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Società Solidale n. 4-2019

36 | Società Solidale | N. 4 / 2019

STORIE SOLIDALI

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IL SOGNO DI GIOVANNI: il mio bagaglio per creare un centro di terapia di eccellenza multi disciplinare polifunzionale

Anche su questo numero di Società Solidale raccontiamo una storia di rinascita, di risalita, di speranza. Portiamo alla luce il vissuto di persone che operano nella solidarietà. Non soltanto una testimonianza di volontariato, ma la narrazione di un protagonista della vita quotidiana che ha superato una barriera o vissuto in modo speciale una sfida.

Giovanni ci è venuto a trovare in sportello ad Alba. Ha poi partecipato all’incontro di formazione per costituire una nuova associazione che si è svolto a Bra lo scorso 21 ottobre. La sua determinazione e il suo entusiasmo ci hanno appassionati. Così gli abbiamo chiesto di raccontarci la sua storia.

Giovanni raccontaci quando e dove sei nato e come si svolge la tua vita. Premessa: ringrazio di questa bella opportunità, lo reputo sempre un dono il poter condividere la mia esperienza con tanti…

Sono nato il 29 marzo 1969 a Dogliani (Cuneo). Per chi non mi conosce sono Giovanni appunto, abito a Dogliani in mezzo a colline rigogliose di vigneti con colori e atmosfere a dir poco incantevoli. Dall’età di 2 anni e mezzo (ora ne ho 50) sono in carrozzina con difficoltà di movimento e di parola. Con l’aiuto dei miei genitori non mi sono mai arreso e come leggerete dopo ho anche grandi progetti. Ho due fratelli entrambi più giovani di me: Claudio con una lieve spasticità alla parte sinistra, è sposato con due bimbi favolosi, guida la macchina e lavora normalmente... Infine Marco più o meno nella mia stessa condizione fisica. Purtroppo la nostra malattia è sempre rimasta un mistero, siamo infatti stati da dottori di vari settori, ma nessuno è riuscito a farci una diagnosi esatta. Abbiamo ancora mamma che ci aiuta in quello che può. Attualmente la mia vita si svolge

in minima parte con la famiglia in casa, sono molto impegnato fuori soprattutto per terapie varie. Sono un tipo allegro e anche “testone”, voglio far cose che mi facciano star bene e che mi aiutino a migliorare: a scanso di equivoci e nonostante la condizione fisica in cui mi ritrovo, ci sto riuscendo. Tra il resto mi occupo pure di diritti dei disabili. Questo campo mi appassiona tanto davvero Fino ad un anno fa lavoravo in una cooperativa sociale di Alba con un lavoro di aiuto segretario, contabile e programmatore ma poi a fine 2018 ho scelto di licenziarmi perché intanto mi stancavo troppo e poi l’ambiente non mi piaceva più,

infine forse volevo dedicarmi più al mio benessere...

Che cosa ti dà forza ogni giorno? Sicuramente una grande, costante, intensa fede in Dio, ma poi una fitta rete di amici che mi segue e mi aiuta nei miei vari passaggi.

Quali sono state le maggiori difficoltà che hai incontrato sul tuo cammino? Direi soprattutto la scuola perché ai tempi in cui l’ho freguentata io non si era ancora così aperti verso la disabilità e molti professori non erano tanto avvezzi verso le tecnologie che potevano supportarmi, comunque con fatica sono poi riuscito a diplomarmi perito informatico all’Itis di Fossano. Durante questi anni ho però avuto modo di conoscere una proposta che ha rivoluzionato l’intera mia esistenza. Sono venuto in contatto col Movimento dei Focolari, fondato da Chiara Lubich nel periodo della seconda guerra mondiale. Lì mi è apparso chiaro che Dio è Amore e tesse una trama su ogni uomo e donna verso la fraternità universale e un mondo unito, ho visto anche la mia sofferenza in questo disegno più grande e ho

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potuto accogliere con gioia la mia situazione.

Qual è il tuo rapporto con il mondo del volontariato? Beh, col volontariato io ho sempre avuto a che fare: lo capirete, ho avuto estremo bisogno di volontari (in passato, ma anche tuttora!) che mi aiutassero: dai semplici trasporti in centri specialistici alla vacanza-convegno-ritiro pure di più giorni alla concretezza di casa o ancora ai servizi quotidiani... Il mio rapporto con esso è stato di fiducia estrema quasi all’inverosimile, ma che alla fine si è dimostrato decisamente vincente!

Hai intenzione di creare un’associazione? Per quali finalità? Sono due le finalità principali: 1) per avere fondi o contributi che servono per continuare le mie terapie con meno ansia per le spese sempre molto al limite, senza pesare troppo sulla mia famiglia...

2) per sostenere un progetto-sogno che ho in mente ormai da tempo, quello in pratica di creare qui a casa un centro di terapia di eccellenza multi disciplinare polifunzionale in cui al centro ci sia la persona come dimensione totale... ho una lunga esperienza di terapia e ho scoperto come più professionisti insieme (che si ascoltino e confrontino anche con sedute condivise), possano dare maggiori risultati: questo dev’essere il vero spirito che anima il mio centro. Dopo la morte di papà avvenuta tre anni fa a

causa di un incidente col trattore, una forza dirompente mi ha invaso come se avessi capito che da quel momento in poi ero io a dover dare agli altri tutto il bagaglio che porto con una realtà davvero concreta! Ancora in questo momento ho una luce

continua su ciò che devo fare, luce fatta di ispirazioni costanti e puntuali... pensate, il mio centro nel cuore è già realizzato, ad esempio ho già in mente dove fare la sala d’attesa, i box per le terapie! Come se lassù Qualcuno di provvidente mi guidasse sempre! Mi sento quasi un piccolo “fondatore” di un qualcosa di veramente nuovo dove chi mi accompagna è in Cielo, insomma sto vivendo una dimensione quasi di paradiso in terra!

Quale messaggio daresti ai giovani per spingerli a fare volontariato? Il mio messaggio è semplice e diretto: il volontariato fa stare bene chi lo riceve e chi lo fa perché in genere si riceve 100 volte di più di quanto si dona.

Giorgia Barile

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