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VIVA LA BREXIT

on il referendum del 23 giugno 2016 il popolo britannico votò con il 52% per uscire dall’Unione Europea, della quale aveva fatto parte per oltre quarant’anni. Tale decisione si materializzava il 31 gennaio del 2020 con la completa attuazione della cd Brexit. La cosa strana è che tale evento sembrava irrealizzabile in quanto i leader dei tre maggiori partiti, i giornali riconosciuti quali i più autorevoli come il Financial Times, il Guardian e il Times, ma anche la Confindustria e le principali banche della City si erano palesemente schierate per la permanenza nella UE. Dopo oltre tre anni dall’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea possiamo avere una chiara radiografia sul fatto che la scelta dei sudditi di Sua Maestà gli abbia portato delle positività o, al contrario, sia stato un evento negativo. Si deve doverosamente premettere che è già cambiato il sentimento generale anche alla luce di come stanno andando le cose. Infatti secondo un recente sondaggio pubblicato dal Guardian, ben il 58.5% della popolazione voterebbe ora per rimanere nell’Unione Europea. Fare una esatta analisi se il Regno Unito abbia fatto bene o meno ad abbandonare la UE è ancora prematuro ma allo stato attuale sembrerebbe però che tale evento possa essere stato un vero e proprio harakiri infatti, tra le evidenze oggettive, oltre a un incredibile aumento della burocrazia interna per lo sdoganamento dei prodotti provenienti dal resto d’Europa, a titolo meramente esemplificativo, evidenziamo alcuni tra i problemi più gravi che il Paese si trova a dover affrontare e tra questi c’è sicuramente quello della carenza di personale. La Brexit ha infatti portato a una carenza di 330mila posti, soprattutto nei settori della logistica, dell’accoglienza in generale ma soprattutto anche il sistema sanitario nazionale ha risentito del deficit di personale medico, paramedico e infermieristico. Altro effetto evidente è il crollo degli studenti della UE che si iscrivono alle università britanniche che ad oggi si è già più che dimezzato, con un forte calo degli studenti provenienti da Italia, Germania e Francia con la inevitabile conseguenza che le rette di tutte le Università per i locali hanno avuto un incremento del 40% circa. C’è poi il calo dell’esportazione britannica verso il continente che è oggi stimata in un 16% in meno rispetto a quanto sarebbe stata senza la Brexit. Ed ancora ad aver lasciato il Regno Unito sono anche tra i più ricchi banchieri della City, che ora a Londra preferiscono soprattutto Francoforte, Parigi e Milano e, in tal senso, l’Autorità bancaria europea ha certificato come il numero di banchieri che guadagnano 1 milione di euro o più all’anno sia aumentato di oltre il 40% all’interno dell’Unione. Per quanto riguarda i riscontri che ho nel quotidiano del mio Studio Legale le domande di aprire delle società a Milano che sino a prima dell’uscita dalla UE avevano la sede principale a Londra sono almeno triplicate ed ecco perché egoisticamente non posso che dire: “viva la Brexit”.

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