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Fugatti: “Con l’orso si può parlare di convivenza solo se possiamo intervenire”

delle associazioni animaliste. È stato come se la gestione dell’orso non fosse in capo alla Provincia, ma ai giudici e ad Ispra, che hanno stoppato sia l’abbattimento sia la cattura dell’orsa. E anche per questo, quando ho saputo che era stata proprio JJ4 ad aggredire mortalmente Andrea, ho provato prima una sensazione di profondo sconforto. Quindi è montata la rabbia. Oggi siamo sorpresi, come sorpresi sono i trentini, di fronte ai pronunciamenti della giustizia amministrativa dopo la morte di Andrea. Il Tar ci ha consentito la sola cattura e il decreto di abbattimento che ho firmato lo scorso 27 aprile (un atto dovuto per il completamento dell’istruttoria) è stato sospeso. La decisione collegiale dei giudici è rimandata al 25 maggio. Ma voglio essere fiducioso che le nostre istanze possano essere accolte. Sono istanze che guardano al buonsenso e non alla vendetta: guardiamo alla tutela delle persone e di tutta la comunità, oltre che degli operatori chiamati a intervenire per fronteggiare queste situazioni. Anche perché la cattura, il trasporto e il contenimento in una struttura non sono fasi esenti da rischi. Io mi auguro che le cose possano davvero cambiare, che ci sia una presa d’atto anche culturale della necessità di una gestione dei grandi carnivori seria, responsabile, efficace. E mi consenta di evidenziare come il nostro sistema in questi giorni abbia confermato la propria competenza, pur essendo stato messo ingiustamente sotto accusa.

Col senno di poi come valuta il progetto “Life Ursus” e quali sono stati i principali errori nella sua gestione?

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Life Ursus si è chiuso nel 2004, a 5 anni dal rilascio in Trentino dei primi esemplari di orso prelevati dalla Slovenia. Sarebbe troppo facile, ora, dire che questo progetto è fallito, ribadendo le perplessità che ho esplicitato a più riprese in 15 anni di attività politica. Gli orsi ci sono, crescono ogni anno mediamente di oltre il 10% e oggi superano le 100 unità, secondo i dati dei monitoraggi genetici. Lo studio di fattibilità che aveva preceduto i rilasci, aveva accertato l’idoneità ambientale di un territorio sufficientemente ampio ad ospitare una popolazione vitale di plantigradi, compatibile con la presenza e le attività antropiche nel nostro territorio, che costituiva l’obiettivo finale del progetto. L’areale doveva andare ben oltre i confini del Trentino, interessando le regioni e i Paesi confinanti. Ebbene, la maggior parte degli esemplari attualmente presente si sposta all’interno di un’area ampia circa 1.500 chilometri quadrati (pari a un quarto dell’intero territorio provinciale) e fortemente antropizzata. Il motivo? Spetta alla parte scientifica spiegarlo. Ora il nostro obiettivo è di tornare all’originalità del progetto, anche a livello numerico. Che vuol dire garantirne la sostenibilità, limitando e contenendo il numero di esemplari presenti.

Trovare una soluzione per il futuro non sarà facile. Quali azioni avete intenzione di adottare e con quali obiettivi?

In questo momento non possiamo permetterci di farci guidare dall’emotività. Teniamo la barra dritta. Innanzitutto intendiamo rimuovere tutti gli esemplari problematici per garantire la sicurezza dei cittadini, come si fa in tutto il mondo, e vogliamo continuare ad avere fiducia nella giustizia, auspicando come detto l’accoglimento delle nostre istanze.

Dunque, dopo aver prelevato JJ4, il Corpo forestale trentino è impegnato nella cattura di MJ5. In entrambi i casi Ispra aveva dato parere favorevole all’abbattimento, ma è arrivato lo stop dei giudici. Proprio a proposito di plantigradi problematici, le statistiche ci dicono che ce ne saranno altri in futuro: in un recente studio, Ispra ha stimato che tra l’1 e il 3% degli esemplari possa manifestare annualmente (ossia ogni anno da qui in futuro) segni di pericolosità o particolare problematicità. Non possiamo essere continuamente in balia dei ricorsi delle associazioni animaliste e l’area faunistica del Casteller non può trasformarsi unicamente in una struttura di contenimento di esemplari problematici o pericolosi, perché è stata progettata per svolgere la funzione di ricovero per gli animali che necessitano di cure o di riabilitazione.

Intanto andiamo avanti, affrontando il nodo degli esemplari presenti in Trentino grazie alla collaborazione fattiva del Ministero, anche se va detto che non sarà facile trovare un territorio disposto ad accettare i plantigradi in eccesso. La Provincia ha comunque presentato un percorso credibile sul piano degli obiettivi.

In che modo sarà possibile gestire una convivenza tra le attività umane e la presenza dell’orso?

Su questo parto da una premessa. Si può parlare di ‘convivenza’ solo se ci permetteranno di intervenire celermente per ridurre il numero di esemplari e di rimuovere gli orsi problematici. Le azioni diplomatiche dovranno consentire di riportare i plantigradi ad una presenza più compatibile con le attività tradizionali di un territorio di montagna come il nostro. Nel frattempo proseguiranno le diverse azioni di gestione degli orsi. Le attività agricole e zootecniche vengono difese dalla Provincia attraverso la diffusione degli strumenti utili per impedire le predazioni, come l’uso di recinti elettrificati (forniti in comodato d’uso gratuito) o di cani da guardiania - che proteggono il bestiame al pascolo - e nel ristorare i proprietari dei danni eventualmente subiti. Al fine di evitare che gli orsi si spingano nei centri abitati in cerca di cibo, sul territorio sono stati dislocati centinaia di cassonetti anti orso e proseguirà quindi la sostituzione dei vecchi bidoni.

Inoltre, il personale del Corpo forestale continuerà ad entrare in azione per le necessarie azioni di controllo e dissuasione previste dal documento di riferimento per le emergenze, il Pacobace (Piano d’azione interregionale per la conservazione dell’orso bruno nelle Alpi centro-orientali).

Proseguirà infine l’attività di comunicazione e informazione sui comportamenti da adottare nelle aree frequentate dai plantigradi, in capo ai Servizi foreste e faunistico. La convivenza con i grandi carnivori parte infatti dall’attività di prevenzione, dalla diffusione della cartellonista lungo i sentieri e dalla predisposizione dei materiali informativi elaborati in collaborazione con l’Ufficio Stampa della Provincia, che da tempo ha diffuso spot televisivi e locandine pubblicitarie. L’Ufficio Stampa si occupa peraltro della gestione dei casi critici, al fine di evitare che si diffondano notizie scorrette o parziali.