Piccoli uomini

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Lidia Ravera

Piccoli uomini Maschi ritratti dell’Italia d’oggi


www.saggiatore.it

Š il Saggiatore s.p.a., Milano 2011 Published by arrangement with Marco Vigevani Agenzia letteraria


Sommario

Par condicio

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Ruling Class Gianni Alemanno  15; Angelino Alfano  16; Anime morte  17; Luca Barbareschi  18; Maurizio Belpietro  19; Pier Luigi Bersani  20; Guido Bertolaso  21; Patrizio Bianconi  22; Italo Bocchino  23; Bodyguards  24; Sandro Bondi  25; Renzo Bossi  26; Umberto Bossi  27; Aldo Brancher  28; Flavio Briatore  29; Renato Brunetta  30; Gianluca Buonanno  31; Roberto Calderoli  32; Giacomo Caliendo  33; Daniele Capezzone  34; Pier Ferdinando Casini  35; Roberto Castelli  36; Massimo Ciancimino  37; Fabrizio Cicchitto  38; Luca Cordero di Montezemolo  39; Fabrizio Corona e Lele Mora  40; Nicola Cosentino  41; Francesco Cossiga  42; Roberto Cota  43; Bettino Craxi  44; Massimo D’Alema  45; Marcello Dell’Utri  46; Nicola Di Girolamo  47; Antonio Di Pietro  48; John Elkann  49; Emilio Fede  50; Vittorio Feltri  51; Giuliano Ferrara  52; Gianfranco Fini  53; Roberto Formigoni  54; Franco Frattini  55; Maurizio Gasparri  56; Niccolò Ghedini  57;


Carlo Giovanardi  58; Paolo Guzzanti  59; Ignazio La Russa  60; Gianni Letta  61; Raffaele Lombardo  62; Sergio Marchionne  63; Bobo Maroni  64; Mauro Masi  65; Clemente Mastella  66; Augusto Minzolini  67; Mister Interim  68; Silvano Moffa  69; Mrn  70; Padre Murphy  71; Neet  72; Premier  73; Gaetano Quagliariello  74; Francesco Rutelli  75; Alessandro Sallusti  76; Luciano Sardelli  77; Cardinal Crescenzio Sepe  78; Vittorio Sgarbi  79; Francesco Storace  80; Giorgio Clelio Stracquadanio  81; Giulio Tremonti  82; Denis Verdini  83; Pier Paolo Zaccai  84; Luca Zaia  85

Random Nano-Sovrano  89; Stanca del presente  90; I figli della noia  91; Compagni?  92; Sciocchezze vip  93; Senza giacca  94; Servizio pubblico  95; Dialettica interna  96; Catastrofi  97; Il décolleté dei maschi  98; Infelicità di genere  99; Il bene del Paese  100; L’Ideale  101; Martirio  102; Il più bello della festa  103; Senza futuro  104; Mrs Robinson  105; Gli ultimi della classe  106; Maschi tristi  107; Amare le donne  108; Mattone pulito  109; Good news  110; Operai senza classe  111; Esserci o non esserci  112; La Rissa  113; Tutta colpa di Eva  114; Intercettate anche noi!  115; Foto di gruppo  116; Un piazzista in piazza  117; Amaro stil novo  118; Fine carriera  119; Ufa  120; Come sempre  121; Sigle  122; La compagnia di giro  123; Rimozione forzata  124; Se scoppiano le elezioni  125; Una Vera Donna  126; Meba  127; Sala travaglio  128; Par condicio  129; Reading Show  130; «Desidera acquistare?»  131; B.B.  132; Le valigie dei maschi  133; Serenità  134; I padri-nonni  135; Padroni del tempo  136; Il golfino di cachemire  137; Il silenzio maschile  138; All’ultimo sangue  139; Un posto a sedere  140; Le replicanti  141; Fare i giovani  142; La


magnifica ossessione  143; Esercizio di comunismo  144; Plastica postmoderna  145; Ministro subito!  146; Ladies  147; L’articolo delle donne  148; Lui lì?  149; Miseria e inciviltà  150 Allegrie: Gino Strada / Premier  151; Intransigenze: Mario Monicelli / Paola Binetti  153; Generi diversi: Serena Dandini / Marco Travaglio  155 Babbo Natale  157

Aurea brevitas di Liliana Rampello

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Par condicio

Non è cattiveria, ragazzi, è par condicio. Dovete provare anche voi. A essere guardati come pezzi di carne, come pupi gonfiabili, come oggetti di desiderio o di scherno. Come racchioni, come zitelli, come maschi con cui «non andare in vacanza». Dovete provare a essere accusati di non avere 23 anni come se avere 23 anni (o 17) fosse un talento e non un dato di fatto, una condizione transitoria. Dovete provare a ricevere occhiate sul culo o sui bicipiti o «sul pacco» anche se di professione fate il consigliere regionale, anche se concorrete a un posto di ricercatore, e avete tre lauree e non vi è mai venuto in mente di fare il ballerino o il midnight cowboy, e il vostro obbiettivo non è essere pagati per uscire in boxer da una torta. Dovete incassare anche voi un po’ delle umiliazioni che non vengono risparmiate alle donne. Sarà dura dover attirare l’attenzione dei lettori sui cedimenti delle vostre carni, sulle innocenti strategie adottate per rivestire crani sguarniti, sui ventri prominenti, sulle cravatte, sulle montature degli occhiali, sui pallori malsani, sui dorsi incurvati, sugli sguardi stanchi. Sarà dura confrontare 11


maturi esponenti del mondo politico con pornostar e tennisti, boys e calciatori. Ma è un dovere irrinunciabile, quasi un must pedagogico, rifilarvi il trattamento che da secoli una spietata maggioranza di voi riserva alle femmine della specie. Niente di personale, ragazzi.

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Ruling Class



Gianni Alemanno

Con quella faccia da ragazzino stanco ma prepotente, Gianni Alemanno pare più adatto all’attuale, pensosa, fase dei licenziamenti che a quella, pomposa, dei proponimenti. Due anni fa promise: una svolta nel traffico, nell’inquinamento, nel sistema dei servizi pubblici (a Roma per prendere l’autobus devi avere tutta la vita davanti), 25mila nuovi alloggi, canoni d’affitto controllati, asili per tutti e, tanto per gratificare gli elettori a vocazione nazi-xenofoba, la cacciata di 20mila immigrati. Lo slogan era: «Padroni a casa nostra». La promessa: «Più rigore, più serietà, più impegno». L’impegno non ha portato risultati visibili (a parte un buco di 180 milioni di euro, in crescita). La serietà è stata applicata a risolvere la piaga della disoccupazione per parenti e amici («Padroni a casa nostra», appunto). Il rigore è di scena adesso, nel cacciar via quelli che si sono fatti beccare.

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Angelino Alfano

Gira una fotografia di Angelino Alfano, detto Lodo, piuttosto compromettente. L’ha pubblicata, spiace dirlo, anche questo giornale. Il ministro vi compare aggrappato al suo telefonino: le palpebre calate, le labbra sollevate a mostrare due splendide arcate dentarie strette in una morsa di disappunto. Un ventaglietto di rughe «d’impressione» (son tempi duri per chi governa sulle carceri) marchia precocemente lo zigomo sinistro e l’impeccabile cravatta porpora a losanghe gialline è scentrata rispetto ai bottoni della camicia. Qualcosa nella postura rigida, nelle sopracciglia stupefatte, nella faticosa ampiezza della fronte corrucciata segnala il disagio del giovane. Benché una morbida peluria occulti appena una pelata di potenza bersaniana, Angelino è nato nel recente 1970. Dovrebbe ancora rispondere, da precario, in un call center. E, magari, non dicendo sempre: «Sì».

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Anime morte

Il 14 dicembre, giorno della sfiducia verso Silvio Berlusconi, passerà alla storia come il «Giorno della Sfiducia» e basta. Lui, per un pugno di voti, ha retto l’onda d’urto dei suoi oppositori. Noi, per un pugno di voti, dalla sfiducia siamo stati travolti. Abbiamo pensato: il nostro Paese è tenuto in scacco dalla fame di soldi e di potere. E Berlusconi possiede entrambi questi formidabili strumenti di persuasione. Chi è capace di resistere al canto del tornaconto personale? Pochi, e saranno emarginati. Vincenti sono quelli dal percorso flessibile, dalle idee deboli e tutte barattabili con altro. Ne sono emersi parecchi, dal retrobottega del Palazzo: fisionomie sconosciute. Anime morte. Fino a ieri chiedevano futuro e libertà, spasimavano per l’Italia dei Valori, poi hanno capito che la libertà non garantisce un futuro decente e i valori, se sono morali, non hanno mercato.

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Luca Barbareschi

Alto, bruno, dotato d’un fascino «sgodevole» (se mi passate il «bolognesismo») fra il tenebroso e il malmostoso, virilmente belloccio, Luca Barbareschi è stato prestato alla politica dal cinema e al centrodestra dal destino. Come altri uomini di spettacolo è stato eletto per celebrità e forse si aspettava di esser posto a capo di un ministero che gli consentisse di salvare teatri falcidiati dall’ignoranza al potere o la produzione di fiction nostrana o un cinema immiserito dalla preminenza della barzelletta sulla storia. Non gli è stato concesso, perché la politica con la competenza non vuole avere niente a che fare. Il «malmostoso» si è unito ai ribelli finiani e ha trovato per la banda un nome impegnativo: Futuro e Libertà. Sono parole svuotate da decenni di uso improprio, eppure, se pensiamo a un «futuro» di «libertà» da B., ci fanno sognare. Contiamo su di voi, compagni camerati!

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Maurizio Belpietro

Chissà come ci si sente a nascere con un cognome evocativo, che ti descrive come una foto segnaletica. Sei belloccio ma pesante, la tua forza bestiale è limitata da lineamenti regolari, la tua mascella è dura ma gommosa, come un Mussolini gonfiabile… e ti chiami «Belpietro». Ovvio che la carriera televisiva ti arrida. Il video ama la semplificazione. Hai occhi blu. E capelli bianchi cortini ma graziosi, che scendono un po’ sulla fronte. Un taglio, direi, alla Giulio Cesare. Ti si immagina assolutamente glabro, liscio e freddo, bianco e massiccio, senza spigoli né appigli. Nell’intimità devi essere difficile da maneggiare, scivoloso all’abbraccio, più da placcare che da carezzare. Vestito, nell’esercizio delle tue funzioni di Divinità Padana, la giacca, troppo piena, mostra punti di sutura all’altezza dei pettorali, la cravatta sa di cappio al collo. Però, nonostante i 51 anni (per una donna sono troppi, ma per un uomo no)… che bel Pietro!

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Pier Luigi Bersani

Bersani ha una faccia spaziosa e rassicurante: occhi ragionevoli incastonati sotto sopracciglia battagliere compongono uno sguardo realistico: «Prometto poco ma mantengo tutto. Delusa, piccola? Non siamo più quelli di una volta». Solenne nella sua concretezza adamantina, l’uomo è poco propenso a sculettare con le parole, esibendo sentimenti che non prova. Se fosse una donna non sarebbe il Segretario del Partito, ma nemmeno la sua segretaria: sarebbe una di quelle funzionarie energiche, capelli corti color pepe-sale e una resistenza illimitata all’esercizio del riunirsi (prima tutti insieme, poi tutti divisi) che rende la vita dei politici noiosa ma stressante. Alla carriera avrebbe sacrificato la famiglia, non facendo figli (Bersani ne ha due) o non filandoseli per niente. Sarebbe stimata da tutti, meno che da D’Alema. Condannata perciò a contar poco.

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Random



Nano-Sovrano

Sudditi in festa nel regno di Tivulandia: il Nano-Sovrano ha una nuova morosa. Una di quelle che restano a dormire gratis. Che non fanno capricci per aver subito un ministero. Che il tubino nero non glielo devi comprare. Una donna d’esperienza, forse addirittura maggiorenne. Ventenne? Trentenne? Sopra i 30 si perde l’ambito trofeo postedipico: la «Cocca del Nonno». L’inconscio delle ragazze ormai funziona così: la figura paterna è in calo. È sul papà di papà che punta il desiderio femminile primordiale (infatti mamme e figlie sono in competizione). Si mormora che la prescelta avrà i capelli corti e 21 grammi di ciccia sui fianchi, per distinguerla dalle avventizie. La maggior parte delle suddite in età-nipotina sogna di essere assunta a tempo indeterminato, come le mogli. Per raggiungere l’obbiettivo, si dice disposta ad andare al cinema con le amiche. Quando il nonno comincia l’orgia.

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