La via Cassin al Pizzo Badile

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La salita al Badile 27 agosto 2015

RICORDI DI UNA SCALATA, 27 AGOSTO 2015

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Non ricordo perché abbia scri;o nel lontano 1998 che uno dei miei obie@vi alpinisBci fosse la salita alla via Cassin al Pizzo Badile1, ma così è scri;o e documentato di fronte alla parete di arrampicata del garage dove ci allenavamo negli anni passaB e si giocava a scrivere quello che avremmo voluto fare in montagna. Sta di fa;o che Stefano Cavalieri questa cosa l'aveva presa sul serio e da diversi anni conBnuava ad insistere per fare questa salita. Lo scorso anno ho avuto la “fortuna” che il tempo in estate è stato pessimo e non tale da poter pensare di fare un tentaBvo. In questo 2015 avevamo individuato come periodo gli inizi di agosto ma anche in questo caso il meteo non era o@male per cui abbiamo ripiegato sul Corno Stella2 dove abbiamo arrampicato in un ambiente accogliente e alla nostra portata. Negli ulBmi giorni di agosto avrei dovuto avere in programma un trek sul senBero Roma3 ma poi il numero dei partecipanB non era sufficiente ed ho dovuto annullarlo, quale migliore occasione per ritornare all'idea della scalata? in fondo nella zona avevo già fa;o idea di andarci, quindi camminare o scalare poteva andare bene comunque, ma scalare molto meglio.

1 Pizzo Badile,m. 3.308, nella val Bregaglia fra l’Italia e la Svizzera 2 Montagna delle Alpi Mari@me, m. 2.620 in alta val Brembana 3 Percorso di alta quota nella val Masino, dal rifugio Giane@ al rifugio PonB

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Le previsioni davano tempo belle per tu@ i tre giorni che avevamo a disposizione, anzi i giorni più belli forse di tu;a l'estate 2015. Non possono esserci scuse ora, bisogna andare. La preoccupazione per tu;o l'insieme mi crea un certo nervosismo che cerco a faBca di nascondere per non dare preoccupazioni. In questo proge;o tu;o è piu;osto complicato e di non facile soluzione a parBre dalla logisBca. Si parte dalla strada della val Bondasca nei Grigioni Svizzeri per raggiungere la capanna Sass Fourà un rifugio alpino dove si mangia poco e male ( la pasta asciu;a con patate e wurstel l'avrebbero dovuta scolare almeno mezzora prima) ma si paga da svizzeri. Siamo a quota 1.900 metri e già il pensiero che la via di domani esce a metri 3.300 mi piglia male, meglio non pensarci. Come è meglio non pensare a quando nel 1937 Cassin e Ra@, insieme poi a Molteni e Valsecchi salirono per la prima volta questa via che poi sarebbe entrata, a ragione, nella storia dell'alpinismo, e alla tragedia che si è poi consumata nella via del ritorno con la morte dei due ragazzi comaschi. La stele sulla cima è un bel monito per chi ci arriva e io lo so bene ricordando quanto successe a noi nel 2003 quando restammo per più di 48 ore chiusi

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nel bivacco Radaelli in a;esa che la perturbazione di vento e neve lasciasse spazio ad una giornata spe;acolare dai colori indimenBcabili. In quella occasione avemmo molta fortuna e siamo staB bravi a riuscire a risalire due lunghezze di corda su una parete impiastricciata di neve e riuscire a rientrare al bivacco. Due giorni interi con abbigliamento esBvo, niente da mangiare né da bere, con un solo telefono in qua;ro e per di più con la ba;eria scarica. Ripenso anche al mio amico Alessandro Gogna che nel 1968 con altri amici impiegò 11 giorni a salire la via in invernale e mi piglia male. Mi torna più comodo pensare invece ad Hermann Buhl che nel 1952 salì la parete in solitaria in poco più di qua;ro ore dopo essere arrivato in bicicle;a da Innsbruck anche se poi al ritorno si addormentò sulla bici e il viaggio si concluse con un bagno nelle gelide acque del fiume Inn, cerco di convincermi che ce la possiamo fare. Al rifugio ci registriamo e cerchiamo di capire chi, dei tanB ospiB, salirà domani la Cassin o sceglierà il meno impegnaBvo ma sempre lungo Spigolo Nord4; prima di noi si sono registrate già

4 Uno dei più belli spigoli dell'arco alpino, quasi mille metri di arrampicata aerea su

un granito bellissimo.

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cinque cordate, questa è già un'altra preoccupazione ma anche un sollievo, qualcuno avanB a noi ci indicherà la via non saremo sicuramente i primi ad arrivare all’a;acco né i più veloci. Si cena su tavoli spartani e ci troviamo insieme ad una guida della val di Mello che guarda caso si chiama Fiorelli (Daniele) con due clienB. Si chiacchiera del più e del meno ma sopra;u;o della via, dei chiodi, dei tempi di salita ... Piu;osto “sborone” fa il grosso come fanno le guide giovani che si sentono al disopra perché hanno la patacca, poi zi;o zi;o e, senza anBciparci niente, lui con i suoi clienB parte alle tre del ma@no quando tu@ si alzano alle qua;ro e partono alle 4 e 30. Dopo una fugace colazione in sintonia con la misera cena si parte con le frontali alla ricerca delle tracce del senBero, buio pesto e un cielo stellato unico. SI arriva al colle;o dove inizia la via dello spigolo, noi scendiamo sulla cengia5 che deve essere a;raversata fino al diedro Rebuffat6 dove parte la via Cassin che in originale però é stata iniziata ancora più in basso. La cengia è libera dalla neve, lo sapevamo, ed è un bel sollievo. Alle 7.30 si a;acca la via, davanB a noi tre tedeschi ed un francese che scala in solitario, sale assicurato, scende e risale 5 Parte pianeggiante di una parete rocciosa che interrompe la verBcalità della

montagna 6 Alpinista e guida alpina francese (1921-­‐1985) fra i più forB degli anni quaranta e

cinquanta

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nuovamente per recuperare il materiale e lo zaino, insomma un bell’affollamento almeno sui primi Bri, e noi che si aveva la preoccupazione di individuare l’iBnerario! Con tu;a questa gente non dovrebbe essere difficile. Sopra di noi altre cordate, forse qua;ro, si capisce subito che non sarà una passeggiata e ci sarà da tenere salda la posizione conquistata. Le cordate davanB ci indicheranno l'iBnerario e questo è posiBvo in una parete così immensa. I primi Bri vanno via piu;osto veloci, i tedeschi sono avanB ma ad un certo punto vanno tropo a sinistra, arriva una baldanzosa guida di Munchen che senza esitazione sale diri;o, noi lo seguiamo ; il Bro per rientrare sulla destra tocca a Stefano, sul

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tra;o piu;osto facile si stacca un pezzo di roccia e il piede scivola via, per fortuna nessun problema. Anche il Badile ha qualcosa di familiare con le Apuane? noi siamo abituaB . Arriviamo prima dei tre tedeschi fin dove Riccardo Cassin e compagni fecero il primo bivacco, finalmente si mangia qualcosa.

Non abbiamo portato molto, qualche barre;a e poco altro, per risparmiare sul peso abbiamo poco di tu;o, forse troppo poco, Stefano voleva portare anche martello e chiodi come fanno in genere gli alpinisB “veri”. Nei preparaBvi gli avevo ricordato le

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teorie che avevamo con il buon Rensi7 e cioè che, se sulle vie classiche parB con chiodi e martello, forse sei fuori misura ed è meglio scegliere un altro iBnerario, e se hai bisogno di piantare ulteriori chiodi vuol dire che sei andato fuori via e B sei sopravvalutato, Stefano di buon grado ha lasciato chiodi e martello in macchina ma ha portato in compenso un’o@ma serie di friend8 che si sono rivelaB provvidenziali. Nel fra;empo arrivano di corsa altri due austriaci, si riparte per i Bri più duri ed abbiamo davanB le due cordate, dietro a noi i tedeschi che abbiamo appena superato e più in basso ancora altre due cordate. Stefano procede spedito sul Bro più duro poco chiodato e da proteggere, sarebbe toccato a me ma ho declinato per mancanza di convinzione, il Bro successivo poco meno difficile mi è sembrato facile e anche troppo chiodato, boh? non tornano le cose ma va bene, e andiamo avanB. Dietro le altre cordate pigiano ma non è possibile il sorpasso, ma come, porca miseria, siamo spesso staB noi a sorpassare altri e ora ci si trova a faBcare così? Alla nostra età si gioca si gioca in un altro campionato! 7 Stefano Rensi (1952-­‐2008) compagno di scalate per più di 20 anni, forte alpinista a

tu;o tondo. 8 a;rezzi a camme che servono per me;ere protezioni intermedie nelle fessure

uBlissimi sopra;u;o sul granito

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In effe@ non abbiamo tante energie in avanzo che ci consentano di procedere più spediB, gli altri sono tu@ meno “grandi” di noi, sarà per questo? Ma intanto si sale fino ad arrivare alla serie di camini che dalle relazioni dovevano essere più abbordabili. Mica vero!

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Dopo il primo Bro fa;o all'interno Stefano si ferma e mi recupera, proseguire non era banalissimo, difficile da proteggere e necessaria una strana tecnica mai messa in praBca da me. Gambe orizzontali sulla faccia sinistra del camino e schiena e spalla a contrasto sulla parete di destra, si sale di spalla e zaino e poi si recuperano le gambe, altri cenBmetri di schiena/spalla e poi ancora spinta con le gambe fino poi arrivare ad un comodo punto di sosta con neve. ConfortaB dall'o@ma prestazione, ma come avrò fa;o non lo so neanche io, si prosegue nei camini, dopo un po i tedeschi vanno più a destra e stanno per superarci, rientro nei cammini e tengo salda la posizione fino ad arrivare finalmente sul filo dello spigolo dove termina la via Cassin, sono passate dieci ore da quando abbiamo iniziato ad arrampicare. Sono quasi le 17, il sole è ancora alto e la no;e ci sarà la luna piena ma so che la salita alla ve;a e la discesa alla capanna Giane@9 non sarà breve. Alle 19 siamo sulla cima, la stele ricorda Molteni e Valsecchi, i tedeschi vogliono fare le congratulazioni e gli abbracci ma gli dico che che ci rallegreremo quando saremo al rifugio.

9 m. 2.534 uno dei rifugi storici della val Masino, punto di partenza per tante scalate

delle pareB sud e posto tappa del senBero Roma.

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Più avanB c’è il bivacco Radaelli 10 che mi ha visto gradito ospite per due no@ il 31 di agosto del 2003. Le ulBme doppie si fanno con le frontali e con il chiarore delle luna piena, in collaborazione con i tre tedeschi si scende fino alla pietraia dove inizia la via normale della parete sud, sinceramente siamo piu;osto co@, la luce del rifugio è in fondo alla valle, siamo tranquilli ma ancora non siamo alla fine. TanB rivoli di acqua per lo scioglimento della neve sono un vero piacere per soddisfare la bocca riarsa dalla faBca e dalla troppo poca acqua portata per limitare il peso nello zaino.

10 bivacco posto sulla cima del Badile a m. 3.300. Può ospitare qua;ro persone,

fondamentale in caso di maltempo o contra;empi nelle scalate, nel 2003 ci abbiamo trascorso due no@, è stata la nostra salvezza. Con il nostro contribuito ai Ragni di Lecco sono state sosBtuite le materasse e le coperte

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La mia frontale ha esaurito le ba;erie ma la luce della luna è sufficiente per vedere le tracce di senBero, immerso in mille pensieri procedo con gioia verso la luce.

Entro dentro il rifugio e Mimmo Fiorelli mi accoglie con un: "accidenB sei arrivato tardi, Cesare11 mi aveva de;o che avresB avuto un gruppo di escursionisB!" Effe@vamente avevo in programma il giro del senBero Roma ma con soli due iscri@ ho rinunciato, così che ho potuto sfru;are i giorni disponibili e il bel tempo per scalare la Cassin.

11 Cesare Sartori, de;o anche Pennino, mio compagno di tante scalate negli anni

passaB.

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Dopo una no;e insonne nel terzo castello in una camerata di russatori si scende in poco meno di tre ore a Bagni di Masino dove ci aspe;a il taxi per tornare a Bondo a riprendere la macchina. Purtroppo l'ulBmo tra;o lo abbiamo fa;o a piedi a causa della ro;ura del radiatore del pulmino Wolksvagen piu;osto datato. Soddisfa@ del nostro "viaggio" non ci preoccupano minimamente le ore che mancano per arrivare a fare una doccia dopo tre giorni.

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Un ringraziamento parBcolare all’amico e compagno di tante scalate Stefano Cavalieri che mi ha sopportato con pazienza, è sopra;u;o grazie alla sua determinazione che abbiamo portato a termine questo proge;o, senza di lui non avrei realizzato questo sogno ! Meno male che le previsioni del tempo erano giuste, i camini con pioggia sarebbero staB un incubo.

Non posso non ricordare il salace commento di mio figlio Niccolò che, dopo la salita di questa presBgiosa via, ha de;o:

A questo punto potrai anche sme6ere!

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I DATI DELLA VIA: apertura della via: 14-­‐16 luglio1937, Riccardo Cassin, Ra@, Esposito, Molteni e Valsecchi in tre giorni Prima ripeBzione: 1948, Rèbuffat e Pierre Prima ripeBzione in solitaria: 1948 Ehrmann Bhul in 4 ore e 30 Prima invernale: 1968, Gogna, Calcagno e altri in 11 giorni Dislivello: m. 1.400 Sviluppo della via: m. 1.000 Difficoltà: V-­‐VI

I NOSTRI DATI: Dal rifugio all’a;acco: 2 ore e 30 Dall'a;acco allo spigolo: 9 ore e 45 Dallo spigolo alla cima: 2 ore Dalla cima alla Giane@: 3 ore Dalla Giane@ a Bagni di Masino: 3 ore Da Bagni di Masino alla val Bondasca: 2 ore in taxi

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