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White sulla strada giusta: «La ricerca fa bene ai negozi»

L’edizione di febbraio ha potenziato l’internazionalità e la creatività delle proposte: una svolta apprezzata dai compratori italiani ed esteri, questi ultimi in crescita dell’8% rispetto a un anno fa. Una richiesta agli organizzatori: investire ancora di più su brand made in Italy specializzati nel total look

DI ALESSANDRA BIGOTTA

Con l’edizione di febbraio White|Sign of the Times ha imboccato una nuova strada, incrementando la ricerca di brand fuori dalle solite rotte e spingendo su un’offerta più internazionale, anche grazie alla nomina di Simona Severini, già socia fondatrice, a capo del team Fashion Research, Promotion and Development. Una svolta recepita dai compratori presenti al salone? A quanto pare sì. «Tra tutte le fiere, italiane ed estere, White si è ritagliato un ruolo unico, dettando contenuti e proposte stilistiche interessanti», esordisce Claudio Betti, titolare delle boutique Spinnaker in Liguria, oltre che vicepresidente di CbiCamera Buyer Italia, presente con uno spazio al Superstudio Più. «Noi compratori cerchiamo qualcosa di diverso e creativo - prosegue -. I nostri contenitori sono già ricchi di top brand e c’è bisogno di designer di rottura, che troviamo solo qui». Tra i brand che hanno colpito l’attenzione di Betti spiccano Studio Pansters, che puntando sulla pulizia delle linee propone capi dalla forte identità, Olubyi Thomas per l’originalità e Romeo Hunt per il mood grintoso e contemporaneo». Un nome, quest’ultimo, inserito nelle Secret Rooms e segnalato anche da Ludovica Carotenuto di Giordano boutique in Campania: «Efficace l’approccio chic e gender fluid di Hunt alla moda - dice -. Sempre nelle Secret Rooms mi hanno colpita i corsetti bohémien Dreaming Eli by Elisa. Scelgo inoltre Avant Toi, sia per l’abbigliamento che per l’home design, le scarpe artigianali di Calla, le borse La Milanesa (un marchio che tra l’altro è impegnato nel sociale) e le sciarpe di Faliero Sarti, più di semplici complementi. In generale apprezzo di White la ricerca di una qualità oltre gli schemi e spesso legata a valori come la sostenibilità, oltre al fatto che è un crocevia di player internazionali, a livello di compratori e di brand». Georgia Pizzi, buyer di lungo corso che dopo aver collaborato con realtà quali il Gruppo Neiman Marcus e Harvey Nichols lavora per multimarca di alto livello in aree emergenti come il Sudafrica, parla di White come di «una rassegna qualitativa che, soprattutto per gli accessori, presenta novità adatte a department e concept store ed e-shop globali: penso alle borse matelassé di Gava a prezzi competitivi, alle calzature di Mariana Mazza, ex Gucci e Dolce&Gabbana, fatte a Napoli con perle e pietre preziose, al luxury life-

Marchi internazionali a White: 1. Romeo Hunt

2. Dreaming Eli 3. Natalie&Mari dalla Moldavia

4. Zakaryan designed by Nelly Serobyan dall’Armenia 5. Gli orecchini di She Was a Free Spirit, disegnati dalla canadese Erica Donovan style di In Bed With You, fondato a Firenze da Claudio Lai e Gigi Aterini con il cashmere come materiale d’elezione, e alle “friulane” spagnole di Flabelus». Tra i designer indigeni canadesi, una delle novità dell’edizione di febbraio, Georgia Pizzi segnala Erica Donovan, artista e creatrice dei gioielli handmade She Was a Free Spirit, e la collezione romantica e femminile di Lesley Hampton. «White ha le carte in regola per fare ancora di più - conclude - introducendo nell’offerta validi brand specializzati nel total look donna made in Italy». Arriva da Copenhagen, dove è titolare del negozio Mélange du Luxe, Chris Baran, che afferma: «White è una certezza e stavolta ha accelerato sulla ricerca. Tra i miei must have, oltre a La Milanesa, De’ Hard, una scoperta, i gioielli e gli accessori fashion di Radà, Maison Co.go e le stole di Ermanno Gallamini» 

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