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Intervista

INTERVISTA Loredana Sparano

Calottina rossa, cuore azzurro

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EMANUELE PEZZO

Scrisse il filosofo Blaise Pascal che “la nostra natura è nel movimento; il riposo totale è la morte”. Pochi riescono ad incarnare questo stile di pensiero come gli sportivi. Essi coniugano l’impegno e la necessità di spostarsi. Nel caso degli sport cosiddetti minori, spostarsi anche di molto. La napoletana Loredana Sparano è arrivata in estate alle Piscine Monte Bianco per indossare la calottina rossa, quella del portiere, della VetroCar Css Verona in serie A1 femminile.

Cosa stai trovando a Verona?

«Ho girato molto e, dopo quattro stagioni in una grande città come Roma, arrivare qui ha significato per me, che pure amo il caos, trovare la tranquillità»

In che senso?

«Dopo anni e anni di gioco riesci ad abituarti al traffico, allo stress, alla convivenza. Tuttavia fare molta strada anche solo per allenarsi alla lunga è stancante».

Cos’hai trovato a Verona?

«Sentivo il bisogno di tranquillità, mi piaceva il modo di lavorare del club e conoscevo da tempo il tecnico, Paolo Zizza. Ho trovato una bella città, che mi permette di stare a due passi dalla natura. Non sono ancora riuscita ad inquadrare i veronesi, anche se devo dire che ad esempio i vicini di casa sono veramente cordiali».

Hai dovuto abituarti a qualcosa di nuovo?

«La nebbia! La trovo bruttissima e spesso è accompagnata dal freddo. Detesto guidare senza avere la giusta visibilità, ho sempre il timore che possa accadere qualcosa. E svegliarsi con la nebbia ti abbatte»

Cosa ti manca di casa?

«Non vivo male la lontananza, ho amicizie e lavoro, per me questa è la vita di tutti i giorni. Certo, abitare da soli obbliga a dover pensare a tante cose. A volte non vedo l’ora che arrivi l’estate per tornare a casa per un lungo periodo, ma quando è estate spero invece che torni la vita di tutti i giorni».

Come giudichi la VetroCar Css di quest’anno?

«Abbiamo una squadra giovane con alcuni elementi di grande esperienza. MI piace che noi giocatrici veniamo da molti posti diversi. Finora abbiamo fatto bene e possiamo migliorare per avere risultati sin da subito, anche se l’obiettivo è guardare al lungo periodo».

Come vedi la pallanuoto?

«In Italia non è considerata sport professionistico, però per l’impegno profuso e la serietà che ci si mette lo considero tale. Per una giocatrice di un certo livello può essere vista come un lavoro, che lascia però l’opportunità di ritagliarsi il tempo per progettare il futuro. Nel mio caso, studiare per l’università»

Abbiamo vissuto a stretto giro due olimpiadi: ti piace seguire gli sport?

«Seguo poco le discipline invernali. Invece sono appassionata degli sport acquatici, ma anche di basket Nba, dei tornei dello Slam, di volley e, ogni tanto, mi piace cercare di capire il rugby».

C’è qualche personaggio sportivo che stimi?

«Federica Pellegrini perché si è fatta valere, non facile quando accosti le parole “donna” e “sport”. La stimo anche per come ha saputo inserirsi nel mondo dello spettacolo senza perdere la competitività sportiva. Poi mi piace l’atteggiamento di Simone Biles. Vorrei che un giorno lo sport femminile fosse pubblicizzato al pari di quello maschile».

E il calcio?

«Da napoletana simpatizzo, ma ammetto di seguirlo poco. Ci sono tantissimi sport, come anche il nostro, che meriterebbero più attenzione, non solo durante le olimpiadi. Sono discipline stupende in cui gli atleti lavorano duro. Del calcio non mi piace che il successo possa arrivare in pochissimo tempo anche per i giovanissimi».

Come hai vissuto la situazione pandemica nella pratica sportiva?

«Conosco persone che per le vicissitudini legate alla situazione si sono allontanate dallo sport, ma anche realtà sportive sopraffatte dalle circostanze. La stagione scorsa è stata anomala, il campionato non prevedeva nemmeno che le squadre si scontrassero tra tutte. Per fortuna da settembre la situazione si è avvicinata alla regolarità»

Cosa provi verso il tuo sport?

«Svegliarsi la mattina e preparare la borsa è stimolo, è vita, è adrenalina e tensione. Tensione positiva, a volte negativa, ma è giusto così. Lo sport può chiedere tanto ma anche dare tantissimo».