asud'europa anno 7 n.10

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Unesco alla siciliana Le bellezze abbandonate nell’Isola Gaia Montagna

alle dei Templi, Villa Romana del Casale, isole Eolie, Val di Noto, Pantalica. Emergenze e ritardi nella gestione delle eccellenze culturali dell’isola. Unesco alla siciliana, parte seconda. Dopo quindici mesi dal primo dossier di Legambiente non è cambiato nulla. Anzi è peggiorato tutto. A rinnovare la denuncia di Salvalarte Sicilia sui siti Unesco, il fascicolo presentato nei giorni scorsi nella chiesa San Francesco Borgia a Catania da Gianfranco Zanna, direttore regionale di Legambiente Sicilia, che ha sottolineato: “La situazione in quindici mesi non è cambiata, ma anzi è peggiorata. E’ inutile nasconderlo, prende davvero lo sconforto davanti a tanta desolazione, degrado, disattenzione, incuria. E’ proprio una grave mancanza di cultura, di sensibilità culturale e di rispetto per il passato, per tutto ciò che dovrebbe essere un’opportunità e una straordinaria occasione di sviluppo e di futuro per questa terra, tutto quello a cui assistiamo ogni giorno intorno ai siti siciliani dichiarati dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità”. Nel primo dossier del novembre 2011 Legambiente aveva elencato i siti Unesco soffermandosi sul loro degrado e sulla impellente necessità di interventi conservativi. Nulla di tutto ciò è stato realizzato. Adesso insieme alle ennesime denunce avanza alcune proposte: l’attivazione e la presenza, nei territori interessati dai siti Patrimonio dell’Umanità, della Fondazione Unesco, istituita da alcuni anni all’Assessorato regionale dei Beni culturali, perché possa essere un utile strumento d’iniziativa e controllo per una migliore gestione coordinata delle attività inerenti i siti siciliani della World Heritage List; la nascita di una Consulta siciliana per i siti Unesco, dove mettere insieme tutti gli enti e istituzioni, pubblici e privati, l’associazionismo, personalità della cultura, presenti nei territori in cui ricadono i nostri Patrimoni dell’Umanità, per definire programmi e progetti finalizzati alla tutela ed alla valorizzazione. Degrado, abusivismo e cementificazione sono i mali che attanagliano le bellezze siciliane, testimoni di storia e lustro. Partendo

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da Agrigento e la sua area archeologica, dal 1997 sito Unesco, non può che essere evidenziato l’irrisolto problema dell’abusivismo edilizio, minaccia costante della Valle dei Templi, conseguenza di una eccessiva antropizzazione. Anche la Villa Romana del Casale di Piazza Armerina non gode di buona salute. Patrimonio dell’umanità dal 1997, è stata oggetto di lavori conclusi nel luglio del 2012 per il restauro e la copertura dei mosaici. Un 20 per cento però mantiene ancora la vecchia copertura di plexiglass, non preservando le opere musive dalle infiltrazione di acqua piovana. Le perle del Tirreno non sono esenti dall’attacco umano. L’intero complesso delle isole Eolie è al centro di continui interessi di speculazione edilizia. Legambiente denuncia anche la mancata istituzione dell’Area Marina Protetta, del Parco nazionale delle Eolie e della Riserva Naturale dell’isola di Lipari. “Per accedere all’interno delle isole Eolie si paga un biglietto proprio perché bene protetto dall’Organizzazione delle Nazioni Unite- spiega Gianfranco Zanna- poi però le risorse raccolte si disperdono”. Nella parte sud orientale della Sicilia le otto città fra cui Noto, Modica, Palazzolo Acreide, Ragusa e Scicli sono divenute Patrimonio dell’Umanità nel 2002. Ricostruite dopo il terremoto del 1693 sono testimonianza di eccezionalità architettonica ed urbanistica. Alle città del tardo Barocco manca però un piano di gestione, strumento obbligatorio per ciascun sito Unesco. Mettere d’accordo tre province e otto comuni è una vera impresa. Con le sue 5 mila tombe scavate nella roccia del XIII secolo a.c. sia Pantalica che Siracusa, con l’isola di Ortigia, il Teatro Greco e le aree archeologiche sono beni protetti dall’Unesco dal 2005. Cementificazione e costruzioni a ridosso dei beni stanno offuscandone la bellezza. La Necropoli e Pantalica sono sempre più vittime di incendi, che ne distruggono ogni estate fauna e flora. Compare anche l’Opera dei Pupi tra i Patrimoni Orali e Immateriali dell’Umanità. Primo ad essere inserito nella lista, non ha ricevuto adeguata valorizzazione da istituzioni nazionali e locali. “Parlando di Patrimoni dell’Umanità- dice il presidente Zanna- l’unica vera buona notizia arriva da una nostra meraviglia che, guarda caso, non è ancora inserita nella lista. Mi riferisco all’iter avanzato, con buonissime possibilità di giungere al suo compimento, di candidatura e successivo riconoscimento da parte dell’Uesco, dell’Etna come bene naturalistico. E’ stata Legambiente, più di due anni addietro, a lanciare questa candidatura, evidenziando l’anomalia e l’assurdità che il più grande vulcano d’Europa attivo non fosse stato ancora inserito nella World Heritage List e adesso, dopo un ottimo lavoro organizzato e promosso dall’Ente Parco che ha definito il Piano di Gestione del sito, si aspetta l’esito finale fin dalla prossima sessione annuale del World Heritage Committee che si riunirà tra giugno e luglio in Cambogia. Tanto lavoro dunque per preservare dai danni del tempo e dell’uomo quello che l’uomo e la storia hanno consegnato ai posteri. “Ci vuole coraggio e determinazione- conclude Zanna- ma noi continuiamo a credere nella bellezza e nella memoria della nostra isola”.


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