e.Magazine 8 - 2012

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IN QUESTO NUMERO: •C’ERA UNA VOLTA LA CARTA, LA PARABOLA DI

NEWSWEEK •LUCCA COMICS AND GAMES 2012: IL FUMETTO È NELL’ARIA (E NELLA RETE) •L’INSOSTENIBILE IMMATERIALITÀ DELL’EBOOK

•VA IN ONDA “SCATOLA NERA” DI J. EGAN •LA RECENSIONE DI “IN MEZZO AL MARE” DI MATTIA TORRE

magazine N.8 2012


N .8

- 2012

e.magazine

Il primo Magazine dedicato al panorama della nuova editoria digitale. Notizie e retroscena del mondo degli eBook e dell'editoria digitale. Un modo diretto per aumentare il grado di “informazione� dei lettori sulle tematiche editoriali che li interessano e riguardano direttamente.



N .8

- 2012

e.magazine

Il primo Magazine dedicato al panorama della nuova editoria digitale. Notizie e retroscena del mondo degli eBook e dell'editoria digitale. Un modo diretto per aumentare il grado di “informazione� dei lettori sulle tematiche editoriali che li interessano e riguardano direttamente.



N .8

- 2012

Editoriale C’ ERA UNA VOLTA L A CARTA

L’insostenibile immaterialità degli eBook

SCOPRI LE TOP 5, LA RECENSIONE DI “IN MEZZO AL MARE”, IL PERCORSO DI LETTURA E I LIBRI DEL MESE

INTORNO ALL A PROPRIETÀ

“ FISICA ” DI UN CONTENUTO “ DIGITALE ” A SEGUITO DELL A CHIUSURA DI UN ACCOUNT DI UNA

A MAZON .

Moreno Scorpioni

Succede in Norvegia che una lettrice di nome Linn si trovi il proprio account Amazon chiuso. Il che implica che la suddetta non possa più avere libero accesso ai proprio eBooks, scaricati dopo regolare

pagamento e ora non più disponibili per la lettura o rilettura. Un blogger amico di Linn riprende e racconta la vicenda (segnalata anche dallo Huffington Post e dal Guardian) sostenendo che le cause della chiusura dell’account non sono affatto chiare. L’azienda di Seattle, dal canto suo, ha liquidato la

RESOCONTO DALL A FIERA

CLASSIFICHE E RECENSIONI

S I RIACCENDE IL DIBATTITO

UTENTE

L UCCA C OMICS AND G AMES : IL

vicenda con due mail alla proprietaria dell’account in cui confermava la propria decisione di chiuderle l’account senza però dare una reale motivazione. L’ipotesi più probabile è che la ragazza abbia violato la policy dell’azienda: secondo Amazon infatti, l’account di Linn sarebbe stato chiuso perché collegato a quello di un amico che già in passato aveva violato la policy aziendale. Decisione confermata, account e caso chiusi senza diritto d’appello e senza una riga in più di spiegazione.

R OBA DA R EADER

Al di là del caso specifico della povera Linn e di cosa effettivamente sappia una data azienda dei nostri dati, di cosa facciamo e come usiamo certi prodotti, la questione si presta a una riflessione di ben più ampio respiro: è solo il libro a essere immateriale o lo è diventata anche la proprietà dello stesso? La domanda non suonerà FOCUS ON nuova ai lettori di eBooks e la Va in onda “Scatola risposta, Nera” di J. Egan purtroppo, sembra essere la seconda: più che di un vero e proprio possesso del libro sembra 2


N .8

- 2012

Editoriale C’ ERA UNA VOLTA L A CARTA

L’insostenibile immaterialità degli eBook

SCOPRI LE TOP 5, LA RECENSIONE DI “IN MEZZO AL MARE”, IL PERCORSO DI LETTURA E I LIBRI DEL MESE

INTORNO ALL A PROPRIETÀ

“ FISICA ” DI UN CONTENUTO “ DIGITALE ” A SEGUITO DELL A CHIUSURA DI UN ACCOUNT DI UNA

A MAZON .

Moreno Scorpioni

Succede in Norvegia che una lettrice di nome Linn si trovi il proprio account Amazon chiuso. Il che implica che la suddetta non possa più avere libero accesso ai proprio eBooks, scaricati dopo regolare

pagamento e ora non più disponibili per la lettura o rilettura. Un blogger amico di Linn riprende e racconta la vicenda (segnalata anche dallo Huffington Post e dal Guardian) sostenendo che le cause della chiusura dell’account non sono affatto chiare. L’azienda di Seattle, dal canto suo, ha liquidato la

RESOCONTO DALL A FIERA

CLASSIFICHE E RECENSIONI

S I RIACCENDE IL DIBATTITO

UTENTE

L UCCA C OMICS AND G AMES : IL

vicenda con due mail alla proprietaria dell’account in cui confermava la propria decisione di chiuderle l’account senza però dare una reale motivazione. L’ipotesi più probabile è che la ragazza abbia violato la policy dell’azienda: secondo Amazon infatti, l’account di Linn sarebbe stato chiuso perché collegato a quello di un amico che già in passato aveva violato la policy aziendale. Decisione confermata, account e caso chiusi senza diritto d’appello e senza una riga in più di spiegazione.

R OBA DA R EADER

Al di là del caso specifico della povera Linn e di cosa effettivamente sappia una data azienda dei nostri dati, di cosa facciamo e come usiamo certi prodotti, la questione si presta a una riflessione di ben più ampio respiro: è solo il libro a essere immateriale o lo è diventata anche la proprietà dello stesso? La domanda non suonerà FOCUS ON nuova ai lettori di eBooks e la Va in onda “Scatola risposta, Nera” di J. Egan purtroppo, sembra essere la seconda: più che di un vero e proprio possesso del libro sembra 2


che, a oggi, ciò per cui si paga sia effettivamente una specie di licenza d’utilizzo, un “contratto” stipulato tra lo store d’acquisto e l’acquirente che dichiara il prestito di un tale prodotto. Sebbene di vero e proprio prestito non si possa parlare poiché il prodotto viene ceduto “a tempo indeterminato”. Se, come effettivamente sembra, di prestito e non di acquisto dovremmo parlare, perché

magazine

Mensile on line di informazione libraria
 
 Registrazione presso il Tribunale Civile di Roma
 n° 269/2011 del 20-09-2011

Copia digitale gratuita

allora la questione legata al “prestito degli ebook” nelle biblioteche è ancora aperta, irrisolta o illegale? E ancora: il (supposto) basso costo dei libri digitali ne giustifica il non possesso e la revoca, in qualsiasi momento per qualsiasi (plausibile) ragione, da parte dello store di appartenenza di tutta la biblioteca digitale legalmente pagata? O il modello business di Amazon che tende a inglobare l’utente in un sistema chiuso comincia a mostrare le prime falle del sistema? Ai lettori digitali l’ardua risposta.

Edito da Absolutely Free

via Roccaporena, 44 00191 Roma

IN REDAZIONE

Daniele Azzolini 
 direttore responsabile 
 Moreno Scorpioni 
 inchieste

Gianluca Comuniello recensioni 
 Nicoletta Azzolini 
 Oscar Mancini
 interviste e rubriche 
 Ivan Pasquariello 
 segreteria redazione Francesca Cicchitti pubblicità

visita il sito absolutelyfree.it 3


che, a oggi, ciò per cui si paga sia effettivamente una specie di licenza d’utilizzo, un “contratto” stipulato tra lo store d’acquisto e l’acquirente che dichiara il prestito di un tale prodotto. Sebbene di vero e proprio prestito non si possa parlare poiché il prodotto viene ceduto “a tempo indeterminato”. Se, come effettivamente sembra, di prestito e non di acquisto dovremmo parlare, perché

magazine

Mensile on line di informazione libraria
 
 Registrazione presso il Tribunale Civile di Roma
 n° 269/2011 del 20-09-2011

Copia digitale gratuita

allora la questione legata al “prestito degli ebook” nelle biblioteche è ancora aperta, irrisolta o illegale? E ancora: il (supposto) basso costo dei libri digitali ne giustifica il non possesso e la revoca, in qualsiasi momento per qualsiasi (plausibile) ragione, da parte dello store di appartenenza di tutta la biblioteca digitale legalmente pagata? O il modello business di Amazon che tende a inglobare l’utente in un sistema chiuso comincia a mostrare le prime falle del sistema? Ai lettori digitali l’ardua risposta.

Edito da Absolutely Free

via Roccaporena, 44 00191 Roma

IN REDAZIONE

Daniele Azzolini 
 direttore responsabile 
 Moreno Scorpioni 
 inchieste

Gianluca Comuniello recensioni 
 Nicoletta Azzolini 
 Oscar Mancini
 interviste e rubriche 
 Ivan Pasquariello 
 segreteria redazione Francesca Cicchitti pubblicità

visita il sito absolutelyfree.it 3


I L C ASO

C’era una volta la carta Il famoso settimanale americano Newsweek si arrende al digitale
 e a dicembre di quest’anno usciranno gli ultimi numeri cartacei prima
 della svolta digitale. Moreno Scorpioni

31/12/2012: la profezia Maya c’era andata vicina nel predire la fine, slittata di soli dieci giorni per Newsweek. Il settimanale più prestigioso d’America si è infatti arreso al calo di lettori e pubblicità e ha deciso la svolta tutta in digitale. La notizia arriva direttamente dal Direttore Tina Brown che, per sancire il passaggio alla nuova era, non ha chiamato in riunione il suo staff ma ha fatto circolare una semplice mail in cui comunicava la novità, posticipando il faccia a faccia ai giorni successivi.

Dalla lettera della Brown si legge un passaggio fondamentale: Newsweek non muore, si trasforma. Dopo 80 anni di servizi che lo hanno reso uno dei settimanali più popolari al mondo, Newsweek si trasformerà in una pubblicazione digitale che si chiamerà Newsweek Global, «una singola edizione internazionale focalizzata su un target di persone in movimento, opinion leader che vogliono essere informati sugli eventi mondiali in un contesto sofisticato». Il nuovo magazine si sosterrà grazie alle sottoscrizioni a pagamento e sarà

disponibile, oltre che sul web, anche per smartphone e tablet, con una selezione di notizie disponibile anche sul portale The Daily Beast.

un +70% rispetto all’anno precedente, con una grande porzione di questo traffico generata settimanalmente dalla forte originalità giornalistica del Newsweek.

Nel comunicato dell’azienda si ripercorrono poi gli ultimi anni: quattro anni fa, infatti, fu lanciata la piattaforma online The Daily Beast; due anni dopo la nuova realtà è stata fusa con lo storico magazine Newsweek, che era stato

Il calo degli investimenti pubblicitari però ha gravemente pesato sul business mentre si è registrato un generico aumento dei lettori sulle grandi piattaforme di distribuzione Apple, Kindle, Zinio e Nook. Da qui la scelta della

venduto dal Washington Post a Sidney Harman. The Daily Beast conta oggi più di 15 milioni di visitatori unici al mese, con

virata verso il digitale, nonostante la svolta comporti il licenziamento di molti giornalisti: «è un momento difficile per 4


I L C ASO

C’era una volta la carta Il famoso settimanale americano Newsweek si arrende al digitale
 e a dicembre di quest’anno usciranno gli ultimi numeri cartacei prima
 della svolta digitale. Moreno Scorpioni

31/12/2012: la profezia Maya c’era andata vicina nel predire la fine, slittata di soli dieci giorni per Newsweek. Il settimanale più prestigioso d’America si è infatti arreso al calo di lettori e pubblicità e ha deciso la svolta tutta in digitale. La notizia arriva direttamente dal Direttore Tina Brown che, per sancire il passaggio alla nuova era, non ha chiamato in riunione il suo staff ma ha fatto circolare una semplice mail in cui comunicava la novità, posticipando il faccia a faccia ai giorni successivi.

Dalla lettera della Brown si legge un passaggio fondamentale: Newsweek non muore, si trasforma. Dopo 80 anni di servizi che lo hanno reso uno dei settimanali più popolari al mondo, Newsweek si trasformerà in una pubblicazione digitale che si chiamerà Newsweek Global, «una singola edizione internazionale focalizzata su un target di persone in movimento, opinion leader che vogliono essere informati sugli eventi mondiali in un contesto sofisticato». Il nuovo magazine si sosterrà grazie alle sottoscrizioni a pagamento e sarà

disponibile, oltre che sul web, anche per smartphone e tablet, con una selezione di notizie disponibile anche sul portale The Daily Beast.

un +70% rispetto all’anno precedente, con una grande porzione di questo traffico generata settimanalmente dalla forte originalità giornalistica del Newsweek.

Nel comunicato dell’azienda si ripercorrono poi gli ultimi anni: quattro anni fa, infatti, fu lanciata la piattaforma online The Daily Beast; due anni dopo la nuova realtà è stata fusa con lo storico magazine Newsweek, che era stato

Il calo degli investimenti pubblicitari però ha gravemente pesato sul business mentre si è registrato un generico aumento dei lettori sulle grandi piattaforme di distribuzione Apple, Kindle, Zinio e Nook. Da qui la scelta della

venduto dal Washington Post a Sidney Harman. The Daily Beast conta oggi più di 15 milioni di visitatori unici al mese, con

virata verso il digitale, nonostante la svolta comporti il licenziamento di molti giornalisti: «è un momento difficile per 4


tutti coloro che amano il romanticismo della stampa e l’atmosfera unica e cameratesca che si crea ogni settimana di venerdì sera prima della chiusura del giornale. Ma, in vista dell’80esimo anniversario del Newsweek il prossimo anno, dobbiamo sostenere il giornalismo che dà il senso al magazine e abbracciare il futuro digitale». Parole cariche di speranza quelle del Direttore, che sembrano voler allontanare le voci secondo cui la trasformazione in digitale sia solo un prolungamento della vita del giornale di qualche mese, prima dell’inevitabile funerale.

In risposta a questi rumors, Tina Brown ha dato la colpa di tutto alla crisi dei media tradizionali, travolti dalla riduzione dei ricavi, dall’avvento di Internet e dalla diffusione dei dispositivi digitali mobili. Negli Stati Uniti - ha ricordato - sono operativi 70 milioni di tablet e il 39% degli americani si informa ormai solo online. Nonostante la volontà di abbracciare in toto le potenzialità del digitale, il vero problema è che i ricavi dell’online non sono ancora sufficienti a pagare i costi di una grande struttura giornalistica di qualità. Entusiasti del futuro si trovano sempre più spesso a sostenere la tanto decantata morte dei

giornali, sempre più prossima ma mai sopraggiunta, e di un famelico digitale pronto a ingurgitare qualsiasi rimasuglio di carta gli capiti a tiro. La tesi, fondamentalmente erronea, prende alla lettera il concetto di “digital first” tralasciando quella che è la vera sfida da vincere, ovvero la convergenza di una realtà nell’altra, l’integrazione di un mezzo con l’altro avendo entrambi dei compiti specifici. Il concetto è stato ben spiegato da Mario Garcia nel 64° Convegno Internazionale della World Association of Newspapers and Publisher lo scorso settembre. Garcia

auspica a un futuro multipiattaforma per i giornali e l’industria dell’informazione con ciascun supporto, carta inclusa, ad assolvere a un ruolo, a una specifica funzione. E, per venire alla nostra realtà, la tesi di Garcia sembra essere stata ben applicata da Barbara Stefanelli, vicedirettore del Corriere della Sera, che nel suo intervento durante il convegno sul futuro del giornalismo organizzato dall’OdG Lombardia, ha portato alla luce dati relativi all’incremento delle copie cartacee vendute la domenica grazie all’esperimento-inserto “La Lettura”, andando a segnare un +20mila. “La carta non è morta” sembrano dire i dati, ed è probabile che superata la crisi economica globale l’online riesca a

produrre un fatturato così consistente da permettere la totale sussistenza dei giornali volti in byte. L’importante è arrivarci ancora vivi, a quella data. 5


tutti coloro che amano il romanticismo della stampa e l’atmosfera unica e cameratesca che si crea ogni settimana di venerdì sera prima della chiusura del giornale. Ma, in vista dell’80esimo anniversario del Newsweek il prossimo anno, dobbiamo sostenere il giornalismo che dà il senso al magazine e abbracciare il futuro digitale». Parole cariche di speranza quelle del Direttore, che sembrano voler allontanare le voci secondo cui la trasformazione in digitale sia solo un prolungamento della vita del giornale di qualche mese, prima dell’inevitabile funerale.

In risposta a questi rumors, Tina Brown ha dato la colpa di tutto alla crisi dei media tradizionali, travolti dalla riduzione dei ricavi, dall’avvento di Internet e dalla diffusione dei dispositivi digitali mobili. Negli Stati Uniti - ha ricordato - sono operativi 70 milioni di tablet e il 39% degli americani si informa ormai solo online. Nonostante la volontà di abbracciare in toto le potenzialità del digitale, il vero problema è che i ricavi dell’online non sono ancora sufficienti a pagare i costi di una grande struttura giornalistica di qualità. Entusiasti del futuro si trovano sempre più spesso a sostenere la tanto decantata morte dei

giornali, sempre più prossima ma mai sopraggiunta, e di un famelico digitale pronto a ingurgitare qualsiasi rimasuglio di carta gli capiti a tiro. La tesi, fondamentalmente erronea, prende alla lettera il concetto di “digital first” tralasciando quella che è la vera sfida da vincere, ovvero la convergenza di una realtà nell’altra, l’integrazione di un mezzo con l’altro avendo entrambi dei compiti specifici. Il concetto è stato ben spiegato da Mario Garcia nel 64° Convegno Internazionale della World Association of Newspapers and Publisher lo scorso settembre. Garcia

auspica a un futuro multipiattaforma per i giornali e l’industria dell’informazione con ciascun supporto, carta inclusa, ad assolvere a un ruolo, a una specifica funzione. E, per venire alla nostra realtà, la tesi di Garcia sembra essere stata ben applicata da Barbara Stefanelli, vicedirettore del Corriere della Sera, che nel suo intervento durante il convegno sul futuro del giornalismo organizzato dall’OdG Lombardia, ha portato alla luce dati relativi all’incremento delle copie cartacee vendute la domenica grazie all’esperimento-inserto “La Lettura”, andando a segnare un +20mila. “La carta non è morta” sembrano dire i dati, ed è probabile che superata la crisi economica globale l’online riesca a

produrre un fatturato così consistente da permettere la totale sussistenza dei giornali volti in byte. L’importante è arrivarci ancora vivi, a quella data. 5


F OCUS O N

Il fumetto è nell’aria (e nella rete) Nicoletta Azzolini

Sono passati ben 46 anni dalla prima fiera del fumetto di Lucca (stiamo parlando del 1966!), ma è impossibile dire che sia una fiera “datata” e anche questa edizione lo ha dimostrato. Sempre al passo con i tempi, la Lucca Comics and Games continua a rinnovarsi e a ingrandirsi e nel 2012 conferma la nuova sezione Movies, allarga la sezione dei Games e aggiunge ben 3 padiglioni per i consolidati Comics. E non avrebbe potuto fare diversamente per accogliere gli oltre 180 mila visitatori che hanno

Ogni anno la fiera di fumetto, e non solo, più importante d’Italia batte ogni record e dedica sempre più spazio alle nuove tendenze editoriali.

girovagato per T UTTI I NUMERI DELLA M ANIFESTAZIONE il centro della città 5 le sezioni della manifestazione: Comics, Games, Junior, Music& fermandosi di Cosplay e Movie stand in stand. 20 le aree del centro storico coinvolte Tutti, naturalmente, Oltre 700 gli stand iperconnessi 500 gli eventi principali realizzati nella manifestazione per controllare le 25.000 i metri quadrati coperti occupati dalla manifestazione novità dal sito, aggiornare i 180.000 gli appassionati che hanno visitato la fiera propri profili facebook e Oltre 40.000 al giorno i contatti Photo Gallery, nel canale ufficiale twettare con della manifestazione su Flickr. l'hashtag 37.000 “Mi Piace” su Facebook #lcg2012. E tutti Oltre 700.000 nei giorni di manifestazione i contatti sul sito ufficiale assiepati www.luccacomicsandgames.com attorno agli stand con le star del postano ogni settimana una nuova momento: i web comic artist. I striscia comica hanno di anno in blogger e i disegnatori di fumetti che anno acquistato una maggiore popolarità fino a quasi rubare la scena ai colleghi più tradizionalisti. E non per niente lo stand in assoluto più affollato è stato quello di Bao Publishing, casa editrice coraggiosa e attenta che tra le fila dei suoi autori annovera Zerocalcare, la rivelazione dell'anno. 6


F OCUS O N

Il fumetto è nell’aria (e nella rete) Nicoletta Azzolini

Sono passati ben 46 anni dalla prima fiera del fumetto di Lucca (stiamo parlando del 1966!), ma è impossibile dire che sia una fiera “datata” e anche questa edizione lo ha dimostrato. Sempre al passo con i tempi, la Lucca Comics and Games continua a rinnovarsi e a ingrandirsi e nel 2012 conferma la nuova sezione Movies, allarga la sezione dei Games e aggiunge ben 3 padiglioni per i consolidati Comics. E non avrebbe potuto fare diversamente per accogliere gli oltre 180 mila visitatori che hanno

Ogni anno la fiera di fumetto, e non solo, più importante d’Italia batte ogni record e dedica sempre più spazio alle nuove tendenze editoriali.

girovagato per T UTTI I NUMERI DELLA M ANIFESTAZIONE il centro della città 5 le sezioni della manifestazione: Comics, Games, Junior, Music& fermandosi di Cosplay e Movie stand in stand. 20 le aree del centro storico coinvolte Tutti, naturalmente, Oltre 700 gli stand iperconnessi 500 gli eventi principali realizzati nella manifestazione per controllare le 25.000 i metri quadrati coperti occupati dalla manifestazione novità dal sito, aggiornare i 180.000 gli appassionati che hanno visitato la fiera propri profili facebook e Oltre 40.000 al giorno i contatti Photo Gallery, nel canale ufficiale twettare con della manifestazione su Flickr. l'hashtag 37.000 “Mi Piace” su Facebook #lcg2012. E tutti Oltre 700.000 nei giorni di manifestazione i contatti sul sito ufficiale assiepati www.luccacomicsandgames.com attorno agli stand con le star del postano ogni settimana una nuova momento: i web comic artist. I striscia comica hanno di anno in blogger e i disegnatori di fumetti che anno acquistato una maggiore popolarità fino a quasi rubare la scena ai colleghi più tradizionalisti. E non per niente lo stand in assoluto più affollato è stato quello di Bao Publishing, casa editrice coraggiosa e attenta che tra le fila dei suoi autori annovera Zerocalcare, la rivelazione dell'anno. 6


Michele Rech, vero nome di Zerocalcare, nel novembre dello scorso anno ha cominciato un blog (zerocalcare.it) in cui ogni lunedì pubblicava una tavola a fumetti. Non roba qualsiasi, bensì storie comiche e molto attuali con se stesso e la Alla Fiera la nuova graphic novel di Zerocalcare è stata sua coscienza/amico presentata in tre differenti edizioni, con tre copertine fatte ad immaginario armadillo hoc (la classica, la variant e la nerd) come protagonisti. Il successo è stato novel, Un Polpo alla Gola, e subito pressoché immediato. esaurito. Alla fiera Zerocalcare ha passato Il primo libro "La profezia quattro giorni incollato alla sedia dell'armadillo" lo aveva ad autografare la sua nuova graphic autoprodotto con l'appoggio di un vero maestro del genere, Marco Dambrosio, in arte Makkox, che da anni pubblica vignette al vetriolo nel suo blog (ecco un post dedicato dall'autore alla fiera) e su varie testate (Il Post, L'Internazionale). Anche Makkox era presente in fiera con la sua ultima opera, The Full Monti, pubblicato da Rizzoli. Per confermare la notorietà sempre crescente di questi autori, nei giorni della fiera e in quelli subito successivi Zerocalcare è balzato alle prime

due posizioni dei bestseller di Amazon e si è ritrovato premiato proprio al Lucca Comics and Games 2012 con il Gran Guinigi per la miglior storia breve (La profezia dell'armadillo). Insomma, che il proprio fumetto sia cartaceo o sia digitale, è ormai

imperativo passare per il web, non temere di pubblicare del proprio materiale gratuitamente sul proprio blog, di rispondere ai propri fan, di tenere aggiornati i propri profili sui social network. Tutto questo sarà ripagato dall'attenzione che i fan ti riserveranno, pronti ad acquistare una versione speciale della tua opera, un gadget, una maglietta o semplicemente a mettersi in fila alla fiera per una dedica. Come ogni anno il festival si prefigge lo scopo di offrire

@LuccaCandG 7


Michele Rech, vero nome di Zerocalcare, nel novembre dello scorso anno ha cominciato un blog (zerocalcare.it) in cui ogni lunedì pubblicava una tavola a fumetti. Non roba qualsiasi, bensì storie comiche e molto attuali con se stesso e la Alla Fiera la nuova graphic novel di Zerocalcare è stata sua coscienza/amico presentata in tre differenti edizioni, con tre copertine fatte ad immaginario armadillo hoc (la classica, la variant e la nerd) come protagonisti. Il successo è stato novel, Un Polpo alla Gola, e subito pressoché immediato. esaurito. Alla fiera Zerocalcare ha passato Il primo libro "La profezia quattro giorni incollato alla sedia dell'armadillo" lo aveva ad autografare la sua nuova graphic autoprodotto con l'appoggio di un vero maestro del genere, Marco Dambrosio, in arte Makkox, che da anni pubblica vignette al vetriolo nel suo blog (ecco un post dedicato dall'autore alla fiera) e su varie testate (Il Post, L'Internazionale). Anche Makkox era presente in fiera con la sua ultima opera, The Full Monti, pubblicato da Rizzoli. Per confermare la notorietà sempre crescente di questi autori, nei giorni della fiera e in quelli subito successivi Zerocalcare è balzato alle prime

due posizioni dei bestseller di Amazon e si è ritrovato premiato proprio al Lucca Comics and Games 2012 con il Gran Guinigi per la miglior storia breve (La profezia dell'armadillo). Insomma, che il proprio fumetto sia cartaceo o sia digitale, è ormai

imperativo passare per il web, non temere di pubblicare del proprio materiale gratuitamente sul proprio blog, di rispondere ai propri fan, di tenere aggiornati i propri profili sui social network. Tutto questo sarà ripagato dall'attenzione che i fan ti riserveranno, pronti ad acquistare una versione speciale della tua opera, un gadget, una maglietta o semplicemente a mettersi in fila alla fiera per una dedica. Come ogni anno il festival si prefigge lo scopo di offrire

@LuccaCandG 7


al suo pubblico un palinsesto multicolore di eventi e personalitĂ unico nel suo genere. Ottenuti gli autografi dei propri artisti di web-comic preferiti, schiere di appassionati si sono riversati nei tradizionali stand di fumetti, gadget e videogames e negli stand dedicati alle mostre d'autore e alle novitĂ dell'anno. Dagli stand scenografici dedicati ad Hunger Games a Game of Thrones (rispettivamente trilogia/film e saga/serie tv bestseller di questi ultimi anni), alle installazioni dedicate ad autori di fumetto e illustratori italiani e internazionali fino ad arrivare agli stand in cui provare le nuove piattaforme (la nuova consolle Wii-U, le nuove tavolette digitali Wacom

dedicate agli artisti ma anche il nuovo Kobo Mondadori) e comprare libri a tema. Sempre piĂš grande, infatti, anche lo spazio alle case editrici che non pubblicani solo fumetti ma libri che abbiano una qualche attinenza con la fiera: dal fantasy ai libri dedicati ai videogames, dallo sci-fi a libri dedicati all'universo del Giappone, non solo in salsa manga. Sulla scia del successo del fumetto di The Walking Dead e della relativa serie televisiva (in America alla terza stagione) si potrebbe agguantare un qualche titolo dedicato agli zombie. E' tutto connesso, no?

visita il sito oktennis.it 8


al suo pubblico un palinsesto multicolore di eventi e personalitĂ unico nel suo genere. Ottenuti gli autografi dei propri artisti di web-comic preferiti, schiere di appassionati si sono riversati nei tradizionali stand di fumetti, gadget e videogames e negli stand dedicati alle mostre d'autore e alle novitĂ dell'anno. Dagli stand scenografici dedicati ad Hunger Games a Game of Thrones (rispettivamente trilogia/film e saga/serie tv bestseller di questi ultimi anni), alle installazioni dedicate ad autori di fumetto e illustratori italiani e internazionali fino ad arrivare agli stand in cui provare le nuove piattaforme (la nuova consolle Wii-U, le nuove tavolette digitali Wacom

dedicate agli artisti ma anche il nuovo Kobo Mondadori) e comprare libri a tema. Sempre piĂš grande, infatti, anche lo spazio alle case editrici che non pubblicani solo fumetti ma libri che abbiano una qualche attinenza con la fiera: dal fantasy ai libri dedicati ai videogames, dallo sci-fi a libri dedicati all'universo del Giappone, non solo in salsa manga. Sulla scia del successo del fumetto di The Walking Dead e della relativa serie televisiva (in America alla terza stagione) si potrebbe agguantare un qualche titolo dedicato agli zombie. E' tutto connesso, no?

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F OCUS O N

Va ora in onda “Scatola Nera” Moreno Scorpioni

C’era una volta il feuilletton, romanzo a puntate che usciva su un quotidiano o una rivista tra la metà dell’Ottocento e gli inizi del Novecento. A riscoprire questo genere letterario di gran voga all’epoca e tradurlo nei canoni linguistici del nostro tempo ci pensa proprio lei che con il tempo sembra avere litigato, Jennifer Egan, premio Pulitzer 2011 con “Il tempo è un bastardo”, portato in Italia grazie a Minimum Fax.

Esperimento letterario riuscito
 per Minimum Fax che twitta
 “Scatola Nera”, il racconto breve
 della vincitrice del premio Pulitzer 2011. L’idea è nata dalla stessa autrice da un’immagine: dopo aver scritto la prima stesura di “Scatola Nera” in un quaderno giapponese, costituito da otto rettangoli per pagina, trovandosi a trascriverlo al computer si è resa conto che i piccoli brani, slegati l’uno dall’altro, separati da spazi bianchi, avevano l’aspetto di una moltitudine di tweet. Dopo aver studiato le potenzialità del social di microblogging, l’autrice ha

proposto la sua idea al New Yorker che ha saputo coglierne le potenzialità insieme a un pubblico di fan entusiasti. Minimum Fax ha replicato l’iniziativa: a partire dallo scorso 25 ottobre fino al 1 novembre, sul proprio account twitter ogni sera dalle 22 ha twittato il romanzo dell’autrice con grande seguito da parte del pubblico e con la possibilità, a fine sessione, di poter comprare il racconto per intero nella sola versione digitale a 1,99€. 
 Nonostante la Egan nel suo account @egangoonsquad abbia totalizzato soli 7 tweet dall’agosto 2010, sembra averne colto in pieno le potenzialità per un esperimento di microletteratura senza precedenti, con un mezzo che, a quanto

pare, ben si presta alla suspsance adrenalinica di una spystory. Potenzialità che non risiede tanto nella brevità del testo quanto dal valore che twitter dà al tempo (la stessa homepage viene chiamata timeline). La scansione ritmica con cui si susseguono i tweet è decisa dall’account, il che significa che la fruizione non è appannaggio dell’utente, ma dell’emittente. 
 In questo modo, l’esperienza di lettura di un racconto su twitter si avvicina più alla visione di @minimumfax una serie tv. 9


F OCUS O N

Va ora in onda “Scatola Nera” Moreno Scorpioni

C’era una volta il feuilletton, romanzo a puntate che usciva su un quotidiano o una rivista tra la metà dell’Ottocento e gli inizi del Novecento. A riscoprire questo genere letterario di gran voga all’epoca e tradurlo nei canoni linguistici del nostro tempo ci pensa proprio lei che con il tempo sembra avere litigato, Jennifer Egan, premio Pulitzer 2011 con “Il tempo è un bastardo”, portato in Italia grazie a Minimum Fax.

Esperimento letterario riuscito
 per Minimum Fax che twitta
 “Scatola Nera”, il racconto breve
 della vincitrice del premio Pulitzer 2011. L’idea è nata dalla stessa autrice da un’immagine: dopo aver scritto la prima stesura di “Scatola Nera” in un quaderno giapponese, costituito da otto rettangoli per pagina, trovandosi a trascriverlo al computer si è resa conto che i piccoli brani, slegati l’uno dall’altro, separati da spazi bianchi, avevano l’aspetto di una moltitudine di tweet. Dopo aver studiato le potenzialità del social di microblogging, l’autrice ha

proposto la sua idea al New Yorker che ha saputo coglierne le potenzialità insieme a un pubblico di fan entusiasti. Minimum Fax ha replicato l’iniziativa: a partire dallo scorso 25 ottobre fino al 1 novembre, sul proprio account twitter ogni sera dalle 22 ha twittato il romanzo dell’autrice con grande seguito da parte del pubblico e con la possibilità, a fine sessione, di poter comprare il racconto per intero nella sola versione digitale a 1,99€. 
 Nonostante la Egan nel suo account @egangoonsquad abbia totalizzato soli 7 tweet dall’agosto 2010, sembra averne colto in pieno le potenzialità per un esperimento di microletteratura senza precedenti, con un mezzo che, a quanto

pare, ben si presta alla suspsance adrenalinica di una spystory. Potenzialità che non risiede tanto nella brevità del testo quanto dal valore che twitter dà al tempo (la stessa homepage viene chiamata timeline). La scansione ritmica con cui si susseguono i tweet è decisa dall’account, il che significa che la fruizione non è appannaggio dell’utente, ma dell’emittente. 
 In questo modo, l’esperienza di lettura di un racconto su twitter si avvicina più alla visione di @minimumfax una serie tv. 9


Va da sé che si potrebbe attendere il caricamento di parte o tutti i tweet, di modo tale che sia possibile leggerseli tutti d’un fiato, così facendo però si perderebbe quel quid, quel qualcosa che differenzia una rivoluzione da un semplice esperimento. Non è più il lettore, quindi, a decidere quando e quanto leggere ma è il racconto stesso a diventare il protagonista, proponendosi a un lettore completamente in balia della narrazione senza concedergli la

possibilità di accelerare o rallentare 
 il ritmo a suo piacimento fino a quando, a fine serata, la puntata della spystory finisce con un colpo di scena che, per essere chiarito, necessiterà 
 di altre 24 ore. Se nell’epoca del digitale di esperimenti di letteratura 2.0 se ne sono fatti tanti, nessuno ha mai avuto la portata e il seguito di quello proposto dalla Egan.

Avrà successo anche la prossima serie HBO tratta proprio da un romanzo dell’autrice (Il tempo è un bastardo), visto e considerato che la Re(gina) Mida del tempo sembra non sbagliare un colpo?

10


Va da sé che si potrebbe attendere il caricamento di parte o tutti i tweet, di modo tale che sia possibile leggerseli tutti d’un fiato, così facendo però si perderebbe quel quid, quel qualcosa che differenzia una rivoluzione da un semplice esperimento. Non è più il lettore, quindi, a decidere quando e quanto leggere ma è il racconto stesso a diventare il protagonista, proponendosi a un lettore completamente in balia della narrazione senza concedergli la

possibilità di accelerare o rallentare 
 il ritmo a suo piacimento fino a quando, a fine serata, la puntata della spystory finisce con un colpo di scena che, per essere chiarito, necessiterà 
 di altre 24 ore. Se nell’epoca del digitale di esperimenti di letteratura 2.0 se ne sono fatti tanti, nessuno ha mai avuto la portata e il seguito di quello proposto dalla Egan.

Avrà successo anche la prossima serie HBO tratta proprio da un romanzo dell’autrice (Il tempo è un bastardo), visto e considerato che la Re(gina) Mida del tempo sembra non sbagliare un colpo?

10


L A R ECENSIONE

Animale di razza “E non cessa di girare, la mia testa
 in mezzo al mare” cantavano
 negli anni Novanta i Marlene Kuntz
 a significare il loro spaesamento.
 Mattia Torre ci racconta il nostro
 di spaesamento. Con risate spietate.
 E qualche animale da ricordare. Gianluca Comuniello

Mattia Torre è stato, insieme a Luca Vendruscolo e Giacomo Ciarrapico, una delle menti essenziali dietro alle tre stagioni di Boris e al conseguente film. Già solo questo lo piazza di diritto e di prepotenza al vertice creativo della televisione italiana del primo

decennio del Duemila. “Boris” ci ha prima stupito, poi divertito, poi fatto sbellicare, poi spaventato e poi di nuovo fatto sbellicare. Perché fotografava con impietosa esattezza la condizione televisiva del ventennio berlusconide. “E ‘sti cazzi”. L’attrice cagna brava ad inginocchiarsi di fronte alle gerarchie clericali. L’attore carismatico

e che piace tanto alle mamme ma recita di merda. Partito da una presa in giro di “Incantesimo”, Boris era riuscito a completare la mappatura sullo stato catatonico dell’intera tv nostrana. Però, in un certo senso, Boris era un fenomeno consolatorio. Una macchina comica e dissacrante perfetta che sì, distorcendo il già distorto mondo della tv mostrava in realtà gli usi e i costumi del paese che dalla tv è plasticamente rappresentato eccetera eccetera. Però, però. Però, appunto, parlava di televisione. Uno, dopo essersi stupito, divertito, sbellicato, spaventato e poi di nuovo sbellicato a dovere, poteva sempre spegnere e dire “ok, la televisione italiana è una merda e questi di Boris sono proprio forti”.

Mattia Torre, sceneggiatore, autore teatrale e regista italiano. Negli ultimi anni è stato adattatore ed editor della serie Love Bugs , dal 2006 è tra gli autori del programma Parla con me . Nel 2007/08 scrive con Ciarrapico e Vendruscolo la prima, la seconda (di cui è anche co-regista) e la terza stagione della serie Boris . Nel 2010, con gli stessi autori, scrive e dirige Boris – il film . Nel 2011 scrive e mette in scena lo spettacolo 456 di cui realizza anche il sequel tv nel programma di Serena Dandini e Andrea Salerno The Show Must Go Off. Il libro 456 è di prossima uscita per Dalai editore.

Uno poteva, in altre parole, ancora illudersi che ci fosse un filtro. Che il mondo di chi lavora in tv sia biecamente sputtanato, più biecamente sputtanato del mondo reale. 12


L A R ECENSIONE

Animale di razza “E non cessa di girare, la mia testa
 in mezzo al mare” cantavano
 negli anni Novanta i Marlene Kuntz
 a significare il loro spaesamento.
 Mattia Torre ci racconta il nostro
 di spaesamento. Con risate spietate.
 E qualche animale da ricordare. Gianluca Comuniello

Mattia Torre è stato, insieme a Luca Vendruscolo e Giacomo Ciarrapico, una delle menti essenziali dietro alle tre stagioni di Boris e al conseguente film. Già solo questo lo piazza di diritto e di prepotenza al vertice creativo della televisione italiana del primo

decennio del Duemila. “Boris” ci ha prima stupito, poi divertito, poi fatto sbellicare, poi spaventato e poi di nuovo fatto sbellicare. Perché fotografava con impietosa esattezza la condizione televisiva del ventennio berlusconide. “E ‘sti cazzi”. L’attrice cagna brava ad inginocchiarsi di fronte alle gerarchie clericali. L’attore carismatico

e che piace tanto alle mamme ma recita di merda. Partito da una presa in giro di “Incantesimo”, Boris era riuscito a completare la mappatura sullo stato catatonico dell’intera tv nostrana. Però, in un certo senso, Boris era un fenomeno consolatorio. Una macchina comica e dissacrante perfetta che sì, distorcendo il già distorto mondo della tv mostrava in realtà gli usi e i costumi del paese che dalla tv è plasticamente rappresentato eccetera eccetera. Però, però. Però, appunto, parlava di televisione. Uno, dopo essersi stupito, divertito, sbellicato, spaventato e poi di nuovo sbellicato a dovere, poteva sempre spegnere e dire “ok, la televisione italiana è una merda e questi di Boris sono proprio forti”.

Mattia Torre, sceneggiatore, autore teatrale e regista italiano. Negli ultimi anni è stato adattatore ed editor della serie Love Bugs , dal 2006 è tra gli autori del programma Parla con me . Nel 2007/08 scrive con Ciarrapico e Vendruscolo la prima, la seconda (di cui è anche co-regista) e la terza stagione della serie Boris . Nel 2010, con gli stessi autori, scrive e dirige Boris – il film . Nel 2011 scrive e mette in scena lo spettacolo 456 di cui realizza anche il sequel tv nel programma di Serena Dandini e Andrea Salerno The Show Must Go Off. Il libro 456 è di prossima uscita per Dalai editore.

Uno poteva, in altre parole, ancora illudersi che ci fosse un filtro. Che il mondo di chi lavora in tv sia biecamente sputtanato, più biecamente sputtanato del mondo reale. 12


Mattia Torre con questo libro ci vuole togliere questo dubbio consolatorio. Ci vuole prendere la faccia, sempre facendoci ridere ovviamente, e ce la vuole sbattere contro il vetro della realtà, per dirci “no, guarda, hai capito male. Non è la tv. Siamo noi”. Questo fa “In Mezzo al mare”, raccolta di racconti/monologhi teatrali/pastiche che non si preoccupa di trovare un filo logico fra un pezzo e l’altro tranne una colossale, scomoda e inevitabile verità: facciamo schifo.

creazione di personaggi, dialoghi e situazioni che ti strappano una sana risata di pancia cerebrale (definendo “risata di pancia cerebrale” quella risata di cuore che mentre la fai riesci anche a pensare… un miracolo, insomma).

C’è quindi un’accurata e impietosa disamina dell’ossessione italica per il mangiare, che ci ha portato alla costituzionalizzazione del ripieno come esorcismo verso la povertà. C’è il collegamento fra questa nostra ossessione per la pancia ed il suo riempimento ed il livello instupidente La bravura sta nel farlo non con lo di endorfine con cui accogliamo snobismo dell’intellettuale con la erre anche le notizie peggiori del moscia (ma esistono ancora telegiornale. C’è l’incapacità di intellettuali snob con la erre moscia? accettare le sconfitte d’amore che la Magari ce ne fossero!) ma con la vita ci propina. C’è la dissacrazione di questi “rompicoglioni” (quanto è liberatorio dirlo) che ci vengono a dilaniare l’ego con l’esaltazione dei bei tempi andati e dei prodotti di una volta. C’è la destrutturazione del significato di alcuni tic linguistici che Mattia Torre (al centro) insieme con Giacomo Ciarrapico (a sinistra) e Luca Vendruscolo (a destra)

noi tutti abbiamo e che appunto nessun significato vero hanno. C’è tutto ciò, c’è molto di più e c’è anche il mio personaggio preferito da molto tempo a questa parte. L’alano Ilario. Ilario è un cane che per qualche giorno vive nello stesso palazzo di Alfredo, il personaggio principale di una delle narrazioni più riuscite della raccolta. Ilario è il protagonista del seguente passaggio, che riporto per intero perché da solo è secondo me motivazione sufficiente per decidere di leggerlo, il libro. “A pochi passi dal portone è lì che mi guarda. L’alano. Ilario. Era solo. Senza Farone (Farone è il notaio padrone del cane, ndr). Era uscito da solo. Perché di sicuro aveva le chiavi di casa. Ilario ormai l’avevo capito, era un cane che prima di uscire controlla se ha chiuso il gas, che uscendo dice proprio: ho preso tutto? Mi guardava dall’alto in basso, ai piedi avevo le Clark e lui me le guardò un po’ contrariato, e fece uno strano verso, - brrharr- come a dire: Madonna, questi ancora con le Clark-. E uscì di pessimo umore” Ecco, io voglio un cane così. Oltre al pesce Boris, ovviamente.

visita il sito absolutelyfree.it 13


Mattia Torre con questo libro ci vuole togliere questo dubbio consolatorio. Ci vuole prendere la faccia, sempre facendoci ridere ovviamente, e ce la vuole sbattere contro il vetro della realtà, per dirci “no, guarda, hai capito male. Non è la tv. Siamo noi”. Questo fa “In Mezzo al mare”, raccolta di racconti/monologhi teatrali/pastiche che non si preoccupa di trovare un filo logico fra un pezzo e l’altro tranne una colossale, scomoda e inevitabile verità: facciamo schifo.

creazione di personaggi, dialoghi e situazioni che ti strappano una sana risata di pancia cerebrale (definendo “risata di pancia cerebrale” quella risata di cuore che mentre la fai riesci anche a pensare… un miracolo, insomma).

C’è quindi un’accurata e impietosa disamina dell’ossessione italica per il mangiare, che ci ha portato alla costituzionalizzazione del ripieno come esorcismo verso la povertà. C’è il collegamento fra questa nostra ossessione per la pancia ed il suo riempimento ed il livello instupidente La bravura sta nel farlo non con lo di endorfine con cui accogliamo snobismo dell’intellettuale con la erre anche le notizie peggiori del moscia (ma esistono ancora telegiornale. C’è l’incapacità di intellettuali snob con la erre moscia? accettare le sconfitte d’amore che la Magari ce ne fossero!) ma con la vita ci propina. C’è la dissacrazione di questi “rompicoglioni” (quanto è liberatorio dirlo) che ci vengono a dilaniare l’ego con l’esaltazione dei bei tempi andati e dei prodotti di una volta. C’è la destrutturazione del significato di alcuni tic linguistici che Mattia Torre (al centro) insieme con Giacomo Ciarrapico (a sinistra) e Luca Vendruscolo (a destra)

noi tutti abbiamo e che appunto nessun significato vero hanno. C’è tutto ciò, c’è molto di più e c’è anche il mio personaggio preferito da molto tempo a questa parte. L’alano Ilario. Ilario è un cane che per qualche giorno vive nello stesso palazzo di Alfredo, il personaggio principale di una delle narrazioni più riuscite della raccolta. Ilario è il protagonista del seguente passaggio, che riporto per intero perché da solo è secondo me motivazione sufficiente per decidere di leggerlo, il libro. “A pochi passi dal portone è lì che mi guarda. L’alano. Ilario. Era solo. Senza Farone (Farone è il notaio padrone del cane, ndr). Era uscito da solo. Perché di sicuro aveva le chiavi di casa. Ilario ormai l’avevo capito, era un cane che prima di uscire controlla se ha chiuso il gas, che uscendo dice proprio: ho preso tutto? Mi guardava dall’alto in basso, ai piedi avevo le Clark e lui me le guardò un po’ contrariato, e fece uno strano verso, - brrharr- come a dire: Madonna, questi ancora con le Clark-. E uscì di pessimo umore” Ecco, io voglio un cane così. Oltre al pesce Boris, ovviamente.

visita il sito absolutelyfree.it 13


I P ERCORSI

La Cina è vicina

(e vince pure il Nobel) Il premio Nobel per la Letteratura nell’anno 2012 va all’autore cinese Mo Yan. Una conferma anche culturale dell’avanzare della Cina di quest’ultimo decennio. Nicoletta Azzolini

Che la Cina stesse guadagnando primati in molti settori, soprattutto in termini di crescita economica è un fatto che ci ripetiamo ormai da alcuni anni; che anche sul fronte culturale stesse rubando la scena sul palcoscenico internazionale ce lo conferma l'ultimo vincitore del premio Nobel per la Letteratura, lo scrittore Mo Yan. "Non parlare", questo il significato dello pseudonimo Mo Yan, scelto da Guan Moye per sottolineare come lui

sia conosciuto per essere senza peli Cambiamenti di M. Yan - Nottetempo ePub/mobi € 3,99 Chi era Mo Yan prima di raggiungere la fama? Nel suo ricordo un bambino cacciato da scuola, poi un operaio al cotonificio di zona che, per affrancarsi dal ceto di contadino, entra nell’esercito, sognando di morire nella Guerra del Vietnam. Trent’anni di ricordi raccontati con il tono auto-ironico di una confessione tra amici.

sulla lingua (una caratteristica non molto amata dal governo cinese). L'autore è noto soprattutto per "Sorgo rosso", romanzo di ampio respiro che ripercorre la storia cinese dagli anni trenta anni Settanta attraverso gli occhi di un giovane e le vicende della sua famiglia. L'opera è stata trasposta anche in film da Zhang Yimou (nel 1987, gareggiò all’Oscar per il miglior film straniero, e ottenne l'Orso d’oro al festival di Berlino nel 1988), e in America è stata paragonata a "Cent'anni di solitudine" per la sua carica suggestiva. Lo stile di Mo Yan è infatti fortemente metaforico, spesso figurato sebbene comunque fortemente ancorato alla realtà, un dualismo che gli è valso l'appellativo di "realismo magico". Molta letteratura dell'Estremo Oriente si accomuna a questo tratto e, al seguito di questo risvegliato interesse per la letteratura cinese (Mo Yan è il primo autore cinese a ottenere il riconoscimento del Nobel), vale la pena andare a riscoprire alcuni autori contemporanei e alcune tematiche al giorno d'oggi ancora scottanti per il paese di Mao.

Le figlie perdute della Cina di Xinran - Longanesi ePub/mobi €6,99 Grazie a un lavoro di ricerca e di inchiesta, Xinran dà voce al dolore delle donne cinesi che hanno abbandonato le proprie neonate sulla strada di una città, fuori da un ospedale o da un orfanotrofio, offrendoci uno spaccato della Cina odierna per molti aspetti inedito.

Beijing Story di Tongzhi Nottetempo ePub/mobi € 4,99 Nella Cina ricca e spieiata degli anni recenti, un giovane capitano d'industria abituato a comprare tutto, incontra un ragazzo che si prostituisce per necessità e con lui brucia per la prima volta nel fuoco di una passione erotica che cambierà la vita di entrambi.

La ragazza che danzava per Mao di Q. Xiaolong ePub/mobi €11,99 Jiao conduce una vita dispendiosa, tra locali alla moda e feste danzanti, ma come può finanziare questo suo costoso stile di vita? La polizia sospetta sia in possesso di documenti compromettenti. Un nuovo caso per l'ispettore capo Chen Cao.

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I P ERCORSI

La Cina è vicina

(e vince pure il Nobel) Il premio Nobel per la Letteratura nell’anno 2012 va all’autore cinese Mo Yan. Una conferma anche culturale dell’avanzare della Cina di quest’ultimo decennio. Nicoletta Azzolini

Che la Cina stesse guadagnando primati in molti settori, soprattutto in termini di crescita economica è un fatto che ci ripetiamo ormai da alcuni anni; che anche sul fronte culturale stesse rubando la scena sul palcoscenico internazionale ce lo conferma l'ultimo vincitore del premio Nobel per la Letteratura, lo scrittore Mo Yan. "Non parlare", questo il significato dello pseudonimo Mo Yan, scelto da Guan Moye per sottolineare come lui

sia conosciuto per essere senza peli Cambiamenti di M. Yan - Nottetempo ePub/mobi € 3,99 Chi era Mo Yan prima di raggiungere la fama? Nel suo ricordo un bambino cacciato da scuola, poi un operaio al cotonificio di zona che, per affrancarsi dal ceto di contadino, entra nell’esercito, sognando di morire nella Guerra del Vietnam. Trent’anni di ricordi raccontati con il tono auto-ironico di una confessione tra amici.

sulla lingua (una caratteristica non molto amata dal governo cinese). L'autore è noto soprattutto per "Sorgo rosso", romanzo di ampio respiro che ripercorre la storia cinese dagli anni trenta anni Settanta attraverso gli occhi di un giovane e le vicende della sua famiglia. L'opera è stata trasposta anche in film da Zhang Yimou (nel 1987, gareggiò all’Oscar per il miglior film straniero, e ottenne l'Orso d’oro al festival di Berlino nel 1988), e in America è stata paragonata a "Cent'anni di solitudine" per la sua carica suggestiva. Lo stile di Mo Yan è infatti fortemente metaforico, spesso figurato sebbene comunque fortemente ancorato alla realtà, un dualismo che gli è valso l'appellativo di "realismo magico". Molta letteratura dell'Estremo Oriente si accomuna a questo tratto e, al seguito di questo risvegliato interesse per la letteratura cinese (Mo Yan è il primo autore cinese a ottenere il riconoscimento del Nobel), vale la pena andare a riscoprire alcuni autori contemporanei e alcune tematiche al giorno d'oggi ancora scottanti per il paese di Mao.

Le figlie perdute della Cina di Xinran - Longanesi ePub/mobi €6,99 Grazie a un lavoro di ricerca e di inchiesta, Xinran dà voce al dolore delle donne cinesi che hanno abbandonato le proprie neonate sulla strada di una città, fuori da un ospedale o da un orfanotrofio, offrendoci uno spaccato della Cina odierna per molti aspetti inedito.

Beijing Story di Tongzhi Nottetempo ePub/mobi € 4,99 Nella Cina ricca e spieiata degli anni recenti, un giovane capitano d'industria abituato a comprare tutto, incontra un ragazzo che si prostituisce per necessità e con lui brucia per la prima volta nel fuoco di una passione erotica che cambierà la vita di entrambi.

La ragazza che danzava per Mao di Q. Xiaolong ePub/mobi €11,99 Jiao conduce una vita dispendiosa, tra locali alla moda e feste danzanti, ma come può finanziare questo suo costoso stile di vita? La polizia sospetta sia in possesso di documenti compromettenti. Un nuovo caso per l'ispettore capo Chen Cao.

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Le promozioni da tenere d’occhio

I BESTSELLER

Le Classifiche dei libri digitali

Questa volta segnaliamo l'iniziativa "Bookpack" di Bookrepublic: con una pagina interamente dedicata loro,

La top 5 dei maggiori eBook Store italiani nella settimana
 12-18 /11/12

1. Il signor Cevdet e i suoi figli - Orhan Pamuk, Einaudi Editore

1. Per mano mia Maurizio de Giovanni, Einaudi Editore
 2. Doppia identità
 Peter James, Kowalski

3. Implosion - M.J. Heron, De Agostini
 4. Venuto al mondo Margaret Mazzantini, Mondadori

5. Milioni di milioni Marco Malvaldi , Sellerio Editore Palermo

I premi Nobel tornano ciclicamente alla ribalta con le offerte a € 0,99 o a € 1,99, un prezzo popolare per scoprire l’alta letteratura. Qualche settimana fa è stato il turno di Mo Yan, stavolta quello di Pamuk.

2. Per mano mia Maurizio de Giovanni, Einaudi Editore

2. Venuto al mondo Margaret Mazzantini, Mondadori
 3. Incontri proibiti. la seduzione - Indigo Bloome, Newton Compton Editori

3. Vite bruciacchiate Elio e le storie tese, edizione Bompiani 4. MR President.La storia dei 44 Presidenti Americani Giuseppe DeBellis, edizione IlGiornale.it 5. Un cappello pieno di ciliege - Oriana Fallaci, edizione BUR

1. Twilight Stephenie Meyer, Fazi Editore

4. Cinquanta sfumature di rosso E.l. James, Mondadori

Ferit Orhan Pamuk (Istanbul, 7/06/52) è uno scrittore e saggista turco. I suoi romanzi sono spesso sospesi tra il fiabesco ed il reale e rispecchiano la Turchia di ieri e di oggi. È stato insignito del Premio Nobel per la Letteratura nel 2006.

5. Amori impossibili e fragole con panna Cynthia Ellingsen, Newton Compton Editori

1. Il signor Cevdet e i suoi figli - Orhan Pamuk, Einaudi Editore
 2. Boom! - Mark Haddon, Einaudi Editore 
 3. Incontri proibiti. La seduzione Indigo Bloome , Newton Compton Editori 
 4.Breaking Dawn Stephenie Meyer , Fazi Editore
 5. Twilight Stephenie Meyer , Fazi Editore

le promozioni a tema del portale sono sempre più interessanti. Bastano al massimo 20 euro per scoprire un nuovo autore o portarsi a casa (o, meglio, sul proprio eBook reader) una serie di libri su un tema specifico, un'intera saga o addirittura una selezione di una collana di pregio di una casa editrice italiana. Decisamente da tenere d'occhio! 15


Le promozioni da tenere d’occhio

I BESTSELLER

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Questa volta segnaliamo l'iniziativa "Bookpack" di Bookrepublic: con una pagina interamente dedicata loro,

La top 5 dei maggiori eBook Store italiani nella settimana
 12-18 /11/12

1. Il signor Cevdet e i suoi figli - Orhan Pamuk, Einaudi Editore

1. Per mano mia Maurizio de Giovanni, Einaudi Editore
 2. Doppia identità
 Peter James, Kowalski

3. Implosion - M.J. Heron, De Agostini
 4. Venuto al mondo Margaret Mazzantini, Mondadori

5. Milioni di milioni Marco Malvaldi , Sellerio Editore Palermo

I premi Nobel tornano ciclicamente alla ribalta con le offerte a € 0,99 o a € 1,99, un prezzo popolare per scoprire l’alta letteratura. Qualche settimana fa è stato il turno di Mo Yan, stavolta quello di Pamuk.

2. Per mano mia Maurizio de Giovanni, Einaudi Editore

2. Venuto al mondo Margaret Mazzantini, Mondadori
 3. Incontri proibiti. la seduzione - Indigo Bloome, Newton Compton Editori

3. Vite bruciacchiate Elio e le storie tese, edizione Bompiani 4. MR President.La storia dei 44 Presidenti Americani Giuseppe DeBellis, edizione IlGiornale.it 5. Un cappello pieno di ciliege - Oriana Fallaci, edizione BUR

1. Twilight Stephenie Meyer, Fazi Editore

4. Cinquanta sfumature di rosso E.l. James, Mondadori

Ferit Orhan Pamuk (Istanbul, 7/06/52) è uno scrittore e saggista turco. I suoi romanzi sono spesso sospesi tra il fiabesco ed il reale e rispecchiano la Turchia di ieri e di oggi. È stato insignito del Premio Nobel per la Letteratura nel 2006.

5. Amori impossibili e fragole con panna Cynthia Ellingsen, Newton Compton Editori

1. Il signor Cevdet e i suoi figli - Orhan Pamuk, Einaudi Editore
 2. Boom! - Mark Haddon, Einaudi Editore 
 3. Incontri proibiti. La seduzione Indigo Bloome , Newton Compton Editori 
 4.Breaking Dawn Stephenie Meyer , Fazi Editore
 5. Twilight Stephenie Meyer , Fazi Editore

le promozioni a tema del portale sono sempre più interessanti. Bastano al massimo 20 euro per scoprire un nuovo autore o portarsi a casa (o, meglio, sul proprio eBook reader) una serie di libri su un tema specifico, un'intera saga o addirittura una selezione di una collana di pregio di una casa editrice italiana. Decisamente da tenere d'occhio! 15


I L LIBRO IN ANTEPRIMA

Una Storia Nazionale Quattro stelle, qualche flop. Un secolo d'Italia in azzurro L a prima Nazionale venne applaudita da quattromila spettatori all’Arena di Milano: 6-2 sulla Francia, che da allora non ci sopporta. Era il 15 maggio 1910, ore 15,30 in punto. Radio, televisione, tribuna stampa: niente di niente. Arbitro l’inglese Goodley, stipendiato dalla Juve, stimatissimo: può capitare e allora capitava anche che il notaio calcistico venisse pagato, ufficialmente dico e non sotto sotto, da un club. Altri tempi. Belli, se in vista non ci fosse stata la grande guerra, quando il pallone prese a rimbalzare tra le croci bianche che segnavano la morte e la porta.

Centodue anni fa, appunto. Un secolo e un pizzico d’Italia. Un titolo mondiale ogni venticinque anni. Buona media e si poteva fare di più. Almeno tre titoli ci sono scivolati via dalle mani: 1970, 1990, 1994. Pianti e rimpianti. Un percorso che ha toccato due conflitti mondiali, la tragica fine del Torino, il 68, Pelè, Maradona, i figli dei fiori, il catenaccio e il possesso palla, scandali che sembravano dovessero cancellare il calcio e toglierlo dalla testa della gente, come è capitato con altri sport, ormai sfioriti e dimenticati. È cambiato il pallone, che non è più, come si chiamava nelle ore dell'alba, la sfera di cuoio e se la colpivi di testa erano dolori. È

TITOLO

UNA STORIA NAZIONALE

FORMATO EBOOK

EPUB, MOBI, PDF

PREZZO

€ 4,99

232

COLLANA

SPORT.DOC

PAGINE

cambiato il liguaggio di chi scrive e di chi ne parla. Sono cambiate le maglie, ora piene di disegni, scritte di ogni tipo, non solo quelle degli sponsor. Il calcio si leggeva. Poi si ascoltava e, se proprio lo amavi, lo guardavi grazie ai disegni di Silva (inventava: che altro avrebbe potuto fare?). Ora si vede tutto e in tutto il mondo e si resta in poltrona.
 Si andava allo stadio, quello sì, almeno in Italia, rimasto come allora. Da noi ci sono ancora gli impianti alzati per i mondiali del 1934, quando Mussolini si accorse che i calciatori di ieri ricordavano i gladiatori di ieri l’altrio e che il calcio sarebbe stato un ottimo veicolo pubblicitario. In particolare vincendo, come capitò per due volte di seguito e l'azzurro divenne anche nero e il saluto si fece romano.

Il regalo di Lippi Questo nostro viaggio parte con la prima Nazionale e arriva all'ultima Nazionale, vista agli europei di Polonia e Ucraina. E si presenta con un regalo, offerto a chi ama il

AUTORE

ROBERTO RENGA

nostro calcio: Marcello Lippi per la prima volta racconta il suo Sudafrica. Non ne aveva mai parlato. Mi assumo ogni responsabilità, disse quel giorno, dopo la sconfitta degli ex campioni del mondo. Si alzò, fece un cenno di saluto e chiuse. Poi silenzio, sino alle parole che potrete leggere quasi alla fine della storia nazionale.

Dal bianco al bleu marina Italia, in quel fatidico giorno passato allora inosservato, in camicia bianca in onore della Pro Vercelli, cui l’Inter aveva appena portato via uno scudetto. Scandalo, dissero a Vercelli e non solo. Il primo, comunque, non l’ultimo. Quanti ne avremmo visti, sempre sperando nel ravvedimento.
 La seconda partita si giocò a Budapest e ne prendemmo sei da una delle migliori squadre dell’epoca, l'Ungheria. Trerè si portò dietro una valigia piena di cibo, non si sa mai e, del resto, lo facciamo ancora, accompagnati in trasferta da cuochi, parmigiano, pomodori e spaghetti. La mamma no, ma ci dispiace un po'.
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I L LIBRO IN ANTEPRIMA

Una Storia Nazionale Quattro stelle, qualche flop. Un secolo d'Italia in azzurro L a prima Nazionale venne applaudita da quattromila spettatori all’Arena di Milano: 6-2 sulla Francia, che da allora non ci sopporta. Era il 15 maggio 1910, ore 15,30 in punto. Radio, televisione, tribuna stampa: niente di niente. Arbitro l’inglese Goodley, stipendiato dalla Juve, stimatissimo: può capitare e allora capitava anche che il notaio calcistico venisse pagato, ufficialmente dico e non sotto sotto, da un club. Altri tempi. Belli, se in vista non ci fosse stata la grande guerra, quando il pallone prese a rimbalzare tra le croci bianche che segnavano la morte e la porta.

Centodue anni fa, appunto. Un secolo e un pizzico d’Italia. Un titolo mondiale ogni venticinque anni. Buona media e si poteva fare di più. Almeno tre titoli ci sono scivolati via dalle mani: 1970, 1990, 1994. Pianti e rimpianti. Un percorso che ha toccato due conflitti mondiali, la tragica fine del Torino, il 68, Pelè, Maradona, i figli dei fiori, il catenaccio e il possesso palla, scandali che sembravano dovessero cancellare il calcio e toglierlo dalla testa della gente, come è capitato con altri sport, ormai sfioriti e dimenticati. È cambiato il pallone, che non è più, come si chiamava nelle ore dell'alba, la sfera di cuoio e se la colpivi di testa erano dolori. È

TITOLO

UNA STORIA NAZIONALE

FORMATO EBOOK

EPUB, MOBI, PDF

PREZZO

€ 4,99

232

COLLANA

SPORT.DOC

PAGINE

cambiato il liguaggio di chi scrive e di chi ne parla. Sono cambiate le maglie, ora piene di disegni, scritte di ogni tipo, non solo quelle degli sponsor. Il calcio si leggeva. Poi si ascoltava e, se proprio lo amavi, lo guardavi grazie ai disegni di Silva (inventava: che altro avrebbe potuto fare?). Ora si vede tutto e in tutto il mondo e si resta in poltrona.
 Si andava allo stadio, quello sì, almeno in Italia, rimasto come allora. Da noi ci sono ancora gli impianti alzati per i mondiali del 1934, quando Mussolini si accorse che i calciatori di ieri ricordavano i gladiatori di ieri l’altrio e che il calcio sarebbe stato un ottimo veicolo pubblicitario. In particolare vincendo, come capitò per due volte di seguito e l'azzurro divenne anche nero e il saluto si fece romano.

Il regalo di Lippi Questo nostro viaggio parte con la prima Nazionale e arriva all'ultima Nazionale, vista agli europei di Polonia e Ucraina. E si presenta con un regalo, offerto a chi ama il

AUTORE

ROBERTO RENGA

nostro calcio: Marcello Lippi per la prima volta racconta il suo Sudafrica. Non ne aveva mai parlato. Mi assumo ogni responsabilità, disse quel giorno, dopo la sconfitta degli ex campioni del mondo. Si alzò, fece un cenno di saluto e chiuse. Poi silenzio, sino alle parole che potrete leggere quasi alla fine della storia nazionale.

Dal bianco al bleu marina Italia, in quel fatidico giorno passato allora inosservato, in camicia bianca in onore della Pro Vercelli, cui l’Inter aveva appena portato via uno scudetto. Scandalo, dissero a Vercelli e non solo. Il primo, comunque, non l’ultimo. Quanti ne avremmo visti, sempre sperando nel ravvedimento.
 La seconda partita si giocò a Budapest e ne prendemmo sei da una delle migliori squadre dell’epoca, l'Ungheria. Trerè si portò dietro una valigia piena di cibo, non si sa mai e, del resto, lo facciamo ancora, accompagnati in trasferta da cuochi, parmigiano, pomodori e spaghetti. La mamma no, ma ci dispiace un po'.
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A Fossati rubarono gli scarpini e giocò con eleganti calzature da passeggio. Esordì a sedici anni De Vecchi, figlio di Dio, come, allargandosi, lo chiamarono. Al banchetto ufficiale, ungheresi in smoking, italiani in flanella. De Vecchi in calzoni corti. Il 6 gennaio del 1911 si giocò la terza partita, di nuovo contro l’Ungheria, ospitata a Milano: uno a zero per loro. Fece la sua comparsa la nuova maglia. Non azzurro Savoia, come si è tante volte detto e scritto, ma bleu marina: lo si legge nell’unico resoconto della vicenda. Maglietta con scollatura a V, un laccetto per chiuderla, una croce sul cuore. Era nata la divisa dell’Italia. I calciatori da allora vennero chiamati azzurri; il bleu lo lasciammo, sbagliando, ai francesi. Azzurri furono poi gli atleti di ogni disciplina.

storia. Valcareggi nel dare, come si usava, le marcature, chiese a Burgnich di prendere Rivelino e a Bertini di controllare Pelè. Esattamente l'opposto di ciò che esperienza e intelletto consigliavano, essendo uno il brillante regista che si sa e l’altro, appunto, Pelè, che con il gol aveva un solido e noto rapporto d’amore e di stima reciproca.

Un salto in Messico

I giocatori si scambiarono sguardi preoccupati: loro sapevano. Bisognava fare qualcosa. Modificare le marcature senza dirlo al tecnico? Prima o poi se ne sarebbe accorto. Accettare e andare incontro alla disfatta? Lasciamo perdere. C’era una sola strada da seguire: convincerlo. Venne spinto in avanti De Sisti, che, con quell’aria tra il puro e l’impuro di chi è nato ai Castelli romani, avrebbe potuto spiegare all’allenatore la situazione tattica senza apparire presuntuoso. Lo fece. Noi, almeno, la vediamo così, chiuse tutto d’un fiato e facendo subito un passo indietro.

La nuova Italia del calcio, quella che ha accompagnato le penultime generazioni, nacque nel 1970 in Messico, dove, tra le nuvole, Montezuma con la sua vendetta, le piramidi, la quebrada e la tequila, perse in finale contro il Brasile: stanchi (noi: eravamo tutti in campo con Riva e gli altri) per la semifinale contro la Germania, reggemmo solo un tempo. Il secondo fu un calvario. I brasiliani arrivavano da ogni parte e facevano sempre gol. Un incubo.
 Mille anni dopo mi raccontarono una

Valcareggi lo guardò. Si mise seduto. Ci pensò a lungo. Disse infine: partiamo come dico io. Se avete ragione voi, si cambia. Avevano ragione i calciatori e al quarto d'ora Valcareggi prese la storica decisione: invertiamo le marcature. Ma si stava giocando e certe cose si fanno a palla ferma. Burgnich lasciò Rivelino, Bertini mollò Pelè. Il primo sfruttò la libertà per pennellare un cross per l'altro, piazzato al centro dell'area. Burgnich stava arrivando,

c'era quasi. Allungò il braccio, fece un salto. Pelè, senza ostacoli, rimase in cielo e fece quel gol che ha rovinato l’adolescenza di tanti.

I sei minuti Non ci fa una bella figura Valcareggi. Il quale, del resto, si è portato dietro per tutta la vita il mistero della staffetta tra Mazzola e Rivera e quello dei sei minuti fatti giocare in finale a Gianni, un’altra figuraccia mica da ridere. Non era un cattivo tecnico, ma debole e predisposto a inspiegabili cadute. Rivera piaceva poco al capo comitiva Mandelli, un industriale che ignorava il calcio, e a qualche compagno importante, che gli rimproverava snobistica solitudine e pigrizia in campo. Come Platini, riteneva che dovessero essere gli altri a correre, a lui toccava un diverso e più alato compito: pensare, creare, disegnare calcio. Del resto, vale una regola: accanto all'ingegnere, ci vuole il muratore. E Rivera, guardategli le mani (e i piedi), muratore non era. È stato il primo italiano a vincere il Pallone d’oro, nonostante l’avversione di Gianni Brera, che, ai suoi tempi, contava più del presidente della Federcalcio. Ma intelligenza e buona scrittura non sempre portano alla verità. La sensazione è questa: Brera, tutto compreso, era così più bravo degli altri da arrivare a prenderli in giro.

Sandro Mazzola in privato offre un’altra, prosaica, versione. Il titolare sarebbe stato sempre lui, altro che staffetta, che venne ideata solo per il mal di pancia che l’aveva colto e debilitato durante i mondiali. Rivera favorito dagli dei e dalla toilette, insomma, non rovinato dagli uomini.

Fulvio esagerato Fulvio Bernardini fu uno dei migliori calciatori di sempre. Cominciò nella Lazio e come portiere. Nella Roma si trasformò in centrocampista, così diverso dagli altri, per i piedi e per la laurea, che la Nazionale lo lasciò spesso fuori: i compagni parlano un’altra lingua, spiegò senza arrossire Vittorio Pozzo, che non andava per il sottile quando si trattava di spararle grosse. Da allenatore ha vinto scudetti a Firenze e Bologna, non a Milano: segno di classe superiore. Offensivista, in uno spareggio con l'Inter di Herrera all'Olimpico mise un terzino in più (Capra) e confuse le idee di HH, bravo nel preparare a parole le partite, non a cambiarle dalla panchina. Non ci vedeva, dicono. I ragazzi non capirebbero, sosteneva Herrera, dando degli stupidi ai calciatori. Il dottore prese il posto di Valcareggi, dopo la pessima figura rimediata in Germania nel 1974, quando l'Italia si ritrovò davanti la Polonia, qualificata e disinteressata. Gli azzurri litigarono durante il riscaldamento: 17


A Fossati rubarono gli scarpini e giocò con eleganti calzature da passeggio. Esordì a sedici anni De Vecchi, figlio di Dio, come, allargandosi, lo chiamarono. Al banchetto ufficiale, ungheresi in smoking, italiani in flanella. De Vecchi in calzoni corti. Il 6 gennaio del 1911 si giocò la terza partita, di nuovo contro l’Ungheria, ospitata a Milano: uno a zero per loro. Fece la sua comparsa la nuova maglia. Non azzurro Savoia, come si è tante volte detto e scritto, ma bleu marina: lo si legge nell’unico resoconto della vicenda. Maglietta con scollatura a V, un laccetto per chiuderla, una croce sul cuore. Era nata la divisa dell’Italia. I calciatori da allora vennero chiamati azzurri; il bleu lo lasciammo, sbagliando, ai francesi. Azzurri furono poi gli atleti di ogni disciplina.

storia. Valcareggi nel dare, come si usava, le marcature, chiese a Burgnich di prendere Rivelino e a Bertini di controllare Pelè. Esattamente l'opposto di ciò che esperienza e intelletto consigliavano, essendo uno il brillante regista che si sa e l’altro, appunto, Pelè, che con il gol aveva un solido e noto rapporto d’amore e di stima reciproca.

Un salto in Messico

I giocatori si scambiarono sguardi preoccupati: loro sapevano. Bisognava fare qualcosa. Modificare le marcature senza dirlo al tecnico? Prima o poi se ne sarebbe accorto. Accettare e andare incontro alla disfatta? Lasciamo perdere. C’era una sola strada da seguire: convincerlo. Venne spinto in avanti De Sisti, che, con quell’aria tra il puro e l’impuro di chi è nato ai Castelli romani, avrebbe potuto spiegare all’allenatore la situazione tattica senza apparire presuntuoso. Lo fece. Noi, almeno, la vediamo così, chiuse tutto d’un fiato e facendo subito un passo indietro.

La nuova Italia del calcio, quella che ha accompagnato le penultime generazioni, nacque nel 1970 in Messico, dove, tra le nuvole, Montezuma con la sua vendetta, le piramidi, la quebrada e la tequila, perse in finale contro il Brasile: stanchi (noi: eravamo tutti in campo con Riva e gli altri) per la semifinale contro la Germania, reggemmo solo un tempo. Il secondo fu un calvario. I brasiliani arrivavano da ogni parte e facevano sempre gol. Un incubo.
 Mille anni dopo mi raccontarono una

Valcareggi lo guardò. Si mise seduto. Ci pensò a lungo. Disse infine: partiamo come dico io. Se avete ragione voi, si cambia. Avevano ragione i calciatori e al quarto d'ora Valcareggi prese la storica decisione: invertiamo le marcature. Ma si stava giocando e certe cose si fanno a palla ferma. Burgnich lasciò Rivelino, Bertini mollò Pelè. Il primo sfruttò la libertà per pennellare un cross per l'altro, piazzato al centro dell'area. Burgnich stava arrivando,

c'era quasi. Allungò il braccio, fece un salto. Pelè, senza ostacoli, rimase in cielo e fece quel gol che ha rovinato l’adolescenza di tanti.

I sei minuti Non ci fa una bella figura Valcareggi. Il quale, del resto, si è portato dietro per tutta la vita il mistero della staffetta tra Mazzola e Rivera e quello dei sei minuti fatti giocare in finale a Gianni, un’altra figuraccia mica da ridere. Non era un cattivo tecnico, ma debole e predisposto a inspiegabili cadute. Rivera piaceva poco al capo comitiva Mandelli, un industriale che ignorava il calcio, e a qualche compagno importante, che gli rimproverava snobistica solitudine e pigrizia in campo. Come Platini, riteneva che dovessero essere gli altri a correre, a lui toccava un diverso e più alato compito: pensare, creare, disegnare calcio. Del resto, vale una regola: accanto all'ingegnere, ci vuole il muratore. E Rivera, guardategli le mani (e i piedi), muratore non era. È stato il primo italiano a vincere il Pallone d’oro, nonostante l’avversione di Gianni Brera, che, ai suoi tempi, contava più del presidente della Federcalcio. Ma intelligenza e buona scrittura non sempre portano alla verità. La sensazione è questa: Brera, tutto compreso, era così più bravo degli altri da arrivare a prenderli in giro.

Sandro Mazzola in privato offre un’altra, prosaica, versione. Il titolare sarebbe stato sempre lui, altro che staffetta, che venne ideata solo per il mal di pancia che l’aveva colto e debilitato durante i mondiali. Rivera favorito dagli dei e dalla toilette, insomma, non rovinato dagli uomini.

Fulvio esagerato Fulvio Bernardini fu uno dei migliori calciatori di sempre. Cominciò nella Lazio e come portiere. Nella Roma si trasformò in centrocampista, così diverso dagli altri, per i piedi e per la laurea, che la Nazionale lo lasciò spesso fuori: i compagni parlano un’altra lingua, spiegò senza arrossire Vittorio Pozzo, che non andava per il sottile quando si trattava di spararle grosse. Da allenatore ha vinto scudetti a Firenze e Bologna, non a Milano: segno di classe superiore. Offensivista, in uno spareggio con l'Inter di Herrera all'Olimpico mise un terzino in più (Capra) e confuse le idee di HH, bravo nel preparare a parole le partite, non a cambiarle dalla panchina. Non ci vedeva, dicono. I ragazzi non capirebbero, sosteneva Herrera, dando degli stupidi ai calciatori. Il dottore prese il posto di Valcareggi, dopo la pessima figura rimediata in Germania nel 1974, quando l'Italia si ritrovò davanti la Polonia, qualificata e disinteressata. Gli azzurri litigarono durante il riscaldamento: 17


Mazzola chiese spiegazioni a Capello, che aveva detto di voler ringiovanire la squadra e dunque partendo proprio da lui, già vecchiotto. Sandro, per innervosire l'acido collega, eseguì da caposquadra solo esercizi di velocità. L'altro, lento e pesante, finì in panne e boccheggiava prima del via. Bisognava trovare qualcuno che, incontrandosi con i polacchi, capisse sino a che punto si potessero ammorbidire. Quel qualcuno, alla fine, spuntò fuori, ma era tardi. L'Italia perse e uscì dai mondiali.

Il vice con la pipa Il vice del dottore, detto anche, con amichevole snobismo romano, Fuffo, era Enzo Bearzot, destinato a grandi imprese e dava l’idea di saperlo. Se ne stava in disparte. Guardava e fumava la pipa. Non scontroso: tra l’assente e il meditabondo. Ciò che faceva il capo gli sembrava strano e misterioso. Non riusciva a fare coppia con uno così diverso.
 Bernardini dipingeva calcio in campo e cercava di farlo in panchina. Con Fiorentina e Bologna gli riuscirono svolazzi, giochi di luce e d’ombre e pennellate stravaganti. Con la Nazionale no. Era stanco. Credeva meno in se stesso e nel suo lavoro. Arrivò a convocare un tale Martelli, sconosciuto. È il figlio di un mio amico di Livorno, disse il cittì. E chiuse. Non ci furono polemiche, ma solo stupore mascherato. Come a dire: se va bene per te, va bene anche per me.

Non so che cosa ne pensasse Bearzot, che era quadrato per quanto l’altro era tondo. E concreto, come chi viene dal Friuli, una terra fatta di pietre e il raccolto deve sudarselo, mica gli cade tra i piedi. Facile la vita di Bernardini. Era un genio del calcio. Da portiere e da centrocampista. Lo vedevi e perdevi la testa. Roma e l’Italia l’amavano. Elegante, lucido, capace di scherzi e di epiche sfuriate. Si laureò alla Bocconi di Milano e al dottore e al lei teneva. Girava con fuoriserie che altri potevano solo sognare. E se doveva avere un incidente stradale, faceva le cose in grande: tamponò l’auto di Mussolini, non di uno qualsiasi e quanti problemi ne ricavò.
 I due tecnici non potevano prendersi. Il dottore guardava l’altro come se venisse da Marte, Bearzot lo stava a sentire per pura educazione. In Federazione capirono e li misero alla pari. Non funzionò. Rimase alla fine il solo Bearzot, che ci avrebbe regalato la terza stella, litigando con il mondo: una scelta di vita.

Totonero... Sembrava la fine Nessuno avrebbe puntato una lira sull'Italia. Era il 1982 e ci aspettava la Spagna. Venivamo da pessimi Europei persi in casa e dal Totonero, uno scandalo che poteva stenderci, secondo, forse, solo a Calciopoli. Sono passati più di trenta anni e

il 23 marzo, il giorno delle manette, sembra ieri. 
 Giocatori e tecnici scommettevano sulle proprie sconfitte: una polizza sulla vita calcistica. Un allenatore raccontò: in caso di vittoria prendo mezzo milione, ma come posso essere sicuro di vincere? Allora scommetto duecentomila sulla sconfitta e come va, va bene. Si faceva tutto alla luce del sole e un dirigente teneva il banco. A un calciatore, vecchio e con solide e numerose amicizie romane e non solo, venne in mente di trasformare il giochino individuale in un gioco di squadra. Il capo, i sottocapi, gli scommettitori, i banchisti. Lui il regista. Di notte, in ritiro, era tutto un telefonare: oggi vinci tu, domani tocca a me, il mondo va avanti lo stesso e il conto in banca tira un sospiro. La folle idea nacque e si sviluppò a Roma, attorno a Trinca, che aveva un ristorante al centro, e Cruciani, che vendeva frutta all'ingrosso e serviva gratuitamente di pesche e zucchine la maggior parte dei calciatori romani. Trinca era basso e rotondo, occhi piccoli e lingua lunga. Pensava, come gli avevo detto, che fossi un medico e con medico e prete ci si confessa. Una sera, all'interno del suo ristorante (cui poi dette fuoco per cercare, invano, di riscuotere i soldi dell’assicurazione), si avvicinò al tavolo con aria sofferta e misteriosa. Dopo essersi

guardato intorno, sollevò il pullover e mostrò un’insolita cintura: tutti biglietti da diecimila, infilati in verticale, attraente cartucciera. Sono cinquanta milioni, fece, abbassando la voce. Domani vado a Bologna e scommetto tutto sul pari con la Juve. Azzeccò la puntata. Qualche giocatore del Perugia si mise d'accordo per fare due a due ad Avellino. Fu, effettivamente, due a due. Paolo Rossi, non uno qualsiasi ma il numero uno, secondo il successivo atto d'accusa, avrebbe detto sì in cambio di due reti. Leggerezza, disincanto, voglia di liberarsi di seccatori, non i sa. Successe. Il Perugia era in ritiro a Vietri, l'incontro tra giocatori e organizzatori avvenne durante una tombolata, l'allenatore Ilario Castagner era fuori. La Lazio pensò male di perdere per tre a due a Milano e di vincere per due a zero con l'Avellino: risultati che non avrebbero dato nell’occhio e neppure danneggiato la società. A Montesi dissero tutto nei bagni degli spogliatoi di San Siro. Si tirò fuori: malato. Al suo posto Totò Lopez. Solo Vincenzo D'Amico venne tenuto al buio: non si fidavano. Operazione compiuta a metà: due a uno. È complicato truccare le partite. Vanno sintonizzate ventidue teste e addomesticato il pallone, che spesso va dove gli pare. E con l'Avellino, quando a Roma nessuno accettava più scommesse sulla vittoria della Lazio, finì uno a uno. 18


Mazzola chiese spiegazioni a Capello, che aveva detto di voler ringiovanire la squadra e dunque partendo proprio da lui, già vecchiotto. Sandro, per innervosire l'acido collega, eseguì da caposquadra solo esercizi di velocità. L'altro, lento e pesante, finì in panne e boccheggiava prima del via. Bisognava trovare qualcuno che, incontrandosi con i polacchi, capisse sino a che punto si potessero ammorbidire. Quel qualcuno, alla fine, spuntò fuori, ma era tardi. L'Italia perse e uscì dai mondiali.

Il vice con la pipa Il vice del dottore, detto anche, con amichevole snobismo romano, Fuffo, era Enzo Bearzot, destinato a grandi imprese e dava l’idea di saperlo. Se ne stava in disparte. Guardava e fumava la pipa. Non scontroso: tra l’assente e il meditabondo. Ciò che faceva il capo gli sembrava strano e misterioso. Non riusciva a fare coppia con uno così diverso.
 Bernardini dipingeva calcio in campo e cercava di farlo in panchina. Con Fiorentina e Bologna gli riuscirono svolazzi, giochi di luce e d’ombre e pennellate stravaganti. Con la Nazionale no. Era stanco. Credeva meno in se stesso e nel suo lavoro. Arrivò a convocare un tale Martelli, sconosciuto. È il figlio di un mio amico di Livorno, disse il cittì. E chiuse. Non ci furono polemiche, ma solo stupore mascherato. Come a dire: se va bene per te, va bene anche per me.

Non so che cosa ne pensasse Bearzot, che era quadrato per quanto l’altro era tondo. E concreto, come chi viene dal Friuli, una terra fatta di pietre e il raccolto deve sudarselo, mica gli cade tra i piedi. Facile la vita di Bernardini. Era un genio del calcio. Da portiere e da centrocampista. Lo vedevi e perdevi la testa. Roma e l’Italia l’amavano. Elegante, lucido, capace di scherzi e di epiche sfuriate. Si laureò alla Bocconi di Milano e al dottore e al lei teneva. Girava con fuoriserie che altri potevano solo sognare. E se doveva avere un incidente stradale, faceva le cose in grande: tamponò l’auto di Mussolini, non di uno qualsiasi e quanti problemi ne ricavò.
 I due tecnici non potevano prendersi. Il dottore guardava l’altro come se venisse da Marte, Bearzot lo stava a sentire per pura educazione. In Federazione capirono e li misero alla pari. Non funzionò. Rimase alla fine il solo Bearzot, che ci avrebbe regalato la terza stella, litigando con il mondo: una scelta di vita.

Totonero... Sembrava la fine Nessuno avrebbe puntato una lira sull'Italia. Era il 1982 e ci aspettava la Spagna. Venivamo da pessimi Europei persi in casa e dal Totonero, uno scandalo che poteva stenderci, secondo, forse, solo a Calciopoli. Sono passati più di trenta anni e

il 23 marzo, il giorno delle manette, sembra ieri. 
 Giocatori e tecnici scommettevano sulle proprie sconfitte: una polizza sulla vita calcistica. Un allenatore raccontò: in caso di vittoria prendo mezzo milione, ma come posso essere sicuro di vincere? Allora scommetto duecentomila sulla sconfitta e come va, va bene. Si faceva tutto alla luce del sole e un dirigente teneva il banco. A un calciatore, vecchio e con solide e numerose amicizie romane e non solo, venne in mente di trasformare il giochino individuale in un gioco di squadra. Il capo, i sottocapi, gli scommettitori, i banchisti. Lui il regista. Di notte, in ritiro, era tutto un telefonare: oggi vinci tu, domani tocca a me, il mondo va avanti lo stesso e il conto in banca tira un sospiro. La folle idea nacque e si sviluppò a Roma, attorno a Trinca, che aveva un ristorante al centro, e Cruciani, che vendeva frutta all'ingrosso e serviva gratuitamente di pesche e zucchine la maggior parte dei calciatori romani. Trinca era basso e rotondo, occhi piccoli e lingua lunga. Pensava, come gli avevo detto, che fossi un medico e con medico e prete ci si confessa. Una sera, all'interno del suo ristorante (cui poi dette fuoco per cercare, invano, di riscuotere i soldi dell’assicurazione), si avvicinò al tavolo con aria sofferta e misteriosa. Dopo essersi

guardato intorno, sollevò il pullover e mostrò un’insolita cintura: tutti biglietti da diecimila, infilati in verticale, attraente cartucciera. Sono cinquanta milioni, fece, abbassando la voce. Domani vado a Bologna e scommetto tutto sul pari con la Juve. Azzeccò la puntata. Qualche giocatore del Perugia si mise d'accordo per fare due a due ad Avellino. Fu, effettivamente, due a due. Paolo Rossi, non uno qualsiasi ma il numero uno, secondo il successivo atto d'accusa, avrebbe detto sì in cambio di due reti. Leggerezza, disincanto, voglia di liberarsi di seccatori, non i sa. Successe. Il Perugia era in ritiro a Vietri, l'incontro tra giocatori e organizzatori avvenne durante una tombolata, l'allenatore Ilario Castagner era fuori. La Lazio pensò male di perdere per tre a due a Milano e di vincere per due a zero con l'Avellino: risultati che non avrebbero dato nell’occhio e neppure danneggiato la società. A Montesi dissero tutto nei bagni degli spogliatoi di San Siro. Si tirò fuori: malato. Al suo posto Totò Lopez. Solo Vincenzo D'Amico venne tenuto al buio: non si fidavano. Operazione compiuta a metà: due a uno. È complicato truccare le partite. Vanno sintonizzate ventidue teste e addomesticato il pallone, che spesso va dove gli pare. E con l'Avellino, quando a Roma nessuno accettava più scommesse sulla vittoria della Lazio, finì uno a uno. 18


L ETTORI E T ABLET Lettori in pillole

Un primo sguardo al nuovo sistema operativo di Microsoft ci arriva dalla prima presentazione fatta negli Stati Uniti: "Windows 8 vi aiuterà a fare tutto" così ha promesso Ballmer della Microsoft. Anche Bill Gates si è scomodato, per sottolineare quanto sia soddisfatto del nuovo Windows e come, secondo lui “sarà una roba grossa”. Quali sono dunque le novità dell’ottava versione del sistema operativo più utilizzato al mondo? In primis il nuovo look, decisamente vicino alle nuove grafiche “appbased” che non al vecchio sistema di icone e cartelle. La nuova interfaccia utente Metro era già presente nei telefoni Windows e in Xbox live a partire dal 2010 ed è in grado di visualizzare diverse applicazioni allo stesso tempo. L'altra novità forte è SkyDrive, il servizio cloud di Microsoft, capace di memorizzare i file in un web storage per averli sempre disponibili su tutti i device di proprietà.

Roba da reader

Un tablet per tutto. Arrivano l'iPad Mini e Windows 8. Possono i tablet definitivamente soppiantare i laptop (e gli eBook reader?) Nicoletta Azzolini

Ultimamente per avere tutto quello che serve per leggere eBook, navigare su internet, lavorare, giocare, ascoltare la musica, vedere film e quant'altro, sembrano essere necessari innumerevoli aggeggi, dal tablet al computer, dal lettore di ebook al lettore di mp3. Il momento di svolta sembra però essere vicino ed è possibile che nel giro di pochi anni potremmo accontentarci di un solo device che racchiuderà dentro di sé

abbastanza potenza e abbastanza app per soddisfare qualsiasi esigenza ma che sia comunque sufficientemente piccolo da essere portatile. Sia l'iPad Mini sia i nuovi tablet con Windows 8 integrato (nella versione RT, fatta appositamente per loro) si avvicinano a questo obiettivo al punto che molti si stanno chiedendo se già possono Sempre più ricca la scelta dei tablet alternativi ad Apple. Molti quelli che rinunciare se non al sposeranno il nuovo Windows 8 : oltre al tablet “di casa”, il Microsoft proprio computer Surface, anche i nuovi tablet Lenovo, Fujitsu, Sony, Asus, fra i vari, si fisso (che per ora doteranno nel nuovo sistema operativo. non sembra possa essere pensionato) grande. Insomma, diventano del peso e almeno al proprio computer portatile e della misura di un eBook reader (che io anche al proprio eBook reader. spesso dimentico di avere in borsa, per I nuovi tablet puntano, come nel caso del nuovo arrivato in casa Apple, a uno schermo più portatile o, come nel caso dei nuovi prodotti con il sistema operativo Microsoft, a un oggetto sottile e leggero, anche se con uno schermo più

quanto è leggero!) ma con uno schermo e un impatto da computer. Sul fronte della usabilità, da una parte abbiamo prodotti come il Microsoft Surface, che, avendo una tastiera annessa, si avvicina molto a un classico 19


L ETTORI E T ABLET Lettori in pillole

Un primo sguardo al nuovo sistema operativo di Microsoft ci arriva dalla prima presentazione fatta negli Stati Uniti: "Windows 8 vi aiuterà a fare tutto" così ha promesso Ballmer della Microsoft. Anche Bill Gates si è scomodato, per sottolineare quanto sia soddisfatto del nuovo Windows e come, secondo lui “sarà una roba grossa”. Quali sono dunque le novità dell’ottava versione del sistema operativo più utilizzato al mondo? In primis il nuovo look, decisamente vicino alle nuove grafiche “appbased” che non al vecchio sistema di icone e cartelle. La nuova interfaccia utente Metro era già presente nei telefoni Windows e in Xbox live a partire dal 2010 ed è in grado di visualizzare diverse applicazioni allo stesso tempo. L'altra novità forte è SkyDrive, il servizio cloud di Microsoft, capace di memorizzare i file in un web storage per averli sempre disponibili su tutti i device di proprietà.

Roba da reader

Un tablet per tutto. Arrivano l'iPad Mini e Windows 8. Possono i tablet definitivamente soppiantare i laptop (e gli eBook reader?) Nicoletta Azzolini

Ultimamente per avere tutto quello che serve per leggere eBook, navigare su internet, lavorare, giocare, ascoltare la musica, vedere film e quant'altro, sembrano essere necessari innumerevoli aggeggi, dal tablet al computer, dal lettore di ebook al lettore di mp3. Il momento di svolta sembra però essere vicino ed è possibile che nel giro di pochi anni potremmo accontentarci di un solo device che racchiuderà dentro di sé

abbastanza potenza e abbastanza app per soddisfare qualsiasi esigenza ma che sia comunque sufficientemente piccolo da essere portatile. Sia l'iPad Mini sia i nuovi tablet con Windows 8 integrato (nella versione RT, fatta appositamente per loro) si avvicinano a questo obiettivo al punto che molti si stanno chiedendo se già possono Sempre più ricca la scelta dei tablet alternativi ad Apple. Molti quelli che rinunciare se non al sposeranno il nuovo Windows 8 : oltre al tablet “di casa”, il Microsoft proprio computer Surface, anche i nuovi tablet Lenovo, Fujitsu, Sony, Asus, fra i vari, si fisso (che per ora doteranno nel nuovo sistema operativo. non sembra possa essere pensionato) grande. Insomma, diventano del peso e almeno al proprio computer portatile e della misura di un eBook reader (che io anche al proprio eBook reader. spesso dimentico di avere in borsa, per I nuovi tablet puntano, come nel caso del nuovo arrivato in casa Apple, a uno schermo più portatile o, come nel caso dei nuovi prodotti con il sistema operativo Microsoft, a un oggetto sottile e leggero, anche se con uno schermo più

quanto è leggero!) ma con uno schermo e un impatto da computer. Sul fronte della usabilità, da una parte abbiamo prodotti come il Microsoft Surface, che, avendo una tastiera annessa, si avvicina molto a un classico 19


laptop e che permette all'utente, più di altri tablet, di scrivere comodamente e di navigare sul web con maggiore facilità. Quello che manca ai prodotti che possono usufruire del nuovo Windows e di cui invece è ricco l'iPad è la quantità di app di cui già dispone il sistema Apple. È proprio in virtù delle possibilità che offre il suo store, tra le altre cose, che la casa di Cupertino sa già che, qualsiasi prodotto lancia, grande o piccolo che sia, sarà un successo.

Insomma, a voler sostituire il proprio computer portatile con un tablet con sistema operativo Microsoft si riuscirebbe a riprodurre una buona situazione per mail, web e word, mentre con un iPad o mini iPad si otterrebbe di più per quel che concerne i software collaterali, dalle utility app fino ai giochi. Di certo entrambi i prodotti potrebbero affrontare le loro mancanze e hanno ancora la possibilità di migliorare, ma ancora, al momento, non sarebbe possibile spostare il proprio lavoro o le proprie attività giornaliere da un computer a un tablet. Quello che invece rischia di rimanere sugli scaffali a prendere polvere potrebbe a breve, invece, essere proprio l'ebook reader.

Rimaniamo sempre convinti che leggere un eBook su uno schermo eInk invece che sopra una schermo retro-illuminato rimanga la vera e propria caratteristica vincente dei lettori di libri digitali (e ora abbiamo anche alcune chicche in più, come gli schermi glow del Kobo e del Kindle Paperwhite). Su questo fronte che più sentiamo vicino, va detto, però, che stanno scommettendo quasi tutti i produttori di tablet, integrando e migliorando le funzioni di lettura (ad esempio, in concomitanza con l'uscita del mini iPad, Apple ha presentato la nuova versione di iBooks, la app e lo store dedicati ai libri digitali). In conclusione, la linea tra i vecchi computer e le moderne "tavolette" si assottiglia sempre di più ma il vero salto di qualità si otterrà quando un sistema operativo al 100%, apple o microsoft che sia, potrà essere installato in un tablet (e non una versione "ridotta" appositamente). Anche la linea tra ebook reader e tablet diventa sempre più fina, sebbene il momento di svolta arriverà davvero solo quando si potranno avere uno schermo retro-illuminato e uno eInk intercambiabili (e pare che la Apple avesse un brevetto a proposito…). A quando il device perfetto?

visita il sito absolutelyfree.it 20


laptop e che permette all'utente, più di altri tablet, di scrivere comodamente e di navigare sul web con maggiore facilità. Quello che manca ai prodotti che possono usufruire del nuovo Windows e di cui invece è ricco l'iPad è la quantità di app di cui già dispone il sistema Apple. È proprio in virtù delle possibilità che offre il suo store, tra le altre cose, che la casa di Cupertino sa già che, qualsiasi prodotto lancia, grande o piccolo che sia, sarà un successo.

Insomma, a voler sostituire il proprio computer portatile con un tablet con sistema operativo Microsoft si riuscirebbe a riprodurre una buona situazione per mail, web e word, mentre con un iPad o mini iPad si otterrebbe di più per quel che concerne i software collaterali, dalle utility app fino ai giochi. Di certo entrambi i prodotti potrebbero affrontare le loro mancanze e hanno ancora la possibilità di migliorare, ma ancora, al momento, non sarebbe possibile spostare il proprio lavoro o le proprie attività giornaliere da un computer a un tablet. Quello che invece rischia di rimanere sugli scaffali a prendere polvere potrebbe a breve, invece, essere proprio l'ebook reader.

Rimaniamo sempre convinti che leggere un eBook su uno schermo eInk invece che sopra una schermo retro-illuminato rimanga la vera e propria caratteristica vincente dei lettori di libri digitali (e ora abbiamo anche alcune chicche in più, come gli schermi glow del Kobo e del Kindle Paperwhite). Su questo fronte che più sentiamo vicino, va detto, però, che stanno scommettendo quasi tutti i produttori di tablet, integrando e migliorando le funzioni di lettura (ad esempio, in concomitanza con l'uscita del mini iPad, Apple ha presentato la nuova versione di iBooks, la app e lo store dedicati ai libri digitali). In conclusione, la linea tra i vecchi computer e le moderne "tavolette" si assottiglia sempre di più ma il vero salto di qualità si otterrà quando un sistema operativo al 100%, apple o microsoft che sia, potrà essere installato in un tablet (e non una versione "ridotta" appositamente). Anche la linea tra ebook reader e tablet diventa sempre più fina, sebbene il momento di svolta arriverà davvero solo quando si potranno avere uno schermo retro-illuminato e uno eInk intercambiabili (e pare che la Apple avesse un brevetto a proposito…). A quando il device perfetto?

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N EWS

L’antidoto al virus del selfpublishing

Into the net

Sulla scia dell’ultima trilogia americana regina di vendite, Cinquanta sfumature di… , figlia del selfpublishing, nasce Alboautori portale con l’obiettivo di mettere in contatto autori esordienti con case editrici e agenti letterari. Goodbye, selfpublishing!

Torna #Librinnovando

I signori della Vendetta

Venerdì 16 novembre, dalle 9 alle 18, torna l’appuntamento con uno dei forum più seguiti d’Italia sull’editoria digitale. L’appuntamento è con #Librinnovando presso il Palazzo Reale di Milano o su internet con le sedute di live streaming.

Timothy Ferriss, autore del best seller The 4-Hour Chef si è trovato chiuse le porte delle librerie. Il motivo? L’editore: Amazon. Stando a quanto riporta l’Herald

Tribune grandi catene come Barnes&Noble, Books Inc. e Book Passage. Altri gruppi librari hanno semplicemente sentenziato: “Meglio noi che Amazon”.

L’arte di scalare le classifiche
 Nonostante le sfumature anche imperversino nelle classifiche, su iBookstore fa capolino al quinto posto A. Schopenhauer, L’arte di ottenere ragione, di GoodMood Edizioni: «L’ebook è la trasposizione di un testo che avevamo messo a punto per il corrispondente audiolibro» spiega l’AD Marcello Pozza.

Bookcity Milano è:

Un appuntamento per tutti. Centinaia di eventi, tra incontri con gli autori, presentazioni di libri, dialoghi, letture ad alta voce, mostre, spettacoli, seminari. Dal 16 al 18 novembre nella cornice del Castello Sforzesco di Milano.

Appello del presidente dell’AIE alle istituzioni
 «Le istituzioni ci diano retta: il futuro passa attraverso i libri. Chiediamo molto dal punto di vista concettuale, poco da quello economico, perché sappiamo che ci sono pochi soldi» parola del Presidente dell'Associazione Italiana Editori, Marco Polillo.

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Venerdì 16 novembre, dalle 9 alle 18, torna l’appuntamento con uno dei forum più seguiti d’Italia sull’editoria digitale. L’appuntamento è con #Librinnovando presso il Palazzo Reale di Milano o su internet con le sedute di live streaming.

Timothy Ferriss, autore del best seller The 4-Hour Chef si è trovato chiuse le porte delle librerie. Il motivo? L’editore: Amazon. Stando a quanto riporta l’Herald

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L’arte di scalare le classifiche
 Nonostante le sfumature anche imperversino nelle classifiche, su iBookstore fa capolino al quinto posto A. Schopenhauer, L’arte di ottenere ragione, di GoodMood Edizioni: «L’ebook è la trasposizione di un testo che avevamo messo a punto per il corrispondente audiolibro» spiega l’AD Marcello Pozza.

Bookcity Milano è:

Un appuntamento per tutti. Centinaia di eventi, tra incontri con gli autori, presentazioni di libri, dialoghi, letture ad alta voce, mostre, spettacoli, seminari. Dal 16 al 18 novembre nella cornice del Castello Sforzesco di Milano.

Appello del presidente dell’AIE alle istituzioni
 «Le istituzioni ci diano retta: il futuro passa attraverso i libri. Chiediamo molto dal punto di vista concettuale, poco da quello economico, perché sappiamo che ci sono pochi soldi» parola del Presidente dell'Associazione Italiana Editori, Marco Polillo.

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LA GUERRA DEGLI EBOOK

Consigliami una app

illuminato (assorbe e riflette la luce ambientale) e con tecnologia Memory in Pixels che permette un fluido scorrimento delle pagine e caricamento di immagini senza la lentezza della tecnologia eInk. Che sia la volta buona per i lettori eBook a colori?

Amazon vs Apple: 1 - 0
 
 L’Unione Europea starebbe per mettere fine all’indagine antitrust su Apple e altri quattro editori relativamente al prezzo dei loro eBook. Nel frattempo, ad avere la meglio resta Amazon che in Europa è in grado di vendere libri online a un prezzo più conveniente rispetto a quello dei suoi rivali. Il caso metterebbe in evidenza la battaglia ancora non sopita tra gli editori sul controllo del prezzo degli eBook, battaglia in cui gli editori spererebbero di aumentare i guadagni e il numero di clienti. Apple e gli editori hanno concesso ai retailer di stabilire i propri prezzi o sconti per un periodo di due anni e hanno anche sospeso i contratti “most-favored nation” per cinque anni. A sostenerlo diverse fonti. L’autorità europea che regola l’antitrust ha investigato a lungo sulla fissazione dei prezzi degli eBook da parte delle società. Con il suo operato è stata spesso criticata di aver consentito ad altri retailer come Amazon di praticare dei prezzi più bassi esenti dai carichi fatti da Apple. La Commissione Europea, che a settembre con l’arrivo della proposta ha chiesto dei feedback ai rivali e ai clienti, non ha ancora chiesto ulteriori concessioni. Ad affermarlo una delle fonti. “La Commissione potrebbe accettare l’offerta e annunciare la decisione il prossimo mese” ha affermato la stessa fonte martedì scorso. Antoine Colombani, portavoce della competition policy ed membro esecutivo della Commissione Europea non ha voluto commentare. Editori vs Google: 0 – 1 È guerra aperta tra editori e Google. Molti giornali sostengono che il colosso dei motori di ricerca stia danneggiando il settore dell’informazione generando una pagina di link con un headline contenente un breve sommario che diventa in realtà la notizia stessa, disincentivando così il lettore a cliccare sul link per essere reindirizzato alla fonte. Gli editori però sanno bene che non possono non essere presenti in Google News che, se da una parte li penalizza, dall’altra li indicizza fortemente e permette una maggiore conoscenza della fonte. Eric Schmidt, capo esecutivo di Google si è scontrato al telefono con il primo ministro francese Hollande: «Abbiamo fatto una bella chiacchierata e raggiungeremo una specie di accordo entro la fine dell’anno». Accordo che sembra essere necessario visto che, al coro degli editori francesi, si sono uniti anche quelli brasiliani e tedeschi che stanno tentando di “boicottare” Google News con delle leggi avverse. Tali leggi prevederebbero un pagamento da parte di Google agli editori previa la pubblicazione delle prime righe dell’articolo.
 Schmidt dal canto suo ha affermato che Google non ha la minima intenzione di pagare ma nel frattempo oltre 150 quotidiani brasiliani hanno deciso di tirarsi fuori da Google. L’azienda di Mountain View rimane comunque tranquilla, forte un dato alla mano, il ritorno in quantità di click alle varie agenzie stampa stimato oltre i quattro milioni al mese.

Stando a quanto riportano le classifiche dei download, i possessori di tablet che usano il proprio device anche come eBook reader scelgono di leggere con l’app Bluefire Reader. Tra le varie proprietà, Bluefire si contraddistingue per la fruibilità di numerosi testi gratuiti, ma soprattutto per la lettura degli eBook protetti dal DRM di Adobe.

Il ritorno del colore
 La Japan Dispay Inc. ha realizzato un prototipo di eBook reader a colori con schermo non retro

DC Comics non perde tempo

Il meglio deve ancora venire 
 Jason Pinter ha condotto alcune previsione per lo HuffingtonPost.com in cui individua un legame tra la rielezione di Obama e l’editoria americana. Basta un numero: con i suoi due libri, il Presidente ha venduto oltre 4 milioni di copie negli U.S.A. 
 E decide di stabilire in contemporanea l’uscita delle novità DC Comics per il mercato cartaceo e digitale. Da oggi la corsa alla fumetteria più vicina potrà avvenire stando comodamente seduti sul divano di casa propria.

@AFeditore

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 L’Unione Europea starebbe per mettere fine all’indagine antitrust su Apple e altri quattro editori relativamente al prezzo dei loro eBook. Nel frattempo, ad avere la meglio resta Amazon che in Europa è in grado di vendere libri online a un prezzo più conveniente rispetto a quello dei suoi rivali. Il caso metterebbe in evidenza la battaglia ancora non sopita tra gli editori sul controllo del prezzo degli eBook, battaglia in cui gli editori spererebbero di aumentare i guadagni e il numero di clienti. Apple e gli editori hanno concesso ai retailer di stabilire i propri prezzi o sconti per un periodo di due anni e hanno anche sospeso i contratti “most-favored nation” per cinque anni. A sostenerlo diverse fonti. L’autorità europea che regola l’antitrust ha investigato a lungo sulla fissazione dei prezzi degli eBook da parte delle società. Con il suo operato è stata spesso criticata di aver consentito ad altri retailer come Amazon di praticare dei prezzi più bassi esenti dai carichi fatti da Apple. La Commissione Europea, che a settembre con l’arrivo della proposta ha chiesto dei feedback ai rivali e ai clienti, non ha ancora chiesto ulteriori concessioni. Ad affermarlo una delle fonti. “La Commissione potrebbe accettare l’offerta e annunciare la decisione il prossimo mese” ha affermato la stessa fonte martedì scorso. Antoine Colombani, portavoce della competition policy ed membro esecutivo della Commissione Europea non ha voluto commentare. Editori vs Google: 0 – 1 È guerra aperta tra editori e Google. Molti giornali sostengono che il colosso dei motori di ricerca stia danneggiando il settore dell’informazione generando una pagina di link con un headline contenente un breve sommario che diventa in realtà la notizia stessa, disincentivando così il lettore a cliccare sul link per essere reindirizzato alla fonte. Gli editori però sanno bene che non possono non essere presenti in Google News che, se da una parte li penalizza, dall’altra li indicizza fortemente e permette una maggiore conoscenza della fonte. Eric Schmidt, capo esecutivo di Google si è scontrato al telefono con il primo ministro francese Hollande: «Abbiamo fatto una bella chiacchierata e raggiungeremo una specie di accordo entro la fine dell’anno». Accordo che sembra essere necessario visto che, al coro degli editori francesi, si sono uniti anche quelli brasiliani e tedeschi che stanno tentando di “boicottare” Google News con delle leggi avverse. Tali leggi prevederebbero un pagamento da parte di Google agli editori previa la pubblicazione delle prime righe dell’articolo.
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Stando a quanto riportano le classifiche dei download, i possessori di tablet che usano il proprio device anche come eBook reader scelgono di leggere con l’app Bluefire Reader. Tra le varie proprietà, Bluefire si contraddistingue per la fruibilità di numerosi testi gratuiti, ma soprattutto per la lettura degli eBook protetti dal DRM di Adobe.

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