Spagine della domenica 19

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Copertina Sabato 8 marzo, al Fondo Verri un pomeriggio dedicato a Italo Calvino

spagine

Lecce, 2 marzo 2014 - spagine n° 0 - della domenica 19

C’erano una volta

le fiabe italiane

di Milena Galeoto

Italo Calvino in un acquerello di Tullio Pericoli

S

abato 8 marzo, al Fondo Verri di Lecce, nella rassegna Storie in scena, dalle 16.00 alle 18.00, saranno protagoniste le Fiabe italiane come tributo all’autore Italo Calvino, uno dei narratori italiani più importanti del Novecento.

La copertina di Fiabe Italiane

Era il 1956 quando uscì per la prima volta in Italia, la raccolta di fiabe italiane a cura di Italo Calvino, pubblicate da Giulio Einaudi editore, un accurato lavoro antropologico oltre che letterario,

per le tradizioni e personaggi popolari provenienti da diverse regioni italiane, contenuti in esse. La volontà di comporre un libro che contenesse le fiabe popolari italiane, spiega Calvino nella prefazione di Fiabe Italiane, nacque da un’esigenza editoriale poiché si voleva pubblicare, accanto ai grandi libri di fiabe popolari straniere, una raccolta italiana. Anche se la storia dimostra come i grandi libri di fiabe italiani, siano nati molto in anticipo sugli altri. Già verso la metà del XVI secolo a Venezia con il diffondersi di novelle e racconti in lingua dialettale. Nel Seicento, a Napoli, con i “cunti”, le fiabe “dè piccerille” contenute nel libro Pentamerone di Giambattista Basile. E ancora, nello stesso periodo, sempre a Venezia, le favole calcano il palcoscenico tra le maschere d’Arte. Furono diversi gli studiosi e appassionati di storie popolari a riportare per iscritto le storie che si tramandavano a voce, tanto che verso la metà dell’Ottocento si accumulò una montagna di narrazioni tratte dalla bocca del popolo nei vari dialetti. Ma era un patrimonio destinato a fermarsi nelle biblioteche degli specialisti, non a circolare tra la gente. E mentre questi racconti erano curati dentro dotte monografie, qualche illustre scrittore tentò di realizzare un libro di fiabe per l’infanzia e così, iniziarono ad essere narrati racconti con il suono poetico del C’era una volta… Come nella raccolta di Antonio Baldini, intitolata La strada delle meraviglie. Fu il Carducci a diffondere le narrazioni di tradizione popolare nelle scuole, inserendole nelle antologie dei ginnasi da lui curate. Riprese

poi da Gabriele D’Annunzio nella rubrica Favole e Apologhi della Cronaca Bizantina. Però la grande raccolta delle fiabe popolari di tutta Italia, che potesse essere anche un libro piacevole da leggere, non esisteva ancora. Fu questo l’arduo compito affidato a Italo Calvino che trascorse due anni non solo attraverso un meticoloso lavoro di catalogazione, rintracciando versioni e varianti delle varie storie, ma visitando dal vivo i luoghi dove erano nate. Due anni vissuti in mezzo a boschi e palazzi incantati, come lo stesso autore descrive nell’introduzione della raccolta, per immaginare come meglio raccontare la bella sconosciuta che ogni notte dormiva accanto al cavaliere. Per comprendere come misteriose magie, incantesimi, trasformazioni mostruose, avessero preso vita. Per quale motivo in quel luogo si narrava la presenza di un sortilegio, o in un altro le vicissitudini di un bizzarro personaggio. Esperienze dirette che confermarono al nostro autore italiano, la sua convinzione che l’ha guidato fin dall’inizio in questo percorso e cioè che: le fiabe sono vere. Nate da vicende umane, conservate nella tradizione contadina, dove s’intrecciano storie d’amore, persecuzioni d’innocenti, virtù che portano alla salvezza e al trionfo, la bellezza come segno di grazia e l’infinita possibilità di metamorfosi di ciò che esiste veramente. Tutto questo racchiuso in ben duecento racconti: Le Fiabe italiane raccolte dalla tradizione popolare durante gli ultimi cento anni e trascritte in lingua dai vari dialetti da Italo Calvino.


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