N. 17 - aprile 2015

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Poste Italiane Spa Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 – CN/PR.

Rivista trimestrale

WELLNESS-ANTIAGING

Aprile 2015 - ANNO V

L’ACCADEMIA DEL FITNESS magazine

N. 17


Relatori

■ La teoria neuro-endocrina dell’invecchiamento Dr. Filippo Ongaro ■ Alimentazione neuro-endocrina Certified in Anti-aging & Regenerative ■ L’allenamento come stimolo ormonale Medicine (ABAARM - USA) ■ Integratori alimentari per la modulazione dei valori ormonali Certified AFMCP (Applying Functional ■ La terapia sostitutiva ormonale con ormoni bioidentici per Medicine in Clinical Practice) - IFM contrastare il decadimento psico-fisico: applicazioni ed (USA) indicazioni terapeutiche, effetti benefici ed effetti indesiderati

Dr. Massimo Spattini

Specialista in Scienza dell’Alimentazione Specialista in Medicina dello Sport Certified in Anti-aging & Regenerative Medicine (ABAARM - USA) Certified AFMCP (Applying Functional Medicine in Clinical Practice) - IFM (USA)

ECM : sono stati richiesti i Crediti per le figure professionali di: Medico Chirurgo, Biologo, Dietista, Farmacista

Segreteria organizzativa AFFWA Galleria Crocetta 9/A - 43126 PARMA Tel. 0521.1682083 - Fax 0521.294971 accademia-affwa@libero.it www.affwa.it


numero 17 / 2015

ACCADEMIA DEL FITNESS Wellness - Antiaging Galleria Crocetta 9/A 43126 Parma Tel. 0521 1682083 Fax 0521 294971 www.accademiadelfitness.com accademia-magazine@libero.it

EDITORIALE

Direttore: Valerio Merola Direttore scientifico: Massimo Spattini Art director: Cinzia Ruggeri Capo redazione: Silvia Iorio In redazione: Claudia Bonini Cristiana Pedrazzini Andrea Angelozzi Comitato scientifico: Dott. Damiano Galimberti Dott. Filippo Ongaro Prof. Mario Passeri Hanno collaborato a questo numero: Andrea Angelozzi Claudia Bonini Krista Burns Ciro di Cristino Paolo Evangelista Eugenio Luigi Iorio Guido Maronati Mauro Miceli Giovanni Occhionero Filippo Ongaro Piercarlo Salari Massimo Spattini In copertina: Kim Lyons e TJ Hoban Foto di copertina: Alex Ardenti

ALIMENTAZIONE GLOBALE INSOSTENIBILE Quando i paesi si sviluppano aumenta il reddito procapite e accresce la urbanizzazione, cambiano anche le abitudini alimentari delle popolazioni che si orientano di più verso cibi ricchi di zuccheri, grassi raffinati e verso un maggior consumo di carne, soprattutto bovina. L’aumento dell’allevamento del bestiame porta ad uno sfruttamento sconsiderato dei terreni agricoli per la produzione del foraggio, inoltre il bestiame produce grandissime quantità di metano che hanno un effetto inquinante sovrapponibile a quello delle automobili. Questa progressiva diminuzione del consumo di frutta e verdura, associata al consumo di “calorie vuote” e di proteine animali da allevamento, porterà come conseguenza (in realtà già sta avvenendo) un incremento del diabete di tipo 2, attualmente considerato dall’Organizzazione mondiale della Sanità un’epidemia mondiale insieme all’obesità, delle malattie cardiovascolari e di alcune forme di tumori. Seguendo invece una dieta di tipo mediterraneo, più vegetariana ed evitando il consumo animale con l’eccezione del pesce e frutti di mare, si avrebbe una riduzione del 25% dell’incidenza del diabete di tipo 2, del 10% per i tumori e di

circa il 20% per le morti per malattie cardiovascolari, oltre che prevenire l’incremento delle emissioni di gas serra e delle distruzioni degli habitat. Voglio ricordare tuttavia che la dieta Mediterranea non è la dieta delle 4 P (cioè pane, pasta, pizza, patate) che porta inesorabilmente alla quinta P cioè pancia, ma è una dieta ricca di frutta, verdura, cereali integrali antichi, frutta a guscio, olio di oliva e pesce. A marzo inizia l’EXPO 2015 ed il tema sarà “Nutrire il pianeta, emergenza per la vita”. Il compito dell’AFFWA sarà, come è sempre stato, di educare verso una corretta alimentazione per favorire nuovi stili di vita che comprendono anche l’attività fisica e la gestione dello stress, prevenire le nuove grandi malattie sociali della nostra epoca, dall’obesità alle malattie cardiovascolari, dai tumori alle malattie ipocinetiche, valorizzando le pratiche che permettono la soluzione di queste malattie ed infine individuare strumenti innovativi di integrazione che non rappresentino una minaccia per la salute ma garantiscano la disponibilità di tutti i nutrienti necessari per una corretta funzionalità organica. Massimo Spattini Presidente AFFWA

Editore: Profitness S.a.s. Galleria Crocetta 10/A 43126 Parma Tel. 0521.941319 Stampa e distribuzione: Toriazzi S.r.l. Strada del Pozzetto 16/a 43122 Parma Tel. 0521.645875 Registrazione n. 12/2004 Tribunale di Parma

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L’Accademia del Fitness

SOMMARIO EDITORIALE

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KIM LYONS E TJ HOBAN

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di Massimo Spattini

di Valerio Merola

PRESTAZIONE ATLETICA IN FUNZIONE DELL’OROLOGIO CRONORMORFOLOGICO 8 di Massimo Spattini

LO STUDIO POSTURALE NELLA SPOT REDUCTION

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LA SALUTE INIZIA DALLE GIUSTE CURVE Come la curvatura della tua spina dorsale influenza la tua salute

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GAMBE PESANTI E CIRCOLAZIONE VENOSA Il ruolo degli estratti naturali

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TUTTO È PERFORMANCE

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L’IMPIEGO DI CELLFOOD® NELLO SPORTIVO Modulare il consumo di ossigeno per ottimizzare le prestazioni e migliorare la qualità del recupero – novità dalla ricerca

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GLUTEN SENSITIVITY

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SPIRULINA: IL SUPER ALIMENTO ADATTO A TUTTI!

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ACIDOSI METABOLICA: ATTENZIONE AI CRAMPI MUSCOLARI

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IL “LIFTING DOLCE”: DAL BISTURI AI FILI

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ULTIME RICERCHE IN FITNESS, WELLNESS E MEDICINA ANTIAGING

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di Ciro di Cristino

di Krista Burns

di Giovanni Occhionero

di Paolo Evangelista

di Eugenio Luigi Iorio e Mauro Miceli

di Claudia Bonini

di Andrea Angelozzi

di Piercarlo Salari

di Guido Maronati

di Filippo Ongaro 4



L’Accademia del Fitness

LE INTERVISTE DEL DIRETTORE A cura di Valerio Merola

KIM LYONS E TJ HOBAN TJ Hoban e Kim Lyons sono i protagonisti di questa copertina, personaggi molto conosciuti nell’ambito del fitness americano e mondiale. Splendidi quarantenni, sono perfetti esempi di come gli stili di vita che promuoviamo da sempre tramite l’Accademia del Fitness, portino ad uno stato di salute fisica e ad un approccio mentale che si traduce in una visione vincente nei confronti della vita. Kim Lyons, dallo sport al business: Come sei arrivata al mondo del fitness? Ho studiato per diventare pilota ma, dopo la laurea, ho deciso che non era quello che desideravo per davvero. Ho trovato lavoro presso la reception di una palestra con l’intenzione di mantenere quell’impiego fino a quando non avessi capito cosa volevo fare della mia vita! Lì ho incontrato un personal trainer che mi suggerì di provare a partecipare ad una gara di fitness. Lui stava allenando una ragazza che aveva bisogno di qualcuno per dividere il costo delle sue sessioni di allenamento così mi sono buttata anch’io! Questo ha cambiato la mia vita. Provenivo da un college per ragazze che non mi aveva dato nessuna fiducia in me stessa e non ero mai sentita così forte e sicura come il mio trainer mi stava insegnando. Ho capito che sarebbe piaciuto

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anche a me aiutare gli altri ad acquisire quel tipo di consapevolezza, così sono andata alla National Academy of Sports Medicine. In seguito, dopo aver partecipato ad alcune gare, ho iniziato ad ottenere alcuni ottimi lavori come modella e ho finito per firmare un contratto con Muscle Tech. Da lì sono diventata un’atleta Weider e ho anche iniziato a scrivere articoli. Ho catturato l’attenzione della NBC e sono diventata allenatrice di “The Biggest Loser” (un reality televisivo che segue grandi obesi che vogliono mettersi in forma) per un paio di stagioni e….. il resto è storia! Quello che pensavo fosse solo un hobby è diventato la migliore carriera professionale che potessi augurarmi. È una sensazione meravigliosa sapere che sto facendo esattamente quello che volevo fare nella vita! Quali sono i migliori risultati che hai ottenuto durante la tua carriera agonistica? Ho vinto il concorso di Miss Galaxy nel 2000. E ‘stata una gara molto divertente perché era basata su un percorso ad ostacoli difficile, che richiedeva grandi abilità atletiche, forza e velocità, ma il fisico veniva giudicato per le qualità femminili. La maggior parte delle ragazze che mi potevano battere sul percorso


numero 17 / 2015 ad ostacoli avevano un fisico piuttosto corpulento e non stavano così bene con i tacchi alti! Io ero super veloce, forte, e ancora molto piccola e femminile. Ricordi la prima volta che sei apparsa in una copertina? La mia prima copertina è stata per Oxygen Magazine. Ero così eccitata. Non dimenticherò mai la sensazione meravigliosa che ho provato nel vedermi in copertina per la prima volta. E ‘stato surreale pensare che altri mi avrebbero ammirato come io avevo ammirato tutte le ragazze-copertina precedenti. Da allora sono apparsa in oltre 30 copertine e ho ancora lo stesso entusiasmo della prima volta! Quali sono i tuoi progetti futuri? I miei progetti futuri, wow... avrei bisogno di 10 pagine per scriverli tutti! In poche parole, i miei obiettivi ora sono rivolti maggiormente al lato commerciale del fitness. Sto costruendo un nuovo marchio “Bionic Body”, www.BionicBody.com. Si tratta di uno studio e centro benessere che funziona con un muro con sistema a binari che permette allenamenti funzionali multipli. Adottiamo un tipo di approccio al fitness più scientifico facendo test genetici e un’analisi approfondita del corpo in modo da poter dare ai nostri clienti un piano alimentare completo e consigliare gli esercizi idonei per raggiungere i loro obiettivi. Nella spa facciamo massaggi e trattamenti per il viso in modo da favorire più velocemente il recupero dagli allenamenti e sentirsi coccolati e belli. Ho intenzione di aprire studi in tutto il mondo e di vendere il sistema Bionic Body on line, con l’accesso al video di formazione per coloro che non possono raggiungere lo studio. Il Bionic Body Gear, www.BionicBodyGear.com, è stato da poco lanciato in 157 negozi al dettaglio e sta andando molto bene. Il mio primo studio è stato aperto quasi un anno fa e siamo in procinto di aggiungerne altri 3: a Beverly Hill, New Port Beach e Laguna Hills. Ho apprezzato molto l’essere entrata in contatto con il lato commerciale del fitness. E ‘un po’ difficile per me trascorrere così tanto tempo su un computer, ma mi piace sapere che quello che sto costruendo aiuterà altri ad ottenere un corpo sano e ad acquisire una mentalità fiduciosa. TJ Hoban, dal fitness allo spettacolo: Sei uno dei modelli di fitness più famosi e considerati del mondo ma come ci sei riuscito? In realtà è stata una lunga strada. Sono fiero di poter dire di aver usato il fitness per superare le avversità e per cambiare la mia vita. Quando ero un bambino ero particolarmente esile, portavo occhiali spessi come fondi di bottiglia, bretelle ed un ridicolo taglio di capelli a ciotola. Non avevo nemmeno il coraggio di rivolgere la parola ad una ragazza… per non parlare di ottenere un appuntamento! Stanco di questa condizione ho chiesto a mia mamma di comprarmi un set di pesi per il mio compleanno e ho iniziato ad allenarmi in modo rigoroso trasformando il mio garage in una palestra e allenandomi come se fossi stato Rocky che combatte per la sua vita. Non so se perché dopo ogni estenuan-

te allenamento mi sentivo più sicuro o perché mi sentivo talmente svuotato da non avere la forza di preoccuparmi di niente altro ma, in ogni caso, allenarmi è diventata la mia terapia e l’ho usata per affrontare qualsiasi ostacolo e concentrarmi su come cambiare la mia vita sempre per il meglio. Quando è avvenuta la svolta della tua vita? Durante gli anni del college…. frequentavo l’Università dell’Arizona e mi trovavo a San Diego per le vacanze, stavo passeggiando su una spiaggia e sono stato notato da un fotografo che mi ha fatto fare il mio primo servizio per International Men Magazine che ha rappresentato l’inizio della mia carriera. Ho posato per Men’s Health, Muscle & Fitness, Men’s Fitness e molti altri. Qualche anno dopo mi sono trasferito a Los Angeles per dedicarmi alla recitazione. Ho una passione per la commedia e il teatro ma lavoro anche per la televisione e per il cinema. Puoi citare alcune delle tue partecipazione televisive…le più conosciute almeno.. Ho lavorato per moltissime serie televisive fra cui “ CSI NY”, “Ally Mc Beal”, “Suddenly Susan”,”,It’s always sunny in Philadelphia”. Ho avuto anche ruoli di rilievo in soap operas come “Bold and the beautiful” (Beautiful) oppure “Young and the restless” (Febbre d’amore) che sono le più famose e storiche soap operas americane. Lavoro moltissimo in teatro e nel cinema… avrei una lista interminabile da raccontare… Se tu dovessi compilare un curriculum, cosa inseriresti nella voce “Special skills” o “abilità particolari”? Le mie “special skills” sono piuttosto eclettiche perché vanno dalla grande capacità di improvvisazione alla mia passione per la kick boxing o al fatto che sono un personal trainer e uno scrittore ma, cosa più importante, sono l’uomo che avrei voluto essere, capace di affrontare la vita con tenacia e positività e, per questo devo dire grazie al fitness. Il Direttore

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L’Accademia del Fitness

PRESTAZIONE ATLETICA IN FUNZIONE DELL’OROLOGIO

CRONORMORFOLOGICO

In un recente studio dell’Università di Birmingham pubblicato sulla rivista Current Biology si è visto che le prestazioni atletiche possono variare del 26% nell’arco della giornata. Lo studio ha riguardato 20 giocatrici di hockey e ha valutato la loro resistenza cardiovascolare in diversi momenti della giornata, tra le 7,00 e le 22,00. Il risultato ha evidenziato che il momento migliore per la prestazione atletica è il tardo pomeriggio ma, come nella maggior parte degli studi, questo risultato esprime la media. Andando invece a vedere i singoli individui, all’interno del gruppo, emergevano notevoli differenze: c’erano individui abituati a svegliarsi ed alzarsi presto al mattino che rispondevano meglio verso le 12,00 altri che al contrario si svegliavano faticosamente e tardi, ottenevano migliori risultati alla sera ed infine soggetti intermedi che avevano migliori prestazioni verso le 15,00. In effetti una rivisitazione della letteratura scientifica da parte di scienziati tunisini (Chortle Strenght and Conditioning Research 2012) mette in luce che sia la performance che la forza sono correlate alla temperatura corporea che raggiunge il suo massimo tra le 16,00 e le 18,00. È altrettanto interessante

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constatare, come emerge nello studio “Relationship between time of day and variations in blood pressure response to aerobic exercise” (A. Di Blasio et al. Med Sport 2010 University Center of Sport Medicine Chieti Italy), come l’orario dell’attività fisica influisca anche su certi parametri legati alla salute come, ad esempio, la pressione arteriosa. In questo studio è stata monitorata la risposta pressoria durante l’esercizio fisico di tipo aerobico e nei successivi 30 minuti in 3 momenti della giornata (9,30-14,00-18,30). I risultati hanno evidenziato un diverso andamento della risposta pressoria diastolica (la minima) durante la prova, ed una sua maggior riduzione nel recupero quando questa era effettuata alle 18,30. La sensazione di fatica è stata maggiore di mattina. Concludendo: la pratica dell’esercizio fisico nel tardo pomeriggio sembra ottimizzare l’effetto ipotensivo indotto dall’esercizio sulla pressione arteriosa diastolica. Bill Kraemer dell’Università del Connecticut, in uno studio condotto su atleti di velocità su pista, ha riscontrato che i livelli di melatonina (l’ormone del sonno che può persistere al mattino e può causare sonnolenza) erano più alti al mattino che al pomeriggio e questo coincideva



L’Accademia del Fitness con una minor performance nella corsa mentre il salto verticale non era influenzato dai livelli di melatonina. Oltre alla melatonina ritengo che altri ormoni siano coinvolti nel rendimento della prestazione atletica e questo è conforme ai dettami della Cronormorfoterapia. Se ci rifacciamo allo studio riportato sulla rivista Current Biology, credo che la maggior parte delle giocatrici di hockey avesse una morfologia iperlipogenetica cioè atleticarobusta, con una mentalità predisposta agli sport violenti che corrisponde ad una prevalenza delle surrenali come ghiandola dominante con maggior produzione di cortisolo e adrenalina. In questi soggetti l’attività fisica intensa causa un’eccessiva stimolazione delle surrenali con un’impennata di cortisolo che è normalmente già elevato al mattino. Questa ipercortisolemia ha un effetto negativo sulle performance atletiche, sia perché il cortisolo agisce negativamente a livello dei sistemi cognitivi, sia perché ha un effetto catabolico a livello muscolare. Queste persone al mattino appena alzate sono estremamente affaticate, cominciano a “carburare” solo in tarda mattinata e finiscono per rendere al meglio verso sera. Questa è una condizione classica anche dei manager, individui dominanti e iperadrenergici che, non a caso, difficilmente si recano in ufficio prima delle 10 del mattino, per poi trattenersi fino a sera inoltrata, invece la segretaria, ipolipolitica, presente già al mattino presto è costretta a fare gli straordinari. Gli ipolipolitici sono già efficienti al mattino presto mentre i misti, cioè gli “intermedi” dello studio di Birmingham, sono più efficienti verso mezzogiorno, orario nel quale la loro ghiandola dominante, che è la tiroide, funziona al meglio. Esistono però altri motivi per cui la performance atletica al mattino può essere inficiata. È parere dei più che l’orologio biologico influenzi la forza muscolare soprattutto regolando la produzione di energia a livello cellulare, che è maggiore nel tardo pomeriggio. Ebbene esiste però un sistema, usato inconsciamente dalla maggior parte di noi, che altera l’orologio biologico e può drasticamente aumentare la performance atletica: la caffeina! La caffeina ha un effetto ergogenico in quanto aumenta l’energia cellulare inibendo la disgregazione dell’AMP ciclico che porta alla glicogenolisi e alla lipolisi con produzione di energia. La caffeina inoltre promuove l’ingresso del calcio a livello della cellula muscolare e questo permette l’interazione tra actina e miosina, necessaria per la contrazione muscolare. La caffeina esercita inoltre senza dubbio un noto effetto stimolante a livello del sistema nervoso centrale che predispone ad una maggior concentrazione mentale. Per verificare la promettente capacità della caffeina di migliorare la prestazione atletica al mattino, Rodriguez et al. hanno testato dodici uomini allenati durante l’esecuzione dello squat e della distensione su panca orizzontale al 75% del peso massimale, in momenti differenti della giornata, con o senza caffeina,

in un esperimento con placebo a doppio cieco (cioè nessuno tra gli atleti e tra gli sperimentatori sapevano chi stesse assumendo caffeina e chi il placebo). Il risultato è stato che il gruppo che si è allenato al pomeriggio senza caffeina era significativamente più forte del gruppo del mattino al quale era stato dato il placebo a conferma dell’impatto negativo dell’allenamento al mattino sulla performance. Quando poi entrambi i gruppi hanno ricevuto la caffeina non ci sono state differenze significative sia nello squat che nelle distensioni su panca, indicando che la caffeina è in grado di annullare il “gap” nella performance tra il mattino e il pomeriggio. La caffeina è in grado di innescare l’orologio biologico attivando l’enzima AMPK, regolatore dell’energia a livello cellulare che, a sua volta, attiva il SIRT 1, che è un enzima normalmente attivato dai bassi livelli di energia (per esempio dieta ipocalorica) e che accelera la produzione di energia a partire dai grassi e dal glucosio. SIRT 1 è in grado di regolare l’orologio biologico inibendo la proteina CLOCK (orologio) che rappresenta l’orologio biologico centrale ritmicamente attivato secondo un ritmo circadiano. Siccome la proteina CLOCK è attivata quando il consumo energetico è basso e favorisce l’accumulo di energia a livello cellulare e non la sua produzione, è questo il motivo per cui al mattino, al risveglio, essendo il consumo energetico ancora basso dopo il riposo mattutino, l’effetto della proteina CLOCK, che diminuisce la produzione di energia, è il responsabile della minor performance muscolare, dovuta ad un calo di disponibilità energetica per la contrazione muscolare. In conclusione la capacità della caffeina di stimolare il SIRT 1, che inibisce la proteina CLOCK, promuove un miglior orologio biologico per un allenamento mattutino. Ciò suggerisce inoltre che altri integratori che attivano il SIRT 1, eventualmente in concomitanza con la caffeina, come per esempio il resveratrolo, potrebbero avere un effetto ancora maggiore nel condizionare l’orologio biologico e migliorare la performance atletica al mattino.

Ebbene esiste però un sistema, usato inconsciamente dalla maggior parte di noi, che altera l’orologio biologico e può drasticamente aumentare la performance atletica: la caffeina!

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Dott. Massimo Spattini Specializzazione in Medicina dello Sport Specializzazione in Scienza dell’Alimentazione Board Certificate in Anti-Aging & Regenerative Medicine (ABAARM-USA) Certificate AFMCP (Applying Functional Medicine in Clinical Practice) - (IFM-USA)


By Massimo Spattini

“Dieta COM” è un servizio per palestre e Personal Trainers ideato dal Dott. Massimo Spattini Specialista in: Scienza dell’Alimentazione Medicina dello Sport

Per informazioni: Tel 0521.982545 - Mail: consulenze.online@massimospattini.it


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LO STUDIO POSTURALE NELLA

SPOT REDUCTION

Spot Reduction o dimagrimento localizzato è un argomento ampiamente trattato sia dal punto di vista dietetico che dell’allenamento. La ricerca di verità “scientifiche” e quindi sperimentali, può generare idee e convinzioni non sempre univoche. L’argomento è di sicuro interesse e penso che ogni operatore del settore debba dare il proprio contributo per favorirne il successo. In breve sintesi: • è importante mantenere un sano e funzionale apparato cardiocircolatorio che permetta al sangue di raggiungere la zona di nostro interesse; • il glicogeno locale deve esaurirsi il più possibile; • nella dieta, è necessario limitare i carboidrati ed aumentare i grassi favorendone l’utilizzo a scopo energetico. Relativamente all’allenamento: • per le donne sarebbero consigliati circuiti aerobici che, pur stimolando prevalentemente le zone critiche, alternino esercizi per la parte alta e bassa del corpo affinché il sangue venga stimolato al circolo e non ristagni; è inoltre consigliato, dopo un periodo di adattamento, alternare bassa ed alta intensità per favorire l’EPOC che manterrebbe alto il metabolismo anche a riposo, prolungando il dimagrimento anche durante il recupero; • per gli uomini, il circuito comprenderà una vasta gamma di esercizi per l’addome a bassa intensità che potranno essere alternati ad attività di cardio eseguiti alle macchine o all’aria aperta come corsa, bici, canoa, ecc. per una durata totale di circa 1 ora. Detto ciò, io preferirei partire da un altro punto di vista. Per me è di primaria importanza studiare bene il “campo” di lavoro e cioè mi riferisco allo studio della persona e più precisamente a quello posturale dal quale posso rilevare, nello specifico, dati fondamentali per poter garantire le condizioni più adeguate per favorire, attraverso stimoli motori, predisposizioni ormonali, indicazioni dietetiche e quant’altro studiato, il raggiungimento della meta prefissata dallo S.R.. Il metodo SR, dedotto da vari studi e sperimentazioni, è indubbio che abbia la stessa validità di tutte le metodologie studiate per altri obiettivi come: massa, forza, resistenza, velocità, esplosività, ecc. Il solito problema è: “perché non a tutti accade?”. Troppo facile attribuire l’eventuale fallimento a condizioni genetiche, alla scarsa capacità esecutiva o altre scuse/giustificazioni. Non tutti avranno gli stessi risultati, ma tutti possiamo averne, se siamo convinti delle nostre proposte. Forse più avanti scopriremo altro, ma intanto cerchiamo di collaborare tutti affinché quanto studiato e provato possa dare i migliori risultati. Questa è la forza di squadra che permette di raggiungere gli obiettivi prefissati.

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17,6 ECM e il DIMAGRIMENTO LOCALIZZATO

Certificazione

DietaCOM ADVISOR ®

ROMA - 13/14 giugno

RELATORI Marco Tullio Cau - Massimo Spattini

ECM Sono stati richiesti al Ministero della Salute i crediti ECM per le figure professionali di: Medico Chirurgo, Biologo, Dietista, Farmacista RESPONSABILE SCIENTIFICO Massimo Spattini SEGRETERIA Scientifica e Organizzativa AFFWA - Galleria Crocetta 9/A - 43126 PARMA Tel. 0521 1682083 - Fax 0521 294971 accademia-affwa@libero.it www.affwa.it

QUOTE : Entro il 22.05.2015 : Soci € 200,00 non Soci € 240,00 Oltre il 22.05.2015 : Soci € 240,00 non Soci € 280,00 (Le quote sono IVA esclusa)

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PROGRAMMA

CERTIFICAZIONE Alla fine del Workshop verrà rilasciata la Certificazione di “DietaCOM ADVISOR” previo superamento del test scritto finale

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Endocrinologia generale Valutazione della composizione corporea Ritmi circadiani Dismetabolismi implicati nel sovrappeso Basi fisiologiche del dimagrimento Influenze ormonali sul deposito localizzato di grasso Attività fisica e dimagrimento localizzato Impostazioni pratiche di programmi di allenamento Impostazioni pratiche di valutazione della composizione corporea Prove pratiche di formulazione Diete Integratori alimentari e dimagrimento Prove pratiche di integrazione alimentare


L’Accademia del Fitness Il controllo posturale può dare indicazioni relative ad eventuali ostacoli che possono limitare la qualità degli stimoli nervosi, i percorsi delle vie energetiche e quelle relative all’allontanamento delle scorie. Un eccesso di tono in alcuni muscoli o catene muscolari potrebbero creare ostacoli invalicabili o difficilmente valicabili che invaliderebbero le tesi e le metodologie che quindi potrebbero apparire dubbie. Che dire poi delle problematiche a livello organico. In un recente articolo citavo i danni posturali relativi alle intolleranze alimentari, i conseguenti stati infiammatori degli organi, delle loro strutture, della loro interconnessione e quindi condizionata funzionalità del sistema. Altro punto focale ritengo sia il Diaframma. Una raccomandazione che faccio sempre ai miei allievi: “assicuratevi che respiri!!!”. Sembra banale eppure spesso questo è il primo problema che incontriamo. Il diaframma, muscolo così importante e così spesso trascurato, è alla base della nostra vita: “nasciamo inspirando e moriamo espirando”..... Se solo riconoscessimo e curassimo un po’ più le funzioni di quest’organo, potremmo vivere sicuramente meglio. Quindi qual è la mia indicazione?

Prima di cercare di risolvere un “problema”, dedichiamoci al “tema” della vita della persona con la quale abbiamo intenzione di interagire per raggiungere determinati obiettivi. Non anticipiamo metodologie e schemi preesistenti, trascureremmo il “campo” e, se non utilizzassimo le giuste calzature, potremmo finire col muso nel fango!! Attenzione all’individuo che fa cenno a mani e piedi freddi, che sente la pelle pizzicare come se fosse punta da aghi oppure che avverte un semplice formicolio agli arti, questi sono alcuni dei più conosciuti sintomi di una cattiva circolazione, come pure intorpidimento di braccia e gambe, dolore e crampi alle mani e ai piedi, unghie delle dita fragili, comparsa di vene varicose, crampi ai glutei e alle gambe, mancanza di forza nelle mani e nei piedi, capogiri quando ci si alza. Queste manifestazioni potrebbero dipendere da ipertono e/o retrazione dei muscoli antigravitari paravertebrali con conseguente compressione dei nervi, contrazione muscolare dovuta a prolungate posizioni scorrette, infiammazioni e molte altre. Bisogna quindi consultare il medico per stabilire la causa della cattiva circolazione, in base a questo, ricorrere a diversi rimedi

Il diaframma, muscolo così importante e così spesso trascurato, è alla base della nostra vita: “nasciamo inspirando e moriamo espirando”

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numero 17 / 2015 per combatterla e, naturalmente, il programma d’allenamento dovrà essere adattato dapprima alle esigenze posturali, pur rispettando quelle metaboliche. Porto un esempio pratico per cercare di spiegare meglio quest’ultimo concetto. Una ragazza di trent’anni, al primo controllo posturale presenta un’accentuata lordosi lombare, un blocco diaframmatico ed uno scarso controllo del bacino. La sua composizione corporea, rilevata attraverso plicometria ed impedenziometria, presenta uno stato ottimale anche se definibile “liscia” secondo un gergo da palestra, cioè senza un benché minimo accenno ad una muscolatura seppure di tipo fitness femminile. L’idea di allenarla muscolarmente attraverso proposte del tipo stacchi, squat ed affondi, che in altre situazioni funzionerebbero benissimo, per questo soggetto si rivelerebbe fallimentare e si rischierebbe di rovinare una bellissima ragazza in modo persino irreversibile. In questo caso il percorso che ritengo utile partirà da una presa di coscienza ed educazione respiratoria con conseguente sblocco del diaframma, propriocettività del cingolo pelvico, sensibilizzazione e mobilizzazione del pavimento perineale,

stabilizzazione del core ed esercizi di tonificazione delle gambe in posizione quadrupedica ed in decubito per mantenere il rachide in scarico ed assicurare un più adeguato ritorno venoso. L’allenamento cardio dovrà rispettare e favorire le situazioni di scarico studiate per la tonificazione. La parte superiore, particolarmente esile, potrà lavorare, dopo un corretto apprendimento della tecnica esecutiva, anche attraverso maggiori sollecitazioni. Ai successivi controlli, quando il soggetto mostrerà una condizione più idonea, si potrà reimpostare il programma nel rispetto della sua, si spera, migliore situazione posturale e quindi minor pericoli consequenziali. L’importante resta pur sempre mettere al centro dell’attenzione il soggetto. E’ lui/lei che, attraverso una corretta indagine conoscitiva, ci indicherà la strada più corretta per giungere senza ostacoli e nella condizione più idonea agli obiettivi dapprima salutari e poi estetici. Il metodo deve essere adattato al soggetto e non viceversa.

L’allenamento cardio dovrà rispettare e favorire le situazioni di scarico studiate per la tonificazione.

Prof. Ciro di Cristino Educatore e Preparatore Fisico-Atletico

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L’Accademia del Fitness

LA SALUTE INIZIA DALLE GIUSTE CURVE

Come la curvatura della tua spina dorsale influenza la tua salute Una postura corretta è importante per diverse ragioni. Al di là di benefici estetici, come sembrare più magri ed essere più sicuri di sè, questa ha anche una grossa influenza su come appariamo e come ci sentiamo quotidianamente. La postura influenza ogni funzione fisiologica del nostro corpo; può avere un effetto positivo o negativo sulla forza, la funzionalità, le performance e il livello generale di energia. Da un punto di vista strutturale la postura è la posizione della spina dorsale, dei tessuti connettivi, legamenti e muscoli che la supportano. Una postura sana inizia dalla corretta posizione della colonna vertebrale. Una schiena sana ha tre curve naturali: una curva interna del collo (curva cervicale), una curva esterna o indietro nella parte alta della schiena (curva toracica) e una curva interna nella zona lombare (curva lombare). Curvature anormali della spina portano a squilibri posturali che si ripercuotono su altre parti del corpo. Per esempio, le persone che hanno una curvatura laterale della schiena anormale (o scoliosi), presentano spesso squilibri posturali a livelo delle anche, delle spalle e delle scapole. Nonostante gli esercizi posturali possano aiutare a prendere consapevolezza degli squilibri muscolari di queste curve spinali, è importante anche far valutare l’allineamento della spina dorsale. Per acquisire una normale mobilità della colonna, deve

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essere prima aumentata la mobilità delle articolazioni spinali. I dottori di Chiropratica sono specializzati nel dare mobilità alle articolazioni spinali attraverso la manipolazione della spina dorsale. E’ stato dimostrato che la Chiropratica è una terapia altamente efficace per correggere la posizione delle curve spinali, migliorando la postura generale. La postura scorretta è un problema di salute epidemico nella società moderna ed è molto più grave di quanto la gente pensi. Quando la postura è squilibrata, anche la spina dorsale lo è, esercitando una pressione scorretta su tutte le altre strutture del corpo incluso il sistema nervoso e l’apparato respiratorio. La spina dorsale ha una potente relazione col cervello, il midollo spinale e il funzionamento generale degli organi. Questa profonda connessione significa che una postura sbagliata e la salute di quest’ultima hanno un effetto su tutto il corpo decisamente importante. Infine, i cambiamenti strutturali dovuti ad una postura scorretta possono portare a tensione muscolare, affaticamento, dolori, infortuni e cambiamenti dell’umore. La postura influenza ogni funzione fisiologica del corpo. Se curvata in avanti, con le spalle rotate verso l’interno, questa si ripercuote sull’abilità di respirare bene, perchè chiude la gabbia toracica, diminuendo la capacità dei polmoni di fare respiri profondi. Ciò impoverisce la capacità dei polmoni e del corpo di os-


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L’Accademia del Fitness sigenare le cellule, peggiorando in questo modo le performance quotidiane e atletiche. Nella zona bassa del corpo, solitamente diverse persone presentano disallineamenti delle anche dovuti ad una gamba più corta dell’altra. Anche questo può portare e squilibri muscolari della spina e stress inutile alla zona lombare. Chi presenta disallineamenti delle anche è più facilmente soggetto a problematiche come ernie ai dischi lombari o problemi alle ginocchia. Essere cosciente della tua postura durante il giorno è fondamentale per ottenere una postura corretta. Alle persone che restano sedute per lunghi periodi si consiglia di scegliere una sedia che consenta di poggiare i piedi sul pavimento, tenendo le ginocchia alla stessa altezza delle anche. Bisognerebbe inoltre sedere con la schiena bene appoggiata allo schienale e se necessario porre un piccolo cuscino all’altezza della curva lombare. Bisogna inoltre tenere lo schermo del computer all’altezza degli occhi per evitare di guardare in basso o tenere le spalle girate in avanti per lunghi periodi. Per chi invece lavora in piedi per tante ore, è molto importante distribuire il peso in maniera eguale sulle due gambe ed indossare delle scarpe che forniscano l’adeguato supporto ai piedi.

Con un atteggiamento proattivo verso la postura e conoscenza del proprio ambiente di lavoro, si può aumentare l’efficienza lavorativa e dimunuire il rischio di infortuni sul lavoro. Una corretta postura è un aspetto altrettanto fondamentale per le performance fisiche degli atleti. Un atleta con una postura scorretta avrà inevitabilmente degli squilibri muscolari. Ciò potrà portare ad una minore mobilità spinale, minore coordinazione nei movimenti e aumentare il rischio di infortuni. Gli atleti dovrebbero fare controllare la loro spina dorsale dai dottori di Chiropratica e se ci fosse qualche squilibrio, questo dovrebbe essere la prima cosa ad essere corretta prima di cominciare un programma atletico di allenamento.

Una corretta postura è un aspetto altrettanto fondamentale per le performance fisiche degli atleti. Un atleta con una postura scorretta avrà inevitabilmente degli squilibri muscolari.

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Dott.ssa Krista Burns D.C. P.h.D. CPEP Dottore Chiropratico Specialista Igiene Posturale


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L’Accademia del Fitness

GAMBE PESANTI E CIRCOLAZIONE VENOSA

Il ruolo degli estratti naturali La sensazione di facile stancabilità delle gambe che si presenta tutte le volte che si devono compiere sforzi, come camminare troppo velocemente portando un peso, salire molte rampe di scale, giocare a tennis o fare semplicemente del footing, non dipende certo, come credono tutti, dallo scarso allenamento. Le gambe diventano stanche perchè la loro muscolatura non riceve la quantità di sangue adeguata e quindi l’ossigeno necessario per poter svolgere appieno il lavoro richiesto. Un organo o un tessuto infatti, per mantenersi sano, integro e poter svolgere appieno le sue funzioni, deve ricevere un nutrimento adeguato e soprattutto deve essere in grado di smaltire le scorie che derivano dal suo lavoro energetico. Nel caso delle gambe la situazione è molto più complicata. La stazione eretta ha creato condizioni idrodinamiche molto diverse da quelle dei quadrupedi in cui tutto il peso del corpo è uniformemente distribuito su quattro zampe. Nessun animale soffre di varici o ha le gambe gonfie. Questa è prerogativa dell’uomo ed in modo particolare del sesso femminile. Il sangue tende, per forza di gravità, a scendere verso il basso. E’ solo il tono delle vene e la spinta che proviene dalla muscolatura del polpaccio e dalla pianta del piede, aiutata dalle inspirazioni toraciche, a fare in modo che il sangue ritorni verso il cuore. Le valvole semilunari presenti all’interno delle vene servono proprio per aiutare il ritorno del sangue venoso. Quando però il sangue non riesce a risalire e si accumula all’interno del vaso venoso, sottoposta a tensione eccessiva la parete venosa diventa sempre meno resistente e tende a dilatarsi, perdendo la propria normale capacità di contenimento nei confronti del sangue: si verifica cioè la progressiva perdita del

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“tono venoso”, che è alla base dei disturbi della fisiologica funzionalità del microcircolo. Quali sono i segnali che indicano un disturbo della fisiologica funzionalità del microcircolo? • Gambe pesanti e indolenzite specialmente alla sera e dopo una prolungata permanenza in piedi. • Vene che “affiorano” formando rilievi visibili sulla gamba. • Gonfiore localizzato al di sotto delle caviglie. Le gambe sono più tese e rigide del solito, come se fossero “di sughero”. • Formicolii, prurito e crampi muscolari al polpaccio, con improvvise sensazioni di calore. Tutti i diturbi della fisiologica funzionalità del microcircolo sono più intensi al termine di una giornata nella quale si è rimasti in piedi molto a lungo, durante i giorni che precedono il ciclo mestruale e sicuramente durante l’estate, specie nelle giornate particolarmente afose. Nella stagione calda i disturbi della circolazione diventano più fastidiosi perché il caldo tende a provocare dilatazione delle vene: la risalita del sangue è più difficoltosa (è più facile risalire un canale di diametro uniforme che uno che presenta dilatazioni) e si fa più difficile il lavoro delle valvole che impediscono il reflusso del sangue verso il basso. Chi ha problemi di circolazione eviti perciò non soltanto di esporsi al sole nelle ore più calde, ma anche l’epilazione con cera a caldo, le saune e i bagni con acqua molto calda. Le piante medicinali utili per favorire la funzionalità della circolazione venosa Le piante medicinali utili per il benessere delle gambe, hanno



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Nessun animale soffre di varici o ha le gambe gonfie. Questa è prerogativa dell’uomo ed in modo particolare del sesso femminile.

come azione comune il ripristino delle normali caratteristiche del microcircolo, in particolare della permeabilità fisiologica e del tono dei capillari venosi. Adatti all’uso prolungato e caratterizzati da elevata tollerabilità, nessuno dei fitocomplessi successivamente descritti presenta particolari controindicazioni o effetti collaterali di rilievo. In caso di gravidanza e per le madri che allattano si consiglia comunque, come precauzione generale, di chiedere sempre consiglio al proprio medico.

Rusco. Ruscus aculeatus. Noto con il nome di “Pungitopo”, per tradizione ritenuto di buon auspicio sotto le feste natalizie, il Rusco agisce in maniera efficace e con diverse attività sui vari stadi che caratterizzano il progredire della patologia venosa. Attivo come tonico dei vasi, il suo effetto principale è proprio quello di vasocostrizione a livello delle vene, molto efficace nel contrastare l’indebolimento della parete dei capillari che si verifica in seguito alla stasi venosa. È altresì ben dimostrata la buona attività antinfiammatoria delle ruscogenine e la loro efficacia nel ridurre l’eccessiva permeabilità endoteliale, in altre parole la fuoriuscita di liquidi all’esterno del vaso. Le proprietà vasocostrittrici, antinfiammatorie e inibitrici della permeabilità capillare dell’estratto di Rusco e delle ruscogenine (le principali sostanze funzionali del fitocomplesso) conferiscono a questa pianta un ruolo di primissimo piano per ripristinare le funzioni del microcircolo venoso e per aumentare il tono vasale

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delle vene ancora integre. Ciò consente di conseguire quel miglioramento funzionale che è il fine ultimo della terapia dell’insufficienza venosa. L’attività si ottiene a concentrazioni raggiungibili anche con l’applicazione topica dell’estratto incorporato in pomate o creme. La qualità è espressa dal Titolo in ruscogenine localizzate nelle radici della pianta.

Centella. Centella asiatica. Forse una delle più note tra le piante medicinali impiegate per i disturbi venosi, il suo uso è molto diffuso anche nel trattamento della cellulite e in genere per ripristinare il tono e l’elasticità della pelle. Attiva nello stimolare la rigenerazione dei tessuti, la Centella esercita un effetto regolatore sul metabolismo dell’endotelio dei vasi sanguigni e dei tessuti cutanei (la pelle) e sottocutanei (i tessuti perivascolari che circondano i vasi venosi). Il risultato è un miglioramento della resistenza e dell’elasticità della parete venosa e una significativa accelerazione dei processi di riparazione di ferite e lesioni, da cui l’impiego nel trattamento delle varici e nella prevenzione delle complicanze (ulcere varicose, ferite, etc.). L’effetto della Centella è legato ad una stimolazione della produzione di collagene - una delle sostanze indispensabili per il normale processo di riparazione dei tessuti - che determina una migliore elasticità sia della parete venosa che della pelle. L’attività si ottiene a concentrazioni raggiungibili anche con l’applicazione topica dell’estratto incorporato in pomate o creme.



L’Accademia del Fitness La qualità è espressa dal Titolo in derivati triterpenici totali, tra i quali il più noto è l’asiaticoside. Amamelide. Hamamelis virginiana. Soprattutto nota per le sue proprietà lenitive e disarrossanti della pelle, l’Hamamelis possiede una buona attività regolatrice della circolazione, specialmente venosa. Attiva nel proteggere le pareti dei vasi sanguigni, è particolarmente indicata in caso di fragilità capillare. I tannini solubili delle foglie di Amamelide virginiana, tra cui il principale è l’acido gallico, possiedono infatti un tropismo evidente nei confronti delle tonache vascolari. Il fitocomplesso mostra una decisa attività antinfiammatoria efficace contro i radicali liberi, aiutando a restituire ai tessuti vascolari e perivascolari quella funzionalità fisiologica compromessa dai fenomeni infiammatori conseguenti all’insufficienza venosa. Molto diffuso inoltre l’impiego della pianta per uso esterno, sia sotto forma di estratto che di acqua distillata di Hamamelis, per le pelli irritate e facili all’arrossamento. La qualità è espressa dal Titolo in sostanze fenoliche espresse come acido gallico, abbondanti nelle foglie della pianta. Vite rossa. Vitis vinifera. La Vite rossa è ricca di antocianosidi, una particolare classe di bioflavonoidi dalle proprietà fortemente antiossidanti, efficaci nel contrastare l’iperproduzione di radicali liberi che si verifica nel corso dei processi infiammatori. Attiva soprattutto come capillaro-protettore, la pianta contribuisce ad accrescere la resistenza della parete venosa riducendo

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la permeabilità e la fragilità dei capillari. È infatti ben nota l’azione protettiva degli antocianosidi sulla tonaca vasale di arterie e vene. Interessanti anche le proprietà anti-infiammatorie e antiedematose, soprattutto a livello della microcircolazione. La qualità è espressa dal Titolo in antocianosidi espresso come 3-glucoside cianidolo, presenti nelle foglie. Ippocastano. Aesculus hippocastanum. Viene utilizzato ormai da molti anni nel trattamento dei disturbi venosi, particolarmente delle alterazioni del microcircolo. Attivo nel contrastare l’infiammazione dei capillari e dei tessuti perivascolari in corso di IVC, contribuisce in maniera efficace a ridurre gli edemi e le alterazioni strutturali dei tessuti di sostegno circostanti il vaso venoso. Il principio attivo è stato da tempo identificato nell’escina, una saponina triterpenica presente nel fitocomplesso. Per l’energica attività dell’escina e per l’efficace azione osservata in seguito ad applicazione topica del fitocomplesso, l’Ippocastano è utilizzato prevalentemente per uso esterno (in pomate, creme gel, etc.), in genere associato ad altri fitocomplessi. La qualità è espressa dal Titolo in escina, contenuta nei semi di Ippocastano (le cosiddette “castagne o marroni d’India” erroneamente ritenute i frutti della pianta). Dott. Giovanni Occhionero Chimico farmaceutico esperto di integrazione naturale nello sport e fitoterapia antiaging Docente Simeb (Società Italiana Medicina Biointegrata)


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Ho avuto da subito buone sensazioni confermate poi dal test di misurazione eseguito dopo appena 2 settimane: meno 4 cm di circonferenza in entrambe le cosce! Consiglio a tutte di farlo!

Innanzitutto funziona! Ho deciso di sottopormi al metodo nonostante mi stessi già allenando in maniera tradizionale. Perdere quasi 7 cm in circonferenza addominale in sole 4 settimane mi ha lasciato veramente a bocca aperta.

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L’allenamento è stato efficace in quanto mi ha fatto perdere centimetri e allo stesso tempo migliorare il tono muscolare. Perdere 7 cm sui fianchi in sole 4 settimane è semplicemente fantastico!!


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TUTTO È PERFORMANCE Oggi parlerò di performance. Normalmente quando si parla di prestazione si pensa immediatamente ad una performance atletica, ad una gara …… a questo punto io vi chiedo: “gestire bene una vendita è performance?” “fare una bella lezione è una performance?” “gestire bene un personal training è una performance?” “consegnare nei tempi un lavoro ben fatto è una performance?” Ecco che ora abbiamo il significato del titolo dell’articolo. A tutti noi è capitato di fare grandi prestazioni e altre sottotono, la grossa difficoltà è capire come “replicare” quelle buone e “come e dove” intervenire per migliorare quelle meno riuscite. Passatemi una metafora per spiegare cosa andiamo a fare ora: Se si ferma la macchina e noi cerchiamo di capire cosa si è guastato guardandola nella sua totalità, ben difficilmente riusciremo a trovare la parte malfunzionante, viceversa se la smontiamo in pezzi abbiamo più possibilità di capire cosa si è rotto. Ecco “smonteremo” la nostra performance in FATTORI e creeremo un’istantanea della nostra prestazione.

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Oltre a raccontarvi nello specifico ogni singolo fattore, faremo dei collegamenti tra i fattori del Modello S.F.E.R.A. e ciò che può accadere nel centro sportivo. Pronti via!!! S.F.E.R.A.: è un Modello di interpretazione della realtà attraverso cui è possibile valutare lo stato psicofisico dell’attore (non quello del cinema ma chi prende parte attiva all’azione) o di un “sistema” di attori in riferimento ad una performance, possiamo parlare di una sorta di fotografia psicofisica della performance. Tale modello, realizzato all’interno dell’Unitá Operativa di Psicologia dello Sport della Scuola Universitaria Interfacoltà di Scienze Motorie di Torino, messo a punto e perfezionato dal Prof. Giuseppe Vercelli ed il suo team, è utilizzato con successo con le squadre Nazionali e le federazioni sportive come ad esempio la FISI (Federazione Italiana Sport Invernali), FICK (Federazione Italiana Canoa e Kayak), FIPAV (Federazione Italiana Pallavolo) oltre che con la Juventus University e innumerevoli altre realtà.



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S.F.E.R.A. è un acronimo. Ognuna delle iniziali rappresenta quei fattori che atleti e non solo atleti, ci hanno insegnato essere i fattori che stanno alla base di una performance. Per ognuno dei fattori faremo esempi riguardanti direttamente i club sportivi, sotto varie angolazioni: struttura, attori, clienti, lezioni, etc etc. Sincronia: La Sincronia è la capacità di essere perfettamente presenti e concentrati su ciò che si sta facendo in quel preciso momento. È puro presente, vissuto istante per istante in uno stato di perfetta connessione tra mente e corpo. Un atleta è in sincronia nel momento in cui riesce a fare ed immaginare allo stesso tempo, quando riesce ad agire nel qui ed ora senza la presenza di un dialogo interno rivolto al passato (per esempio: ho sbagliato) o al futuro (per esempio: non devo cadere). Nel momento in cui si è in sincronia si ha la sensazione che corpo e mente siamo un’unica cosa e parlino lo stesso linguaggio. La mancanza di sincronia si esprime quindi principalmente attraverso una dissociazione tra mente e corpo, questo avviene quando la mente si allontana dal presente e viaggia verso il futuro o ritorna al passato. Esempi di questo allontanamento dal presente sono il pensare ad altro, focalizzarsi sul giudizio degli altri rispetto quello che stiamo facendo, pensare a cose fatte in precedenza o da fare in seguito, aver paura di sbagliare, focalizzarsi sul risultato e non sull’azione. La sincronia si può allenare in diversi modi, attraverso, ad esempio, esercizi sul proprio dialogo interno oppure attraverso l’allenamento al mantenimento di una maggiore consapevolezza sul qui ed ora. Cerchiamo ora di portare all’interno del centro fitness la tematica SINCRONIA, vediamo con esempi pratici e tangibili come R+ ci può aiutare nel lavoro quotidiano in palestra. Ora vi chiedo di pensare alle lezioni di group exercise con un’ottica non tecnica ma emotiva.

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Gli utenti del club sportivo sono fedeli ad una disciplina nella misura in cui sono in sincronia durante l’esecuzione della stessa: Durante una lezione di pilates il concetto di “concentrazione” coincide esattamente con il fattore sincronia, una lezione di yoga si basa indubbiamente su di una connessione mente-corpo. Prendendo in esame discipline che sembrano lontane anni luce da quelle finora elencate ci rendiamo conto però che il discorso non cambia. Diamo un occhio ad una lezione di step coreografico ……. abbiamo qualche possibilità di seguirla se non siamo “connessi” tra mente e corpo? ……. Credo di no! Anche il lavoro del PT se lo analizziamo è un continuo riportare il cliente ad una connessione mente-corpo nel “qui ed ora” attraverso correzioni, assistenza, dialogo etc etc. Viceversa conoscete qualche cliente a cui fa piacere farsi seguire da un PT che è costantemente “FUORI SINCRONIA” perché scrive continuamente su Facebook? (e quindi non è nel qui ed ora ma nel là ed ora) Punti di Forza: Sono le caratteristiche positive che si è consapevoli di possedere e possono essere di tre tipi: fisiche, tecniche e mentali. In gara è, infatti, importante portare solo i punti di forza, per lasciare agli allenamenti successivi le aree di miglioramento. Il primo passo per poter realizzare questo obiettivo è necessariamente saper riconoscere i propri punti di forza, saperli identificare, esserne consapevoli e valorizzarli. Non sempre, infatti, i performers sono consapevoli dei propri punti di forza, mentre sono decisamente più competenti nel riconoscere le proprie aree di miglioramento. Anche una definizione di obiettivi sfidanti, ma realistici, misurabili e realizzabili sotto la responsabilità dell’atleta, può aiutare in un riconoscimento e in un potenziamento di tale fattore, implementando la possibilità di successo. Come da schema ora ritorniamo a fare un esempio concernente i punti di forza ed il club sportivo. Mi viene subito in mente un esempio di cattiva gestione dei punti di forza che ho visto accadere molte volte in palestra. Facciamo un esempio di un piccolo centro sportivo a gestione familiare dove il principale punto di forza è il rapporto con la clientela. Chiamiamo questo sport club “X” . Apre a poca distanza da questa palestra un grande centro sportivo che investe molto in struttura hardware (grandi spazi, molte macchine, enorme zona cardiofitness etc etc). Molto spesso ho visto, a questo punto, lo sport club “X” andare a giocare sui punti di forza del competitor (tentare improbabili ampliamenti, acquistare nuove attrezzature, indebitarsi alla rincorsa di quel cliente che esalta i punti di forza dell’altro centro). Tutto ciò ha un’unica conseguenza: il centro sportivo X rischia di perdere o dimenticare i propri punti di forza. A causa della pressione del periodo e degli investimenti fatti, anche il clima, che era sempre stato il “plus” della palestra “X”, viene danneggiato …… ecco fatto! Facciamo un rewind (in stile sliding doors) ed immaginiamo


IO gio n a m SITIVO PO numero 17 / 2015

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L’Accademia del Fitness Portiamo nel campo fitness anche questo fattore del modello S.F.E.R.A. Molto semplicemente se uso troppa energia vengo letto come “aggressivo” se ne uso poca come “svogliato” Ritmo: Se l’energia rappresenta la dimensione della quantità, il ritmo rappresenta invece la qualità. Il corpo durante la giornata attraversa differenti cicli, dominati dai ritmi ultradiani. Questi cicli fondamentali di riposo e attività, modulano molti sistemi chiave della mente e del corpo come ad esempio la prontezza mentale, l’umore e la creatività, l’energia e l’appetito, la prestazione fisica o la memoria. Un atleta che non rispetta tali cicli, può andare incontro ad affaticamento ed overtraining. Parlare di ritmo rispetto agli atleti, significa anche parlare di fluidità del gesto motorio e le sensazioni collegate a tale fattore del Modello si riferiscono all’eleganza e alla fluidità del gesto atletico. Anche nel centro fitness possiamo riconoscere gli attori dominati dal ritmo perché vengono percepiti da tutti come “eleganti”, leader naturali, persone che si sanno far seguire. Pensiamo a certi direttori tecnici il cui staff si butterebbe nel fuoco se loro lo chiedessero, pensiamo ad alcuni proprietari di centri sportivi che non sono solo i “capi” ma diventano l’esempio e l’ispirazione per tutto il gruppo di lavoro. Allenare il Ritmo, che in questa partita coincide spesso con la leadership è molto divertente ed intrigante ……. Ve lo dico per esperienza personale

come sarebbe stato diverso se il Club “X” avesse giocato sui suoi punti di forza implementandoli, ad esempio ragionando su programmi che seguano in modo “sistematico” il cliente (seguendo un metodo ed un modello …… e torniamo di nuovo lì !!!) facendolo sentire accolto, accudito, coccolato …… credo che la storia sarebbe andata diversamente!

Anche nel centro fitness possiamo riconoscere gli attori dominati dal ritmo perché vengono percepiti da tutti come “eleganti”, leader naturali, persone che si sanno far seguire.

Energia: Può essere definita come l’uso della forza e della potenza di cui l’individuo dispone. Un atleta sta usando la giusta quantità di energia quando si sente in equilibrio, i suoi movimenti e i suoi pensieri scorrono in modo naturale ed ottimale, senza provocare stanchezza (troppa energia) né noia (poca energia). Se si sta usando la giusta energia si percepisce una sensazione di comodità rispetto al compito che si sta svolgendo, si è in grado di “vedere” ciò che è intorno a noi: nuovi dettagli che consentiranno di andare oltre il conosciuto, attraverso un meccanismo di immaginazione percettiva che permetterà quasi di prevedere quello che potrebbe succedere.

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Attivazione: Attivazione ovvero il motore motivazionale. Il concetto di attivazione è fondamentalmente legato al concetto di passione che guida le attività che si svolgono e che ne diventa il motore motivazionale, permettendo al soggetto di andare oltre, di superare i limiti ed affrontare difficoltà. Le sensazioni che si possono riconoscere in questo stato sono comunque legate al piacere di fare, al vivere l’azione principalmente come un divertimento, come un gioco a cui hai voglia di giocare. Credo che sia persino superfluo fare un esempio sull’attivazione legata all’ambiente fitness tenuto conto che la quasi totalità delle persone che si sono avvicinate, lavorativamente parlando, al mondo dei centri sportivi lo hanno fatto partendo dalla “pura passione”! Paolo Evangelista Docente di Discipline Musicali del Fitness alla Scuola Universitaria Interfacoltà di Scienze Motorie (SUISM) Esperto in Psicologia dello Sport Presenter Internazionale


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L’IMPIEGO DI CELLFOOD® NELLO SPORTIVO

Modulare il consumo di ossigeno per ottimizzare le prestazioni e migliorare la qualità del recupero – novità dalla ricerca Lo stress ossidativo Lo stress ossidativo è oggi considerato un fattore emergente di rischio per la salute in quanto risulta associato non solo all’invecchiamento precoce, ma anche a numerose malattie, spesso legate allo stile di vita, quali l’obesità, le dislipidemie, il diabete mellito, le patologie cardiovascolari, i disordini neurodegenerativi e molte forme di cancro (Iorio & Balestrieri, 2009). Particolarmente insidioso, perché non dà luogo a manifestazioni cliniche specifiche, questo può essere diagnosticato solo sottoponendo il soggetto che ne è probabilmente affetto a specifici test biochimici, purtroppo non ancora disponibili in tutti i laboratori di analisi (Iorio & Balestrieri, 2009). Pertanto, migliorare la biodisponibilità di ossigeno nei siti cellulari del suo maggiore utilizzo, ossia i mitocondri, prevenendo, nel contempo, gli effetti indesiderati di un’eventuale produzione esuberante di ROS, costituisce uno degli obiettivi prioritari di qualsiasi intervento di medicina preventiva, specialmente nei soggetti che svolgono un’attività sportiva particolarmente impegnativa. In realtà, una regolare attività fisica può prevenire o attenua-

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re lo stress ossidativo sia attraverso il rilascio, da parte delle cellule endoteliali, di ossido d’azoto (NO), un radicale libero ad azione vasodilatatrice e anti-infiammatoria, sia attraverso la neo-sintesi, nelle cellule muscolari, di enzimi antiossidanti (principalmente superossido-dismutasi e catalasi). Tuttavia, un’attività fisica particolarmente impegnativa – per carico di lavoro e/o per durata, quale quella aerobica – specialmente in soggetti non adeguatamente allenati, può scatenare o aggravare squilibri del bilancio ossidativo attraverso l’esaltazione del metabolismo mitocondriale, da un lato, e l’attivazione della xantina ossidasi citosolica, dall’altro (Iorio, 2004). Infatti, l’aumentata richiesta di ossigeno da parte dei muscoli può condurre a un’accentuazione (dal fisiologico 1-2%, fino al decisamente patologico 8-10%) dei fenomeni di riduzione monovalente dell’ossigeno sulle creste mitocondriali e, quindi, a una produzione incontrollata di ROS (Iorio & Balestrieri, 2009). A pagarne le spese sono soprattutto gli acidi grassi poli-insaturi dei fosfolipidi di membrana – che vanno incontro a fenomeni di isomerizzazione cis-trans e di perossidazione – e il DNA mitocondriale, particolarmente suscettibile all’insulto ossidativo

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Studio sugli effetti del CELLFOOD® su atleti professionisti In uno studio doppio cieco e controllo con placebo condotto presso l’Università di Pretoria (Medicina dello Sport) per valutare gli effetti di CELLFOOD® su 45 atleti eterogenei professionisti, si sono ottenuti i seguenti risultati:

• Aumento dei valori di ferritina, emoglobina, globuli rossi. • Aumento della velocità massima di corsa e diminuzione dello sforzo misurato. • Diminuzione della produzione di acido lattico misurato. È stato dimostrato che «sotto allenamento fisico» la presenza di radicali liberi può aumentare anche fino a tre volte rispetto al valore normale. Spesso però l’apporto di antiossidanti e nutrienti risulta essere insufficiente sia per lo scarso apporto di vegetali nella dieta, sia per il depauperamento al quale questi alimenti sono sottoposti a causa dei metodi industriali di coltivazione e raffinazione. Per proteggersi dall’azione dei radicali liberi, l’organismo necessita quindi di una integrazione efficace, naturale e ottimale.

Dosaggio e protocollo CELLFOOD® per atleti Agitare prima dell’uso e diluire le gocce in un bicchere di acqua oligominerale: assumere almeno 10 / 20 minuti prima dei pasti principali.

Per le gare e gli allenamenti si può raggiungere un dosaggio di 12 /14 /16 gocce tre volte al giorno aumentando gradualmente di una goccia (tre volte al giorno) tutti i giorni. Nei giorni di riposo si consiglia il dosaggio standard di 8 gocce tre volte al giorno.

Si possono associare i seguenti prodotti: CELLFOOD® multivitamin 100% RDA 3/6 spray alla mattina e 3/6 spray dopo l’allenamento. CELLFOOD® DIET SWITCH 25/30 gocce subito prima di partire per gara o allenamento; si possono assumere anche 20 gocce prima di andare a dormire. A questi prodotti si possono associare a rotazione, uno al mese, gli altri prodotti della linea CELLFOOD® a seconda di specifiche necessità.

Alcuni atleti che usano da anni la linea CELLFOOD®:

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Giorgio Di Centa, Antonella Confortola, Monica Casiraghi, Monica Carlin, Ivan Cudin, Ilaria Bianchi, Laura Baldanzi, Fabrizio Vignali, il TEAM CELLFOOD, la NAZIONALE ULTRAMARATONA IUTA, il PEPERONCINO TEAM TRIATHLON e tanti altri, atleti e campioni in Italia e nel mondo.

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CELLFOOD® è un prodotto unico al mondo. Formula Everett Storey originale dal 1969.

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L’Accademia del Fitness NUTRIZIONE PROTEINE

CARBOIDRATI

AMMINOACIDI

GLUCOSIO

RESPIRAZIONE TRIGLICERIDI GLICEROLO

OSSIGENO ATMOSFERICO

AC. GRASSI

OSSIGENO ALVEOLARE GLICOLISI

OSSIGENO CIRCOLANTE (EMOGLOBINA)

PIRUVATO

OSSIGENO CELLULARE (MITOCONDRI)

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FUNZIONI VITALI

e, quindi, a subire effetti mutageni, in quanto non coniugato a proteine protettive. In particolare, il danno a livello dei bilayer mitocondriali riduce l’efficienza della catena respiratoria, mentre l’abbassamento dei livelli di ATP e il corrispondente incremento della concentrazione di nucleosidi adenilici, substrati della xantina ossidasi, pone le basi biochimiche per le lesioni da ischemia-riperfusione (Iorio & Balestrieri, 2009). Si innesca, così, un circolo vizioso nel quale le ROS, prodotte in seguito ad attività fisica incongrua a livello della catena respiratoria, finiscono con il danneggiare i mitocondri stessi favorendo l’ulteriore escape di equivalenti riducenti e, quindi, la propagazione dello stress ossidativo. CELLFOOD® È in questo scenario che si inserisce oggi CELLFOOD® (Iorio, 2006) un integratore alimentare multifunzionale di natura colloidale contenente disciolta in fase disperdente acquosa una miscela complessa di amminoacidi, enzimi e oligoelementi (in particolare selenio), ricavati da alghe della specie Lithothamnium calcareum. Un originale processo brevettato, della durata di 9 mesi, che prevede l’arricchimento dell’iniziale estratto marino con ulteriori componenti minerali, quali il solfato di deuterio, ottenuti dalle emanazioni di geyser, conduce in definitiva alla cosiddetta “formula Everett-Storey”, indicata anche come CELLFOOD® (letteralmente “deuterio solfato ed enzimi”) (Iorio, 2006). Arricchita, all’occorrenza, da altre componenti nutrizionali (vitamine, S-adenosilmetionina, metilsulfonilmetano, silicio, acido isocitrico…) in differenti formulazioni molto utili per il protocollo dello sportivo (8 sistemiche e 1 topica), questa formulazione in gocce di CELLFOOD® si propone attualmente come l’unico modulatore fisiologico potenzialmente in grado di rendere biodisponibile ossigeno on demand – ossia nella giusta quantità e al momento opportuno – ai tessuti a rischio di ipossia e, contemporaneamente, evitare che l’eventuale gas in eccesso, trasformato in ROS, generi le caratteristiche lesioni da stress ossidativo, nelle più svariate condizioni cliniche (Iorio, 2006). Rapido e completo assorbimento e massima biodisponibilità a basso dosaggio consentono la distribuzione dei principi attivi nei vari tessuti in funzione delle reali necessità metaboliche.

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Figura 1 Interdipendenza nutrizione-respirazione: gli equivalenti riducenti sottratti ai nutrienti sono trasferiti all’ossigeno sulla catena respiratoria mitocondriale per generare energia chimica sotto forma di ATP.


numero 17 / 2015 Riduzione dell’ossigeno inspirato

Alterata funzione dell’emoglobina

Rallentamento del flusso sanguigno

Disfunzione mitocondriale

IPOSSIA IPOSSICA

IPOSSIA ANEMICA

IPOSSIA STAGNANTE

IPOSSIA ISTOTOSSICA

ATP

Difficoltà di concentrazione, cefalea, vertigini, tachicardia, tachipnea, astenia, fragilità ungueale …

Dissociazione dell’emoglobina Vasodilatazione

Figura 2 Dall’ipossia all’invecchiamento precoce e alla perdita di benessere. Basi biochimiche.

H+

SUPERAMENTO DELLE RISERVE FUNZIONALI Xantina deidrogenasi xantina ossidasi

Rilascio metalli di transizione/ Scissione ROOH

Danno da ischemia-riperfusione

Disfunzione endoteliale/ossidazione LDL/danno matrice extracellulare

STRESS OSSIDATIVO INTRACELLULARE

STRESS OSSIDATIVO EXTRACELLULARE

INVECCHIAMENTO PRECOCE/MALATTIE (>100)

Lo studio “Pretoria” Queste affermazioni sono oggi confortate da una serie di evidenze cliniche e sperimentali, fornite per la prima dal famoso “Studio Pretoria” (Van Heerden et al., 2001). In questo trial in doppio cieco, controllato mediante placebo, a bracci incrociati, eseguito, appunto, presso l’Istituto di Scienza dello Sport dell’Università di Pretoria (Sudafrica) su un gruppo di 45 mara-

toneti, l’assunzione di CELLFOOD®, ai dosaggi oggetto di valutazione (25, 35 o 40 gocce al giorno), è apparsa associata a una riduzione statisticamente significativa della frequenza cardiaca media, rispetto al placebo, misurata alla velocità di 17 km/ ora (162 vs. 180 battiti/min): un effetto, questo, che si traduce, in pratica, in un prolungamento dei tempi di riempimento delle camere cardiache e, quindi, in una migliore prestazione del

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L’Accademia del Fitness Conta eritrocitaria

Ematocrito

4.7

4.2

Figura 3 L’assunzione regolare di Cellfood® si accompagna, nei maratoneti, a un incremento statisticamente significativo dell’ematocrito, del numero dei globuli rossi e dei livelli di emoglobina, senza incremento della produzione di lattato.

50 Percentuale (%)

N (x106)

5.2

4.55

5.04

Placebo

CELLFOOD®

45

40

Emoglobina

41.38

46.41

Placebo

CELLFOOD®

Lattato sierico

30.0

14.5

00.0

g/dL

17.0

2. 9 -25.2

12.0

14.09

16.65

Placebo

CELLFOOD®

-30.0

Placebo

miocardio, così come richiesto da uno sforzo fisico prolungato. Significativamente migliorate, dal punto di vista statistico, sono risultate anche le performance respiratorie, con un abbassamento della frequenza degli atti respiratori, un incremento del volume massimo di ossigeno (VO2max) assoluto e una riduzione del quoziente respiratorio (QR) misurato al VO2 max. L’abbassamento della frequenza respiratoria, particolarmente evidente al più basso dei dosaggi testati (-14% vs. -1%), sta a indicare un miglioramento della ventilazione polmonare, mentre l’aumento del VO2 max equivale a mettere l’atleta nelle condizioni ottimali per aumentare la capacità di produrre energia e, quindi, l’efficienza dello sforzo muscolare. Il concomitante, significativo abbassamento del QR, ossia del rapporto tra il volume di anidride carbonica espirata e il volume di ossigeno inspirato, che riflette lo scambio metabolico dei gas nell’organismo e che è dettato dall’utilizzazione di substrati, conferma la potenzialità della formulazione di migliorare le performance fisiche. A questi effetti ha fatto riscontro un incremento significativo, rispetto al placebo, dell’ematocrito (46,41 vs. 41,38), del numero degli eritrociti (5,04 x 106 vs. 4,55 x 106) e del livello di emoglobina (16,65 vs. 14,09 g/dL), con una riduzione, anch’essa statisticamente significativa, del lattato sierico, specialmente al dosaggio medio (35 gocce al giorno), massima a 12 km/h (-26,2% vs. +3,7%, intervallo da -10 a -26,2 vs. da +0,1 a +30,4%) (figu-

ra 3). Nel complesso, i risultati dello “Studio Pretoria” indicano che CELLFOOD® induce una serie variazioni funzionali che concorrono tutte a predisporre l’organismo a un utilizzo ottimale di ossigeno, con un viraggio in senso aerobico del metabolismo e un abbassamento drammatico della produzione di lattato, con esito in un miglioramento delle prestazioni atletiche. Lubiana e Primorska Degno di rilievo che, a circa 10 anni da questo studio, un altro trial clinico, controllato con placebo, eseguito presso le università slovene di Lubiana e di Primorska, su ciclisti professionisti allenati ad un regime di 8 sedute/settimana, ha confermato, sostanzialmente, le precedenti osservazioni dimostrando che, anche in questa categoria di atleti, l’assunzione di CELLFOOD® al dosaggio di 12 gocce/3 volte/die si accompagna a un incremento statisticamente significativo della VO2 max e della potenza massimale a 5 settimane, senza variazioni significative né della frequenza cardiaca massima né dei livelli di lattato sierico (figura 4). Questi effetti favorevoli sul consumo di ossigeno riflettono in qualche modo quanto osservato, con la medesima formulazione, in un gruppo di asmatici (aumento del picco di flusso espiratorio e della saturazione di ossigeno). Ovviamente, come accennato all’inizio, un eccessivo consumo di ossigeno, come richiesto da un esercizio fisico strenuo, au-

Gruppo controllo

36

Gruppo CELLFOOD® n=8 *p<0.01; **p<0.001

80

*

600

**

75

70

65

60

Gruppo controllo Gruppo CELLFOOD® n=8 *p<0.05

*

560

Potenza (W)

Consumo di ossigeno (mL/mon/kg)

85

CELLFOOD®

520

480

440

Prima del test

Dopo il test

400

Prima del test

Dopo il test

Figura 4 L’assunzione regolare di Cellfood® si accompagna, nei ciclisti, a un incremento statisticamente significativo della VO2max e della potenza massimale.


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Figura 5 Cellfood®, testato a differenti diluizioni, è in grado di prevenire la deplezione intraeritrocitaria di glutatione indotta dall’acido ipocloroso.

GSH (µmoli/L)

60

30

0

2,5

5 Tempo di incubazione (minuti)

menta il rischio di stress ossidativo ed è interessante rilevare che in uno studio preliminare eseguito su un gruppo di 20 atleti, l’assunzione di CELLFOOD® alla dose normalmente suggerita di 8 gocce/3 volte/die per 6 settimane si è accompagnata, rispetto al basale, a un abbassamento significativo della capacità ossidante plasmatica misurata attraverso il d-ROMs test, con effetti più marcati nella fascia di età compresa fra 18 e 30 anni (303 ± 23 vs. 418 ± 35 U CARR) (Iorio, 2006). Effetti analoghi sono stati osservati su altri soggetti a rischio di stress ossidativo, quali fumatori (Iorio, 2006), obesi (Iorio, 2006) e fibromialgici (Nieddu et al., 2007). Urbino e Milano Le ultime ricerche condotte presso le Università di Urbino e di

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10

Milano stanno gettando nuova luce sulle basi biochimiche degli effetti clinici di CELLFOOD®. In particolare, la capacità di inibire l’ossidazione del GSH e la sua deplezione negli eritrociti (di estrema rilevanza nella prevenzione dell’anemia dell’atleta) (figura 5) (Benedetti et al., 2011) e di stimolare non solo il metabolismo aerobio (figura 6) ma anche l’espressione della SOD mitocondriale in cellule endoteliale umane (Ferrero et al., 2011), consentono di concludere che il CELLFOOD®, assunto regolarmente fino a dosi quotidiane massime variabili da 24 a 36 gocce al giorno, è potenzialmente in grado di mettere l’organismo e, in particolare, la sua macchina muscolare, nelle condizioni metaboliche ottimali per sviluppare le migliori performance, senza i rischi legati all’acidosi e, quindi, allo stress ossidativo. Ne sono in qualche modo testimoni i numerosi atleti d’élite che, in


numero 17 / 2015 Biosintesi di ATP

Rilascio di lattico-deidrogenasi

Figura 6 L’aggiunta di Cellfood® al medium colturale si associa a un significativo aumento dei livelli di ATP (a sinistra) e a un abbassamento di quelli della lattico deidrogenasi (a destra) in cellule endoteliali ottenute da cordone ombelicale umano (HUVEC).

2.0

**

160

1.5

120 80

40

* **

0

LDH (U/mL di lisato cellulare)

ATP (moli µg/proteina) al di sopra del controllo

200

1.0

0.5

0

**

5 -0.5 -40 3 ore

°1 giorno

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-1.0 0

** 3 ore

diversi paesi del mondo, utilizzano con successo la formulazione, con risultati eccellenti in termini di recupero e di ottimizzazione delle prestazioni, nella fase di allenamento così come in quella competitiva. Proprietà, queste ultime, che almeno al momento, nessun’altra forma nota di integrazione, neanche se specificamente mirata agli sportivi, sembrerebbe assicurare. E’ dell’ultimissima ora la presentazione ad Experimental Biology 2013 (Boston, USA) dei risultati di uno studio, eseguito nella regione del lago Qinghai (Cina, 2000 metri sul livello del mare), dove CELLFOOD® ha confermato la sua capacità di migliorare

°1 giorno

3° giorno

5° giorno

8° giorno

in un gruppo di ciclisti professionisti le performance atletiche attraverso un miglioramento della biodisponibilità dell’ossigeno (Duan’s, 2013). Dott. Eugenio Luigi Iorio Medico-chirurgo, dottore di ricerca in scienze biochimiche, specialista in biochimica e chimica clinica Prof. Mauro Miceli Docente aggregato scienze laboratorio biomediche polo biomedico. Università di Firenze

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L’Accademia del Fitness

GLUTEN

SENSITIVITY Negli ultimi 10 anni si è assistito ad un notevole incremento di persone affette da Celiachia, una malattia immunologica che determina la sensibilità alla frazione gliadinica in persone predisposte geneticamente, nelle quali il contatto con sostanze contenenti glutine fa si che vengano attivati i linfociti T, con conseguente attivazione della risposta infiammatoria che provoca sintomatologie ad essa correlate, come ad esempio appiattimento dei villi dell’intestino tenue con conseguente malassorbimento ed infiammazione intestinale e sintomatologie asintomatiche come ad esempio emicranie, difficoltà di concentrazione, ritardo della crescita, anemia, calo ponderale importante, stomatiti, carenze vitaminiche, osteoporosi, artrosi… sino ad arrivare a sintomatologie legate al sistema nervoso. L’ingestione del glutine può provocare la produzione di sostanze infiammatorie come le citochine, che possono colpire il cervello rendendolo così più vulnerabile ad altre disfunzioni patologiche. Accanto alla malattia celiaca vera e propria, si sta assistendo ad un fenomeno in notevole espansione ossia all’insorgenza di una nuova condizione morbosa definita sensibilità al glutine o Gluten Sensitivity (definita anche come falsa celiachia o non celiachia) che, a differenza della celiachia o della semplice intolleranza al glutine, presenta quadri diagnostici che sono a tutt’oggi ancora oggetto di studio e non ben definiti. In presenza della Gluten Sensitivity, in seguito all’assunzione di glutine, si verificano sintomi gastrointestinali simili a quelli che si manifestano nelle persone affette da celiachia o da sindrome del colon irritabile come per esempio gonfiore e/o dolore addominale, stitichezza o diarrea, meteorismo…, ed extraintestinali come sonnolenza, cefalea, rush cutanei, depressione, ecc…, ma le persone affette da sensibilità al glutine non presentano atrofia dei villi della mucosa intestinale e nemmeno risposta autoimmune dell’organismo. Cosa ha comportato un incremento così notevole di casi di persone celiache o persone sensibili al glutine? Da vari studi effettuati è emerso che alla base vi sarebbe un intestino non ben funzionante a causa di una flora intestinale compromessa che di conseguenza compromette la produzione di enzimi digestivi, situazione che porta all’insorgenza di stati infiammatori in particolare a carico dei microvilli che, se presente una condizione normale, favoriscono la digestione e l’assorbimento dei micronutrienti, se invece è presente infiammazione si determina un passaggio di macromolecole oltre la barriera gastrointestinale che quindi, date le loro notevoli dimensioni, possono scatenare una risposta immunologica. Nei risultati di questi studi effettuati emerge che le malattie correlate ad un intestino permeabile possono regredire o arre-

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à


L’Accademia del Fitness starsi se si ristabilisce la permeabilità, causata principalmente dall’ingestione di micotossine (contenute in inquinanti biologici) in particolar modo due: il deossinivalenolo (DON) e le lectine. Il DON è uno dei metaboliti di alcuni ceppi di funghi appartenenti al genere Fusarium, è la micotossina più temuta e più frequente che contamina in modo particolare cereali e derivati e lo si trova anche in prodotti finiti come per esempio le farine ed il pane, in quanto altamente termostabile. Questa micotossina è in grado di alterare la barriera gastrointestinale con conseguente passaggio di batteri attraverso l’intestino ed è in grado di aumentare il passaggio di sostanze inquinanti come per esempio metalli pesanti e pesticidi, potenziandone l’effetto dannoso e favorire di conseguenza l’insorgenza di reazioni immunologiche che possono condizionare la prognosi di malattie come per esempio la “Gluten Sensitivity”. Le lectine sono delle proteine presenti in saprofiti e patogeni ma anche in alimenti e sulla mucosa del tratto digerente, in grado di correlarsi con gli antigeni A e B soprattutto dei globuli rossi quindi, se noi ingeriamo alimenti contenenti lectine incompatibili o meglio non riconoscibili dal nostro codice, attiviamo una

risposta minima immunologica. Sembrerebbe insomma che queste proteine rappresentino la “chiave di ingresso” delle micotossine. Gli obiettivi dei ricercatori che hanno partecipato a questi studi sono quindi principalmente di comprendere gli equilibri immunologici legati, a quanto risulta, al consumo di alimenti contenenti glutine “pesante” (contaminato) e valutarne il consumo in relazione alla veloce diffusione di malattie correlate al glutine: i prodotti dell’agricoltura industriale sono ipercontaminati, vengono coltivati in ambienti favorenti la contaminazione da funghi con conseguente sviluppo delle micotossine citate poco fa e rappresentano purtroppo una grande fetta dei nostri consumi! Questi grani “contaminati” hanno una percentuale più elevata di quota di glutine rispetto a quelli del passato o a quelli non iperconcimati ed è per questo motivo che possono provocare disturbi non solo ai celiaci ma anche in soggetti affetti da alterazioni immunologicamente correlate come per esempio la sindrome metabolica. Per questi motivi si preferisce oggi trattare i soggetti affetti da Gluten Sensitivity come coloro affetti da celiachia, ossia con una terapia dietetica di eliminazione, favorendo quindi il consumo di prodotti senza glutine, eliminando contemporaneamente anche prodotti che possono indurre problemi intestinali (correlati appunto alle alterazioni della permeabilità intestinale) come per esempio latte e latticini in genere o alimenti che possono favorire l’insorgenza di intolleranze alimentari. Eliminare quindi dalla dieta quotidiana frumento, segale, kamut, farro, orzo, avena e sostituire con amaranto, quinoa, grano saraceno, mais, miglio; eliminare latte, latticini e prodotti che li contengono e sostituire con latte e yogurt di riso, latte di mandorle o nocciole (senza zuccheri aggiunti). Inoltre cercare di ridurre o eliminare almeno per qualche tempo dalla dieta, per detossificare l’organismo, alimenti quali uova e tutti gli alimenti che le contengono come per esempio i prodotti da forno e le panature, soia (yogurt, latte, tofu e fare attenzione ai prodotti che la contengono leggendo accuratamente le etichette nutrizionali), caffè e te’ e tutte le bibite che li contengono; carne di manzo e maiale e sostituire con cavallo, pollo, tacchino, coniglio, faraona. Infine fare attenzione al consumo di zucchero raffinato, alcolici, gamberi, arachidi.

Nei risultati di questi studi effettuati emerge che le malattie correlate ad un intestino permeabile possono regredire o arrestarsi se si ristabilisce la permeabilità

Per fare un esempio pratico di una giornata tipo: COLAZIONE 1 yogurt di riso con gallette di grano saraceno + marmellata senza zuccheri aggiunti + qualche mandorla SPUNTINO DI METÀ MATTINA: 1 frutto fresco di stagione + mandorle o pinoli PRANZO riso integrale + una porzione di pesce + una porzione di verdura condita con olio di oliva extravergine + una fetta di ananas al naturale SPUNTINO DI METÀ POMERIGGIO: seguire le indicazioni del mattino CENA un secondo piatto (per esempio carne bianca oppure faraona) + una porzione di verdura condita con olio di oliva e ½ noce + gallette di riso integrale oppure grano saraceno DOPO CENA trascorse almeno due ore dalla fine della cena è possibile fare uno spuntino con uno yogurt di riso Ricordo che questo è solo un esempio di come impostare un piano alimentare; per avere un piano dettagliato ma soprattutto personalizzato è opportuno fare una visita con un esperto in alimentazione e nutrizione e di conseguenza un’anamnesi dettagliata e aver preso visione di come si è e di come si vorrebbe essere!

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Dott.ssa Claudia Bonini Dietista DietaCom Advisor



L’Accademia del Fitness

SPIRULINA:

IL SUPER ALIMENTO ADATTO A TUTTI! L’Arthrospira Platensis, meglio nota come ALGA SPIRULINA, appartiene alla classe dei Cyanobacteria. Ritenuta erroneamente un’alga azzurra, questa pianta risiede naturalmente in laghi tropicali lievemente salati con acque prettamente alcaline e calde. Morfologicamente si presenta con una forma allungata (a forma di spira, da qui deriva il suo nome) che non supera il mezzo millimetro e presenta una quantità di clorofilla molto elevata, questo è il motivo del suo colore verdastro. A livello nutrizionale questa alga presenta macro e micronutrienti in quantità e qualità eccezionali. Macroscopicamente quasi il 60% del suo peso secco è costituito da proteine ad altissimo valore biologico, ha una quantità di carboidrati (polisaccaridi e fibre) pari al 25%, i lipidi ne costituiscono l’8-10% ed il restante è rappresentato dai vari micronutrienti (vitamine del gruppo B, vitamina C,A,E; minerali ecc.). Da questa breve descrizione si evince come la spirulina possa essere impiegata anche come integratore per il mondo degli sportivi e soprattutto per quelli i vegetariani (o vegani) che seguono, inevitabilmente, una dieta povera di proteine ad alto valore biologico (bastano 10-12g al giorno per integrare una buona quota di amminoacidi essenziali). La definizione di “superalimento” deriva dal fatto che tale alga riesce a modulare numerosi processi fisiologici e presenta un’azione ad ampio spettro.

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Ma andiamo per gradi, analizzando brevemente le sue straordinarie qualità: Attività antiinfiammatoria e anti radicalica: data la presenza di acidi grassi omega-6 (GLA, ACIDO LINOLEICO) e omega-3 (ALA) oltre che le tre principali vitamine antiossidanti, ovvero VITAMINA C, VITAMINA E e VITAMINA A (complesso ACE), risulta essere efficace come modulatore dell’infiammazione, inibendo la formazione di citochine infiammatoria come il TNF-α, riducendo la formazione di prostaglandine E2. Inoltre agisce come antiossidante contro i radicali alcossi, idrossilici e riducendo la perossidazione lipidica microsomiale (Muga MA et al. 2014). Attività ipolipidemica: una recente review del 2010 (Ruitang D et al. 2010) ha messo in evidenza come in soggetti non patologici che seguivano una dieta ad alto tenore di grassi, una somministrazione giornaliera di 8g di spirulina per 16 settimane, abbia ridotto la frazione ematica totale di colesterolo ed abbia migliorato il rapporto tra LDL ed HDL, aumentando la percentuale di HDL. I ricercatori sono concordi nel supporre che tale alga contenga dei composti che diminuiscono la solubilità del colesterolo e ne favoriscono la sua escrezione (tramite feci) mediante la bile. Uno di questi composti è la ficocianina, proteina idrosolubile largamente presente nella spirulina, che permette il decremento della quantità di colesterolo e aumenta la frazione di HDL sierico.


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L’Accademia del Fitness Attività immunostimolante: famosa per essere somministrata agli astronauti della NASA prima e durante le loro missioni, la spirulina presenta numerose proprietà immunostimolanti. Uno studio del 1999 (Ishii et al. 1999) ha dimostrato come la somministrazione di spirulina (2g/die) aumentasse la concentrazione delle IgA. Studi successivi (Hirahashi et al. 2002, Cingi et al. 2008) hanno dimostrato come la spirulina incrementasse la concentrazione di IFN-γ(interferone gamma) e la produzione di cellule natural killer (NK-cells) nei campioni ematici dei volontari sottoposti allo studio. In soggetti particolarmente allergici si è notato come la spirulina alleviasse i classici sintomi dell’allergia e come incrementasse la risposta anticorpale e la produzione di linfociti T. Per quanto riguarda l’attività antiviralica e anticancerogenica, premetto che non esistono studi in vivo (di mia conoscenza) che dimostrino l’efficacia contro patologie virali o contrastino la proliferazione delle cellule tumorali. Indubbiamente andando a stimolare il sistema immunitario, la spirulina offre un grande aiuto in chi soffre di patologie virali croniche (es. Herpes) e sembra che in vitro sopprima la replicazione del virus HIV-1 nei linfocitiT (Hayashi et al. 1996). Sempre nei malati di HIV si è poi scoperto, da uno studio tedesco del 2014, che un’integrazione giornaliera di 5g di spirulina non evita la decimazione delle cellule immunitarie T-CD4+ ma aumenta il livello totale di antiossidanti nel corpo (TAOS) comportando un decremento delle patologie “opportunistiche” collegate con l’HIV (es diarrea, stanchezza cronica, cefalea, problemi gastroenterici ecc).

Per quanto riguarda il discorso sportivo uno studio greco del 2010 (Kalafati et al. 2010) ha preso in esame due gruppi di podisti allenati. Al primo è stato somministrato un placebo, al secondo è stato somministrato una dose di 6g di spirulina suddivisa nei pasti principali. I soggetti sono stati messi sopra un tapis roulant ed hanno iniziato a correre con una velocità di 10Km/h, aumentando di 1Km/h ogni minuto. I risultati sono stati eclatanti, il gruppo sperimentale ha aumentato in maniera significativa la resistenza allo sforzo ed inoltre presentava a livello ematico una concentrazione di GSH (Glutatione) maggiore rispetto al gruppo placebo. Si ricorda che questo tripeptide è un marker della risposta antiossidante dell’organismo, la sua forma ridotta (GSH) dimostra che l’organismo non è in grave stress ossidativo (che naturalmente si produce dopo uno sforzo fisico prolungato). Tornando alla vita pratica per chi volesse utilizzare la spirulina come integratore i dosaggi variano da 2 a 12g. Per sportivi si consiglia un’assunzione di 6g al giorno, 2g ogni pasto, per i soggetti immunodepressi o dislipidemici i dosaggi salgono fino a 12g, invece, per chi volesse utilizzare tale alga come antiossidante e quindi per avere un effetto anti-aging bastano 2-3g al giorno (da assumere sempre prima dei pasti principali).

Andando a stimolare il sistema immunitario, la spirulina offre un grande aiuto in chi soffre di patologie virali croniche

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Dott. Andrea Angelozzi Biologo Nutrizionista, Master in Metodologia Antiaging e Antistress “La Sapienza” Roma.



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ACIDOSI METABOLICA:

ATTENZIONE AI CRAMPI MUSCOLARI Fino a quando il sistema di regolazione del nostro organismo possiede minerali alcalinizzanti, vitamine, antiossidanti per tamponare lo scompenso ed eliminare gli acidi prodotti dal metabolismo cellulare, l’organismo si mantiene in salute Il termine “pH” è ormai ricorrente nella vita di tutti i giorni e potrebbe sembrare scontato ricordare che si traduce in un semplice numero: da 0 a 7 è acido, 7 è neutro e da 7 a 14 è basico o alcalino. In pratica quanto maggiore è la concentrazione di ioni idrogeno (H+) tanto più basso, e dunque acido, è il pH e viceversa. Ma perché è così importante per il nostro organismo e soprattutto quale valore dovremmo avere (e mantenere)? “Per rispondere al quesito possiamo assimilare ogni cellula a

La maggior parte degli eventi dannosi o delle abitudini scorrette, a partire dall’alimentazione, determina un accumulo di ioni idrogeno, provocando l’insorgenza dell’acidosi, di cui i crampi sono un sintomo da non trascurare. Scopriamo come affrontarla e possibilmente prevenirla.

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una pila” osserva Angelo Di Fede, specialista in immunologia e allergologia clinica e medico kousminiano. “Il polo positivo, acido, è rappresentato dal nucleo e il polo negativo è costituito dall’ambiente circostante, delimitato dalla membrana cellulare (il citoplasma), in cui avvengono i processi chimici grazie ai quali la cellula si mantiene in vita, svolge le funzioni cui è preposta e interagisce con le altre cellule. Come le pile anche le cellule hanno un proprio voltaggio, ossia una differenza di potenziale, che si instaura sia tra il nucleo e il citoplasma sia tra il versante interno e quello esterno della membrana cellulare. Inoltre le reazioni chimiche, che potremmo genericamente denominare metabolismo, richiedono consumo


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di energia, producono rifiuti di vario genere e comportano inevitabilmente un cambiamento temporaneo delle cariche elettriche e quindi del pH”. Se estendiamo questo concetto all’intero organismo, lasciando perdere le prerogative di alcuni tessuti (il pH della pelle e dell’ambiente vaginale, per esempio, è notoriamente acido, ma a scopo di barriera difensiva) ci rendiamo conto di come il pH del sangue, che funge per così dire da “riferimento ufficiale”, sia in ogni istante il risultato di un bilancio di tutto ciò che avviene in ogni distretto corporeo. Passiamo ora alla seconda domanda: qual è il nostro pH ottimale? “Nell’essere umano il valore fisiologico di pH del sangue è intorno a 7,4, con oscillazioni comprese tra 7,36 e 7,46 (al di sotto di 7,10 subentrerebbero il coma e poi la morte)” afferma Di Fede. “Possiamo quindi trarre due conclusioni: innanzitutto, noi stiamo bene a pH neutro. In secondo luogo, possiamo facilmente immaginare come variazioni eccessive di pH possano essere al tempo stesso causa ed effetto di sofferenza e perfino di malattia per l’organismo”. Poiché la maggior parte degli eventi dannosi o delle abitudini scorrette, a partire dall’alimentazione, determina un accumulo di ioni idrogeno, l’acidosi rappresenta la condizione che dobbiamo cercare di affrontare e possibilmente prevenire se vogliamo mantenerci in salute. Un’importante differenza di genere Numerose malattie sono favorite dalla condizione di acidosi

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metabolica. Sotto il profilo fisiologico le donne sono svantaggiate rispetto agli uomini, in quanto con il ciclo vanno incontro a un’acidificazione periodica, e questo spiega la loro maggiore predisposizione alla cistite e alle malattie autoimmuni. In compenso, però, il loro organismo sviluppa maggiori difese immunitarie di cui invece gli uomini risultano sprovvisti, pagando un tributo maggiore in caso di acidosi persistente e quindi di malattia. La regolazione dell’equilibrio acido/base Prima di approfondire le cause e le conseguenze dell’acidosi è opportuno spiegare in che modo l’organismo mantiene il pH, o meglio il cosiddetto “equilibrio acido/base”, nell’intervallo di normalità. Il principale tampone è rappresentato dai bicarbonati, presenti in tutti i liquidi organici e in grado di attivarsi in frazioni di secondo. “Quando però occorre un intervento di regolazione più massiccia entrano in gioco due sistemi”, puntualizza Di Fede: “il polmone, rapido (agisce nell’arco di un paio d’ore), che consente di smaltire il 70% degli ioni idrogeno eliminandoli sotto forma di anidride carbonica, e il rene, efficace al 100%, ma molto più lento”. L’acidosi metabolica subentra quando i suddetti meccanismi di compenso perdono di efficacia e viene distinta in due forme: grave se si accompagna a una riduzione del pH del sangue e di conseguenza a malattie degenerative, autoimmuni o neoplastiche; latente-persistente, più


numero 17 / 2015 lieve e subdola, se il pH del sangue registra soltanto un lieve calo. Fino a quando il sistema di regolazione possiede minerali alcalinizzanti, vitamine, antiossidanti per tamponare lo scompenso ed eliminare gli acidi prodotti dal metabolismo cellulare l’organismo si mantiene in salute. Quando i sistemi tampone sono compromessi possono invece manifestarsi svariati sintomi tra cui cefalea, confusione mentale, sonnolenza, insonnia, tachicardia, tosse, difficoltà a respirare, asma, nausea, vomito, crampi e dolori muscolari. I danni dell’acidosi cominciano dalla cellula e si estendono a macchia d’olio al di fuori di essa, coinvolgendo molteplici componenti e strutture (per esempio vasi capillari, fibre nervose sistema immunitario) inclusa la stessa sostanza (o matrice) intercellulare, determinandone una modificazione chimica per cui vengono da essa trattenute le sostanze di rifiuto e si innesca una reazione infiammatoria. Il “recupero” dei bicarbonati Quando i bicarbonati si esauriscono, il rene li recupera dai muscoli, il che spiega l’insorgenza dei crampi. Una volta consumata anche questa fonte, per evitare di danneggiare il cuore, il rene “preleva” i bicarbonati dal tessuto osseo, che va così incontro a demineralizzazione e quindi indebolimento (osteoporosi): una riduzione del pH di solo 0,1 è sufficiente a far raddoppiare la velocità del riassorbimento osseo, per contrastare il quale latte e formaggio, da soli, non servono in quanto non contengono vitamina D, indispensabile a fissare il calcio. Nell’uomo la presenza di osteoporosi è sempre da considerare un segno di malattie importanti o la conseguenza di particolari terapie che comportano decalcificazione ossea. Quando l’individuo è stanco o stressato, l’energia nervosa necessaria per una completa digestione e assimilazione non è

sufficiente, cosicché l’organismo non è in grado di operare le dovute trasformazioni e gli acidi degli alimenti entrano nella circolazione sanguigna, riducendo il pH. Come si può contrastare e prevenire l’acidosi La dieta rappresenta il fattore più importante per intervenire nell’equilibro acido/base, oltre ai bicarbonati e ai citrati. Un organismo sano e non affaticato è normalmente in grado di trasformare gli acidi naturali di molti alimenti crudi (per esempio arance, pompelmi, pomodori, frutti aciduli) in carbonati alcalini, che sono basici e utili all’economia dell’organismo. Quando, invece, l’individuo è stanco o stressato, l’energia nervosa necessaria per una completa digestione e assimilazione non è sufficiente, cosicché l’organismo non è in grado di operare le dovute trasformazioni e gli acidi degli alimenti entrano nella circolazione sanguigna, riducendo il pH. Anche la flora batterica intestinale, e in particolare i lattobacilli, svolgono un ruolo fondamentale, in quando estraggono e utilizzano l’acido lattico. L’acidosi metabolica può essere prevenuta aumentando il consumo di alimenti alcalinizzanti, come quelli ricchi in fitoestrogeni (semi di lino, soia, cereali integrali, legumi, cavoli, frutti di bosco, noci, alghe) e fibre (frutta, verdura), riducendo quello degli alimenti acidi e acidificanti (carne, formaggi, salumi, dolci) nonché mantenendo un regime dietetico variato e uno stile di vita non sedentario (di particolare utilità, per esempio, è un’ora di camminata a passo lento dopo cena per favorire l’eliminazione dell’anidride carbonica). Dott. Piercarlo Salari Medico Chirurgo in Milano specialista in Pediatria

Un integratore specifico L’efficacia della dieta può essere potenziata con l’impiego di un opportuno integratore alimentare alcalinizzante, Alkimo®, a base di bicarbonato di sodio e di potassio, calcio carbonato, magnesio idrossido, sodio citrato e zinco gluconato. Formulato in compresse e polvere appositamente per favorire la regolazione dell’equilibrio acido/base, esso neutralizza le scorie acide in eccesso e ne previene l’accumulo, comportando vari benefici: aiuta a ripristinare le riserve minerali dell’organismo; contrasta le manifestazioni infiammatorie e allergiche di tipo cronico, iperacidità, bruciore di stomaco e affezioni muscolari, articolari e reumatiche; facilita la concentrazione; aumenta la resistenza allo stress e contrasta le affezioni muscolari, articolari e reumatiche. L’assunzione deve avvenire 2 ore dopo pranzo e 2 ore dopo cena.

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IL “LIFTING DOLCE”:

DAL BISTURI AI FILI Prima o poi, tutti scopriamo nel nostro viso i segni dell’invecchiamento; compaiono le prime rughe, la pelle è meno elastica, i contorni meno netti. Oggi abbiamo a disposizione una varietà di tecniche di ringiovanimento, che dalle più invasive (lifting chirurgico) alle più soft (filler, “botulino”, fili, laser) ci consentono di correggere ogni genere di imperfezione legata al passare del tempo. Il “lifting con i fili” Aptos è una metodica che risale all’ormai lontano 1996, quando il chirurgo plastico russo Marlen Sulamanidze mise a punto, a partire dai fili di sutura, una tecnica minimamente invasiva per il risollevamento non chirurgico e la rivitalizzazione profonda dei tessuti molli del viso e del corpo. Oggi i fili Aptos sono usati dai chirurghi plastici e dai medici estetici di decine di paesi del mondo come valida

alternativa, o per ritardare, il ricorso al lifting chirurgico. “Aptos” è una sigla che sta per “anti-ptosi”, ossia “anti cedimento”, e dà il nome a una linea completa di fili biocompatibili e biostimolanti completamente riassorbibili con i quali è possibile rimodellare e ringiovanire il viso, il collo e il décollété in modo dolce e indolore, con una procedura ambulatoriale e mini-invasiva. L’azione di ringiovanimento si accompagna, grazie alla presenza dell’acido polilattico in tutti fili e alla sua azione rivitalizzante a livello cellulare, a un effetto mesoterapico prolungato. Ciò che rende unica e straordinaria questa metodica è, tra l’altro, la capacità dei fili Aptos di correggere una varietà di imperfezioni: • personalizzazione della metodica. Ciascun tipo di filo Aptos

“Una donna può essere bellissima a trent’anni, affascinante a quaranta, e irresistibile per tutto il resto della sua vita”. (Coco Chanel)

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presenta una serie di caratteristiche e vantaggi mirati al ringiovanimento di una o più porzioni del viso e del collo. Il trattamento comporta un trauma minimo per i tessuti ed è dunque adatto anche a pazienti che non desiderano, o non possono, sottoporsi a metodiche chirurgiche invasive. • sicurezza. Il trattamento viene effettuato a una profondità non superiore ai 3-5 mm, minimizzando così i rischi di danneggiare nervi o vasi, e con materiali impiegati in chirurgia da decenni. Il trauma è minimo, così come il sanguinamento, e il trattamento si esegue in un ambulatorio chirurgico, in anestesia locale. • risultato immediato e naturale. La procedura è veloce, e i risultati sono visibili immediatamente. Il riassorbimento dei fili è graduale, ed è possibile ripetere il trattamento a distanza di tempo. L’inserimento dei fili può essere associato ad altre procedure di medicina estetica (filler, “botulino”, peeling chimico, trattamento laser) fino a raggiungere una correzione completa di tutte le imperfezioni presenti a livello del viso e del collo. Come abbiamo detto, la tecnologia dei fili Aptos è disponibile dal 1996. Continui studi e incessanti perfezionamenti della tecnica e dei materiali hanno consentito di produrre fili diversi e particolari adatti a trattare tutte le condizioni e tutti i tipi di pelle - anche in parti del viso dove la cute è più sottile e delicata- senza incisioni, senza lasciare alcun segno, con tempi di recupero rapidissimi e un risultato visibile immediatamente. Il riassorbimento dei fili Aptos è graduale; ciò permette, quando il/la paziente lo desidera, di ripetere il trattamento adattandolo via via all’invecchiamento naturale dell’organismo, senza mai stravolgere la fisionomia originale. Il risultato che si ottiene dai fili Aptos è un ringiovanimento molto efficace ma credibile, che corregge le imperfezioni e il rilassamento cutaneo rispettando i lineamenti, conferendo un’aria naturalmente più fresca e riposata, e soprattutto conservando intatta la mimica facciale, che non viene mai compromessa. Le ancore (spine) dei fili Aptos sono posizionate lungo il filo ogni 0.5 cm, e ciascuna è responsabile del sollevamento della rispettiva porzione di tessuto. L’elevato numero di ancore (circa 20/filo) fa sì che la trazione sia uniforme, a differenza di quanto avviene con il lifting chirurgico o endoscopico dove i tessuti mobilizzati vengono sollevati e ancorati unicamente a livello dei punti di sutura.

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Alcuni strati dei tessuti molli possono essere mobilizzati solo in blocchi e zone specifiche del viso – per esempio è relativamente semplice risollevare la cute ai lati della fronte o delle sopracciglia, a livello del mento, delle guance o degli zigomi; tuttavia, il riposizionamento dei tessuti della porzione posteriore del viso intorno agli zigomi è invece problematico, in quanto in tale zona la pelle è strettamente connessa al periostio. Inoltre, è sconsigliabile mobilitare i tessuti molli a livello dei muscoli mobili del viso, poiché ciò ne impedirebbe il movimento naturale. Infine, il rilassamento (ptosi) dei tessuti molli è di natura focale – in altre parole, alcune porzioni del viso perdono elasticità più di altre. Alcune aree resistono meglio perché sono sostenute da fasci di tessuto connettivo, vasi e nervi; ne segue che il sollevamento dei tessuti – chirurgico o meno – dovrà evitare tali formazioni anatomiche. La scelta della tipologia di filo e della tecnica di inserimento varia in funzione dell’inestetismo e delle zone specifiche da trattare, ma in linea di massima i fili agiscono: • risollevando i tessuti rilassati • spianando le rughe • stimolando la naturale rigenerazione della pelle a livello cellulare, grazie all’azione dell’acido polilattico di cui sono fatti i fili stessi.


numero 17 / 2015

“Perdere fiducia nel proprio corpo equivale a perdere fiducia in se stessi”. (Simone de Beauvoir) I fili si inseriscono sottopelle attraverso un microforo, lungo precise linee cutanee di tensione, per mezzo di un sottilissimo ago o un ago-cannula a punta smussa (la forma arrotondata della punta riduce il trauma locale), esercitando una lieve trazione per risollevare i tessuti rilassati. I fili aderiscono alla pelle grazie alla presenza di speciali ancore (spine). L’effetto-lifting si ottiene perché l’inserimento dei fili segue direzioni geometriche di trazione in cui nulla è lasciato al caso, e infatti il trattamento richiede, oltre a una certa perizia manuale, una conoscenza ineccepibile dell’anatomia. Indicazioni generali: • cedimento del sopracciglio • rughe e solchi a livello delle labbra • rughe e solchi naso-labiali • rilassamento dei tessuti a livello del mento e del contorno inferiore del viso • rughe e solchi a livello del collo. Aptos Light Lift Grazie alle loro microscopiche ancore, i fili biostimolanti riassorbibili in caprolattone Aptos Light Lift si fissano dolcemente ai tessuti molli formando un robusto reticolo di sostegno. L’acido polilattico che contengono agisce dall’interno della cute, esercitando un’azione rigenerante e rivitalizzante che rallenta i processi di invecchiamento. Indicazioni: ringiovanimento del viso e del collo Trattamento: ambulatoriale in anestesia locale. 20-30 minuti per tutto il viso, 10-15 minuti per le singole aree Risultato: visibile subito, si consolida nel giro di 2-3 settimane Durata del risultato: 2 anni. Aptos Excellence I robusti fili biocompatibili e biostimolanti riassorbibili in caprolattone Aptos Excellence hanno ancore disposte con un particolare angolo disegnato per sostenere i tessuti molli e le porzioni del viso anche dove la cute è più sottile e povera di tessuto adiposo. Grazie alla loro lunghezza, sono particolarmente indicati per risollevare i tessuti rilassati del viso e del collo, ridefinire complessivamente i contorni e rendere la pelle visivamente più densa e turgida. Vengono inseriti sottopelle con una sottilissi-

ma microcannula a punta smussa. Indicazioni: effetto lifting del viso e del collo Trattamento: chirurgico in anestesia locale. 20-30 minuti per tutto il viso, 10-15 minuti per le singole aree Risultato: visibile subito, si consolida nel giro di 2-3 settimane Durata del risultato: 2 anni. Aptos Nano I fili biocompatibili e biostimolanti riassorbibili Aptos Nano, composti di sottilissime biofibre e di acido polilattico, hanno una struttura a spirale concepita appositamente per correggere gli inestetismi di aree limitate, ma molto mobili, del viso e del collo: rughe della fronte, rughe glabellari, rughe della palpebra inferiore, rughe a “zampe di gallina”, rughe pre-auricolari, rughe naso-geniene, rughe agli angoli della bocca, rughe delle labbra e sopra il labbro superiore (“codice a barre”), rughe del mento e del collo. Indicazioni: distensione delle rughe e delle pieghe del viso e del collo Trattamento: ambulatoriale. 10-15 minuti per le singole aree Risultato: visibile subito, si consolida nel giro di 2-3 settimane Durata del risultato: 2 anni. Precauzioni dopo il trattamento: Evitare eccessive contrazioni muscolari del viso o del collo, evitare massaggi, sauna e attività sportiva per 2-3 settimane, evitare l’esposizione ai raggi solari e alle lampade. Nei 2-3 giorni successivi al trattamento possono comparire gonfiore e piccole ecchimosi (lividi), che si risolvono gradualmente e spontaneamente. Controindicazioni - infezioni acute in atto - condizioni oncologiche in atto - processi infiammatori in atto - coagulopatie - gravidanza - allattamento. Dott. Guido Maronati Specialista in Chirurgia Plastica Ricostruttiva www.guidomaronati.it

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ULTIME RICERCHE IN FITNESS, WELLNESS E MEDICINA ANTIAGING A cura del Dott. Filippo Ongaro Vice Presidente AFFWA www.filippo-ongaro.it UN NUOVO STUDIO SOSTIENE CHE AMMALARSI DI CANCRO È PER LO PIÙ UNA QUESTIONE DI SFORTUNA. SARÀ VERO? Perché è importante leggere lo studio a fondo e capirne i limiti. Quando si parla di malattie è pratica comune e antica fare le corna o qualche altro gesto scaramantico meno elegante. Ricerche scientifiche che ci ricordano che ammalarsi ha a che fare anche con una buona dose di sfortuna risultano quindi piuttosto superflue. Ma ora una ricerca pubblicata sulla prestigiosissima rivista Science (http://www.sciencemag.org/content/347/6217/78.abstract), sostiene addirittura che il 65% dei tumori sia frutto del caso e che lo stile di vita c’entri molto poco. La notizia dello studio sta facendo rapidamente il giro del mondo (con interpretazioni più o meno accurate) e rischia di avere un effetto devastante sulla fragile mente dell’essere umano che associa stile di vita sano a sacrificio e che non aspetta altro che

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sentirsi dire che non vale la pena cambiare modo di vivere. Le conclusioni dei ricercatori suonano come musica per le orecchie di chi di prevenzione non vuol sentire parlare: puntiamo su terapie efficaci e diagnosi precoce invece che perdere tempo con la prevenzione, ci dicono. Facciamo subito due premesse: prima di tutto una correlazione tra due fenomeni non significa affatto una relazione di causa effetto. Poi ogni volta che viene pubblicato uno studio se ne parla come se automaticamente smentisse tutto ciò che è stato pubblicato prima. Non esiste invece alcuna relazione cronologica tra le ricerche. Uno studio pubblicato oggi non smentisce affatto uno studio pubblicato ieri o dieci anni prima. Si tratta semplicemente di ricerche che giungono a conclusioni diverse, con metodologie analoghe o differenti. Nello specifico quindi, questo studio va analizzato alla luce di moltissime altre ricerche, in alcuni casi molto più ampie e dettagliate, che giungono a conclusioni del tutto opposte e che da molti anni sugge-


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L’Accademia del Fitness riscono che ci sia una relazione stretta tra stile di vita e tumori. Tutti concordano infatti, compresi gli autori dello studio in questione, che i tumori sono causati da una combinazione di sfortuna, ereditarietà e esposizioni ambientali. Ed è proprio con la buona idea di iniziare a comprendere meglio il peso specifico che ogni singolo fattore ha sulla genesi dei tumori, che gli autori dello studio hanno valutato il numero di divisioni cellulari in vari tessuti e confrontato questi con il rischio di tumore nella popolazione americana. Attraverso una complessa elaborazione statistica, sono arrivati alla conclusione che il 65% dei tumori analizzati si può spiegare semplicemente con l’accumulo casuale di mutazioni dovuto al numero di divisioni cellulari. Tradotto in parole semplici, una miscela di sfortuna e di tempo che passa che, come è noto, aumenta il rischio di tumore. Secondo i loro calcoli 2/3 dei tumori è da attribuire al caso mentre 1/3 sarebbe legato in modo più stretto allo stile di vita. Ma i limiti dello studio sono molti e raramente citati dai giornalisti che lo hanno riportato: il tumore del seno nella donna e quello della prostata nel maschio per esempio sono stati esclusi dalle stime, anche se sono tra i più frequenti. I dati confermano che il tumore dei polmoni è diciotto volte più frequente nei fumatori rispetto ai non fumatori e che il melanoma è associato all’esposizione solare eccessiva. Dunque i tumori che da tempo vengono collegati allo stile di vita o non sono stati presi in considerazione o si confermano essere dipendenti in larga misura dalle nostre scelte. Poi sarebbe necessario definire bene cosa si intende per sfortuna. Lo stress per esempio, che alcuni dati indicano come una fattore di rischio per il cancro, fa parte della sfortuna o dello stile di vita? E ancora la nutrizione che incide sulla stabilità genetica e quindi sull’accumulo di mutazioni come è stata presa in considerazione? E viene considerata la mortalità che in alcuni tumori come quello polmonare è più elevata che in altri magari non collegati allo stile di vita? E il ruolo del sistema immunitario che contrasta le mutazioni accumulate e blocca lo sviluppo delle cellule neoplastiche come viene valutato? E non sono forse i fattori ambientali a contribuire all’accumulo di errori nelle divisioni cellulari citate? E poi ancora perché non applicare eventualmente sia le armi della prevenzione che quelle della diagnosi precoce e della terapia vista la potenza del nemico? Cosa si rischia a promuovere comportamenti di vita più sani? E cosa facciamo di quei nove tumori sui ventidue analizzati che secondo gli autori hanno invece un forte legame con lo stile di vita? E non rimane forse vero che se alla sfortuna aggiungo anche scelte sbagliate il rischio aumenta? E non si deve tenere conto che con uno stile di vita sano si prevengono anche altre malattie? E l’impatto sui costi sanitari? Non è forse enormemente più dispendioso puntare su diagnosi precoce e terapie (in genere molto costosi) piuttosto che educare a vivere in modo corretto (in genere molto economico)? Insomma sono più le domande a cui non viene data risposta che le risposte generate da questo studio. E proprio per questo

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i suggerimenti di puntare sulla diagnosi precoce e sulle terapie piuttosto che sulla prevenzione appaiono piuttosto azzardati. Al di là dei vari quesiti a cui non viene data risposta e delle valutazioni tecniche, la cosa peggiore di una interpretazione frettolosa di questo studio è l’invito latente e antico alla passività: lasciate perdere i vostri sforzi inutili, tanto qualche test diagnostico in più e terapie più mirate vi salveranno. Prima di lanciare conclusioni così estreme e potenzialmente pericolose sarebbe poi bene che gli scienziati si mettessero d’accordo. Uno dei più prestigiosi centri di ricerca di terapia per il cancro, l’Andersen Cancer Center della University of Texas dice: “solo il 5–10% dei tumori può essere attribuito a difetti genetici mentre il restante 90–95% affonda le sue radici nelle condizioni ambientali e negli stile di vita. Questi includono il fumo di sigaretta, la dieta, il consumo di alcol, l’esposizione al sole, l’inquinamento, le infezioni, lo stress, l’obesità e la sedentarietà. Le evidenze scientifiche indicano che di tutte le morti per tumore, quasi il 25–30% è dovuta al tabacco, il 30–35% alla dieta e il 15–20% alle infezioni e la percentuale rimanente a radiazioni, stress, sedentarietà e esposizione a sostanze chimiche. Il cancro è una malattia che si può prevenire con un cambiamento dello stile di vita”. A chi credere? Inoltre interpretare i risultati di questo studio come un invito a puntare solo su diagnosi precoce e terapia piuttosto che sulla prevenzione potrebbe dare adito a qualche sospetto: non è che magari facendo prevenzione si riducono i numeri delle persone costrette a ricorrere a diagnosi precoce e terapie costose? Come sempre è meglio leggere lo studio a fondo e capirne anche i limiti perché i titoli clamorosi e le conclusioni affrettate possono incidere negativamente sulle scelte individuali e finiscono con l’alimentare il sospetto che la sfortuna di alcuni sia in realtà la grande fortuna di altri. Dott. Filippo Ongaro Medico Chirurgo Direttore Scientifico Istituto di Medicina Rigenerativa e Anti-Aging (Ismerian) Vice-Presidente Associazione Medici Italiani Antiaging (AMIA) Vice-Presidente Accademia Funzionale del Fitness-Wellness-Antiaging (AFFWA)




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