(Quest’ultima frase, l’unica traducibile, significa: “Modu-pollo, il re ti ordina di venire a picchiare, e poi di tornare!”. L’arbitro di solito chiama il “picchiatore” con un nome buffo). Così dicendo, l’arbitro indica uno dei cavalieri; quest’ultimo guida silenziosamente il suo asino, si ferma davanti a un’altra coppia di giocatori e con la nocca del dito medio dà un colpo sulla testa dell’asino avversario, poi la coppia torna al suo posto. 15
Di nuovo: Arbitro: “Ya kabbati kabbati ya!” Giocatori in coro: “Ya!” Arbitro: “Ya muntabaraha!” Giocatori in coro: “Ya!” Arbitro: “Bur nena nghen uaci mbam yi!” (“Il re vi ordina di scendere dagli asini!”). I cavalieri scendono, gli asini riacquistano la posizione eretta e recuperano la vista. L’asino che era stato picchiato deve indovinare chi l’ha colpito. Se ce la fa, il colpevole e tutti gli altri cavalieri diventano gli asini nel turno successivo. Se invece sbaglia, si ricomincia con gli stessi ruoli del primo turno. Competenze: resistenza (per gli asini che portano i cavalieri), psicologia (per scoprire il picchiatore bisogna studiare le facce e i caratteri), spirito di gruppo, onestà. Le parole “Ya kabbati...” non hanno alcun significato, ma sono divertenti. È chiaro che più giocatori ci sono, più diventa difficile individuare il picchiatore.