DisplayItalia-n°30

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display Poste Italiane s.p.a. Spedizione in Abbonamento Postale – 70% - LO/MI 15 euro (4 numeri)

ITALIA

BIMESTRALE DI POP - RETAIL - TRADE MARKETING | N.30 • ESTATE 2018 •

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ROADSHOW


EDITORIALE Marco Oltrona Visconti

LO SPORT

CHE FA BENE

ANCHE AL PIL E ALL’AMBIENTE Quanto aveva ragione il barone de Coubertin a credere nella riproposizione del concetto greco di olimpiadi e di sport in generale. Non è questa la sede per dispensare pillole di antropologia culturale però è evidente come lo sport abbia contribuito allo sviluppo dell’intelligenza umana. Anzi è esso stesso una forma dell’intelligenza: si pensi a quanti professionisti dello sport attribuiamo l’etichetta di genio per i gesti atletici compiuti o per i risultati antropometrici ottenuti. In Italia lo sport è importante a tal punto che, come scoprirete nelle prossime pagine, si stima lo pratichino circa 20 milioni di Italiani, ben 1 su 3 per un indotto commerciale di 25 miliardi di euro e un contributo al Pil nazionale dell’1,6% (Fonte Istat 2017). E poi vi invito a pensare a quanti valori si possano associare allo sport in se: socialità, fair play, integrazione, salute e benessere, divertimento, equilibrio, estetica. Con tutte queste “leve” hanno vita facile i professionisti del marketing che lavorano nei mercati attigui alla pratica sportiva. Ciò detto, questo numero apre volutamente con una case history veramente emblematica di questo momento storico e rispetto alle tendenze del nostro settore. Con il marchio Parley, Adidas sta depositando una pietra miliare nel percorso che porta allo sviluppo di nuove modalità di comunicazione, da oggi, per gli anni a venire. L’ultimo modello di scarpa è infatti associato al recupero della plastica negli oceani. Ma non solamente. I materiali espositivi della campagna sono realizzati attraverso metodologie di “design for recycling”, sono sostenibili e funzionali all’educazione ambientale. Un argomento che affrontiamo da diversi numeri nonostante non manchi una schiera di detrattori che, come si dice, fanno gli indiani e “ignorano” le problematiche ambientali pur di non modificare quel sistema di produzione che al momento garantisce rendite di posizione seppure inquini. Si perdoni l’atteggiamento critico ma trovandomi spesso a raccontare di processi industriali e di marketing distributivo, posso dire che i sistemi sostenibili ci sono e non di rado ho trovato imprenditori lungimiranti, i quali, hanno compreso che investendo sulle tortuose logiche della sostenibilità si assicureranno almeno 20 anni crescita aziendale o per lo meno una continuazione serena. Lo stesso atteggiamento di positività lo ho riscontrato nella progettazione dei materiali per il design espositivo: da DF Sport Specialist per esempio i pannelli delle scaffalature sono appositamente rivestititi con materiali atossici e biodegradabili come si confà a un ambiente sportivo. Di questi argomenti mi piacerebbe parlarne al Display District, al concorso DIVA (Display Italia Viscom Award) e alla mostra Elementaria, gli eventi che il nostro team sta organizzando insieme allo staff di Viscom, la fiera della comunicazione visiva che si svolgerà dal 18 al 20 di Ottobre per riunire la filiera del design espositivo e dare attenzione anche al retail.

Il barone Pierre de Coubertin

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Display èMagazine


n. 0 3 SOMMARIO 3| EDITORIALE Lo sport che fa bene anche al pil

Marco Oltrona Visconti

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e all’ambiente POP & RETAIL NEWS Notizie del settore

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a cura della Redazione

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IL DISPLAY 10| VETRINA Eventi

VISCOM ITALIA METTE IN

a cura della Redazione

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“DESIGN PER IL RICICLO” 12| ILDI ADIDAS - PARLEY Retail Design

Marco Oltrona Visconti

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Marco Oltrona Visconti

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Barnaba Barattieri

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Barnaba Barattieri

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Barnaba Barattieri

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a cura della Redazione

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Barnaba Barattieri

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DESIGN 56| ILÈ ADISPLAY ELEMENTARIA 2018

a cura della Redazione

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Barnaba Barattieri

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Eventi

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LO STATO DELL’ARTE NEL DISPLAY SPORTIVO… Display Design

D OAR B L A P ROADSHOW

SOLUZIONI ESPOSITIVE

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Case History

Motivazioni della Giuria

La necessità del cliente di raggruppare prodotti di formati diversi per orientare il consumatore all’acquisto di trattamenti completi per la cura dei capelli, ha fatto nascere l’imballaggio da noi proposto. Tre fasce con agganci modulari che le possono unire, hanno creato un sistema estremamente flessibile che permette di formare gruppi di prodotti senza alcuna limitazione. Le aperture sulle fasce rendono superflua la personalizzazione aumentandone la flessibilità. La scelta della materia prima è stata veicolata dalla volontà di trasmettere concetti di naturalità (il colore avana), ecologia (la mancanza di patinature e stampe), riciclabilità (il cartoncino medesimo) e rispetto della natura (la provenienza FSC). Questi concetti sono parte integrante della marca a cominciare dal nome Napura che li racchiude.

Essenziale nella forma è di semplice esecuzione, grazie a un progetto che cura ogni particolare anche nell’ingegnerizzazione. Qui la modularità è sfruttata al meglio, collegando mediante un’estetica univoca gli item di un’intera gamma di prodotti, specifici e diversi tra loro. Come imballo, rispetta al 100% la grafica di ogni singola confezione esaltandola agli occhi del potenziale cliente. L’impiego di un unico materiale, in questa sede non trattato e di per se completamente riciclabile, garantisce un doppio vantaggio in termini di eco-copatibilità: sia per quanto riguarda il contenuto di comunicazione, sia per quanto concerne l’effettivo impatto sull’ambiente, pressoché nullo.

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Innovativa l’idea di Sugarmedia, realtà che opera nel mercato dei servizi e dei prodotti per la ristorazione esterna, che ha presentato al Viscom Sugarmix, un nuovo media che massimizza la comunicazione di prossimità. Si tratta di un contenitore, una sorta di dispenser per bustine di zucchero e tovagliolini dotato di un video di 8 pollici che ne occupa la superficie e che trasmette contenuti. “Questo prodotto – ha spiegato Antonio Quatraro di Sugarmedia – è stato pensato per il canale dei bar, il luogo che ha la più alta frequentazione quotidiana, in Italia ce ne sono 180.000”. Sugarmix ha un software dedicato per la gestione in tempo reale dei contenuti, che possono essere messaggi pubblicitari o anche informazioni di pubblica utilità o notizie. “E’ uno strumento potente perché agisce a contatto visivo con il consumatore durante la sua pausa caffè, un momento favorevole a memorizzare messaggi” ha commentato Quatraro. Sugarmix è uno strumento altamente flessibile in termini di pianificazione pubblicitaria, grazie alla possibilità di “splittare” la programmazione pubblicitaria, dal panorama nazionale, al regionale, provinciale e locale. Questa caratteristica risulta interessante per tutti quei potenziali inserzionisti che non hanno accesso a pianificazioni pubblicitarie, poiché non in possesso di budget congrui.

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Fenix con vernice UV droptix

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Immagini bidimensionali con una profondità tale per cui quanto è raffigurato appare tridimensionale. Un effetto che è determinato da più stampe in trasparenza sovrapposte e che prima del lancio della vernice droptix con inchiostri UV di SwissQprint si poteva ottenere soltanto in serigrafia, ma non in stampa digitale. A proporre in esclusiva per l’Italia questa tecnologia dall’effetto wow assicurato è Fenix esclusivista per la rivendita italiana dei modelli di macchine per la stampa digitale SwissQprint Orix2, Impala2 che sono in grado di garantire verniciature di lastre acriliche, lignee, e: in alluminio, tessuto, poliestere, policarbonato polistirolo pvc, vinile, primer per vetro e acciaio; rispettivamente in formati 2,5 x 4 m le prime due e 3,20 x 4 la terza. Attualmente sono circa 50 le macchinedi questo genere installate in italia.

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BIMESTRALE DI POP - RETAIL - TRADE MARKETING | • N.30 ESTATE 2018 •

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3° PREMIO

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CATEGORIA NON DUREVOLE

MENZIONE SPECIALE CATEGORIA PACKAGING

Case History

Motivazioni della Giuria

La necessità del cliente di raggruppare prodotti di formati diversi per orientare il consumatore all’acquisto di trattamenti completi per la cura dei capelli, ha fatto nascere l’imballaggio da noi proposto. Tre fasce con agganci modulari che le possono unire, hanno creato un sistema estremamente flessibile che permette di formare gruppi di prodotti senza alcuna limitazione. Le aperture sulle fasce rendono superflua la personalizzazione aumentandone la flessibilità. La scelta della materia prima è stata veicolata dalla volontà di trasmettere concetti di naturalità (il colore avana), ecologia (la mancanza di patinature e stampe), riciclabilità (il cartoncino medesimo) e rispetto della natura (la provenienza FSC). Questi concetti sono parte integrante della marca a cominciare dal nome Napura che li racchiude.

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www.displaymagazine.eu numero di ROC 20639 20129 - Milano - Italy via Ippolito Pindemonte 2 telefono +39 02 56568097 amministrazione@displaymagazine.it

Direttore Responsabile: Marco Oltrona Visconti 340 3142015 - marco@tinteunite.it Coordinamento Redazione Barnaba Barattieri 3450101366 - barnababarattieri@yahoo.it Art Director Alvise Oltrona Visconti 333 6498830 - aov@tinteunite.it http://alvise.oltronavisconti.it Progetto grafico e Copyright: Alvise e Marco Oltrona Visconti Graphic Designer Pino Saggiomo Stampa Tipografia Everest 2001 s.r.l. Postalizzazione Nuova EffeA Collaborano: Barnaba Barattieri Marta Boggione Anna Cugini Marco Cruciani (UniTrento) Marinella Croci Paolo Lendaro (Mutec) Marco Maggioni (Marco Maggioni Design) Sergio Monsorno (C2C) Ilaria Murgo Lorenzo Peroni Michele Preziosa Alberto Luca Stasi Giovanna Vitacca Responsabile Marketing Gabriella Cosso 348 7321532 - 02 4691292 gabriellacosso13@gmail.com Pubblicità marketing@displaymagazine.it


NOTIZIE DEL SETTORE

POP & RETAIL

a cura della Redazione

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È arrivata BGF: fibra di vetro biocompatibile e compostabile Si chiama Bio Glass Fiber (BGF) e arriva dalla Finlandia dopo un periodo di applicazione in campo medicale. Si tratta di fatto di fibre prodotte in Bio Glass (bio vetro). Sino ad ora erano impiegate nel campo delle protesi ossee temporanee, essendo completamente riassorbibili dal corpo umano e adatte allo stampaggio a iniezione in miscela con polimeri bio-compatibili e degradabili. Le BGF infatti si decompongono anch’esse gradatamente a contatto con i fluidi corporei, trasformandosi in elementi utili alla’apparto scheletrico, favorendo la ricomposizione delle fratture. A produrle la finnica ABM Composite Artic Biomaterial Oy che le utilizza per suoi compound e compositi ArcBiox. Le formulazioni in materiale Bio, rinforzate con BGS, hanno un rapporto tra prestazioni meccaniche e termiche tra le più performanti del momento; con un vantaggio aggiuntivo unico: la totale compostabilità del compound a fine vita, vetro incluso. Grazie alle BGF, i polimeri ottenuti da fonti rinnovabili, degradabili e/o compostabili diventano dei technical compound, senza rinunciare alle qualità di degradazione già della materia prima di base. In virtù delle sue caratteristiche BGF ha ottenuto la certificazione Din Certco EN 13432: 2002, per la compostabilità in ambiente compost industriale, secondo una classificazione del Comitato Europeo di Normazione. Infatti, il cosiddetto CEN ha codificato una normativa che, come indica il titolo,

Signage collaborativo A maggio Microsoft ha annunciato che nel 2019 introdurrà la seconda release di Surface hub il dispositivo da ufficio per il lavoro collaborativo. Il Surface Hub 2 è dotato di due display multi-touch 4K da 50,5 pollici, fotocamere in 4K che ruotano insieme al dispositivo, casse audio integrate e microfoni ambientali. Il dispositivo permette di condividere coppie di schermi a persone che si trovano in luoghi diversi. Per esempio si può lavorare simultaneamente su Microsoft Whiteboard, Power BI, PowerPoint durante una video call. Il dispositivo quest’anno sarà testato da una selezione di clienti. Attualmente Surface Hub è usato da oltre 5.000 clienti in 25 mercati e da metà delle aziende presenti nella classifica Fortune.

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stabilisce i: “Requisiti per imballaggi recuperabili mediante compostaggio e biodegradazione - Schema di prova e criteri di valutazione per l’accettazione finale degli imballaggi”. In Italia i compositi Arcbiox rinforzati con Bio Glass Fiber sono proposti da 2Mila srl per offrire al mercato di casa nostra vere e proprie soluzioni alternative alle plastiche convenzionali. Il granuli ArcBiox sono utilizzabili in molteplici settori industriali come quello del design espositivo e del packaging rigido per prodotti durevoli, nonché nei comparti: elettrico ed elettronico, elettrodomestico, giocattolo, casalinghi, automotive e trasporti. Per entrare nello specifico, le matrici polimeriche ArcBiox possono includere prodotti completamente bio come il PLA (Acido Polilattico), il PBS (Polibutilensuccinato) e il PHB (Poliidrossibutirrato). Oppure, quando le prestazioni richieste sono superiori a quelle offerte dai biopolimeri esistenti, ABM realizza compound con matrici miste, ovvero parzialmente Bio e parzialmente fossili. Per segnalare alcune caratteristiche, si pensi che in termini di rigidità le nuove BGF permettono a un compound ArcBiox su base PLA di ottenere moduli elastici sino a 14.000 MPa e un’elevata resistenza termica HDT/A sino a 160°C; senza alterare la compostabilità a fine vita. Nella gamma ArcBiox troviamo anche materiali non rinforzati con ottima resistenza all’impatto con intaglio, vari livelli di gloss superficiale, gradi colorati in massa e versioni autoestinguenti.


Easy Green Display: ondulato esclusivo

Il content management del volto

La linea di espositori Easy Green Display (EGD) di Redbox-Creative, è stata pensata per creare materiali espositivi ecosostenibili realizzati in unico materiale, trattato in esclusiva e riciclabile al 100%. Privo di accessori in plastica e legno, EDG è mediamente più resistente nel contesto della sua categoria, quella degli espositori cartotecnici, grazie a una particolare struttura brevettata. Opportunità non da poco, infatti non tutto il cartone è completamente riciclabile, nello specifico qualora venga plastificato oppure stampato con inchiostri inquinanti. Per gli operatori del canale retail smaltire i display così detti temporary, come è noto, comporta un costo molto elevato. Problema appunto ovviato con il cartone ondulato fabbricato con formula esclusiva da International Paper per Red Box. Tra le varie caratteristiche del cartone Craft impiegato per Easy Green Display, vi è la possibilità di applicare un trattamento altresì brevettato che lo rende water proof senza problemi per l’ambiente. EGD può essere riprodotto in 5.000 esemplari al giorno. La resistenza per ripiano può arrivare a 40 kg.

La tecnologia di riconoscimento facciale di Omron Electronic Components Europe ha permesso alla britannica ANQ, azienda specializzata nelle soluzioni di marketing digitale per esercizi e centri commerciali, di realizzare una piattaforma di digital signage dinamico che consente ai negozianti di far giungere ai clienti contenuti ‘su misura’. Il modulo di analisi della clientela (Customer Analytics) è totalmente integrato, per l’acquisizione di dati anonimi dei clienti. Tutti i dati raccolti sono accessibili dal portale di business intelligence di ANQ o possono essere sottoposti a data shaping in base ai requisiti dei clienti, per analisi di tipo ‘big data’. Tra le tipologie di dati rilevabili: genere, stima dell’età, tempo di sosta, espressione, direzione di testa e sguardo, numero di persone che prestano attenzione in rapporto al totale presenti e l’umore del soggetto sulla base di 5 espressioni. Il riconoscimento del viso è efficace fino a 3m di distanza. Il rilevamento di un corpo umano fino a 17 m e una mano fino 6 m.

Monitor capacitivi per il Vending HANNspree, produttore globale di materiale elettronico specializzato in tecnologie audiovisive ha siglato un accordo internazionale con Fas International, gruppo tra i primi in Italia nel comparto del vending. Annunciata a Giugno durante la fiera Venditalia 2018, la collaborazione, prevede l’intergrazione di alcuni monitor capacitivi che rendono i distributori automatici dell’azienda vicentina veri e propri punti d’informazione oltre che di dispensazione di prodotto. In particolare i monitor HANNSpree utilizzati da Fas sono touch screen con formato 7”, 13,3” e 21,5” e danno al fruitore la possibilità di gestire l’ordine direttamente da schermo. In occasione di Venditalia, HANNspree che fa parte di HANNstar Display Corporation con sede a Taipei, nello stand dell’Associazione Confida, ha presentato l’intera linea di monitor Open Frame Touch. Con formati dai 10 ai ai 55” e grado di protezione IPS4, queste soluzioni sono adatte per rispondere alle diverse esigenze della system integration e del design espositivo.


NOTIZIE DEL SETTORE

a cura della Redazione

POP & RETAIL

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NEW

Never Ending Display all’Alta Scuola Politecnica Logistica distributiva, design industriale, produzione, attenzione per l’ambiente e la società, il tutto creando condizioni di saving e di recuperabilità del 100% delle materie prime impegnate. Non sono pochi i motivi che hanno indotto l’Alta Scuola Politecnica, unione tra PoliMi e PoliTo, a includere NED (Never Ending Display) di Eurodisplay Design in Progress (EDP) nei 20 progetti di tesi che, dopo accurata selezione, i laureandi in architettura e ingegneria più meritevoli delle due facoltà affronteranno e svilupperanno entro la fine del 2018. Il programma si svolge nell’ambito di un bando che mira all’inserimento diretto degli studenti nel mondo del lavoro: nella fattispecie NED è stato scelto da un gruppo di 8 studenti con indirizzi multidisciplinari che vanno dalla ingegneria ambientale, energetica fino al design industriale e sistemico, con il patrocinio di Procter&Gamble, impegnata da molti anni nella mission Zero Waste Goods Display Never Ending Display lo ricordiamo è il nuovo concept di EDP per la progettazione e produzione di materiali espositivi riciclabili all’infinito. Tra i primi progetti a poter vantare tali caratteristiche c’è il Flat-Display® composto da una struttura in cartotecnica stampata con inchiostri ad acqua, non plastificata, assemblata senza l’impiego di colla o clip e, grazie ai suoi meccanismi a incastro, può montare alcuni vassoi in materiale plastico per alloggiare ‘beni di consumo in genere’ fino a ben 20 chili di portanza per ripiano. Gli elementi strutturali una volta separati con un semplice gesto possono essere tutti sottoposti alla raccolta differenziata o recuperati per la reintroduzione nei processi produttivi. Sono evidenti le implicazioni di Flat-Display® in termini di compostaggio, risparmio di materie prime e, di conseguenza di energia se si considera che il tempo di utilizzo dei materiali espositivi per le campagne promozionali nel mondo della grande distribuzione organizzata è in media di due settimane. Ed evidenti sono anche le prospettive di new business derivanti dalla gestione differenziata del rifiuto, laddove per prassi i display vengono smaltiti nella raccolta indifferenziata con maggiori costi di gestione. Disponibile in diverse misure che assecondano i sottomultipli del pallet, Flat-Display® può essere anche precaricato o ripiegato per garantire l’ottimizzazione logistica sia a pieno che a vuoto durante il trasporto. Un produzione media può aggirarsi sulle 10.000 unità a settimana

Temakinho si digitalizza Retex si è occupata dell’installazione del sistema gestionale di vendita dei due punti di vendita di Temakinho alle Baleari e in zona Duomo, che a Giugno hanno portato a quota 10 il numero di ristoranti nel portfolio del brand, già presente a Milano, Roma, Londra e Ibiza. Il sistema Symphony 2.9 di Oracle gestito da Retex fornirà inoltre nuove funzionalità e integrazioni che aiuteranno a migliorare l’efficienza e l’operatività dei locali. “L’utilizzo di un gestionale – dice la fondatrice dell’insegna Linda Marioli - ci permette inoltre di monitorare i consumi dei ristoranti evitando gli sprechi, mentre i kitchen display e i tablet attraverso cui vengono prese le comande assicurano una maggior rapidità nei passaggi, ma anche un notevole risparmio di carta”. Prima catena di ristorazione al mondo certificata da “Friends of the Sea”, Temakinho è da sempre attenta alle problematiche ambientali come l’abolizione degli imballaggi in plastica monouso dalla somministrazione take-away.

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Franchising, miglior anno di sempre

Fonte: Assofranchising 2018

È stato il 2017 l’anno record del comparto del franchising italiano per: giro d’affari, occupazione, espansione delle insegne italiane all’estero e Master franchisor (cioè investitori) di insegne straniere che scelgono l’Italia. Ad attestarlo è il quarantesimo rapporto annuale di Assofranchising secondo cui dall’esame di 929 insegne, emerge un giro d’affari nel 2017 pari a 24,545 mld di euro, con un +2,6% rispetto al 2016. E mentre crescono i punti vendita su tutto il territorio nazionale (+1,9%), il numero insegne straniere che scelgono l’Italia per lo sviluppo della propria rete affidando il proprio business a manager, imprese e personale italiano si è accresciuto del 16,4%. Sempre a fine 2017, erano 10.079 i punti vendita in franchising di insegne italiane all’estero, per un incremento pari al +28,1% rispetto all’anno precedente. Sul fronte interno, il Nord-Ovest (Area Nielsen 1) è prima per fatturato, addetti e per insegne franchisor (335) mentre il Sud (Area Nielsen 4) detiene il maggior numero di punti vendita in franchising in valore assoluto (15.933).

Le Urbanocromie di Milano Settef, brand del gruppo Cromology specializzato nelle pitture per edilizia e architettura e soluzioni tecniche per la facciata, a Giugno ha presentato “Urbanocromie, i colori del paesaggio urbano”, la nuova collezione colori per esterni firmata dall’architetto Gianandrea Barreca. La collezione nasce dalla volontà e dalla richiesta di Settef, rivolta all’architetto, di identificare i colori più rappresentativi dell’urbanistica di Milano nel presente e per il futuro. Da questo spunto e dalla visione di Barreca che ha già contribuito al disegno del volto della nuova Milano con alcune opere di nuova architettura. Così è nata la collezione Urbanocromie che rappresenta un’ipotesi e una proposta per l’architettura della città. inusuale ma rispettoso della tradizione architettonica meneghina. Sei le palette di colore selezionate: Avenue, Boulevar, Naviglio, Perspektiva, Piazza, Portico.

Flagship store di Sonia Rykiel a Madrid Ispirata ai caffè letterari della rive gauche parigina La Maison francese Rykiel inaugura il suo primo flagship store in Spagna con un concept pensato dallo studio d’architettura Vudafieri-Saverino Partners. Nel cuore di Madrid la nuova boutique consente alla casa di moda di fare il suo ingresso nel mercato iberico all’interno di una superficie di 165 mq e si colloca tra i palazzi ottocenteschi di calle Coello, meta privilegiata dello shopping di lusso, dove hanno sede i big della moda spagnola e internazionale. Come da tradizione della casa il richiamo a caffé letterario è amplificato da una libreria a tutta altezza con all’interno opere della storica collezione francese Gallimard. Da due ampi portali rossi si raggiungono le stanze in cui è esposta la collezione principale e il Salon, pensato come un moderno boudoir: Il pavimento, presenta un raffinato disegno a losanghe bicolore a due marmi. Nel salotto e nei camerini vi è soffice moquette e numerosi dettagli di pregio, come le mensole con rete metallica oro combinata al vetro, la pelle color cognac dei pouf tailor made, il velluto blu dei tendaggi, i rivestimenti e murali in vetro anticato e un grande chandelier di Santa&Cole.

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Display èMagazine


EVENTI

a cura della redazione

Viscom Italia mette in vetrina il display

Il punto vendita è un settore fondamentale per il mercato della comunicazione visiva per tanto Viscom Italia, in collaborazione con la rivista Display Italia ha deciso di lanciare un nuovo format: DISPLAY DISTRICT.

Il rendering è puramente indicativo

l Display District sarà allestito dal 18 al 20 ottobre e sarà uno spazio per specialisti della comunicazione in store ubicato accanto al DIVA, Display Italia Viscom Award e a Elementaria mostra dedicata a materie prime e prototipi di display design. Come spiega l’Exhibition manager di Viscom Italia Paola Sarco: “Architetti, marketing manager e direttori commerciali e dell’industria potranno approfondire le tecniche di realizzazione, l’espressività del design e l’originalità dei materiali utilizzati. Una manifestazione che mette al centro le novità e i trend del settore del design espositivo, che negli ultimi anni ha saputo dare slancio e vitalità ad un mercato in continua evoluzione: il punto di vendita”.

Gli espositori per il punto di vendita i display promozionali e la duttilità dei materiali spiega Paola Sarco: “Continuano a rappresentare un mezzo di comunicazione molto utilizzato ed efficace per tutte le aziende che vogliono promuovere nuovi prodotti, articoli, sconti speciali e diffondere un messaggio pubblicitario diretto e immediato. Questi supporti vengono progettati proprio per attirare l’attenzione dei singoli clienti e quindi il loro impatto visivo è determinante”


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RETAIL DESIGN

di Marco Oltrona Visconti

Il “design per il riciclo” di Adidas - Parley La plastica recuperata viene utilizzata per la produzione di calzature per il running. Anche i display sono stati realizzati secondo condotte progettuali di design for recycling

Run for the oceans! È tutta condensata in questo importante pay off la nuova mission sostenibile di Adidas per Parley, un progetto che mira ad agire per salvaguardare l’ambiente come è spiegato nel concept della campagna che esorta i suoi sostenitori a collaborare, affinché la plastica non venga dispersa negli oceani. E con l’obiettivo di recuperare quella già dispersa in mare, per trasformarla in una risorsa: ossia come materia prima utile a produrre abbigliamento sportswear ad alte prestazioni. A osservare questo impegno sono stati chiamati anche i fornitori e retailer. Per esempio per la realizzazione di un packaging biodegradabile, lo shoebox. Uno shopper che il personale dei negozi consegna al cliente una volta perfezionato l’acquisto, ricordandogli

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che l’involucro di cartone originale deve essere smaltito correttamente affinché venga riciclato. Sullo shoebox e all’interno delle scarpe è presente un codice NFC che contiene tutte informazioni sulla campagna “run for the ocean” e rinvia al video teaser della campagna. Il Briefing per i fornitori Che sostenibilità sarebbe se alla campagna non partecipasse tutta la filiera? Fugate i vostri sospetti perché non si tratta della solita operazione di washing marketing utile a mettere in buona luce ciò che sostenibile non è. Infatti anche gli allestimenti progettati per la campagna sono ecocompatibili. Ecco cosa chiedeva il briefing di Adidas per Parley, ai suoi partner specializzati


nel design espositivo: a) Materie prime riciclate e stampe con inchiostri bio o base acqua privi di solventi. b) Per la vetrina, la necessità era quella di ricevere una vetrofania in materiale saponato, non in plastica, ma nonostante ciò adatto a sostenere le alte temperature che si possono sviluppare a causa dei raggi solari e dell’illuminazione artificiale. c) Dopo le istallazioni, il fornitore è tenuto allo smaltimento di tutti i materiali rresidui secondo la normativa vigente nel territorio Italia, prestando attenzione alla differenziazione dei rifiuti. Il kit dei materiali espositivi nella sua interezza prevede: un footwear wall con inserti per l’evidenziazione materiali cartonati in cartone alveolare, tre totem da terra da utilizzare soprattutto per i piccoli negozi. Mentre per i grandi punti di vendita è stata prevista una scaffalatura di grandi dimensioni composta di pannelli in cartone alveolare. In tutte le soluzioni espositive la sezione grezza del cartone alveolare è sempre a vista per mettere in evidenza l’impiego di materiali sostenibili.

Simone Magiarotti, Senior Manager Wholesale Activation di Adidas ha supervisionato la campagna in store di Run for the ceans. Parte di un lancio globale l’operazione nel nostro paese ha comportato il coinvolgimento di circa 100 punti di vendita, dei quali 30 Monomarca e 70 wholesale multimarca. Tra le aziende e le agenzie che hanno partecipato alla realizzazione e al posizionamento dei materiali legati alla campagna: Quadra Display, Publiline, High Level, Nureg, Liganova

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ADVSARNO


SHOP FITTING

di Marco Oltrona Visconti

DF Sport Specialist, un hub per gli sportivi Intervista con il fondatore Sergio Longoni e con l’Arch. Manni di Eikon, lo studio che cura il design espositivo dell’insegna che opera nel segmento grandi superfici specializzate in articoli sportivi A sx. Sergio Longoni con Arch. Manni

Tra i precursori nell’imprenditoria italiana legata alle grandi superfici specializzate in articoli sportivi non si può tralasciare di menzionare Sergio Longoni. Di lui si racconta come di un grande esperto nell’anticipare le tendenze di prodotto, un istinto che a quanto pare è più efficace dei piani assortimentali fondati sui modelli previsionali derivati dai tabulati contenenti lo storico delle vendite. Del resto come spiega lo stesso imprenditore originario di Barzanò l’istinto per il retail si è sviluppato in anni di vera gavetta: “Ho cominciato a lavorare nel 1955, a 13 anni svolgendo

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attività come l’elettrauto o il controllo qualità dei bulloni”. Fin dal 1970 quando, per migliorare le vendite di quel tradizionale negozietto di scarpe aperto dal padre in Brianza, ebbe l’idea di rilevare ciclicamente gli stock dei negozi in chiusura e, ancor meglio, di inserire nell’assortimento le scarpe sportive e in particolare da montagna, sua grande passione. “In pochi anni il negozio si ingrandì –dice Longoni- poi nel ’90 decidemmo di aprire a Cinisello Balsamo con un’offerta specializzata sugli articoli da montagna”. Cosìcché in quella zona attraverso in cui tutti i milanesi passano in macchina

per andare verso Alpi e Prealpi, il nome di Longoni iniziò a essere associato al trekking e agli sport d’altura. La crescita fu piuttosto rapida tanto che nel ‘99 la rete arrivò a contare 24 punti di vendita tutti oltre i 2.000 mq. “Sembrava ora di smettere –spiega con accento marcatamente lombardo- così cedetti a un fondo inglese controllato dalla banca Natwest”. “Giunto all’età di sessant’anni pensavo di andare in pensione –continua- ma sentivo che mi mancava qualcosa”. A spingere era ancora quella carica interiore tipica degli imprenditori di razza. Così nacque l’insegna DF Sport

Specialist che oggi conta 15 punti vendita tra Lombardia, Emilia Romagna e Svizzera: a detta di molti clienti DF Sport Specialist non è solo un negozio sportivo ma un punto di riferimento dove poter chiedere consigli, confrontarsi con personale tecnico e specializzato a disposizione per dispensare informazioni e suggerimenti sull’acquisto migliore per ogni specifica esigenza. A DF Sport Specialist si aggiunge anche l’insegna Bicimania, sempre di proprietà di Sergio Longoni, concept store specializzato nel ciclismo con tre punti vendita in Lombardia.


Il paradiso del ciclista Il format più aggiornato della catena, è il negozio Bici Mania aperto lo scorso l’8 Giugno a Legnano presso il centro commerciale Grancasa, benché rappresentativo dell’insegna sia lo store multi specializzato DF Sport Specialist a Milano in Via Palmanova. Diverse le novità introdotte nel nuovo Bici Mania dallo Studio Eikòn diretto dall’Architetto Claudio Manni, sia sotto il profilo espositivo sia sotto l’aspetto del servizio al cliente. Più di 20 i marchi di abbigliamento, ma oltre ai partner ciclistici (Bianchi, Pinarello, eccetera) e tecnici, in buona evidenza si trovano referenze per la nutrizione sportiva e alla integrazione alimentare (o meglio reintegrazione). L’offerta di due ruote è varia e segmentata per tutte le tasche e secondo i diversi livelli tecnici. Ma a saltare all’occhio sono alcuni display che espongono diverse linee di biciclette, in verticale, su alcuni espositori in legno grezzo e metallo. Un espediente che evita l’esposizione massificata delle biciclette a mo’ di “parco buoi” che si riscontra spesso nei reparti di GSS. Lo stock è a magazzino dove, per altro, lo spazio logistico è stato ottimizzato, sempre in verticale con il fine di ottimizzare gli ingombri e senza rinunciare alla facile reperibilità delle scorte: “Un accorgimento –spiega l’Architetto Manni- che facilita l’operatività dell’officina quale vero e proprio fulcro di tutti i negozi Bici Mania. Un’area che non bisogna nascondere anzi enfatizzare, per l’indotto che determina nel punto di vendita”. A questa divisione è demandata la customizzazione di ogni due ruote secondo le caratteristiche fisiche di ogni cliente. Inoltre le riparazioni e la manutenzione (lavaggio, lubrificazione eccetera) favoriscono tutti i meccanismi di repeating e upselling, ossia: maggiore fidelizzazione del cliente a seguito di più servizi garantiti da una parte. Mentre dall’altra si determina una garanzia di maggior traffico di utenti, i quali durante ogni visita al negozio possono decidere di procedere con nuovi acquisti non programmati (un’po’

come capita da Ikea). Altri servizi ad appannaggio del cliente sono le docce per gli sportivi (Bici Mania quartiere Adriano a Milano): “Che come spiega Manni, si trovano all’interno del DC fit un luogo adibito a spogliatoio dove i ciclisti si possono riposare o rilassarsi dopo la prestazione”. Al di la della cura dell’assetto della bicicletta, è prassi per il punto di vendita Bicimania, organizzare i clienti in community per escursioni, allenamenti o gare. A svolgere questo compito il personale del negozio costituto da direttori sportivi, guide di mountan bike, ex professionisti, e appassionati che mettono al servizio della clientela competenze e professionalità “maturate in pista”

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Sostenibilità espositiva e categorie inconsuete Pannelli in legno provenienti da materie prime da riciclo o da coltivazioni sostenibili (certificazione FSC) e rifiniture applicate utilizzando materiali atossici sono tra le principali novità nel campo espositivo viste nell’ultimo punto di vendita Bicimania di Legnano: “Invece di utilizzare pellicole derivate dal petrolio per gli arredi e i mobili espositivi -spiega Manni- sono state applicate carte speciali tinte con colori naturali”. Un segnale forte a favore del messaggio sport-salute che caratterizza spesso il marketing sportivo che fa leva sui principî etici. A parete sono da rilevare diverse categorie di accessori in esposizione preferenziale che di solito vengono relegate in spazi secondari. È il caso dei cerchioni e dei manubri che i visual merchandiser hanno sapientemente ordinato sfruttando al meglio gli strumenti espositivi messi a disposizione dai retail designer.

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Shop fitting ad hoc Come spiega l’architetto Manni i materiali espositivi nei DF Sport specialist sono il frutto di un’esperienza maturata in anni di lavoro sul punto di vendita”. In parte il gruppo utilizza materiali standard realizzati da specialisti del settore dell’arredo espositivo, in parte i designer interni progettano mobili dotati di strutture centrali che possono essere configurati con mensole dedicate a specifiche merceologie (la mensola per la scarpa da montagna, l’appenderia per la racchetta da tennis eccetera): “Questo espediente -dice Manni- permette una rapida riconfigurazione del lay out del negozio nei cambi di stagione”. È quanto accade per esempio nel negozio DF Sport Specialist di via Palmanova in cui la superficie di 3000 mq è ripartita su due piani.

In questa location i lineari, in posizione centrale, creano 3 percorsi; due sul perimetro per mettere in evidenza le categorie a maggiore rotazione (scarpe da running e da tennis per il tempo libero, e prodotti per il gioco del calcio). Mentre nel percorso centrale l’abbigliamento sportswear di marca e private label la fanno da padrone. In termini di altezza i lineari che demarcano i tre percorsi, non vanno oltre i 2,40 e visivamente sono accompagnati da alcuni controsoffitti utili al contenimento dell’illuminotecnica a led, che scandisce un un itinerario ideale. “Sul perimetro -dice Manni- la parete fino si sfrutta fino ai 2,40 per la competitività dei prodotti, oltre a questa altezza non è più possibile accedere al prodotto, per tanto lo spazio viene dedicato alle grafiche fino ai 3,60m”. Sulle scaffalature a parete il visual è diviso per brand e organizzata in genere per argomento, poi le famiglie di prodotto, poi per marche ognuna delle quali ha un suo spazio che si sviluppa in verticale. Classica è anche la scala prezzi distribuita, sempre in verticale, con i prodotti “cash cow” (alto rotanti) ad altezza occhio mentre in cima si trova l’alto posizionamento e in basso l’offerta da prezzo. Non di rado qualche novità risulta incorniciata a favore di un maggior risalto. I mobili presenti sul percorso hanno un’altezza di 1,40, uno standard internazionalmente riconosciuto da tutti gli studi di ergonomia e prossemica e antropometria. “Nelle grandi superfici specializzate– conclude Manni- bisogna trovare il giusto compromesso espositivo tra la necessità di esporre un assortimento fisiologicamente molto ampio e la proposta di un visual pulito e non confusionario”.

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TRADE MARKETING

di Barnaba Barattieri

DYNAFIT

METTE IN PISTA IL CATEGORY La marketing manager di Dynafit Emy Leitner spiega le dinamiche di retailing per l’abbigliamento dedicato alla disciplina tecnica dello scialpinismo

Quali le principali linee di prodotto Dynafit per la montagna? Dynafit è un marchio di riferimento per lo scialpinismo, il nostro focus per la collezione invernale è quindi questa disciplina nelle sue 4 diverse declinazioni (race, speed, tour e free) per accontentare ogni tipo di consumatore e le sue diverse esigenze. Per l’estate proponiamo una collezione dedicata alle attività endurance di montagna, in particolare ci rivolgiamo a chi pratica corsa in ambiente montano con la linea Alpine Running. Mentre la linea Speed Mountaineering è dedicata a chi punta alla vetta e svolge attività sportiva a quote sopra i 2.000-3.000 metri, sempre con un atteggiamento orientato alla dimensione speed della disciplina. Come viene proposto il marchio nel nostro Paese? Gli allestimenti Dynafit attivi in Italia sono 330 per la collezione invernale e 250 se ci riferiamo alla collezione estiva. Sotto il profilo distributivo la principale divisione è fra “trade” che si concretizza attraverso la collaborazione con partner locali che acquistano le nostre referenze e la divisione retail costituita da negozi di marca gestiti o in franchise. In tutti i negozi Salewa store è presente un corner dynafit.

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Per quanto riguarda la montagna è più importante il mercato invernale o estivo? Da quando abbiamo lanciato la nostra collezione estiva cinque anni fa il nostro obiettivo è stato quello di diventare sempre più un brand “all year”, in grado di equipaggiare il consumatore 365 giorni all’anno. Oltre che di estate e di inverno, ci occupiamo anche dell’autunno con una collezione ad hoc dedicata a chi pratica attività propedeutiche allo scialpinismo e in generale ama vivere la montagna anche in autunno-inverno. Una collezione che ci aiuta a soddisfare ancora di più le esigenze del consumatore, ma offre anche al negoziante la capacità di generare in anticipo cash flow e poterlo gestire meglio. Il dealer compra in tempi separati, ha il negozio sempre “sul pezzo”, con quello che il consumatore chiede in quel momento.


Quale la ripartizione percentuale del business Dynafit tra monomarca e multimarca? In Italia esiste un solo monomarca Dynafit ad Arco di Trento gestito in franchising con la società Vertical Sport. Sul territorio sono poi presenti 10 shop in shop e 6 Competence Center, cioè rivenditori specializzati indipendenti che offrono una serie di servizi al cliente davvero esclusivi rispetto alla norma. Vengono scelti per la propria posizione di leader fra i punti vendita che operano nel settore dell’outdoor in generale, con un focus particolare sullo scialpinismo. Il personale qualificato è in grado di offrire ai clienti consulenza tecnica, riparazioni, pezzi di ricambio e assistenza illimitata. Negli ultimi anni anche nel mondo il tema dell’engagement si è spostato sul proximity marketing. Quali in concreto le azioni di Dynafit in questo campo? Prevediamo per il futuro di integrate nella nostra attività sempre più azioni di proximity marketing, disponiamo di un portale e-commerce e ci stiamo prendendo il giusto tempo per predisporlo a coordinare al meglio la comunicazione e la gestione di prodotti molto tecnici come quelli che offriamo noi. Negli ultimi anni i marchi del mondo sportivo coinvolgono i propri clienti in occasioni sportive attorno a cui si formano vere e proprie community. È così anche per Dynafit? Prevediamo sia in estate che in inverno delle giornate di test dedicate al consumatore finale organizzate con il supporto dei punti vendita. È un modo per avvicinare i consumatori alla nostra collezione, mostrare loro l’ampia gamma di prodotti che offriamo, in grado di rispondere al 100% alle loro esigenze, ma si tratta anche di iniziative che fanno contenti i negozianti dandogli la possibilità di coinvolgere e fidelizzare i clienti. Quest’inverno abbiamo inoltre dato vita alle Dynafit Speedfit Night: un calendario di appuntamenti in diverse stazioni sciistiche dell’area alpina, per trascorrere una serata in compagnia

all’insegna dello scialpinismo, con la possibilità di testare gratuitamente la nostra attrezzatura sviluppata per questa divertente e sicura declinazione dello scialpinismo a bordo pista. Può descrivere l’immagine tipica del corner Dynafit? Le nostre strutture sono di colore bianco, devono funzionare per tutti i segmenti di prodotti, e per questo hanno una struttura molto leggera e modulare. Rispecchiano i core values del brand: speed, lightness, technology e endurance. In termini di category management, secondo quale criterio viene assortito lo scaffale di Dynafit? Lavoriamo su un concetto di cross merchandising perché tutte le linee delle nostre collezioni sono abbinabili fra

loro. L’obiettivo principale è mostrare al cliente i total look, perché siamo in grado di equipaggiare il consumatore dalla testa ai piedi. Come viene gestita la strategia di lancio di un nuovo prodotto nell’ambito degli sport da montagna? Tutto ha inizio da studi di mercato volti ad evidenziare cosa manca nella collezione, raccogliamo poi gli spunti di di atleti e partner, si prototipa il prodotto che viene testato più volte fino ad arrivare al modello finale. Un anno prima che il prodotto si trovi in vendita nei negozi viene presentato a dealer e partner in convention BtoB dedicate. In quale percentuale i materiali sono durevoli e in quale percentuale non durevoli? Quali le destinazioni e le

occasioni d’uso in base alla durata? L’obiettivo è fornire strutture durevoli e il più possibile modulari, che diano la possibilità al negoziante di esporre la merce, indipendentemente dal fatto che faccia parte della collezione estiva o invernale, in maniera coerente con i valori del brand 365 giorni all’anno. Esiste poi del materiale POS che varia al variare delle stagioni per concentrare l’attenzione del cliente su prodotti di riferimento per quel determinato periodo o anno. Materiali in store o per l’allestimento di vetrine dedicate vengono forniti ai negozianti che riteniamo più importanti a livello strategico, con l’obiettivo di rendere più visibile il brand all’interno del punto vendita e di differenziarlo dal resto dell’offerta.


TRADE MARKETING

di Barnaba Barattieri

Le due vie di LEONE1947 Dal

2010 il marchio Leone 1947 ha preso due strade. Quella dell’abbigliamento tecnico legato agli sport da combattimento anche con il marchio Lofas e in particolare all’interno del flagship store di proprietà della famiglia Leone .E quella del dello sportswear curato in licenza da Banana Blue. Il licenziatario opera in un mercato che come è noto è costituito per il 70% da punti di vendita tradizionali mentre il resto è legato alle gradi superfici specializzate in articoli sportivi. Una particolarità tutta italiana, all’estero infatti e, soprattutto nei Paesi industrializzati, sono le catene a dirigere la distribuzione di articoli: naturalmente l’ambito è soprattutto multimarca. Per dare un’idea della proporzione tra l’abbigliamento tecnico e sportswear si pensi che da Cisalfa la proporzione assorti mentale del primo segmento rispetto al secondo menzionato è di un quarto.

La gondola espositiva di Leone 1947 per esempio è dedicata ai negozi che si impegnano per un biennio all’acquisto dei prodotti sportswear milanese. In legno laminato e acciaio misura circa 1,60 di altezza per 1,5m di lunghezze 40 di larghezza. Al momento sono circa 30 le gondole di questo tipo posizionate in Italia.

I materiali espositivi cartotecnici sono rinnovati ogni sei mesi per il lancio delle collezioni autunno-inverno e primavera-estate. Su circa 400 i capi, una cinquantina sono invece gli articoli never out stock cioè le referenze sempre reperibili a prescindere dalla stagione, poiché emblematici del brand.

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Il marchio con Leone in veste di boxeur ha la stessa funzione che il coccodrillo ha per Lacoste. Si tratta di una novità lanciata di recente che si ritrova non solamente sulle ultime collezioni ma anche sulle strutture in forex che derivano da progetti espositivi personalizzati che Banana Blue realizza sul suo canale di vendita.


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di Barnaba Barattieri

Nike comunicazione alternativa

C’è sempre un po’ di design italiano negli eventi Nike. In Germania Hype box

Maggio, ha organizzato un workshop intitolato “Experiments in Expression Nike Air Force 1” che ha avuto luogo presso Circus Studio. L’evento ha visto la partecipazione di 40 giovani designer coordinati da Virgil Abloh, Giorgio di Salvo e il designer Nike Ryan Belmont gli scorsi Settembre e Novembre. Lo scopo era di creare 10 diversi stili Nike. Il processo creativo è stato documentato Lebon Tyrone (fotografo) e Frank (artista e regista cinematografico),

In Italia la direzione creativa degli

eventi di Nike è spesso affidata all’agenzia Sartoria Comunicazione di Modena. Quest’anno per esempio durante la design week lo staff della compagine emiliana ha organizzato un retrospettiva sulla maglietta da calcio per festeggiare 40 anni di modelli commercializzati. Durante i tre giorni della mostra che si è svolta allo Spazio Maiocchi di Milano (600 mq), è stato creato un workshop sulla comunicazione sportiva tenuto da designer di fama quali Arthur Huang, Matthew Williams, Heron Preston e Maria Ke Fisherman, a favore di creativi professionisti e non. Per l’occasione sono stati creati degli allestimenti ad hoc posizionati anche anche in due punti di vendita: il collection store Nike lab ST18 e il multimarca dello sportswear SlamJam (in 20 mq). L’allestimento è costituito da strutture con tubi gentili in ferro zincato, pannelli in metacrilato trasparente e bandiere in stoffa. L’organizzazione di questo genere di eventi da parte di Sartoria non è un fatto inconsueto. Per esempio alla fine dello scorso anno l’agenzia diretta da Giorgio de Mitri, con il responsabile retail ed eventi Manuel

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attraverso diverse immagini e un video racconto. Ne è nata una collezione limitata di 10 icone Nike reimmaginate: I primi cinque stili da “The Ten” - Air Jordan I, Nike Blazer, Nike Air Presto, Nike Air Max 90 e Nike Air VaporMax - sono stati pre-rilasciati al Nike Lab di New York, Londra, Milano e Parigi. La collezione è stata presentata anche nei campus delle città.


Intramontabili concept espositivi

In ossequio ai circa 20 anni di collaborazioni intercorse tra Nike e Sartoria, ne menzioniamo un paio. La prima è un installazione di un circuito di “posta pneumatica” ideale, in cui le scarpe sono state presentate all’interno di contenitori sigillati di tubi con 15 cm di diametro. Realizzato con tubi dai colori vivaci, l’allestimento aveva la funzione di raccontare la storia di Nike Air Max, a partire dal modello originale del 1987. L’installazione alla cui realizzazione ha collaborato anche il designer Giuseppe Melone risale al Marzo del 2013 e, per un mese, ha occupato circa 50 metri quadrati di spazio presso lo store Juice di Hong Kong. Complessivamente sono stati utilizzati una ventina di tubi di diverse misure.

Canestro globale

Tra gli italiani che insieme a Sartoria hanno collaborato con Nike, c’è anche lo stilista Riccardo Tisci (RT). Il connubio si è concretizzato per celebrare l’Air Force 1. Nike + R.T. La collezione AF1 dedicata al basket ha coinvolto location selezionatissime come 151 Wooster e 21 Mercer a New York, Dover Street Market a New York-Londra-Tokyo, Londra 1948, Nike Stadium ed Excelsior a Milano e X158 a Shanghai.

La scatola magica MMT in Centro Europa Di recente realizzazione segnaliamo l’impiego da parte di Nike di una Hype box da 42”, un nuovo sistema espositivo digitale realizzato e presentato dal system integrator MMT. Il sistema è presente dall’inizio dell’anno presso nell’ambito un parete espositiva dello store Nike di Berlino. Adatta a contenere il prodotto, la Hype box è una vetrina interattiva che proietta animazioni (16:9 a 16 mio di colori) utili a teatralizzare l’allestimento al suo interno, in alcuni casi anche mediante ologrammi. Il vetro antiurto di 4mm è dotato di tecnologia capacitiva, illuminazione interna a led. Inoltre il dispositivo è controllabile mediante Android, Windows, Linux e MAC OSX.

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RETAIL DESIGN

cura della redazione

Cisalfa nell’era 3.0

In Italia è il leader delle catene dedicate agli articoli sportivi. Da un paio di anni ha preso il via il restyling delle strutture a insegna Cisalfa Sport

La storia di Cisalfa è legata a Vincenzo Mancini che nel 1977 apri il suo primo negozio in quel di Tivoli. 10 anni più tardi acquistò il marchio Cisalfa aprendo 8 negozi con la stessa insegna. A oggi il Gruppo Cisalfa conta 144 punti di vendita di cui 118 a insegna Cisalfa Sport mentre gli altri sono raggruppati sotto altre denominazioni (7, Cisalfa Outlet, 12 Longoni Sport, 1 Este sport e 2 Cammarata). Più della metà sono situati in mall, poco più un terzo in retail park e la restante parte in spazi urbani. Da un paio di anni il gruppo ha iniziato un restyling dei suoi store. Oggi i punti di vendita con il nuovo layout (nelle immagini in queste due pagine la nuova veste) sono 14 e si identificano con la dicitura 3.0. Ai fini dell’assortimento il 20% dell’esposizione è dedicata alla categoria citywear, il 21% agli sport stagionali

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(sci, mare), il 25% a sport specifici (running, calcio basket, nuoto), il 35% allo sportswear per una clientela tra i 25 e i 55 anni, per il 45% di genere femminile (55% uomini). La risposta al target arriva principalmente dai praticanti di sport tecnici, dagli amanti del fitness (sport = salute) e da praticanti occasionali. I negozi sono frequentati anche da persone interessate alla moda, ai bassi prezzi, dagli amanti della comodità e da anziani e bambini. Il gruppo stima 32 milioni di visitatori all’anno che si concretizzano in circa nove milioni di scontrini e 1,2 milioni di tessere fedeltà. La logica multimarca del gruppo oltre ad accogliere i brand industriali, tra i quali Adidas e Nike che rappresentano i capitani di categoria, divide le private label in tre principali filoni a seconda del tipo di accordo contrattuale: le private label in licenza (Fila, Arena Mistral ellesse eccetera), gli house brand (Best company, 8848 eccetera), le private label Intersport. Cisalfa fa parte del circuito di Intersport International Corporation cui aderiscono

5500 punti di vendita in 44 Paesi favorendo logiche di acquisti aggregati e accordi preferenziali con marchi della caratura di Puma, Nike e Adidas, Reebook eccetera).

Il sito e-commerce è strutturato su 8000 referenze e realizza 5 milioni di visite all’anno per 3,3 milioni di visitatori unici.

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DISPLAY DESIGN

di Barnaba Barattieri

Lo stato dell’arte nel display sportivo… Fronteretro è tra gli specialisti più affermati nella produzione di materiali espositivi dedicati al settore degli articoli sportivi. Risponde il titolare Ireneo Lazzari

Ireneo Lazzari. Quali i principali canali distributivi del comparto sportivo? Per quanto riguarda Fronteretro i principali canali distributivi sono strettamente legati alle singole iniziative dei major brand che operano principalmente nei comparti GSS e Retail. La grande conoscenza e competenza tecnica delle varie tecnologie e quindi anche dei materiali, oltre una grande professionalità e riservatezza della gestione del cliente, fa della Fronteretro un partner ideale dei major Brand nello studiare prima e soddisfare dopo, ogni aspetto di comunicazione nei PV. Tecnicamente quali sono i processi di lavorazione che l’azienda è in grado di gestire? La vera specializzazione della Fronteretro è l’enorme flessibilità, sia grazie alle diverse linee di produzione, gestendo e controllando internamente tutte le fasi di lavorazione che vanno dalla stampa digitale a quella tradizionale, dalla carpenteria alle lavorazioni delle materie plastiche, dalla cartotecnica ai tessuti, garantendo pure tempi certi di allestimento attraverso un network nazionale e non solo, di applicatori e montatori.

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Il mercato chiede nuovi contenuti tecnologici e sostenibili. È così anche nel settore del design espositivo? Fortunatamente il mondo dello sport da sempre attento ai cambiamenti, ne è anche promotore, infatti molti

nostri clienti, e sempre più spesso, ci richiedono prodotti con requisiti legati al rispetto ambientale chiedendo di utilizzare materiali riciclabili, facili da smaltire e con processi a basso impatto. L’era del digitale ha cambiato e continuerà a cambiare le abitudini e i comportamenti delle nostre vite, vedi Internet e i mezzi di comunicazione ma finalmente una nuova era sta timidamente nascendo: l’era del “benessere ambientale”. Tutto è già iniziato e in pochi si stanno rendendo conto che nel giro di pochissimi anni, la sensibilità di ogni essere umano nei confronti della tutela del nostro pianeta sarà grande e porterà a cambiamenti culturali enormi in tutti i settori. Di tutto questo i grandi brand dei vari mercati lo hanno già capito, basta pensare al mondo delle 2 e 4 ruote con l’elettrico, all’edilizia auto sufficiente (pure io abito in una casa totalmente autonoma) attraverso i pannelli solari, alla raccolta differenziata e ai materiali riciclabili, al recupero delle materie plastiche dagli oceani per creare tessuti e fibre nuove, ecc.... Fortunatamente il mondo dello sport da sempre attento ai cambiamenti, ne è anche promotore, infatti molti

nostri clienti, e sempre più spesso, ci richiedono prodotti con requisiti legati al rispetto ambientale chiedendo di utilizzare materiali riciclabili, facili da smaltire e con processi a basso impatto.


CARATTERISTICHE TECNICHE Motore Monocilindrico 4 tempi 299 cmc raffreddato ad aria, alesaggio e corsa 78 mm x 62,7 mm, 4 valvole con catena di distribuzione, cambio a 5 marce, avviamento elettrico, scarico in acciaio inox con catalizzatore trivalente.

TRADE MARKETING di Barnaba Barattieri

Borile accelera su produzione e retail Telaio A doppia culla sdoppiata in tubi 25 Cr Mo 4, forcellone e telaietto posteriore in lega leggera 7020, cassa filtro aria in alluminio incorporata nel telaio, perni ruota in tubo in 25 Cr Mo 4, serbatoio in alluminio, 12 litri di capacità. Sospensioni Anteriore forcella telescopica U.S.D. diametro 45 con piastre ricavate dal pieno. Posteriore coppia di ammortizzatori a gas. Escursione anteriore 240 – posteriore 240.

Dimensioni e peso Ruota anteriore a raggi e pneumatico 90/90/21”. Ruota posteriore a raggi e pneumatico 120/90/18”. Mozzi ruota ricavati dal pieno. Freno anteriore idraulico con disco da 260 mm, posteriore idraulico con disco da 240 mm. Massa a vuoto 114 kg.

S

port e tempoPer libero sono spesso Tel. 800 695 009 informazioni: associati ai motori. Ed è senza dubbio per cultori della moto il marchio Borile, famoso in tutto il mondo per la creazione di due ruote tailor made per modelli su linee e stili anni ‘70. Dopo l’accordo tra Umberto Borile e Filippo Manara di Administra, il noto costruttore passerà da una produzione artigianale di 100 pezzi all’anno a una produzione industriale che alla fine del 2018 si attesterà a 1000 unità. L’allargamento della produzione avverrà in uno stabilimento veronese e, sotto il profilo della gestione commerciale e della distribuzione, è già di competenza del manager Maurizio Zucchi, esperto del settore, collezionista e titolare dello Spazio Garibaldissimo a Milano che al

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Da sx. Umberto Borile, Maurizio Zucchi e Filippo Manara.

IL TEAM BORILE

momento è lo showroom della casa dopo l’assunzione del nuovo asset. Il ruolino di marcia per il 2018-2021 prevede la presentazione di una moto dedicata al pubblico femminile a EICMA 2018, la multiuso Mdv 300 reinterpretazione delle moto da trial. Previsti anche i anci di varie versioni della B500Ricki e di una 550 cc mezza carenata per raid e moto rally. Tra le novità è in fieri la realizzazione di un nuovo motore con sistema di distribuzione rivoluzionario progettato direttamente da Umberto Borile. Un’anteprima della modalità di comunicazione del marchio si è avuta durante gli eventi organizzati negli store Dainese. Lo sviluppo della parte retail infatti riserverà gradite sorprese: dal potenziamento dello showroom in termini di design alla realizzazione di nuovi materiali espositivi per incuriosire collezionisti e gli appassionati di city moto e di modelli fuoristradistici. “Lo sviluppo di una nuova rete vendita capillare in Italia e anche all’estero -dice Zucchi- sarà una prioritario con l’obbiettivo di creare un concessionario per provincia durante il primo anno di operatività. La partecipazione a eventi, fiere e manifestazioni motoristiche anche in store sono già in programma”.

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MERCATI

di Marco Oltrona Visconti

I numeri degli integratori alimentari L’analisi di mercato di FederSalus rivela una crescita in tutti i canali: mass market, farmacia e corner. Questi tipi di alimenti sono assunti dal 65% degli adulti italiani, per ciò le associazioni auspicano disciplina ed etica nella comunicazione legata al consumo. Secondo FederSalus (Associazione nazionale produttori e distributori di prodotti salutistici) Nell’anno mobile terminante a Marzo del 2018 il mercato complessivo degli integratori alimentari ha realizzate un valore per 3 miliardi di euro che in termini di vendite a volume corrisponde a 219 milioni confezioni distribuite. Rispetto all’anno precedente l’incremento registrato a valore è del 5,2%, una dimostrazione di stabilità secondo l’associazione, che conferma la preponderanza della farmacia quale canale distributivo in grado di assorbire circa l’81% del consumi in volume per una quota di vendita a valore del 91,5%. La restante parte del business è da attribuire al secondo canale di vendita rappresentato dagli ipermercati e dai supermercati che hanno realizzato un incremento del 6,2% a valore e del 5% in volume. È bene rilevare che la statistica non specifica le performance nei canali delle grandi superfici specializzate in gss ne nel retail tradizionale specializzato.

I corner che performano Nel contesto distributivo appena descritto per quanto riguarda il canale gdo, di buona importanza in termini di performance è il contributo garantito dai corner posizionati all’interno di ipermercati e supermercati con un trend a valore del 14,2% in ossequio a un incremento del 12% in volume. A prescindere dal canale di vendita è di 13,87 euro il prezzo medio al pubblico, in rialzo dell’1,4% rispetto all’anno precedente. Prezzo medio che oscilla dai 5,28 euro nel mass market (+1,1% rispetto all’anno precedente) ai 15,73 euro nel canale farmacie (+1,7% rispetto al marzo 2017). Registrato anche il prezzo medio dei corner pharma, 13,28 euro, con un aumento del 2% rispetto all’anno terminante nel marzo del 2017.

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Il primo trimestre del 2018 A esclusione del mese di marzo che registra leggere flessioni nelle performance -1,1% in valore e -2,6 in volume, il primo trimestre di quest’anno rivela risultati positivi con incrementi a valore del 4,6% e in volume del 2,9 (vedi tabella). Sembra che il calo, benché generalizzato sia da attribuire al canale farmacie e in particolare al periodo Pasquale, in cui diversi esercizi di questo comparto sono risultati chiusi per ferie. A rivelarlo è anche il calante livello medio di ingressi per giornata lavorativa presso i punti di vendita.

Leader in Europa Per vendite di integratori alimentari l’Italia è il primo Paese europeo grazie a una base di consumatori che si attesta sui 32 milioni di individui, cioè il 65% degli adulti italiani. È questo il dato più aggiornato emerso dalla conferenza di Federsalus che si è svolta a Giugno in cui, tra l’altro, è stata messa in evidenza la funzione preventiva degli integratori rispetto alla prevenzione primaria, soprattutto in presenza di risorse ridotte del Sistema Sanitario Nazionale. Ovviamente come ha sottolineato il Senatore Andrea Mandelli , Presidente di Fofi (Federazione ordini farmacisti italiani) l’importante quando si parla di integratori è: “evitare la pericolosa deriva del fai da te e la necessità di un’alleanza tra istituzioni, associazioni che rappresentano le aziende, medici e farmacisti”. Posizione prudente condivisa anche dal Direttore di FederSalus Massimiliano Carnassale: “Sono tante le fake news sugli integratori - spiega - tra le principali: fanno dimagrire?

No, non fanno dimagrire, non sono ‘pillole magiche’ sono prodotti che vanno consumati in un contesto razionale di sano stile di vita, dieta bilanciata. Gli integratori curano e risolvono? No, non curano e non risolvono. Sono dei prodotti alimentari in forma concentrata, quindi per definizione e per contenuti non possono né curare né risolvere situazioni patologiche o di difficoltà. Possono dare se consumati razionalmente, magari col consiglio del medico e del farmacista, un aiuto magari anche valido per situazioni di bisogno nutrizionale o fisiologiche che vanno riequilibrate. E nel caso dei più piccoli è veramente opportuno sentire il pediatra”. A questo proposito FederSalus ha raccolto in un unico documento le norme sulla corretta comunicazione commerciale sugli integratori alimentari. Le Linee guida hanno l’obiettivo di fornire alle aziende un orientamento puntuale in un contesto regolatorio di non facile interpretazione.

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TRADE MARKETING

di Barnaba Barattieri

Matt Sport approccio multicanale, nuova linea, nuovo store LO SPECIALISTA IN INTEGRATORI, ALIMENTI FUNZIONALI E BIOLOGICI APRE IL SUO PRIMO FLAGSHIP STORE E LANCIA UNA NUOVA LINEA DI PROTEICI PER LO SPORT. IL CEO STEFANO SACCHI SPIEGA LE DINAMICHE DI COMUNICAZIONE IN GDO “Crediamo nel canale fisico, che è il nostro canale di elezione, infatti in termini di assortimento copriamo più di 4000 punti di vendita in Italia. Tuttavia non si può trascurare lo sviluppo del canale web, soprattutto da quando Amazon è presente on line come distributore di alimenti”. Questa, sulle trasformazioni del canale retail italiano, è in sintesi pensiero di Stefano Sacchi, CEO di Matt Sport marchio storico del gruppo A&D che nel campo dell’integrazione alimentare, si dichiara in crescita negli ultimi anni. “Secondo noi la grande opportunità della grande distribuzione per fronteggiare lo sviluppo del canale WEB e la battaglia dei prezzo del Discount è il servizio inteso come esperienza di acquisto all’interno del punto di vendita, unito a un giusto compromesso di assortimento, qualità e prezzo . Devo dire che molte insegne si stanno correttamente muovendo in tal senso”. Con questa filosofia Matt sport lo scorso Maggio ha aperto il suo primo negozio monomarca in Largo Zandonai a Milano.

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Il design del negozio che attualmente ha la funzione di flagship store è stato progettato dall’architetta Alessandra Conca Bonizzoni in collaborazione con lo Studio Badesco di Milano e come spiega Sacchi: “Il nostro Store di Milano non ha assolutamente lo scopo di incrementare il volume di vendita, a questo ci pensano


i nostri partner della GDO; l’obbiettivo è accogliere il nostro consumatore giorno dopo giorno e comunicare la mission di Matt e i valori dell’azienda con eventi dedicati e aperti al pubblico”. Un negozio vetrina insomma, in cui, come in nessun altro luogo, Matt Sport potrà presentare il suo assortimento completo attraverso eventi e corsi di formazione, magari dopo che i clienti avranno visitato il sito internet dell’azienda.

La linea in GDO In Italia il mercato dell’integrazione alimentare vale circa 3mld di euro (approfondimento statistiche federsalus nelle pagine a fianco) e trova il suo sbocco distributivo tra farmacie erboristerie e punti di vendita del mass market. “Nel nostro caso - dice Sacchi - l’80% del business si concretizza presso i punti di vendita della grande distribuzione italiana, il resto nei canali specializzati - come sport, catene, cosmetica eccetera - e all’estero”. Nel mondo del mass market quella

dell’integrazione è una categoria molto competitiva già da diversi anni e si fonda sulla visibilità a scaffale: “Sono due o tre anni -dice Sacchi- che abbiamo focalizzato gli investimenti in comunicazione in via privilegiata sul cosiddetto ultimo metro; infatti, solamente nell’ultimo anno, in store, sono stati posizionati circa 10.000 espositori e allestiti circa 600 zone promozionali, perché il nostro obbiettivo è essere sempre più vicini ai nostri consumatori”. In questo contesto le barrette alimentari sono in generale rappresentano la tipologia di prodotto più utilizzata a prescindere dalla marca. A differenza di molti competitor Matt Sport si sta presentando con la nuova linea “Matt Sport Il Tuo personal trainer” un pout pourrì di 12 prodotti con un deciso focus sul target degli sportivi praticanti. Un vero e proprio kit alimentare per lo sportivo che si completa con una serie di referenze in grado di coprire tutti i momenti della prestazione (prima, durante e dopo). Sotto il profilo commerciale si tratta un

assortimento effettivamente più ampio della norma. La linea infatti include: le barrette proteiche Iperprotein, le barrette energetiche Energy Sprint Power, la bevanda cremosa Protein Drink, un barattolo di proteine 100% Whey in polvere di alta qualità dette isolate (in quanto prive di grassi e carboidrati), l’integratore Potassio Magnesio Sprint, l’integratore Multivitamineral per lo sport, una confezione di Amminoacidi Ramificati, un integratore contro la stanchezza Joint Care Plus, i prodotti per le articolazioni, 2 short energetici (NRG fast shot per prestazioni a breve durata e NRG Long Shot a lunga durata). “Stimiamo che in Italia ci siano 20 milioni di persone che praticano sport da una a tre volte alla settimana e il numero di sportivi sembra in aumento anche secondo le previsioni. L’obbiettivo è di aumentare la quota relativa al segmento sportivo con una progressione a doppia cifra nei prossimi anni”. Al momento il core di Matt Sport è per il 65% fondato sugli integratori alimentari mentre il 35% si sviluppa

anche sulla cosmetica e sugli alimenti funzionali. Ma come ha spiegato il CEO di Matt sport: “L’obbiettivo è di aumentare la quota relativa al segmento sportivo con una progressione a doppia cifra nei prossimi anni”. In gdo lo scaffale misura dagli 1 ai 5 metri per questo lo specialista in integrazione nell’ultimo periodo sta lavorando a operazioni di category management che prevedono l’ottimizzazione del planning e una maggiore visibilità dello scaffale. Per la promozione dell’immagine dei prodotti e in particolare della nuova linea “il tuo personal trainer” si è accostata al campione di nuoto Gabriele Detti, vincitore di numerose competizioni internazionali nelle discipline del mezzofondo.

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* Paolo Lendaro AD MUTEC, società di consulenza per il retail in farmacia

PHARMA RETAIL

di Paolo Lendaro*

Il paziente diventa cliente ed è più attento al fitness Il passaggio al modello di prevenzione più che di cura apre a nuovi sbocchi commerciali. I trend New line e GFK Eurisko rivelano nuove categorie di servizio legate al supporto dell’attività fisica del cliente

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La Farmacia fino a poco tempo fa aveva solamente un ruolo di presidio sanitario e dispensazione del farmaco per conto dello Stato ma nel corso del tempo le cose sono profondamente mutate perché sono state modificate le “regole del gioco”: le leggi, la società mentre il “Paziente” oggi è diventato il “Cliente”. Se facciamo il punto sui fatturati delle Farmacie oggi, ci accorgiamo che il 60% del peso delle vendite deriva dai prodotti a prescrizione medica (farmaco etico) e il 40% dal comparto commerciale (composto da SOP/OTC + Extra Farmaco). Con una quota di mercato che negli ultimi dieci anni è passata dal 20% all’attuale 40%. Nel 2017 vediamo che le categorie che continuano a crescere, all’interno del comparto commerciale, sono gli Integratori (+4,7%), i Fitoterapici (+2,2%), la Veterinaria (+2,1%), stabile la Dermocosmesi rispetto il 2016 (+0,2% a valore) (Fonte Dati: Newline Ricerche di Mercato – Gennaio – Dicembre 2017).

La tendenza è chiara: il cliente cerca di mantenersi sempre di più in salute e non solo di curarsi in caso di patalogie specifiche o al presentarsi di una malattia, la parola d’ordine diventa “prevenzione”. Si sta vivendo un importante cambiamento nella Farmacia e nel cliente: si passa dal modello di cura a quello di prevenzione, con il farmacista che diventa consulente e si specializza. La gran parte delle Farmacie punta quindi sui servizi, in un contesto dove la sanità pubblica è sempre più carente, la privata sempre più irraggiungibile e l’età media si alza inesorabilmente. Per tanto la Farmacia può essere la soluzione ideale per analisi, controlli, visite specialistiche al fine di monitorare lo stato di salute generale. In particolare vediamo che nelle Farmacie italiane, oltre alle sempre crescenti cabine di autoanalisi ed estetiche, oggi non mancano consulenze (di nutrizionisti, dietisti,


E poi consulenti e servizi che valutano i parametri fisiologici globali della persona suggerendo non solo approcci nutrizionali corretti, come il Recaller Programm, ma anche stili di vita e di movimento pensati per la persona (ad esempio aziende come Lierac ed Aboca propongono la “Passeggiata della Salute”). In una sola parola “Benessere” della persona per il buon mantenimento del fisico e la cura del corpo: realtà all’avanguardia in questo è la Farmacia Garelli di Rivarolo Canavese (Torino). Ce lo conferma anche uno studio di GFK Eurisko del 2017 in cui si rilevano le tendenze rispetto la salute e il benessere generale: al primo posto troviamo “movimento e attività fisica”, ancor prima dell’attenzione all’alimentazione. In ogni caso “attenzione all’alimentazione e al peso”, se sommati, si pongono al secondo posto. dietologi), servizi e strumenti dedicati all’attenzione per l’alimentazione e al peso, (es. Slim Test, controllo della massa corporea e analisi BIA, ovvero analisi di tipo bioelettrico che avvengono tramite un apparecchio in cui si può valutare in maniera quantitativa e qualitativa la composizione corporea). Da qui la creazione dei nutraceutici, un neologismo che deriva dalle parole “nutrizione” e “farmaceutica” si tratta di quei principi nutrienti contenuti negli alimenti che hanno effetti benefici sulla salute. Poi troviamo fisioterapisti, fisiatri, osteopati per tutto quanto riguarda la riabilitazione, il movimento corretto, la postura. Su questo tema troviamo Farmacie che propongono il massaggio sportivo o addirittura il servizio di personal trainer.

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(1) A tal proposito ha ben capito e anticipato le tendenze Unifarco, azienda leader nel settore della produzione di parafarmaci, integratori e dermocosmetici a marchio della Farmacia, ha lanciato un servizio “MyPlan” ovvero un piano di salute, pensato e costruito ad hoc per ogni “Paziente” che prende in considerazione diversi fattori: età, peso, patologie, obiettivi della persona, creando un percorso personalizzato alla ricerca del benessere generale, intervenendo su più fattori ovvero sull’alimentazione, sul controllo del peso e l’attività fisica. Non a caso ha anche pensato ad una linea di integratori specifici per lo sportivo a marchio Dynasprint.

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(2) Sempre di più (seppur ancora poche) sono le Farmacie che scelgono di “posizionarsi” sull’attenzione al movimento e all’attività fisica, attraverso competenze specifiche e dedicando sempre più spazio ai prodotti per lo sport all’interno del comparto degli integratori: si tratta di un assortimento pensato per una clientela “sportiva” con marchi quali Named, Enervit, Proaction e il già citato Dynasprint. (3) Ma anche servizi e consulenze già citati quali personal trainer, massaggio sportivo e “Passeggiata della Salute”. Tutto questo è confermato anche dai dati, infatti in Italia, secondo i più recenti dati Istat, circa 11,5 milioni di

persone praticano un’attività sportiva in modo continuativo, mentre circa 5,5 milioni lo fanno almeno in maniera saltuaria. Si tratta chiaramente di cifre importanti che riflettono una sempre maggiore attenzione alla salute, per questo la Farmacia gioca un ruolo chiave nel fornire consigli sull’integrazione e sulla gestione dell’attività fisica. Un numero così elevato di persone che si dedicano allo sport lo fa preferendo il fai-da-te e la consultazione di siti internet. La Farmacia si inserisce in questo quadro offrendo consulenze specializzate e prodotti specifici. Oggi le principali Farmacie orientate a questo settore sono: la Farmacia Mottinelli di Temù, in provincia di

Brescia oppure la Farmacia S.Rocco, denominata anche “Farmacia dello Sportivo”, in provincia di Trento. Poi abbiamo la Farmacia del Dott. Roberto Petitto in provincia di Grosseto, ma anche la Farmacia di La Thuile (AO) della Dott.ssa Berthet. (4) Certamente la posizione geografica e il contesto contribuiscono molto allo sviluppo di questo segmento ma anche in città abbiamo realtà analoghe come la Farmacia Tarola di Tor de Cenci (Roma) o la Farmacia Falqui di Milano. Vediamo una tendenza positiva di questo settore, non una moda passeggera ma uno stile di vita, un modo di pensare al nostro benessere generale.


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PHARMA CATEGORY

di Michele Preziosa

Integratore vs dimagrante In farmacia, gli esami per gli sportivi possono rappresentare un veicolo di vendita per la categoria degli integratori alimentari in forte crescita

Secondo i dati più recenti, in Italia, circa 7 milioni di persone praticano sport in modo saltuario ed addirittura 12, 5 milioni lo fanno in modo continuativo (fonti varie). Sono cifre importanti ed in costante crescita che sottendono una sempre maggiore attenzione alla salute laddove la Farmacia Italiana può e deve giocare un ruolo determinante nella consulenza nutrizionale e fisica. Le potenzialità del mercato sono notevoli a fronte di un consumatore non sempre particolarmente attento ai dettagli della preparazione sportiva e maggiormente dedito al “fai da te” su internet. Ecco allora che la Farmacia Italiana ha di fronte a sè un territorio non ancora compiutamente esplorato all’interno del quale trovare ampi margini di crescita commerciale e professionale intercettando i bisogni inespressi dei clienti. Si tratta di cifre importanti conseguenza di una crescente attenzione alla salute. In un mercato non ancora completamente sviluppato il riscontro più rilevante perviene dalla soddisfazione del cliente e dal divenire un punto di riferimento per gli sportivi nelle diverse discipline. A fronte della necessaria e indiscussa

38italia Display èMagazine

FATTURATO (milioni ) delle categorie degli Integratori Sportivi Mar 15 - Feb 16

QuoteQ

Mar 16 - Feb 17

uote

Trend 2017 vs 2016

Mar 17 - Feb 18

Trend 2018 vs 2017

SALI MINERALI

20,5

36,2%

20,9

36,9%

+2,2%

40,2%

+14,4%

BARRETTE ENERGETICHE E SOSTITUTIVI DEL PASTO

20,4

36,1%

19,9

35,1%

-2,4%

33,2%

-0,6%

TONICI

11,7

20,8%

12,2

21,5%

+3,8%

20,3%

-0,9%

MULTIVITAMINICO MULTIMINERALE

3,9

6,8%

3,7

6,6%

-3,6%

6,4%

+2,4%

Volumi di vendita (milioni di pezzi) delle categorie degli Integratori Sportivi Mar 15 - Feb 16

QuoteQ

Mar 16 - Feb 17

uote

Mar 17 - Feb 18

Quote

SALI MINERALI

1,6

28,4%

1,6

25,4%

-3,6%

1,6%

23,6%

+1,8%

BARRETTE ENERGETICHE E SOSTITUTIVI DEL PASTO

2,2

38,7%

2,6

42,2%

+17,3%

2,7%

40,3%

+4,7%

TONICI

1,5

27,1%

1,7

27,3%

+8,3%

2,1%

31,2%

+25,6%

MULTIVITAMINICO MULTIMINERALE

0,3

5,8%

0,3

5,2%

-3,8%

0,3%

4,9%

+3,8%

FONTE NEWLINE


professionalità riconosciuta al Farmacista, è l’assortimento merceologico con le relative scelte che ne derivano, a rappresentare la leva più importante all’interno del punto vendita. In questo senso il consumatore viene spesso attirato all’interno dei negozi specializzati a fronte della maggiore offerta che però non viene valorizzata dalla consulenza propria del farmacista laddove sovente è la stessa farmacia a non essere adeguatamente preparata in materia. Al di là degli integratori multivitaminici e salini, le farmacie solitamente non sembrano puntare molto sui supplementi proteici e di amminoacidi, che invece dovrebbero essere consigliati correttamente alla clientela, spesso non a conoscenza delle differenze tra i prodotti in funzione della diversa tipologia di allenamento. Ecco che il settore più sviluppato a oggi sembra essere quello dei prodotti dimagranti o delle diete attraverso i quali però non sempre riesce a passare il messaggio della necessaria attività sportiva intesa come “stile di vita”. Pertanto, laddove si voglia sviluppare il “reparto sport”, risulta opportuno individuare uno spazio dedicato a questa categoria merceologica in via di sviluppo sul mercato. Sono soprattutto i giovani farmacisti a essere chiamati a una “nuova” specializzazione così da poter sviluppare questo reparto ancora notevolmente al di sotto della media europea. Infatti, per quanto i numeri dicano che dal 2013 a oggi, i praticanti attività sportiva sia in aumento vi sono ancora profondi margini di miglioramento e in esso numerose opportunità. Per quanto riguarda il canale farmacia, secondo i dati di New Line Ricerche di mercato del febbraio 2018, il mercato degli “integratori sportivi” (dati sell in solo categorie integratori sportivi) vale circa 60 milioni di euro ed è in costante crescita sia a valore (+5,1%) che a pezzi (+9,6%). Circa il 40% delle vendite sono costituite in termini di volumi dalle “Barrette energetiche e sostitutivi dei pasti” e in termini di fatturato dai

“Sali minerali”. In conclusione, se la specializzazione e la professionalità hanno consentito di attrarre nuovi clienti, nell’ulteriore prosieguo, sarà determinante sviluppare ed introdurre nuovi servizi (Intolleranze Alimentari,

BIA, Spirometria ecc.) tali da generare delle sinergie utili a coniugare le sempre crescenti esigenze del “pubblico” in termini di assortimento merceologico e consulenze nutrizionali.


NEUROMARKETING

di Marco Cruciani

Brand relationship just for fan SEGMENTARE IL MERCATO COME LEVA STRATEGICA PER IL MARKETING SPORTIVO QUANTO CONTA L’ASPETTO PSICOLOGICO E SOCIOLOGICO (E SOCIAL) UN UN MERCATO DA 22 MILIARDI DI EURO ALL’ANNO Il mercato dello sport in Italia copre un’area e una dimensione economica decisamente rilevante, sebbene abbia segnato una flessione a seguito della crisi, già nei primi anni dell’attuale decennio si attestava intorno all’1,6% del Pil, generando un giro d’affari di circa 25 miliardi di euro. Secondo uno studio dell’Università Luiss di Roma, la cifra stimata sale a 50 miliardi circa se vengono considerate anche gli investimenti in opere pubbliche, l’attività delle pubbliche amministrazioni, i trasporti, i media e l’innovazione tecnologica, il turismo e l’export. Secondo gli studi Istat più recenti sul tema le fonti principali di finanziamento dello sport in Italia sono gli individui e le famiglie, le aziende private e le istituzioni pubbliche. La fonte primaria è rappresentata dalla spesa degli individui e delle famiglie, come nella maggior parte dei paesi europei, e si attesta intorno a 22 miliardi di euro all’anno. La voce principale della spesa individuale è l’abbigliamento sportivo con circa 6,7 miliardi di euro, la seconda riguarda le spese tecniche per lo sport attivo con circa 3,3 miliardi, a seguire il turismo sportivo con circa 2,9 miliardi e poi, più saliente per il nostro discorso, la partecipazione agli eventi sportivi e il supporto diretto dei fan, che nel 2015 ha superato i 2,5 miliardi di euro. I finanziamenti derivanti dalle aziende private si possono ricondurre principalmente alle sponsorizzazioni di eventi, team e federazioni, all’acquisto di spazi pubblicitari, alla vendita di beni e servizi alle società sportive a prezzi inferiori a quelli di mercato, alle donazioni, ecc. Un ruolo decisamente rilevante è rivestito dai media e dalle televisioni circa l’acquisto dei diritti. Negli ultimi anni la media delle ore di trasmissione dedicate a programmi televisivi sportivi è stata oltre 1300 sulla RAI e oltre 900 sui due primi

40italia Display èMagazine


gruppi televisivi privati in chiaro. Inoltre, dati SIAE indicano che in Italia si svolgono oltre 141 mila eventi sportivi all’anno che vengono seguiti da più di 27 milioni di spettatori paganti, per un volume di affari superiore a 2 miliardi di euro. I finanziamenti derivanti dalle istituzioni pubbliche si attestano intorno ai 2,5 miliardi di euro. In particolare, metà della spesa viene sostenuta dai Comuni, circa un terzo dallo Stato e il rimanente da Provincie e Regioni, fra cui in proporzione la prima

regione è il Trentino Alto-Adige, seguita dalle Valle d’Aosta e dal Friuli Venezia Giulia. Le note a seguire vertono sul supporto allo sport da parte degli individui, considerati come consumatori sia di beni tangibili, sia intangibili. In particolare sono sottolineati due ruoli essenziali dei supporter di un team sportivo: i supporter (spettatori e fan) come leva per le sponsorship e i fan come sostegno diretto al team. Ma chi sono i supporter?

41italia

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La segmentazione di mercato e i supporter

omogeneo accomunato principalmente dall’engagement emotivo con il team. Differente è il caso dei fan e del supporto diretto al team, dove una segmentazione più specifica, come vedremo, si presta maggiormente a una strategia di marketing tailor-made mirata al mantenimento del rapporto di lungo periodo e alla customer retention.

La segmentazione di mercato è un processo strategico nel marketing perché consente ai marketer di differenziare l’offerta e garantire un’appropriata corrispondenza con la domanda. Il processo di segmentazione consente di suddividere il mercato di riferimento in gruppi tendenzialmente omogenei al loro interno ed eterogenei fra loro. Il mercato di riferimento è segmentato in modo ottimale quando i profitti marginali generati da ciascun segmento sono simili fra i differenti segmenti, massimizzando così i profitti. La segmentazione dei consumatori può essere ricondotta a tre criteri generali: Segmentazione socio-demografica, che è basata su informazioni individuali circa i consumatori quali: reddito, stato civile, professione, ecc.; Segmentazione psicografica, che privilegia variabili di carattere psicologico quali: interessi, opinioni e preferenze relative al comportamento di consumo, legate ad aspetti della personalità, della motivazione e dei valori individuali; Segmentazione comportamentale (behavioral segmentation), che si riferisce principalmente ad aspetti quali: utilizzo del prodotto, frequenza

Il supporto dei fan e la brand relationship

e complessità d’uso. In vari studi è emerso che la segmentazione sportiva è particolarmente complessa rispetto ad altri mercati, in quanto sono più complesse le relazioni fra le variabili in gioco (intrinseche, estrinseche, razionali ed emozionali), che caratterizzano in modo peculiare il consumo e la partecipazione sportiva rispetto ad altri consumi. In particolare, per i team sportivi la difficoltà di segmentare in modo ottimale il mercato di riferimento degli spettatori nasce dal fatto che essi catalizzano l’interesse di persone con background socio-demografici, psicologici e comportamentali molto differenti. Tale complessità ad ogni modo non si configura come un problema per il mercato dei diritti e del consumo legato alla fruizione degli eventi, perché benché gli spettatori siano caratterizzati da differenti variabili, di fatto si presentano come un segmento

42italia Display èMagazine

Il supporto dei fan non riguarda solamente la fruizione degli eventi sportivi, come è per gli spettatori, e l’intensità del rapporto fan-team non si incentra solo i risultati della squadra, ma investe anche aspetti emotivi e cognitivi propri della brand relationship. La brand relationship, che è basata sull’interazione costante tra brand e cliente, riflette caratteristiche simili a quelle delle relazioni fra persone, quali interdipendenza, intimità, impegno, sentimenti, ecc. Un fan è un supporter caratterizzato da un forte sentimento di affiliazione in cui il livello emotivo e il valore percepito della partecipazione sono determinati dal grado di appartenenza e dalla condivisione. Il fan accumula nel tempo e condivide con altri fan conoscenze e credenze circa la squadra, il team e la disciplina (dimensione cognitiva); è propenso a tutte le attività del team (dimensione attitudinale ed emotiva); rinforza la sua appartenenza acquistando beni tangibili come il biglietto e le merci legate al team (dimensione comportamentale). I fan sono caratterizzati da coerenza, dedizione, lealtà, affiliazione a lungo termine e da un notevole dispendio di tempo e denaro nonostante i risultati della squadra. Per cui i fan sono consumatori ‘speciali’, partner di una relazione di fedeltà e di coinvolgimento che per la maggior parte degli altri consumatori e “product brand” non è neppure ipotizzabile, ed è proprio questa peculiarità dei fan che permette al marketer maggior spazio di manovra. Ad esempio, un comportamento di consumo molto indicativo che scaturisce dalla relazione ‘incondizionata’ fanteam è il capital collecting. Il capital collecting è il fenomeno per cui i fan


collezionano qualsiasi oggetto legato a un team o a un evento, ad esempio libri, capi di abbigliamento, poster, documenti, registrazioni, articoli, autografi, foto, video di vecchie performance, ritagli di giornale, programmi sportivi, ecc. Focalizzando sempre più sulla segmentazione, in un recente studio si è cercato di misurare il grado di sacrificio dei fan in attività atte a preservare il rapporto con un brand calcistico, che coinvolgevano negativamente le proprie risorse, i rapporti familiari e le relazioni di amicizia. I risultati hanno confermato che i fan più solidamente legati al brand sono in grado di rinunciare non solo a risorse proprie (denaro, tempo, reputazione, ecc.) ma anche a relazioni personali importanti se queste incidono sul rapporto continuo con il team. Questo risultati, per quanto intuitivi da un certo punto di vista, dall’altro chiariscono che sono proprio le relazioni continue di scambio del team con i fan che rafforzano l’identificazione e aumentano la probabilità di customer retention. Per cui un buon relationship marketing che individui le esigenze specifiche dei consumatori è chiaramente il primo passo di una strategia marketing tailor-made che miri a mantenere i rapporti di lungo periodo (Il marketing tailor-made – fatto dal sarto – è una forma di marketing che focalizza sulle esigenze specifiche della clientela in modo da fornire soluzioni più possibile appropriate). Queste considerazioni appaiono ancora più rilevanti alla luce di recenti studi che hanno mostrato che l’identificazione con il team ha un impatto decisamente maggiore sui comportamenti di consumo rispetto alla soddisfazione delle performance. In questi termini dunque l’attività di un’organizzazione sportiva volta ad aumentare l’engagement dei suoi

fan e a mantenere una relazione di lungo termine si configura come una strategia più proficua rispetto all’attività volta a migliorare le prestazioni competitive della squadra. Indubbiamente, in tempi di digital transformation, un modo efficiente a basso costo per mantenere attivo il rapporto con i fan è l’interazione virtuale tramite i social media: la condivisione di informazioni standard e dell’ultimo minuto, di informazioni “dietro le quinte”, di profili degli atleti, dei migliori match, delle classifiche, dei pareri degli esperti, ecc. e l’incoraggiamento a condividere, commentare, esprimere opinioni, preferenze, partecipare alle scelte del team, ecc. In questa prospettiva, in base allo studio dell’Università di Bologna i canali social che sono più rappresentativi per le attività legate allo sport sono in ordine decrescente Facebook, Youtube, Twitter (primo per gli eventi live), Google+. È stato stimato che il 72% dei fan-utenti condivide informazioni e contenuti prima degli eventi, il 68% dopo gli eventi e il 64% ha dibattiti e confronti. L’accesso di fatto gratuito a un’arena mediatica con tali cifre non è certamente da sottovalutare né per il mantenimento del rapporto con i fan, né per la possibilità di aumentarne il numero in tempi relativamente brevi, soprattutto con le tecniche di raccolta e modellamento dati sviluppate negli ultimi anni, quali il machine learning e il deep learning, decisamente rilevanti ad esempio per una buona segmentazione e, in generale, per un digital marketing al passo con i tempi. Infine, può essere utile ricordare che il driver iniziale per la crescita di un club sportivo professionistico è senza ombra di dubbio anche l’acquisizione e il mantenimento di una base di fan.

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GRANDI SUPERFICI

di Sergio Monsorno*

Ciao caro, io esco, vado allo stadio a fare shopping. Gli stadi di calcio al bivio della loro mission: aggregatori di tifosi o erogatori di servizi ad ampio spettro.

Alzi la mano chi sapeva che lo stadio Meazza di Milano è la seconda attrazione turistica più visitata della città dopo il Duomo; e continui a tenerla alzata, per favore, chi sapeva che a sei anni dall’apertura dello Stadium, il museo Juventus ha collezionato un milione di visitatori. Si, avete capito bene: un milione, cioè più di 165mila persone all’anno o se preferite una media di oltre 550 visitatori al giorno. Immagino che non siate rimasti in molti coi crampi al braccio. Non è cosa molto nota a noi italiani, infatti, che i nostri stadi sono visitati non solo per assistere alle partite di calcio. Anzi, a dirla tutta sembra che ci sia una contraddizione tra il numero notevole e crescente di gitanti calciofili e il numero calante nel tempo di gente che riempie gli impianti la domenica per tifare la propria squadra del cuore. Si sa, la pay-tv ha fatto strage di abbonamenti e il calendario degli incontri infrasettimanali ossequioso delle esigenze televisive ha fatto il resto. Col risultato che la domenica alla partita di pallone, come la decantava

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Rita Pavone, per molti è solo un ricordo dei tempi andati. Ma la contraddizione si spiega meglio quando pensiamo alla nostra esperienza di vacanzieri all’estero, in cui magari ci è successo di fare una capatina -già che ci eravamoal Santiago Bernabèu di Madrid o all’Allianz Arena di Monaco di Baviera; scoprendo per giunta che a Monaco, per esempio, c’è un intrigante supermercato a 13 (diconsi tredici) casse sempre aperte che vende solo ed esclusivamente oggetti del licensing Bayern. Quando, appunto, ci troviamo a vivere da turisti l’esperienza di visita degli impianti sportivi all’estero, allora possiamo immaginare che ci sia una certa reciprocità nella scelta delle mete turistiche degli stranieri in Italia, con la differenza che il nostro belpaese gode, da questo punto di vista, di un vantaggio indubbio rispetto alle altre nazioni che non possono offrire la stessa dotazione di arte, storia, cultura e bellezze naturali, la quale genera un effetto di traino formidabile verso la visita degli stadi. E allora avviene, come mi è successo tre anni fa, di trovarsi in

coda dietro a una comitiva di cinquanta giapponesi in attesa di entrare al museo di San Siro alle tre del pomeriggio di un caldissimo e afoso giorno di luglio! Ma in definitiva, se si vada allo stadio per sostenere la squadra preferita o per visitare il museo o gli spogliatoi dei propri beniamini, poco cambia dal punto di vista delle opportunità commerciali: la gente che frequenta questi posti è numerosa e tanto basta. Gli americani, che in quanto a strategie commerciali e di merchandising hanno sempre avuto pochi rivali, l’hanno capito da un bel pezzo. Ne ho avuto prova nel 1987 a Baltimora in Pennsylvania quando alcuni amici mi portarono ad assistere a quella che fu la mia prima partita di baseball dal vivo. Ovviamente, da bravo italiano digiuno totale delle regole dello sport nazionale USA, non capii un accidente di ciò che stava succedendo in campo; tuttavia compresi molto bene quale uso si debba fare di una struttura gigantesca che accoglie un sacco di pubblico per fare una cosa, al quale si può proporre di farne molte altre: mangiare e bere, innanzitutto, ma anche

acquistare indumenti, scommettere, visitare la struttura stessa, vedere un film, andare in farmacia, ecc. Alla fine della partita e di quella scorpacciata -in senso letterale- di creatività di marketing, si camminava su resti di cibo e il pavimento dello stadio non era nemmeno visibile … e, quasi senza accorgermi di averlo fatto, indossavo un berrettino degli Orioles comprato all’outlet dello stadio sull’onda dell’entusiasmo per la vittoria dei padroni di casa.

Stadium experience da svecchiare Dalle nostre parti in trent’anni le cose non sono poi cambiate molto. Il massimo che uno si aspetta dall’offerta commerciale nei dintorni degli impianti nostrani è anche il minimo che si poteva attendere diverse decadi fa: i soliti furgoni attrezzati per la somministrazione di street food, con la novità semmai che oltre alla tradizionale salamella oggi ci si può trovare pure il cheeseburger. Ma chi vende cappellini


e magliette “origginali” è ancora lì sui piazzali brulicanti di clienti potenziali, quasi ad essersi guadagnato un diritto di usucapione dello spazio pubblico grazie all’occupazione del suolo tramandata di padre in figlio. Sarà che la maggior parte delle strutture sportive italiane è di proprietà pubblica, sarà che la salute dei bilanci societari nel mondo del calcio non è mai sembrata una priorità assoluta; sta di fatto che in pochi casi, purtroppo, si è assistito a un’evoluzione nel rapporto con i visitatori fatto di cospicui investimenti orientati non solo alla soddisfazione di bisogni più direttamente collegati all’entertainment sportivo, ma anche a quelli più vasti di un pubblico che desidera risposte a uno spettro molto ampio di esigenze. E che

quando decide di spostarsi fisicamente, lo fa aspettandosi servizi complementari di svago e di utilità che rendano lo sforzo di uscire di casa un’esperienza che vale la pena di essere vissuta.

Stadi al passo con il brand Vero è, rispetto a quanto detto che sul fronte del marketing relazionale le società di calcio hanno fatto grandi passi avanti. La rivoluzione di internet ha permesso di instaurare un rapporto più assiduo col database dei propri tifosi, fatto di newsletter cadenziate, di website accattivanti, di piani editoriali digitali sinergici con altri mezzi di comunicazione più tradizionali come i canali radio e tv esclusivi delle

squadre. Nel mondo del “fisico”, le alterne vicende dei flagship store dei brand più blasonati, specie quelli creati oltre confine, hanno finito per limitarne la diffusione o per generare strategie di co-marketing e di visual merchandising congiunte con sponsor e fornitori -si pensi ad esempio ai corner Adidas dedicati ai colori delle diverse squadre e dislocati all’interno dei negozi di abbigliamento sportivo-. In questa distanza tra le potenzialità degli impianti italiani come veicoli di comunicazione e di attività commerciali, e quello che succede in realtà è facile leggere uno scollamento tra le accresciute competenze di marketing del management delle società sportive, a volte mutuate da altri settori più evoluti

In questa pagina le soluzioni per pareti botaniche di Sundar Italia. Numerose le istallazioni per importanti gruppi industriali e del retail: Diesel, Coin e Aveda. Qui a destra gli orti verticali che a breve vedremo in alcunipunti di vendita del mass market italiano

sotto questo aspetto, e l’immobilismo delle strutture pubbliche deputate a gestire gli impianti e a collaborare con le aziende che li usano. Anche la migliore volontà delle società di calcio a volte si scontra con la lentezza e la mancanza di lungimiranza del pachidermico apparato statale, il cui sforzo -lodevole ed efficace a dire il vero- è stato da sempre tutto rivolto a garantire la tutela della salute e della sicurezza del pubblico. Eh già, proprio il tema della sicurezza ha rappresentato un bell’alibi se negli ultimi decenni abbiamo trascurato quanto stavano facendo gli stranieri a casa loro circa la trasformazione degli stadi in centri commerciali. Nella mia esperienza personale, prima come ufficiale delle forze dell’ordine negli anni ‘90 e oggi come erogatore di servizi di accoglienza con steward di sicurezza, il nodo è appunto questo: da un lato, scopro nei manager delle società sportive una grande vivacità professionale e il desiderio di imprimere sugli impianti una rinnovata immagine di luoghi dove trascorrere il tempo libero e non solo, con l’obiettivo coerente di


utilizzare le strutture per legare sempre di più le sorti delle squadre alla vita di tutti i giorni dei cittadini-tifosi-clienti; ma, dall’altro lato, la totale insensibilità verso questo argomento da parte di chi ha dovuto avere in gestione quasi come unico scopo il rognoso grattacapo di proteggere la sicurezza di questi luoghi, i quali sono stati, proprio nell’arco di tempo in cui altrove si trasformavano gli stadi in parchi commerciali, tristi teatri di scontri e guerriglie urbane con esiti purtroppo a volte letali. E scusate se è poco. Se dunque non possiamo biasimare gli enti pubblici che si sono concentrati sugli aspetti di tranquilla fruibilità di uno spettacolo sportivo da parte di un pubblico fatto anche di famiglie che forse di recente comincia a tornare allo stadio, d’altro canto da addetti ai lavori di marketing non possiamo neanche nascondere un certo rammarico per lo stato delle cose. La sensazione è di procedere col freno a mano tirato: miniere commerciali dorate lasciate a vivacchiare sull’onda della formidabile conoscenza spontanea dei brand coinvolti, della fedeltà delle tifoserie, della tradizione centenaria di molte società; location cittadine di enorme potenziale di merchandising semi-abbandonate sei giorni su sette; edifici vetusti, spesso inadeguati per un utilizzo diverso da quello di arena dei gladiatori “modello Colosseo”, per le quali si fatica a trovare le risorse anche solo per la manutenzione ordinaria. Le direzioni commerciali e marketing delle squadre, e garantisco per esperienza personale che sono fatte da professionisti di livello, devono limitarsi a fare il massimo con quello che c’è: stadium tour, merchandising di prodotti su licenza, organizzazione di eventi per tifosi e sponsor, investimenti per la creazione delle community di supporter a vario titolo, gestione museale e così via. Ma nei loro sogni ci sarebbe ben altro!

Pubblico o privato questo il dilemma Magicamente la musica cambia quando la proprietà degli impianti è privata o viene privatizzata. Quando cioè la lungimiranza di chi gestisce la cosa pubblica arriva ad ammettere che trasformare luoghi di scontro sportivo ma spesso anche sociale in spazi sempre più familiari a un pubblico eterogeneo che vi si reca non solo per vedere uno spettacolo di calcio, può avere risonanze positive anche sugli aspetti di sicurezza. Allora succede che si possa andare allo stadio a fare la spesa, come in quello che rimane ad oggi un raro esempio di parco commerciale integrato con una struttura di attrazione sportiva: l’Allianz-Juventus Stadium e la sua Area12 Shopping Center. Area12, come raccontano i pannelli all’ingresso, prende le mosse dall’obiettivo di creare uno spazio per tutti e per tutti i giorni, nella consapevolezza che è la centralità del cliente che dà senso a una realtà commerciale ma che è la stessa centralità del cliente-tifoso a dare “motivo di esistere” a un luogo in cui il cosiddetto dodicesimo uomo è

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Bel tentativo

una forza in campo a tutti gli effetti. Metteteci dentro anche l’ingrediente della fruibilità da location cittadina e avrete un mix efficace, in cui l’elemento calcistico si fonde con il resto della realtà urbana in modo che non si capisce dove finisca il primo e cominci la seconda. Con i suoi 60 negozi, i diversi ristoranti, un ipermercato e i retailer specializzati in elettronica di consumo o fai-da-te, Area12 non è, in senso stretto, una novità assoluta nel panorama dei centri commerciali italiani né per dimensioni, né per varietà dell’offerta, né per originalità architettonica. Si tratta in realtà di un modo nuovo di vivere la presenza di un palazzone ingombrante come uno stadio incastonato nel bel mezzo del tessuto cittadino; e di un modo nuovo di approcciare gli impianti sportivi come luoghi in cui andare non necessariamente per gustarsi un evento calcistico, o di rugby o un concerto. Del resto, la didascalia con cui Area12 definisce la sua missione è esplicita: “Area12 è il tuo campo, pensato per le persone e le famiglie, da vivere ogni giorno per fare shopping e respirare l’energia dello

sport (…). Un polo di aggregazione, divertimento, shopping e sport da vivere tutti i giorni, in completa tranquillità e sicurezza”. Chi ha orecchie per intendere, intenda. Qui in Italia siamo arrivati storicamente sempre piuttosto lunghi nell’ammodernare i nostri canali del retail e nel concepire le aree di servizio autostradali, gli aeroporti o le stazioni ferroviarie come luoghi densi di opportunità commerciali per il fatto stesso di essere poli di aggregazione umana. Ma, seppur lentamente, ci sono segnali chiari che stiamo migliorando la nostra cultura del servizio a un cliente sempre più esigente, mobile e eclettico negli interessi. E prima o poi diventerà più comune sentirsi dire: ciao caro, io esco, vado allo stadio a fare shopping! (*) Presidente e Amministratore Delegato di C2C Close To Consumer, a Gi Group Company

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SHOP FITTING

di Barnaba Barattieri

SIDAC Euroscacco mossa giusta per tutte le occasioni Il know how dei processi industriali caratterizza l’azienda trentina METALSISTEM che, grazie a 4 linee di prodotto specializzate, riesce a realizzare tutta la sua produzione internamente: ogni anno, 60.000 tonnellate di scaffalatura in acciaio per il retail e la logistica, per un mercato che coinvolge 80 Paesi.

Dallo scaffale industriale a quello per il retail. In queste poche battute si possono condensare i quasi 50 anni di storia di Metalsistem. Mezzo secolo che ha portato l’azienda trentina alla posizione di esportatore primario nel settore, grazie anche al suo heritage di competenze. Come racconta Mirco Briosi, General Manager e figlio del fondatore:

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“Quando mio padre aprì nel 1970, la produzione era dedicata ai macchinari per l’industria. Poi alcuni di questi sono stati destinati alla produzione di Super 1-2-3, una scaffalatura industriale leggera a incastro e senza bulloni”. Una novità assoluta che ebbe il suo sviluppo successivo con la realizzazione di Super 4-5-6, la scaffalatura pesante per pallet. Due successi di fila che spinsero la proprietà a spostare letteralmente l’indirizzo produttivo aziendale, ma senza abbandonare il know how ingegneristico che permetteva di produrre macchinari, soprattutto per uso interno. “Correva l’anno 1998 -prosegue Briosi- quando si concretizzò l’opportunità di acquisire SIDAC per entrare nel settore retail. Acquisizione che si perfezionò in soli 6 anni, per un ingresso a pieno titolo nel mondo dell’arredo espositivo per il retail e in particolare per nel campo dei banchi cassa: “Oggi governiamo tutto il


processo industriale dalla produzione alla verniciatura”, dice Briosi. Tutto in 6 stabilimenti - (3 a Rovereto Tn), 2 a Brescia e uno a Motta di Livenza - Tv) -, quello veneto per la produzione di macchine, 3 dedicati alla verniciatura e gli altri alla lavorazione dell’acciaio per la produzione degli arredi. Un’attività che, in cifre, si può sintetizzare alla luce di 60.000 tonnellate di prodotto finito con una percentuale di export prevalentemente europeo pari al 75%. “Le sfide di questi ultimi anni - racconta Briosi - hanno riguardato, in primo luogo, l’ottimizzazione degli spessori dell’acciaio. Il cliente richiede meno ingombro e più resistenza che noi garantiamo utilizzando acciaio di qualità

molto elevate (S400). L’acciaio da noi utilizzato è completamente zincato per garantire un prodotto di grande qualità a costi accessibili”. Un’esigenza che, sul canale GDO, è sorta con l’aumentare delle aperture di negozi di prossimità (convenience store), quindi di arredi meno ingombranti, necessari in virtù delle dimensioni ridotte di questo format (400-800 mq). “In secondo luogo da parte degli operatori sono arrivate richieste di scaffali dotati di quel ‘calore estetico’ in genere dato dai materiali in legno. Una domanda del mercato che SIDAC ha soddisfatto, dopo aver studiato un design connotato da diverse tonalità di colore e spigoli smussati”.

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La versatilità vincente Volendo analizzare l’offerta di SIDAC, compagine retail di Metalsistem che totalizza il 40% della produzione aziendale totale, emerge che il prodotto di punta del produttore roveretano è Euroscacco. “Nell’odierno mercato dello scaffale, le ‘mode del momento’ dettano le finiture e gli accessori -spiega l’Amministratore Delegato di SIDAC International Stefania Barozzi - Per ciò abbiamo optato per proporre una scaffalatura basilare che si adattasse a tutte le occasioni”. Il riferimento è all’illuminotecnica, ai porta prezzi, ai dispositivi per il proximity marketing e agli attacchi per i crowner che, a seconda dei momenti storici, hanno determinato le funzionalità e l’immagine del punto di vendita. Una connaturata mutevolezza che negli anni ha creato non pochi grattacapi agli specialisti del settore in termini di adattamento della produzione industriale ai nuovi item. Per contro è stata proprio la capacità di adattarsi a molteplici standard di accessoristica a decretare il successo della scaffalatura di SIDAC a marchio Euroscacco. Un prodotto versatile e open source rispetto ai molti accessori standard presenti nel comparto. Versatilità che si è dimostrata una caratteristica, ancor più valida in momenti come quello attuale, in cui l’orientamento della tecnologia di proximity marketing non ha ancora raggiunto quei livelli di standardizzazione tali da giustificare soluzioni specifiche e definitive, ne nuovi processi di ingegnerizzazione per l’integrazione allo scaffale. Inoltre è vero che nel canale GDO il modulo da 1330 millimetri è il più richiesto, ma Euroscacco è disponibile anche in misure da 500, 600, 900, 1000 e 1200 e 1500 mm. “Una misura quest’ultima -dice Stefania Barozzi- che può far risparmiare spazio dal momento che riduce il numero di basi e piantane tra un modulo e l’altro”.

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Teca RFID Keysistem Un’ulteriore novità riguarda le teche trasparenti per l’elettronica di consumo. Laddove il prodotto non viene lasciato al libero tocco per motivi di sicurezza o di delicatezza dell’oggetto, i mobili espositivi di SIDAC possono essere dotati di cupole o lastre di vetro con apertura elettronica. “Grazie a un dispositivo Rfid -dice Stefania Barozzi- le serrature dei mobili vetrina sono state automatizzate”. Questa tecnologia offre al retailer numerosi vantaggi. Il personale infatti può essere dotato di tessera per l’apertura delle teche. In questo modo il prodotto in esposizione può entrare nella disponibilità del cliente in qualsiasi momento, per un’osservazione ravvicinata o la prova. In più il numero di accessi alla teca è monitorabile, per esempio per misurare redditività del mobile espositivo in base al numero di aperture delle vetrine. Sotto il profilo estetico, l’eliminazione delle serrature analogiche a blocchetto e chiave rende l’aspetto della vetrina più pulito e privo di discontinuità nel visual.

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VETRINE

di Giovanna Vitacca

Il trend della vetrina Spring Summer 2018 Prima che per le strade le innovazioni si vedono sulle passerelle e nelle vetrine dei brand del lusso, portavoce di nuove tendenze che inevitabilmente abbracciano con effetto domino anche altri settori, dal design espositivo alla tecnologia per il visual merchandsing. Cosa va di moda oggi? La lettura dell’immagine in vetrina ci dice molto di più perché ognuna racconta una storia, sviluppa un concetto, trasmette un messaggio e lo fa attingendo ad altri mondi: dall’arte alla musica, dallo sport al food e così via. Una contaminazione che dà vita a nuovi ecosistemi all’interno dei quali vivono idee e persone. La moda della stagione Spring Summer 2018, in particolare, ha messo in evidenza alcuni macro trend che hanno caratterizzato gli stili e le collezioni di tutte le più note griffe del lusso e che oggi ammiriamo nei loro negozi.

LUCE POP

Il 2018 è l’anno della luce. In un periodo storico con tante zone d’ombra le persone vogliono essere attraversate dalla luce, vogliono staccarsi dal materialismo e aspirare a qualcosa di più ‘illuminato’, nobilitante per l’anima. La luce è interpretata dai cristalli, dagli specchi e in tema di abbigliamento anche da materiali meno pregiati come il pvc. Sulle passerelle il plexiglass è stato un assoluto protagonista: dagli stivali di Chanel, agli abiti di Versace fino alle borse di Prada e al trench Frankie Morello. Nelle vetrine lo ritroviamo spesso come elemento protagonista di tutto l’allestimento, è il caso ad esempio di Marina Rinaldi che lo utilizza per circondare i propri manichini come se fosse una cascata d’acqua. Luce da indossare come nella vetrina di Maison Margiela dove il raggio di sole attraversa il trench in organza, ma anche di cui circondarsi. Non ha caso alcuni brand hanno scelto anche una ritrovata forma di illuminazione come il neon. Messo da parte per questioni di sostenibilità oggi – grazie all’innovazione tecnologia – è tornato in auge ed è utilizzato come elemento di design con anche un esplicito richiamo vintage al pop degli anni ’80. La vetrina di Max&Co. ricorda un po’ gli allestimenti di un tempo del flagship di

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Fiorucci in Corso Vittorio Emanuele a Milano. Nel caso della vetrina di Chanel c’è addirittura un doppio riferimento vintage: il neon con la scritta Gabrielle per illuminare l’iconica borsa della maison disegnata da Karl Lagerfeld‎. Moncler addirittura ripropone in chiave sporty le sfere a specchi della disco music anni ‘70/’80.

FLOREAL AND TROPICAL

Se con la primavera la natura rinasce ed è un tripudio di piante e fiori ecco che la moda ha voluto vestire tutti noi degli stessi elementi. Anche in questo caso c’è un chiaro messaggio: l’uomo e la natura come


parte dello stesso creato. Un invito a essere sinergici e non a considerarsi due mondi a sé. Un invito a mimetizzarsi, a diventare parte dello stesso scenario. Ad assumere atteggiamenti più etici. Sulle passerelle hanno trionfato stampe a fiori e t ropical, da Alberta Ferretti, a Etro, Erdem, e ritroviamo questa tendenza anche nelle vetrine di Sisley e Lu-Jo. Sisley utilizza della tappezzeria a fiori per fare da cornice agli abiti, tappezzeria che è un trend ritrovato in senso più ampio da tutto il mondo dell’interior design. Lu-Jo ambienta la sua vetrina in pieno mood tropical e ancora una volta c’è un ulteriore evidente ritorno agli anni ’80: vi ricordate le camice di Magnum, P.I.?.

CRAYOLA BRIGHTS

Il colore è ovviamente un must della bella stagione. Oltre alle fantasie quest’anno un trend molto importante è il Crayola Brights, ovvero la scelta dei colori primari per confezionare abiti, ma anche da utilizzare per il make up. Parliamo di colori brillanti, decisi proprio come quelli contenuti nelle scatole dei pennarelli Crayola! Un total look monocolore interpretato quest’anno da Balenciaga, Givenchy, Rochas e da sempre bandiera delle vetrine di Benetton. Interessante come lo ha proposto Max Mara che nelle sue vetrine oltre al colore ha messo in evidenza un importante lettering. In questo caso la scelta è stata molto orientata dal marketing perché lo storico logo Max Mara degli anni ‘50 è diventato il protagonista di #maxmaragram, il nuovo pattern logato presentato all over sui look della sfilata Primavera Estate 2018.

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ART VIBES Durante le ultime Fashion Weeks molti brand hanno espresso espliciti riferimenti al mondo dell’arte per riportare sulle passerelle il senso estetico del bello, innanzitutto, ma anche per dimostrare come la contaminazione porta anche innovazione. Penso alla collezione Frida di Giada Curti, ma soprattutto alla collezione Prada Comics. Il brand ha voluto celebrare la femminilità (e il femminismo) attraverso l’arte e lo ha fatto grazie al lavoro di 9 artiste che hanno caratterizzato l’intera collezione con illustrazioni e fumetti stampati su (quasi) ogni look, dalle giacche ai cappotti, passando per T-shirt e camicie, fino agli abiti e le gonne, le borse e le scarpe. Questo trend lo ritroviamo ovviamente nelle vetrine non solo di Prada, ma anche

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di Borsalino che in occasione della nuova collezione primavera-estate 2018, da marzo ad agosto, ospiterà in ciascuna delle nove boutique monomarca le opere della pittrice greca Anna Tsalagka. Paul & Shark invece ospita un’opera artistica all’insegna del riciclo di Annarita Serra; mentre Dior irradia luce da un elemento architettonico che molto ricorda l’arte decorativa di Anton Gaudì massimo esponente della tecnica del trencadís. Pittura e scultura si intrecciano anche nelle vetrine di Premiata, che propone un insolito supporto a forma di anguria per l’esposizione delle proprie scarpe, Hermes con una scultura concettuale a fare da sfondo.


ECCENTRIC

L’arte è anche eccentricità. Molti brand hanno interpretato molto bene questo concetto sia durante le sfilate che all’interno dei propri negozi e vetrine. Eccentrica per definizione è Vivianne Westwood che ha ‘giocato’ con i propri modelli facendoli diventare attori di un film a metà tra ‘Alice nel Paese delle Meraviglie’ e ‘Amarcord’ di Fellini. Modelli che hanno vestito indistintamente abiti maschili e femminili senza un preciso riferimento sessuale e il cui unico elemento ricorrente è il gioco sul filo del tema a-gender. Non ha caso hanno sfilato come se fossero singole carte di un mazzo di poker! Questo riferimento è molto esplicito anche nella vetrina del monomarca di Corso Venezia a Milano. Altra interpretazione di ‘eccentrico’ è data da Sain Laurent i cui stivali di piume stanno spopolando su tutte le riviste di moda e sono l’accessorio cult della stagione. Le piume sono in realtà un trend della Spring Summer 2018. Le troviamo su abiti, accessori, occhiali, scarpe. Iconicamente la vetrina di Saint Laurent propone un unico oggetto, che ricorda uno struzzo, tutto di piume bianche!

A-GENDER

On top a tutti le tendenze di moda, riferite più che altro a scelte di tessuti, dettagli, modelli di abiti ci sono le macro tendenze e da qualche anno a questa parte c’è un forte orientamento a rendere la moda asessuata. Modelle che si vestono da uomo e viceversa. La bellezza che non è più la perfezione, ma anzi c’è la volontà e mettere in risalto le imperfezioni, la naturalità. Si parla di femminismo, ma anche di parità dei sessi in senso così estremo che la moda quasi annulla le differenze, elimina i confini. Gucci proclama dalle sue vetrine ‘Libertè, egalitè, sexualité’ mentre curiosamente Dolce&Gabbana mettono in scena due quadretti familiari molto tradizionali per promuovere la loro idea di #dgfamily.

TECH TREND

Non potevano non dedicare attenzione a un altro importante indicatore di tendenze del momento: la tecnologia. Molti stilisti trovano nella tecnologia, nel digital uno strumento funzionale a esprimere al meglio la propria idea artistica. Penso ad esempio a Rick Owens le cui sfilate sono delle vere e proprie performance artistiche rappresentate in un contesto scenografico dove le installazioni audio video sono parte

integrante dello spettacolo. La tecnologia è entrata anche in vetrina. Parola d’ordine per alcuni è integrazione tra visual tradizionale e digitale (Intimissimi Uomo e & Other Stories); nel caso di Philippe Plein addirittura la vetrina è un maxi schermo dove viene proiettata la sfilata della sua ultima collezione.

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EVENTI

a cura della redazione

Dal 18 al 20 di Ottobre presso Viscom, a Fieramilano Rho, 6 designer, un artista e 9 aziende sponsor sperimenteranno l’applicazione di materie prime per la produzione di soluzioni per il design espositivo nel campo dello Sport

Il Display Design è a Elementaria 2018

• Massimo Farinatti. Si laurea in architettura nel 1984, con

il professor Marco Zanuso, quando ancora la sua cattedra si chiamava “Progettazione artistica per l’industria”. Inizia il percorso professionale con Artemide e Cimbali in qualità di progettista industriale, poi come freelance presso studi e atelier della realtà creativa milanese. Ha insegnato presso l’International College of Design and Arts, la Camera della Moda e la Scuola Politecnica di Design, è stato coordinatore didattico presso l’International College of Design and Arts. Oggi è professore associato al Politecnico di Milano e con il prof. Francesco Schianchi tiene il corso Designer e creatività. Clienti: Albatros | Antonangeli | Cesame | Cristina Rubinetterie | Blu Bleu | Tognana Biesse | Ultravox | Vetta | Fassi Sport | Zucchetti | Kronotech | Wilux | Valera | Bossini | Hoesh | Honda | Mitsubishi | Nissan | PAA | LIDC | Novellini | Ultravox | Domino | Mauri | Armida | Yoolife | Nord Group | Canali System | Gabin.

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• Giorgio Gurioli. Inizia la sua attività nel mondo dell’elettronica con Motorola nel 1981. Nel 1985 fonda Méta srl società di progettazione e produzione per il tempo libero. Nel 1991 è fondatore di Syn Design srl:oggetti “simbiotici” autoprodotti (MOMA: Museum Of Modern Art di New York). Realizza nel 2002 il progetto Design extrasensoriale per Kundalini (Hara miglior oggetto di design del pianeta secondo la rivista GQ, seguono:Asana, Body, Alone). Poi nel 2009 Homology, the structure connecting le implicazioni dei nuovi linguaggi formali della genetica DNA-RNA ( Lampada e poltrona per Kundalini a Cosmit). Nel 2016 fonda Bistrò, centro ricerca e sviluppo prodotto di SiComputer con l’intento di umanizzare i prodotti di elettronica e informatica. Alcune sue opere sono al MOMA di NY, al Denver Art Museum Permanent, al Stedelijk Museum Amsterdam. È docente di metodologie della progettazione presso ISIA di Faenza, Clienti: Aur.el, Kundalini, Naos, Acerbis international, Viceversa, Sigma-Tau, Giostyle, Outlook design Italia, Martini, Tonelli, Lamborghini, Cefla Group, Giovannetti collezioni, Air Liquide. Intesa SCM, Ilpo, Wasp, Alpi legno, Nucleus, Feedback.

• Matteo Caini. studia e si laurea in Architettura presso il Politecnico di Milano. Nell’Ordine degli Architetti di Milano dal 1998, da subito si unisce allo studio di architettura Caimi&Asnaghi diventandone socio. Oltre ai progetti italiani ed europei, lo Studio sviluppa una serie di realizzazioni residenziali e di showroom in diverse città americane, New York, Philadelphia, Miami, Atlanta, Chicago e Phoenix che Matteo Caimi segue in prima persona. L’attività di progettazione spazia dal settore residenziale, anche per la cura degli interni, elaborando soluzioni che utilizzano prodotti di serie o ad hoc, fino ad arrivare a complessi scolastici, alberghieri, sportivi, industriali, banche, negozi, showroom, allestimenti fieristici e temporanei, yacht. Dal 2008 ricopre il ruolo di Director of Architecture presso l’Atlanta Design Festival. Dal 2012 al 2017, diventa Art Director dello Studio 3125, showroom di interior design europeo, a Tempe in Arizona. Nel 2018 costituisce Matteo Caimi architecture and design continuando il percorso iniziato presso Caimi&Asnaghi. anche presso lo studio di Miami. www.matteocaimi.com


IL TEMA DELLA QUARTA EDIZIONE Si rinnova per il quarto anno consecutivo la mostra Elementaria aperta alla sperimentazione di nuove materie prime per il design espositivo e, come recita il manifesto dell’esibizione: “Per la produzione di prototipi di materiali espositivi con la finalità di creare innovazione nel settore ”. A partecipare 6 designer e uno street artist, selezionati dal board della mostra e, come sponsor, 9 aziende legate al mondo dei raw material che considerano la display industry e l’arredo espositivo per il retail come canali di business: Adreani, Advplast, Isonova, Madreperla, Montecolino, Palram, Pamafock, Pigomma (Sogimi), Pressoplast. Ognuna sarà associata a un designer fornendo materie prime in lastra, supporti o compound da applicare nei progetti della mostra. Dopo le prime tre edizioni i cui temi centrali sono stati rispettivamente l’abbigliamento, il food&beverage e il bellessere, in questa quarta tornata i contenuti del briefing lanciato da Adidas orienteranno i progettisti a sviluppare prototipi legati al segmenti merceologici e distributivi dello Sport, per la produzione di strutture espositive adatte alla presentazione di prodotti all’interno di: a) Impianti sportivi: palestre per il fitness, piscine, club legati a sport specifici. b) Retail specializzato tradizionale GDO e GSS (Decathlon, Sport Specialist, Longoni Sport, Cisalfa): monomarca (Adidas Nike, Puma, Freddy) e multimarca (per es: Foot Looker, Tresse Sport) c) Farmacie, parafarmacie (per quanto riguarda gli integratori alimentari per lo sport). d) Musei sportivi e shopping stadium. e) Hotellerie: palestre e centri benessere.Nell’area espositiva della manifestazione insieme agli spazi dedicati ai prototipi, è prevista una material gallery per l’esibizione di raw material complessi in appositi corner. L’area misurerà complessivamente oltre cento di metri quadrati e beneficerà della vicinanza con il concorso DIVA (Display Italia Viscom Award), competizione in sei categorie (POP durevole e non durevole, Shop fitting, Digital Signage, Packaging, Vending). L’indotto di visitatori previsto da Viscom italia, fiera della comunicazione visiva è stimato in circa 20.000 visitatori professionali afferenti l’industria di marca e gli specialisti del settore. Tra gli obbiettivi di Elementaria 2018, la segnalazione di prototipi realizzati da trasformatori specialisti in comunicazione in store e trade marketing, come nuovi concept espositivi. A tal proposito sulla scorta delle esperienze positive delle precedenti edizioni sarà creata una prewiew dei progetti che precederà l’esibizione. Per informazioni marco@tinteunite.it, www.displaymagazine.eu/elementaria2018/

•Marco Maggioni. Nato a Diano Marina (IM), studia industrial design all’Istituto Europeo di Design di Milano (IED). Apre un proprio studio di design nel 1991, anno in cui riceve tre segnalazioni al premio Compasso d’Oro. Ha disegnato numerosi prodotti per importanti aziende italiane ed estere con partecipazioni a mostre e fiere internazionali. Numerose le pubblicazioni dei suoi progetti. Insegna allo IED e svolge attività didattica presso Domus Academy e all’Istituto Marangoni come esperto di design 3D. Fonte di ispirazione di Marco Maggioni sono la natura, la cibernetica di cui è un grande esperto.

•Cristian Visentin. Nasce nel 1972 a Varese, si laurea

in Architettura indirizzo Disegno Industriale presso il Politecnico di Milano e frequenta un master in Industrial Design presso la Scuola Politecnica di Design (SPD) di Milano. Matura diverse esperienze lavorative in alcuni studi tra cui l’Atelier Bellini, lo Studio arch. Marco Zanuso jr e il centro ricerche e sviluppo Baleri Italia. Il suo Studio di Pavia si è specializzato nell’offrire al cliente un servizio che parte dal concept iniziale fino all’engineering, cercando di incontrare le esigenze tecniche e commerciali dell’azienda in un’ottica di innovazione e di proiezione verso il futuro. Questo approccio si è concretizzato in diversi ambiti tra cui il design del gioiello, packaging per dvd a edizione limitata, elettrodomestici grigi o bianchi e macchine industriali.

•Maurizio Milani Maurizio Milani nasce e studia a Milano.

Segue i corsi di graphic design con Albe Steiner presso la Società Umanitaria. Nel 1976 entra in partnership con il fratello fondando lo studio Armando e Maurizio Milani con sedi a Milano e New York. Si specializza in corporate identity, nel progetto del marchio, in segnaletica e, già nel 1981, inizia ad insegnare Graphic Design presso Società Umanitaria, IED di Milano e Roma, Accademia di Comunicazione a Milano e Industrial Design per la Comunicazione Visiva al Politecnico, al Master TdC Fashion del Tessile di Como, alla Northern Illinois University di Chicago e in numerose sedi aziendali. Ha realizzato l’immagine coordinata di Zerowatt, Tonolli, Cordenons, Tessile di Como, Federazione Italiana Malattie Polmonari Sociali, Italtel Enimont, Euroswiss Banking, di Fin. Eco Investment, Pietro Mezzaroma e del Rione Rinascimento, il marchio Mother Earth, l’immagine Miami Film Awards, IEO Istituto Europeo di Oncologia, Snam centri turistici, Fondazione Policlinico Mangiagalli e Ospedale Maggiore di Niguarda a Milano. Nel 1982 entra nel Who’s Who in Graphic Art, po in First Choice Leading International Designers e in One By One. Nel 2005 riceve la Laurea Honoris Causa in Scienze della Comunicazione da ISFOA.

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•Pablo “Pinxit” Compagnucci. Nato a La Plata nel 1964 si laurea in architettura a La Plata nel 1987, titolo che consegue anche nel ‘95 a Politecnico di Milano. Nel 1986 inizia la sua carriera come street artist con un murale intitolato 1986-1989 writing- la plata argentina. Da allora si è esibito in live performance dal vivo anche nel live panting e in diverse mostre come pittore. A titolo non esaustivo menzioniamo alcune delle sue opere più importanti. Tra i murales: 2017 Piazza Pino Daniele Oliveto Citra, festival della letteratura 2017 street ort Via esterle Milano, in collaborazione con Assessorato alla Sicurezza e Coesione sociale del Comune di Milano 2000, murales in piazza Catanzaro lido. Tra le mostre 2017, festival della letteratura 2017 street art via esterle Milano, LIVE J&J live painting and art show for national convention of Johnson&Johnon, Roma, curated by Christian Gangitano produced by StarChestnut Agency 2017 Pablo Pinxit The Bunker Milano ,curated by Christian Gangitano 2016 Black box Laboratorio Cagliani Milano In gruppo: 2005 Donne - Barbara Mahler gallery. Lugano, Swiss. Catalogue by Maurizio Sciacaluga 2001 Cristo si è fermato a Eboli - MAC Museo greend’Arte castContemporanea Carlo Levi. Aliano, Italy. È supportato dal curatore d’arte pop Christian Gancitano. green cast

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green cast Dibond. L’accoppiata tra Pigomma (Sogimi) e il designer Giorgio Gurioli genererà un prototipo in Dibond, il noto materiale prodotto da 3A composite costituito da una lamina in alluminio in vari spessori e da un nucleo in polietilene e minerale. Disponibile in varie finiture, garantisce effetti estetici di grande eleganza, per tanto si presta alla realizzazione di progetti di shop fitting e display design anche di alto posizionamento.

Green Cast. Maurizio Milani svilupperà il suo prototipo assieme a Madreperla che fornirà il riciclabile Green Cast. Le lastre realizzate con questo materiale sostenibile derivano da un processo che l’azienda ha perfezionato in collaborazione con università italiane e tedesche, ossia la rigenerazione del PMMA (Polimetilmetacrilato) in forma di scarti (e prodotti) alla fine del loro ciclo di vita. Un processo termico che riconduce gli scarti alla materia prima liquida (metilmetacrilato monomero).

Palboard: l’estetica, la resistenza meccanica, la compattezza e la rigidità delle due superfici esterne in cloruro di polivinile, si completano con la leggerezza del materiale espanso interno, aprendo la strada a nuove possibilità di lavorazione. È questo in sintesi Palboard il materiale che Palram metterà a disposizione di Pablo Pinxit per la realizzazione di un prototipo pensato per l’appunto da un artista.

Pressoplast. I fogli in PVC trasparente prodotti da Pressoplast vengono calzati su un’ossatura in policarbonato e si prestano per diventare elementi unici attraverso l’inserimento interno di materiali naturali come petali, chicchi di caffè macinati, foglie di alberi di banana. Texture naturali che il designer Massimo Farinatti saprà sfruttare al meglio per la realizzazione di un prototipo dall’alto valore estetico.

Crylux Argenta proposto da Adviplast è un materiale concepito per il design espositivo e la comunicazione visiva, un vantaggio per il designer Cristian Visentin visto che questo prodotto di Polycasa offre innumerevoli possibilità di lavorazione: Crylux si può segare, forare, stampare, fresare, lucidare meccanicamente, termoformare, piegare a caldo e con alcuni accorgimenti anche tagliare al laser.

by più performanti Laminil. Tra i sostituti del cartone non si può tralasciare di annoverare il Laminil di Isonova ha proposto al designer Marco Maggioni per partecipare a Elementaria 2018. Un cosiddetto supporto sandwich che lascia spazio alla creatività in quanto: facilmente stampabile, dotato di memoria elastica ed ecosostenibile. Si poiché nella versione bio è biodegradabile e utilizzabile anche per la produzione di packaging alimentare,

Perspex. È uno dei materiali più noti al mondo e tra i primi a essere commercializzato in Italia nel segmento dei metacrilati delle plastiche. Adreani lo ha proposto all’architetto Matteo Caimi per partecipare a Elementaria 2018 sottolineando le rare finiture di cui il distributore milanese dispone per un prototipo all’insegna della ricercatezza nei colori. È bene che il polimetacrilato Perspex è si presta ad applicazioni in progetti di alta gamma.

Pamaflock. Tutti i prototipi di Elementaria 2018 potranno contare su una lavorazione ad alto contenuto tecnologico. La floccatura è infatti un presidio di competenza dell’azienda vicentina Pamaflock, L’effetto in questione che conferisce alla superficie dei polimeri una texture vellutata, si ottiene orientando e proiettando particolari fibre naturali o artificiali contro superfici spalmate di adesivo. L’energia per orientare ed accelerare la fibra, in modo tale da farla penetrare nello strato incollato, è fornita da un campo elettrostatico applicato o fra dosatore di fibra e superficie da floccare. Le fibre impiegate per il processo di floccatura hanno dimensioni che vanno da spessori di pochi decimi di millimetro a qualche millimetro e dianarature molto basse. Possono essere ricavate con procedimento fisico-chimico da fibre di polyamide, raion, viscosa, cotone in una varietà infinita di colori e taglie.

Montecolino. A ogni materiale espositivo la sua pavimentazione o il suo tappeto decorativo. A questa esigenza potrà rispondere Montecolino durante la sua partecipazione a Elementaria 2018. Da diversi anni infatti l’azienda di Provaglio è in grado di garantire la fornitura di diversi supporti calpestabili: dal più economico agugliato di primo prezzo fino alle moquette importanti, che riproducono marchi e loghi stampati in digitale. La scelta del tappeto giusto dipende dall’impiego che se ne farà e dalla durata richiesta, che possono variare sensibilmente secondo un campo COLORI PANTONE: PANT 185 c PANT 425 c di applicazione che può spaziare dalla campagne promozionali all’arredamento. Anche i sottofondi PANT 356 c possono essere scelti in base alle prestazioni del tappeto, che può essere lavabile oppure del tipo usa e getta. Per le vetrine firmate Montecolino generalmente si utilizza il feltro stampato in digitale.

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PALBOARD™ Decorative Recycled Co-Extruded panel

Print It  Route It  V-Groove It  Fold It Dimensioni standard Thickness: 2-10 mm Length: 2.440 mm / 3.000 mm / 3.050 mm Width: 1.220 mm / 1.500 mm / 2.030 mm

Rigid surface on both sides

PALRAM EUROPE LTD.  sales.italy@palram.com  www.palram.com



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