I miracolosi prodotti dell'alveare

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P R A T I C A

Giuseppe Maffeis

IL LAVORO INCESSANTE DELLE API CI REGALA DELLE SOSTANZE DALLE INCREDIBILI PROPRIETÀ: MIELE, PROPOLI, POLLINE E PAPPA REALE. NEL LIBRO NE DESCRIVIAMO LE CARATTERISTICHE, LE VIRTÙ E IL MODO MIGLIORE PER SFRUTTARLE NELLA CURA DELLA SALUTE E DELLA BELLEZZA. IL MIELE DONA ENERGIA, ALLEVIA I DOLORI, PROTEGGE DALLE INFEZIONI E DEPURA L’ORGANISMO. LA PROPOLI DIFENDE DA VIRUS E BATTERI, RIDUCE LE INFIAMMAZIONI E CURA LE FERITE. IL POLLINE STIMOLA MEMORIA E CONCENTRAZIONE, RAFFORZA LE DIFESE E COMBATTE LA DEBOLEZZA. LA PAPPA REALE RIDUCE LA STANCHEZZA MENTALE E FISICA, ATTENUA I DISTURBI DIGESTIVI E MANTIENE MORBIDA E LUMINOSA LA PELLE.

G U I D A

RIZA

I MIRACOLOSI PRODOTTI DELL’ALVEARE

I MIRACOLOSI PRODOTTI DELL’ALVEARE

Giuseppe Maffeis

G U I D A P R A T I C A

I MIRACOLOSI PRODOTTI DELL’ALVEARE

MIELE, POLLINE, PROPOLI E PAPPA REALE RIGENERANO IL CERVELLO, IL FEGATO E LA PELLE SALUTE • Alleviano i bruciori gastrici • Cicatrizzano le ferite • Ti ricaricano di energia

PREVENZIONE • Spengono le infiammazioni • Curano bronchite e mal di gola • Eliminano i batteri

BENESSERE • Riducono lo stress e l’ansia • Ringiovaniscono la pelle • Stimolano la mente

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Giuseppe Maffeis

I MIRACOLOSI PRODOTTI DELL’ALVEARE mIele, pollINe, propolI e pappa reale rIGeNeraNo Il cervello, Il FeGato e la pelle

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I miracolosi prodotti dell’alveare Editing: Giuseppe Maffeis Progetto grafico: Roberta Marcante Foto e illustrazioni: Fotolia, 123rf © 2016 Edizioni Riza S.p.A. via Luigi Anelli, 1 - 20122 Milano - www.riza.it Tutti i diritti riservati. Questo libro è protetto da copyright ©. Nessuna parte di esso può essere riprodotta, contenuta in un sistema di recupero o trasmessa in ogni forma e con ogni mezzo elettronico, meccanico, di fotocopia, incisione o altrimenti senza il permesso scritto dell’editore. Le informazioni contenute nella presente pubblicazione sono a scopo informativo e divulgativo: pertanto non intendono sostituire, in alcun caso, il consiglio del medico di fiducia.

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sommarIo

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INtrodUZIoNe

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Il mIele Nel passato e oGGI

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Il mIele per la salUte

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Il mIele per la BelleZZa

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la propolI peNIcIllINa NatUrale

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Il pollINe polvere della vItalItÀ

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la pappa reale FoNte dI eNerGIa

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I prodottI dell’alveare

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INtrodUZIoNe

Insetti indispensabili e i loro preziosi prodotti

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robabilmente non fu Einstein a formulare la celebre “profezia sulle api” che gli viene attribuita: «Se un giorno le api dovessero scomparire, all’uomo resterebbero soltanto 4 anni di vita». Ma ciò non toglie rilievo a questa affermazione, perché se davvero le api dovessero sparire del tutto, l’uomo perderebbe gran parte delle specie vegetali di cui si nutre e con cui alimenta gli animali che alleva. Secondo la Fao (l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) 71 delle 100 colture più importanti a livello mondiale vengono impollinate dalle api e dagli altri insetti (come le mosche, le farfalle e i bombi), e il 35% della produzione di cibo su tutto il pianeta dipende proprio dall’opera di impollinazione. Se le api continueranno a diminuire, presto potrebbero scomparire molti degli alimenti oggi presenti sulle nostre tavole. Rischierebbero di cessare le produzioni di frutta, ortaggi, foraggi per animali, piante officinali e anche di vegetali usati per scopi industriali, come il cotone.

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I prodottI dell’alveare Molti prodotti indispensabili alla vita di tutti i giorni dunque scomparirebbero insieme alle api. E purtroppo il rischio che questi preziosi insetti possano estinguersi non è del tutto remoto e improbabile. Negli ultimi anni infatti, in Europa è deceduta una percentuale molto elevata di api: circa il 20%, con punte addirittura del 50% in alcune zone.

Una moria di api Lo spopolamento improvviso di intere colonie di api ebbe inizio a partire dai primi anni di questo secolo negli Stati Uniti, dove il fenomeno fu chiamato CCD (Colony Collapse Disorder, ovvero Sindrome del Collasso della Colonia). Cominciò una moria di api di proporzioni mai viste in precedenza. La “strage” di api si è in seguito diffusa anche in Europa: improvvisamente le api di una colonia scompaiono in maniera inspiegabile, vanno a morire lontano dall’alveare, mentre nelle arnie si trovano ancora molte larve in buone condizioni, il miele è abbondante e la regina continua a deporre le uova. La causa più probabile di questo vero e proprio spopolamento è un avvelenamento da sostanze chimiche utilizzate in agricoltura. Sotto accusa è in particolare una classe di insetticidi antiparassitari, i neonicotinoidi, che da qualche anno si stanno diffondendo sempre di più in agricoltura. Anche in Italia gli apicoltori hanno dovuto registrare una vera e propria decimazione delle proprie api. In particolare nella primavera del 2014 si è verificata la

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INtrodUZIoNe scomparsa di numerose famiglie di api, avvenuta soprattutto in coincidenza con la semina di mais e di barbabietola e con i trattamenti antiparassitari legati alle coltivazioni intensive. Se l’ape che sta raccogliendo il polline passa in una zona in cui sono stati distribuiti i prodotti chimici per proteggere i semi dai parassiti, si rischia lo spopolamento dell’alveare o la morte rapida di molte delle api stesse (i neonicotinoidi provocano una mortalità quasi totale, entro le 24 ore). Da tempo i ricercatori e gli apicoltori hanno sollevato questo problema, e l’Unione Europea ha posto delle restrizioni agli agricoltori sull’uso di questi antiparassitari, che però continuano ad essere sparsi sui campi e sui fiori, sui quali poi si posano le api per raccogliere il nettare.

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I prodottI dell’alveare

tanti “nemici” per gli alveari Le insidie che minacciano le api e gli apicoltori sono tante. Oltre all’uso di antiparassitari, concimi chimici e diserbanti, un’altra piaga letale è costituita dagli insetti predatori e dai parassiti; uno dei nemici storici delle api è la varroa, un acaro parassita che infesta l’alveare e provoca la morte di tutta la colonia. Oggi ci sono altri pericoli incombenti e gravi. Nelle regioni meridionali italiane si sta diffondendo l’Aethina tumida, o “piccolo coleottero degli alveari”, che si nutre di polline e miele, li fa degradare e diventa un parassita dell’alveare, fino a far morire tutte le api. Per tentare di eliminarlo molti apicoltori hanno bruciato le arnie, ma anche questo metodo radicale non è efficace. In Liguria invece è arrivata dalla Francia la Vespa velutina, un calabrone asiatico che fa nidi enormi attaccati agli alberi e mangia le api. La vita delle api e la produzione di miele risente anche dell’andamento climatico: le piogge, la siccità, l’eccessivo calore o la rigidità improvvisa delle temperature possono provocare la morte delle api o influire sulla fioritura e quindi sulla quantità di nettare che si raccoglie, come è accaduto nel 2014, quando il pessimo clima e la moria di api hanno quasi dimezzato la produzione del miele. C’è poi anche la piaga dei furti degli alveari; spariscono interi gruppi di arnie, che vengono caricate su camion e portate via, con un danno enorme per gli apicoltori, tanto che molti di loro hanno deciso di dotare le loro arnie di dispositivi Gps per poterle rintracciare in caso di furto.

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INTRODUZIONE

La qualità del miele italiano Queste insidie rischiano di ostacolare e rendere più difficile il lavoro degli apicoltori, che negli ultimi anni ha raggiunto in Italia altissime vette di qualità. Il miele italiano infatti è tra i più pregiati al mondo, perché le nostre api sono tra le migliori (e sono infatti molto richieste anche all’estero) e perché i nostri apicoltori si sono specializzati nella produzione di molti mieli detti “monoflora”, cioè ricavati in prevalenza dal polline di un solo tipo di fiore. Per produrli gli apicoltori spostano di notte gli alveari nelle zone in cui sta avvenendo la fioritura di una particolare specie di piante, in modo che le api possano raccoglierne il nettare. Possono così produrre mieli molto specifici, dalle caratteristiche ben precise di colore, gusto e qualità organolettiche e dalle proprietà salutari particolari. Perché il miele non è soltanto un concentrato di zuccheri, ma contiene anche numerose sostanze dotate di proprietà terapeutiche. Il miele infatti contrasta l’invecchiamento, protegge il cuore, stimola lo stomaco e il fegato, combatte anemia e debolezza, rinforza le ossa, regolarizza l’intestino, dà energia e vitalità, riduce le infiammazioni, cura le vie aeree e la pelle, uccide i batteri. Molti apicoltori italiani inoltre hanno scelto la strada del metodo biologico, che offre un’ulteriore garanzia sulla qualità del loro miele e sull’assenza di contaminazioni chimiche. E hanno allargato il ventaglio dei loro prodotti: non solo miele ma anche propoli, pappa reale e polline, le altre sostanze elaborate dalle

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I PRODOTTI DELL’ALVEARE api e dotate di prodigiose virtù. Gli apicoltori singoli e i consorzi di allevatori, realizzano poi anche molti altri alimenti o rimedi naturali, combinando ad esempio i prodotti dell’alveare con la frutta.

Allevatori molto particolari Gli apicoltori hanno una caratteristica che li differenzia sostanzialmente da tutti gli altri allevatori: non uccidono e non sfruttano i loro animali, anzi fanno di tutto per prolungare la loro vita. Con l’avvento dei moderni alveari infatti, il miele viene prelevato dai favi senza uccidere le api stesse o le larve, come avveniva in passato. Le api non sono addomesticate né addomesticabili, per cui gli apicoltori si sono dovuti adattare alle loro necessità e caratteristiche. Essi devono assecondare le esigenze delle api nei vari momenti dell’anno, comprendere i loro cambiamenti, sentire insieme ad esse quando sta per arrivare la fioritura e interpretare tutti i segnali della natura, per permettere loro di produrre miele di qualità. Gli apicoltori vivono quindi quasi in simbiosi con le api, le osservano, le ascoltano e imparano a capirle. Le api hanno da sempre affascinato il genere umano, che da secoli studia la loro incredibile organizzazione e solo di recente sta comprendendo esattamente come si svolga la loro vita e la loro attività. Una colonia di api costituisce nel suo insieme un “super organismo” in cui le operaie sono l’apparato di manutenzione e nutrimento, mentre la regina e i fuchi

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INtrodUZIoNe rappresentano invece l’apparato riproduttivo. Volando di fiore in fiore le api bottinatrici prelevano il nettare che serve per produrre il miele di cui l’intera colonia si nutre. Nella corolla dei fiori raccolgono però anche il polline, che resta loro attaccato e viene portato su altre piante, che vengono così fecondate. In un solo giorno le api di un alveare possono visitare fino a 225.000 fiori; per produrre 1 kg di miele le api volano per circa 150.000 km.

l’attività nell’alveare Uno sciame di api può comprendere fino a 60.000 individui. All’interno della “famiglia” di api le incombenze sono distribuite in modo preciso fra tutti i componenti e questo permette la sopravvivenza del gruppo. Lo sciame è composto da una regina, molti fuchi (i maschi) e tantissime api operaie.

l’ape regina - È molto più grande delle operaie, nasce da un normale uovo, ma dallo stadio di larva alla morte viene nutrita sempre con pappa reale. È l’unica femmina fertile dello sciame ed è destinata a deporre continuamente le uova, fino a 3.000 al giorno. Può vivere fino a 5 anni ed è assistita costantemente da una decina di api operaie che la nutrono. Viene fecondata una sola volta nella vita da uno o più fuchi nel corso del volo nuziale, che avviene durante i primi 10-15 giorni dopo la nascita. Conserva il seme dei fuchi e lo utilizza per fecondare in tutto circa un milione di uova nell’arco della sua vita.

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I prodottI dell’alveare

I fuchi - Nascono da un uovo non fecondato e sono più grossi di un’ape operaia ma meno della regina. Nell’alveare ce ne sono fino a 4.000. L’unica attività che svolgono è fecondare la regina durante il volo nuziale; non partecipano alla raccolta del nettare e del polline. Le api operaie li allontanano dall’alveare a fine stagione estiva e vengono lasciati morire. Vivono fino a 50 giorni.

le api operaie - La larva nasce da un uovo fecondato, deposto dalla regina in una celletta, e viene nutrita con pappa reale per i primi tre giorni e poi con miele e polline. È femmina, ma sterile. Dopo 21 giorni dalla celletta esce l’ape operaia. Dal 1° al 3° giorno di vita pulisce le celle e i favi con la propoli. Dal 3° al 10° nutre le larve con miele e polline prelevati dai favi e produce la pappa reale. Dal 10° al 15° giorno fa voli di ricognizione, ma lavora ancora dentro l’arnia. Dal 10° al 18° giorno produce cera e costruisce i favi. Dal 18° al 21° fa la guardiana all’ingresso e usa il pungiglione per difendere l’arnia. Dal 21° giorno fino a quando muore (entro poche settimane) fa la bottinatrice e raccoglie nettare, polline, propoli e acqua. La durata della vita di un’ape operaia cambia in base alla stagione in cui nasce: d’estate dura in tutto 45 giorni circa, se nasce d’autunno può durare fino a sei mesi.

la raccolta del miele - Le api bottinatrici in primavera raccolgono nettare e polline, cominciando a produrre il miele e a riempire l’alveare di provviste. La regina depone un numero sempre crescente di

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INtrodUZIoNe uova, dalle quali nascono migliaia di api. L’apicoltore mette sopra le arnie il “melario”, dove le api porteranno le scorte di miele. Quando i favi sono pieni e il miele è maturo, le api chiudono le cellette con un tappo di cera. L’apicoltore preleva i melari, toglie gli opercoli di cera e mette i favi nella centrifuga, che ruotando fa uscire il miele dalle cellette. II miele viene poi passato in un filtro e lasciato a decantare prima di essere messo nei vasetti, pronto per il consumo.

I prodotti delle api e le loro virtù In questo libro descriveremo le caratteristiche e le proprietà dei prodotti dell’alveare. Ci soffermeremo in particolare sul miele, passando in rassegna la sua storia, i diversi tipi di miele, i criteri utili per la scelta, le virtù di questa straordinaria sostanza e i modi per usarla nella cura della salute e della bellezza. Lo stesso faremo anche per la propoli, il polline e la pappa reale, dotati anch’essi di incredibili proprietà, molte delle quali ancora poco note. Questo consentirà di apprezzare ancora di più lo straordinario lavoro delle api, di valorizzarlo e di sfruttarlo meglio. E servirà forse anche a diffondere un maggiore rispetto per questi insetti, in modo che vengano salvaguardati e protetti, perché la loro scomparsa, lo ribadiamo, metterebbe a rischio la vita dell’uomo stesso.

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