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GIACOMETTI - FONTANA. LA RICERCA DELL’ASSOLUTO

Fino al 4 giugno 2023

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Alberto Giacometti e Lucio Fontana per la prima volta insieme. Un progetto museale inedito che presenta l’incontro ideale e il dialogo potente fra due giganti del Novecento, grazie al confronto straordinario fra capolavori giunti dall’Italia e dall’estero. La mostra “Giacometti - Fontana. La ricerca dell’assoluto”, a cura di Chiara Gatti e Sergio Risaliti, inaugurata lo scorso 2 marzo, sarà ospitata fino al 4 giugno all’interno degli spazi monumentali del Museo di Palazzo Vecchio, in particolare nella Sala delle Udienze e nella Sala dei Gigli (dove oggi si conserva la celebre Giuditta di Donatello). Un connubio sorprendente che ci ha saputo raccontare, anche se con poetiche profondamente diverse, una inaspettata sinergia fra i due artisti. Per la prima volta è in scena l’incontro fra queste due colonne portanti del XX secolo, così distanti nelle attitudini dal punto di vista sia artistico sia umano. Lucio Fontana (Rosario, 1899 - Co- mabbio, 1968) resta più interessato ai volumi che agli effetti cromatici prodotti dai materiali; mentre Alberto Giacometti (Borgonovo di Stampa, 1901 - Coira, 1966) predilige materiali scuri che assottigliano la forma dei corpi delle sue sculture. Figure dalle indoli opposte, ma accompagnate dalla stessa magnifica ossessione, quella per l’invisibile che è dentro e fuori di noi, nella carne e nel cosmo, nelle cellule e nelle stelle. Nella Sala delle Udienze, attraverso le spigolature di terracotta dipinta di Fontana o i lavori in bronzo di Giacometti, si coglie la ricerca dei due artisti tesa al concetto di spazio. La ricerca dell’assoluto è ciò che unisce la poetica di questi due giganti. «Mentre Lucio Fontana - ci racconta Chiara Gatti che assieme a Risaliti ha curato la mostra - cercava l’infinito della vita, tra mondo naturale e spazio cosmico, proiettando la mente oltre la superficie della tela e nella trasformazione pre-logica della materia, Alberto Giacometti scrutava l’essenza dell’esserci, al di là della presenza, a partire da uno “stare sulla terra” di matrice heideggeriana, ma spogliando di ogni dato superfluo l’immagine, orfana di corporeità, sensualità, gravità, ridotta a uno stelo dell’anima, un concentrato in potenza di vita e, insieme, caducità». Le sculture di Fontana, installate nella Sala dei Gigli, evocano la natura in grosse sfere irregolari perforate da profondi buchi e fenditure: sculture eseguite in creta e successivamente fuse in bronzo. I “Concetti spaziali

Natura” (1959-60) sono volumi plastici che innescano suggestioni quasi primordiali per la ruvidezza della forma. La materia lasciata grezza - e quasi a tratti informedi “Paulette” (1938) e di “Signorina seduta” (1934) evoca il vento che modella, come una mano, la materia. Nelle sculture di Giacometti, lo spazio si carica di una forte valenza simbolica, perché identifica la solitudine dell’uomo. La rappresentazione dell’umano svela il fascino della realtà che lo circonda. Le sue figure filiformi, che si ergono su piedistalli, sono erose dal tempo. La materia, la- vorata velocemente, accentua il senso di precarietà della vita, di inquietudine e di decadenza della materia. Il direttore del Museo Novecento, Sergio Risaliti, ideatore di questo progetto, è riuscito ancora una volta a fare vivere al visitatore, oltre alla qualità dell’esposizione presso il Museo, alcune chicche di grande impatto emotivo della sua mostra in dialogo con i luoghi storici che Firenze ha la fortuna di possedere. E la connessione fra antico e contemporaneo è sempre una operazione che scatena ulteriori positive riflessioni sul visitatore.