2 minute read

Intervista

INTERVISTA Matteo Ferro

Capitano di Ferro

Advertisement

Foto: Giampaolo Donzelli

LUCIO TASCHIN

'Q uasi’ 2 metri di altezza per ‘quasi’ 120 chili di pura potenza. Lui è il capitano. Non di una squadra qualsiasi ma della Femi Cz Rugby Rovigo Delta, la società sportiva che rappresenta la storia del capoluogo polesano ma anche la storia del rugby italiano e non solo. Classe 1992, Matteo è veramente un pezzo di pane, un ‘bravo toso’ si potrebbe dire in dialetto rodigino. Matteo si racconta in questa intervista esclusiva ai lettori di SportdiPiù magazine.

Innanzitutto: chi è Matteo Ferro?

«Mi definisco un ragazzone che non poteva altro che trovare uno sport di contatto ma allo stesso tempo di squadra. Da piccolo ero partito per fare il nuoto ma poi, un po’ il nonno un po’ la famiglia,

mi sono ritrovato con una palla ovale in mano».

Qual è stato l’impatto con lo Stadio Maci Battaglini, la tradizione e il tempio del rugby italiano?

«Il Battaglini mi ha sempre fatto un certo effetto. Quando cresci a Rovigo sogni di giocare nel main field; anche solo fare un allenamento nel campo principale è qualcosa di speciale. Figurarsi farlo per oltre 100 partite e vincere dei trofei».

Giocare con la Rugby Rovigo è una questione soprattutto di appartenenza?

«Soprattutto! Si è perso in questi anni l’attaccamento alla maglia che noi ragazzini avevamo in passato. Oggi credo si pensi di più ad andare in Accademia e secondo me si perde in identità. Crescere con un’ambizione e raggiungerla è un motivo d’orgoglio soprattutto se lo fai per la tua città per la Tua squadra».

Quali sono i ricordi indelebili della tua carriera?

«Di sicuro uno è legato al 28 maggio 2016: il mio primo e finora unico scudetto dopo 25 anni che Rovigo soffriva con qualche finale persa. Vincere in casa poi con un Battaglini pieno mi resterà impresso nella mente. Anche conquistare la Coppa Italia a gennaio di quest’anno non è male. Era un obiettivo che Rovigo non aveva mai raggiunto e soprattutto contro gli avversari di una vita, il Petrarca, in mezzo al fango, pioggia e freddo».

Matteo Ferro ha avuto anche un trascorso con le nazionali giovanili italiane ma ti sei mai guardato attorno e soprattutto hai mai pensato ad un futuro non in maglia rossoblu?

«Sicuramente l’ambizione è quella di giocare al più alto livello possibile. Il mio pensiero è comunque che se non ho la possibilità di raggiungere mete come Treviso, le Zebre, Rovigo è il top per un giocatore».

Qual è il tuo personale ‘film’ del 2020 ai tempi del Covid?

«Diciamo che quest’anno siamo stati messi a dura prova. Ad Aprile eravamo chiusi in casa. A maggio ci hanno tolto la possibilità