Finestra sul Mazzini 1

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La Finestra sul

N ume r o 1 - L ug l i o 20 06

MAZZINI

N o t iz i a r i o promoz ionale d e l L ab o r at o r i o d i Q u a rt i e r e

Lingue strane… Tra le cose che animano la vita del quartiere, c’e’ anche la presenza di parecchi immigrati. Parlano incomprensibili linguaggi complicati ed è vano intuirne bene i significati. Ma sentite che cosa mi è capitato un giorno, mentre camminavo senza guardarmi attorno: ecco che tutto a un tratto, da un tale alle mie spalle, sentii queste parole: “Se ghin l’e’ mèi, l’è mèi e se ghin no, ciao ciao”. Ho pensato che fosse della patria di Mao, e mi sono voltato, l’ho visto da vicino, non era un immigrato venuto da Pechino, ma era un milanese, che usava il suo dialetto, capì il mio amico Ambrogio, solo lui ciò che ha detto.

S

Perché un Giornale di Quartiere

ono tanti i motivi che ci hanno spinto a realizzare questo giornalino di quartiere che viene distribuito a tutte le famiglie del Mazzini: far circolare informazioni trasparenti, dare suggerimenti, segnalare i servizi e le attività presenti sul territorio. Ma, più di ogni altra cosa, il no-

La Redazione

stro desiderio è quello di raccontare la vita del quartiere e raccogliere le opinioni delle persone che ci abitano, in particolare a proposito dei grandi progetti di riqualificazione avviati grazie al “Contratto di Quartiere” che continueranno per i prossimi cinque anni. In questo piccolo notiziario,

CONT RAT TO DI QUART IERE II

MAZZINI

gratuito e senza pubblicità, daremo quindi informazioni ed anticipazioni sul calendario che scandirà l’apertura dei cantieri. Contiamo di far uscire almeno tre numeri all’anno, anche se molto dipenderà dalle vostre risposte e dalla vostra collaborazione. Continua a pagina 12


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Un esempio di “Progettazione partecipata” In settembre apriranno i cantieri, ma tutto è già cominciato da diverso tempo, grazie a quella “progettazione partecipata” che caratterizza i Contratti di Quartiere. Nei mesi scorsi, infatti, i soci e i gruppi rappresentativi del Circolo Arci sono stati coinvolti, attraverso riunioni ed interviste, per

I PROGETTI DEL CONTRATTO DI QUARTIERE

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l progetto di riqualificazione del Circolo Arci prevede la ristrutturazione complessiva dell’immobile, sistemando ogni locale garantendo il mantenimento di tutte le attività svolte all’interno del complesso. “La struttura è composta da un edificio ad un piano con un ulteriore piano seminterrato, lungo via Oglio e con un corpo di fabbrica in parte già ristrutturato, originariamente destinato ad attività industriale” spiegano i pr og e tt is t i dell’intervento. L’edificio che costeggia via Oglio costituisce la zona più frequentata dai soci. “Qui proseguono gli architetti - è prevista la realizzazione del bar e di una sala polivalente, oltre ad altri locali a servizio di questi spazi. Il bar occuperà un ampio spazio ed avrà a disposizione un’ampia apertura verso il cortile interno, il tutto

elaborare un progetto comune in grado di rispondere sia alle caratteristiche architettoniche e strutturali dell’edificio, che alle esigenze di funzionalità indicate proprio da chi lo frequenta abitualmente. E, nel giro di un paio d’anni, il Circolo Arci verrà rimesso a nuovo.

CIRCOLO ARCI In via Oglio nuovi spazi, sale polivalenti e un campo da calcetto interamente rifatto pienamente accessibile anche alle persone disabili. Sul lato opposto, alla stessa quota è prevista la realizzazione della sala polivalente che potrà essere utilizzata come luogo di incontro o come ritrovo per vedere la televisione. Nella zona centrale del corpo di fabbrica verranno invece realizzati il locale ristorazione, la cucina e i servizi igienici riservati a chi frequenta la struttura, e verrà inoltre ricavato anche un piccolo ufficio che sarà adibito alla sede amministrativa del Circolo”. Nell’edificio centrale sarà mantenuto il grande salone creato nel 1996 e ancora in ottime condizioni, utilizzato principalmente come sala da ballo, mentre per il piano seminterrato il progetto di ristrutturazione prevede la realizzazione degli spogliatoi e dei servizi igienici destinati al personale.

Ma non è finita qui. Tra il prossimo mese di settembre e l’autunno del 2008 sono previsti (e finanziati) anche altri lavori molto attesi, a partire dal rifacimento del campo da calcetto con la creazione di aree destinate al pubblico e l’ampliamento dello spazio a bordo campo per garantire la sicu-

In questa operazione verranno investiti quasi 841 mila euro. Grazie al “Contratto di Quartiere” il progetto godrà di un finanziamento regionale per circa 390 mila euro.


Come diventerà

Da settembre inizia la ristrutturazione rezza dei giocatori. Il gruppo degli spogliatoi verrà posizionato al centro dell’edificio per renderlo facilmente accessibile a tutti. “Sarà anche creata una sala polivalente dotata di aperture mobili che, in particolari occasioni, potranno essere completamente aperte per integrare lo

spazio interno con quello esterno – sottolineano i responsabili del progetto -. Per quanto riguarda l’area esterna, oltre ad essere utilizzata come percorso di collegamento tra la sede del quartiere Zona 4 ed il Polo Ferrara, diventerà un ulteriore spazio fruibile per le attività all’aperto programmate duran-

te la bella stagione. Infine, al primo piano verranno costruite tre nuove sale polivalenti di diverse dimensioni che potranno essere destinate anche per attività promosse da altre associazioni del quartiere”. (Si ringrazia per la collaborazione l’architetto Andrea Bottin dello studio BPA Architetti)

PRONTO NELL’AUTUNNO 2008 Ecco come si presenta oggi il Circolo Arci. In alto, una parte del progetto di ristrutturazione che riguarderà l’area tra via Oglio e il Polo Ferrara


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I PROGETTI DEL CONTRATTO DI QUARTIERE

Il Giardino Nella Residenza Sanitaria Assistenziale un nuovo spazio verde appositamente

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n giardino concepito non solo come un ambiente ricreativo, ma soprattutto come luogo riabilitativo e terapeutico. È questo l’obiettivo del “Giardino Alzheimer” che, da settembre, comincerà ad essere realizzato nella Residenza Sanitaria Assistenziale di via dei Cinquecento. La struttura comunale per gli anziani non autosufficienti, molti dei quali affetti da gravi condizioni di deterioramento mentale, che in quest’area verde di circa tremila metri quadrati troveranno un nuovo spazio a disposizione. Appositamente studiato per loro.

All’elaborazione del progetto hanno infatti partecipato anche la dottoressa Zenobio e la dottoressa Borsetti, che operano presso il Servizio di Psicologia della Rsa di via dei Cinquecento, puntando a creare uno spazio fruibile da tutti gli ospiti della struttura, ma soprattutto pienamente accessibile anche alle persone che soffrono del morbo di Alzheimer, dal quale il giardino prenderà il nome. “Questi anziani soffrono di gravi disturbi psichici – spiegano i medici – ed hanno quindi bisogno di muoversi in uno spazio rassicurante e conosciuto, in grado di contenere la loro fragilità emotiva. La natura ha una dimensione molto importante per la quotidianità di queste persone, ma perché abbia uno scopo benefico deve essere percepita in modo accogliente e stimolante. L’intero progetto che verrà realizzato in

sei mesi a partire da settembre si basa proprio su questi criteri”. Nel nuovo giardino è stato quindi previsto un percorso semplice e identificabile, delineato da un corrimano colorato, privo di incroci per evitare che gli anziani debbano compiere una scelta che potrebbe scatenare in loro ansia e disorientamento, mentre da un unico punto di osservazione gli operatori della Rsa potranno controllare l’intero percorso.

SENTITO? FANNO IL “GIARDINO ALZHEIMER” .

La pavimentazione sarà antisdrucciolo per ridurre al minimo il rischio di caduta, utilizzando un particolare materiale “antitrauma” che di solito viene posizionato sotto i giochi nei giardinetti dei bambini. Inoltre, la superficie del percorso sarà ruvida per differenziarla da quella liscia che caratterizza l’interno della Residenza Sanitaria. Per quanto riguarda le piante, queste serviranno a dare agli anziani i confini degli spazi:

ASPETTA UN ATTIMO CHE MI TOCCO ...

SEMPRE PIU’ SENSIBILE, EH?

SICURI NEL VERDE Nel Giardino Alzheimer (nella foto un esempio realizzato in Piemonte) saranno adottate tutte le misure per mettere in sicurezza gli anziani


dei nonni di via dei Cinquecento nascerà studiato per gli anziani ospiti I lavori per la realizzazione del giardino Alzheimer di via dei Cinquecento verranno completati in circa sei mesi, per rendere usufr uibile la nuova area verde nella primavera 2007. quelle alte saranno posizionate ai lati esterni per circoscrivere e definire il perimetro del giardino, mentre quelle basse delimiteranno i bordi del percorso per contrastare il forte impulso dei malati a vagare senza direzione. Ci saranno inoltre delle aiu ole ch e abbellir ann o l’interno e l’esterno del percorso ad anello e un’idonea illuminazione artificiale. “Per la scelta della vegetazione è importante ricordare che saranno impiegate solo quelle

PER SAPERNE DI PIÙ C’È INFOCANTIERE “Infocantiere” è una iniziativa promossa dal Laboratorio di Quartiere per informare gli abitanti del Mazzini e, in particolare, le persone direttamente interessate dai vari interventi. È un momento di incontro in cui vengono comunicate le informazioni sull’esecuzione dei progetti, le loro varie fasi e la tempistica dei lavori. Ma non solo! Lo scopo di queste riunioni è anche quello di raccogliere osservazioni e suggerimenti degli abitanti, facendo così il possibile per ridurre al minimo i disagi e rendere il cantiere sempre più sicuro.

piante che possono produrre degli stimoli a livello visivo, olfattivo ed uditivo – sottolineano i progettisti -. È stato pensato alla variazione della coloritura delle foglie a seconda del cambiamento di stagione, ai profumi dei fiori e al rumore dei rami che si muovono o alla presenza degli uccelli, in modo da aiutare il recupero o il mantenimento di alcune abilità cognitive”. La posizione delle piante è stata poi studiata per ottenere di-

verse zone riparate, evitando i forti contrasti di luce e ombra perché alterano la percezione visiva. Oltre al percorso e alle piante ci saranno ovviamente anche le aree per il riposo con panchine con seduta e braccioli adeguati e funzionali, assieme ad una fontana in quanto l’acqua è un elemento di stimolo visivo e tattile. Infine, uno spazio coperto sarà dedicato alle attività di animazione e feste, con una scacchiera disegnata di fronte alla scalinata e allo scivolo che condurranno al bar per consentire l’organizzazione di diversi giochi all’aperto. “Il giardino sarà visibile anche dall’interno della Residenza per anziani – concludono i progettisti -. Ciò permetterà anche d’inverno o a chi non può uscire di poter godere ugualmente della bellezza della natura”.


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Questa è

I RACCONTI DEGLI ABITANTI

DA PERIFERIA A PARTE INTEGRANTE DELLA CITTA’

“La mia famiglia ed io siamo si trovavano in aperta campagna

I

L

l Rione Mazzini nasce intorno al 1925 in quella che una volta era la periferia di Milano, nell’ambito di un massiccio intervento di realizzazione di case popolari voluto dall’ente IACPM, con lo scopo di dare un alloggio ai ceti sociali più bisognosi e agli operai che allora lavoravano nelle fabbriche sparse nella zona.

I primi edifici vennero edificati in via Polesine, ma nella parte restante del quartiere la città era ancora “lontana”: c’erano campi, prati e cascine. Non c’erano negozi in giro e i carrettini dei venditori ambulanti permettevano ai pochi abitanti di riempire le loro dispense senza doversi spingere nelle zone più centrali della città. Le case popolari, con le loro modeste comodità in anni in cui il disagio era diffuso, rappresentarono un importante passo avanti rispetto a ciò che era stato fatto fino ad allora. Il programma di costruzione di edilizia popolare prevedeva infatti la la realizzazione di venti quartieri pianificati fondamentalmente per accogliere una classe operaia che avrebbe contribuito allo sviluppo della città e della sua economia. Con questo primo numero de “La Finestra sul Mazzini” vogliamo allora cominciare a dare spazio ai racconti di chi ha vissuto in prima persona la storia del rione, ricostruendo così insieme la storia del quartiere.

a Signora Maria, giunta con la sua famiglia di origine pugliese nel quartiere Mazzini nel lontano 1927, quando lei aveva solo 10 anni e i suoi genitori cercavano lavoro, racconta con brio e lucidità come si presentava allora quest’angolo di Milano prima dedicato alla regina Elena, quando l’Italia era monarchica, e poi, dal 1945, al patriota repubblicano Giuseppe Mazzini. “A quel tempo il quartiere non era ben collegato al resto della città, era molto periferico con strade ancora provvisorie che si perdevano nell’aperta campagna. In inverno - ricorda la signora Maria – le vie erano spesso ghiacciate o oscurate dalla “scighera”, la tipica densa nebbia milanese. Era davvero facile scivolare o perdere l’orientamento”. Ma lo spettacolo che si presentava nella buona stagione aveva quel tipico sapore di campagna: dalla finestra di casa, Maria e gli altri abitanti vedevano una distesa di prati, punteggiati da orti, cascine e casolari che contrastavano per la loro modesta dimensione la mole del “palaz-

PER

RIUSCIRE A RICOSTRUIRE QUESTO PUZZLE SULLA STORIA DEL QUARTIERE MAZZINI ABBIAMO BISOGNO DEL CONTRIBUTO DI TUTTI. POTETE COLLABORARE CON NOI RACCONTANDO LE VOSTRE ESPERIENZE E TESTIMONIANZE, ANCHE PICCOLE, RIGUARDO AL RIONE. SE VOLETE RACCONTARE LA VOSTRA STORIA SUL MAZZINI O VEDER PUBBLICATA UNA VOSTRA FOTO D’EPOCA RIVOLGETEVI A:

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la NOSTRA Storia arrivati qui nel 1927 - racconta la signora Maria -. Le case e perfino la parrocchia, d’inverno, diventava irraggiungibile” zone” di piazzale Corvetto.

“I

l mezzo più usato per andare nel cuore della citta, fino al Duomo, erano le gambe - riprende Maria -. Molti però avevano l’automobile di quei tempi, cioè la bicicletta.

C’era anche un tram ad un solo binario e con un’unica vettura in legno di color verde, che partiva da piazza Duomo e faceva capolinea in via Bacchiglione. Qui il manovratore doveva scendere e girare la pertica in senso inverso per fare ri-

torno. Accanto al capolinea sorgeva il casello daziario dove tutti coloro che portavano merce in città dovevano recarsi e pagare l’imposta relativa. Naturalmente non erano pochi quelli che facevano i furbi, cercando di nascondere ciò che

IERI

OGGI

1941-2006 Due vedute aeree del rione Mazzini con, in primo piano, via dei Cinquecento e piazzale Gabriele Rosa. In queste foto si nota come è cambiato il quartiere dalla prima metà del ‘900, quando realmente si trovava alla periferia di Milano, ad oggi. Queste immagini e quella alla pagina seguente sono tratte dal volume “Nonno, mi racconti com’era?”, realizzato in occasione del 70. anniversario della parrocchia di San Michele Arcangelo e Santa Rita


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portavano per non pagare il dazio…”. Il quartiere non aveva chiese perciò i fedeli dovevano recarsi fino alla chiesa di San Luigi, lontana una buona mezz’ora di cammino. “Ma in inverno, con il ghiaccio e la neve, la strada diventava proibitiva per le persone anziane. Per questo – prosegue la signora Maria - in via provvisoria fu usato per le funzioni religiose uno scantinato al civico 2 di via Polesine”. Soltanto nel 1933 il Cardinale Ildefonso Alfredo Schuster benedì le due chiese di San Michele Arcangelo e Santa Rita in piazzale Gabriele Rosa.

E

rano in tanti, poi, ad andare in “gita” al Porto di mare: un laghetto artificiale che serviva per l’estrazione della ghiaia e della sabbia usata proprio per la costruzione delle case popolari. “Un tempo erano davvero poche le persone che potevano permettersi di viaggiare, e anche i ricchi solitamente andavano in vacanza nelle località vicino a Milano racconta ancora Maria -. Il nostro svago durante la bella

stagione era preparare il pic nic e andare a consumarlo sulle rive di Porto di Mare”. Lo specchio d’acqua che si allungava da via Fabio Massimo per arrivare fino alla periferia di Chiaravalle, era diventato méta di scampagnate nei fine settimana e di incontri amorosi. Ma l’allegria che suscitavano quelle finte acque marine, si tramutava anche in tragedia, perché non erano rari gli annegamenti. “Dopo la seconda guerra mondiale questo laghetto fu trasformato in una grande discarica, sopra la quale oggi c’è un parco. Coloro che da giovani lo ricordano circondato di prati e di piante, popolato di pesci come carpe e lucci, ed accompagnato dal sommesso gracidare delle rane, oggi non possono riconoscerlo più. Forse per molti il triste destino di questo laghetto è diventato un po’ il simbolo di tanti sogni infranti o di speranze perdute, ma altri vivono ancora la nostalgia di un tempo lieto, oppure il ricordo di un romantico incontro che porteranno nel cuore per tutta la vita”.

“Si

andava in gita al Porto di mare, un laghetto artificiale che serviva per l’estrazione della ghiaia e della sabbia usata proprio per la costruzione delle case popolari”

DA “REGINA ELENA” A MAZZINI Ecco come si presentavano piazzale Ferrara e via Mompiani nel 1930, quando il quartiere “ultrapopolare” era ancora dedicato alla regina Elena


PASSATO E PRESENTE Come sono cambiate le abitudini quotidiane

“Quando tutti tenevano le PORTE APERTE…”

Ma c’è ancora chi offre un piatto di minestra alla vicina di casa

Ricordo

da bambina la vita di caseggiato e di quartiere come un periodo bello e soprattutto sicuro. La mamma lavorava e noi (mia sorella ed io ) stavamo sole gran parte della giornata, ma eravamo in buone mani perché ad ogni piccola necessità, di qualunque genere, le porte si aprivano e le vicine si adoperavano per aiutare tutti quelli che avevano bisogno. Quando mi capitava di cadere in cortile e il ginocchio si sbucciava, c’era sempre qualche anima pia che me lo disinfettava e lo incerottava senza problemi. Quante merende ho fatto in casa d’altri e quante lacrime mani sconosciute mi hanno asciugato! La mamma dal canto suo si adoperava per la vicina anziana e, quando preparava la cena, ne faceva sempre un po’ di più per la signora che abitava nell’altro appartamento del pianerottolo. Salivo le scale e tutti avevano la porta di vetro che faceva intravedere la presenza dei vicini. Bastava girare la maniglia e si era in casa di amici. Quelli erano tempi belli e il ricordo si fa malinconico soprattutto confrontandolo con oggi dove le porte sono rigorosamente sbarrate, spesso blindate, e prima di aprire si guarda dallo spioncino. Passano i giorni senza sapere se i nostri vicini stanno bene e non ci passa neanche per la mente di suonare il campanello. Quando ci dicono che qualcuno sta male dobbiamo soffermarci a pensare alla fisionomia della persona di cui ci parlano. Certamente i tempi sono cambiati e occorre più prudenza viste le cose che succedono; in nome della nostra privacy diamo poca confidenza alla gente, ma

questo ci penalizza perché abbiamo perso quel contatto umano che ci permetteva di vedere le necessità e i bisogni dei nostri vicini. Secondo un detto popolare “I vicini sono meglio dei parenti”, ma è ancora vero? Alcune volte questo si verifica ancora, ma purtroppo sono sempre più rari i casi in cui la vicina porta “il piatto di minestra” a chi si trova in uno stato di necessità. Però, forse, non tutto si è perduto. Con sorpresa mi è capitato di sentire che qualche persona riesce talvolta a “tirare avanti” grazie all’aiuto del “piatto di minestra” del vicino. Non molti anni fa era una consuetudine, ma oggi questi episodi ci sorprendono e ci meravigliano. Giovanna Dalmasso

C’E’ UN BIGLIETTO DELLA SIGNORA ALLA QUALE HAI PORTATO IL PIATTO DI MINESTRA

VUOLE RIN GRAZIARMI?

A DIRE IL VERO DICE DI METTERE PIU’ SALE...


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CONDOMINIO In via Polesine un negozio gestito da persone di etnìe diverse

Il PANE della convivenza Un esempio di tranquilla integrazione

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cco un esempio di conviall’estero… venza multietnica Dobbiamo quindi abituarci a (sicuramente non unico) che ho questa nuova realtà multietniscoperto per caso, recandomi ca, perché ormai è un dato di nella panetteria e pasticceria, fatto. Bisogna scacciare gli stuche tra l’altro consiglio, di via pidi razzismi, imparando a riPolesine. L’esercizio è gestito conoscere chi accetta una tranda due famiglie di etnìe e reliquilla integrazione da chi ne è gioni diverse (per esempio, una incapace. Sarebbe paradossale, delle due coppie è comsia chiaro, che io debba posta dal marito provesubìre le imposizioni di niente dal sud Africa e chi arriva da altri PaeUna volta la moglie dal Brasile) si, siano queste di cache rappresentano una rattere etico o religioso, mi hanno testimonianza importane ritengo che nessuno chiesto: te di una unione senza possa affermare che sodiscriminazioni. Un vano nel torto solo perché “Tu sei lidissimo quadro di connon le condivido. Del italiano?” vivenza sociale che per resto la religione è una me dovrebbe rapprequestione intima e non s en tar e il fu tu r o istituzionale, e per quedell’umanità. sto deve essere vissuta in modo L’aneddoto che mi è capitato e personale. Queste mi sembrano che mi ha fatto sorridere è stata argomentazioni elementari e la domanda che mi sono sentito quasi noiose da dover riproporrivolgere mentre compravo da re, ma ancora oggi, purtroppo, loro il pane: “Tu sei italiano?”, per molti non è ancora così. quasi fossi stato io a trovarmi A.A.

L’ARRABBIATO

“Vuoi campare? Stai zitto”

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uando sono arrivato in questo quartiere il mio impatto emotivo è stato catastrofico: non avevo nessun rapporto con le persone del mio caseggiato, e anche fuori dal mio cortile la situazione non era diversa. Sentivo che il quartiere era composto anche da isole di omertà e ciò che mi è accaduto ne è la conferma. Qualche tempo fa, di notte, una macchina che spesso correva su e giù di giorno e di notte, si schiantò contro un’altra vettura. Per il botto provocato corsero in strada molti abitanti del quartiere, e la maggior parte di loro attribuì subito la colpa dell’incidente alla seconda auto. Chi avesse torto era lampante, ma non per la folla che inveiva, per me senza motivo, sugli occupanti della seconda macchina. Solo quando mi avvicinai scoprii che in questa auto c’erano persone di colore, e allora cominciai a capire quale fosse la loro “colpa”… Commentai con diverse persone l’assurdità del fatto e provai un senso di frustrazione per la mancanza totale di verità, ma fui subito zittito da un uomo che mi disse: “Se vuoi campare a lungo, qui devi imparare a farti gli affari tuoi…”.


VISTO DA FUORI Il quartiere può essere anche una “Nuova frontiera”

Idea: facciamo come CLINT “La nostra volontà può cambiare le cose e vincere le brutture” di ANDREA FERRARI Responsabile del Centro Polifunzionale Polo Ferrara

P

remetto che non sono un residente, ma che frequento il quartiere per esigenze lavorative. Sono stato catapultato in questa realtà circa tre anni fa e ho sviluppato una mia particolare idea su questa intricata zona di Milano. E, senza alcuna presunzione, vorrei raccontarvi cosa ne penso.

Il quartiere Mazzini, a mio avviso, è molto di più di un semplice agglomerato di caseggiati ALER. Rappresenta la frontiera moderna, quello che nell’ottocento era il Far West per gli Stati Uniti d’America. Come tutte le frontiere che si rispettino, è teatro di incontri e scontri, ed è certamente un luogo in cui si possono coltivare sogni ed opportunità. Pensate un attimo ai film di Sergio Leone, con il cavaliere solitario che entra nel paese e, per prima cosa, si reca al saloon per avere delle informazioni e per conoscere la realtà in cui è entrato. Il barista di solito dice di stare alla larga e di cercare un posto migliore per vivere, ed il cavaliere solitario puntualmente si ferma e decide di mettere radici in quel luogo così ostile. Dopo lotte e peripezie di ogni genere, metafore delle difficoltà della vita comune, il nostro eroe riesce a cambiare le cose ed a trasformare il paese. Quindi ognuno di noi, mi ci metto anche io, dovrebbe essere un novello Clint Eastwood e lottare per cambiare le cose,

perché sono le frontiere i posti da dove partono i cambiamenti. Cog li amo al vol o l’opportunità, sor passando paure ed antipatie per affermare la supremazia della volontà sopra le brutture che ci circondano.

P

rovate a chiudere gli occhi. Focalizzate la vostra attenzione su via Mompiani. È estate, diciamo giugno, non fa ancora quel caldo impossibile che smorza ogni energia. Il sole è alto e si sente anche un sottile refolo di vento. Gli alberi che costeggiano i lati della strada sono verdissimi e regalano un’ombra ristoratrice. Dalle finestre che si affacciano sulla strada si sentono profumi di ogni tipo, cucina italiana o egiziana, profumi che fanno venire voglia di entrare e sedersi a pranzo. È mezzogiorno e in lontananza si sentono le auto

che passano in via Polesine e piazza Ferrara. Ai lati della via un cane al guinzaglio fa i suoi bisogni ed il padrone, un ragazzino dalla pelle olivastra si china e raccoglie il tutto con una paletta. È estate e le scuole sono chiuse, i ragazzi sono in giro ed hanno una bella espressione sul viso.

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ra aprite gli occhi. I marciapiedi sono a dire il vero un po’ lerci. Le auto sfrecciano a destra e a sinistra rischiando di asfaltare chiunque cerchi di attraversare, mentre le finestre di prima sono sbarrate, perché la gente non vuole che nessuno gli guardi in casa. Tutto è diverso dalla visione precedente… No, fate bene attenzione, non tutto è diverso. Lo sfondo è lo stesso. Gli alberi sono ancora gli stessi è fanno davvero una bellissima ombra e le case formano ancora un bellissimo scorcio con il cielo azzurro e limpido. La gente è diversa, è più arrabbiata e sospettosa, ha paura. Ma la paura si vince. Basta guardare gli altri con occhi differenti e soprattutto sorridere. La mia/nostra visione di prima non è irraggiungibile. Lo sfondo ce lo abbiamo già, basta solo metterci il sorriso. E provare non costa niente.


VOLETE PARTECIPARE ALLA REDAZIONE DELLA “FINESTRA SUL MAZZINI”?

Per saperne di più rivolgetevi al

LABORATORIO DI QUARTIERE MAZZINI via Mompiani 5, telefono e fax 02.56814894 indirizzo mail: ldq.mazzini@comune.milano.it

Orari dello Sportello : martedì dalle ore 10 alle 12, mercoledì dalle ore 15 alle 17, giovedì dalle 15 alle 17

IN QUESTO NUMERO:

La Finestra sul

Notiziario promozionale del Laboratorio di Quartiere Mazzini

I PROGETTI DEL CONTRATTO DI QUARTIERE: Il Circolo Arci a pagina 2

Il Giardino Alzheimer

PIAZZALE CORVETTO

Infocantiere

Il quadro è pubblicato sul sito Internet del Comune di Milano

a pagina 4

MAZZINI

visto da Elena Cellario.

In redazione: Giovanna Dalmasso, Armando Antonelli, Andrea Ferrari, Roberto Poli, Costanza Maspero e Fulvio Fenzo. Ringraziamo per la collaborazione: Signora Maria, Lorenzo Buzzi, Elena Cellario, Francesco Spera per la poesia, gli architetti Patrizia Bertocchi (Settore Periferie del Comune di Milano) e Andrea Bottin (Studio BPA Architetti).

a pagina 5

LE ORIGINI DEL MAZZINI Questa è la nostra storia

a pagina 6

“Quando tutti tenevamo le porte aperte”

a pagina 9

Il pane della convivenza

a pagina 10

L’arrabbiato VISTO

DA

a pagina 10

FUORI

Idea: facciamo come Clint Eastwood

a pagina 11

Segue dalla prima Progetti a parte, questo giornalino vuole ricostruire l’identità storica del rione, parlare dei legami che si sono costruiti intorno allo sviluppo urbano ed anche dei problemi dell’integrazione con gli abitanti venuti a vivere qui di in tempi più recenti. Avremo dunque delle pagine dedicate al “Come eravamo” sulla nascita e la trasformazione del quartiere, ed interventi legati all’attualità.

Numero dopo numero, speriamo davvero di conquistare la vostra fiducia, stabilendo un contatto diretto con voi non solo attraverso l’ascolto (impegno verso il quale noi operatori del “Laboratorio di Quartiere” non verremo mai meno), ma offrendo a tutti la possibilità di essere coinvolti in prima persona nella stesura degli articoli. Già in questa prima uscita troverete commenti, obiezioni e giudizi delle persone che hanno

iniziato a lavorare con noi. Abbiamo creato una redazione aperta alla quale chiunque potrà accedere per esprimere ciò che ha nel cuore e anche sullo stomaco. Siamo convinti che questo giornale possa diventare un efficace mezzo di comunicazione all’interno di un grande quartiere come il Mazzini: un’espressione schietta e consapevole di una realtà dalle mille finestre. La Redazione


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