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Commento delle Associazioni di cittadinanza

Dott. Tiziana Nicoletti

Cittadinanzattiva

Il diabete continua ad essere una delle emergenze sanitarie globali. Numeri, complicanze, riduzione della aspettativa di vita, costi sociali e sanitari ne fanno una delle patologie di rilievo per i sistemi sanitari e dovrebbero orientare sempre di più ad un investimento maggiore in prevenzione. La condizione di chi si ammala sconta le solite disomogeneità tra regioni diverse del Paese, così come l’accesso alla innovazione tecnologica. La prevenzione, anche se certamente più presente che in passato nella attenzione dei programmatori, resta una politica ancora largamente disattesa, soprattutto se valutata nell’ottica dell’health population management.

Premesso ciò, Cittadinanzattiva, intende proseguire il proprio impegno a tutela dei diritti delle persone con diabete, attraverso una serie di attività volte a conoscere principalmente se e quanto, in questi ultimi anni, gli interventi introdotti in ambito sanitario abbiano prodotto evidenti risultati a beneficio dei pazienti, in termini quantomeno di accesso all’innovazione, di empowerment e di migliore qualità della vita.

Mai come in questo periodo storico, infatti, il ruolo dell’innovazione tecnologica potrebbe risultare vincente e un importante supporto ai pazienti potrebbe dunque arrivare dai nuovi device per il monitoraggio del glucosio e dai microinfusori insulinici.

L’impegno a tutela delle cronicità è una costante nella storia di Cittadinanzattiva. Nel quadro di queste politiche si inserisce l’attenzione particolare riservata alle persone con diabete. Più volte in passato Cittadinanzattiva si è occupata del monitoraggio della qualità delle cure e dell’assistenza per i pazienti diabetici, dei PDTA specifici, della implementazione del Piano Nazionale Diabete, solo per citare alcune tappe.

La Seconda Indagine civica sul diabete, svolta nel 2021, ha confermato l’esistenza di differenze significative tra le diverse regioni nei modelli organizzativi, negli indirizzi che regolano l’accesso a farmaci e dispositivi e, in particolare, alla innovazione, nelle pratiche prescrittive, nelle politiche di prevenzione. Differenze che sono all’origine di disparità e disuguaglianze nell’accesso alle cure, e che restituiscono, ancora una volta, l’immagine di un’Italia divisa in due, tra Nord e Sud del Paese.

Eppure, ormai da dieci anni disponiamo di un Piano nazionale sulla malattia diabetica, che attende ancora di essere realizzato e ha tra i suoi elementi qualificanti anche la proposta di una impostazione comune su tutto il territorio nazionale, che dovrebbe contribuire ad assicurare maggiore omogeneità e a garantire eguale diritto di accesso, qualità e sicurezza alle cure e all’assistenza alle persone con diabete.

La stagione attuale si caratterizza poi per l’opportunità fornita dalla riorganizzazione dell’assistenza sul territorio e dalle risorse messe a disposizione dalla Missione 6 del Pnrr. La presa in carico delle persone con diabete potrebbe, o dovrebbe, rappresentare una possibilità per elaborare modelli per il rinnovamento della assistenza sul territorio.

L’Indagine ha messo a disposizione, tra l’altro, una fotografia dell’accesso alla innovazione, non sempre garantita equamente in tutte le regioni, e delle difficoltà legate agli eccessi burocratici di alcuni passaggi obbligati nella relazione tra persone con diabete e servizi sanitari. Criticità alle quali si aggiungono livelli medi di aderenza e persistenza al trattamento farmacologico poco soddisfacenti, con un gradiente decrescente tra Nord e Sud e risultati migliori, ancora una volta, nelle aree meno deprivate del Paese. Infine, non si può non fare cenno alla condizione di ragazzi e ragazze con diabete a scuola, che resta difficile e mette in seria difficoltà i genitori, costretti a perdere giorni di lavoro e talvolta a smettere di lavorare per assistere i loro figli durante le ore di lezione.

Ce n’è abbastanza per concludere che è venuto il momento di restituire centralità alle politiche per il diabete nell’ambito delle cronicità, a partire dal contesto epidemiologico e dalla sua evoluzione, ma non solo. Esigenze di integrazione e multidisciplinarietà, ruolo della prevenzione, valore della autogestione della malattia e della personalizzazione dei percorsi di cura ed assistenza, rapporto evoluto con le tecnologie, ne fanno un vero e proprio paradigma, che potrebbe contribuire a mettere a fuoco strategie efficaci per contrastare disparità e disuguaglianze e superare quella inerzia che da troppo tempo sembra essere il tratto distintivo delle politiche sul diabete.

Particolare attenzione va dedicata al rafforzamento delle capacità di self management, per quanto attiene al controllo della evoluzione della malattia e di tutti gli elementi che possono concorrere alla prevenzione delle

1https://www.cittadinanzattiva.it/progetti/14474-ii-indagine-civica-sul diabete.html possibili complicanze così come anche all’autocontrollo della glicemia, cioè il monitoraggio della glicemia attraverso strumenti appositi, è un elemento fondamentale nel trattamento del diabete, perché coinvolge il paziente nel controllo attivo della patologia, gli consente di conoscerla meglio e di valutare le conseguenze del suo stile di vita e dei suoi comportamenti, per esempio quello alimentare, garantendogli feed back oggettivi. Promuove, inoltre, una maggiore attenzione per i livelli glicemici da raggiungere e da mantenere, e rappresenta un supporto insostituibile per il medico per valutare gli effetti dei suoi orientamenti terapeutici. Infine, ma non in ordine di importanza, è uno strumento prezioso per ridurre il rischio di complicanze, prime fra tutte le ipoglicemie, e più in generale, i picchi della curva glicemica. il diabete è una malattia molto comune

Si devono rilevare, invece, criticità significative, con difficoltà ad ottenere terapie e/o dispositivi che il proprio specialista considera utili per la gestione della patologia. Le segnalazioni riguardano per lo più difficoltà di carattere burocratico, la quantità dei presidi offerta e ritardi nella loro consegna, la difficoltà di accesso ai dispositivi per il monitoraggio continuo della glicemia e la microinfusione di insulina.

Ci si attenderebbe, quindi, una attenzione da parte del SSN per il supporto a questo approccio alla gestione della malattia, in linea con le indicazioni fornite dalla quasi totalità degli indirizzi di policy e di quanto si sostiene nei corsi di educazione sanitaria per pazienti diabetici.

Società italiana di diabetologia (SID) e l’Associazione medici diabetologici (AMD), tramite la Federazione delle società scientifiche di diabetologia (FESDI) promuovono nel biennio 2023-2025, il progetto “Il diabete è una malat t ia molto comune” per evidenziare l’importanza, in particolare nelle periferie dove vivono persone più disagiate, della prevenzione e della diagnosi precoce del diabete mellito, nonchè di un equo accesso alle cure della malattia per tutti i cittadini.

Il progetto “Il diabete è una malattia molto comune” ha come obiettivo quello di promuovere campagne di screening e di prevenzione itineranti grazie al contributo di farmacisti, psicologi, infermieri dei rappresentanti di istituzioni locali.

La campagna prevede, inoltre, iniziative, a livello nazionale e locale, volte a sensibilizzare i decisori politici sulle tematiche più importanti relative al diabete mellito. Una malattia cronica che in Italia interessa circa 4 milioni di persone, alle quali vanno aggiunte circa di 1 milione di persone che è affetto dalla malattia ma non sa di esserlo, causa una mancata diagnosi.

Tra le persone con diabete, circa 3,6 milioni sono ad alto o altissimo rischio cardiovascolare e circa 1,2 milioni sono affette da malattia renale. Numeri importanti che fornendo una dimensione del problema ne rappresentano l’urgenza di un intervento a più livelli, clinico-assistenziale e politico-sanitario.

Il progetto ha ricevuto il patrocinio rispettivamente di ANCI, dell’intergruppo Parlament are Obesità e Diabete, Coni, di Feder sanità, Fof i e di Cit t adinanzatt iva, l’ordine degli Psicologi con i quali sono stati sottoscritti specifici accordi di programma.

Al progetto, al quale hanno aderito le principali società scientifiche attive sul diabete e sull’obesità, nei due anni, coinvolgerà gli oltre 2500 specialisti che operano come diabetologi, i 650 centri di erogazione specialistica per il diabete, che ospiteranno i messaggi della campagna, e, attraverso l’ANCI e le rappresentanze regionali di AMD e SID, tutte le regioni e i sindaci italiani.

Inoltre, la FESDI promuovera assieme all ’Intergruppo Parlament are Obesità e Diabete degli screening presso la Camera Dei Deputati e il Senato della Repubblica, e nei Consigli Regionali allo scopo di sensibilizzare parlamentari sui temi inerenti la prevenzione del diabete tipo 2.

Una campagna media e social accompagnerà tutte le fasi del progetto, coinvolgendo istituzioni, medici, giornalisti, persone con diabete e cittadini.

Parlare di diabete alle e con le Istituzioni rappresenta l’obiettivo primario sul quale lavorare al fine di garantire il pieno accesso ai percorsi di prevenzione e cura e di garantire cure specialistiche alle persone con una patologia di grande impatto sociale e clinico quale il diabete mellito.