Fallimento mps

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| IL FATTO QUOTIDIANO | Mercoledì 6 Luglio 2016 |

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ALL’INTERNO Bruxelles soccombe agli Stati: il Ttip è morto • Non solo scioperi, la nuova Alitalia non decolla • Tav e grandi opere: inutili e popolari

INADEGUATEZZA Mentre la Bank of England abbassa i requisiti patrimoniali delle banche, la Bce fa l’esatto contrario, e così dice al mercato che Mps è marcio. E morirà se l’esecutivo non fa la sua scelta

I I numeri

778

miliardi, il valore di Mps in Borsa, dopo i cali di lunedì e martedì

5

miliardi, il buco implicito nei conti, come differenza tra il tasso di recupero dei crediti difficili previsto da Mps e quello stimato dalla Bce e dai mercati

8

miliardi, le iniezioni di capitale fatte dagli azionisti tra il 2014 e il 2015. Ora ne servirebbero altri 3, ma non c’è la coda per metterceli

CAPITANI DI SVENTURA

» GIORGIO MELETTI

Renzi e l’aiuto di B. a Berlino: la vera storia

eri mattina il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha detto di sentirsi molto ottimista “sui fondamentali dell’economia italiana”. Poi, per dare un segnale concreto ai mercati, ha twittato: “Banche e assicurazioni possono essere fondamentali per sostenere gli investimenti nell’economia reale”, spiazzando chi ancora credeva che il sostegno finanziario alle imprese potesse venire da ferramenta e panetterie. Nel frattempo, difese da un governo così risoluto, le azioni del Monte dei Paschi continuavano a precipitare. Lunedì avevano perso il 14 per cento, ieri un altro 19,4 per cento. Azioni e soprattutto omissioni degli ultimi giorni dimostrano quanto sia facile far fallire una banca. Adesso Mps vale in Borsa 778 milioni, meno della società di Brunello Cucinelli, quello dei maglioncini di cachemire (1 miliardo).

» FRANCO MOSTACCI

MPS HA 11 MILIARDI di capita-

le, poco più di quello che imporrebbero le severe regole della vigilanza europea. Nel 2015 ha chiuso il bilancio in leggero utile. Come fa a valere 778 milioni una banca che ha 11 miliardi di capitale? Il mercato finanziario ritiene che la banca sia marcia, cioè piena di crediti inesigibili, soldi che i clienti dovrebbero restituire ma non torneranno mai, quindi cifre che figurano negli attivi patrimoniali ma in realtà non esistono. Il mercato, come ha notato Mario Seminerio nel blog Phastidio, ritiene che i bilanci delle banche siano falsi. Se i bilanci di Mps fossero davvero falsi la vigilanza europea dovrebbe ordinare all’amministratore delegato Fabrizio Viola di far partire le procedure di bail in, il salvataggio con le nuove regole che prevedono come primo atto l’azzeramento delle azioni e delle obbligazioni, e se non basta anche dei conti correnti oltre i 100 mila euro di giacenza. Ma Mps è davvero un cadavere? Dovrebbe dirlo il governo, nel caso che se ne occupasse. Facciamo adesso un salto al di là della Manica. La Bank of England, istituto centrale che la perfida Albione ha tenuto in vita non aderendo all’euro, ha fatto l’esatto contrario di ciò che sta facendo la vigilanza europea sotto gli occhi impotenti del governo italiano. Dopo aver fatto campagna contro la Brexit, segnalando agli elettori i rischi a cui si esponevano

L’ottusità delle vigilanze I geniali “stress test”. Si chiede alla banca: hai capitale per resistere a scenari drammatici? La risposta è no. E lo choc in Borsa è garantito

AL TERMINE del Consiglio europeo, il premier Renzi – dopo il no di Angela Merkel a una revisione del bail-in – ha dichiarato che “le regole sono state cambiate nel 2003 per fare un favore a Francia e Germania”, che superarono il tetto del 3% deficit/Pil, “e Berlusconi, uomo generoso, glielo consentì”. Le cose, però, andarono diversamente. Il presidente della Commissione europea era Romano Prodi e il commissario Solbes, secondo quanto previsto dal Patto di stabilità e crescita, aveva aperto una procedura per deficit eccessivi nei confronti di Francia e Germania. Successivamente, ritenendo inadeguate le misure di rientro intraprese dai due Paesi, inviò una raccomandazione al Consiglio per l’adozione di una decisione formale. Nella riunione dell’Ecofin del 25 novembre 2003, con Tremonti presidente, fu invece approvato un documento che sospendeva la procedura di rientro dal deficit per Francia e Germania, violando di fatto i trattati. Nel luglio del 2004, la decisione del Consiglio fu, infatti, annullata dalla Corte di Giustizia Ue, che accolse il ricorso della Commissione. Perché il governo Berlusconi si prodigò tanto a favore di Francia e Germania? Anche in Italia, tra il 2001 e il 2006, il tetto del 3% fu sistematicamente sforato: 2001 -3,4%; 2002 -3,1% ; 2003 -3,4%; 2004 3,6%; 2005 -4,2%; 2006 -3,6%. Solo che, allora, circolavano ben altre cifre ufficiali. Per il 2001, dopo una visita notturna in via Balbo dell’allora Ragioniere generale dello Stato Monorchio, l’Istat fissò inizialmente il rapporto deficit/Pil all’1,4%; nel 2002 al 2,3%, nel 2003 al 2,4% e nel 2004 al 3%. Quando nel 2005 si ammise che superava il 4%, la Commissione aprì la procedura di infrazione, che si concluse con il rientro del deficit all’1,5% del Pil con il governo Prodi nel 2007. Questi i fatti che non giustificano le recenti affermazioni di Renzi.

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Come lasciar fallire il Monte dei Paschi e governare felici votando leave, all’indomani del disastro il governatore Mark Carney ha reagito nel giro di poche ore con poche precise mosse. La più apparentemente incredibile è stata la decisione di abbassare dello 0,5 per cento i requisiti patrimoniali imposti alle banche. Ha fatto cioè l’esatto contrario di ciò che da tempo sta facendo la Bce. Funziona così: se una banca fa la banca, raccoglie sul mercato 100 miliardi e 100 miliardi presta. Siccome i debiti sono certi e i crediti non troppo, è bene che ogni istituto abbia una base di capitale proprio, nel caso circa 10 miliardi, per resistere agli imprevisti. Dice Carney: siccome il momento è brutto, abbasso il requisito di capitale, così le banche possono dare ossigeno all’economia. In concreto l’abbassamento dello 0,5 per cento equivale a 5,7 miliardi di sterline di minor richiesta di capitale. Ciò consente l’erogazione di credito aggiuntivo per 150 miliardi di sterline (175 miliardi di euro). La Bce ragiona esattamente al contrario. Dice al Monte dei Paschi che ha troppe sofferenze in pancia, cioè crediti inesigibili: in effetti sono 27 miliardi lordi, non poco in con-

Lavori in corso Bankitalia si era accorta dei problemi di Mps nel 2011. In foto, un intervento di manutenzione LaPresse

l - 72%

Piazza Affari Da gennaio le azioni dell’istituto hanno perso quasi tre quarti del loro valore, in due anni il 95%. Il ministero dell’Economia è socio col 4%

fronto ai 130 miliardi prestati. Ma Mps ha già salutato come perduti 17 miliardi, ma valuta di poterne recuperare ancora 10, cioè circa il 40 per cento di quei crediti. La Bce, e i mercati ovviamente le credono, reputa che difficilmente tornerà indietro più del 20 per cento. Quindi nei conti di Mps c’è un buco implicito di 5 miliardi, e la vigilanza europea ha una sola risposta: tappate il buco con nuovo capitale. TUTTO CIÒ funzionerebbe se

non fosse un cappio. Che Mps stesse male la Banca d’Italia l’ha scoperto con la consueta calma a fine 2011, mandando Viola a mettere qualche pezza a colore su bilanci e gestione. Da quasi cinque anni la banca è in cura e sembra stare meglio ma gli ispettori non sono mai contenti. Nel 2014 si sono chiesti agli azionisti 5 miliardi per mettere le cose a posto, poi gli ispettori hanno detto che non bastava, mettendo in fuga gli investitori. Nel 2015 il mai troppo lodato mercato ci ha messo altri 3 miliardi. Adesso arrivano gli stress test, altra geniale invenzione dei burocrati. Alla Eba (European banking authority) lo chiamano “esercizio”. Prendono una banca,

mettiamo Mps, e gli dicono: se il Pil del tuo Paese crollasse per tre anni di seguito e la Borsa di Milano collassasse per tre anni di seguito, avresti abbastanza capitale per resistere ai marosi? Il malcapitato Viola dà l’unica risposta possibile: no. Non è uno scherzo, il 29 luglio l’Eba dirà che Mps ha bisogno di altri 3 miliardi di capitale, e sarà un’altra Popolare di Vicenza: chi, per obbedire all’Eba, investirebbe 3 miliardi in una banca che vale poco più di 700 milioni mentre la Bce gli dice in un orecchio che sulle sofferenze c’è un altro buco da 5 miliardi? Due le possibili conclusioni. O ci inginocchiamo davanti al Dio mercato, coerentemente con lo spirito dei tempi, e allora Mps va abbandonato a se stesso e lasciato fallire. Oppure si decide che le banche sono una cosa troppo delicata per lasciarle uccidere dall’ottusità delle varie vigilanze, e allora deve intervenire in modo energico, tempestivo e riservato l’unica istituzione in grado di farlo: il governo. Mps morirà se la classe dirigente italiana non si mostrerà in grado di fare almeno questa scelta. @giorgiomeletti

© RIPRODUZIONE RISERVATA


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