6. L’abbazia di San Godenzo e i collegamenti con la Romagna attraverso la Val di Sieve

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Itinerario

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IL MUGELLO, LA VAL DI SIEVE E LA ROMAGNA TOSCANA


L’abbazia di San Godenzo e i collegamenti con la Romagna attraverso la Val di Sieve

Sesto itinerario - L’Abbazia di San Godenzo

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SESTO ITINERARIO

Veduta della Badia di San Godenzo

La piccola cripta della Badia di San Godenzo

l 25 febbraio 1028 il vescovo di Fiesole, Jacopo il Bavaro, fondò l’abbazia benedettina di San Godenzo nei possessi che la chiesa fiesolana aveva ricevuto in dono sulla montagna “Sancti Gaudentii prope pedes de Alpibus”. Oltre ad estese aree boscose e a pascoli montani, i beni donati dalla corona comprendevano anche una “casa domnicata”, posta presso l’antichissima chiesa battesimale di San Godenzo, che il vescovo assegnò in dote alla nuova comunità monastica. Dopo alcuni decenni, il 25 luglio 1070, il vescovo Trasmondo, successo a Jacopo il Bavaro, consacrò una prima chiesa abbaziale, successivamente, sul finire del XII secolo, sostituita dall’attuale grandiosa costruzione. È, quest’ultima, una vasta chiesa a impianto basilicale, divisa in tre navate da una successione di archeggiature nascenti da semplici pilastri quadrangolari, e conclusa da una sola abside, lombardescamente preceduta da una volta a botte. Il presbiterio è rialzato rispetto al restante piano della chiesa, e sotto di esso si sviluppa una piccola cripta, dinanzi alla quale è l’altare-tomba di San Godenzo, rivestito di tarsie marmoree. La chiesa fu ricondotta alle primitive linee romaniche con i restauri degli anni Venti dello scorso secolo, epoca alla quale risale il moderno mosaico in stile aggiunto nel catino absidale. Col tempo attorno al complesso monastico si formò un abitato al cui sviluppo contribuirono i diversi tracciati viari che permettevano il passaggio del crinale appenninico in direzione dell’area romagnola. San Godenzo rappresentava infatti l’ultimo insediamento di una certa consistenza ubicato all’estremo margine della valle del Comano prima delle salite ai varchi appenninici. Nel medioevo, infatti, esisteva una notevole varietà di percorsi che potevano essere praticati da uomini e da animali nel passaggio da un versante e l’altro dell’Appennino, come tuttora testimoniano superstiti tratti di basolato e ponti medievali ubicati in più località a monte di San Godenzo: vedi ad esempio i resti di strada selciata sulla “Strada fiorentina” nel tratto Forcone-Castel dell’Alpe, e quelli in località “Le Piane” sulla salita verso Colla dei Lastri; oppure i ponti in pietra dalla tipica conformazione a schiena d’asino che sono sul torrente Rabbi, nel tratto fra Castel dell’Alpe e Premilcuore. Altri percorsi facenti capo a San Godenzo servivano a collegare la val di Sieve con il Casentino: si trattava di strade molto antiche, di origine etrusco-romana, come la via che attraversava il valico delle Crocicchie, sul versante settentrionale del monte Falterona, discendendo poi in direzione dell’abbazia con un percorso più rettilineo rispetto all’attuale strada, che tocca La Stufa e Castagno d’Andrea.

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IL MUGELLO, LA VAL DI SIEVE E LA ROMAGNA TOSCANA


SESTO ITINERARIO

Planimetria della Badia di San Godenzo

Zona absidale della Badia di San Godenzo

San Godenzo costituiva quindi nel medioevo un nodo viario di non secondaria importanza sul quale sino alla metà del Trecento esercitarono il loro controllo i conti Guidi, i cui possessi erano organizzati attorno ai due castelli di Castagno e di San Bavello. Il primo, posto a guardia della via del valico delle Crocicchie, nel punto dell’Appennino in cui vengono a chiudersi quattro valli (quelle romagnole del Montone e del Rabbi, e quelle toscane dell’Arno e della Sieve) passò ai fiorentini soltanto nel 1356, per vendita effettuata dal conte Guido Domestico, figlio del conte Tegrimo di Modigliana. Il castello di San Bavello conobbe invece una fine più cruenta: il 16 aprile 1341 l’oste fiorentina l’assediò e, presolo, lo distrusse “per ricordo e vendetta del conte Guido Alberto de’ conti Guidi, il quale più tempo innanzi per dispetto del Comune di Firenze costrinse il messo fiorentino a trangugiare la lettera di citazione con tutto il suggello, e poi accomiatollo villanamente” (Giovanni Villani, Cronica, libro XI, c. 125). R.S.

Veduta aerea della Badia di San Godenzo, al centro dell’omonimo insediamento

Veduta della Badia col piccolo abitato che le è sorto attorno

Sesto itinerario - L’Abbazia di San Godenzo

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