Curarsi con l'omeopatia

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MANUALE PRATICO

Tutti i disturbi dalla A alla Z

Un libro per utilizzare al meglio i principi della medicina omeopatica contro i malesseri più comuni. I granuli e le gocce più efficaci per contrastare dolori, infiammazioni e mantenersi in salute

Curarsi con L’OMEOPATIA

Tutti i disturbi dalla A alla Z Una guida indispensabile per star bene in modo naturale senza effetti collaterali

Curarsi con L’OMEOPATIA

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MANUALE PRATICO

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I rimedi di pronto soccorso omeopatico da tenere sempre in casa

Edizioni Riza S.p.A. - Via L. Anelli, 1 - 20122 Milano - www.riza.it

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CURARSI CON L’OMEOPATIA

Sommario Introduzione Pronto soccorso I disturbi

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• Il sistema nervoso • L’apparato respiratorio • L’apparato digerente • L’apparato circolatorio • L’apparato urinario e genitale • L’apparato muscolare e scheletrico • La pelle • La bocca • Gli occhi • Le orecchie • Disturbi dell’infanzia

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Armadietto omeopatico

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Indice analitico

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curarsi con l’omeopatia

introduzione

Cos’è l’omeopatia: un po’ di storia

L’

omeopatia è un metodo terapeutico nel quale si utilizzano sostanze medicinali di origine vegetale, minerale o animale a dosi estremamente piccole ma tali da favorire la naturale capacità di autoguarigione dell’organismo. L’origine dell’omeopatia può essere fatta risalire al padre della medicina, cioè Ippocrate (IV-V sec. a.C.). Tuttavia il fondatore ufficiale è il medico tedesco Samuel Hahnemann (1755-1843). Il termine “omeopatia” viene dal greco ed è composto da òmoios (“simile”) e pàthos (“malattia”). Ippocrate stesso sosteneva che “le stesse cose che hanno provocato la malattia la guariscono”, ossia “il simile si cura con il simile”. In altre parole, l’omeopatia cura le malattie utilizzando sostanze molto diluite, le quali, se fossero somministrate a dosi più concentrate (o normali) in un soggetto sano, produrrebbero gli stessi effetti della malattia. La medicina allopatica si basa invece su un principio contrario, dal momento che utilizza farmaci o azioni curative opposti a quelli che hanno provocato la malattia, con l’obiettivo di contrastarne i sintomi e le cause.

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Introduzione

Hahnemann, il padre dell’omeopatia Christian Friedrich Samuel Hahnemann, il fondatore dell’omeopatia, nasce a Meissen, in Sassonia, il 10 aprile 1755. Compie gli studi universitari a Lipsia e a Vienna; consegue la laurea in medicina nell’agosto del 1779 presso l’Università di Erlangen, in Baviera. Nel corso degli studi segue illustri medici e impara numerose lingue. Dopo la laurea approfondisce le conoscenze di chimica e di tecnica farmaceutica. Nel 1785 si trasferisce a Dresda, dove lavora come traduttore e dirige l’ospedale locale. Studia testi di medicina stranieri e pubblica diversi scritti sui farmaci e sui loro effetti. In questo periodo matura profondi dubbi nei confronti della medicina ufficiale e delle sue capacità terapeutiche. Rileva le nette contraddizioni tra i vari metodi applicati, l’inadeguatezza dei farmaci e le loro conseguenze spesso dannose per la salute. Preso da una profonda crisi professionale, sospende l’attività di medico. Si trasferisce a Lipsia e per mantenere la sua numerosa famiglia (composta dalla moglie e da 11 figli) si dedica alla traduzione di testi di medicina, grazie alla sua conoscenza delle lingue. Ma nello stesso tempo continua ad approfondire personalmente le ricerche sui farmaci. Traducendo la “Materia Medica” dello scozzese William Cullen, viene colpito dall’osservazione che gli addetti alla lavorazione della corteccia della china, da cui si ricava il rimedio per la malaria, fossero colpiti da febbri simili a quelle malariche. Sperimenta su se stesso questo fenomeno e comincia a formulare la base teorica dell’omeopatia: le sostanze che possono essere utilizzate per curare una malattia sono le stesse che, somministrate a un individuo sano, producono i sintomi di quella stessa malattia. Si dedica sempre più allo studio sperimentale sugli effetti delle più svariate sostanze chimiche e naturali. Nel 1796

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pubblica il “Saggio su un nuovo principio per accertare le proprietà curative dei farmaci”. Hahnemann è convinto che, per provare l’effettiva efficacia dei medicinali, l’unico metodo valido sia quello di sperimentarli sulle persone sane. Sulla base dei suoi studi riprende a praticare la professione di medico e arriva a formulare il principio della diluizione dei rimedi a dosi infinitesimali e della loro “dinamizzazione”. Sono le basi teoriche per la preparazione dei rimedi omeopatici, che vengono ritenuti tanto più efficaci quanto più sono diluiti e vengono “scossi” un numero preciso di volte per dinamizzarli e potenziarli. I suoi risultati e le sue ricerche gli procurano una crescente fama, ma anche l’ostilità dei medici e dei farmacisti, che si sentono minacciati perché produce i medicinali per conto proprio. Viene costretto a garantire che smetterà di realizzare i farmaci da solo. Ma viene sottoposto ugualmente a continui attacchi da parte della medicina ufficiale ed è costretto continuamente a trasferirsi in città diverse per poter praticare la sua attività. Nel 1810 pubblica la prima edizione del suo testo fondamentale: “Organon, dell’arte di guarire”. Continua gli studi e pubblica nuove edizioni dell’Organon e scrive il “Trattato sulle malattie croniche”. Nel frattempo aggiorna continuamente la “Materia Medica” con i risultati dei suoi esperimenti sulle varie sostanze. Nel 1831 resta vedovo e ormai quasi solo (gli restano solo 3 figli). Nel 1834 lo raggiunge in Sassonia un’aristocratica parigina malata di tubercolosi; la guarisce, la sposa e la segue a Parigi. Ottiene brillanti risultati e diffonde nel mondo le sue scoperte e le teorie dell’omeopatia, che conquistano tanti seguaci. Ma anche a Parigi solleva l’ostilità dei medici locali. Esercita la professione visitando molte persone che accorrono da ogni dove. Muore nel 1843, a 88 anni, e viene sepolto nel cimitero monumentale di Père Lachaise.

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Introduzione

La sperimentazione in omeopatia Hahnemann, nei primi scritti in cui presenta il suo nuovo metodo curativo, sottolinea la necessità di evitare le scelte casuali quando si prescrive un farmaco. Vuole che nella medicina prevalga la sperimentazione pratica invece delle teorie categoriche. Nel 1843, i medici omeopati furono i primi ad adottare la procedura sperimentale “in cieco”, che consiste nel fatto che i soggetti sottoposti alla sperimentazione, volontari, vengono divisi in due gruppi: a uno viene somministrato il farmaco, all’altro un placebo; le persone non devono sapere a quale dei due gruppi vengono assegnate. È una procedura che la medicina allopatica adottò sistematicamente solo nel Novecento. Dopo aver sperimentato di persona gli effetti della corteccia di china, Hahnemann intraprese una lunga serie di prove con molte altre sostanze, inizialmente su se stesso e poi coinvolgendo gli allievi e altri medici. All’inizio le sostanze venivano impiegate nei dosaggi indicati dalla medicina ufficiale, successivamente Hahnemann utilizzò dosi sempre più ridotte attraverso varie diluizioni. Inoltre Hahnemann sottoponeva i suoi rimedi a vigorose scosse o “succussioni”. Con questi esperimenti, scoprì che le diluizioni progressivamente maggiori erano sempre più potenti e che la loro efficacia veniva aumentata dalle “scosse”. Nella quinta edizione del suo “Organon”, Hahnemann presenta la 30 CH (la sigla CH sta per diluizione centesimale hahnemanniana) come la diluizione standard per la maggior parte dei medicamenti. Ma vari rimedi omeopatici vengono utilizzati in diluizioni differenti, sempre in seguito ai risultati della sperimentazione. Il procedimento della succussione fu in seguito chiamato “dinamizzazione”, codificato e realizzato utilizzando appositi macchinari che sottopongono la sostanza a un numero preciso di “scosse”.

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Una questione di energia vitale Hahnemann non riusciva a spiegarsi come mai i rimedi si rivelassero tanto più efficaci quanto più erano diluiti. Giunse infine alla conclusione che doveva esserci una sorta di energia nascosta nell’organismo che rispondeva alle minime sollecitazioni dei rimedi, dando al corpo la possibilità di autocurarsi. Hahnemann chiamò “energia vitale” questa forza che aiuta il corpo a mantenersi sano, coordinando le difese per difendersi dalle malattie. Se il flusso dell’energia vitale viene disturbato dallo stress, da una dieta non equilibrata, dalla mancanza di esercizio fisico, da problemi ambientali o ereditari, ecco allora che ci si ammala. La malattia è la manifestazione esterna del tentativo dell’energia vitale di ripristinare l’equilibrio. Anche la medicina allopatica riconosce la capacità di autoguarigione dell’organismo, ma vi attribuisce minore importanza rispetto a quella omeopatica, nella quale assume un ruolo centrale per la comprensione della dinamica dei rimedi e della guarigione.

In granuli La forma più comune in cui si trovano i rimedi omeopatici sono piccole sfere di lattosio impregnate di principio attivo

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