Finestra sul Mazzini - 3 - aprile 2007

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La Finestra sul

Num ero 3 - Ap ril e 2007

MAZZINI

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l Piano mobilità è incominciato e, in questo numero de “La finestra sul Mazzini”, abbiamo “fotografato” questa fase attraverso la voce degli inquilini, di Aler e dei sindacati, in modo da proporre le diverse realtà, sentimenti e posizioni di tutte le persone che ne sono coinvolte direttamente o in base al loro incarico. Il Laboratorio di quartiere è parte attiva nella mobilità ma, per una questione di chiarezza, vogliamo ribadire che la nostra équipe non è formata da funzionari Aler, ma è gestita da una società privata che si chiama Martini Associati. Il nostro mandato è di c os tr ui r e un “ponte” tra l’inquilino e l’Istituto: non è quindi nostra competenza assegnare gli alloggi o decidere dove andranno a

vivere gli inquilini. Uno dei nostri compiti è invece quello di comunicare agli abitanti le informazioni che Aler ci consegna, in modo preciso e neutro, accogliendo le preoccupazioni dei residenti per farle presenti ad Aler. “Il fatto di dover abbandonare la propria casa suscita molta ansia sia negli anziani che nei giovani spiega Lisa, responsabile dello Sportello del Laboratorio di quartiere -, uno stato d’animo che tocca

Notiziario promozionale del

CONT RAT TO DI QUART IERE II - MAZZINI

anche le persone che non abitano in condizioni ottimali. Per questo la fase di ascolto e, a volte, l’accompagnamento alla visita degli alloggi, diventa un supporto importante. Anche solo i consigli pratici su come, per esempio, prendere le misure dell’appartamento per decidere come sistemare i mobili, conducono a un cambiamento abitativo più consapevole e tollerato da parte di chi vive la mobilità”. Infine, il Laboratorio ha un ruolo di mediazione quando i desideri degli inquilini non coincidono con l’offerta che Aler ha a disposizione, o quando le metrature ideali richieste non corrispondono a quelle stabilite dalla Legge Regionale che pre vede spazi definiti a seconda del nucleo familiare.

MOBILITÀ Casa T

dolce Casa

ra poco lascerò la mia dimora dove ho vissuto ormai da tanti anni, e questo addio davvero mi addolora, qui ho provato molte gioie ed affanni.

Qui ho trascorso la mia giovinezza, vivevo coi ricordi del passato, a volte tristi, ma pieni di dolcezza, qui ho riso, ho pianto ed ho anche sognato.

Una lumaca vorrei diventare che la sua casa trascina beata, senza che nulla la possa staccare, anche da morta non verrà sfrattata!


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INCHIESTA Circa 280 famiglie trasferite con il “Contratto di Quartiere”

MOBILITÀ

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ono davvero tante le famiglie del quartiere Mazzini che rientrano nel piano mobilità. Si tratta infatti, di uno degli obiettivi principali di questo importante progetto chiamato “Contratto di Quartiere”. Ma che cosa prevede questa “mobilità” e, soprattutto, come avviene? Lo abbiamo chiesto al geometra Amini, il funzionario dell’Aler responsabile dell’ufficio Mobilità.

Geometra Amini, quali sono i motivi per i quali avete studiato un piano per la mobilità? “Aler ha partecipato con il Comune di Milano al bando del Ministero delle Infrastrutture e finanziato dalla Regione Lombardia per il progetto “Contratto di Quartiere”, e lo ha vinto. L’importanza di questo bando è strettamente collegata alla necessità di interventi radicali sia in termini di ristrutturazione edilizia ed impiantistica che di risanamento sociale che aveva il quartiere Mazzini. Alcuni edifici appartenenti ad ALER risalgono agli anni ‘30, e questo spiega l’obiettivo prioritario di modificare con progetti importanti gli alloggi, adeguandoli agli standard edilizi e normativi odierni”. Una ristrutturazione “pesante”, insomma. “La mobilità degli abitanti è necessaria dove sono previsti i lavori di ristrutturazione più complessi: si rifaranno impianti elettrici, canne fumarie, infissi, bagni e cucine. Quanto, cioè, è necessario per rendere una casa non solo più bella e più comoda, ma anche più sicura nel rispetto delle norme. Da qui deriva l’esigenza di chiudere l’acqua, il gas e il riscaldamento, trasformando la casa in un cantiere. Di conseguenza, la condizione necessaria per poter operare è il trasferimento degli inquilini in altri alloggi del quartiere appropriati per dimensioni alle loro esigenze, come previsto dalla Legge Regionale”. Quante sono le famiglie che sono

inserite nel piano della mobilità per il quartiere Mazzini? “Le famiglie sono in tutto circa 280. Ad oggi sono già stati trasfe-

riti circa 100 nuclei familiari, mentre sono nella fase di scelta dell’alloggio altre 40 famiglie circa”. Come avviene la mobilità? “Si va da una prima fase di monitoraggio avviata dal Laboratorio di Quartiere che visita ogni famiglia interessata dalla mobilità per spiegare in dettaglio le motivazioni di questo trasferimento, raccogliere i loro dati ed ascoltare le loro necessità in modo da trovare

LA PAROLA AGLI INQUILINI

“Ora ho una casa più grande” Il cambio nell’estate 2005. “Però l’affitto è aumentato” “Nell’estate 2005 mi è stato comunicato che mi dovevo trasferire. Abitavo in via Pomposa 8, e nella mia scala dovevano inserire l’ascensore. Era quindi necessario sgomberare gli appartamenti”. Come ha accolto la notizia? “Bene. Una casa nuova fa gola a tutti ed anche gli altri inquilini erano contenti di questa opportunità. Certo, nella mia casa avevo investito parecchi soldi per ristrutturarla, ma il cambio mi ha permesso di trasferirmi in un alloggio più grande. In famiglia siamo in tre: prima abitavamo in tre locali per

48 metri quadri, ed ora viviamo sempre in una casa di tre locali, ma la superficie è di 65 metri quadri, con un bagno molto grande e comodo. Il rammarico è quello di aver dovuto comunque buttare via dei mobili perché la casa, sebbene più spaziosa, è divisa in modo diverso rispetto all’altra”. Come è avvenuta la sua mobilità? “Sono stata contattata da ALER in febbraio e, dopo aver ascoltato le mie esigenze, mi hanno proposto due appartamenti di uguali dimensioni. Ho scelto quello che mi piaceva di più. In aprile ho firmato il

ANCHE I RICORDI SI POSSONO MET “All’inizio non ero contenta di essere stata inserita nel piano mobilità. Io sono nata in via Comacchio 4, nel senso che sono venuta alla luce in quell’appartamento. Lì ha vissuto tutta la mia famiglia e, anche da sposata, sono rimasta lì con i miei genitori. I ricordi erano forti e il dispiacere enorme, ma ora, nel nuovo alloggio, sto meglio”. Cambiare casa significa anche mettere da parte un pezzo della propria vita. “Fino a quando lavo-

ravo non mi curavo dello stabile racconta questa abitante -, ma poi, andata in pensione, ho dovuto fare i conti con lo stato di fatiscenza dell’edificio. Rischiavo l’isolamento, evitando di invitare amiche ed amici per il disagio”. Ma poi è arrivata la mobilità. “Mi hanno fatto vedere al buio e in fretta un altro appartamento, e questo mi aveva caricato ancor più di ansia e preoccupazione - racconta -. Poi, rivedendolo, l’ho accettato immediata-


La FATICA di un trasloco per poi vivere MEGLIO ALER spiega l’operazione e le possibilità di scelta per gli abitanti degli alloggi corrispondenti a i bisogni di ciascun nucleo familiare. Questi dati vengono trasferiti all’ALER che contatta gli inquilini e, insieme a loro, inizia a lavorare per individuare degli alloggi che soddisfino le loro esigenze”. Che tipo di alloggi? “Le nuove regole regionali impongono l’assegnazione di alloggi di dimensioni adeguate ai componenti della famiglia. Mi spiego meglio: se, per esempio, ci sono contratto e in luglio ho traslocato”. ALER si è occupata del trasloco? “Sì, e sono rimasta molto contenta. Gli operai sono arrivati alle 8 di mattina e alle 13 eravamo già nella casa nuova con tutto scaricato. Sono stati precisi e professionali, e senza rompere nulla!”. Ha cambiato casa e quindi anche vicini. Come vive la nuova scala? “Molto bene. Sono stata fortunata ritengo di abitare in un bel condominio anche a livello di relazioni. Ma anche con i vicini precedenti ero in ottimi rapporti”. Ci sono stati altri problemi? “La contentezza viene meno quando si parla dell’affitto. L’aumento che devo sostenere mi pare molto oneroso e vorrei che le voci di spesa sui bollettini che arrivano a casa fossero più dettagliate”.

TERE DA PARTE mente e il trasloco, affidato ad ALER, è andato benissimo”. E conclude: “Ora sono contenta. Ho un bagno grande, l’ascensore, un ambiente gradevole ed un buon vicinato. Mi sento più tranquilla e sicura rispetto a prima, ma ci sono problemi con le fognature. Le cantine si sono allagate quattro volte in pochi mesi, rovinandomi alcuni mobili e oggetti. Visto che la casa è stata completamente ristrutturata mi chiedo come ciò sia possibile”.

tre persone che vivono in 34 metri quadri e sono quindi in sovraffollamento, la legge regionale stabilisce che hanno diritto ad un alloggio più grande. Il nuovo appartamento sarà quindi assegnato nel rispetto di questa nuova norma. Lo stesso metodo si applica per chi magari è solo, ma dispone attualmente di un appartamento molto grande: in questo caso la legge impone che gli venga assegnata una superficie inferiore, più consona ai suoi bisogni”. Quanti appartamenti si possono visitare ed è possibile andare a anche in altre zone di Milano? “Si possono visitare due alloggi, ma in alcuni casi anche tre. Per quanto riguarda la zona si può scegliere di restare in quartiere come di trasferirsi altrove”. E se l’inquilino in mobilità desidera rientrare nell’alloggio che ha dovuto abbandonare? “ALER riconosce questo diritto, a condizione che l’ appartamento non abbia subito modifiche tali (per esempio di dimensioni) da non essere più adatto alla famiglia che lo abitava in origine. Nel caso di rientro, però, il trasloco, l’allacciamento utenze e le nuove spese di contratto, saranno a carico dell’inquilino”. Anche se ALER si fa carico dei costi del trasloco, come spieghiamo nella scheda qui a destra, cambiare alloggio resta comunque un motivo di ansia. “Riconosco che il trasloco è uno degli avvenimenti più stressanti della vita di una persona, e sono convinto che sia fondamentale ascoltare le esigenze delle famiglie che attraversano questo delicato passaggio. La loro preoccupazione è assolutamente legittima e comprensibile, e ritengo quindi che la possibilità che offre ALER di prendersi carico del trasloco sollevi almeno a livello pratico la

Segue a pagina 4

SPESE A CARICO DI ALER

Le garanzie per chi cambia alloggio Le condizioni che Aler si impegna a garantire sono quelle codificate nell’accordo che l’ azienda ha sottoscritto con le organizzazioni sindacali degli inquilini. Quando l’inquilino accetta di trasferirsi in un nuovo alloggio viene stipulato un apposito contratto e si fissa il giorno del trasloco. In merito ai costi del trasloco ALER propone due opzioni: 1) ALER si assume la spesa del trasloco appoggiandosi ad una ditta propria. Il trasloco comprende smontaggio, montaggio, imballaggio degli arredi e trasporto nel nuovo alloggio; 2) se, invece, l’inquilino sceglie di occuparsi direttamente del trasloco incaricando una ditta di fiducia, ALER rimborserà le spese sostenute secondo questi parametri: • Fino a 55 metri quadri si avrà diritto ad un rimborso di 700 euro; • Da 55 metri quadri in poi si avrà diritto ad un rimborso di 1.000 euro. Oltre alle spese del trasloco, ALER sostiene: i costi sostenuti per il trasferimento delle utenze (luce, gas, telefono); le spese relative al nuovo contratto d’affitto. Infine, il deposito cauzionale già a suo tempo versato per il vecchio alloggio verrà utilizzato come cauzione per la nuova unità abitativa.


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Continua da pagina 3 persona da problemi di ordine organizzativo. Sono inoltre contento di poter affermare che finora non abbiamo avuto problemi, anche perché ci affidiamo a ditte competenti, efficienti e puntuali”. Come verrà calcolato l’affitto per chi si trasferisce in edifici completamente ristrutturati? “Attualmente il canone di locazione degli edifici vecchi e non ristrutturati tiene conto dei coeffi-

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ciente di vetustà e dello stato di manutenzione che, insieme, determinano un canone ridotto. Negli stabili completamente ristrutturati dove anche gli alloggi hanno avuto miglioramenti abitativi edilizi ed impiantistici, queste riduzioni non possono più essere applicate. Il canone subisce quindi un aumento, ovviamente corrispondente alla fascia di reddito dell’inquilino. Le spese gestionali (pulizia, luce, acqua, riscaldamento) sono pressoché uguali, anche se può

incidere la spesa per l’ascensore nel caso non fosse stato presente nel condominio del precedente alloggio”. C’è comunque il vantaggio di andare a vivere in una casa rimessa a nuovo... “Con la mobilità ci si trasferisce in stabili completamente ristrutturati anche nelle parti comuni (tetti, scale, finestre, portoncini, citofoni eccetera) che, riducendo i disagi, richiedono una minore manutenzione”.

L’INTERVISTA

“Diritto alla casa da tutelare” Le richieste dell’Unione Inquilini Bruno Cattoli, dell’Unione Inquilini, come sta andando la mobilità dal vostro osservatorio? “In generale sta procedendo abbastanza bene. Negli edifici più degradati gli interventi sono visti da tutti come necessari e, di conseguenza, le persone sono in generale contente di cambiare casa perché significa andare a stare meglio. Questo con l’eccezione di Gabrio Rosa, ma è comprensibile. L’intervento di integrale ristrutturazione in tali stabili ha la sua logica solo in quanto permette l’aumento del numero di alloggi che è uno degli obiettivi importanti del Contratto di Quartiere, ma non ha senso in rapporto all’ attuale stato degli alloggi che non sono certo fra i più disastrati del quartiere. È difficile capire perché si intervenga lì e non su altri edifici come, per esempio, quelli di via Pomposa 5 o Mompiani 4 che sono fortemente disastrati ed i cui abitanti da anni reclamano interventi di manutenzione. A questo aggiungo che non vi è stato un effettivo confronto con gli abitanti degli stabili, e che la mancanza di una manutenzione adeguata e costante da parte di ALER spesso ha costretto le persone ad investire il proprio denaro nei singoli appartamenti con grave sacrificio”. Nel luglio 2005 i sindacati e le istituzioni hanno firmato un accordo-quadro in merito ai Contratti di quartiere in cui si parlava della mobilità: si è tenuto fede a questa intesa? “Per quanto riguarda la mobilità direi di sì. I criteri stabiliti nell’accordo sono stati in generale messi in pratica e questo ha creato dei percorsi precisi e standardizzati, facilitando il piano della mobilità che prosegue senza particolari problemi. Ma per quanto riguarda gli abusivi non si è fatto nulla”. Cioè? “L’accordo prevedeva il monitoraggio di tutte le famiglie abusive per valutare ciascuna singola situazione, ma ad oggi non è stato ancora contattato nes-

RECUPERO Il condominio di via Pomposa da sistemare suno, né stabiliti criteri e finalità del monitoraggio. Ritengo sia un problema molto serio e urgente che deve essere affrontato e risolto. Recentemente si sono tenuti alcuni incontri sul tema dell’abusivismo con gli organi istituzionali preposti. Speriamo che, nel giro di qualche mese, si definisca una strategia chiara in linea con quanto scritto nell’accordo e garantisca il diritto alla casa di chi ha occupato per necessità e mancanza di alternative”. Per legge, una volta uscito dalla casa occupata, l’inquilino abusivo deve però aspettare cinque anni prima di poter presentare la domanda di alloggio. “Come Unione Inquilini riteniamo questa legge anticostituzionale. Mi spiego: se la finalità dell’edilizia residenziale pubblica è di dare una soluzione abitativa alle famiglie più disagiate, è inammissibile una normativa che escluda a priori queste persone, indipendentemente dalla loro condizione familiare, economica e sociale. L’unico tipo di domanda attualmente previsto nei casi di occupazione abusiva, quello in deroga ai requisiti, esclude a priori moltissime condizioni familiari e le domande finora presentate non sono ancora state valutate, né si sa con che criteri saranno esaminate. Da parte nostra consigliamo alle famiglie abusive di presentare comunque la domanda di alloggio per bando o in deroga, sia per dimostrare la loro volontà di regolarizzarsi che in vista dell’apertura di un contenzioso giudiziario (stiamo attualmente predisponendo dei ricorsi al Tar contro le esclusioni dal bando) o di modifiche della normativa”.


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L’OPINIONE Mimmo De Luca (Sicet) perplesso su certi aspetti della mobilità

Si potrebbe fare di più

“Bisogna avviare al più presto il monitoraggio dei casi di abusivismo”

“L’

operazione mobilità viene gestita con metodi interni, e troppe volte il trasferimento è inteso come un dovere a carico dell’inquilino. Registriamo che non c’è sempre la disponibilità di ALER a predisporre un piano di ricerca ed accompagnamento verso il nuovo alloggio adeguato al singolo”. Mimmo De Luca, rappresentante del Sicet (Sindacato inquilini casa e territorio) esprime così le sue perplessità su come si sta conducendo il piano della mobilità all’interno del Quartiere Mazzini. “Anche rispetto alla logicità degli interventi abbiamo forti dubbi prosegue il sindacalista -. Vi sono stabili dove sono previste ristrutturazioni integrali che, però, appaiono non necessarie oltre che non volute dai residenti (come ad esempio Gabrio Rosa 9 e 11), mentre dove esiste un degrado maggiore non è stato programmato alcun intervento, nonostante la forte richiesta degli inquilini. Mi riferisco a via Mompiani 4, in barba alla decantata partecipazione citata nei Contratti di Quartiere”. Secondo il Sicet, il principale problema sollevato dagli inquilini è quello relativo all’affitto. “Grazie all’accordo-quadro firmato da sindacati e istituzioni nel 2005, siamo riusciti a contenere l’incremento del canone - prosegue Mimmo De Luca -. Per gli edifici completamente ristrutturati erano inizialmente previsti dei canoni calcolati come se si fosse trattato di alloggi nuovi, ma questa intesa ha limitato un aumento che sarebbe risultato sproporzionato per le famiglie. La revisione degli affitti non si è però potuta eliminare, mettendo così in difficoltà alcune persone, soprattutto gli anziani. A questo si devono aggiungere le spese, come per esempio quelle di riscaldamento, che sono decisamente molto alte”. De Luca sottolinea poi come, nello stesso stabi-

le, possano esserci situazioni familiari e abitative identiche con due affitti diversi: “Questo perché nell’accordo sindacale del 1999 che riguardava un Piano della mobilità molto ristretto (via Mompiani 1 e 5 e via Polesine 2 e 6), ALER è stata disponibile ad accettare solo una graduazione dell’ aumento dei canoni in tre anni spiega il sindacalista -, canoni che dopo tale periodo sono stati portati a regime con un aumento molto consistente. Questo ha creato disparità di trattamento perché le persone che hanno goduto di quell’accordo ora pagano il cano-

aggiunge De Luca - fino ad ora non è stata presa nessuna posizione da parte delle istituzioni. Il monitoraggio, previsto e mai effettuato, è fondamentale perché permetterebbe di verificare dove esiste un reale bisogno e dove, invece, si è in presenza di soprusi o illegalità fine a se stessa. La maggioranza delle famiglie che occupano abusivamente sono spinte da un’emergenza abitativa che non può essere soffocata con gli sgomberi forzati, ma deve essere risolta con un supporto normativo e una volontà politica per ora assente”.

“Il problema principale sollevato dagli inquilini è quello relativo all’affitto nei nuovi alloggi” ne pieno e non possono beneficiare del successivo accordo stipulato nel 2005”. Il Sicet contesta poi l’esiguità del rimborso per il trasloco a favore di coloro che non si affidano alla ditta indicata dall’ALER. “La maggior parte degli inquilini che si trasferiscono è costretta a cambiare mobili per questioni di spazio - afferma Mimmo De Luca -. La mobilità non è una scelta e, proprio per questo, bisognava sostenere maggiormente gli inquilini almeno a livello economico”. Secondo il Sindacato inquilini casa e territorio gli abusivi in mobilità sarebbero circa 35, “tuttavia -

Per il Sicet verrebbero classificati abusivi anche coloro che hanno un contratto irregolare, come chi è succeduto ad un parente che era l’intestatario dell’alloggio, oppure chi non ha eseguito tutte le procedure previste nei termini di legge. E conclude Mimmo De Luca: “In queste irregolarità contrattuali è frequente ritrovare una forte responsabilità di ALER rispetto alle domande di integrazione del nucleo familiare: le risposte arrivano in tempi lunghissimi e, in genere, le domande vengono rifiutate attaccandosi a cavilli burocratici senza andare a vedere da vicino quali sono le situazioni reali”.


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l Laboratorio di Quartiere è gestito da MartiniAssociati srl, società di formazione e consulenza psico-sociale. MartiniAssociati dal 2000 lavora a Milano in progetti di riqualificazione di quartieri periferici attraverso azioni sia di progettazione partecipata che di accompagnamento sociale (quartiere Ponte Lambro, via Spaventa e quartiere Mazzini), anche in altre città (Cremona e Pistoia). In qualsiasi contesto gli operatori puntano a fornire un sostegno professionale a percorsi di collaborazione e partecipazione affinché le persone, nel posto dove abitano o nel quale lavorano, possano sentirsi comunità e possano perciò realizzare una convivenza “sana”, condizione necessaria per il benessere personale e sociale. “Il nostro agire sul territorio - spiegano alla MartiniAssociati - ci rende sempre più consapevoli della necessità di recuperare il senso di responsabilità rispetto al luogo dove si abita e delle relazioni che in quel contesto si stabiliscono con gli altri”. Per spezzare i circoli viziosi dell’impotenza, della delega alle Istituzioni, del disinvestimento verso il luogo in cui si vive e la qualità della convivenza che vi si realizza, è fondamentale rivitalizzare le relazioni fra le persone e il dialogo tra cittadini e Istituzioni, praticando forti iniezioni di fiducia attraverso la promozione di percorsi di collaborazione.

Un LAB Ecco le attività offerte “Puntiamo a sostenere ATTIVITÀ DI SUPPORTO INTERVENTI ERP

Accompagnamento alla mobilità Attraverso l’attività di monitoraggio vengono incontrati, presso le loro abitazioni, i nuclei familiari che sono inseriti nel piano mobilità per raccogliere informazioni ed i bisogni espressi da ciascuna famiglia, così da trovare insieme soluzioni per un’adeguata scelta abitativa definitiva. Il monitoraggio è realizzato con la Filiale 2 di Aler responsabile dell’assegnazione dell’alloggio e dell’attività di mobilità. Si vuole contenere il disagio, accompagnando gli abitanti, favorendo la ricerca di una soluzione abitativa soddisfacente, ma soprattutto sostenendo le persone in questa delicata fase di transizione.

COLLABORAZIONE Abitanti del rione Mazzini insieme agli operatori del Laboratorio di quartiere

AVETE IN CASA UN MOBILE ANCORA IN BUONO STATO, MA CHE NON UTILIZZATE PIÙ? Se volete regalarlo potete segnalarlo al Laboratorio di Quartiere e, se lo desiderate, verremo a casa vostra a fotografarlo per inserirlo nella nostra bacheca. Chi cerca un mobile invece, può venire nel nostro ufficio a consultare gli annunci e visionare le foto dei pezzi di arredo. I mobili a disposizione dovranno essere ritirati direttamente dall’interessato. Il Laboratorio di Quartiere è in via Mompiani 5 - tel. 02.56814894 Orari dello Sportello: martedì ore 10.00-12.00; mercoledì ore 15.00- 17.00; giovedì 15.00-17.00.


ORATORIO da scoprire dallo sportello a disposizione di tutti gli abitanti del quartiere Mazzini forme di collaborazione tra i cittadini e le istituzioni per creare comunità” Progettazione partecipata

RICOGNIZIONE SOCIALE

Favorire la definizione di progetti ancora “aperti” attraverso il confronto tra i progettisti e i soggetti direttamente interessati dagli interventi.

ATTIVITÀ DI SVILUPPO LOCALE

Supporto alla rete sociale Partecipazione al Tavolo Permanente del progetto “Arcipelago Mazzini” che vede coinvolti soggetti del privato sociale e pubblico.

Animazione e organizzazione Attività di animazione di comunità come, per esempio, le feste di cortili e di quartiere. Promozione dell’iniziativa “Banco del mobile” per favorire il recupero e lo scambio di mobili usati (ne parliamo in basso a sinistra). Il Laboratorio fornisce inoltre supporto all’autogestione, in collaborazione con ALER, la quale è interessata ad incentivare questa modalità per la gestione e la cura degli spazi comuni.

Le relazioni in quartiere Avvio dell’attività di “ricognizione sociale” che vede coinvolte le persone che abitano in quartiere (inquilini Aler), coloro che ci lavorano (come i commercianti) e chi opera (soggetti del privato sociale e istituzioni locali come il Consiglio di Zona). Oggetto della ricognizione sono le relazioni e la loro qualità.

ATTIVITÀ DI INFORMAZIONE E COMUNICAZIONE

Infocantiere In seguito all’apertura dei cantieri vengono organizzati incontri informativi rivolti agli abitanti del quartiere. I cittadini direttamente coinvolti possono così conoscere modalità e tempistiche per ciascun progetto di riqualificazione.

Il notiziario “La finestra sul Mazzini”

LABORATORIO

“La finestra sul Mazzini” è il giornalino promozionale di quartiere realizzato da una redazione aperta alla partecipazione degli abitanti.

DI

“La finestra sul Mazzini” informa i residenti, descrive le attività e gli avvenimenti che accadono nell’ambito della realizzazione del Contratto di Quartiere e dà voce a tutte le persone che desiderano raccontare o solo esprimere la loro opinione sulle questioni inerenti al quartiere.

ATTIVITÀ DI SPORTELLO Lo Sportello è diventato un punto di riferimento importante nel quartiere. Ad oggi sono più di un centinaio le persone che sono venute a trovarci per: ricevere informazioni sullo sviluppo del Contratto di Quartiere; consultare di tutti i progetti; ricevere ascolto per problematiche legate alla quotidianità non necessariamente connesse al Contratto di Quartiere; ricevere orientamento rispetto a tutte le opportunità e le risorse offerte dal quartiere.

QUARTIERE MAZZINI

Via Mompiani, 5 - telefono e fax 02.56814894 Orari: martedì dalle 10.00 alle 12.00 mercoledì dalle 15.00 alle 17.00 giovedì dalle 15.00 alle 17.00


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CONDOMINIO

E’ un sistema per risparmiare, ma è anche un’importante

I quartieri “scoprono” L’

Gli inquilini si organizzano per pulizie, portierati,

autogestione è la possibilità che i residenti negli stabili di proprietà di Aler hanno di poter gestire autonomamente alcuni servizi e le relative spese, servizi che vanno dalle pulizie alla manutenzione del verde comune. Ed oggi l’autogestione è diventata una realtà che, all’interno dei quartieri popolari, sta lentamente ricevendo sempre più interesse ed attenzioni da parte degli inquilini dei cortili. Questa risorsa, infatti, rappresenta un’occasione per conoscersi meglio all’interno del cortile, cooperando attivamente per migliorare la qualità della convivenza tra le persone. A questo proposito il Laboratorio di Quartiere rappresenta uno strumento che promuove e sostiene le diverse forme possibili di partecipazione e collaborazione dei cittadini del quartiere.

gruppo, anche di tre o quattro persone, che diventa il Comitato Promotore dell’Autogestione riprendono gli operatori del Laboratorio di Quartiere Mazzini -. Con una domanda ufficiale scritta, questo Comitato chiede all’ALER di ricevere la modulistica per raccogliere le firme degli altri condomini (il 60% più u-

LA STORIA Anche la cura del

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“A

vviare un’autogestione perfettamente funzionante ed efficiente è una questione complessa che richiede la sintonia e la disponibilità degli inquilini, ma anche alcune procedure burocratiche non sempre semplici da gestire - spiegano al Laboratorio di Quartiere -. Gli inquilini dei cortili, possono prop o rre e q uind i o p e ra re l’autogestione in quattro diverse aree di interesse”. Aree di interesse che riguardano: 1) la pulizia e il portierato, con l’asporto dei rifiuti solidi, derattizzazioni ed affini, lo sgombero delle masserizie e delle macerie; 2) la cura del verde comune; 3) la fornitura di riscaldamento, acqua calda e condizionamento dell'aria; 4) la piccola manutenzione. “Inizialmente si deve formare un

no dei residenti) che condividono l’idea dell’autogestione, specificando anche a quale tipo di servizio si rivolgono”. Se le firme vengono raccolte e i documenti sono in ordine, ALER convoca una riunione a cui dovrà partecipare la metà più uno dei residenti, per eleggere il Comitato di gestione dell’autogestione.

“Perché tra inquilini non si parla un po’ di più per cercare soluzioni comuni e migliorare la qualità della vita?”

Una ques

uò capitare a volte di incontrare una persona e scoprire di avere una passione in comune, come per esempio l’amore per la natura, salvo poi diventare acerrimi nemici a causa della stessa questione che tanto ci aveva unito. Come è possibile tutto questo? Semplice: mancanza di obiettività. Ecco il caso in questione. Molti anni fa una signora, ignara di alcune regole botaniche fondamentali, mise una piantina di alloro nel suo appezzamento di giardino e la lasciò crescere senza alcuna cura. Così, quei quattro rami in origine di pochi centimetri, in trent’anni divennero quattro alberi giungendo all’altezza della grondaia del quarto piano. Nel frattempo la signora morì e la nuova inquilina si disinteressò completamente del giardino, lasciandolo disordinato e incolto. Mi domando quante persone invece avrebbero fatto salti di gioia per avere un angolo di verde adiacente al proprio appartamento… A mio parere bisognerebbe assegnare gli alloggi con il giardinetto alle persone che si assumono il compito di curarlo con impegno e costanza. Ma torniamo alla nostra storia. La pianta cresciuta in uno spazio ristretto toglieva luce ad alcuni appartamenti, al giardinetto di un nuovo affittuario e anche ad un


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C risorsa per promuovere la collaborazione tra gli abitanti

l’AUTOGESTIONE giardinaggio e piccole manutenzioni

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questo punto gli inquilini avranno la possibilità di scegliere la ditta ed il contratto che riterranno più opportuno per affidare i servizi per i quali intendono autogestirsi. “Dopo aver chiesto e valutato diversi preventivi che, in ogni caso, non potranno essere di importo superiore a

quello che ALER prevede per quel determinato tipo di servizio, l’eventuale risparmio ottenuto rimarrà depositato nella cassa comune dell’ autogestione - precisano all’ Azienda per l’edilizia residenziale -. Questa somma potrà essere utilizzata per piccoli lavori di manutenzione negli spazi comuni, migliorando ulterior-

mente l’ambiente in cui le persone vivono. Ma l’aspetto di particolare importanza dell’autogestione resta comunque quello della collaborazione tra gli abitanti, i quali diventano protagonisti e partecipi in prima persona del benessere e della cura del proprio cortile”, concludono all’ALER.

Cverde può trasformarsi in un terreno di scontro

tione di luce

abete (arbusto più pregiato rispetto all’alloro), che per mancanza di sole si ammalò. Il nuovo inquilino, con la complicità di altri condomini, decise per una potatura drastica della piantona “incriminata”, con lo scopo di avere un paio di ore in più di luce al giorno. Questa scelta però non passò inosservata, anzi scatenò le ire di un vicino che, gridando allo scempio, minacciò di far intervenire l’Aler affinché multasse i responsabili dell’azione scandalosa. Sia le piante che gli esseri umani hanno bisogno della luce del sole per vivere e per fare il pieno di energia positiva indispensabile per la maggior parte delle forme viventi. Per questo in quel momento provai la medesima sofferenza di quel signore, come la riprovo tutte le volte che sento parlare di cattiva cura del verde o addirittura di eliminazione di parchi o disboscamenti. Credo tuttavia che non si debba mai esagerare perché si rischia di cadere nel puro egoismo e nella cattiveria: sappiamo tutti che nelle case popolari non abita gente danarosa e la minaccia di sanzioni economiche mi sembra una vendetta eccessiva. Alla base di tutta questa storia ho trovato una mancanza di dialogo e di ascolto e un’incapacità di affrontare i problemi in modo aperto e democratico. Perché tra inquilini non si parla un po’ di più per cercare soluzioni comuni e migliorare la qualità della vita? Possibile ridursi ad una guerra dei poveri? A.A.

LE POSSIBILITÀ DELL’AUTOGESTIONE L’autogestione può essere attuata in quattro aree: la pulizia e il portierato; la cura del verde presente negli spazi comuni; la fornitura del riscaldamento e dell’acqua calda; la piccola manutenzione. Per dare il via all’autogestione gli abitanti devono costituire un “Comitato promotore” in grado di tenere i rapporti con ALER


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LA NOSTRA STORIA Dalle partite a piedi nudi in via Sile alla nascita delle società sportive

Lo SPORT per avvicinare i GIOVANI Calcio, ma anche atletica e pallavolo. E i “Diavoli rossi” compiono 35 anni

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entre, nel corso degli anni, il quartiere cresceva, lo sport ha svolto un importante ruolo di aggregazione sociale per i giovani, facendo nascere attività capaci di rispondere alla necessità che hanno i ragazzi di muoversi e di sfidarsi fra loro. E, per ripercorrere la storia del nostro quartiere sotto questo aspetto, ci affidiamo all’album dei ricordi di un abitante del Corvetto. “Ricordo che si giocava in mezzo alla strada, perché allora le auto erano molto rare - racconta -. Vi era una via preferita per i nostri giochi, via Sile, dove non c’erano case ma solamente una fonderia. Si giocava sempre a palla, a piedi nudi, per non consumare le scarpe. C’era anche un campo da calcio posto nel perimetro Cinquecento - Panigarola - Piazzetta e con il muro di cinta, che esiste ancora, dell’allora Albergo detto “degli sfrattati”. Le partite di calcio iniziavano al mattino presto e finivano a pomeriggio inoltrato”. I residenti delle case popolari, specialmente quelli dei piani terra, dovevano tenere ben chiuse le imposte; le pallonate potevano infrangere i vetri delle finestre. “Intorno al campo c’era tanta gente, specie quando giocava la squadra locale “Delcroix”, dal nome del gruppo rionale del fascio, ma dopo qualche hanno il campo da calcio sparì e lì fu costruita la sede della Gioventù Italiana del Littorio”.

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on c’era però solo il calcio. Negli anni ‘50 è nata anche una società di atletica leggera: la “Libertas Corvetto”. Racconta una abitante che ha sempre vissuto nella zona: “Nel quartiere Mazzini si era costituita una squadra di atletica leggera, formata da ragazze del nostro oratorio parrocchiale che si allenavano nella scuola di via Ravenna. Il presidente era Franco Ceroni e l’allenatore Norberto Maialetti”. La squadra iniziò a partecipare alle gare regionali e nazionali con ottimi risultati, ma

aveva bisogno di un campo sportivo dove potersi allenare. “Dopo diverse richieste, il Comune concesse un appezzamento di terreno in via Fabio Massimo - ricorda la abitante -. Prima di ogni allenamento le atlete facevano mezz’ora di eliminazione sassi dal terreno per preparare la pista su cui allenarsi”. Il campo prese subito il nome Libertas Corvetto, ma nel 1957, a causa della morte dell’allenatore, l’attività della squadra cessò e le atlete passarono alla società sportiva Snam a S. Donato milanese. Il nome “Libertas” rimase però per le società successive che concentrarono la loro attività sul calcio.

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egli anni ’50 nacque poi, nella parrocchia S. Michele e S. Rita, il gruppo sportivo “Anni Verdi” che più tardi, nel gennaio 1976, è diventato un gruppo sportivo con grandi progetti ma con pochissime possibilità. “Anni Verdi” si dà subito un’immagine ufficiale con la stesura di uno Statuto che traeva ispirazione dal Centro Sportivo Italiano di Milano, partendo con una squadra di calcio “Seniores” come traino e d’esempio per i più giovani, e riuscendo anche a mettere in piedi una squadra di “giovanissimi” con i ragazzi del catechismo. L’attività poteva tuttavia essere svolta solo nell’ambito del “calcio a 7”, dato che l’Oratorio non disponeva di molto spazio. Dopo il primo periodo di rodaggio ed alcune vicissitudini, il G.S. Anni Verdi si è progressivamente svi-

nuova figura giuridica come associazione sportiva dilettantistica senza scopo di lucro, coinvolgendo circa duecento soci tra atleti e non, dando così più risalto alle funzioni di educazione e formazione dei giovani. La Coppa Disciplina assegnata più volte a varie categorie di squadre di questo Gruppo Sportivo ne è la testimonianza.

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n’altra bella realtà della zona è il gruppo sportivo “Diavoli Rossi” che quest’anno festeggia i 35 anni di attività. Questo gruppo sportivo è infatti nato nel 1972 nella parrocchia della “Medaglia Miracolosa”, inizialmente come gruppo polisportivo e in seguito concentrandosi sul calcio e la pallavolo. Per un certo tempo ha avu-

Il ruolo delle parrocchie nella promozione sportiva luppato ampliando la propria attività: negli anni ’90 si occupava già di un centinaio di ragazzi suddivisi nelle attività maschili e femminili di calcio, pallavolo e basket. Attualmente, su invito della Diocesi, “Anni Verdi” ha acquisito una

to anche una squadra da 11 giocatori che ha militato in prima e seconda categoria, ed oggi i “Diavoli Rossi” contano circa 10 squadre nelle varie fasce di età, che seguono il campionato CSI, e sono stati una delle prime società a dotarsi


ASSOCIAZIONI

“La nostra moneta non è il denaro, ma la disponibilità a offrire servizi”

Metti il tempo in “banca”! Dal bricolage alle lezioni: un modo per incontrarsi e scambiare conoscenze

C’

una lezione di matematica o francese? Niente si paga è a Milano e altrove in Italia, un’associazione con il denaro, ma con il tempo. La Banca del Tempo di cui spesso qualcosa si sente, ma poco si sa: è questo e molto altro, e gli scambi aiutano e favorila Banca del Tempo. scono incontri e relazioni che consentono di organizOggi la realtà di molti è fatta di corse contro il temzare serate teatrali, concerti, mostre e, copo, e far fronte ai tanti impegni spesso sa da non sottovalutare, anche simpatici diventa origine di stanchezza e malesLa Banca momenti di arte… gastronomica. sere. Delegare ad altri non sempre è del Tempo Chi desidera conoscere questa realtà e apossibile, o perché non si sa a chi rivolvere maggiori informazioni, può contattagersi, oppure perché delegare ha un è anche re la Banca del Tempo al numero 02. 539costo economico. La Banca del Tempo un’occasione 8546, oppure recarsi direttamente a Chiaci dà una mano. ravalle c/o Arci Pessina il giovedì dalle di incontro La Banca del Tempo è indirizzata a tutore 16.30 alle 18. ti, anche a coloro che dicono “di non tra persone “Chi vuole scriverci può utilizzare anche avere tempo”; è formata da persone che mettono questo indirizzo e-mail: bdtmilanosud, che mettono a disposizione le proprie @hotmail.it - aggiungono alla Banca del conoscenze e capacità, creando una resul piatto Tempo -. Forse una semplice telefonata te di servizi la cui “moneta” è proprio le proprie non cambia la vita, ma sicuramente può il Tempo. migliorarla!”. Qualche esempio: un orlo da accorciacompetenze RosaMaria Moresco re, un piccolo intervento di bricolage,

SOLIDARIETÀ

Un Centro per le famiglie Al servizio di chi si trova in difficoltà

di una squadra di calcio femminile. Durante questa primavera sono in programma i festeggiamenti per i 35 anni con mostra fotografica, un libro che ne ripercorrerà la storia e convegni sullo sport di base. Roberto Poli

IN CAMPO Le atlete della “Libertas Corvetto” in una foto degli anni Cinquanta

Il Ce.A.S., Centro Ambrosiano di Solidarietà, attraverso il Centro “Ascolta Famiglie”, offre gratuitamente agli abitanti del Quartiere Mazzini, ai giovani sopra gli 11 anni, ai loro amici e ai loro familiari, uno spazio per parlare con degli ascoltatori qualificati (psicologi ed educatori) delle loro difficoltà, delle crisi che stanno attraversando e che faticano ad affrontare con le loro sole forze. In questo spazio situato in piazza Angilberto II si può trovare quindi sostegno psicologico, accompagnamento educativo, orientamento lavorativo ed altre risposte a diverse domande, in collaborazione con le Associazioni del quartiere. Per favorire l’incontro con i cittadini, gli operatori dell’associazione stazioneranno anche con una sede mobile nelle vicinanze dei luoghi di vita del quartiere. Questo servizio è inserito nel Progetto “Arcipelago Mazzini” per lo sviluppo della coesione sociale nel quartiere. Gli operatori sono contattabili ai numeri 02.533078 e 02.57402676. oppure rivolgendosi alla sede del Centro.


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Orari dello Sportello : martedì dalle ore 10 alle 12, mercoledì dalle ore 15 alle 17, giovedì dalle 15 alle 17

SCALO ROMANA

IN QUESTO NUMERO: MOBILITÀ La fatica di un trasloco per poi vivere meglio La parola agli inquilini L’intervista - “Diritto alla casa da tutelare” L’opinione Si potrebbe fare di più

- Un quadro di Elena Cellario

da pagina 2 a pagina 5

LABORATORIO DI QUARTIERE Tutte le attività per gli abitanti del Mazzini

a pagina 6

CONDOMINIO I quartieri scoprono l’Autogestione Una questione di luce

a pagina 8

LA NOSTRA STORIA La nascita delle prime società sportive

La Finestra sul

a pagina 10

ASSOCIAZIONI Banca del Tempo e “Ascolta Famiglie”

a pagina 11

LETTERE

M AZZINI

In redazione: Roberto Poli, Giovanna Dalmasso, Armando Antonelli, Elena Borella, Carla Pansecchi, Lorenzo Buzzi, Paolo Scarano, Costanza Maspero e Fulvio Fenzo. Ringraziamo per la collaborazione: Francesco Spera per la poesia, Parrocchia di S. Michele Arcangelo e S. Rita, gli inquilini che si sono prestati per le interviste, Geometra Amini (responsabile mobilità Aler), Bruno

Notiziario promozionale del Laboratorio di Quartiere Mazzini Cattoli (Unione Inquilini), Mimmo De Luca (Sicet), Rosa Maria Moresco, Marianna Centro Ascolto Ce.AS, Salvatore Tummino, Lisa Reffo, Gianluca Femiani.

Un particolare ringraziamento ai Portieri Aler per il prezioso aiuto nella distribuzione del periodico Stampato da Arti Grafiche Jolly’s via San Francesco, 324 E/3 Brugherio (MI)

“La Finestra sul Mazzini” pubblica le vostre lettere firmate fatte pervenire alla Redazione Pur consapevole che esistono gli imprevisti (vedi rottura di una canna dell’acqua sotterranea e conseguente difficoltà di trovarla), gli inquilini del quartiere Mazzini hanno sofferto il freddo per parecchio tempo, specialmente nei piani alti, in attesa della riparazione dell’impianto di riscaldamento piuttosto malandato. Chiedo: ma se la messa a punto delle caldaie avvenisse prima della

stagione invernale non si potrebbero evitare tanti inconvenienti che si presentano ogni anno? Credo di interpretare il pensiero di tutti ricordando, a mo’ di consolazione, dovrebbe esserci riconosciuto da parte dell’Aler un buon rimborso sul riscaldamento per l’anno 2006-’07 per sopperire alla spesa di elettricità che abbiamo dovuto subire. (lettera firmata)


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