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Nu pare veru!... LA CHIESA NOA! Periodico della parrocchia San Bernardino Realino in Lecce

N° 5 2 Luglio 2008

In questo numero: il progetto della nuova chiesa

Ed eccoci alla fine del secondo anno pastorale! Carissimi parrocchiani, con la solennità di San Bernardino Realino, si conclude questo secondo anno pastorale che ha visto crescere la nostra comunità: i nostri ragazzi attraverso il cammino dei sacramenti, prima confessione, prima comunione e cresima, e ognuno di noi nella fede attraverso la scuola di NOSTRO SIGNORE. Il pontefice in visita a Brindisi nella sua omelia ci ricordava che : “La Chiesa è in Cristo lo spazio di accoglienza e di mediazione dell’amore di Dio….. Quindi il nostro primo dovere, proprio per sanare questo mondo, è quello di essere santi, conformi a Dio; in questo modo viene da noi una forza santificante e trasformante che agisce anche sugli altri, sulla storia….”. Noi dobbiamo sentirci CHIESA, non possiamo esimerci perché il battesimo che abbiamo ricevuto ci accomuna nel “sacerdozio comune” che come ricorda il pontefice ci dona una “forza santificante e trasformante” che coinvolge anche il tessuto sociale. Questo è l’invito che voglio porvi come auspicio di una crescita di SANTITA’ nella Carità e nell’Amore, ma anche come impegno nella edificazione della nostra comunità di San Bernardino che non deve veder crescere solo un nuovo edificio, ma principalmente la santità dei suoi fedeli. Con questo numero, “Fuecu Nesciu” compie il suo primo anno di vita. Ci auguriamo che questo nostro semplice giornalino continui ad essere un punto di riferimento per la crescita culturale e spirituale della nostra comunità. Auspichiamo che “Fuecu Nesciu” in futuro diventi per ognuno di noi parrocchiani un’opportunità per esprimere le nostre qualità attraverso il contributo personale fatto di articoli, poesie, riflessioni, esperienze, in linea con i quattro numeri precedenti, per di più oggetto del gradimento e dell’incoraggiamento del nostro Vescovo manifestati con un biglietto personale. Auguro a tutti voi buone vacanze, affinché sia tempo per far riposare il corpo e per ritemprare lo spirito. Don Michele


LA PAROLA AI PROGETTISTI Nella progettazione della nuova chiesa per la parrocchia di San Bernardino Realino, fortemente voluta da S.E. Cosmo Ruppi, la volontà principale di noi progettisti è stata quella di attribuire un valore morfologico chiaro e riconoscibile all’intero complesso parrocchiale, per far emergere all’interno dello skyline urbano l’immagine di una comunità attiva, al fine di evitare che la chiesa-edificio, nella quale si identifica e si riconosce la Chiesa-assemblea, fosse sommersa all’ombra della nuova espansione urbana. Si è cercato di riproporre un edificio la cui immagine facesse riferimento alla memoria storica e tipologica salentina attraverso soluzioni morfologiche e attraverso l’impiego dei materiali, intonaco bianco e pietra leccese: un chiaro richiamo alla nostra terra del Sud. Affrontare il tema della progettazione di una nuova chiesa per noi architetti, non è mai un’operazione semplice, in quanto la nostra responsabilità è la rispondenza non a delle esigenze meramente funzionali, ma -ardua impresa- a quelle dello spirito. La chiesa ha legata a sé un’immagine tradizionale molto forte, e in quanto tale, forse più di altri edifici è suscettibile di perplessità; la percezione di uno spazio come “chiesa” trova giusta rispondenza solo attraverso soluzioni architettoniche che raggiungano una difficile commistione tra immagine mentale e realtà costruita. La comprensione di questa sorta di disagio ha dato vita ad un progetto che cercasse di trovare un punto di incontro tra architettura e ciò che essa va a significare nel momento in cui si incontra con qualcosa di più profondamente intimo come può essere lo spazio sacro. L’architettura sacra, come ben sappiamo, non è una realtà immutabile, la chiesa è il luogo della celebrazione di un rito che, rivolto alla gente, si evolve con essa. Mutano le funzioni liturgiche e lo spazio ci si adegua di conseguenza; e così la riforma liturgica dettata dal Concilio Vaticano II arriva ad incidere non poco sull’architettura degli edifici sacri, e sulla loro capacità comunicativa. Tuttavia i principi innovativi dettati dal Concilio possono risultare lenti da assimilare in un contesto così radicato nella tradizione, come può essere quello religioso, per cui edifici rispondenti alle nuove esigenze liturgiche, potrebbero essere percepiti come spazi non riconoscibili. Queste riflessioni hanno fatto si che grande importanza nel progetto sia data alla riconoscibilità dell’edificio, attraverso uno sguardo alla memoria storica, materia e tipologica salentina, abbiamo disegnato uno spazio che accogliesse in maniera semplice e degna la comunità riunita nel nome di Cristo Gesù. Una degna semplicità è ciò che spazialmente si è voluto trasmettere. Abbiamo accettato una sfida proposta da S. E. Cosmo Ruppi e dalla stessa C.E.I., che chiedono, per le comunità parrocchiali, luoghi che favoriscano la comunione e la partecipazione attiva al rito, edifici che siano degni, riconoscibili, una chiesa-edificio immagine della Chiesa-assemblea, il tutto con delle risorse economiche molto ristrette. Noi progettisti abbiamo proposto la nostra soluzione, l’abbiamo fatto al meglio delle nostre possibilità, con l’aiuto di persone qualificate, liturgisti, artisti, con Don Michele e con un’attiva partecipazione di Don Cosmo. Tutti ci hanno affiancato in questo iter, e ci hanno aiutato a produrre il progetto che oggi vi presentiamo. Grazie Il team di progetto: Daniela Boscia , Stefano Mavilio, Ilaria Levantesi ( progettazione architettonica) Pd. Silvano Maggiani s.m. (liturgia) Pietro Casentini, Armano Marrocco, Sr. Elena Manganelli, Albino Sirsi (opere d’arte)

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40 ANNI DI HUMANAE VITAE I1 25 luglio 1968 Papa Paolo VI emanò l’Enciclica Humanae Vitae, riguardante la problematica della procreazione e le questioni poste dallo sviluppo scientifico nel campo della riproduzione biologica dell’esistenza. In quegli anni di impetuoso sviluppo civile, economico, sociale e tecnologico era molto attesa una presa di posizione ufficiale della Chiesa in materia, resa ancora più urgente dalla trasformazione dei costumi, in corso soprattutto nel mondo occidentale, e dalla necessità di aggiornare anche in questo delicato campo la dottrina ecclesiastica, sull’onda delle innovazioni consiliari. Proprio per l’importanza dell’argomento, l’Enciclica fu preceduta da un intenso dibattito e da una accurata preparazione, impostata in particolare sul ruolo di un comitato consultivo composto da numerosi vescovi di tutto il mondo, appositamente incaricato dal Papa di studiare la questione e formulare un parere per la stesura del documento definitivo. Al termine del suo lavoro detto comitato si espresse a stragrande maggioranza a favore di un aggiornamento della posizione tradizionale, affermando la necessità che la Chiesa si aprisse anche in questo campo alle esigenze della società contemporanea, che spingevano verso una sempre più pressante attenzione verso il controllo delle nascite ed un’equilibrata gestione della prolificità soprattutto delle popolazioni dei paesi del Terzo Mondo. In tale contesto, il comitato raccomandava un’attenuazione del rifiuto delle pratiche artificiali anticoncezionali, intese quale possibile male minore rispetto all’aborto e alle gravidanze indesiderate. L’attesa dell’opinione pubblica mondiale per un pronuncisamento riformatore da parte del Papa era inoltre accentuata dagli orientamenti pastorali di Paolo VI, particolarmente sensibili al rinnovamento globale della Chiesa e del Magistero e tra l’altro manifestatisi con intensa autorevolezza l’anno precedente nell’Enciclica Populorum Progressio (26 marzo 1967), divenuta subito un vero e proprio manifesto ecclesiale contro le ingiustizie e la squilibrata distribuzione delle ricchezze nel mondo. Il contenuto dell’Enciclica Humanae Vitae costituì per molti una sorpresa in negativo. Il Papa, disattendendo le posizioni più possibiliste espresse nel comitato consultivo, ribadì la perdurante validità dell’insegnamento tradizionale e affermò che la intransigente difesa della vita umana non poteva prescindere dalla tutela del naturale svolgersi del processo di fecondazione, la cui alterazione od inibizione con metodi artificiali si poneva in netto ed insanabile contrasto con la dottrina cattolica. La contraccezione veniva perciò condannata senza appello quale fenomeno contrario all’essenza e alla dignità della vita umana, mentre ai credenti veniva indicata la necessità di una maternità e paternità responsabili, nell’ambito delle quali era ammissibile il ricorso ai metodi naturali per il controllo delle dinamiche biologiche della fecondazione e quindi per una regolamentazione delle nascite non contraria alla legge di Dio. L’Enciclica fu accolta negativamente nel mondo laico e deluse le aspettative anche di molti credenti, determinando un brusco calo di popolarità di Paolo VI, additato come un pontefice conservatore e nemico del rinnovamento dottrinale. Negli anni successivi, la rigorosa posizione assunta dal Papa fu ancor più duramente criticata anche alla luce delle nuove problematiche connesse all’esplosione demografica del Terzo Mondo e al tragico diffondersi del flagello dell’AIDS, che secondo molti osservatori e studiosi venivano aggravati proprio dalla condanna ecclesiale delle pratiche contraccettive. Ma il trascorrere del tempo e l’evoluzione della società hanno sempre più evidenziato il profondo valore religioso ed etico-morale della scelta di fondo formulata da Paolo VI nell’Humanae Vitae, tant’è vero che il magistero in essa contenuto non è più stato modificato ed ha mantenuto intatta, a distanza di 40 anni, tutta la sua autorevolezza. Il rifiuto della contraccezione, infatti, costituiva una scelta obbligata per la saldezza della dottrina cattolica, che è del tutto incompatibile con ogni intervento sulla riproduzione biologica non guidato dallo spontaneo svolgersi dei processi naturali. Paolo VI ha così ricordato ai credenti e al mondo che nell’ambito della procreazione non sono ammissibili, per la coscienza cristiana e per un’umanità pienamente consapevole della sua peculiare dignità, scorciatoie di comodo che ostacolino il possibile nascere di nuova vita e prescindano da una precisa assunzione di responsabilità da parte di ciascun essere vivente, sia nel rapporto di coppia sia nell’esplicazione del proprio ruolo sociale. Giorgio

La messe è molta ma ... Il mese di Giugno è il mese tra i più importanti dell’anno. E’ il tempo della mietitura del grano ed ogni contadino desidera raccogliere ciò che ha seminato nel tempo. Bisogna cogliere la simbologia del frumento pronto al raccolto per ricordare una enunciazione di Gesù che disse: La messe è pronta ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe affinchè mandi altri operai. Anche Gesù passò per i campi. E passò tra le folle abbandonate come gregge senza pastore. La società di oggi è una impressionante fotocopia della condizione umana colta da Gesù attraverso il messaggio della messe, degli operai e della mietitura. C’è troppa fretta, indifferenza e manca il tempo per capire che cosa Gesù vuol dire. Infatti per altre cose che ci riguardano da vicino, riusciamo a trovare tempo e spazio. E’ tempo di evangelizzazione, ma dove sono gli operai? La messe-folla chi la salva dal crollo? Noi operatori pastorali ci sforziamo di far capire nelle catechesi battesimali, ai genitori, ai padrini e madrine l’urgenza di questi operai nella vigna del Signore, ricevendo al momento entusiasmo e disponibilità, poi ... sembra che il seme della parola muoia o venga messo nel dimenticatoio. Ma ricordo nel dire che siamo “servi inutili” e che abbiamo fatto ciò che le nostre forze ci hanno consentito di fare. Il nostro obettivo rimane comunque nella buona volontà delle giovani leve che verranno a formarsi con la catechesi ai cresimandi e post-cresima, rivolgendo a Dio una preghiera intensa affinchè il seme della Sua parola possa al più presto portare i frutti sperati. Paolo

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TUTTI SIAMO CHIAMATI ALLA SANTITA’ L’uomo per natura e vocazione nasce santo perché il suo creatore è tre volte Santo (nella preghiera eucaristica: Santo Santo Santo è il Signore Dio dell’universo; i cieli e la terra sono pieni della Tua gloria). La Santità del nostro creatore è incommensurabile, indicibile, infinita, immensa; per questo quando la creatura prende atto, coscienza, capacità e consapevolezza di avvicinarsi al suo creatore lo deve fare, senza timore né paura, con un grande senso di umiltà, perché Dio è amore infinito, ma deve essere purificato dai suoi peccati [l’angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco in mezzo ad un roveto. Egli guardò ed ecco il roveto ardeva nel fuoco, ma quel roveto non si consumava. Mosè penso: “Voglio avvicinarmi a vedere questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?”. Il signore vide che si era avvicinato per vedere e Dio lo chiamò dal roveto e disse: “Mosè Mosè!” Rispose: “Eccomi!”. Riprese: “Non avvicinarti! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è una terra Santa!”(ES 3,2-5) ]. Il nostro creatore chiede a ciascuno di noi come prima e innata vocazione di essere Santi, perfezionandoci nella carità. Questo dono che il creatore porge a ciascuno di noi non può essere inteso come un comportamento etico o morale ma fa parte intrinseca del mistero della chiesa. Come si entra a far parte della chiesa? Questo riconoscere e amare Dio consapevolmente è cominciato in modo pieno già nel ricevere il sacramento del battesimo. Questo continua in maniera particolare con la partecipazione ai sacramenti (e alla Eucaristia in modo speciale). Questo modo di vivere la vita per Cristo, con Cristo e in Cristo rappresenta, e ci dà lo slancio, per essere protesi verso il cammino di santità raggiungendo così l’auge, la vetta, per poter entrare e sperimentare la vera comunione con Dio (la vita eterna). Ci sono stati, ci sono e ce ne saranno fino alla fine dei tempi cristiani che, abbracciando con amore e gioia la dottrina di Cristo, arrivano alla santità. Imparando anche a leggere i segni dei tempi abbiamo, nella nostra contemporaneità, un santo della nostra terra, San Pio da Pietralcina, Madre Teresa di Calcutta, per arrivare ad un evento straordinario, l’apparizione della Santissima Madre di Lourdes. Questi eventi importanti hanno tutti una sola chiave di lettura: sono segno, e strumento, della presenza di Dio in mezzo a noi. Incoraggiati dal loro fulgido esempio di santità, possiamo scommettere e donare tutta la nostra vita alla sequela di Gesù Cristo VIA, VERITA’ E VITA. La nostra comunità parrocchiale si prepara a vivere un momento religioso importante per i festeggiamenti del santo protettore della nostra comunità “SAN BERNARDINO REALINO”(altro fulgido esempio di santità). A tale proposito colgo l’occasione di porgere a tutta la comunità di San Bernardino Realino con deferenza i più sentiti e affettuosi AUGURI!!!! Diac. Giuseppe Baglivi

Nubendi in cammino vverso erso il matrimonio

Nella nostra parrocchia il 18 maggio, con la celebrazione dell’Eucarestia e con la consegna degli attestati, si è concluso l’itinerario di fede per le coppie che hanno scelto di celebrare il Sacramento del matrimonio. Nove coppie facenti parte della nostra comunità parrocchiale hanno frequentato il percorso di preparazione al matrimonio nel periodo febbraio-maggio. Gli incontri hanno avuto cadenza settimanale e sono stati tenuti da Don Michele per la tematica spirituale e sacramentale, da noi operatori di pastorale familiare, che li abbiamo accompagnati per tutto il periodo di preparazione affrontando le tematiche della vita di coppia, dall’esperta dei metodi di regolazione della fertilità e dall’avvocato per quanto riguarda gli effetti civili del matrimonio religioso. “Fidanzamento tempo di grazia” è il titolo con cui il III capitolo del Direttorio di Pastorale Familiare affronta il delicato problema della pastorale prematrimoniale. Già la Familiaris Consortio (Esortazione apostolica di Giovanni Paolo II sui compiti della famiglia cristiana) poneva la necessità di farsi carico della preparazione dei giovani al matrimonio. Tale preparazione nei tempi passati avveniva in seno alla stessa famiglia di origine, che trasmetteva ai figli i valori riguardanti la vita matrimoniale e familiare, articolata secondo schemi più o meno rigidi, ma generalmente accettabili. Oggi, a seguito delle grandi trasformazioni sociali, tutto è cambiato: la famiglia ha perduto i suoi schemi traFuecu nesciu

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dizionali e rassicuranti, ed anche il fidanzamento si è trasformato in un affare privato che riguarda solo i due interessati, dando ad esso il senso che si vuole e di solito questo periodo finisce con l’essere vissuto come una fase di passaggio verso il matrimonio, senza attribuirgli un preciso significato. Compito della pastorale prematrimoniale è quello di aiutare i fidanzati ad interrogarsi sulle motivazioni vere e profonde della loro scelta matrimoniale, a confrontarsi sui principi di fondo su cui basare la nuova famiglia, a dialogare con coetanei che condividono la loro stessa scelta, ed evitare il rischio di una concezione privatistica dei loro rapporti. Durante l’itinerario di preparazione al matrimonio i fidanzati sono stati aiutati a vivere la prossima celebrazione del matrimonio come una tappa del loro cammino di fede, che dovrebbe continuare anche dopo per scoprire nella quotidianità la presenza di Cristo nella coppia e nella famiglia che nasce dal sacramento del matrimonio, e per maturare quella spiritualità coniugale che arricchisce la coppia, la rende viva e feconda col dono della vita, con l’educazione e con l’apertura verso i bisogni di altre coppie. Preparare i fidanzati al matrimonio significa stimolarli ed aiutarli a costruire la loro “casa sulla roccia”, in una società dove spesso ci si accontenta di costruire “case sulla sabbia”. L’esperienza vissuta insegna un po’ a tutti che il matrimonio che dura tutta la vita non è la casa costruita in fretta e per gioco, destinata a cadere al primo soffio


BUONE VACANZE! Cari bambini, cari ragazzi, eccoci giunti alla tanto attesa estate! Domenica 1 giugno, insieme a voi e ai vostri genitori, con la celebrazione Eucaristica e con i giochi subito dopo, abbiamo ringraziato il Signore per quest’anno catechistico che si è concluso. Sono stati mesi ricchi di buoni frutti e di questo ringraziamo il Signore. Passo dopo passo, incontro dopo incontro, Gesù si è fatto presente per mezzo di tanti segni e persone: le esperienze vissute nei gruppi, le celebrazioni, lo stesso gioco, tutto è stato utile e ci ha aiutati a crescere. Don Michele e tutti i catechisti vi dicono grazie per la vostra partecipazione attiva e vivace, ma soprattutto per averci fatto rivivere la nostra fede con le vostre domande, il vostro vociare. E’ stato bello incontrarci tutte le settimane per conoscere sempre di più Gesù, per pregare, per cantare. Ma è stato entusiasmante rincontrarci la domenica per condividere insieme l’Eucarestia. Ora che l’estate è arrivata, vi ricordiamo che noi dobbiamo essere cristiani ventiquattro ore su ventiquattro, pertanto, anche quando saremo in vacanza abbiamo la responsabilità di tenere viva la nostra fede, giorno dopo giorno, con la preghiera e la partecipazione alla Messa festiva. L’appuntamento per l’apertura del prossimo anno catechistico è per domenica 5 ottobre, con lo stimolo e l’impegno a fare sempre meglio il nostro dovere di discepoli di Gesù, attraverso la partecipazione assidua e attenta agli incontri settimanali di catechesi e la fedeltà alla celebrazione Eucaristica nel giorno del Signore. Questi mesi di vacanza serviranno per trovare la carica giusta e l’energia per ricominciare il prossimo anno catechistico con ancora più entusiasmo. Ringraziamo il Signore per tutto il bene seminato nei nostri cuori durante l’anno e affidiamo a Lui, per le mani di Maria, Madre Sua e Madre nostra, i nostri giorni e le nostre vacanze. I Catechisti

di vento, con le prime avversità, ma è quella costruita con impegno, dopo aver scavato in profondità, con fatica, a volte con sofferenza, per trovare la roccia su cui basare le fondamenta. Quella roccia è Cristo, realtà presente in ogni coppia cristiana, forza per coloro che nel sacramento del matrimonio realizzano un progetto di Dio. Le nostre coppie sono state assidue negli incontri e si sono impegnate con interesse, perché hanno risvegliato la loro fede, innanzitutto attraverso la Parola di Dio, e con l’approfondimento dei contenuti spirituali. Hanno compreso che non solo la preghiera fatta insieme nella loro vita di coppia è fondamentale, ma che lo è anche e soprattutto la celebrazione dell’Eucarestia nel giorno del Signore, perché l’Eucarestia è sacramento dell’amore di Cristo per la Chiesa Sua sposa, così il matrimonio viene elevato a sacramento e lo Spirito Santo che il Signore effonde rende l’uomo e la donna capaci di amarsi come Cristo ci ha amati. Pino e Concetta

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SPAZIO GIOVANI

Una paura comune Alle porte del terzo millennio proviamo le stesse paure di mille anni fa. Le malattie, la fame, la guerra spaventano esattamente come allora, nonostante i grandi progressi della scienza e della tecnica. Ma oggi ben più di allora viviamo in un mondo di contrasti e paradossi: da una parte paesi occidentali afflitti da mali come la droga e i disturbi alimentari (bulimia e anoressia); dall’altra paesi poveri in cui la denutrizione, la miseria e la mancanza di strutture ospedaliere rendono pericolosa, se non addirittura mortale, qualsiasi malattia come ad esempio l’AIDS. La droga è diventata ormai uno dei problemi più drammatici del nostro tempo; riguarda soprattutto i giovani che, vittime fragili e spesso inconsapevoli, si lasciano trascinare in questo “tunnel” senza via d’uscita. Anche la bulimia e l’anoressia (incapacità di controllare la fame e il bisogno di cibo) sono oggi un enorme problema nelle comunità occidentali. Questi sono disturbi alimentari sempre più frequenti, specialmente tra le donne, che sono le più colpite. Infine l’AIDS, trasformatosi in una malattia mortale, dove l’uomo è impotente di fronte a un contagio che ormai non tocca più solo le categorie a rischio (omosessuali e tossicodipendenti), ma si sta diffondendo anche tra altre fasce di popolazione. AIDS e droga, bulimia e anoressia: ecco i problemi del terzo millennio. Che cosa li lega o li accomuna? Tutti suscitano in noi una grande paura, ma nel frattempo anche la speranza che si tratti di problemi che, in fondo, non ci toccheranno mai da vicino. Alessia Paladini

Come è lo Sport

Lo sport aiuta nella formazione del carattere. È un momento di svago, oltre che per divertirsi serve anche per liberare la mente dai pensieri negativi e aiuta quindi nella crescita mentale, perché permette di scaricare la tensione dallo studio. È importante, perché aiuta a mantenersi in forma. Lo sport serve anche a migliorare le proprie capacità, prestazioni e continuare giorno dopo giorno ad apprendere un nuovo esercizio, a raggiungere un obiettivo comune; e tutto ciò serve all’evoluzione del ragazzo, nel fargli capire che comportarsi bene durante la vita di tutti i giorni è fondamentale. Lo sport è importante per fare nuove conoscenze, per essere competitivi nel modo giusto, per affrontare più consapevolmente la vita quotidiana. Praticare sport serve al rispetto delle regole, ad accettare la sconfitta e a rispettare l’avversario. Se ottieni risultati migliori è merito dell’impegno che stai mettendo durante gli allenamenti e serve anche per creare il giogo di squadra. Lo sport contribuisce ad acquisire sicurezza delle proprie capacità e potenzialità. Questi sono gli effetti positivi. Ci sono vari sport come il calcio, la pallavolo, il nuoto, il basket e tanti altri. A me piace particolarmente il calcio, però se lo pratico, infatti faccio parte della squadra di S. Bernardino Realino, ma se guardo le partite non mi piace. Io rispetto le regole, ma alcune volte no e sono fiero di questo. Ismaele Centonze

Una Signora in Giallo “Nella vita non c’è errore più grande che vedere le cose o udirle nel momento sbagliato ...”. È questa una delle frasi più celebri di una delle più grandi scrittrici di romanzi gialli mai esistite: Agatha Christie. Nata a Torquai nel 1891, Agatha Miller era una ragazza vivace e brillante. Aveva sempre desiderato dedicarsi al canto, ma si accorse ben presto di non avere un particolare talento. Dopo le nozze con il dottor Archibald Christie, che prestava servizio nell’esercito, lo seguì come infermiera volontaria al fronte, durante la Prima Guerra Mondiale. Fu tra le corsie che imparò a conoscere le medicine e i veleni,elementi assai presenti nelle sue opere ... Finita la guerra, fece una scommessa con 1a sorella: avrebbe scritto un libro poliziesco, in cui si sarebbe scoperto il colpevole solo nelle ultime pagine. Nacque così, quasi per gioco, il suo primo libro poliziesco che aveva come protagonista il detective Hercule Poirot. Il manoscritto fu però rifiutato da sei editori e fu solo nel 1926 che raggiunse il meritato successo con un altro libro,uno dei più belli e sorprendenti scritti dall’autrice: “L’omicidio di Roger Ackroyd”. In seguito molti suoi romanzi divennero un classico della letteratura e molte anche furono le rappresentazioni teatrali o cinematografiche(basta pensare all’attrice Margaret Rutherford interprete di Miss Marple in molte pellicole). Di questi fanno parte “Assassinio sull’Orient Express”, “Assassinio sul Nilo”, “Dieci piccoli Indiani”, “La morte nel villaggio”, “Istantanea di un delitto” e “Le due verità”. Protagonisti della maggior parte delle sue opere sono il geniale investigatore Hercule Poirot e la brillante vecFuecu nesciu

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chietta Miss Marple che, grazie al loro metodo di indagine che prevede rigoroso ordine nel ricostruire gli avvenimenti e uso della psicologia per far cadere in trappola i colpevoli, riescono a risolvere ogni caso si presenti loro innanzi. Ma, attenzione! La soluzione non è mai scontata e prevedibile, è fuori da ogni schema, da ogni immaginazione (la classica figura del maggiordomo ritenuto da sempre nell’immaginario collettivo come uno dei potenziali colpevoli, diventa con Agatha Christie invece una potenziale vittima o un aiutante dell’investigatore). È proprio per questo motivo che Agatha Christie è considerata da sempre unica per il suo stile, resistente al tempo e alle mode: lavorando per il teatro compose “Trappola per topi”, dramma in cartellone a Londra ininterrottamente dal 1952. Morì a Wallingford (Oxford) nel 1976, dopo aver vissuto una vita non meno complessa e intrecciata della trama dei suoi romanzi, vita che secondo la scrittrice “... È come una nave. Ha dei compartimenti stagni. Emergi da uno, chiudi e sigilli le porte, e ti ritrovi in un altro.” Arrivata l’estate spesso capita che, finita la scuola, si abbia a disposizione maggior tempo libero, troppo, così che si finisce per stare sdraiati davanti alla televisione per ore nel pomeriggio, quando è ancora troppo presto per uscire. Motivo valido per mettere in moto il cervello e trovare passatempi diversi, magari un buon libro, uno di quelli che ti lasciano con il fiato sospeso e non lasciano il tempo alla noia di avere il sopravvento, magari proprio uno dei romanzi precedentemente citati perché leggere può essere noioso per qualcuno, ma leggere un giallo di Agatha Christie è tutta un’altra cosa Agnese Centonze


Santuario di M ontev ergine e SSan an G io otondo: Montev ontevergine Gio iovvanni R Rotondo: mete dei nostri pellegrinaggi Nel mese di giugno la nostra comunità parrocchiale si è vista impegnata in due pellegrinaggi. Il 2 giugno ci siamo recati al Santuario di Montevergine a Palmariggi, per la conclusione del mese di maggio dedicato a Maria, che, nella nostra parrocchia, si è svolto con un percorso itinerante presso le famiglie, che hanno aperto le loro case alla statua di Maria, con momenti di preghiera comunitari e con la celebrazione eucaristica a conclusione di ognuna delle quattro settimane del mese mariano, che ha visto interessate le diverse zone del nostro territorio parrocchiale. Nel santuario di Montevergine ci siamo raccolti come famiglia parrocchiale intorno alla Santa Vergine con la celebrazione Eucaristica, rendendo lode al Signore. Il momento della convivialità è stato molto arricchente, ed il pranzo è stato condiviso fraternamente. Il pellegrinaggio mariano si è concluso con la visita a Muro Leccese, città messapica, della quale tanti sono i particolari che ne sottolineano la sua antica origine: le mura messapiche del III e IV sec. A. C., la piazza in pietra leccese con le due chiese barocche dell’Annunziata e dell’Immacolata, il Museo di Borgo Terra situato all’interno del Palazzo del Principe, dove vi sono i reperti archeologici. Abbiamo così concluso

Ringraziamo Paola Rasenti per la bella foto di gruppo

la giornata mariana facendo ritorno nelle nostre case. Il secondo pellegrinaggio, il 4 giugno, ci ha visti pellegrini in comunione con la chiesa diocesana a San Giovanni Rotondo, per rendere omaggio alle spoglie mortali di San Pio da Pietrelcina. Ci siamo sentiti un’unica famiglia orante secondo la spiritualità di San Pio. Dopo la celebrazione Eucaristica nella grande Basilica presieduta dal nostro Arcivescovo Mons. Ruppi e con la presenza dei Direttori spirituali dei vari gruppi di preghiera convenuti, ci siamo recati in Cripta per venerare le spoglie del Santo. Abbiamo sostato brevemente a causa della gran folla, ma con grande commozione. Subito dopo il nostro gruppo parrocchiale guidato da Don Michele ha percorso le stazioni della Via Crucis meditando sulla passione di Cristo. Dopo la condivisione del pranzo a sacco, abbiamo intrapreso la strada del ritorno nella nostra città e nelle nostre case. Partiti da San Giovanni Rotondo con la figura del Santo nel nostro cuore, abbiamo ringraziato il Signore per la giornata intensa di preghiera che abbiamo vissuto, che è stato motivo di gioia per noi pellegrini, ma anche un vero cammino spirituale per rafforzare la propria fede. Concetta Baglivo

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CONOSCERE PER COMBATTERE

Continua nella nostra parrocchia la raccolta dei tappi di plastica del progetto ‘KENDA’ per la realizzazione in Africa di alcuni pozzi d’acqua.

Durante lo svolgimento del progetto “Educazione alla solidarietà” noi, alunni della scuola elementare del nostro quartiere, abbiamo compreso che in molti paesi come l’Africa, l’Asia e il Sud- America si muore veramente di fame perché la quantità di cibo che ingeriscono è insufficiente. Muoiono circa 25 mila persone al giorno e all’anno da 5 a 20 milioni di cui la maggior parte bambini. I segni più evidenti della fame negli adulti e dello sviluppo inadeguato nei bambini sono il dimagrimento, l’apatia, la debolezza muscolare, la depressione del sistema nervoso, la minore resistenza alle malattie perché non acquisiscono tutte le vitamine necessarie per la difesa del corpo, l’invecchiamento precoce e anche la morte per inedia. Secondo i volontari le cause che provocano invece la povertà nei paesi sottosviluppati sono lo sfruttamento degli occidentali che comprano le materie prime a prezzi sempre più bassi, I’ instabilità politica, le lotte tribali, la corsa agli armamenti, le troppe nascite e infine la più pericolosa di tutte: l’ignoranza. Per combattere la fame e tutti gli altri problemi sono nate le ONG, cioè associazioni non governative composte da volontari che aiutano i paesi in via di svilùppo dando il proprio tempo e la propria professione, istruendo i bambini, costruendo pozzi più vicini ai villaggi, istituti dove accudire i bambini che hanno perso i genitori, posti dove poterli curare con l’aiuto dei medici e dei medicinali appropriati e istruendo le persone nelle attività agricole, nei mestieri e nello studio. Tutte le ONG hanno un sito online per informare, inviare richieste di collaborazione. Viene visitato da studenti universitari, uomini con carriera politica e banche che spesso offrono un contributo economico oppure un po’ del loro tempo adottando un bambino a distanza o chiedendone direttamente l’adozione. Noi suggeriremmo agli occidentali di sprecare meno cibo e di adottare un bambino a distanza per creargli un futuro migliore : se si fosse in tanti, si risolverebbero molti problemi. Quindi un nuovo obiettivo dei paesi più ricchi sarebbe eliminare il superfluo dall’alimentazione e donarlo ai paesi poveri : realizzare ciò potrebbe essere molto semplice e allo stesso tempo molto, molto utile. Alunni CLASSE V Scuola Elementare IV Circolo ARIA SANA Dal progetto “Educazione alla solidarietà”

FILASTROCCA DELLA SOLIDARIETA’ SOLIDARIETA’

parola antica

DETTO ANTICO

SOLIDARIETA’

Te na sciumenta gambera Nu pigghiare mai la figghia Ca ci nu’ bete tutta gambera Sempre ca se ssimigghia

parola amica parola bella parola gemella

parola ispirata INDIFFERENZA parola sbagliata S O L I D A R I E T A ’ parola naturale INDIFFERENZA parola che fa male Fa star male A chi la prova Non ci completa E non ci giova SOLIDARIETA’ parola impegnativa Tutta la vita diventa

SOLIDARIETA’ GENEROSITA’ SOLIDARIETA’

più viva!

Numeri utili

Parrocchia San Bernardino Realino Via degli Oropellai,10 73100 Lecce tel 0832/359014 cellulare 3389769293 Sito internet parrocchiale www.sanbernardinorealino.com email donmichele@sanbernardinorealino.com Fuecu nesciu

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Impaginazione Giovanni Contino

Orario delle Sante Messe dal 5/07/2008 al 13/09/2008

Domenica ore 8,30 e 19,30 giorni feriali ore 19,30

MARINATA Dice lu mare cu lu sou cipigliu: ccenca me dai me mintu sutta e piju, de ‘ntra la ventre mia sempre bbinchiata passa ‘gne cosa ca è stata criata e puru quiddhu cave fattu l’ommu; susu li liturali bbandunati stau sempre cu me stennu cu le razze, poi vene tanta gente e me stumpiscia, ma li vagnoni cu ddhi peticeddhi me fanne tenerezza e li ccuntentu li ‘mbrazzu tutti quanti e li ‘ncarizzu, me stennu susu iddhi alle `ncuddhizzu; ccenca me cerchi te rricalu tuttu ma quarche fiata puru lu ssammuttu li tocca a quidhi ca senza misura me minane intra tanta pastura ca nu rivescune cchiui pe la paura tirene u saccu tantu ca sà chinu; quardame de luntanu ca è cchiù bellu te rricalu ‘gne riflessu ca passa de susu a mie lu sule tuttu u giurnu o pure de notte cu le lune mei; su frate de lu ientu e me travaju ‘gne fiata ca dhu guai me tira corpi, se mina sutta cu certe scatapinte tantu cu me ne caccia ole se minte, ma ieu lu rriotu cu l’onde mei cchiù forti... cusì ‘gnedunu torna a postu sou e me rispiscia a ‘nfacce ‘gne mumentu. By SAPER


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