Lira&Lira nr. 747

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Città ◆ [15]

gnalati sono praticamente nullatenenti – in grave difficoltà a causa della crisi – e avviare la macchina giudiziaria è quasi inutile: personalmente prima di iniziare a inviare ingiunzioni di pagamento consiglio sempre agli altri inquilini di verificare preventivamente la solvibilità degli inadempienti, per non rischiare migliaia di euro di spese legali che non danno alcun frutto”. “La maggior parte dei morosi sono stranieri - riferisce Lorenzo Vezù, titolare dello Studio Vezù -. Molti di loro sono arrivati qui quando c’era ancora richiesta di lavoro, hanno stipulato un mutuo con le banche e ora che sono stati tra i primi a perdere l’impiego non sono più in grado di far fronte né al contratto con l’istituto di credito, né tantomeno alle spese condominiali. Sono situazioni limite, con padri e madri che si trovano di fronte alla scelta se dare da mangiare ai figli o pagare le tasse e i servizi. Non nascondo che ci sia anche qualcuno che cavalca la crisi usandola come scusa per continuare a vivere praticamente gratis nei vari appartamenti, ma la maggioranza sono persone in seria e comprovata difficoltà”. Le misure adottate In ogni caso i servizi vanno pagati. Se il problema del mutuo ricade sul singolo inquilino inadempiente, le spese condominiali, invece, coinvolgono l’intero complesso residenziale e in molti casi sono gli altri proprietari o affittuari a dover corrispondere il pagamento anche per chi non può. “Finché la percentuale degli inadempienti sul totale dei condòmini è piuttosto bassa e le spese si riferiscono a pochi punti (manutenzione e amministrazione in primis) la situazione è ancora sostenibile - puntualizza Vezù -, ma diventa preoccupante nel momento in cui il

numero dei morosi cresce e magari insiste su edifici che centralizzano servizi come l’acqua o il gas: si parla di migliaia di euro per ogni singolo complesso, che non possono essere ripartite sui virtuosi in regola coi pagamenti”. “In piazza Almerico questo è ormai diventato la norma - sostiene Bertagnoli -. In alcuni casi ho rinunciato a pretendere il compenso per l’amministrazione dovuto dagli inadempienti per far sì che non ricadesse sugli altri condòmini. Per determinati edifici sono dovuto arrivare a rendere autonomi, con un’ulteriore ma definitiva spesa per gli inquilini paganti, il riscaldamento e l’acqua, così da non rischiare la sospensione del servizio centralizzato a causa di chi non corrispondeva le spese a cui era tenuto. Ho addirittura informato gli enti locali dell’alto numero di morosi che sono costretto a trattare, ma al momento non ho ricevuto risposte, come non ho avuto riscontri da quelle banche che hanno stipulato mutui con gli attuali inadempienti. Questi istituti di credito risultano in parte proprietari del bene immobiliare e quindi dovrebbero far fronte almeno ad una percentuale delle spese”. “Le banche hanno stretto i cordoni e non rilasciano fidi: così facendo non aiutano a risolvere queste situazioni rincara Vezù -. Gli edifici in cui gli appartamenti sono più autonomi trovano soluzioni come affidare la pulizia o la manutenzione agli inadempienti, cercando escamotage solidali per risolvere la questione, ma con i centralizzati ci sono in gioco servizi essenziali come il riscaldamento e l’acqua. Nei condomini di questo tipo che amministro ho fatto installare delle valvole esterne che permettano la chiusura dell’erogazione a chi non contribuisce alle spese: si minaccia di togliere il servizio senza però

gravare sugli altri inquilini e al momento funziona, dato che chi non pagava ha iniziato a farlo, anche se grazie a prestiti di amici e conoscenti”. Interrompere la fornitura di acqua e gas ai morosi è tuttavia una soluzione a breve termine, come riconosciuto dagli amministratori intervistati. Si rischiano problemi d’igiene e, al tempo stesso, si mette in gioco la sicurezza dell’intero complesso perché potrebbero essere introdotte bombole a gas o stufe a cherosene negli appartamenti lasciati freddi. “La difficile situazione di molti condomini scledensi - chiarisce Cont - è un riflesso della contrazione occupazionale. Le fasce già deboli della popolazione, stranieri in primo luogo, ne hanno fatto le spese quasi immediatamente e oggi, a distanza di qualche anno, la situazione si è fatta davvero insostenibile. Molti di loro scelgono di emigrare, fuggendo dalle spese e dai mutui”. Quelli che un tempo erano i complessi residenziali più richiesti di Schio, dunque, vivono oggi una fase incerta, acuita dalla crisi economica che ha colpito molti dei loro residenti, extracomunitari e italiani che avevano investito negli appartamenti del centro risorse legate a un lavoro che oggi è andato perduto. Gli appartamenti pignorati e messi all’asta sono in molti casi invenduti: alcuni sono sul mercato da oltre cinque anni, ma chi oggi può permettersi l’acquisto di un immobile non va a impegnare il proprio capitale in contesti “a rischio”. Chi è proprietario di più appartamenti nello stesso complesso corre ai ripari, investendo in un’edilizia a norma per disabili e anziani accompagnati da badanti: categorie sociali che pagano, in attesa della ripresa tanto sperata dell’occupazione e dei consumi. ◆


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