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Compagni di squadra

L'OPINIONE Compagni di squadra di Luca Tramontin

Nipoti: quelli veri, quelli acquisiti e quelli "Bon Nadal anca a ti"

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Chi vede la famiglia tradizionale come l’opzione più bella e naturale del mondo uscirà allegro da questo capitolo di “Compagni di Squadra”. Chi la vede come l’unica, l’imprescindibile, e che schifo le altre, piuttosto niente, scriverà al direttore che facciamo pubblicità promiscua. Mi invento un esempio: Vincenzo, Vinny Calcaterra, giocatore di hockey professionista, cambia squadra con un contratto di cinque anni, si trasferisce a Brunico, vede nascere i figli del suo compagno di squadra e vicino di casa. Da zero (nascono a zero anni) a cinque. Gioca con loro, li accompagna all’asilo, loro lo chiamano per nome. I bimbi si appropriano anche della sua ragazza, non hanno chiaro il concetto anagrafico di zia, ma quello affettivo sì. I nipoti ufficiali di Vincenzo (che per i compagni veneti diventa immediatamente “Cencio”) sono in Canada. Sì, ok, si vedono su Facetime, ma solo a Natale e poco altro. Quindi, nella psiche profonda, quali sono “più nipoti”? Per brevità ho limitato l’analisi agli sport professionistici, ma cascano dentro anche gli accordi squadra-atleta che al posto di soldi danno opportunità di lavoro e di studio, insomma tutti quelli che spostano le persone dai legami anagrafici a quelli di convergenza sportiva. Mettiamola così, sono fenomeni tipici dell’emigrazione generale, ma lo sport ha la sua, specifica, un po’ simile un po’ dissimile da quella del lavoro non atletico. E così abbiamo capito che dentro la definizione insiemistica di compagni di squadra stanno comode anche delle parentele effettive/affettive e non ufficiali. prendevano in giro perchè sbagliavo, ho in mente telegiornali che guardo apposta per vedere la figlia di quello che giocava con me e poi contro, e adesso allena il figlio del mio collega. Per chi ha voglia di ammetterlo: sono parentele di fatto. Poi ci sarebbe il capitolo buffo del quando si viene ceduti e si gioca contro. A Fiume io, Daniela (Scalia) e altri abbiamo passato la sera con due amici fraterni, che si erano appena marcati duramente durante un PrjmorjeDubrovnik di pallanuoto. Nel water-rugby le marcature tra centro-vasca e centro-boa sono quasi uno sport individuale insertato in un gioco supercollettivo. I bambini hanno dormito da quello che giocava in casa, i padri si sono sgomitati da buoni avversari poi sono tornati a Luca insieme a Tana Umaga (ex compagno a Viadana). Il capitano degli All Blacks fa parte di una dinastia "sparsa" in varie nazioni. casa/ex casa insieme. Quello in trasferta ha chiesto il permesso di dormire fuori, Chiunque abbia giocato a livelli medio- ovviamente concesso, la mattina dopo ha alti ha storie di bambini che si inventano fatto un giro all’ex asilo con i bimbi. gli zii pescandoli dalla squadra dei Non faccio nomi di giocatori né di genitori. Nel nostro Triveneto: quanti nazioni perché sono di quelle che nel matrimoni veneto-canadesi via hockey? nostro immaginario si confrontano solo E con argentini/e, kiwi e kiwe del rugby? sulle trincee, non sui tipi di asilo o sullo E via balcani del basket e della scherzo di compleanno che hanno fatto a pallanuoto? me (ve la racconta Daniela). Ho in mente ex bambini che ho visto Frontiere ufficiali e reali, parentele crescere nell’appartamento a fianco, ufficiali (sì, ciao, bon nadal anca a ti, che mi insegnavano le lingue e mi stame ben) e di sport.