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Intervista Sofia Goggia (sci

INTERVISTA Sofia Goggia

MATTEO ZANON

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“È il parterre a Cortina che ammutolisce in pochi secondi. Ed è l’abbraccio con i miei amici di sempre in cui mi sono stretta e che mi ha avvolta nella reception dell’hotel, prima di volare a Milano. Sono le loro parole che mi invitano a tenere duro di testa. Ed è la profonda sofferenza che provo nel mio cuore disperato. Sono le interminabili lacrime in elicottero ed è l’esito delle risonanze che non voglio sentire, ma che mi toccherà sapere. È un crociato lesionato che ha bisogno di tempo, ed è proprio il tempo, ciò che non ho. È l’ennesimo urlo che verrebbe naturale scagliare contro il cielo, ed è invece la forza, la luce che sai trovare dentro di te e che non ti farà perdere la calma. È il primo di febbraio, giorno di partenza della tua squadra per le Olimpiadi, e sono le lacrime in palestra, zoppicante, al pensiero di non essere anche io all’aeroporto con loro.

Sono i messaggi di affetto di una

Nazione ed è l’amore che ne consegue. È la fiducia di chi mi è stato accanto ed è una dannata corsa contro il tempo. È il tempo biologico di guarigione che non hai, ed è la biologia delle credenze a cui tu ti affidi. Sono i progressi incredibili, e sono i Giochi che iniziano, quando ancora non hai toccato la Neve. Sono le prime curve incerte ed è il countdown dei giorni alla discesa a cui hai deciso di partecipare.’ Questa è la prova più grande che la vita mi abbia mai portato’, sussurro tra le lacrime in partenza al fisio. L’altro giorno, quando sono entrata in casetta per fare la ricognizione della prima prova, ho guardato quei cinque cerchi e la scritta di #beijing2022: ho avuto un’esplosione di felicità nel cuore.

É il mio sorriso al traguardo dopo questi due primi allenamenti in pista… ed è la consapevolezza di essere esattamente dove vorrei essere!

Perchè le Olimpiadi sono il posto dove ciascun atleta vorrebbe essere…. quel mio

Sogno nel cuore sin da bambina! Domani partirò con il numero 13. Con il cuore che mi vola e la contentezza stampata in viso.

Consapevole di aver dato tutto. Perché avrei dovuto esserci a prescindere, ma poi, con quella caduta, tutto sembrava andato in fumo … Invece... CI SONO!” Con queste parole, scritte sulla sua pagina Facebook, Sofia Goggia ha festeggiato il suo ritorno in pista, ai Giochi Olimpici Beijing 2022, dopo l’infortunio patito il 23 gennaio durante il superG di coppa del mondo a Cortina. Parole di gioia e di speranza che hanno di fatto anticipato la medaglia d’argento conquistata qualche giorno più tardi, un vero e proprio miracolo sportivo. SportdiPiù Magazine ha intervistato Sofia, una piacevolissima chiacchierata con una campionessa olimpica ma soprattutto con una donna che, in più occasioni, ha dimostrato come la volontà e la determinazione possano fare la differenza soprattutto nelle difficoltà

Sofia, partiamo… dall’inizio: come e quando hai avuto il tuo primo approccio con gli sci?

«Da piccola i miei genitori mi portavano a Foppolo dove abbiamo una casa di famiglia, per cui è stato amore a prima vista».

La famiglia ha avuto un ruolo determinante nella sua crescita sportiva?

«Si, anche se mio papà e mai mamma non mi hanno mai imposto nulla, se non trasmesso l’amore per la montagna».

Di solito le prime delusioni intese come sconfitte, cadute e rivalità, sono difficili da digerire. Com’è stato il suo primo approccio con l’agonismo?

«Ho avuto alcuni infortuni importanti sin dalle categorie giovanili, hanno rappresentato qualcosa di più importante rispetto ai risultati sul campo, che pure hanno avuto la loro importanza per farmi crescere».

Ore e ore di allenamenti, tornare tardi la sera e poi dover studiare è la vita quotidiana di chi pratica sport ad alti livelli. È stato così anche per te?

«Si, lo è stato, ma l’ho fatto sempre con grande entusiasmo e voglia di inseguire entrambi gli obiettivi, sia in campo scolastico che in campo professionale».

Il periodo cruciale è l’adolescenza. Infatti, molti giovani a questa età lasciano lo sport per seguire altre strade. Com’è hai vissuto questo periodo turbolento?

«Ho vissuto al meglio la mia fase di crescita, facendo qualche sacrificio come è giusto che fosse, ma sono stata ampiamente ripagata dal destino».

Credi che in Italia la possibilità di studiare per chi fa sport ad alti livelli sia compromessa?

«In Italia esistono i licei sportivi, la situazione rispetto al passato è un po’ cambiata in meglio, anche se il modello americano, dove ci sono i College che permettono di studiare e fare sport, è concepito in maniera diversa».

Si discute molto anche del ruolo dello sport nel mondo della scuola e della sua importanza nella crescita dei bambini e ragazzi. Qual è il tuo pensiero in merito? Si potrebbe fare qualcosa in più?

«Sicuramente lo sport deve trovare maggiore spazio nella scuola, soprattutto in quelle primarie. Lo sport è scuola di vita, insegna valori che nessun’altra attività può sviluppare e andrebbe incentivato fra le età più giovani».

L’anno scorso per un infortunio hai dovuto saltare i mondiali di Cortina. In un anno sei tornata ancora più in forte. Come si fa a ripartire, allenarsi, faticare con fiducia dopo l’ennesimo infortunio?

«Credendo sempre in sé stessi, con l’obiettivo di tornare più forti di prima».

In varie interviste hai raccontato di aver superato un periodo buio con l’aiuto di uno psichiatra…

«Capitano momenti durante la carriera in cui possono venire dei dubbi o paure che si fanno fatica a sconfiggere. Io fortunatamente ce l’ho sempre fatta e ciò mi ha permesso di conoscere ulteriormente il mio corpo e la mia mente».

Hai dichiarato che un atleta al top, ad un certo punto della sua carriera, può lavorare solo su un aspetto: la propria crescita interiore. È questo che fa la differenza tra un buon atleta e un campione?

«Sono tanti gli aspetti che contribuiscono alla crescita: dalla tecnica in pista, alla preparazione fisica, alla preparazione mentale, fino ad arrivare alla motivazione personale».

Dal 2018 ti alleni nella palestra veronese Magnitudo Training; si può dire che i tuoi successi partono anche da Verona?

«Il lavoro svolto a Verona si integra perfettamente con il lavoro fatto nel corso di tutto l’anno insieme alla staff federale che mi segue e parlo di tecnici, preparatori, fisioterapisti, Commissione Medica».

A più riprese hai detto che il preparatore Flavio Di Giorgio è un tuo punto di riferimento. Che ruolo ha avuto nel prepararti fisicamente e sostenerti mentalmente dopo l’infortunio di Cortina?

«Ha colto le esigenze e le richieste del mio fisico che ha necessità di prepararsi in un certo modo, soprattutto per via dei miei trascorsi dal punto di vista degli infortuni. Le mie ginocchia hanno bisogno di un certo tipo di carichi per sopportare gli stress subìti in passato».

Lo sport paralimpico nell’ultima olimpiade estiva ha riscosso successo e sta avendo una crescita esponenziale anche dai media; credi che sia giunta l’ora di considerarlo con la stessa valenza dello sport dei normodotati?

«Credo che la sua crescita sia stata esponenziale in questi anni e ottiene stagione dopo stagione sempre maggiore attenzione, con pieno merito».

Il 2021 è stato un anno memorabile per lo sport italiano: che sia l’inizio di un percorso ricco di soddisfazioni per l’Italia sportiva o è stata solo una parentesi?

«Abbiamo attraversato e attraversiamo

un periodo molto difficile a causa della pandemia, lo sport ha aiutato ad accendere un po’ di entusiasmo fra gli italiani, l’augurio è che possa continuare a farlo».

Il Covid ha messo a dura prova anche il mondo dello sport. Crede che questa situazione lasci degli strascichi o che si possa tornare alla vita pre-covid?

«Si tornerà alla vita pre Covid senza ombra di dubbio, anche se dovremo imparare a convivere con questa influenza per un po’ di tempo».

Hai qualche hobby o passatempo che ti permette di liberare mente e corpo?

«Durante il lockdown ho imparato a suonare il pianoforte, sono ancora alle prime armi ma è un modo per rilassare la mente».

Una volta che appenderai gli sci ai chiodi cosa farai?

«Sinceramente sono concentrata sulla mia attività attuale, sono ancora giovane e avrò tempo per sviluppare in futuro i miei interessi».

Cosa ti ha dato lo sci fino a oggi?

«Mi ha reso famosa e mi ha regalato enormi soddisfazioni sportive e non sportive che non dimenticherò mai, spero di avere dato anch’io qualcosa al mondo dello sci».

Hai dei progetti extra-sportivi che vorresti portare a termine?

«Ho ancora un buon numero di anni di carriera che mi aspettano davanti a me, sicuramente ho delle idee per il futuro, avrò il tempo per coltivarle».

Concludendo, hai un sogno nel cassetto che non sei ancora riuscita a realizzare? «Ci sono tanti sogni che ho nel cassetto, ma li tirerò fuori nel momento giusto!».

Durante la tua ascesa hai avuto qualcuno a cui ti sei ispirata?

«Credo che Lindsey Vonn mi abbia aiutato molto a crescere, il suo esempio in pista mi è stato di grande aiuto».

Dopo settimane estenuanti, tra l’incognita di non farcela e la voglia di non perdere l’occasione di gareggiare all’Olimpiade, sei riuscita a presentarti al cancelletto di partenza della discesa libera, conquistando un incredibile argento. Cosa ti ha insegnato, al di là di tutto, questo successo?

«Che la volontà e il desiderio di arrivare all’obiettivo sono sempre fondamentali nella vita sportiva di un’atleta ma anche nella vita di tutti i giorni».