Il linguaggio dei sogni

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SOMMARIO

PREFAZIONE

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In viaggio con i sogni verso il nostro destino CAPITOLO 1

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LA POTENZA DIMENTICATA DEI SOGNI L’altro modo di vedere i sogni. Affidati al cervello notturno CAPITOLO 2

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LE IMMAGINI ONIRICHE SONO LA VERA CURA Attraverso i sogni viviamo nell’infinito dei miti e delle fiabe CAPITOLO 3

IMPARARE IL LINGUAGGIO DEI SOGNI Saper ascoltare le voci interne che indicano la via

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PREFAZIONE

In viaggio con i sogni verso il nostro destino

Ogni giorno nel mio studio sento racconti di disagi, di ansie, di paure, di tristezze profonde, di angosce. Quando tutto sembra perduto, quando sembra che il paziente sia smarrito nella sofferenza che lo perseguita, quando sembra che lo psicoterapeuta non abbia più le parole giuste da dire, quasi sempre, arriva un Sogno. Secondo i neurofisiologi certi Sogni sono semplicemente scarti dell’anima, immagini che il cervello elimina perché non gli servono più, come quando ci succede di rivivere nella scena onirica gli eventi che ci sono capitati durante il giorno e che ci hanno particolarmente turbato. Molti ritengono che la stragrande maggioranza dei sogni sia del tutto casuale e che non valga la pena di perderci tempo. La mia esperienza mi ha insegnato però che la trasformazione e la guarigione del paziente spesso sono precedute e annunciate da Sogni che cambiano la loro vita. Sogni che modificano la mentalità, il modo di vedere il 6


mondo, e che sono “una chiamata del destino”. Di certi Sogni proprio non possiamo fare a meno. Non si creda, come pensano tanti, che i sogni vadano spiegati, analizzati, per trovare loro un senso razionale. Essi parlano il linguaggio delle immagini, dei miti e delle fiabe. La funzione dei Grandi Sogni è quella di curarci: sono il farmaco dell’anima. Vengono per guarirci e vengono da quel territorio senza confini nel quale i ragionamenti non servono a nulla. I Sogni che ci guariscono sgorgano dalle “energie primordiali” del cervello, sono fatti della stessa sostanza della nostra identità più profonda, sono il vero sapere che possediamo. Appaiono nelle nostre notti inattesi e sorprendenti, ci curano e se ne vanno perché tornano nella casa dell’anima. I Grandi Sogni sono Dei che ci regalano la visione del sentiero da percorrere. Bisogna imparare a guardarli e a viverli come storie e come fiabe del Senza Tempo, così facendo torneranno a trovarci per indicare la prossima tappa da seguire. Si svolge attraverso i Sogni, più che altrove, il viaggio verso la nostra essenza, unica e personale.

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Il linguaggio dei sogni

L’altro modo di vedere i sogni. Affidati al cervello notturno Perché dormiamo sei, sette, otto ore ogni notte? Non è tempo perso? E i sogni, ti sei mai chiesto a cosa servono? Come lavorano i sogni? Come lavora la notte? Certo, la notte serve a ritrovare le energie ed essere più attivo il giorno dopo. Ma questa è solo una piccola parte della realtà... Immagina che la tua vita si svolga tra due mondi: quello del sonno e quello della veglia. Che in te ci siano due persone: quella diurna e quella notturna. Per convenzione siamo portati a pensare che ciò che accade di giorno sia reale e la notte invece sia un regno di fantasie misteriose. Le cose stanno esattamente al contrario.

Ti porta nella notte La notte non è una parentesi tra un giorno e l’altro e non è un’area di ristoro: è “l’altra vita” che vivi, quella in cui il tuo essere profondo svolge il suo lavoro nel buio per realizzare te stesso. Quale lavoro fa la notte dentro di te? Innanzitutto produce l’oblio: ti fa dimenticare chi sei. La notte vuole mandare via Marta, Sergio, Anna, Francesco... Vuole cancellare 10


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l’identità di superficie. Nel sonno infatti non ti ricordi dei tuoi pensieri, delle tue opinioni, dei tuoi dubbi, non ci ragioni sopra, non hai progetti, a volte non sai più nemmeno se sei un uomo o una donna. Perché al tuo essere profondo, al tuo nucleo non importa chi pensi di essere, che vita conduci, se sei vicino o lontano dal realizzare i tuoi progetti di vita o se hai successo oppure no: lui fa scendere la notte e ti fa addormentare.

Al cospetto di una Dea Nella tradizione antica le avevano dato il nome di Ecate, una divinità a due volti, spettrale e feconda, che crea e distrugge e che, mentre ti annienta, “lavora” per farti rinascere. Questa “signora della notte” è in contatto con la tua vera essenza, sa cosa ti serve davvero: per questo ti visita e ti regala visioni, ti dona consigli, ti fa intuire soluzioni che sono al di là delle tue capacità nello stato di veglia. Il lavoro della notte consiste nel farti entrare in uno stato di coscienza diverso, in un territorio più profondo. Le soluzioni vengono sempre dalla notte. Noi ci maceriamo per anni costruendo castelli mentali intorno ai nostri problemi. I bambini invece piangono e poi ridono di nuovo nel giro di pochi minuti. Come fanno? Sanno dimenticare le cose di superficie, perché sono vicini a qualcosa di più profondo, ai poteri della notte. Impara a evocarli anche tu. I bambini sono maestri di oblio: il genitore pensa di farsi spiegare le cose, chiede in continuazione «come è andata la giornata?». Vorrebbe che parlassero di sé come fa un adulto: «Di’ alla mamma chi ti ha fatto del male! Cosa ti hanno 11


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detto?». I bambini non ne parlano: quando c’è una cosa che li ferisce piangono e poi basta, non ne parlano più. Non vogliono rispondere, sono già oltre, sono nel momento presente. E quando piangono, dopo dieci minuti hanno dimenticato. Se dai spazio all’oblio ritrovi i codici del mondo interno e attivi le tue capacità profonde, che trovano da sole le soluzioni. Nei sogni e in alcune fantasie si affacciano a volte immagini simboliche che racchiudono un sapere senza tempo, quello della nostra identità profonda. Se le tieni vicine ti aiuteranno a ricentrarti su di te. Ognuno di noi possiede delle “immagini guida” che ci vengono a trovare nei momenti di sconforto o quando abbiamo perso di vista la nostra strada. Arrivano di notte, nei sogni: immagini che vengono da un lontano passato, simboli, scene significative, personaggi mitici, animali fantastici o incontri importanti di cui avevamo perso il ricordo… Vanno a toccare corde profonde, capaci di smuovere emozioni sepolte, magari di inquietarci e di farci vedere la nostra vita da una prospettiva totalmente diversa. Altre volte le immagini si affacciano spontaneamente anche in stato di veglia: le incontriamo in un quadro, o in un libro, o in una fantasia a occhi aperti… Sognando, e a volte anche fantasticando, entriamo in contatto con un mondo parallelo dove niente è come sembra e tutto può cambiare da un momento all’altro. L’immagine, soprattutto, aiuta a saltare il labirinto dei pensieri in cui restiamo impantanati: così come questi sono schiacciati sul mondo del visibile e sono inefficaci, perché girano a vuoto e non sanno 12


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dove attingere le soluzioni ai problemi, così le immagini sono profonde, immediate e colpiscono nel segno in modo sicuro e preciso perché provengono da un mondo invisibile, ma essenziale: la sorgente del nostro essere, della nostra unicità. Le immagini provengono dal volto essenziale che è già scolpito dentro di noi. È importante accoglierle e anche stimolarle, perché possono spiazzare, meravigliarci, farci vedere le cose come fosse sempre la prima volta. Se impariamo a metterle in primo piano e ci facciamo condurre da loro saranno delle ottime alleate per tornare al centro di noi stessi.

Le immagini sono l’alfabeto della tua lingua originaria Esiste una porta per il mondo interno? Sì: è quel buio che c’è dentro agli occhi chiusi. Nel buio le immagini prendono vita. Osservale: sono l’alfabeto del tuo nucleo più profondo. Quando sogniamo, ricordiamo o evochiamo un’immagine, questa svolge sempre una funzione e spesso ci indirizza e ci guida nei percorsi della vita: «Non sapevo che decisione prendere e ho sognato mio nonno che mi dava un consiglio». Ma ci sono anche immagini che se evocate possono ingabbiarci: «Non riesco a stare bene, penso sempre a lui che mi ha lasciato». Raffaele Morelli

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Oggi non c’è spazio per i sogni Dei nostri sogni notturni ci si dimentica sempre più in fretta. La mattina, quando ci svegliamo, la quotidianità si fa largo sgomitando in modo prepotente e non lascia spazio al ricordo di quello che abbiamo sognato. Inizia la grande corsa giornaliera, incombe il pensiero delle cose da fare, degli impegni di lavoro... Non c’è tempo di ricordare i sogni notturni. Quando in psicoterapia si domanda a un paziente se ha un sogno da raccontare, sgrana gli occhi e risponde che non sogna più da molto tempo. In realtà non è vero, perché i sogni arrivano comunque a visitarci, ma non li tratteniamo nella memoria, perché diamo sempre meno importanza alla sfera onirica. Così come diamo sempre meno rilievo alla funzione immaginativa, cioè alla capacità di lasciar scaturire le immagini dal nostro profondo, di osservarle e di trarre indicazioni da esse. Questa perdita comporta un allontanamento dalla nostra essenza più vera, vissuta sempre di più come un estraneo. La parte razionale di noi ha avuto uno sviluppo ipertrofico, a discapito della nostra dimensione più profonda. Si è venuta a creare una frattura tra l’Io che domina con il pensiero razionale e la parte non razionale di noi: gli affetti, i sentimenti, le emozioni e le immagini. Così i simboli e i sogni sono sempre più relegati sullo sfondo. Se siamo orientati solo sulla ragione, sulla ricerca continua di una spiegazione, di un nesso di causalità, ci troveremo a considerare straniere tutte le funzioni espresse dal nostro mondo interno. Eppure le immagini che appaiono nei sogni non sono casuali: svolgono sempre una funzione. Gli antichi davano loro grande importanza, come premonizione del futuro. La psicanalisi freudiana li ha analizzati profondamente, ma alla ricerca di un significato razionale più che della loro forza evocativa che viene dalla nostra essenza interiore, dal “seme” che è in noi. È questo il significato da riscoprire oggi: esiste un mondo sottile in cui la sostanza del sogno è assai concreta e ricca di significati tutti da cogliere. 14


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Perché sogniamo? Nel sogno spazio e tempo perdono il loro abituale valore, le leggi della logica si allentano e cedono il posto a un’infinita libertà espressiva, grazie alla quale il sogno è un’opera creativa. Ma cosa sono esattamente i sogni, e perché sogniamo? Il tema ha affascinato l’uomo da sempre. Secondo la neurobiologia, i sogni sono frutto del caso e non hanno altro significato se non quello di un processo biochimico del cervello. Essi nascono infatti dall’attivazione casuale di alcune aree del cervello. Ciò determina l’emergere di immagini ed emozioni, alle quali la corteccia cerebrale tenta di trovare un senso assemblandole in un insieme, costruendo una trama. I sogni, secondo questa interpretazione, non avrebbero alcun valore simbolico, la loro assurdità e incoerenza deriverebbero semplicemente dal modo in cui i vari elementi vengono legati insieme.

Cosa accade durante il sonno Il sogno è una sorta di territorio di confine per il nostro cervello, diverso tanto dalla veglia quanto dal sonno. Si calcola che la nostra mente passi ogni notte almeno un’ora e mezza a sognare. La fase del sonno in cui compare il sogno è detta fase REM (Rapid Movement Eyes) o sonno paradosso, chiamato così poiché mentre il corpo è immobile, gli occhi compiono rapidi movimenti e l’attività cerebrale è molto simile a quella dello stato di veglia. Di norma si inizia a sognare dopo circa 70-90 minuti dall’addormentamento; con l’avanzare della notte le fasi REM si allungano e diventano più frequenti, ripetendosi all’incirca a intervalli di 90 minuti. Nella fase REM il cervello lavora tanto intensamente da consumare una quantità di ossigeno superiore a quella necessaria da svegli per risolvere un difficile problema matematico. Nelle fasi non REM i ritmi del cervello raggiungono invece il 15


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minimo dell’attività. L’80% dei soggetti svegliati in fase REM riferisce sogni vividi e movimentati, mentre se destati nelle fasi non REM del sonno soltanto il 40% dei soggetti racconta di stare sognando. Di solito al risveglio noi non ricordiamo che una minima parte dei sogni che facciamo, in genere il più recente.

Erano accolti come messaggi degli Dei Nell’antichità, i sogni erano considerati come messaggi inviati all’uomo dal mondo soprannaturale, per avvertirlo di determinati eventi. Tale credenza era diffusa nella cultura greca e romana, dove l’interpretazione dei sogni veniva chiamata “oniromanzia”, ed era privilegio di pochi indovini specializzati. Ma anche nell’antico Egitto le visioni oniriche venivano ritenute delle premonizioni sul futuro; per questo motivo i sogni venivano volutamente provocati per mezzo di una serie di pratiche magiche. Gli antichi erano convinti dell’esistenza di uno “spirito” totalmente diverso dal corpo materiale; credevano in un’anima invisibile, che rimane sveglia anche durante il sonno. Mentre il corpo è assente e come morto, l’anima mette in scena le immagini che vengono direttamente dal mondo misterioso degli Dei. L’interpretazione dei sogni spettava al grande Augure, che faceva da tramite tra il linguaggio degli Dei e quello degli uomini. Egli riusciva, “leggendo” le immagini e la trama dei sogni, a formulare pronostici relativamente a eventi futuri. Nel corso dei secoli questo modo di vedere i sogni come una finestra sul futuro ha lasciato tracce nella cultura popolare e ancora oggi essi vengono letti come premonizioni di quello che potrà avvenire. Il sonno resta però per noi un territorio misterioso, in cui la coscienza razionale ci ha abbandonato; ha ceduto il posto a una misteriosa essenza “notturna”, che fa affiorare immagini strane e senza apparente senso. Facciamo fatica ad accettarle come espressione di noi stessi, perché abbiamo perso la capacità di interpretarle. Preferiamo non ricordarle e dimenticare subito i sogni. 16


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