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Buonisti i cittadini di Rosarno diventano degli aguzzini, e per voce del paladino della giustizia a cottimo Saviano vengono chiamati mafiosi perché qualcuno ha tirato due pallini su un clandestino. Avercene di esempi di civismo come questi in Padania.

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on la crisi dell'editoria che si fa sempre più grave, il nostro editore (ebbene sì, non siamo fortunati come Belpietro il cui editore "è la mia coscienza") prosegue coi tagli e così oggi ospitiamo l'editorialista di un'altra rivista del gruppo, il nostro omonimo con la 'b' minuscola: Scaricabile - scritture private e letture d'evasione fiscale.

I sindacati quest'anno hanno scelto Rosarno per le celebrazioni del primo maggio, e in casi come questi occorre mettersi una mano sulla coscienza e pronunciare parole coraggiose. E' vero che a sud dell'uscita per Voghera sono tutti terroni, ma alcuni sono più terroni di altri, per cui noi stiamo coi cittadini di Rosarno, per tutto quello che hanno subito. Stiamo con loro perché ogni giorno devono tollerare la vista e, diciamolo, anche la puzza di extracomunitari quasi tutti clandestini che vivono in capannoni e si fanno sfruttare facendosi pagare così poco che nessun italiano, nemmeno un calabrese, accetterebbe di lavorare al posto loro. Gli immigrati si ribellano, sfasciano tutto dando la colpa ai cittadini per la loro condizione, così per i

E poi il primo maggio è la festa del lavoro, basta con questa retorica degli sfruttati, degli stage, dei morti sul lavoro... I morti sul lavoro sono così pochi che si muore molto di più sulle strade, dove pure fanno queste campagne antialcol che, come dice bene Zaia, sono "un'autentica cazzata". Celebriamo invece chi il lavoro lo crea e lo dà. Non siamo un popolo di operai, ma di imprenditori. Abbiamo miriadi di partite iva, di veri benefattori della società, che sono le vere vittime, strozzati dalle tasse di cinquant'anni di governi di sinistra. L'economia italiana si regge su chi produce e sui loro suv, sulle loro poltrone comode in business class, sui loro 14 metri ormeggiati a Portofino. Celebriamo dunque chi ci ha dato lustro nel mondo: l'impero di Calisto Tanzi, l'intuizione di Matteo Cambi, il genio tutto italiano di Charles Ponzi. -questo editoriale è solo il 5% di quello scritto per l'edizione lussemburghese-


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ucleare italiano fra tre anni, grazie alla nuova tecnologia sviluppata insieme alla Russia. Lo ha annunciato Silvio Berlusconi incontrando il premier russo Vladimir Putin a Lesmo il 26 aprile. Berlusconi ha firmato l’intesa con Putin, che poi si è dissolto in una nuvola di zolfo. Secondo il segretario dell’Aduc (Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori) Primo Mastrantoni, tra costi di costruzione delle centrali, la gestione e l’allocazione delle scorie, oltre ai sistemi di sicurezza, alla fine per il consumatore italiano non ci sarà alcun risparmio per il nucleare. Ma il garante dell’operazione nucleare Francia-Italia, che risale allo scorso febbraio, è l’ENEL, il COLOSSO ENERGETICO ITALIANO. OOHHH… COLOSSO ENERGETICO! Mmm… sono tutto un brivido. Vediamo di cosa è stato capace il COLOSSO. Negli anni Settanta, l’Enel si lanciò con entusiasmo nell’avventura del reattore (guarda un po’ francese) SuperPhoenix: una tecnologia incredibile che prometteva di produrre combustibile nucleare dalle proprie ceneri. Fu un fiasco colossale e la centrale fu chiusa per manifesta inefficienza. La centrale Epr (European Pressurised Reactors) in costruzione in Finlandia già mostra enormi problemi dal punto di vista della realizzazione e della sicurezza. Appena l’Enel lo ha saputo, è corsa dalla Francia a ordinarne 6. Ma poi, abbiamo veramente bisogno di tutta questa energia elettrica in Italia? Diamine, io capisco che gli Stati Uniti abbiano 104 reattori nucleari - ogni giorno lì hanno qualcuno da friggere sulla sedia elettrica. Ma noi? E le scorie? Gli USA non hanno ancora trovato una sistemazione valida per le scorie delle armi nucleari dimesse. Quando bruci l’uranio arricchito non basta aprire un po’ la finestra e far cambiare l’aria. Restano scorie che sono radioattive per 300 mila anni (minuto più minuto meno) che ti fanno diventare la pelle trasparente. Un bel guaio, quando vuoi Schiacciarti i brufoli. E poi, dove le seppellisci? Il lago di Como è già strapieno di cadaveri, e nelle tasche dei vecchi giubbotti non ci stanno tutte.

Spagna, Cile, Messico, India, Germania e Stati Uniti stanno puntando sul sole. Perfino la Cina, che ha l’asfalto in cielo, ha pensato al Sole. Ogni anno nel mondo gli investimenti in tecnologie solari crescono del 40%. In Italia no. In Italia, l’argomento degli scienziati del centro destra è stato più o meno questo “Potremmo costruire favolose centrali nucleari… oppure potremmo dipendere dal Sole… una fonte di energia che comunque si spegnerà fra 5 miliardi di anni. Pensiamoci bene”. Ding ding ding! Vince il nucleare per ko tecnico. In Italia, il sole continuerà a servire solo per abbronzare Gianfranco Fini. Berlusconi proclama che la prima pietra delle nuove centrali sarà posta nel 2013 (durante la legislatura) e la produzione si avvierà nel 2020. Si dice che il nucleare porti meno emissioni di anidride carbonica, quindi che tenga a bada i cambiamenti climatici. Ok. Quindi aumentiamo le centrali nucleari. Così si consumano le 4 milioni di tonnellate di uranio disponibili sul pianeta di circa 30 anni. In Italia, se tutto va come previsto, si potranno quindi usare le centrali per soli 20 anni: troppo poco tempo, per distruggere tutto!


Ma i reattori Epr che la Francia vuol farci costruire in Italia sono più sicuri di quelli di vecchia generazione, dobbiamo stare tranquilli. Un reattore nucleare dietro casa. Proprio quello che cercavo, per rilassarmi. Gli Epr, però, secondo una inchiesta* del quotidiano The Indipendent, sono meno esposti al rischio, ma in caso di guai fanno il doppio delle vittime. I francesi hanno una strana concezione del termine ‘sicurezza’. Oppure, più semplicemente, ce l’hanno ancora con noi per la finale persa nel 2006. Ma poi, dove le mettiamo queste centrali che segneranno il rilancio energetico dell’Italia? Servono posti giusti non sismici, non vulcanici, non soggetti a alluvioni. Insomma, non in Italia. La maggior parte delle Regioni, interpellate, han dichiarato l’inadeguatezza del proprio suolo ad ospitare le centrali. Dopo le ultime elezioni, la geosismica di alcune Regioni è cambiata, e improvvisamente il territorio è diventato adatto. Puglia, Campania e Basilicata, comunque, sono le candidate principali ad ospitare centrali nucleari (da 6 a 10, a seconda del proprio record a Tetris) e il Governo ha già impugnato davanti alla Corte Costituzionale le leggi regionali con cui le tre regioni hanno cercato di difendersi. La centrale deve sorgere vicino a corsi d’acqua, perché in caso di incidente nucleare si deve attuare un pronto raffreddamento e la gente deve avere la possibilità di suicidarsi annegando. Sulla localizzazione dei siti di destinazione delle centrali, il capolavoro democratico è comunque il decreto legge del 15 febbraio di quest’anno (Gazzetta Ufficiale 8 marzo). All’articolo 11 (comma 6) del decreto, si legge che “ove non si pervenga ancora alla

definizione di un’intesa(…) si provvede all’intesa con decreto del presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, integrato con la partecipazione del Presidente della Regione interessata”. Cioè, decide Berlusconi. E al comma 7, si ribadisce che l’intesa “opera anche in deroga ai Piani energetico ambientali delle Regioni interessate da ciascuna possibile localizzazione”. Decido io tutto e me ne sbatto anche dei piani ambientali. Berlusconi ha comunque già pronta la soluzione che metterà d’accordo gli scettici con i semplicemente terrorizzati e gli apocalittici con quelli che hanno scritto il testamento su una lastra di piombo: rassicurante disinformazione a tutto tondo (Minzolini ha già pensato di dipingersi di verde). Il nucleare? È pericoloso, ma anche i tuoi piedi non scherzano. Tu e tutti i tuoi discendenti avete la leucemia? Risparmierete soldi per shampoo e balsamo. C’è un fungo atomico in lontananza? Ehi ma lo sai che hai proprio una bella vista! Potresti star lì a studiare le questioni sullo stoccaggio delle scorie, oppure potresti stare a guardare in tv Belen Rodriguez che si massaggia le tette con il latte. Decidi tu.. *Http://www.independent.co.uk/environment/greenliving/new-nuclear-plants-will-produce-far-more-radiation1604051.html




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ari amici di ScaricaBile ben trovati con la nuovissima sezione sportiva del nostro dopatissimo pdf. Oggi ci occuperemo dell'ultimo match della WWE RAW, svoltosi la settimana scorsa sul ring di “L'ultima parola”, il programma di approfondimento scientifico sulla riproduzione asessuata dei leghisti. Ad arbitrare il match è il giovane e parziale Gianluigi Paragone, il quale però è salito alla ribalta tra i suoi colleghi per aver fatto del famoso motto “arbitro cornuto” una scelta di vita. Ma andiamo subito a presentare i protagonisti della serata: da una parte i finianie , e nell'angolo opposto il pretoriano di a , nemica storica di . Il pubblico li accoglie calorosamente, d'altronde sono accorsi in moltissimi per vedere questo match che sin dall'ingresso degli atleti si preannuncia come memorabile. L'atmosfera è rovente, e i veleni sopiti da tempo sono pronti a venire fuori e innescare un super combattimento! Ad accendere la miccia è Italo Bocchino, vicecapogruppo del alla Camera, che prende in mano il microfono e rivolto a Maurizio Lupi gli urla: “voglio più democrazia dentro al partito!” Il neo-sottosegretario Santanchè, si intromette e a muso duro gli risponde: “ricordati la democrazia ai tempi di . Veniva gestita solo dalle sopracciglia di Gianfranco... e tu lo sai meglio di me”. Ma Bocchino la ignora, e continua a puntare il dito contro Maurizio Lupi: “ciellino di merda, credi di essere migliore di me? Voi di Comunione e Liberazione siete i maestri della divisione dei posti, vieni a fare la morale a me?” Il vicepresidente della Camera, con il volto tutto rosso, si mette a urlare: “Italo la tua bocca ti ha messo nei guai per l'ultima volta!” Il pubblico esplode in un ovazione. Si sente

pure qualcuno gridare: “rovinalo!”, altri: “Lupo fagli il culo!” Ancora Lupi: “se la pensi così, non ti riconosco più come presidente vicario del gruppo. Dimettiti”. Controreplica di Bocchino che rivolgendosi al pubblico rivela: “Lupi è stato il primo a dirci per conto di Berlusconi di andare fuori dal PDL e dai coglioni. Quello di Lupi è un atteggiamento fascista e squadrista, questo è il vostro modo di governare!” A questo punto, contro Lupi, interviene anche Urso: “vuoi davvero arrivare alla rottura? Continuate così e si creeranno le premesse per arrivarci". Ma Lupi lo fredda con un lapidario: “ciucciami il cazzo!” Urso incalza, alza la voce: “basta Lupi, basta, ascolta me”. Il ciellino cerca di frenarlo: “Basta cosa? Guarda che non sei ino nell'ex . Urso, risentito incalza : “Ah si? E' così? ...Allora te la dico io una cosa. Ieri mi sono scopato tua moglie! Esatto, hai capito bene. Me


la sono scopata e le ho fatto indossare una maschera di Almirante” Il pubblico è incredulo. Qualcuno rumoreggia: “la maschera di Almirante!”, un altro fa: “Non sapevo le producessero!” La Santanchè ride sguaiatamente di gusto. A questo punto, accecato dalla rabbia, Lupi getta il microfono a terra e sferra un doppio handslap a Urso che si ribalta dalla sua poltroncina. Il match è finalmente cominciato. Lupi tenta di prendere subito il controllo del match ma subisce una clothesline da Urso che lo manda a terra poi con un suplex. Bocchino se la prende con l'arbitro Paragone: “Ehi, ma non avevi dato il via... ma certo, lei fa il suo mestiere, è pagato per questo. Il suo editore di riferimento è la Lega, che la spinge fare queste trasmissioni”. Paragone interviene: “onorevoli! Onorevoli!” Ma la Santanchè nel frattempo approfitta della distraizione di Bocchino e lo colpisce con un crocifisso. Bocchino accusa il colpo e si accascia al suolo. Si tiene la testa mentre urla contro la Santanché dandole della troia. La Santanchè: “Non puoi venire qui ad offendere le mie tradizioni, io ho combattuto a Milano per la difesa della cristianità dall'invasione dei musulmani. Ho perso un paio di Prada in quel conflitto e tu così stai infangando la loro memoria”. Back elbow della Santanchè che sale sulla seconda corda... tentativo di tornado DDT a vuoto, la Santanchè viene sbattuta contro il paletto dall'avversario che la riporta nel quadrato...1...2...no!!! Headlock da parte di Bocchino che con le gambe sbatte il cranio dell'avversaria a terra...usa le corde Bocchino e la presa viene bloccata...pugni e ginocchiate per La Santanchè che è in difficoltà...running high knee lift da parte di Bocchino che però subisce una head scissors dalla terza corda!!! Il pubblico è sempre più emozionato, erano anni che non si vedeva un match del genere sulla tv pubblica. Dall'altra parte Maurizio Lupi tenta un missile dropkick ma viene interrotto da Urso che lo fa cadere all’esterno del ring. I due poi tornati al centro del ring si scambiano una serie di pugni accompagnata dai boo e yeah del pubblico. Urso però non si ferma, ripete più volte a pieni

polmoni: “Condividi quel titolo del ? Condividi quel titolo?”. Lupi esplode, e urla: “Oh, ma sei fuso? Ma sei un po' nervoso”. Bocchino è fulmineo: “No, tu sei nervoso, tu sei nervoso, ti abbiamo toccato Comunione e Liberazione”. E si avventa anche lui contro Lupi. Calcio al volto da parte di Bocchino...1...2...no!!! Body scissors da parte di Bocchino, Lupi tenta di rialzarsi con l'avversario sulla schiena... si libera della presa con sforzo sovrumano ma Bocchino lo colpisce con un calcio alla schiena... scambio di pugni tra Lupi e Bocchino, il pubblico sembra schierato dalla parte di "The Blowjob" che trova un neckbreaker. 1...2...no!!! Front facelock da parte di Bocchino, Lupi ne esce con un high back bodydrop. L'ex non molla però la presa su Lupi: “Io sono molto amareggiato dal comportamento del mio collega in questo match, il dibattito può arrivare a tutto, tranne che a dire andatevene e dimettevi. Non si può”. Il pubblico sembra apprezzare. Urso sanguinante garantisce che, anche in caso di gruppo separato, i finiani continueranno a votare con la maggioranza. La Santanchè risponde sferzante: “Vorrei pure vedere che in Consiglio dei ministri votate contro. Quello è un vostro dovere...”. Sul finale, il sottosegretario spara poi a zero: “Io credo che stasera Bocchino, che è il più finiano dei finiani, dovrebbe concludere questa trasmissione dicendo che siamo diversi e siamo lontani. Buona fortuna e fate il gruppo, così potrete far vincere le posizioni”. Ancora fortissimi applausi. Conclude Paragone: “Sembrate due partiti già separati. Ho l'impressione che la prossima settimana saremo qui a raccontare la storia di una scissione” Per oggi è tutto cari amici, l'appuntamento è alla prossima settimana con un altro avvincente incontro di WWE RAW. Qualche anticipazione: il campione dei ristoranti romani Fuksas, ha mandato a dire a Bertolaso che è un gran fijo de na mignotta. Chissà se il capo della Protezione Civile raccoglierà la sfida. Per il match delle Divas, invece, una incazzatissima Gabriella Carlucci se la vedrà senza esclusione di colpi contro 5 parlamentari donna dell'opposizione. Riuscirà la Baghera del centrodestra a rimanere illesa? Alla prossima settimana!




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ontrordine compagni, non siete più compagni: liberate pure i vostri armadi da quattro soldi da eskimi, kefie, Clarks e pantaloni inutilmente larghi, sbarazzatevi una volta per tutte della vostra oggettistica equo kitch solidale, togliete il fumo da quei ridicoli sacchetti intrecciati a mano fra le foreste dell’Ecuador, sciogliete i vostri rasta lanosi e date libertà alla fauna ivi residente e , almeno per una volta, comportatevi come persone civili e infilate la droga nelle mutande se siete un maschietto e nel reggiseno se siete una femminuccia. Ora danno del comunista a Fini, e voi non volete sembrare suoi amici, vero? Esaminiamo i fatti dall’inizio: qualche altro fortunato oltre a me avrà certamente assistito alla puntata de L’Ultima Parola in cui Bocchino e Lupi hanno litigato come due gemelli siamesi, di cui solo uno gay, con il culo condiviso. E’ stato indimenticabile, inaspettato e terribilmente soddisfacente, come vedere un frontale fra Luciano Moggi e Max Biaggi. L’apoteosi della battaglia si è raggiunta quando Italo (nome, per pietà) ha iniziato ad accusare i suoi compagni di partito di tenere un atteggiamento fascista, arrivando a parlare di squadrismo. A quel punto gli autori del programma hanno dovuto aggiungere una sedia per fare accomodare la perplessità che aleggiava nello studio. A dare un’ultima pennellata di ipocrisia a questo quadretto, oltre alla mirabile conduzione di Gianluigi Paragone, c’era Daniela Santanchè. Non poteva mancare, visto che dal 24 febbraio si è infilata nel PDL come l’amante che entra dalla finestra quando la moglie non vede e non sentite di dover tenere fede alle promesse fatte davanti a tutti al vostro matrimonio. I lettori più attenti ricorderanno che la Pasionaria si era addirittura candidata come premier, contro Berlusconi, salvo poi finire sottoilsegretario al ministero dell’attuazione del programma senza essere eletta da nessuno,

due anni più tardi. (È una campagna acquisti invernale: un po’ te ne portano a casa in aereo, un po’ in parlamento in auto blu). La Santanchè, stretta in un camicetta rosa e ancor più stretta in quella guaina rosa eccezionalmente tesa che lei chiama “pelle del volto”, non riusciva a credere alle sue orecchie (anche perché sono abituate a sentire quel che dice lei, quindi il cervello sarà giustamente incline a diffidare da quel che entra da lì) e, dopo un primo momento di sbigottimento di fronte alle accuse di squadrismo, si è rilassata mostrandosi visibilmente lusingata, come a dire: “Atteggiamento fascista? Oh, Cherì, ma allora l’hai notato!” (Dare della fascista alla Santanchè, diciamolo, sembra francamente esagerato, anche se certamente da un certo punto di vista si può dire che è anche colpa sua se gli Italiani tengono i mezzibusti del DVCE sul tavolo, visto che ha lei tutte le metà inferiori) Ci sono ben due cose da cui non si può prescindere per una corretta analisi dei fatti: Punto primo, ed è con gran dolore che debbo


Qualche giorno dopo questa rissa televisiva Fini ha alzato la cresta contro il capo, ha combinato il casino che tutti abbiamo potuto vedere al congresso del PDL, e Bocchino è stato cacciato da vicecapogruppo del PDL alla camera, ruolo che rasenta l’inutile, ma che probabilmente è ben pagato. (Sì, ok, si è “dimesso lui”. Stocazzo). Direi che la situazione è stata gestita al meglio: bella mossa Bocchino! Good Job, Blowjob. (Non era una battuta era la title track. Esigenze commerciali; leggasi 5 milioni di entrate garantite da google)

sposare la causa della Mussolini: Bocchino con quel cognome non può davvero puntare a nulla. Nel momento in cui ti metti contro un tizio così straordinariamente privo di rispetto come Berlusconi, l’ultima cosa che devi fare è chiamarti Italo colloquio di assunzione come ministro: parti con sei televisioni in meno e un cognome eccessivamente ridicolo per poter scalfire uno che ha mimato una scarica di Kalashnikov a una giornalista russa. Qualcuno pensa davvero che un personaggio del genere si faccia problemi a demolirti per il cognome? Vogliamo parlare di quando ha fatto signorilmente notare a Rosy Bindi che è un cesso? Certo, televisione e cognomi non sembrano strettamente correlati, ma non sottovalutate Striscia La Notizia e il suo humor ricercato. (Ora mi si dirà che Bocchino è anche un sostantivo atto ad indicare l’imboccatura di uno “strumento a fiato”, ma in genere quest’ultimo è un uomo). Punto secondo, se provi a dire a Gianluigi Paragone che è al soldo della Lega, gli scatta una possessione latente da parte di Mario Giordano e risponde con un tono che scavalca il muro del piccato per sfociare nel regno degli ultrasuoni. So che non è un’osservazione pertinente al ragionamento portato avanti sino ad ora, ma mi sembrava il caso di prendere per il culo Paragone per qualcosa e i suoi interventi in difesa di questo o Berlusconi erano così inconsistenti e stereotipati da non offrire alcun appiglio satirico degno di nota.

Ricapitolando: Bocchino attacca genericamente il PDL in una mediocre trasmissione televisiva, Fini sulla scia delle polemiche seguenti affronta pubblicamente Silvio nel bel mezzo dell’unica riunione del partito, in maniera così vistosa che nemmeno il Tg2 può far finta di nulla; e chi finisce col culo per terra è il povero Italo. I maligni fra di voi noteranno che la vendetta trasversale è generalmente un marchio di fabbrica della criminalità organizzata, e troveranno anche notevoli analogie con una guerra mossa dagli USA all’Afghanistan a seguito di un attentato di terroristi dell’Arabia Saudita alle torri gemelle. Durante il suo discorso alla platea del PDL, ovvero alla claque di Berlusconi, Fini ha chiaramente individuato nel Giornale di Feltri il braccio armato dell’intellighenzia del premier. Quest’ultimo, colto di sorpresa, non ha saputo fare di meglio che rispondergli qualcosa del genere: “Guarda, non ho nessuna influenza su quella rivista del cazzo: non ne condivido la linea, non parlo con il suo direttore, non ho legami di sangue con mio fratello che ne è editore, ma inspiegabilmente ho potuto dare l’ ordine di vendere questo quotidiano, che per quanto ho detto sinora non dovrebbe essere mio, e se vuoi puoi perpetrare la disgustosa logica che vuole l’informazione assoggettata alla stampa facendolo comprare a qualche imprenditore che ti sia amico, sarò ben lieto di vendertelo, pur non possedendolo, affinché possano lisciare il pelo anche a te”. Silvio Berlusconi, un Base Jumper delle cadute di stile. E’ a questo punto, imperioso, che entra in scena Vittorio Feltri l’imparziale, che reagisce con la classe che ha contraddistinto tutta la sua


carriera, lasciando da parte inutili vendette opportunistiche e titolando la prima pagina del suo nobile quotidiano dapprima con un sobrio “Un Milione alla suocera di Fini”, per poi ammorbidirsi con un “I soldi rai alla moglie di Bocchino” (i milioni stavolta sono sei). Qualcuno potrebbe pensare che queste notizie Feltri le avesse archiviate da anni nella sezione “roba da buttare”, fra la sua dignità, la sua etica professionale e l’iscrizione all’albo dei giornalisti, qualcun’altro potrebbe dedurre che il PDL è interamente formato da persone arricchitesi con biechi espedienti di vario genere e quindi ricattabili con facilità al primo accenno di libero pensiero, qualcuno infine potrebbe pensare che Feltri si inventa le notizie; ma una cosa è certa: fra gli attori di questa querelle ci deve essere almeno uno stronzo opportunista. E qualunque sia il responso sarò lieto di scoprirlo.

da una banda di affaristi ciarlatani non lo rende propriamente un buon interlocutore per qualcuno che ritiene, ad esempio, che la legge Bossi-Fini l’abbiano cagata Bossi e Fini. O sbaglio? Facciamo un piccolo paragone per nulla eccessivo: poniamo che un certo Bossheinz nel ’43 fosse riuscito a spodestare Hitler dicendo che era giusto uccidere non solo gli ebrei, i gay, gli zingari, i diversamente abili, i diversamente bianchi, i comunisti, come da tradizione, ma anche e soprattutto i musulmani. Questo avrebbe forse trasformato Adolf ne Il Buon Vecchio Adolf, che un tempo era stato un estremista, ma poi aveva messo la testa a posto? Questo avrebbe forse fatto dire a un partigiano “Beh, dai, quel tizio sembra più pulito di quell’altro, mi sembra il caso di discutere con lui. Aspetta che consegno le armi e mi presento nel suo ufficio.” ?

Mentre il popolo di sinistra attende fremente e gioioso di veder saltare qualche testa a caso fra quelle sinora citate, ecco che arriva una mano tesa alla componente finiana della maggioranza. Da chi? Dal PD, che correva seriamente il rischio di non fare un’odiosa cazzata in grado di fargli perdere qualche voto. Il fatto che Fini sia stato sorpassato a destra

Ovviamente quando parlavo di “paragone eccessivo” mi riferivo a quello fra partigiani e PD. No scherzo, Fini è un brav’uomo, e se a calcio invece che un pallone si usasse un culo sarebbe un ottimo interlocutore politico, ma anche un portiere formidabile.


Da un idea di Ste con la consulenza di Jonathan Grass






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ro in coda alla Posta per spedire una busta con proiettile a Rupert Everett (ho i miei cazzo di motivi – fidatevi) quando la mia attenzione veniva catturata da un dialogo tra anziani. L'anziano numero uno, quello con la faccia da testa di cazzo in pensione, stava rivendicando i successi del governo Berlusconi. L'altro, quello con l'odore di uno che ha appena dormito in una vasca di borotalco, lo stava incalzando sul tema della giustizia e del conflitto di interessi. Una discussione accesa, tipica degli uffici postali, che si è placata di colpo quando il primo ha ricordato la promessa di Berlusconi di sconfiggere il cancro entro tre anni. Davanti al cancro i due hanno trovato una convergenza immediata, in un tripudio di “Beh, questa è una buona cosa”, “Allora lasciamolo lavorare in pace”, ecc. Il messaggio elettorale è passato. E io per una volta non voglio essere disfattista ma voglio guardare alla promessa di Berlusconi con fiducia e buonafede. In fondo non è vero che spara sempre cazzate a fini elettorali, ogni tanto qualche promessa la mantiene. Per esempio, io l'ICI sulla prima casa non la pago. Ok, non ho una casa, ma se l'avessi non la pagherei. E comunque è un'iniziativa che ha riguardato un gran numero di persone per le quali l'ICI non è più un problema, come dimostra questa dichiarazione di uno straniero che vive e lavora in Italia: “Cazzo è l'ICI?” (Clarence Seedorf). Dunque, questa cosa del cancro ho deciso di seguirla con attenzione, perciò ho accantonato la questione Everett (ma lo andrò a cercare personalmente) e ho attivato i miei canali informativi. Ho scoperto che non solo è prevista una vera e propria riforma del cancro, ma c'è già una bozza in tre punti elaborata dall'entourage del Cavaliere. Niente di miracoloso, per la verità, anche perché, opportunamente consigliato, Berlusconi ha rinunciato alle iniziali velleità taumaturgiche, come testimonia questa conversazione. - Voglio una riforma definitiva, Gianni, una cosa di cui parli tutto il mondo. - Ci stiamo lavorando, se si danno contributi mirati alla ricerca...

- Gianni, annunciamo che questa riforma sarà retroattiva! - Cioè? - Cioè che riporterà in vita i morti di tumore. - Ma non si può fare! - Perché no? - Perché sono morti! Cioè, non è proprio possibile scientificamente. - Però, Gianni, non ti bloccare sulle cazzatelle, a questo ci pensiamo dopo. Intanto diciamo che formiamo un team di – cazzo ne so - “Risvegliatori della libertà” che si occuperà di questa faccenda della morte. - Non lo so, Silvio, ci sono troppe controindicazioni. - Per esempio?

- No, non hai capito, io punto più in alto.

- A parte che forse è anticostituzionale: perché quelli morti per cancro sì e gli altri no?

- Per esempio?

- Vabbè, a questo ci penserà Niccolò.


- E poi ci sono altre cose che non mi convincono, l'aumento del traffico, i casini con le eredità, Mino Reitano. Ci riempiamo le città di zombie. - Zombie che voterebbero per me. - Silvio, ci mettiamo contro la Chiesa. - Perché? - Perché se questi tornano e dicono che di là non c'è niente? - E' vero, cazzo, non ci avevo pensato. Quindi dici che... - Dico che non si può fare. - Neanche solo per lui? - No, neanche per Vittorio Mangano. - Però lui era... - Era un eroe, certo. Vieni, abbracciami forte. Grazie al mio amico Alex, ginecologo abusivo in Antartide, oggi sono in grado di presentarvi i tre punti intorno ai quali si dovrebbe articolare la grande riforma del cancro. Eccoli in esclusiva per ScaricaBile. 1. Introduzione di sigarette governative, le Pdl, Paglie della libertà, che prenderanno il posto delle altre marche. Le nuove sigarette avranno lo stesso contenuto di nicotina, catrame e monossido di carbonio di quelle vecchie, ma la modalità di somministrazione al pubblico costituirà un efficace deterrente all'acquisto. - Mi dà un pacchetto di quelle nuove, quelle di Berlusconi? - Le Pdl? Ecco. - Quant'è? - 92 euro. - Eh?? Ma che caz... posso avere il pacchetto da dieci?

escrescenze ed altri rigonfiamenti minacciosi. Le visite avverranno in appositi poli ambulatoriali ma non si esclude che si possano estendere a bus, metropolitane, supermercati, cinema ed altri luoghi di assembramento. Inoltre le adolescenti, alle quali il Presidente del Consiglio riserva particolare attenzione, potranno essere visitate direttamente a Palazzo Grazioli. I Palpatori della libertà riceveranno dei rudimenti di ginecologia grazie ad una capillare opera di informazione affidata al cantautore Mariano Apicella che preparerà un cd con simpatiche canzoni a sfondo scientifico come Tieni le zizze tuoste e 'O pappatest. I Palpatori della libertà verranno scelti a caso tra il pubblico degli spettacoli di Milly D'Abbraccio. 3. Infine, per combattere la malattia anche da un punto di vista culturale, i termini cancro, tumore, neoplasia ecc., verranno sostituiti dal più rassicurante “cicciolino”. I medici dovranno adeguarsi al nuovo vocabolario e non creare allarmismi inutili (es. “Niente di grave, signora, lei ha solo un cicciolino al fegato”). Inoltre saranno proibiti libri e film sull'argomento che non fanno altro che aumentarne la popolarità a fronte della reale pericolosità. L'aspetto culturale della riforma verrà seguito dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali che si occuperà di stilare le linee guida. Maggiori dettagli verranno forniti dal Ministro Bondi in occasione di una conferenza stampa per la presentazione della nuova traduzione di “Tropico del cicciolino” di Henry Miller.

- Certo, ma costa uguale. 2. Per combattere il tumore al seno e all'utero, le donne dovranno sottoporsi quotidianamente ad un controllo obbligatorio. Per sopperire all'enorme domanda di specialisti che si verrà a creare, saranno reclutati i Pdl, Palpatori della libertà, con il compito di aiutare le donne ad individuare noduli,

Sono ottimista, credo che con questa riforma si potranno ottenere risultati convincenti e garantire alla popolazione un futuro più sereno. Sempre che si abbia la fortuna di vivere a lungo, non è vero Rupert? - Mmhhhmmfffhh!!




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'entrata in Padania è soffice come una scoreggia umida.

Le strade sghembe, rimasugli di antiche vestigia imperiali, sono tortuose, si, ma sincere. Il territorio del nord Italia non è docile – in passato qui era tutta palude, in più aveva le meches – e si presta a vagheggiamenti celtici e nebbiosi; pensieri strani che ti fan sentire a Mordor e invece, pensa un po', è solo Quarto Oggiaro. Il mio autista, un bresciano che mi dice “stai zitto e fai quello che faccio io”, è un tipo silenzioso. Il suo alito è atroce, Marlboro e pozzi neri fusi assieme. Minuscoli avvoltoi volteggiano frenetici attorno alle sua labbra. Guida piano non rispettando gli stop e maledendo “i negri che attraversano la strada”, come se “la strada” fosse sua sorella minorenne e “i negri” dei tremors sieropositivi. Ivan Biasuzzi (così si chiama il mio aggancio padano) bestemmia sovente e il risultato è che i diciotto crocefissi che pendolano dal suo retrovisore mi guardano atterriti e progettano un'intifada. Sono le 7 e mezzo del mattino e da pochi minuti ci siamo lasciati alle spalle il centro-sud Italia )(governato dalla mafia (nulla di che, “è solo la sesta mafia mondiale”)) e, tra la piatta pianura, comincio a intravedere i primi mausolei. Rito padano. “Non son proprio mausolei come li intendono gli altri,” mi spiega Ivan ruttando la peperonata della sera precedente e soffiandomene l'afrore in faccia, sorridendo morbosamente, “sono solo capannoni”. Non mi stupisce che in questa landa cagata male da Dio, dei prismi di metallo probabilmente cancerogeno, sistemati su della steppa senza anima e riempiti di lavoratori in nero, extracomunitari e persone sudatissime in genere, acquistino un'aura mistica. Se ci si guarda intorno, d'altronde, si scopre che non c'è nient'altro in cui sperare – se non si fa caso a quella teenager che mostra la vulva per un'Infinity Card. Ed è inutile confidare nell'orizzonte, il quale, superato, regala sorprese e cambiamenti. Nossignore, la Pianura Padana è come una crisi depressiva stirata per centinaia di chilometri e divisa in regioni. Qualsiasi ipotesi di collina è assente: tutto è uguale. Qui la fantasia la usano per farci il compost. (Ieri un imprenditore veneto ha tanto di suicidarsi. Ma prima ha acceso l'ennesimo mutuo. Perché la sua famiglia gli stava sul cazzo.) Folklore. Il viaggio in automobile si fa noioso, così sfoglio la Padania, l'organo ufficiale del Partito Unico Padano. Un quotidiano strano: al posto dei necrologi ha i genocidi. Ma sono stanco: stanco di stare in macchina e straziato dal silenzio di Ivan. Così decido di ripescare dalla mia borsa il plico consegnatomi dalle autorità prima d'attraversare la frontiera. Il

titolo è Manuale d'uso per chi entra in Padania, un tometto in carta riciclata e rilegato a calci in culo. “Può esserti molto utile,” mi disse Duilio Guallivo, ambasciatore francese in Padania, “qui ogni due per tre ammazzano un giornalista perché si comporta male”. Così, per passare il tempo, ne rileggo alcune parti. Mi colpisce l'Articolo 1 della Costituzione Padana: “Qui non si scherza, si lavora. Che se qualcuno vuol fare il mona, diocane, lo vadi a fare a casa sua. Noi non è che andiamo all'estero e ci ubriachiamo, ci droghiamo, andiamo a montare le puttane e facciamo i merde umane. E loro invece si, quindi mi pare pulito che è ora di finirla, madonnacicciona.” Così, mentre mi figuro una Vergine Maria di duecento chili, la nostra Fiat Unno si ferma. Ivan mi guarda e mi comunica che siamo arrivati. “Dove siamo, Ivan?” chiedo con lo stesso knowhow di Donny del Grande Lebowsky. Lui sta un po' zitto, poi lentamente si volta verso me, mi sorride e (da bravo attore consumato (dagli effluvi di Marghera) quale è) esclama: “Sei in Padania, cazzoputtana.” Una troiata e una parolaccia in appena 4 parole. Si, sono decisamente in Padania. Senza nozioni precise, ci allontaniamo dal grigio parcheggio da dove la nostra Fiat Unno ci guarda fiera e ariana – sul cruscotto un santino di John Elkann ritratto mentre finge di sapere qualcosa . Il giovane padano sembra conoscere ciottolo per ciottolo la steppa ricca e produttiva che calpestiamo. Poi, fiero, si ferma. Entra in un bar.


Ordina diciotto americani, caga, vomita, tocca il culo a sua cugina, s'addormenta e dopo sei ore ripartiamo. “Avevo sete, non rompere il cazzo,” si giustifica. El sior Livingston, i suppose. Voglio parlare con gli indigeni, sono qui per questo. Lo faccio presente a Ivan, disturbandolo mentre rimuove un caccola delle dimensione della Cosa dalla sua narice destra (quella sinistra se l'è fatta sigillare per far ridere gli amici al bar) ed è intento a spalmarla sulla sua cintura di pelle marrone – che ora presenta una sfumatura verde alquanto sospetta. “Si, si ora ti ci porto, terün,” mi dice spazientito. Non che io sia terrone, ma il solo fatto di essere foresto mi discrimina; non vi dico quanti cazzi potrebbe infilarmi nel culo il dichiararmi favorevole ai PACS, all'eutanasia o all'aerosol. Il popolo padano ha portato a livelli macro i principi selvaggi che governavano i villaggi su palafitte del Neolotico, con la differenza che qui la ricchezza è obbligatoria (se sei povero sei proprio maleducato e non dovresti vantartene) e Sky si prende piuttosto bene. Siamo avvicinati da un vecchio con pipa che ci guarda come fossimo cammelli cingolati. “Foresti?” ci chiede. “Si,” rispondo. “Anch'io,” dice Ivan “son di Bergamo”. L'anziano lo fissa come fosse un alieno, si impaurisce e se ne va. “I vecchi hanno paura di quelli di fuori,” mi spiega il mio giovane autista. “Siamo fortunati che non aveva un teaser.” La chiaccherata. Gianni Bettin giace davanti a me come uno stegosauro sazio. S'è appena pappato le critiche di un cittadino che chiedeva perché al posto della sua casa era sorto un monumento al Walhalla. “Merda comunista vai via” gli ha detto il Gianni – e tanto è bastato perché il poveruomo venisse cacciato dal paese, inseguito dai villici con forconi, pantere e un trattore. Bettin è il ras della Lega locale e ha l'espressione convinta di D'Annunzio con uno stronzo in bocca. Mi spiega la situazione politica, il famigerato “radicamento nel territorio” padano (gli faccio notare che anche le mine antiuomo sono radicate nel territorio e lui sghignazza cianciando di “braccia e gambe di negri che saltano per aria”). Ciononostante mi sento sicuro di me stesso e pieno di voglia di lavorare, posso cominciare la mia indagine. Cerco così di introdurre Bettin nel per lui spigoloso Mondo della Logica, chiedendogli a cosa può portare la xenofobia che incolla i leghisti a se stessi. “Be' la gente ha paura e ci chiede di bruciare i zingari, ostia! E se è il caso noi lo facciamo,” mi risponde..”

Perché seguire sempre la pancia dell'elettorato? Non conosce il Paradosso della Democrazia di Platone? E se gli elettori votassero democraticamente per la tirannide? “Be' se la gente vuole i paradossi noi gli diamo i paradossi. Se poi Platone ha successo vuol dire che è radicato anche lui...”

A cosa? “Boh... A suo zio?”

Mi dica: davvero non vi rendete conto d'essere voi il vero Partito dell'Odio? “Noi siam mica razzisti, eh! È che la gente non ne può più di vedere i negri in giro, a camminare, parlare e urlare. E noi allora, orcocan, gli diamo le botte, no?! E la gente poi è contenta.”

Io presumo che, qualora la Padania ottenesse l'indipendenza, in breve tempo voi ricomincereste a lagnarvi di altre cose, senza fine. “Me dichi pure.”

Ad esempio: i lombardi non vorranno stare coi veneti e viceversa, l'Emilia sarà odiata in quanto comunista, la Toscana forse è padana e forse no... “Ora ordino un bianco – scusa ma me lo chiede la gente.”

...E allora la Lombardia chiederà l'indipendenza dalla Padania stessa, il Veneto pure... “Be' se la gente vuole essere indipendente, sa, i negri, i zingari son cose brutte che poi comunque il popolo c'ha detto di prenderci le banche, altrimenti noi mica lo facevamo, che mica è colpa nostra se la mafia ruba uccide e poi i pedofili che stuprano i bambini...”

Non le sembra un circolo vizioso questa pulsione secessionista? “Vizioso a me non lo dice!”

Nel senso che il trend è potenzialmente infinito. La Padania si separa dall'Italia, le varie regioni i


si odiano e si dividono, poi le province chiederanno di stare da sole a loro volta... “Eh be' certo, cazzo. Io non voglio mica stare coi vicentini, per esempio! Chei magnagati de merda...”

di se. Estrae dalla giacca una pistola e la posa sul tavolo. Rutta e si fa serio, le sopracciglia gli calano come un sipario stanco. Guarda la pistola e mi dice: “In tal caso, se io e lei fossimo uno 'stato indipendente' e ci fossero dei problemi, glielo assicuro, quei problemi sarebbero esclusivamente suo.

Esatto! Lo vede? Ma che ne è della solidarietà tra persone? “Bah, c'avranno costruito sopra una banca!” (Sghignazza)

Non pensa che finirete col dividervi paese per paese, frazione per frazione, quartiere per quartiere, condominio per condominio? “Se così fosse io non ci sto, abito vicino ai Marangacci, ha presente? Io con quelli non ci sto!”

E sa che succederà alla fine di questa follia? Il caos totale. Ad esempio potremmo ritrovarci io e lei, in un monolocale, indipendenti dal resto del mondo per evitare i vicini di pianerottolo. E sono certo che anche in tal caso lei ci troverebbe dei problemi. Gianni Bettin ascolta le mie parole e Sorride sicuro

Un reportage di Pietro Errante Illustrazioni di Mario Perrotta



D

a una recente statistica sarebbe emerso che il 90,99% dei giovani tra i 18 e i 25 anni che si dichiarano di sinistra si sono avvicinati alla dottrina socialista per via di una cotta adolescenziale, il 7% sono ragazze di sinistra e il restante 2, al contrario, sono belle ragazze di sinistra. Ah, sì: lo 0,01% è Silvio Muccino. I requisiti minimi per essere socialmente ascrivibili alla categoria dei "ragazzi di sinistra" sono dati da: forte acne, poca stima di sè e una sbandata per una marxista verso i quattordici anni. Non credo che avrei mai cominciato ad ascoltare Francesco De Gregori, manifestato contro la guerra in Iraq o mangiato feto con patate al forno se non fosse stato per Nilde. Nilde, quanto l'amavo. Fu durante il primo anno delle superiori che decisi di farmi crescere la barba per ovviare la mia acne e imparare a memoria le opere di Karl Marx, Friedrich Engels ed Enrico Brizzi ma Nilde, sebbene trascorressimo ore e ore a discutere di pulsioni rivoluzionarie, redistribuzione del reddito e scientificità del principio di non contraddizione del materialismo dialettico, non me la diede mai. E per riempire i momenti d'imbarazzo, dopo ogni rifiuto, metteva un album di Francesco De Gregori. Se sei un giovane uomo di sinistra e stai ascoltando Francesco De Gregori è altamente probabile che sei nel punto più lontano possibile dal fare l'amore. A meno che non stai scopando con Francesco De Gregori. E adesso mi ritrovo con una preoccupante attrazione sessuale per le liceali con la kefiah, la discografia originale del cognato lagnoso di Bob Dylan, tre bandiere equivoche esposte alle finestre di casa e una discreta cirrosi epatica. Il tutto mentre il prezzo della vodka è salito alle stelle, Nilde ha sposato il nipote del senatore democristiano e Francesco De Gregori va a cantare nei programmi di Simona Ventura: se

non fosse per i film di merda dei fratelli Muccino non avrei più punti fermi nella vita. Oltre al netto rifiuto di prestazioni orali da parte di minorenni con le Converse, ovviamente. Nilde, quanto l'amavo. No, Nilde, no. Francesco De Gregori no. Se sei una bella ragazza di sinistra e stai leggendo queste righe vorrei spendere qualche parola nel nome di tutta la popolazione maschile trotzkista e non: cambia genere musicale, miserabile puttana. Oppure, se proprio non puoi farne a meno, fa in modo che a riempire i miei vuoti politicosentimentali sia l'avvio del processo di nazionalizzazione del tuo condotto vaginale. Se invece sei nel 7% continua pure ad ascoltare Francesco Guccini, Claudio Lolli e la Bandabardò: al 90,99% dei giovani tra i 18 e i 25 anni che si dichiarano di sinistra e che si sono avvicinati alla dottrina socialista per via di una cotta adolescenziale non cambia nulla dato che, scopandovi solo se adeguatamente sbronzi, non fanno caso alla musica. Sempre a meno che non abbia un'amica nel restante 2%,


fate sesso con un cane di grossa taglia? Bugiardi. Si chiamava Jurgen ed era un virile pastore tedesco senza pedigree. Ma pur sempre un pastore tedesco, come cercai di spiegare a mio padre. Un errore da non dover ripetere mai più. Il servizio civile, intendo. Jurgen, quanto l'amavo. Per farmi accettare dalla sua famiglia la madre mi annusò le parti intime per più di un'ora. Una cosa del genere mi successe solo con Claudia, la figlia della parrucchiera ninfomane del paese. Se sei un giovane uomo di sinistra e ti scopi la figlia della parrucchiera ninfomane del paese hai una fortuna sfacciata che non meriteresti neanche un po'. Pur non essendo Silvio Muccino. certo. Che probabilmente adesso, mentre voi siete qui ad annuire con il capo, si starà facendo scopare dallo 0,1. Nilde, quanto l'amavo. Fu lei a convincermi a digiunare per l'abolizione della pena di morte, boicottare prodotti di avide multinazionali senza scrupoli e vedere "Come te nessuno mai". Se sei un giovane uomo di sinistra e stai guardando "Come te nessuno mai" è altamente probabile che non riuscirai mai ad occupare un liceo. A meno che non stia cercando di occupare lo scantinato di Francesco De Gregori. A dire la verità non digiunai mai contro la pena di morte. Palmiro, un mio amico, lo fece per primo. Poi morì per carenza di potassio. Fu lì che decisi d'iniziare il mio digiuno per il rispetto dei diritti civili degli organismi umani carenti di minerali essenziali ma il governo, in combutta con gli apparati militari e i servizi segreti, mise a tacere tutto. E adesso sono parte integrante della base elettorale del partito unico dei disillusi. E' un bel partito, non credete alle leggende. Basterebbe raccogliere qualche firma per presentarsi alle elezioni e preparare un programma platealmente irrealizzabile al dichiarato scopo di non realizzarlo. Un po' come il Popolo della libertà ma senza riforma della giustizia. E non come quella volta che il nonno materno si mise in testa di vincere le elezioni fondando il Partito astensionisti italiani. Ovviamente non prese un voto. Nilde, quanto l'amavo. Per fare colpo su di lei optai per il servizio civile. Non è stata una bella esperienza. Avete presente quando il responsabile della sezione vi sorprende mentre

Nilde, quanto l'amavo. Adesso frequenta il Billionaire, Nilde. Vai a morire ammazzata, Nilde, riprenditi locomotive e fischi del vapore, lanciati a bomba contro l'ingiustizia di avere un emiliano con la erre moscia tra i cantautori più importanti della musica italiana e non farti vedere mai più. Frequenta il Billionaire, boicottavamo prodotti statunitensi e adesso frequenta il Billionaire: il bello è che lo giustifica con un approccio tutto suo al materialismo storico e al feticismo delle merci. Il Billionaire si chiama così perchè, se non sei bilionario, non ci puoi entrare. Io non posso entrare. Però mi sono vendicato: lo scorso anno ho aperto un locale a Scanzano Jonico in cui è Flavio Briatore a non poter entrare. Si chiama “Avere partner che non si fanno scopare da Salvo Sottile”. In conclusione, per dirla tutta non ho mai capito neanche la storia del boicottaggio di multinazionali come, ad esempio, Nestlè, Protezione civile o Israele: ragazzine di sedici anni che, dall'alto del loro maglione peruviano, ti rimproverano di finanziare criminali senza scrupoli mentre aspirano i vapori di un oppio che non ha proprio l'aria di essere stato importato da un operatore logistico di Emergency.

De Gregori vaffanculo.


stato giusto l'altro giorno che ho pensato all'onorevole Binetti, mentre applicavo amorevolmente le lamette del rasoio sulle estremità della mia frusta a nove code. Da quando è uscita dal PD per insanabili convergenze tra la transustanziazione del suo corpo martoriato da anni di cilicio e la progressiva evaporazione del partito negli effluvi demoniaci delle “Riforme Condivise In Parlamento”, non è passato giorno senza che io mi addormentassi chiedendomi dove fosse finita. Mi sono sentito abbandonato, lo ammetto. Respiravo affannosamente. Dimagrivo e ingrassavo con schizofrenica e sinistra alternanza. Sono arrivato a non pregare più per lei, a non dormire più per terra o su panche di legno, a non farmi le docce gelate alle 6 del mattino e addirittura ad andare in ospedale per farmi ricucire le piaghe dell'autoflagellazione.

È

Mi sono restituito alla vita nel momento in cui mi è arrivata una notifica su Facebook di uno dei miei gruppi preferiti: “Promuoviamo la CROCE sulla bandiera Europea!”. La mail si intitolava “creiamo un'entita cristiana in Terra Santa!” e conteneva un lungo ed accorato articolo dell'On. Binetti, che rimandava a sua volta ad una pagina apposita (“Terzo Stato”). Insomma, non avevo capito nulla. Come al solito. Avevo badato al mio particulare, mi era sfuggito il quadro generale, l'imperscrutabile disegno para-militar-divino. Lei stava lavorando per una grande causa. La Causa: la creazione di un Terzo Stato cristiano gestito dal Vaticano tra Israele, le testate atomiche israeliane e la Palestina. L'attacco del articolo è stata come un'illuminazione nel mezzo del cammino buio e tempestoso della mia vita dissipata e dissoluta. Sarebbe impossibile immaginare il cristianesimo senza Terra Santa. Le radici di questo: teologiche, storiche, culturali, morali o geografiche che

siano, hanno un'origine unica: la Terra Santa, la storica provincia romana della Palestina, terra di Gesù il Nazareno. E cosa lega la Terra Santa, scippata dalla furia atea e laicista dell'Onu, a Gesù il Salvatore?Semplice: i Vangeli e le Sacre Scritture. E, come precisa la mia stella polare del teoconservatorismo Dopo il Vecchio Testamento, non è mai esistito un best seller come i Vangeli Ed in effetti la Bibbia è sempre stata in cima alla classifica delle vendite nel settore Sci-Fi. Ad ogni modo, il punto focale nella vita dei cristiani e dei produttori di armi è senza dubbio la Terra Santa. Qui la nostra fede ebbe i suoi natali; qui si creò un codice morale e legale unico; qui nacque il figlio di Dio e salvò l'uomo dal destino di perdizione che l'avrebbe atteso. Bellissime parole. Che mi ricordano quelle di un profeta “eretico” odiato egualmente da laici, atei, mangiapreti, ebrei, musulmani, giudici al soldo dell'impero del male e puttane: “L'Italia è il Paese che amo. Qui ho le mie radici, le mie speranze, i miei orizzonti. Qui ho imparato, da mio padre e dalla vita, il mio mestiere di imprenditore. Qui ho appreso la passione per la libertà.” Gesù di Nazareth visse in Giudea nell'epoca che precedeva il grande esilio che sarebbe toccato in sorte a noi cristiani. Un esilio che dura da oltre 2000 anni, un esilio durante il quale siamo stati perseguitati, espulsi, segregati, fraintesi, invidiati,


odiati, assassinati individualmente o a gruppi e massacrati a milioni. Lo so. Sarebbe più corretto dire così: “Un esilio durante il quale abbiamo perseguitato, espulso, segregato, frainteso, invidiato, odiato, assassinato individualmente o a gruppi e massacrati a milioni”. Ma la storia si deve piegare, se del caso, ad esigenze superiori. E non ci sono conquistadores, Torquemada, roghi, abiure, riciclaggio di denaro sporco, Opus Dei e Ruini che tengano alla sacrosanta creazione di un'entità cristiana a fare da cuscinetto tra missili, attentati terroristici, guerre assimetriche, bombardamenti a tappeto, omicidi mirati e guerrafondai invasati al potere. Nella terra d'Israele, un Terzo Stato permetterebbe di intensificare l'antico rapporto tra cristiani e i discendenti di Ismaele e Isacco, sanando le ferite secolari che derivano da demoniaci impulsi e fraintendimenti. A parte il trascurabile fatto Che nessuno ha

ancora visto un Secondo Stato nella “terra d'Israele”, credo che per curare le “ferite secolari” la soluzione del Terzo Stato sia davvero la migliore. Quale vero credente, al giorno d'oggi, non si curerebbe le sue “ferite secolari” prendendo un coltello arrugginito e sporco di residui di grasso in putrefazione per aprire ulteriormente lo squarcio, gettandoci sopra del sale e urlando in preda all'estasi mistica del dolore purificatore che redimerà tutti i nostri peccati e rimetterà a noi tutti i nostri debiti, seacula saeculorum, Heil? Nessuno, credetemi. Ma siccome la sicura nuclearizzazione dell'area non è sufficiente, la Binetti si spinge oltre e allarga l'area di interesse del Terzo Stato. Esso, oltre a rappresentare la maggiore religione del mondo,


farebbe parte di diritto dell'Unione Europea a causa delle sue radici. […] E' importante dire a Bruxelles che l'Europa delle patrie é la fine delle stessa Europa e la grande patria-Europa cristiana é il vero progetto unificante, animato e illuminato dalla presenza istituzionale cristiana in terrasanta. Sì! Senza considerare le evidenti incertezze logico-grammatiche, devo dire che il Terzo Stato Binettiano potrebbe essere veramente la salvezza dell'Europa massonica e libertina. È risaputo che l'Unione, oltre alla Grecia e all'infiltrazione dei pedofili, non ha particolari problemi di sorta. Si tratta solamente di un'elefantiaca istituzione burocratica che perde più tempo a tradurre che a fare qualcosa di concreto – un'istituzione che ha smarrito la retta via del Gesù e che sarebbe ora che si dotasse di un esercito. Mettere un Terzo Stato in un campo minato di fanatismo religioso e instabilità politica è la soluzione ideale per risollevare le sorti dell'Unione Europea, di Al Qaeda e di Hezbollah. Come fare dunque a dotarsi di un esercito e difendere le nostre radici cristiane? L'adesione di Terzo Statoe della Turchia é l'unico disegno che permetterà la ripresa di una grande Europa. Ecco come dotarsi di un esercito. Questa frase potrà infatti sembrare il delirio di un'infervorata religiosa allo stadio terminale, ma in realtà è un autentico colpo di genio. Cosa c'entra infatti la Turchia, notoriamente un covo di musulmani, con il progetto di una “grande patria-Europa cristiana”? Niente, vero? E invece c'entra eccome, perché anche lì dovranno far breccia i bestseller delle Sacre Scritture, se necessario supportate da carpet bombing, guerra psicologica, carri armati e legionari europei di Cristo – e forse sarà la prima volta che l'UE si doterà finalmente di un esercito. Ebbene sì: la via per il Terzo Stato passa dall'invasione, conquista e annessione della Turchia. Dopo tutto quello che ci hanno fatto passare, la conversione coatta è il minimo che si meritano. Ed è con immenso piacere che qui, in questo momento, in questo articolo, basandomi sulle parole della Binetti, dichiaro guerra alla Turchia.

Il nostro Terzo Stato sarebbe dunque, oltre che un'ottima occasione per liberarsi una volta per tutte del Vaticano, la soluzione definitiva per porre fine al fratricidio in Medio Oriente. Sarebbe quindi la stella polare della Pace. Che è un po' come andare ad Harlem con addosso un enorme cartello con su scritto “IO ODIO I NEGRI”. Te la sei cercata, ma è stata il Signore a dirtelo.

Amen.






D

edicato a tutte le romantiche lettrici del Bile. Basta pezzi sui pompini, basta fighe in copertina, basta immaginare Tonus con le sembianze di Johnny Depp! Finalmente in questo numero qualcosa che vi farà gridare di gioa come Bondi con una foto di Berlusconi. Luca e Diego Fainello, ovvero i Sonohra! Sì, lo so che a voi piace di più Diego, quello moretto, alto, carino, che canta e suona meglio e che si deve portare dietro quell’aborto col ciuffo biondo di Luca. Ma di questo parleremo poi in privato, con tante tante tante letterine glitterate! Iniziamo a presentare invece il loro ultimo album, Metà, uscito dopo la partecipazione a San Remo nella sezione Big con il brano Baby. Avete capito bene, la canzone si chiama Baby. Sono solo io a pensare che questa è la canzone col titolo più yeah degli ultimi centocinquant’anni? Questa track è l’essenza di tutto l’album, ovvero un misto tra un rock-pop dal sound americano, e il classico arrangiamento melodico italiano, che riuscirebbe a far suonare anche Smoke On The Water come una canzone di Al Bano. Il tutto condito con una spruzzata di gioventù, di ormoni e romanticismo adolescenziale. Atmosfere che ricordano quelle serate passate in casa, abbracciati al cuscino mentre in tv ci sono Dawson e Joey che forse si prendono per mano. Nonostante ciuò, in alcune tracce l’intenzione è buona e si riscontra una certa energia, con incisi ben congeniati come nel brano d’apertura Seguimi o Uccidimi, di cui c’è anche una versione inglese, Cut Me Loose, colonna sonora dello spot della Citroen C1 versione “Amici”. Tutto grasso che cola. Per il resto, è un susseguirsi meccanico di lagne indicibili, piene zeppe di frasi perfette da usare come status su Facebook: “Ama ciò che sei/Ama finchè puoi” (di Ama Ancora), oppure “Non perdere mai l'amore che sei/La forza che non hai mai avuto, mai” (di Good Luck My

Friend). Poi c’è Sto nel Rock, la più bella canzone mai scritta nella storia della musica occidentale. No, scherzo, volevo solo destabilizzarvi un po’. E’ anzi particolarmente brutta e con un testo che fa tipo “Hey, sto nel rock adesso/Non mi cambierai/Hey, sto nel pop lo stesso/Non mi cambierai mai”, chiaramente ispirato alle dichiarazione di Mastella. E come non citare Pelle Nera d’Anima? Un titolo politicamente e grammaticalmente scorretto per una canzone dai richiami soul e blues il cui testo, firmato da Rocco Siffredi, sprona alla fratellanza, all’uguaglianza e, penso, al sesso interraziale con frasi come “Lavoro duro, mi capirai, l’amore nero ha preso anche me”. Ma non voglio indagare oltre. Per concludere, forse con Metà, i Sonohra non hanno cambiato per sempre le sorti della musica italiana, forse il disco non è bello bello in modo assurdo, ma Diego… cioè… è troppo figooooo!


M

atrimoni e altri disastri: una coppia milanese finisce per litigare di brutto quando la moglie scrive a un giornale lamentandosi che il marito frequenta minorenni ed è una persona malata. L’uomo si vendicherà facendola aggredire e dissanguare dal suo avvocato vampiro (che se notate bene ha fatto un cameo in Intervista col Vampiro, è il ratto mangiato da Pitt a metà film). Spicca l’interpretazione di Fabio Volo nel ruolo di quello che dice banalità facendo sognare divertire e bagnare (non necessariamente nell’ordine ma necessariamente tutte e tre) il pubblico femminile tra cui – diciamolo – anche la vostra ragazza che proprio non pensavate, speravate fosse diversa da tutte e invece indovina un po’? Cella 211: film spagnolo dalla trama intrigante che tenta di ipotizzare una realtà in cui Marcello Dell’Utri è in galera. E fin qui tutto bene, apprezziamo anche il metaforico tenersi per mano di tutti i popoli della terra in un grande cerchio in mezzo agli arcobaleni, ma erano proprio necessari gli unicorni rosa che partoriscono cuccioli di beagle festosi e giocherelloni? Vietato ai minori di 14 anni per la scena nelle docce del carcere, ma la citazione metacinematografica da Shortbus ci sta, e Jeff Bridges nella parte di Dio che riapre le porte del Giardino dell'Eden è assolutamente perfetto. Scontro fra Titani: è un film talmente brutto ma talmente brutto che non ci costruisco neanche sopra le gag lollose sull’attualità perché porcaputtana se riesci a pagare i milioni di dollari un po’ in giro a tutti per gli attoroni e i

costumisti e staceppa di effetti speciali allora DILLO che ci vuoi male e ci ischerzi perché io se cedo e mi compro il nuovo Splinter Cell poi me li posso sognare i mercoledì universitari a bere fuori. Ecco, allora Sham Wortinton dei miei coglioni spiegami perché lo scopo della tua vita è mettere la firma su tutti i film più del cazzo che io riesca a ricordarmi. Il mondo fa schifo. Basilicata coast to coast: due ore e venti di gente che mangia gnummareddi e baccalà con divertenti conseguenze intestinali. Risate assicurate. Sottotitolato in islandese per capirci di più. E in comic sans, per far più ridere. Max Gazzè nella parte di quello che si riconferma negato nel mondo dell’arte.


Il piccolo Nicolas e i suoi genitori: un bambino si rende conto di essere francese e cerca in tutti i modi di capire come curarsi. I genitori terrorizzati prima fraintendono tutto e credono sia stato molestato dal parroco (a ragione, fra l’altro, ma il bambino non si lamentava) e poi pensano si stia drogando e quindi lo chiudono nello studio di Pomeriggio Cinque per punizione. Siccome fra gli attori c’è quello che ha fatto Giù al Nord che a voi sarà piaciuto un fracco ma a me proprio col cazzo, vi consiglio di restare a casa e vedervi il dvd con i migliori sketch di Checco Zalone (a me piace quello coi birilli senza lubrificante, che in quello col lubrificante la Mondaini che fa da spalla non mi pare convincente). Iron Man 2: un ingegnere dell’automazione miliardario rivoluziona il mondo creando una super armatura da guerra con cui figheggiare in giro. Il governo degli Stati Uniti lo catturerà per asservirlo ai suoi scopi, costringendolo a lavorare giorno e notte su progetti militari, ma lui sfrangia la minchia perché vuole un computer Apple che con Windows si trova male e si blocca e i tempi di caricamento e gnègnè sì grazie l’abbiamo visto tutti il video della presentazione di XP col pc che si blocca, benvenuto nel 2006. Vediamo invece come mi costruisci per bene questo carro armato laser fotonico con gli schemi che hai salvato nel tuo iPad, guarda, se vuoi ho altri progetti dentro questa chiavetta usb, scaricateli. Ooops. Vabbè pazienza, controlla almeno questo video in flash per montare quel missile disgregatore neurale retropotenziato. … Oceani 3D: Aldo Giovanni e Giacomo doppiano un meraviglioso viaggio nei fondali tridimensionali di Giuliano Ferrara.

Vladimir StepanovičBakunin


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ari amici di ScaricaBile, sono Franco Frattini, il ministro degli esteri italiano. Oggi mi hanno chiesto di scrivere qualcosa su una rubrica internazionale della vostra rivista, per cui dato che non ho un cazzo da fare me ne sono occupato. Nella seconda parte Volpe si occupa di Grecia e crisi economica, al momento ne sta discutendo con Tremonti. AFGHANISTAN Mi è stato chiesto di spiegare la posizione italiana in Afghanistan su Emergency, ma è molto semplice. A Karzai e agli americani Emergency sta sui coglioni. Così, quando hanno arrestato i tre italiani dicendo che erano terroristi noi abbiamo detto che è vero. Sono uno yes-man, io! E lo rivendico con forza. Poi è saltato fuori che non era vero, ma vabbe', basta fare una bella puntata di Porta a Porta e dire che erano bravi ragazzi e che gli siamo stati vicini. Tanto gli italiani si bevono tutto. THAILANDIA In Thailandia c'è casino tra Rossi e Gialli. Ah ah ah, sembra la Roma. Be', comunque vorrei dire a tutti di non preoccuparsi, non cambia nulla sia per il turismo sessuale sia per le vacanze al mare, solo occhio alle prenotazioni, il mio consiglio è di assicurarvi contro le cancellazioni, o magari fare un biglietto aperto, costa un po' di più ma così potete ri-bookare il viaggio per quando l'aeroporto di Bangkok è operativo e non invaso dai manifestanti. Le proteste in sé sono le solite incomprensibili minchiate orientali: i Rossi sono seguaci di Shinawatra, un premier deposto per accuse di corruzione nel 2006, poi quando il suo partito ha rivinto le elezioni nel 2007, i Gialli hanno manifestato e manifestato finché i giudici e i militari non hanno dato loro ragione e dichiarato il partito illegale con dei pretesti. Ora

i Rossi vogliono ripagare i Gialli della stessa moneta e protestano loro per avere elezioni anticipate. Ma a noi poi cazzo ci frega dei thailandesi? Ricordate solo questo: biglietto aereo aperto, e solo hotel che hanno la riprenotazione inclusa in caso di occupazione dell'aeroporto. ISLANDA Al vertice con gli altri ministri europei per discutere lo stop dei voli guardavamo un filmino di Mario Tozzi: dice che il vulcano col nome lungo ha tempi di eruzione tra i 6 mesi e i 2 anni stando ai dati storici e quindi potrebbe andare avanti a fare nubette ogni tanto per un pezzo. Abbiamo pensato a due possibili soluzioni: una è fare analisi scientifiche serie e capire se e quando si possa volare, l'altra è fare come per Radio Vaticana e alzare i livelli minimi consentiti del pulviscolo e sperare che non cada qualche aereo. Indovinate quale abbiamo scelto? UCRAINA Grazie alla imbecillità dei capi della cosiddetta


rivoluzione arancione, ecco tornato Yanukovich al comando: il primo atto importante della sua presidenza è stato far ratificare un nuovo accordo con la Russia per concederle di mantenere la propria flotta ancorata nel Mar Nero a Sebastopoli fino al 2042 (l'accordo precedente scadeva nel 2017) in cambio di sconti sul gas russo. I russi poi otterranno di essere partner al 50% sul controllo della gestione, produzione e vendita dell'energia ucraina. Putin ha detto che l'Ucraina ha finalmente riconosciuto di avere interessi comuni e una storia comune con la Russia. Cioè che ha accettato di tornare un semplice stato satellite. Certo, molti ucraini non sono stati d'accordo: grosse proteste fuori dal Parlamento, lanci di uova e fumogeni NEL Parlamento. Nulla che non si possa disperdere con qualche manganellata e qualche arresto ben assestato. GRECIA – Finalmente, Volpe. Ciao ragazzi sono tornato, come va? Figuratevi che per scrivere sto pezzo ho chiesto aiuto a Frattini. Frattini, per la madonna! Avrebbe fatto più ridere Boldi in coma. Posso scendere più in basso solo chiedendo aiuto ai Fichi d'India. Comunque ero di là a informarmi sulla crisi, ma parlarne con Tremonti è come parlarne col mio cane, con la differenza che la sua voce è più fastidiosa.Il problema della Grecia è il deficit, ovvero i debiti, i mutui, i prestiti, chiamateli come cazzo volete. Mi piacerebbe potermi scagliare contro le colpe della finanza, ma in realtà sti debiti hanno anche un senso, il

problema è cosa ne fanno i politici: il politico tedesco usa quei soldi per costruire infrastrutture, finanziare la ricerca, fare investimenti e migliorare il paese (e magari restituire i prestiti). Gli stati come l'Italia o la Grecia li usano per trent'anni di lavori sulla Salerno-Reggio Calabria; per le cliniche private della mafia in Sicilia; per comprare una sede per la Regione Campania a New York; pagare i viaggi di Silvio e delle sue mignotte a Villa Certosa; e in genere per tutto quello che leggete sull'Espresso dal 1955. Così gli stati si indebitano, non riescono a restituire i prestiti, e poi le multinazionali e gli amici del premier possono comprarsi mezzo Stato a un tozzo di pane, tipo privatizzazione dell'acqua pubblica, e mandarti in pensione a 120 anni perché non ci sono più soldi. Per la Grecia questo momento è arrivato: dopo 15 anni di falsificazioni contabili, i prestiti sono scaduti e loro chiedono al resto dell'Europa di pagare. Il che non piace ai crucchi, flessibili come una lastra di cemento e sempre in regola coi conti. La Merkel sa benissimo che i greci vanno aiutati: non si possono mandare falliti tre o quattro stati solo perché alla Germania stanno sui coglioni i terroni d'Europa. Ma ai primi di maggio c'è una elezione regionale, così la Merkel ha cercato di posticipare il più possibile l'accordo per evitare contraccolpi elettorali. Gli speculatori ne hanno approfittato, e grazie a questa genialata ora il costo per salvare la Grecia è salito ancora: 45 miliardi solo per quest'anno. Ed è solo l'inizio.



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he roba del cazzo, la devo smettere di drogarmi di destra reazionaria, è uno strazio se non ti fanno più effetto neanche gli editoriali di Libero. Ieri mi sono dovuto sparare Feltri e Belpietro da Paragone a “L'ultima parola”. Ma non voglio farci l'abitudine. Mi sembra impossibile, in questo momento, ma magari riesco a trovare qualcosa di meglio da fare nelle serate del venerdì, a parte farmi. E adesso il campanello. Porco cazzo. Sono quei coglioni di fare futuro quei fottuti col culo pieno di desta europea ed altra merda. Bei tempi, quando passavano e mi attaccavano il pippone sulla legalità, l' europea e il funzionamento dei partiti, io non ne capivo un cazzo di legalità, di destra europea e del funzionamento dei partiti, dicevano due stronzate, io li mandavo a cagare e non rompevano più i coglioni. Oggi non si staccano più dal cazzo sti stronzi fottuti.

“STE'” C'è qualcuno che strilla nella buca delle lettere. “Stè” Non sono quelli di Fare Futuro. E' Ale. Che cazzo vuole il coglione a quest'ora? “Un momento Ale. Arrivo” Per il secondo giorno di fila mi riguardo le repliche di “L'ultima Parola”. Mentre la voce di Paragone mi entra dentro, Mi viene quest'idea assurda dove Un gruppo di

alieni fluorescenti stanno facendo un esperimento assurdo sul mio cervello. La cosa va sempre peggio. La botta mi arriva subito in testa, mi viene voglia di svomare. L'ho sottovalutato questo programma di merda, è roba pura, sono rimasto troppo davanti a quello schermo. Un respiro profondo, e torna tutto apposto. Mi sento una corrente d'aria sottile che mi entra in corpo dal buco di pallottola che ho sulla schiena. Non è un overdose, questa. Stiamo calmi. Andiamo avanti a respirare, su. Piano piano. Che bello così. Mi tiro su, quasi non sto in piedi, e faccio entrare Ale. E quella è la parte più difficile. Ale sta bene da far schifo. Occhiaie da nottata passata insonne su qualche mozione del cazzo, da quando è tornato dalla sede del Pd nella nostra circoscrizione; capelli sporchi, corti e tirati indietro col gel. Occhi dolci azzurro cielo ma spenti. Un bel ragazzo, Ale, soprattutto quando non si rode il culo per delle idiozie da centrosinistra. “Non c'è la faccio più con 'ste riunioni del Pd” mi fa. Ah, e adesso che gli dico, gli faccio gli auguri o vuole essere consolato? Boh. In quel partito sono una manica di coglioni ma che cazzo vuoi votare se non sei di destra? Sono capaci di farsi mettere nel culo un vibratore da una ragazza solo per potersela scopare, e poi


questa al posto di dargliela gli fa un pompino, un pompino con i denti. Ecco che cazzo è il pd, una ragazza che per farsi scopare prima ve lo vuole mettere nel culo e poi vi fa un pompino con i denti. Ale deve esserci proprio rimasto di cazzo perché ancora non mi ha detto un cazzo né sulle copie de “Il Giornale” sparse ovunque, né sulle repliche di Paragone in tv, né sul fatto che se mi faccio di quella roba sono un coglione, e né sulle condizioni in cui mi trovo in quel momento. Nell'apatia da Destra reazionaria in cui mi trovo, egocentrica al massimo, devo fare un grosso sforzo per provare a fregarmene qualcosa di lui. Il mondo esterno non significa un cazzo per me. ”Sei incazzato?” gli chiedo. “Boh, se devo dire la verità, più di tutto mi dispiace perché non so da quali figli di puttana devo andare a sbattere se abbandono 'sto catorcio di partito” Ha sempre avuto bisogno di far parte di qualcosa, Ale, più di tanta gente. La cosa che mi continua a sbalordire è che Ale ancora non mi dice un cazzo di sta roba Berlusconiana. Con tutta 'ste schifezze che ho lasciato in giro l'avrà capito, che sono completamente fatto. Quando ci troviamo in una situazione del genere, lui di solito si mette a fare una cattiva imitazione della mia vecchia: 'Così ti ammazzi/adesso basta/che cazzo te ne fai di quella merda, puoi campare anche senza cazzate del genere'. Adesso mi fa: “Che effetto ti fanno 'ste porcate pseudo fasciste Stè?” e me lo chiede con un tono come se veramente volesse saperlo. Io gli rispondo con una scrollata di spalle. Non ho voglia di parlarne. Ci sono un mucchio di coglioni pseudo comunisti ai circoli e in città, con tanto di lauree e diplomi, che non vedono l'ora di rompermi i coglioni su questo pattume di giornalismo e di informazione di cui mi faccio, e non mi sono mai servite ad un cazzo. Ale però insisteva. “E dai, Stè, dimmelo. Voglio saperlo.” Però a pensarci bene, cazzo magari sono proprio gli amici, quelli che ti sopportano nella buona e nella cattiva sorte, più che altro nella cattiva, a meritarsi una specie di spiegazione del cazzo, più che le zecche comuniste e gli intellettualoidi di sinistra. E così attacco a parlare. Stranamente mi sento molto bene a parlarne, sereno e tranquillo. “Cazzo, sai che veramente non lo so, Ale. Ti fa sembrare la Realtà diversa ma più vera, migliore, La vita è una rottura di palle, non ti da

mai un cazzo, Partiamo tutti pieni di belle speranze, che poi ci restano in canna. Ci rendiamo conto che tanto dobbiamo morire, magari senza riuscire a trovare le risposte che contano veramente. Ci facciamo venire un sacco di idee del cazzo, tanti modi diversi di vedere la realtà della nostra vita, ma senza mai veramente capire un cazzo delle cose che contano, delle cose importanti. Insomma, campiamo troppo poco, la vita è una delusione; e poi moriamo. Ce la riempiamo di merda, la vita: la carriera, i rapporti e roba del genere, per illuderci che magari non è tutto inutile. La destra reazionaria è una droga efficace, ti illude, ti da un nemico con cui prendertela e su cui sfogare tutte le tue paure più profonde, non perdi mai la conoscenza, vivi, lavori, esci ed hai addosso questa carica questo “tutto va bene” che ti impregna il sangue ti entra nei muscoli e nei tessuti del corpo, e quando ti fai, leggi “Libero”, aspetti le dichiarazioni del premier, o un editoriale di Feltri, bene, e li che ti arriva la botta, una botta dritta al cervello, scarichi tutta la rabbia sul tuo nemico e ti senti immortale. Se stai male la colpa e della sinistra, se stai bene, cazzo, e merito del capo e tu lo veneri. Poi quando finisce l'effetto vedi quanto fa schifo il mondo e allora non vedi l'ora di farti un altra botta. “Che cazzata!” mi fa Ale, “Una cazzata pura”. E magari ha ragione lui. Se me lo chiedeva la settimana scorsa chissà che cazzo gli dicevo, magari una cosa tutta diversa. In questo preciso momento però, mi attacco all'idea che i media reazionari di una destra reazionaria sono quello che mi ci vuole quando tutto il resto sembra una cagata. “ Cazzo, è una roba stupenda” “E' quello che mi ci vuole in questi tempi di merda” riesco a dire. Ale mi guarda, ”Allora fammi provare: dai” “Vaffanculo Ale” “Se dici che è stupendo voglio provarci anch'io.” “Col cazzo. Dai Ale, fidati, se te lo dico io” Ma non la finisce, anzi, continua ad insistere il coglione. “Ho pure la grana in tasca. Dai. Preparami qualcosa” “Ale... ma che cazzo, dai...” “E forza dai, se te lo chiedo. Non fare il coglione, cazzo, siamo amici o no? Preparami qualcosa. Tanto che cazzo mi fa, un editoriale, un titolone sparato, Che cazzo mi può succedere, non può essere peggio di una dichiarazione di Bersani, no?


Lo accontento. Apro un po' di cassetti, cerco qualcosa che faccia al caso suo, qualcosa di leggero, è pur sempre la prima volta. Gli metto davanti una copia del Corriere Della Sera. “Tieni leggiti un editoriale di Pierluigi Battista” “ Cazzo che meraviglia Stè, una meraviglia pura... cazzo cazzo cazzo... che carica” Mi caco sotto a vedere che lui reagisce in quel modo, certi coglioni ci sono portati per natura al Berlusconismo. Quando sta per andarsene gli faccio. “Bravo te la sei fatta pure tu. Ma adesso lascia perdere non ti voglio vedere trasformato in una versione sexy di Sandro Bondi . Diciamo che questa è la prima e l'ultima volta.” Gliel'ho detto perché lo so che quel coglione vuole chiedermi qualcosa da portarsi a casa, ne sono sicuro cazzo.

“Cazzo come no” mi fa infilandosi la giacca. “piuttosto, sai se la libreria qua sotto ha qualche copia dell'ultimo libro di Facci?” mi chiede distrattamente chiudendosi dietro dalla porta.

L’Italia si droga per difesa psichica. Testo di Ste (Con l’insaputa collaborazione di Irwine Wels) Illustrazioni di Flaviano Armentaro



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