Il cervello sa come curarti

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SOMMARIO

Introduzione La voce curativa del corpo

La testa

La custode dei pensieri

Il cervello

Il re degli organi dialoga con l’anima

La psiche

Dove anima e mente si incontrano

Il sistema neuro-vegetativo L’orologio della vitalità

Il metabolismo

La fornace delle passioni

La tiroide

Il centro di comando dell’equilibrio

I capelli

Un segnale della nostra identità

Il cuore e il circolo

Il motore degli affetti e degli istinti

Lo stomaco

La fabbrica della felicità

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Il fegato

Il filtro che estrae forza dalle emozioni

I polmoni

Ci avvertono quando ci manca l’aria

Le cellule

L’universo della coscienza

Il sistema immunitario

Negli anticorpi la cura per ogni malattia

Lo scheletro e i muscoli L’architettura della libertà

La pelle

Lo specchio della salute

L’intestino

Il secondo cervello

L’apparato uro-genitale Lo scrigno della nostra vitalità

Il sangue

L’elemento primordiale per eccellenza

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INTRODUZIONE

La voce curativa del corpo

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l nostro organismo ha un linguaggio speciale che si esprime ogni giorno: saperlo ascoltare significa guarire e prevenire le patologie che ci colpiscono, migliorando davvero la nostra vita. Dalla testa all’intestino, dalle ossa alla pelle, dal metabolismo al sistema immunitario... le “voci” del corpo sono moltissime ma hanno un solo e unico modo di comunicare: sapere “leggere” questo codice significa avere in mano le chiavi della guarigione naturale. Raffaele Morelli ce lo svela, guidandoci dentro i segreti psicosomatici e aiutandoci a interpretare i nostri disturbi. Solo così la terapia diventa davvero “su misura”. Ecco un percorso che ci guiderà passo passo all’interno della geografia psicosomatica: ogni capitolo è suddiviso per aree del corpo a cui corrispondono patologie specifiche. Questo è un libro che ci aiuterà a capire il significato di ogni disturbo, il suo identikit più profondo, la chiave per “sfruttarlo” ritrovando un modo d’essere autentico e un benessere naturale. Ogni sezione è arricchita da suggerimenti pratici, dal commento di casi risolti e dai consigli diretti di Raffaele Morelli. Lo scrive lui stesso: «Che cosa bisogna fare quando ci si ammala? Nelle campagne pubblicitarie si legge spesso dell’importanza di lottare contro le malattie. La forza di volontà è importante per guarire? È così facendo, sforzandoci, che 6


attiviamo le nostre capacità di autoguarigione? Il cervello per secernere le sostanze contro i disagi, i dolori, ha bisogno che ci diciamo più volte “devo farcela”»? Lo strapotere del pensiero scientifico di questi anni ha fatto credere al mondo che le malattie vengono da alterazioni della materia vivente, mentre poca o scarsa importanza è data allo stato mentale delle persone che si ammalano. Se ci sono batteri ci vogliono gli antibiotici, se ci sono infiammazioni occorrono i preparati chimici adatti, e così via sino alla chirurgia. Tutto vero e spesso utile, ma la mente non conta? Come esiste un effetto placebo, un farmaco inerte cioè che produce guarigioni, così esistono stati di coscienza che possono profondamente cambiare le relazioni tra le molecole, tra le cellule, tra i tessuti. A seconda di come guardiamo e vediamo il mondo, il nostro sistema immunitario può combattere e sconfiggere gli antigeni, oppure venirne travolto… L’effetto placebo rivela che se una persona crede al medico che gli dà la pastiglia, arrivano effetti terapeutici, anche se il farmaco non ha nessun valore scientifico. A cosa dovremmo credere, quando ci ammaliamo? La risposta è in questo libro prezioso, un vero e proprio manifesto dei codici segreti del nostro corpo e di come interpretarli per stare finalmente bene, senza farmaci. 7


LA TESTA

La custode dei pensieri

Cefalea: un dolore che libera le emozioni

Q

uanto servono le malattie psicosomatiche per conoscere il linguaggio dell’Anima? Tantissimo. Dobbiamo imparare a leggere nei nostri disturbi le parole misteriose racchiuse nei sintomi che proviamo. Ci servirà per conoscere la nostra vera profondità. Quando vogliamo essere forti, dominanti, tenaci, quando il pensiero prende il sopravvento sui nostri veri desideri, arriva il mal di testa. Questo disturbo colpisce le donne che vogliono dirigere la loro femminilità, che vivono il piacere e il desiderio con senso di colpa e che per questo hanno paura di lasciarsi andare. «Devo sempre dimostrare che sono io quella con le palle sul lavoro, altrimenti mi scavalcano, mi trattano come un cuscino», è il racconto di Giulia (32 anni), che soffriva di cefalea da più di 5 anni. 9


Questo doversi sentire forti, questo contrarre il corpo, controllarne le espressioni e le manifestazioni emotive, ci porta dentro una rigidità che blocca la spontaneità dell’anima, che è la qualità più preziosa che possiede. Spontaneità, flessibilità, ciclicità, apertura mentale sono le doti del Femminile. Quando vengono sostituite da ostinazione, durezza, efficienza a tutti i costi, perfezionismo, spengono la dolcezza, la tenerezza e soprattutto il desiderio. Che cos’è il “pulsare” del mal di testa? Sono gli istinti che si ribellano, che reclamano attenzione, che lottano per essere presi in considerazione, accettati. Che cos’è il mal di testa? Una lotta tra vasocontrazione e vasodilatazione, tra una forza che vuole tenere sotto controllo il sangue e i suoi simboli come la passione, il desiderio, il fuoco e un’altra che invece vuole lasciarsi andare, perdere la testa, arrendersi alla vita così com’è. Proprio così. La cefalea colpisce le donne che rimuovono la loro femminilità anteponendo la razionalità all’istinto. È quello che è accaduto a Giulia. La sua durezza, il suo ipercontrollo la portava a vivere in una dimensione innaturale e a soffrire di attacchi violenti, quando tornava a casa dall’ufficio e nei weekend. Come è finita? In ogni seduta le facevo chiudere gli occhi e immaginare una donna antica, di altri tempi. Ogni volta che immaginava questa donna, via via il dolore si attenuava, fino a scomparire. Richiamava la forze ancestrali del femminile le quali, se non vengono combattute e rimosse, sono il farmaco più importante che esiste per il corpo e l’anima. Arrendersi alla sua femminilità l’ha portata a lavorare meglio e a essere donna anche sul lavoro. Nel suo caso il mal di testa se ne è andato completamente e non è più tornato. Comprendere i nostri sintomi significa avvicinarsi completamente e profondamente al centro di noi stessi. 10


IL METABOLISMO

La fornace delle passioni

Chili in più e diete, ma il piacere della vita è il vero dimagrante

M

a che cos’è questo ingrassare del mondo? Cosa ci porta a mettere su peso, ad avere la pancia, a vedere il nostro corpo espandersi? Il fenomeno riguarda solo in Italia più di 22 milioni di persone che sono in sovrappeso, di cui 9 milioni obese. Le cause superficiali, quelle che identificano i cosiddetti dietologi, sono l’assenza di moto, le troppe calorie, i cibi killer, l’eccessivo consumo di grassi, gli alcolici, ecc… Ma nella superficie non vive l’anima, che adora la profondità. Nessuno si chiede se per dimagrire dobbiamo imparare, anziché a contare le calorie come dei ragionieri, a fare le cose che interessano proprio la nostra anima, intesa in senso laico, come il luogo della nostra interiorità, del sentire degli affetti, delle emozioni, dello stare con noi stessi. Sapete quando un bambino si dimentica di mangiare? 53


Quando è preso dal gioco, quando ne è totalmente immerso, quando recita tanti personaggi, quando è incantato da una fiaba, catturato da un interesse che lo porta nel mondo della magia, del mistero. Per questo il vero gioco dei bambini è nascondino… Quante volte le mamme hanno chiamato e richiamato i “bambini incantati” per farli venire a tavola! In questa osservazione c’è il nostro vero destino per combattere l’obesità. Non si tratta di mettersi a dieta, ma di dare spazio alle passioni, agli interessi, alla creatività, alle letture che ci facciano sentire avvinti, presi, coinvolti. Una mia paziente è dimagrita quando ha cominciato un corso di teatro, che le ha fatto recitare personaggi che nella vita comune non viveva. Il nucleo accumbens, imperniato sul piacere, nel cervello è collegato ai centri della fame: meno gioia di vivere ci diamo e più compensiamo col cibo. Più la mente diventa esterna, centrata sulle cose da fare e da dire, sui bambini da portare a scuola, sul lavoro, sulle fatiche domestiche e più l’anima si sente insoddisfatta e frustrata. E cerca il piacere nel cibo. Spazio quindi alla fantasia, a perdersi negli interessi e nella creatività e spazio al desiderio, a un vita più dedicata all’interiorità e meno all’esterno e ai compiti da eseguire. E spazio al nuovo, perché l’anima adora le novità, i nuovi tragitti, i nuovi percorsi, come le donne sanno bene. Si, perché l’anima è femminile e si espande nel corpo, come accade nel sovrappeso, perché non ha abbastanza spazio per espandersi nelle cose che la appassionano per davvero. Lo sapevate che l’innamoramento fa scattare – quando è accettato e accolto, quando non è vissuto come conflitto – le più potenti capacità dimagranti? Quando ci innamoriamo scatta senza accorgersene, senza alcun progetto la voglia di perdere peso e senza dieta si dimagrisce. In questo stato il corpo trova da solo spontaneamente l’equilibrio dietetico, capace di bruciare i grassi e di alimentarsi in modo corretto. E allora? Innamoriamoci della vita. 54


IL METABOLISMO

Chi è felice rimane in forma Non buttiamo mai via le cose, accumuliamo abiti negli armadi? Ebbene una ricerca anglosassone ha evidenziato che chi svuota l’armadio e butta via abiti, golf, capi che non indossa da tempo, finisce per dimagrire senza accorgersene. Tratteniamo le cose fuori di noi? Abbiamo paura di liberarcene? La mente si convince di dover accumulare, di fare come gli orsi che mettono su il grasso per il letargo dell’inverno e finisce per dirlo al cervello che si ricorda i tempi difficili della fame del dopoguerra e, per difendersi, mette su peso. Le paure ancestrali, che ha vissuto l’umanità, vivono dentro di noi, oggi come allora. Abbiamo paura di essere abbandonati, ci sentiamo insicuri, non amati? Si attivano i centri della fame per compensare con il cibo la “fame d’amore”, che ci è necessaria più del pane che mangiamo. La nostra mente metabolizza il ricambio tra gioia e dolore. Se soffriamo troppo, se rinunciamo agli affetti, al piacere sessuale, se ci sentiamo scontenti e insoddisfatti, se soffriamo, il cervello mette in moto la bocca; come se dicesse, meglio grasso che senza il piacere di vivere: perché mangiare ci fa sentire sazi e compensa l’infelicità esistenziale. Ingrassiamo perché c’è uno squilibrio tra le calorie che assumiamo e quelle che eliminiamo. Questo è il sintomo, non la causa. L’anima ci fa riempire di dolci, di cibi salati, gustosi perché vuole che non rinunciamo alla gioia di vivere, ai piaceri della carne, e soprattutto che non perdiamo di vista la nostra unicità. E allora la partita è semplice, occorre domandarsi tutti i giorni: quanto spazio ho dedicato alle cose che mi interessano per davvero, alle cose che catturano la mia attenzione, che mi attraggono, che desidero? Il metabolismo della mente è fatto di situazioni emotive da scaricare, come la rabbia, l’aggressività, il senso di colpa, la paura, il giudizio. 55


IL FEGATO

Il filtro che estrae forza dalle emozioni

I disturbi epatici arrivano se “domiamo” la nostra vera natura

G

li antichi collegavano gli organi alle emozioni: sapevano che i nostri stati d’animo più sottili (le emozioni) non erano mai separati dalle leggi della materia, del corpo. Ognuno di noi, per quella diversità che ci caratterizza, ha i suoi sentimenti dominanti. Chi è in balia soprattutto dell’ira, chi dell’invidia, chi dell’avidità… E ognuno di noi ha un organo più debole, più fragile o comunque in primo piano. Sì, abbiamo “punti deboli” psichici e somatici. «Il mio problema è che digerisco male≥ ripetono alcuni, mentre altri sono in balia del mal di testa, o delle bronchiti ricorrenti. Lo stesso per le emozioni… C’è chi, quando si arrabbia, ha “gli occhi iniettati di sangue” e non riesce a controllarsi in nessun modo; così come conosciamo quelli che si innamorano puntualmente della persona sbagliata, per non parlare 93


di coloro che sono dominati dalla paura, che li accompagna senza alcun motivo durante la giornata. Ognuno di noi ha le sue caratteristiche emotive, sentimentali e corporee. Si parla di un “uomo di fegato”, quando ci si riferisce a una persona coraggiosa, sempre pronta a contare sulla lotta; un individuo che punta al raggiungimento degli obiettivi più con la propria forza e temerarietà che con la ragione. È diverso da colui che viene definito “uomo di cuore”, che è fatto di un altro coraggio, quello etico, quello del bene collettivo, delle generosità verso gli altri. Un “uomo di fegato” è un modo di dire, in cui si parla contemporaneamente del tessuto epatico e di un modo di essere nel mondo; in primo piano c’è il buttarsi avanti senza paura, la forza, la vita nelle sue atmosfere più primordiali, più materiali, più legate alla terra, alla vitalità del sangue. I guai si hanno quando le persone di fegato non seguono più la loro natura, quando vogliono essere formali, gentili, domare il proprio modo di pensare per adeguarsi agli altri. Però quando non si arrabbiano più, si spengono, si inaridiscono e puntualmente il fegato si ammalano; così perdono la cosa a cui tenevano di più: la forza. Allora queste persone si sentono stanche, esauste: hanno perso l’energia del fegato. Ci sono tante ragioni biochimiche per spiegare la stanchezza epatica, ma vi sono tante evidenze simboliche che mostrano come quest’organo sia il fuoco della materia vivente, quel centro vitale, imperniato sul nostro destino di uomini della terra. Se il cuore dà ritmo al sangue e il cervello ci regala la coscienza, il fegato ci ricorda che, prima di tutto e più di tutto, il nostro essere nel mondo deriva dalla capacità di trasformare le cose che vengono in contatto con noi, come ad esempio gli alimenti. Trasformare la materia vivente, purificarla, estrarne la forza e l’energia vitale, eliminare ciò che ci inquina, che 94


IL FEGATO

ci aggredisce: queste cose sa e fa il fegato. Si tratta di un’intelligenza arcaica, legata alle nostre emozioni primordiali, al nostro essere antico, di cui non dobbiamo mai dimenticare la portata. Le emozioni terrestri: come la collera, la rabbia, l’invidia, sono il fegato della vita: di loro non possiamo fare a meno e i sentimenti e le emozioni più alti non sono mai separabili da queste ultime. Se le accettiamo allora diventiamo anche “uomini di cuore” e celesti, grazie alla consapevolezza che abita il cervello. Solo coloro che conoscono le emozioni terrestri del fegato, possono puntare alle grandi altezze dell’anima.

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