7 minute read

Approfondimento ( di A. Santosuosso

Nello specifico le piante,sono in grado di migliorare la qualità dell’aria attraverso la rimozione degli inquinanti atmosferici mediata da processi fisici e chimici: -Deposizione sulle superfici fogliari e a legno (inquinanti solidi); -Assorbimento tramite stomi (riguarda soprattutto i gas inquinanti e laCO2); -Assimilazione (riguarda soprattutto i gas inquinanti e la CO2). Questa capacità delle piante, sia alberi che arbusti, di migliorare la qualità dell’aria è già stata dimostrata in studi precedenti e per questo motivo viene suggerito un loro utilizzo per il miglioramento della qualità dell’aria in contesti urbani o fortemente industrializzati. L’efficacia nella rimozione degli inquinanti varia molto a seconda della specie, della struttura della chioma, altezza, area fogliare ecc. Anche la presenza di microstrutture come peli e tricomi (sottili escrescenze), la composizione chimica e la struttura delle cere cuticolari svolgono un ruolo decisivo. Le specie sempreverdi, al contrario delle specie caducifolie, sono in grado di catturare gli inquinanti anche durante la stagione invernale quando la concentrazione è elevata a causa soprattutto degli impianti di riscaldamento. Per contro la prolungata persistenza degli apparati fogliari, porta ad un accumulo degli inquinanti sulla superficie che può andare a determinare fenomeni di tossicità, compromettere la resistenza e l’attività fotosintetica. Per quanto riguarda le piante a foglia larga, quelle con superficie ruvida sono più efficaci nella cattura del PMxrispetto a quelle con superficie liscia grazie alla capacitàdi trattenere le particelle nelle piccole cavità.

Miglioramento microclimatico In città la presenza di vegetazione permette di ridurre il fenomeno denominato “isola di calore” che consiste in un significativo incremento delle temperature rispetto alle aree periurbane e rurali circostanti. Il fenomeno è strettamente connesso alla presenza di intense attività umane (combustioni e riscaldamento), dominanza di colori scuri e opachi che assorbono la radiazione o la immagazzinano rilasciando gradatamente calore nell’aria durante la notte, presenza di alti edifici che limitano il passaggio d’aria creando delle vie assimilabili a dei canyon e riflettono maggiormente le radiazioni solari verso la superficie. Tutti questi fattori portano ad un innalzamento delle temperature nelle aree urbane che possono essere in media di 3-4°C maggiori rispetto alle aree periferiche. Infatti, durante le giornate estive, i tetti nudi di edifici e l’asfalto, possono raggiungere temperature di oltre 65°C mentre nelle aree verdi quali parchie giardini le temperature possono essere inferiori a 30°C.

Advertisement

Funzione ecologica Le aree verdi urbane sono fondamentali peril mantenimento della biodiversità locale, formata da una gamma di habitat popolati da numerose specie di piante e animali selvatici.Gli organismi (tra cui anche le piante) che costituiscono un ecosistema apportano molteplici benefici al genere umano.Inquest’ottica le piante possono svolgere un ruolo importante nel miglioramento delle condizioni ambientali urbane e nella salvaguardia della biodiversità e quindi, nel mantenimento della capacità degli ecosistemi, anche di quelli urbani di fornire questa ampia gamma di servizi. Infatti, le piante possono creare corridoi ecologici, spazi di territorio naturali o realizzati artificialmente che includono diverse tipologie di habitat connesse tra di loro per consentire lo spostamento della fauna e lo scambio genetico tra le specie vegetali presenti.I vantaggi della vita urbana per gli animali sono riconducibili al clima mite, soprattutto in inverno, assenza dell’attività venatori, uso ridotto di pesticidi e la relativa sicurezza e tranquillità che si realizza in alcuni contesti (tetti, zone marginali all’interno di aree industriali e terreni incolti non ancora edificati) nonché dall’elevata disponibilità di cibo di origine antropica.I benefici ambientali non si riferiscono esclusivamente ai parchi alberati e alberi isolati possono ugualmente migliorare le condizioni ambientali nelle aree urbane, soprattutto se fortemente interconnessi tra di loro a formare vere e proprie infrastrutture verdi.

Per leggere l’articolo completo vai su www.foglie.tv

A cura di

Alessio Santosuosso

Dott. Agr. Alessio Santosuosso Libero professionista in Arboricoltura urbana e Architettura del paesaggio

“DOP PER MOZZARELLA GIOIA DEL COLLE SERVIRÀ A VENDITE E RICONOSCIBILITÀ DEL TERRITORIO”

INTERVISTA AL PRESIDENTE DEL GAL TERRA DEI TRULLI E DI BARSENTO STEFANO GENCO

Foglie ha intervistato il presidente del GAL Terra dei trulli e di Barsento, Stefano Genco, in occasione del riconoscimento, ottenuto dopo ben 9 anni, per la mozzarella di Gioia del Colle che finalmente e ufficialmente ottiene il marchio di origine protetta (DOP). Il gruppo di azione locale di riferimento include, oltre a Gioia del Colle, altri 7 paesi limitrofi (Alberobello, Castellana Grotte, Noci, Putignano, Sammichele di Bari e Turi), anche se il consorzio in via di formazione sta operando un allargamento del riconoscimento ottenuto a ben 25 paesi del circondario. La qualità dei nostri prodotti tipici e la sua certificazione a livello mondiale sono di grande aiuto per la valorizzazione del nostro territorio: il marchio DOP permette di commercializzare e far conoscere questi prodotti a livello mondiale, fornendo importanti vantaggi a tutta la catena di produzione, dagli allevatori ai trasformatori senza dimenticare la richiesta, sempre maggiore, da parte del cliente di avere in tavola prodotti locali di alta qualità.

Quali sono le motivazioni che vi hanno spinto a costituire questa DOP? Sicuramente, la motivazione principale risiede nella volontà di arricchimento del territorio, grazie a un prodotto particolare e tipico del luogo, che appartiene e rappresenta il nostro territorio. La zona in questione, quella del GAL Terra dei trulli e del Barsento, particolarmente vocata alla zootecnia, comprende ben 8 comuni, ma noi abbiamo voluto estendere il riconoscimento, ottenuto dopo un lungo periodo di 9 anni, ad un totale di 25 comuni del circondario. La neo mozzarella DOP incontra alcuni prodotti “rivali”, come la famosissima mozzarella di bufala campana e altre due opposizioni: una mozzarella tedesca, la Bayernland, e una americana, che mantengono come filo conduttore la mozzarella di bufala.

La qualità dei nostri prodotti tipici e la sua certificazione a livello mondiale sono di grande aiuto per la valorizzazione del nostro territorio: il marchio DOP permette di commercializzare e far conoscere questi prodotti a livello mondiale, fornendo importanti vantaggi a tutta la catena di produzione

Quali sono i punti di forza, e produttivi e commerciali? Come possiamo vedere tutti, il cibo di qualità, certificato e qualificato, viene ricercato dalla popolazione d’Europa e non solo, addirittura a livello mondiale, sempre di più. Dare un nome e cognome ad un prodotto che fino ad ora era “figlio di nessuno”, a mio parere vuol dire aver fatto un’azione buona e giusta.

Con l’ingresso della DOP, come cambiano i rapporti tra il mondo degli allevatori e i caseifici? Materialmente questi cambiamenti non si sono ancora visti perché bisogna attendere il pieno funzionamento del consorzio che stiamo costituendo. Ma sicuramente, appena questo avverrà, si tenderà a collaborare a stretto contatto con allevatori e trasformatori, evitando di generare conflitti e rivalità. Penso che, infatti, questi cambiamenti si verificheranno come fatto naturale, come

naturale conseguenza di questo riconoscimento che porta a strette collaborazioni e ad azioni di cooperazione..

Quanti caseifici e quante aziende hanno aderito? Attualmente, si tratta dello zoccolo duro, cioè di quelle aziende che ci hanno sostenuto sin dall’inizio, e parliamo di una quindicina di aziende, ma le richieste da parte dei caseifici tendono ad aumentare esponenzialmente, siamo già attorno alle 40/50 richieste. Anche in questo caso, si parla di un fatto naturale che, a catena, si verificherà, è una conseguenza logica che avverrà nel momento in cui il consorzio entrerà in funzione pienamente e partiranno le varie adesioni. Ma c’è movimento, c’è richiesta, c’è interesse per questo prodotto, e questa è la cosa più importante al momento. Quali sono i prossimi step del consorzio? Innanzitutto l’ente certificatore, CSQA, ha accettato e qualificato il prodotto. Ora si procederà, come ricordavo prima, con la costituzione del consorzio e, dopo questo, si parte. La sede sarà a Gioia del Colle e dal comune di Gioia abbiamo già avuto i locali idonei e necessari per la DOP. Non escludiamo anche la possibilità di un connubio tra la mozzarella DOP di Gioia del Colle, che rappresenta la novità e altre Dop, magari vitivinicole, perché se lavoriamo insieme, anche includendo altri ambiti, anche a livello regionale, ci sarà la possibilità di attingere ad altri fondi per lo sviluppo della pubblicità e della commercializzazione di questi prodotti tipici che sono espressione della bellezza e della bontà del nostro territorio.

Come possiamo vedere tutti, il cibo di qualità, certificato e qualificato, viene ricercato dalla popolazione d’Europa e non solo, addirittura a livello mondiale, sempre di più. Dare un nome e cognome ad un prodotto che fino ad ora era “figlio di nessuno”, a mio parere vuol dire aver fatto un’azione buona e giusta.

A cura di

Marika Romanazzi

This article is from: