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Uscita Verona Sud

L'OPINIONE

Uscita Verona Sud di Daniela Scalia instagram dani_seamer TWITTER @DanielaScalia

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Derby veneto e Pori-Power Point

Esiste qualcosa che sia più veneto di un derby? Se devo essere obiettiva, ovviamente, il concetto di derby è universale ma, siccome scrivo da Verona Sud e mi è concesso di essere orgogliosamente locale, direi di no. Tralascio gli esempi più evidenti di calcio per andare a uno di rugby e uno di hockey che ho acquisito nel tempo: Alleghe - Cortina di Hockey Ghiaccio, Casale - San Donà di Rugby. Come abbiamo fatto a perdere dei capolavori simili? Li conto anche come augurio di rivederli. Ci sarebbe da perdersi, e da farmi notare che ci sono derby veneti molto più grossi, ma ho indicato subito che oggi sono la «ragazzina» di Verona Sud e non la giornalista. Per i primi anni della mia vita ho istintivamente pensato che i “veri derby” fossero solo nel Veneto. Da Sportitalia in avanti ho pensato che riguardassero solo la vecchia Europa. Solo recentemente ho saputo che anche il “nuovo mondo” ha i suoi, e che sono regolati da tutt’altro. Mai avrei pensato. Gli esempi che mi sono rimasti più impressi. In NHL (la NBA dell’Hockey americano) i veri derby sono tra le 6 «Originals», cioè le squadre fondatrici della lega, o della sua base. Quindi si va “a storia pionieristica” e non a chilometri: esempio Montreal Canadiens – Boston Bruins. Nel Rugby League (versione a 13) australiano i derby di Sydney sono molti, ma quello con la D maiuscola è lo

Derby con il Cortina ad Alleghe. Giulio Soia carica in balaustra il giocatore del Cortina Toni Savarin

«State of Origin», in cui ogni giocatore si schiera con Queensland o New South Wales, a seconda dell’origine. Una sfida tripla con tutto esaurito da 90.000 spettatori a volta. Nel cricket mondiale Australia – Inghilterra si chiama «The Ashes», le ceneri, e cambia per settimane gli orari e a volte l’economia di varie zone. E io che pensavo solo al derby in termini di club contro club. Siamo diversi, il tanto pubblicizzato marketing sportivo funziona solo quando tiene presenti le sue origini: nel rugby gallese le franchigie regionali non funzionano, contano i club, i derby sono loro. In Irlanda invece Leinster - Munster (regioni) raccoglie la nazione più di Dublino – Limerick (che sono le città più importanti delle due contee di Leinster e Munster) ed è l’evento della settimana o del mese indipendentemente dalla classifica (altro valore del derby, ha una grossa tensione anche se sei già promosso o retrocesso). Sarò fissata, ma a volte i super manager con i loro powerpoint mi fanno pena perché ignorano questi concetti, sono patetici. Mi fa ancora più rabbia chi li strapaga con i soldi dei genitori, del comune, o le quote dei ragazzini. Cosa ne sanno dei derby? E di conseguenza degli incassi e degli sponsor? E di ulteriore conseguenza: cosa ne sanno di un programma serio di espansione e di attrazione di sponsor? Incassano, rovinano e poi danno la colpa al calcio, che è sempre lì, comodo comodo e quasi sempre non c’entra un... derby. Meglio che mi fermi e non esca dal tema e dai gangheri, Pori-power, pori noi... Ho saltato l’origine della parola derby e tutto quello che è risaputo e ufficiale, mi piace di più parlare dei miei limiti e del mio stupore. E mi ha stupito anche questa considerazione che riporto: «Che piaccia o no, anche i tifosi “cattivi” vogliono bene ai derby e di conseguenza agli avversari più accaniti. Quando retrocede la squadra (che credono) odiata festeggiano ma con amarezza perché perdono il derby». Guai a dirglielo, ma in un certo senso vogliono bene agli avversari. Voglio vederlo come uno spiraglio nel miglioramento del rispetto tra tifosi, ma questo è un altro tema.