni a puttane eh?

(Poesia tratta da Il momento è catartico, Mondadori 2002).s

In quell’occasione i professori portarono moltissimi altri esempi, tutti accomunati dallo stesso modo di procedere narrativo e cioè da «un andamento statico – dinamico, tipico di questo antico genere il quale non è di consumo immediato e popolare, ma affonda le sue radici nel momento della nascita stessa della cultura occidentale». (professoressa Rubino) 7


oreglio

23-04-2010

20:33

Pagina 8

Questo andamento era – ed è – mediamente in grado di generare ilarità, esprimendo un punto di vista salace satirico-umoristico. Così l’aprosdoketon è entrato a far parte della mia vita, sia privata che artistica. Da allora questa parola e questo concetto mi hanno incuriosito moltissimo, spingendomi sempre più verso un approfondimento dello studio del senso della comicità e del perché si ride. In questo modo sono giunto alla conclusione che, in realtà, grosso modo, tutta la comicità è sostanzialmente basata sulla sorpresa, il che equivale a dire – come recita il titolo di questa breve digressione – che “la sorpresa è l’anima della comicità”. L’aprosdoketon quindi non è soltanto un espediente letterario, esso rappresenta la componente più importante della comicità, dell’umorismo e della satira. Senza sorpresa non si ride e più è grande l’“effetto sorpresa” più c’è comicità. È stato a questo punto che mi sono imbattuto nelle ricerche di Pier Luigi Amietta, uno studioso di vita mentale che partendo dalle teorie di Silvio Ceccato (fondatore della terza cibernetica o “logonica”) ha approntato uno studio del «comico e dei suoi contigui» le cui conclusioni attuali sono riportate, in sintesi, dallo stesso Amietta nel breve saggio che troverete nell’appendice di questo piccolo tomo. Si tratta di ricerche tuttora in corso, che hanno individuato alcuni fattori che sono stati definiti gli «universali del comico». Uno di questi è il «tradimento di un’aspettativa», una sorta di depistaggio da ciò che Amietta definisce tecnicamente «traguardo attenzionale atteso» e che sareb8


oreglio

23-04-2010

20:33

Pagina 9

be sostanzialmente (Amietta mi perdonerà la mia superficialità di linguaggio) una sorta di logica conclusione verso la quale il racconto preliminare (che è tipico del parlar comico) parrebbe farci andare. È incredibile come le scoperte della logonica siano in grado di chiarire perfettamente il meccanismo del comico. Vi consiglio di leggere l’Appendice per saperne di più. Io qui voglio solamente sottolineare un fatto importante e cioè che la mia sorpresa (aprosdoketon!) è stata grande nel vedere convergere in un giudizio pressoché unanime su questo tema le mie intuizioni personali, derivanti da una ormai lunga militanza nell’ambiente del cabaret, le opinioni storico-letterarie di veri e propri luminari (il Prof. Montanari è l’autore del vocabolario GI, autentica Bibbia per chi studia il greco e il professor Bertini rivestiva all’epoca dell’incontro la carica di Presidente della Consulta del Latino in Italia) e le analisi scientifiche di un ricercatore d’avanguardia come Amietta. . Questo libro si basa completamente sull’aprosdoketon. È una raccolta di 400 aforismi nei quali esso gioca un ruolo fondamentale. Due parole sull’aforisma e sull’aforisma satiricoumoristico L’aforisma (parola che deriva dal greco aphorismós e che significa definizione) è sostanzialmente, come 9


oreglio

23-04-2010

20:33

Pagina 10

l’epigramma (letteralmente: scrivere su, scrivere sopra), una forma di scrittura breve. La differenza tra i due consiste nel fatto che mentre l’epigramma è scritto in forma poetica, l’aforisma è un parente stretto (o meglio, ristretto) della prosa. Ora, l’aforisma non è necessariamente comico, umoristico, ironico o sarcastico. Anzi, storicamente nasce come insegnamento, motto, massima con contenuto morale. Dell’aforisma apprezziamo la brevità, il suo essere conciso, rapido e veloce. Secondo Nietzsche: «Chi scrive aforismi non vuole essere letto ma imparato a memoria». L’aforisma ha avuto eccellenti cultori in ogni epoca, da Campanella a Guicciardini, da Giambattista Vico a Niccolò Tommaseo, da Giovanni Papini a Oscar Wilde, fino ad arrivare a Ennio Flaiano e Woody Allen (e mi scuso con i tantissimi che non ho citato). Più di un autore autorevole (non male come ripetuta ripetizione) ha sottolineato l’importanza, la forza e la bellezza della scrittura breve. Bartolomeo da San Concordio (1305), per esempio (e guarda un po’che esempio!), sostiene che: «Il dire breve è migliore che il lungo» (che viene da dire: se l’ha detto lui… come possiamo non dare retta al celeberrimo Bartolomeo di San Concordio?), ma al di là della facile ironia, va detto che anche il Guicciardini ha scritto a tale proposito: «Meglio uno fiore che accumulare tanta materia» (Ricordi politici e civili, 1576) e Baudelaire ha aggiunto: «I poemi lunghi sono la risorsa di quegli imbecilli che non ne sanno scrivere di brevi». E così anche Omero è sistemato. 10


oreglio

23-04-2010

20:33

Pagina 11

Comunque, per completezza, senza stare a scomodare continuamente Dante Alighieri, Aristotele, Leonardo Da Vinci o Willy il Coyote (perché la citazione monotematica fa figo, ma dopo un po’ lascia il tempo che trova), vorrei aggiungere in conclusione che: - don Antonio Sacchi, che fu parroco di Peschiera Borromeo, mi ha insegnato le 12 P: «Parla Poco Pensa Prima Perché Parola Poco Pensata Può Portare Parecchia Pena»; - i “pizzini” di Provenzano ci hanno fatto capire che non serve scrivere il Mein Kampf per comandare; - e anche mia zia Nilde, quando mi sentiva polemizzare con la nonna Natalina (che borbottava perché arrivavo in ritardo a cena e il minestrone si raffreddava) mi diceva sempre: «Quante parole! Parla meno, che te me giamo’ rott i ball». Quindi sia la cultura (considerata) alta che la saggezza popolare (considerata erroneamente bassa) concordano nell’attribuire alla scrittura breve e al parlar breve un valore straordinario. Di aforismi, in effetti, è pieno il mondo. Possiamo ricordare il motto dell’oracolo di Delfi «Conosci te stesso», piuttosto che frasi come «La felicità più grande non sta nel non cadere mai, ma nel risollevarsi sempre dopo una caduta» (Confucio). Ma questi sono gli aforismi classici, che, come si diceva poco fa, contengono insegnamenti morali o perle di saggezza. Nelle epoche più recenti, l’aforisma si è rivelato idoneo a essere utilizzato anche come arma satirica e umoristica. 11


oreglio

23-04-2010

20:33

Pagina 12

C’è una bella domanda che ha molto senso porre in questa sede: come nasce, tecnicamente, l’aforisma comico-umoristico? La risposta non è difficile – e qui sta il punto e il senso del titolo di questo libro – l’aforisma comico-umoristico nasce – ancora una volta! – introducendo nell’aforisma l’aprosdoketon. Questo inserimento genera una struttura molto precisa che assomiglia a quella dell’epigramma già visto in precedenza, ma che può – volendo – rendere ancora più minimale il percorso necessario per ottenere l’effetto desiderato. Se la struttura dei componimenti dei lirici greci e degli epigrammisti romani (ripresa dalle poesie catartiche) era riassumibile in: Premessa/Premessa…/Premessa/Deviazione (Sorpresa)

l’aforisma satirico-comico-umoristico può ridurre all’essenziale il gioco dell’aprosdoketon (con, al limite, una sola premessa prima dell’inaspettato): Premessa/Deviazione (Sorpresa)

Come si può ben vedere, quest’ultimo schema è tipico di quella che i comici definiscono “battuta”.

Nel gergo comico, però, non si parla di deviazione o di sorpresa e men che meno di inatteso o di aprosdoketon (i comici fanno ridere, ma mediamente non studiano la comicità perché sono più interessati al cachet che non agli aspetti culturali del loro lavoro). 12


oreglio

23-04-2010

20:33

Pagina 13

Alcuni comici usano (per sentito dire e per abitudine) il termine “chiusa”, commentando a latere (soprattutto se ci sono gnocche in circolazione) che la chiusa deve essere “spiazzante” (Battuta = Premessa/Chiusa); altri comici identificano la battuta con la sola chiusa senza rendersi conto che senza premessa la chiusa non sta in piedi. Ad ogni modo, possiamo dire che “battuta” è il nome che il mondo della comicità ha dato in modo indipendente ed estremamente empirico all’aforisma comico-umoristico. Ancora una volta i giudizi combaciano e tutto ciò, personalmente, oltre che bello, lo trovo estremamente interessante.

13


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.