Bergamo Salute - 2014 - 5 – settembre/ottobre

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numero PERIODICO DI CULTURA MEDICA E BENESSERE

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anno 4 - settembre - ottobre 2014

Mal di testa, a ognuno la sua terapia Orzaioli ricorrenti: attenzione ai grassi

Poste Italiane spa Sped. in Abb. Postale DL 353/2003 (Conv. in legge 27/02/2004 N.46) Art. 1 comma 1 LO/BG

PerchĂŠ il matrimonio fa cosĂŹ paura? Macchie solari addio!

L'assessore Nadia Ghisalberti Arte e agricoltura, la nostra ricetta per l'Expo



numero

5

anno 4 - settembre - ottobre 2014 PERIODICO DI CULTURA MEDICA E BENESSERE

numero

PERIODICO DI CULTURA MEDICA E BENESSERE

5

anno 4 - settembre - ottobre 2014

Mal di testa, a ognuno la sua terapia

IN FAMIGLIA 28 D olce attesa Per un parto più "dolce" prova con le tecniche di rilassamento 30 Bambini Adolescenti e internet

Editoriale

3 Sla: la ricerca deve andare avanti,con o senza secchiate...

Orzaioli ricorrenti: attenzione ai grassi

Poste Italiane spa Sped. in Abb. Postale DL 353/2003 (Conv. in legge 27/02/2004 N.46) Art. 1 comma 1 LO/BG

Perché il matrimonio fa così paura? Macchie solari addio!

ATTUALITà 4 Ebola, dobbiamo davvero preoccuparci?

RUBRICHE 41 Altre terapie Farmaci galenici 43 Guida esami Mal di gola? Cure più mirate con il tampone faringeo Animali 44 Il criceto... istruzioni per l'uso STRUTTURE 46 Fondazione I.P.S. Card. Gusmini Onlus 48 Habilita

L'assessore Nadia Ghisalberti Arte e agricoltura, la nostra ricetta per l'Expo

IN QUESTO NUMERO Il nuovo anno scolastico e lavorativo è cominciato. E così impegni, scadenze, stress. Tutti fattori che possono incidere sulla nostra salute non solo psicologica, ma anche fisica, causando diversi problemi tra cui uno dei più diffusi senza dubbio è il mal di testa. Cosa fare allora? Ve lo spieghiamo nel nostro "speciale mal di testa", con tanti consigli utili e su misura per combattere e prevenire il dolore. E visto che settembre è il mese in cui ci si mette a dieta, ecco qualche trucco per dimagrire un po' più velocemente. Come? Accelerando il metabolismo. Questo e molto altro, nel nuovo numero. Non ci resta, come sempre, che augurarvi buona lettura e buona ripresa!

speciale mal di testa 6 Aiuto, mi scoppia la testa! 8 Se a soffrirne sono i più piccoli 10 Donne più soggette

Specialità A-Z

12 Gastroenterologia

Più fibre e farine integrali: così previeni la diverticolite 14 Oculistica Orzaioli ricorrenti? Evitate i cibi grassi 16 Ortopedia Con tacchi alti e punte strette aumenta il rischio di alluce valgo

orpo e mente più pronti C ed "elastici" con la scherma 53 Bellezza Macchie solari addio!

PERSONAGGIo REALTÀ SALUTE 57 Ipasvi 59 Every Service Onlus 61 Fisioforma 63 Centro Medico San Giuseppe

18 L'assessore Nadia Ghisalberti

Arte e agricoltura, la nostra ricetta per l'Expo

IN SALUTE 20 S tili di vita I giardini della salute 22 A limentazione Dai una "scossa" al metabolismo!

DAL TERRITORIO News BergamoScienza Dal 3 al 19 ottobre un'edizione "spaziale" Onlus Croce Rossa Italiana Malattie rare Associazione A.R.M.R.

Allegato centrale: Amici di Bergamo Salute

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PARTECIPANTI ALLA FONDAZIONE ITALIANA PER L'EDUCAZIONE ALIMENTARE

IN ARMONIA

24 Psicologia

Tempi di crisi: addio egoismo, cresce la voglia di altruismo 26 Coppia Perché il matrimonio fa così paura?

in forma

50 Fitness

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EDITORIALE

Sla: la ricerca deve andare avanti, con o senza secchiate...

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occia gelata sì. Doccia gelata no. È stato questo uno dei tormentoni dell'estate appena trascorsa. Attori, cantanti, calciatori, ma anche politici e imprenditori. Sono tanti i personaggi più o meno noti che hanno accettato di rovesciarsi o farsi rovesciare una secchiata di acqua ghiacciata in testa, riprendersi e pubblicare il video sul canale web. Tutto per un buona causa: raccogliere fondi per la ricerca sulla Sla (anche se in origine la secchiata era la punizione per chi non donava). È questo infatti l'obiettivo dell'Ice Bucket Challenge, la sfida delle secchiate di ghiaccio. Una "moda" nata in America (l'ispiratore sarebbe stato Pete Frates, giovane atleta ed ex capitano della squadra di baseball del Boston College, colpito dalla Sla) che nel giro di poche settimane, ha contagiato tutto il mondo, Bergamo compresa. E che non ha mancato di suscitare anche qualche polemica. C'è chi dice che la beneficenza si fa in silenzio e senza esibirla e che la Sla non è l'unica malattia ad aver

bisogno di fondi per la ricerca. Posizioni condivisibili che però non cancellano i meriti che questa iniziativa ha avuto: far incrementare le donazioni e riaccendere i riflettori su una malattia terribile, anche se, a volte forse il clamore delle secchiate e dei secchiati ha attratto l'attenzione della gente più della malattia stessa. Vediamo allora di conoscerla un po' meglio. La Sla in Italia colpisce quasi 1.800 persone ogni anno (in prevalenza fra i 40 e 70). La sua origine non è certa, dipende da una serie di concause probabili tra cui la predisposizione genetica, un eccesso di glutammato (principale neurotrasmettitore eccitatorio a livello del sistema nervoso centrale), la carenza di alcuni fattori di crescita neuronali e cause ambientali come l'esposizione ad agenti tossici. Ad oggi non esiste una cura, se non terapie che in alcuni casi possono rallentarne, ma non fermarne, il decorso. Si tratta infatti di una malattia degenerativa, che danneggia progressivamente le cellule nervose del cervello e del midollo spina-

le deputate al controllo dei muscoli. Solitamente i primi sintomi sono debolezza e difficoltà di deambulazione, imprecisione nei movimenti, crampi o piccoli spasmi muscolari. Man mano che avanza, interferisce con la capacità di parlare, deglutire, fino a una progressiva atrofia e paralisi di tutti i muscoli del corpo che, negli ultimi stadi, provoca una morte per soffocamento. È come se la mente e i pensieri, che non vengono toccati dalla malattia, rimanessero imprigionati in un corpo sempre più immobile, come in una gabbia. L'unica speranza arriva dalla ricerca scientifica e in particolare dalla ricerca genetica e sulle cellule staminali, due direzioni nelle quali le ricerche in tutto il mondo negli ultimi anni si sono moltiplicate. Ma servono fondi per portarle avanti. La speranza è che, anche quando le docce gelate dell'estate saranno solo un ricordo, ci ricorderemo ancora di questi malati. E non solo di loro. Per iformazioni e per donare: www.aisla.it

Elena Buonanno Daniele Gerardi

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SPECIALE

ATTUALITà

Ebola, dobbiamo davvero preoccuparci? a cura di Lucio Buonanno

è

stato uno dei protagonisti dell'estate. Giornali, tg, radio, gli hanno dato ampio spazio spesso provocando e alimentando la paura dei telespettatori e dei lettori. Stiamo parlando del virus Ebola che ha provocato finora migliaia di morti in Africa, tra Guinea, Sierra Leone e Liberia. A creare timori anche in Italia è la virulenza di questo virus di cui si sa ancora molto poco e con-

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tro il quale al momento non ci sono vaccini anche se due medici americani e un infermiere sono stati salvati con cure però in fase ancora di sperimentazione. Ma è una paura fondata? Potrebbe arrivare anche da noi? Il dottor Fabrizio Pregliasco, virologo del Dipartimento di Scienze Biomediche per la salute dell'Università di Milano invita a non fare del terrorismo psicologico.

Attenzione sì, allarmismo no «L'importante è un'informazione minuziosa, che non deve però trasformarsi in panico, e la ricerca di quelle misure igieniche che possono bloccare la pandemia con l'utilizzo di farmaci idonei. Insomma si deve mantenere alta l'attenzione ma senza allarmare. E fare ciò che è possibile per contenere i danni, anche con uno screening approfondito sul campo, qualora si presentasse un caso sospetto. Bisogna affrontare la recrudescenza dell'Ebola e di molti altri virus letali come l'Hiv, la Sars, la Tbc, la Malaria, che continuano silenziosamente a diffondersi, tenendo conto di un mondo che sta cambiando in un equilibrio ecologico compromesso dai nostri stili di vita.Tra noi e i virus ci sarà comunque sempre una guerra in corso. Oggi siamo preoccupati dall'impennarsi delle malattie infettive. Ma cos'è successo realmente? è successo che fino agli anni ottanta il mondo occidentale era convinto di averle debellate. Poi però l'Hiv ci ha risvegliato, ci ha tolto le certezze e ci ha ricordato che tra noi e i virus c'è sempre una caccia tipo guardie e ladri. Una specie di gioco che stentiamo a capire quando si ammalano troppe persone, magari nostri familiari e amici. Pensiamo alla tubercolosi e alle polemiche che stanno agitando l'Italia. Accusano gli emigranti di portare la malattia. Non è così perché


la "scoperta" del virus Il virus dell'Ebola, cui è stato dato il nome del fiume che attraversa la regione africana in cui è stato isolato, è stato scoperto nel settembre 1976 da un giovane ricercatore belga, Peter Piot. Fu lui, con due colleghi, a maneggiare i campioni di sangue prelevati da una suora fiamminga contagiata dalla febbre emorragica. Portò le provette, in aereo, in un termos di plastica in Belgio. Durante il viaggio una di queste si ruppe. I tre pensavano che si trattasse di una forma di febbre gialla ma non presero alcuna precauzione tranne quella di indossare dei guanti di lattice e senza coprirsi il volto con una maschera. In laboratorio, non superattrezzato, scoprirono che si trattata di una nuova, rara infezione. L'Organizzazione Mondiale della Sanità ordinò che i campioni venissero trasferiti al Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie di Atlanta, negli Stati Uniti, dove quest'estate sono stati salvati due medici colpiti dall'Ebola. Ma prima di inviare i campioni Piot e il suo capo Stefaan Pattyn decisero di tenerne alcuni in laboratorio per fare altre analisi. E fu allora che scoprirono il virus più lungo mai visto prima: un virus a forma di verme.

spesso sono le condizioni di vita cui i migranti sono sottoposti a favorire e generare la malattia. Da noi arrivano sani altrimenti non potrebbero sopravvivere all'esodo, alla traversata di giorni in mare: è il fatto di essere costretti a vivere come vivevamo noi un secolo fa che li porta a contrarre l'infezione, in catapecchie e con un'alimentazione povera di proteine e di scarsa qualità». Ma vale lo stesso per l'Ebola oppure con gli sbarchi continui di clandestini può arrivare anche qui il

virus? «È difficile anche perché il flusso migratorio che abitualmente giunge in Italia non arriva dai paesi contagiati. Certo, a bordo di un' imbarcazione potrebbe anche esserci un ammalato e quindi attivarsi una catena di contagio, ma è un'ipotesi lontana».

In Italia? Rischi minimi Rischi per l'Italia quindi non dovrebbero essercene. «Il nostro Paese», come si legge nel sito del Ministero della Salute «ha messo in atto da mesi e rafforzato le misure per valutare e individuare ogni eventuale rischio di importazione della malattia da virus Ebola e contenerne la diffusione. Inoltre, il virus ha caratteristiche che in ambiti sanitari attrezzati lo rendono controllabile, scongiurando il rischio di contagio» aggiunge il dottor Pregliasco.

Come si trasmette e quali sono i sintomi Ma che cos'è l'Ebola? «è una febbre emorragica spesso fatale che colpisce uomini e primati, come scimmie, gorilla, scimpanzé. L'origine non è nota ma i pipistrelli della frutta sono considerati i probabili ospiti del virus. Si trasmette negli uomini attraverso lo stretto contatto con sangue, secrezioni, tessuti, organi o fluidi corporei di animali infetti» spiega il dottor Pregliasco. «In Africa è avvenuta attraverso la manipolazione degli scimpanzé, gorilla, pipistrelli della frutta, scimmie, antilopi e istrici trovati morti o catturati nella foresta pluviale. Una volta che una persona sia entrata a contatto con un animale infetto e abbia contratto l'infezione (attraverso ferite del-

la pelle, feci, urine, saliva) questa può diffondersi all'interno della comunità». Ma quali sono i sintomi tipici? «Febbre, intensa debolezza, dolori muscolari, insufficienza renale ed epatica, vomito, diarrea, emorragia. Il periodo di incubazione va dai 2 ai 21 giorni. Il paziente diventa contagioso quando comincia a manifestare i sintomi» conclude il professor Pregliasco.

IN ITALIA FA PIù PAURA LA TUBERCOLOSI Il virus dell'Ebola fa paura, ma sono relativamente scarse le possibilità che arrivi in Italia. Forse, come sostengono gli esperti della Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali, c'è più da preoccuparsi della Sars e della Tbc. La Sars colpisce le vie respiratorie con tosse e difficoltà nella respirazione oltre a febbre alta. Si diffonde per stretto contatto tra uomini, probabilmente attraverso lo starnuto. Più preoccupante è la tubercolosi, malattia comunque curabile con terapie che durano dai 6 ai 24 mesi. L'infezione, dimenticata per tanto tempo e riemersa negli ultimi anni soprattutto tra immigrati, senza tetto, tossicodipendenti, si trasmette per via aerea attraverso i colpi di tosse o starnuti. In Italia, secondo il Ministero della Salute, l'incidenza della Tbc riguarda 7 ogni 100 mila abitanti, poco più di 4200 casi di malattia. Per contro la prevalenza di infezioni latenti (tra portatori sani e persone che ignorano di aver contratto la malattia) è pari al 12 per cento di tutta la popolazione, circa 7 milioni e 200 mila soggetti. Negli ultimi anni sono emersi molti motivi di allarme: nelle grandi città l'incidenza della Tbc è almeno quattro volte superiore alla media nazionale ed è più resistente alle terapie.

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SPECIALE

MAL DI TESTA

Aiuto, mi scoppia la testa! A ciascuno il suo: rimedi e cure "su misura" per combattere e prevenire la cefalea, anzi le cefalee a cura di Giulia Sammarco

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n Italia otto milioni di persone soffrono di mal di testa o per meglio dire cefalea. Un problema importante soprattutto per il pesante impatto negativo che ha sulla qualità di vita, eppure sottovalutato. «Troppo spesso, ancora oggi, ci si rassegna a convivere con questo disturbo» osserva il dottor Mauro Porta, neurologo. «Niente di più sbagliato. La cefalea oggi può e deve essere curata. Sebbene nella maggior parte dei casi non sia pericolosa, è un problema che può avvelenare la vita individuale, familiare, lavorativa, con costi pesanti, diretti (visite, ricoveri, terapie) e indiretti (assenze dal lavoro, ridotta produttività). La chiave per combatterla? Conoscere a fondo il "nemico" che si ha davanti. Solo così è possibile mettere a punto una terapia davvero mirata per quello specifico mal di testa. Non esiste infatti un solo tipo di cefalea (ce ne sono

13 tipologie e circa 150 sottocategorie). Senza contare che ognuno di noi ha una soglia del dolore diversa, anche a seconda dei momenti della vita».

Dottor Porta, quali sono i tipi di mal di testa più frequenti? Innanzitutto bisogna fare una distinzione tra cefalea primaria e secondaria. Nel primo caso il mal di testa è esso stesso la "malattia", nel secondo è il sintomo di patologie sottostanti (traumi cerebrali, infezioni, disturbi vascolari cranici o cervicali, ipertensione etc.). Per fortuna, nella maggior parte dei casi si tratta di cefalee primarie, all'interno delle quali le più comuni sono l'emicrania e la cefalea tensiva.

Come si distinguono? L'emicrania è caratterizzata da un dolore inteso, in genere uni-

Dott. Mauro Porta Specialista in Neurologia, Resp. Ambulatorio Cefalee Policlinico San Marco Zingonia e Corpore Sano Smart Clinic di Stezzano

laterale e pulsante, che peggiora con l'attività fisica ed è associato a nausea, vomito, fonofobia (intolleranza ai rumori) e fotofobia (intolleranza alla luce). L'attacco emicranico può durare dalle 4 alle 72 ore e interessare anche la regione frontale sopra l'occhio. Nella forma detta con aura l'attacco è preceduto e accompagnato da sintomi neurologici e visivi che si sviluppano in 5-20 minuti e durano di solito meno di un'ora (annebbiamento della vista, piccoli abbagliamenti, difficoltà a parlare etc.). La cefalea tensiva, invece, si manifesta con un dolore localizzato alla nuca e alla fronte di solito bilateralmente, come una morsa che stringe la testa, con un'intensità lieve-media, in genere senza sintomi d'accompagnamento come nausea e vomito.

Quali sono le cause di queste due forme di mal di testa?

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Adriano Merigo Bergamo Salute

Per l'emicrania in molti casi esiste una predisposizione familiare. Ci sono poi alcuni fattori che scatenano gli attacchi: stress, rilassamento dopo lo stress (motivo per cui spesso si manifesta nel weekend), fattori ormonali


Occhio al "fai da te" e all'abuso Colpisce circa il 4% degli italiani ed è dovuta al ricorso, frequente e spesso "fai da te", a medicinali assunti proprio per contrastare il dolore. È la cefalea da abuso di farmaci, la cui caratteristica principale è quella di essere pressoché permanente (il sospetto di uso eccessivo è già presente quando si assumono analgesici per più di 2-3 giorni a settimana). Si manifesta solitamente in persone che soffrono da tempo di emicrania o cefalea tensiva, con attacchi piuttosto frequenti e intensi, che fanno ricorso a farmaci contro i sintomi (prima "antidolorifici da banco" e/o antiemicranici di tipo specifico) in dosi sempre maggiori. Col tempo infatti il corpo si abitua all'effetto antidolorifico e quando questo svanisce il mal di testa torna, spesso più forte, portando così a un circolo vizioso che rende il problema ancora più difficile da risolvere.

(mestruazioni, ovulazione, contraccettivi), insonnia o sonno prolungato, digiuno, alcuni cibi o bevande (cioccolato, formaggi, insaccati, alcolici etc.), fattori ambientali (variazioni meteorologiche, altitudine, esposizione al sole, profumi pungenti, fumo di sigaretta). Nella comparsa della cefalea tensiva, invece, un ruolo importante è giocato dalla contrazione dei muscoli di collo e trapezio, in genere dovuta a stress, tensione psicologica e ansia.

Come si possono curare? In entrambi i casi, se il problema si presenta con una certa frequenza, è opportuno sottoporsi a una serie di esami per escludere che il mal di testa sia causato da altri problemi. Una volta

accertato che si tratta di una cefalea primaria, è utile tenere un "diario del mal di testa" nel quale annotare quando compare (ad esempio dopo i pasti, durante l'esercizio fisico, prima di un incontro o un esame importante), con quale intensità etc.. Tutto questo serve per inquadrare meglio il disturbo e quindi impostare la corretta terapia per quel mal di testa, anche in considerazione che sia episodico o cronico (cioè quando persiste per almeno 15 giorni al mese). La cura sintomatica dell'emicrania consiste nel riposo e nell'assunzione, il più tempestivamente possibile, di analgesici/ antinfiammatori (paracetamolo, acido acetilsalicilico, FANS) o antiemicranici più specifici, come i triptani che agiscono su zone particolari del cervello per potenziare l'azione antidolorifica di un neurotrasmettitore chiamato serotonina (detto anche "ormone della felicità"). La terapia preventiva, necessaria quando la frequenza, l'intensità e la durata degli attacchi sono tali da indurre a un uso eccessivo di analgesici (vedi box), consiste in particolare nella prescrizione di triptani per cicli di due-tre mesi o di altre classi di farmaci come beta-bloccanti, calcio-antagonisti, antiepilettici, antidepressivi, antagonisti serotoninergici, etc.. Tra le novità terapeutiche più interessanti, infine, negli ultimi tempi è emerso l'uso della tossina botulinica, più conosciuta per il suo impiego in medicina estetica. Si tratta di una neurotossina che agisce interrompendo la comunicazione tra cellula nervosa e cellula muscolare e bloccando il rilascio di acetil-

colina, il neurotrasmettitore che porta l'impulso nervoso al muscolo. Alla base dell'effetto antidolorifico, nel caso dell'emicrania, potrebbero esserci diverse spiegazioni, tra cui l'inibizione di un neuromediatore attivo nella trasmissione del dolore.

E contro la cefalea tensiva cosa si può fare? Gli antinfiammatori non steroidei (paracetamolo) sono il farmaco di prima scelta per il trattamento sintomatico del dolore, associati a miorilassanti, che agiscono direttamente sulle contratture della muscolatura di collo e trapezio, e nelle forme più gravi a infiltrazioni di anestetici e cortisonici nei cosiddetti trigger point (siti di iperirritabilità). Per prevenire, invece, oltre a farmaci miorilassanti, assunti a cicli di un paio di mesi, e antidepressivi, si sono rivelati efficaci approcci complementari che agiscono sulle contratture muscolari o aiutano a prevenire le condizioni di stress e ansia che le favoriscono, come il biofeedback, cicli di massofisioterapia, agopuntura e training autogeno.

Le cure del futuro

Tra i nuovi strumenti, ancora però in fase di sperimentazione, per combattere le emicranie croniche ci sono anche un cerchietto dotato di elettrodi da appoggiare sulla fronte venti minuti al giorno per quattro mesi e un dispositivo con la forma simile a un cellulare che emette stimolazioni elettriche della durata di 90 secondi e si applica appena inizia l'attacco emicranico. Bergamo Salute

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SPECIALE

MAL DI TESTA

Se a soffrirne sono i più piccoli a cura di Elena Buonanno

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l mal di testa non risparmia nemmeno i più piccoli. Anzi, è un disturbo molto frequente in età pediatrica. «I bambini e i ragazzi che presentano cefalea in maniera episodica, ma con frequenza non trascurabile, sono molti,fino al 20% della popolazione in età evolutiva» spiega la dottoressa Laura Salvoni, neuropsichiatra. Una volta si pensava che nei più piccoli fosse sempre spia di tumori o infezioni cerebrali. Oggi invece si sa che, proprio come gli adulti, anche bambini e adolescenti possono soffrire di emicrania e cefalea tensiva, due forme di mal di testa primarie (cioè non dovute ad altre malattie) non gravi, ma che condizionano negativamente la quotidianità e il rendimento scolastico. «La più diffusa è senza dubbio la cefalea tensiva spesso associata a eventi stressanti (compiti in classe, gare sportive etc.). Molto

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frequenti sono però anche le cefalee secondarie, ovvero sintomo di altri problemi e patologie solo raramente gravi».

nere una durata minore rispetto all'adulto e all'adolescente (meno di un'ora contro le due ore fino a due-tre giorni).

Dottoressa Salvoni, la cefalea tensiva e l'emicrania si manifestano con caratteristiche diverse nei bambini?

Si dice che la routine sia amica di chi soffre di mal di testa. Vale anche per i più piccoli?

La cefalea tensiva si presenta in modo simile agli adulti, con dolore diffuso, persistente, generalmente non forte, ma continuo. A differenza che negli adulti può durare anche pochi minuti (nei bambini molto piccoli non è infrequente che sia di brevissima durata). L'emicrania, come negli adulti, si manifesta con un dolore spesso pulsante, localizzato a un lato della testa, e il più delle volte si accompagna a nausea e/o vomito, ipersensibilità alla luce e ai rumori. Nel bambino in età scolare, però, la crisi ha in ge-

Assolutamente sì. La regolarità, senza dubbio, contribuisce a ostacolare l'insorgenza dell'emicrania e della cefalea in generale. Il sonno, in particolare, gioca un ruolo cruciale: la mancanza o al contrario un eccesso così come una cattiva qualità o una durata inadeguata del sonno, possono scatenare l'attacco emicranico. Un bambino in età scolare, in media, dovrebbe dormire circa dieci ore a notte.

Che ruolo ha, invece, l'alimentazione? Sicuramente l'alimentazione può avere un ruolo significativo nella comparsa dell'emicrania anche nei bambini. è noto da tempo che esista una connessione fra l'ingestione di alcuni cibi e la comparsa della crisi emicranica (già Ippocrate più di 2000 anni fa sottolineava questa relazione!). Alcune sostanze, come la tiramina, di cui sono ricchi il cioccolato, i formaggi stagionati, le salsicce, alcuni frutti come la banana, sono correlate con l'insorgenza di cefalea. Anche i nitriti presenti in particolare nella carne affumicata e nei salumi possono favorire l'attacco emicranico così come il glutammato di


I fattori scatenanti nell'infanzia e adolescenza I fattori scatenanti dell'emicrania nei bambini e nei ragazzi, sono simili a quelli degli adulti (stress, insonnia o sonno prolungato, digiuno, alcuni cibi o bevande, fattori ambientali come variazioni meteorologiche, altitudine, esposizione al sole, profumi pungenti, fumo di sigaretta passivo etc.). A questi, negli adolescenti, si aggiungono le modificazioni ormonali che si accompagnano al passaggio alla pubertà che migliorano il problema nei maschi, mentre lo peggiorano nelle femmine.

(meningo-encefaliti) e a tumori cerebrali (piuttosto rari in età pediatrica e comunque raramente hanno come unico sintomo il mal di testa).

Quando il mal di testa deve preoccupare i genitori? Quali sono i campanelli d'allarme?

Ci sono alcune situazioni che devono essere attentamente considerate: un cambiamento improvviso delle caratteristiche dei sintomi dolorosi in un bambino che già periodicamente soffre di cefalea o emicrania; sodio. Infine anche l'istamina, la comparsa di dolore notturno il cui rilascio è facilitato da ali- soprattutto se accompagnato da menti come crostacei e pomo- vomito al risveglio senza appadori, può scatenare l'emicrania. rente altra causa; la comparsa di Questo non significa che questi dolore o l'intensificazione dello cibi debbano essere vietati per stesso in corso di attività sportisempre al bambino che soffre va; ogni altro sintomo, oltre al dodi mal di testa: è utile però un'at- lore, che accompagni o preceda tenta conoscenza delle proprie stabilmente il dolore stesso. La abitudini e dell'eventuale nesso cefalea è, come abbiamo detto, tra alcuni cibi e l'insorgenza del molto frequente in età pediatridolore (utile anche per i piccoli ca e nella maggior parte dei casi tenere un diario del mal di testa si presenta in modo episodico, per segnare queste e altre in- ma è bene che il pediatra cuformazioni su tempi e modi di rante sia informato dell'evento comparsa del dolore). In genere per indirizzare il genitore verso dopo un periodo di privazione l'adeguata terapia o l'eventuale della sostanza incriminata è approfondimento clinico e/o possibile reintrodurla gradual- strumentale. mente nella dieta.

Le cefalee cosiddette secondarie, invece, da cosa dipendono?

Che farmaci si possono dare?

Contro il dolore i farmaci di prima scelta sono gli analgesici Sono il sintomo di disturbi più comunemente utilizzati nel quali traumi dovuti a cadute bambino (paracetamolo), a doo piccoli infortuni alla testa, saggio adeguato e assunti all'ipatologie dentarie e mandibo- nizio dell'attacco. In generale lari, deficit visivi, sinusiti e più comunque è consigliabile interin generale infezioni delle vie pellare il proprio pediatra sia per aeree (riniti, faringiti), fino a il tipo di farmaco sia per la mopatologie infiammatorie gravi dalità e tempi di somministra-

Dott.ssa Laura Salvoni Direttore Neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza A.O. Papa Giovanni XXIII Bergamo

zione, soprattutto se il problema è ricorrente o cronico (per più di 15 giorni al mese). Sia l'abuso sia l'uso improprio del farmaco (ad esempio a dosaggio troppo basso non adeguato all'età e al peso del bambino) possono essere dannosi e/o inefficaci.

Possono essere utili pratiche alternative e/o rilassanti? Soprattutto in caso di cefalea tensiva le tecniche di rilassamento possono fornire un valido aiuto anche per i bambini. Lo yoga, ad esempio, permette una maggior consapevolezza del proprio corpo e quindi ne favorisce il controllo. Non bisogna dimenticare, infatti, che più piccolo è il bambino più tende a esprimere il proprio disagio e le proprie sofferenze attraverso il corpo.

Attenzione ai chewing gum! Masticare chewing gum per più di un'ora al giorno può causare mal testa. A dirlo è un recente studio dell'Università di Tel Aviv (Israele) pubblicato sulla rivista scientifica internazionale Pediatric Neurology. L'ipotesi più accreditata è che questo effetto sia dovuto a uno stress eccessivo dell'articolazione temporomandibolare, ovvero l'articolazione che collega la mandibola al cranio, causato dall'atto del masticare a lungo.

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SPECIALE

MAL DI TESTA

Donne più soggette Un problema in rosa per colpa degli ormoni a cura di Elena Buonanno

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l mal di testa? È donna. Anzi lo diventa negli anni. Nel periodo della prima infanzia maschi e femmine sono ugualmente afflitti dal mal di testa, anche se i maschi iniziano a soffrirne prima. Tutto però cambia con l'arrivo della prima mestruazione (menarca) che porta con sé i primi fenomeni di mal di testa, soprattutto emicrania, diffusi. Da quel momento in poi diventa un disturbo principalmente femminile risentendo anche

Emicrania da ciclo? Prova con il magnesio L'emicrania perimestruale o mestruale è una cefalea che colpisce le donne in età fertile in vicinanza alla mestruazione. Per la diagnosi deve essere presente una regolarità di comparsa (la cefalea si deve manifestare almeno per 2-3 cicli mestruali consecutivi). Il periodo di comparsa è un altro parametro cruciale (le crisi si manifestano in genere nei due giorni prima dell'inizio del ciclo o nei due giorni successivi). Le crisi mestruali sono generalmente le più intense e le più lunghe. A volte è necessario intervenire con una mini-profilassi o profilassi temporizzata sul ciclo per avere una riduzione soprattutto dell'intensità e durata, oppure si può ricorrere a farmaci sintomatici specifici. In alcuni casi, o comunque in associazione agli altri trattamenti citati, è utile l'integrazione con sali di magnesio. Alcune pazienti solo con il magnesio riescono a gestire perfettamente la crisi mestruale.

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delle fluttuazioni ormonali che caratterizzano il ciclo riproduttivo delle donne. «La percentuale di uomini che hanno rivelato di aver sofferto di mal di testa almeno una volta nel corso dell'ultimo anno va dal 50% all'80%, ma per le donne questa percentuale cresce e oscilla tra il 70% e il 90%» conferma la dottoressa Paola Merlo, neurologa. «E questo vale per la cefalea tensiva ma soprattutto per l'emicrania che colpisce circa il 17% delle donne contro il 5% degli uomini».

particolare la serotonina, giocano un ruolo cruciale sull'aspetto ormonale. Nel 7/14% dei casi si tratta di crisi esclusivamente "perimestruali" (vedi box). Dottoressa Merlo, ma quali Spesso il primo attacco coincisono i motivi di questa de con la prima mestruazione maggior incidenza e tende a migliorare con la granelle donne? vidanza, grazie alla cessazione Per quanto riguarda l'emicrania, delle fluttuazioni ormonali di la maggior incidenza nel genere questo periodo. è importante femminile è legata innanzitutto ricordare che i contraccettivi a fattori ormonali. Prova ne è orali possono aumentare la freche prevale nel sesso femmini- quenza e l'intensità delle crisi, le con massima incidenza negli dato supportato dal fatto che anni attivi dal punto di vista or- circa il 50% delle donne svilupmonale e riproduttivo. Il ruolo pa il primo attacco in corso di svolto dalle fluttuazioni ormo- trattamento anticoncezionale. nali mensili (ciclo mestruale) Al contrario, con l'avvicinarsi sul dolore emicranico, però, pre- della menopausa o subito dopo, senta ancora oggi aspetti con- l'emicrania può scomparire o ritroversi. In circa il 60-70% dei dursi di frequenza in circa due casi le crisi emicraniche sono terzi delle pazienti. scatenate dalla mestruazione Dott.ssa Paola Merlo (fase in cui si verifica un brusco Responsabile calo degli estrogeni). Le interU.O. Neurologia di Humanitas ferenze neuroendocrine a essa Gavazzeni Bergamo, correlate sono in grado di modiCentro Cefalee ficarne la presentazione clinica SISC accreditato Società Italiana e la storia naturale. L'alterazione Studio Cefalee di alcuni neurotrasmettitori, in


più a rischio anche per la cefalea tensiva Anche la cefalea tensiva, che si caratterizza per la comparsa di un dolore gravativo, di entità lieve-moderata, a localizzazione fronto-temporale (il dolore è come un cerchio o un casco e spesso risulta dalla tensione, oltre che dalla contrazione dei muscoli del capo, anche da quelli cervicali, in particolare i muscoli trapezio e lo sternocleidomastoideo), è più diffusa tra le donne. Molteplici le motivazioni da ricercare in una maggiore "vulnerabilità" delle donne a tensione emotiva, stress, affaticamento mentale, a cui si aggiungono posture scorrette e protratte del capo e del collo. Tutte queste condizioni, traducendosi in contratture dei muscoli del collo e del trapezio, non solo possono agire come fattori scatenanti e aggravanti, ma possono anche contribuire alla genesi e soprattutto alla cronicizzazione. La cura? Non solo farmaci analgesici contro il dolore e miorilassanti. Per benefici più a lungo termine possono essere utili massaggi decontratturanti, correzione della postura e tecniche di rilassamento, rimedi questi adottabili anche in gravidanza.

a causa della comparsa di altre patologie, avere forme di cefalee cosiddette secondarie (ad esempio l'ipertensione e altre patologie cerebrovascolari).

In cosa consiste la cura?

L'approccio terapeutico deve individuare innanzitutto i fattori scatenanti e/o aggravanti gli attacchi per identificare un'idonea terapia sintomatica e/o di profilassi. Non devono essere tralasciate, poi, alcune condizioni patologiche che possono essere frequentemente associate in particolare alla cefalea di tipo emicranico, ad esempio disordini cerebro-cardio-vascolari, disturbi psichiatrici, fenoMa quindi con la meni allergici e disturbi funziomenopausa si può dire nali del tratto gastroenterico. addio al mal di testa? Fattori psicologici, ormonali, Non del tutto. Ogni età ha un alimentari, ambientali o, più in suo rischio e la cefalea accom- generale, la privazione o l'ecpagna ogni passaggio della vita cesso di sonno, l'ipoglicemia, riproduttiva della donna per la febbre, il fumo etc. possono così dire predisposta (l'emicra- rappresentare veri e propri trignia ha una forte componente ger dell'attacco emicranico. di predisposizione familiare). Rapidità di azione, efficacia sui E questo vale anche per la sintomi principali, semplicità e menopausa. Se infatti, nell'età flessibilità del dosaggio oltre a giovanile è più facile soffrire una buona tollerabilità, rappredi forme primarie, come emi- sentano le caratteristiche ideacrania e cefalea tensiva, con il li per un farmaco sintomatico. passare degli anni e dopo la In generale si fa riferimento a menopausa è più facile, a volte farmaci cosiddetti "specifici"

(come i triptani) che agiscono selettivamente sul dolore emicranico e a farmaci "aspecifici" (analgesici e antinfiammatori non steroidei FANS) che agiscono sul dolore in generale. In presenza di più episodi mensili diventa necessario impostare, insieme al proprio neurologo, un trattamento preventivo o di profilassi (scegliendo tra classi di farmaci diverse a seconda delle caratteristiche del mal di testa e della paziente) che può essere effettuato per periodi anche prolungati e ripetuto nel corso della vita. Anche la sospensione della pillola anticoncezionale, in alcuni casi, può aiutare a migliorare il problema. Durante la gravidanza, fase in cui in genere si è meno soggette a mal di testa, ogni tipo di farmaco risulterebbe controindicato se non l'utilizzo del paracetamolo. Tuttavia può accadere che si presenti per la prima volta una cefalea di tipo emicranico con aura (forma che rappresenta un fattore di rischio cardiovascolare). In tal caso si deve valutare la frequenza degli episodi, l'intensità e sotto stretto controllo medico (ginecologico e neurologico) intervenire con i farmaci abituali per curare l'attacco. Bergamo Salute

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SPECIALITÀ A-Z

GASTROENTEROLOGIA

Più fibre e farine integrali: così previeni la diverticolite Correggere la dieta è il primo passo per prevenire questa condizione sempre più frequente e le sue complicazioni a cura di Andrea Balducci

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a chiamano anche "appendicite sinistra", perché si manifesta con un dolore addominale localizzato a sinistra, sotto l'ombelico. È la diverticolite, ovvero l'infiammazione dei diverticoli, piccole "sacche" nel rivestimento del colon che si rigonfiano verso l'esterno, un problema sempre più frequente non solo tra le persone di una certa età. La prima prevenzione? Modificare la dieta aumentando il consumo di fibre e acqua e regolarizzare l'intestino.

Diverticoli: sacchettini che "escono" dalla parete del colon I diverticoli del colon sono piccole e medie erniazioni ("fuoriuscite"), a forma di sacchetto, della mucosa e sottomucosa del colon che progressivamente si gonfiano sporgendo verso l'esterno. Per rendere l'idea, l'immagine più vicina a questo processo è quella di una camera d'aria di una bicicletta che fuoriesce dal copertone lesionato formando un piccolo pallonci-

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Bergamo Salute

no. Si stima che il 50% delle persone (percentuale in costante aumento) sopra i 50 anni, nei Paesi occidentali, abbia nel colon questi "sacchettini" e quindi abbia quella che in termini medici si chiama diverticolosi, una condizione clinica, non una patologia, che però può complicarsi dando origine alla diverticolite, cioè l'infiammazione acuta dei diverticoli (in alcuni casi è dovuta al fatto che al loro interno entrano residui alimentari, come residui vegetali non digeribili, semi, bucce di frutta o verdura, oppure coproliti, formazioni di feci piccole e dure come sassolini).

Attenzione alla stitichezza Oggi si sa per certo che una dieta in cui si è ridotto il consumo di fibre grezze (integrali e non raffinate) a favore di farine raffinate (bianche), può favorire il cedimento localizzato della parte del colon e quindi la comparsa, dopo i 45/50 anni, di diverticoli. Questa teoria è avvalorata dal fatto che nei Paesi cosiddetti in via di sviluppo, in cui

Dott. Andrea Balducci Specialista in malattie dell'Apparato Digerente, di Bergamo

le fibre grezze vengono consumate regolarmente, il problema della diverticolosi è nettamente ridotto. Anche la stipsi è un'altra causa che favorisce la diverticolosi per aumento della pressione all'interno del colon.

I sintomi, dal gonfiore addominale al dolore acuto Molte persone con la diverticolosi non hanno alcun sintomo, se si escludono flatulenza e gonfiore addominale (sintomi peraltro comuni ad altri problemi come l'intestino irritabile o semplice stitichezza). Se però i diverticoli si infiammano compare un improvviso dolore a sinistra nella parte bassa dell'addome (fossa iliaca) con nausea, febbre, vomito, raramente sanguinamento rettale. Quest'ulti-


mo sintomo può mascherare anche la presenza di un tumore del retto-sigma (tratto finale del colon) e necessita sempre di una valutazione con colonscopia o radiografia del colon (clisma opaco o in casi rari colonscopia virtuale e raggi X). In una piccolissima percentuale di casi, se l'infiammazione si aggrava, si può verificare l'ascesso del diverticolo che può evolvere in perforazione, un'evenienza rara ma pericolosa.

qualche giorno, associata a una terapia antibiotica fino a che i sintomi non scompaiono. Se la cura medica, però, non dà gli effetti sperati diventa necessario intervenire chirurgicamente con l'asportazione del tratto intestinale interessato. Oggi la tecnica più innovativa è la chirurgia laparoscopica, efficace e meno pesante per il paziente.

…fibre e acqua per prevenirli In caso di episodi frequenti di diverticolite è consigliabile seguire un trattamento preventivo con una profilassi antibiotica mensile (per circa 7 giorni al mese) e un'adeguata dieta con mucillagini o fibre solubili (si trovano in farmacia) per mantenere la regolarità intestinale. Un aumento della quantità del-

"Riposo intestinale" e antibiotici nella fase acuta… La cura della diverticolite consiste nel "riposo intestinale", ovvero nella sospensione dell'introduzione di cibo e in una dieta liquida (brodo, spremute di frutta purché filtrate etc.) per

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Un aiuto dalla vitamina D? OItre a frutta e verdura, alcuni studi suggeriscono di incrementare il consumo di vitamina D per prevenire la diverticolite. Questa vitamina, contenuta nelle uova, in alcuni tipi di pesce (salmone, sardine, pesce spada) e nei latticini, infatti aiuterebbe a mantenere l'equilibrio intestinale e della mucosa. Inoltre avrebbe un ruolo come mediatore dell'infiammazione intestinale.

le fibre, oltre a ridurre il rischio di diverticolite, può aiutare anche ad alleviare i sintomi della diverticolosi, qualora presenti. Via libera quindi a farine integrali e ricche di fibre (kamut, farro, avena, crusca etc.), frutta e verdura (tranne quelle ricche di semi) e acqua, almeno 1 litro e mezzo al giorno. RINNOVO

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SPECIALITÀ A-Z

OCULISTICA

Orzaioli ricorrenti? Evitate i cibi grassi A sorpresa, anche in questo caso, l'alimentazione può giocare un ruolo importante a cura di Carolina Vavassori

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ossore, senso di peso sull'occhio come se ci fosse un corpo estraneo, bruciore. Sono questi i sintomi tipici dell'orzaiolo, un'infiammazione fastidiosa, oltre che antiestetica, delle ghiandole sebacee alla base delle ciglia che se trascurata può estendersi a tutta la palpebra.

Lo Stafilococco L'orzaiolo è un piccolo ascesso purulento che può comparire improvvisamente sul bordo della palpebra (esternamente o più raramente internamente), in genere in occhi già affetti da blefarite, cioè un'infezione degli orifizi (sbocchi) delle ghiandole di Meibomio. Queste ghiandole, che si trovano lungo tutto il bordo della palpebra, producono, insieme alle ghiandole sebacee, il sebo palpebrale, ovvero secrezioni oleose che consentono una buona lubrificazione della congiuntiva e della cornea. Quando il materiale derivante da queste secrezioni o dalla desquamazione della pelle (specie se in eccesso) si deposita sul bordo delle palpebre, può ostruire gli orifizi delle ghiandole, favorendo così il Dott.ssa Carolina Vavassori

Specialista in Oftalmologia a Brembate Sopra e Bonate Sopra

ristagno e quindi l'insorgenza dell'infezione. Quasi sempre il responsabile dell'infezione, che si manifesta con prurito e bruciore con arrossamento cutaneo palpebrale cronico, è lo Staffilococco Aureus, batterio che normalmente "vive" sulla pelle, ma che in alcune condizioni può diventare patogeno, ossia portatore di malattie.

Non solo igiene, anche la dieta ha il suo peso Esistono persone che sono più soggette di altre alla formazione di orzaiolo e/o calazio (alterazione più profonda delle ghiandole di Meibomio, ma con la stessa origine). In particolare chi ha dermatite seborroica (cute grassa, con sebo denso e oleoso, capelli "grassi"),problemi di intestino irregolare, tendenza alla digestione difficile; chi segue una dieta ricca di alimenti "grassi", altamente proteici, consumati in grande quantità (salumi, formaggi "grassi" etc.) e chi assume alcolici (fattore che può favorire la blefarite). Anche gli adolescenti rappresentano una categoria a rischio. In questa fase della vita infatti è frequente soffrire di problemi di acne, che sono legati a un eccesso di produzione di sebo. Inoltre, in genere, i più giovani sono meno attenti all'igiene e pulizia delle palpebre dal sebo che normalmente si deposita sul bordo e che potrebbe ostruire le ghiandole e quindi favorire un'infezione.

Prima regola: non toccare • Non toccare l'orzaiolo e non strofinare gli occhi: può irritare e facilitare il deposito dei batteri. • Pulire il bordo della palpebra e le ciglia con acqua tiepida. • Applicare impacchi sull'occhio chiuso con tisane a base di malva o di camomilla (per gli amanti dei rimedi naturali). • Non truccare gli occhi né usare lenti a contatto fino a quando l'area non è guarita. • Sostituire il trucco per gli occhi, soprattutto il mascara, almeno ogni sei mesi: i batteri possono "annidarsi" nelle setole e diffondersi nel trucco. • Proteggere gli occhi dalla polvere e dall'inquinamento atmosferico. • Limitare il consumo di cibi grassi.

Guardare nella bottiglia d'olio? Non lo fa passare Premesso che l'orzaiolo può regredire spontaneamente (in genere nell'arco di una settimana), la terapia consiste nella pulizia del bordo palpebrale e delle ciglia dai residui furfuracei (piccole desquamazioni delle pelle) palpebrali con acqua tiepida, per liberare gli orifizi delle ghiandole di Meibomio. In alcuni casi per debellare il battere responsabile della patologia sono necessari anche antibiotici per via orale (tetracicline). L'uso di antibiotici topici in pomata (derivati della penicillina, fluorchinolonici) e cortisonici, da mettere direttamente sull'orzaiolo, invece, aiuta ad alleviare i sintomi di prurito, bruciore e


arrossamento è consigliato per un periodo limitato (8-10 giorno al massimo). In casi particolarmente persistenti e ricorrenti, possono essere consigliabili integratori per bocca a base di Omega-3 e acidi grassi polinsaturi che rendono meno denso il sebo prodotto dalle ghiandole di Meibomio. Questi integratori, perché siano efficaci, devono però essere assunti per un periodo di 60 giorni, a cicli. Le creden-

ze dei nostri nonni, che suggerivano di mettere sull'orzaiolo dell'albume d'uovo o immergere l'occhio in una soluzione oleosa (olio d'oliva) invece, sono state sfatate: si tratta di semplici rimedi che possono alleviare i sintomi del prurito e dell'arrossamento, ma non hanno nessun potere curativo sulla causa originaria, cioè lo Staffilococco. È importante invece seguire una sana alimentazione, povera di grassi, e curare attentamente la pulizia della pelle del viso, soprattutto quando si soffre di acne e dermatite seborroica. Anche mantenere una detersione delicata

Il calazio? Un'infezione più profonda Il calazio, come l'orzaiolo, è originato da un'infiammazione di una o più ghiandole di Meibomio Mentre l'orzaiolo rappresenta la fase acuta, infiammata e dolorosa di questo processo, che si risolve nel giro di pochi giorni, il calazio costituisce quella cronica, che di solito risulta più fastidiosa che dolorosa. Anche il calazio può regredire spontaneamente, benché in tempi talvolta notevolmente più lunghi rispetto a quelli dell'orzaiolo. Qualora non regredisca, in genere è consigliabile l'asportazione chirurgica.

e costante con acqua tiepida delle palpebre, anche usando salviettine detergenti "farmaceutiche", può aiutare a prevenire infezioni localizzate complicate (orzaiolo e calazio).

Assessorato Grandi Infrastrutture Pianificazione Territoriale e Expo

10 - 20 settembre 2014

GRAZIE A TUTTI QUELLI CHE HANNO SOSTENUTO QUESTA INIZIATIVA!


SPECIALITÀ A-Z

ORTOPEDIA

Con tacchi alti e punte strette aumenta il rischio di alluce valgo a cura di Alberto Bianchi

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iguarda circa un terzo delle donne e insorge in genere tra i 50 e i 60 anni, anche se esistono forme giovanili. Provoca un dolore che a volte può diventare talmente intenso da non permettere di mettersi le scarpe o camminare. Senza contare che rappresenta anche un problema estetico. È l'alluce valgo, una delle patologie del piede più diffuse. Nelle fasi iniziali, per cercare di dare sollievo e ridurre il dolore, può essere utile utilizzare calzature confortevoli. Se però il problema è ormai tale da causare un dolore costante, l'unica soluzio-

Un dolore inizialmente intermittente All'inizio il dolore si manifesta in modo intermittente per poi diventare costante ed estendersi magari anche a tutto l'avampiede. Per una certa fase, infatti, il piede trova una sorta di assestamento che gli permette di attenuare il dolore. Quando però la deviazione aumenta questo "equilibrio" si modifica di nuovo e ritorna la sintomatologia dolorosa. I divaricatori tra le dita non solo non servono ma sono anche altamente sconsigliati perché favoriscono la deviazione delle dita laterali. Per il controllo del dolore, invece, possono essere efficaci tutori da mettere al mesopiede (simile a quelli che si usano per le dita delle mani quando si soffre ad esempio di sindrome del tunnel carpale) che spingono l'alluce a stare dritto.

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Bergamo Salute

ne è l'intervento chirurgico. Attenzione però: ogni alluce valgo ha la sua evoluzione e la sua morfologia e quindi bisogna scegliere la tecnica più indicata per ogni singolo caso.

Un rigonfiamento simile a una cipolla L'alluce valgo è una progressiva deformità dell'articolazione del primo dito del piede, che si manifesta con una deviazione verso l'esterno dell'alluce. Questa deformità modifica la morfologia dell'avampiede, causando un'infiammazione e un tipico rigonfiamento a livello della base dell'alluce, la cosiddetta "cipolla".

L'origine? Multifattoriale Le cause non sono ancora del tutto chiare. Si tratta di una patologia senza dubbio con origine multifattoriale in cui un ruolo importante è giocato dalla familiarità (che non significa trasmissione genetica ma predi-

sposizione). È una patologia con una prevalenza nel sesso femminile, probabilmente determinata dall'abitudine ad indossare scarpe con tacchi molto alti e punte strette che stressano la naturale posizione dell'avampiede e lo costringono a un sovraccarico funzionale. L'instabilità del primo metatarsale (il metatarso è la parte dello scheletro del piede consistente di cinque ossa lunghe e sottili disposte parallelamente), che sia primaria o sia secondaria ad altre patologie, come ad esempio la sindrome pronatoria o piede piatto, l'artrite reumatoide, o alcune malattie neurologiche etc., è la causa biomeccanica dell'insorgenza della malattia. La prevenzione? Agire sugli unici fattori di rischio cosiddetti modificabili: scegliere calzature con un tacco adeguato (vedi box) e punte comode e cercare di mantenere sotto controllo le eventuali patologie responsabili della formazione dell'alluce valgo.


La terapia, chirurgica e su misura

pressione sulle dita vicine, porti anche quest'ultime a deviarsi. Non c'è nulla che fermi la ma- Aspettare troppo tempo, quinlattia. Essendo una patologia di, può rendere l'intervento più progressiva degenerativa, infatti, complesso, in quanto non più peggiora inevitabilmente con circoscritto solo all'alluce, con il passare del tempo, anche se tempi di recupero più lunghi non sempre con andamento e risultati meno soddisfacencostante: può rimanere stabile ti. Oggi il chirurgo ortopedico per anni per poi peggiorare im- può scegliere tra molte e diverprovvisamente e in modo non se tecniche chirurgiche, molto prevedibile. Nel caso in cui sia più evolute e sofisticate rispetto secondaria al piede piatto è al passato, che permettono di possibile rallentarne l'evoluzio- personalizzare l'intervento sulne, utilizzando appositi plantari la base delle caratteristiche ed che permettano ai piedi di lavo- esigenze del singolo paziente rare meglio nel suo complesso. (se si applica la corretta tecnica L'unica terapia correttiva però chirurgica il rischio di ricadute resta quella chirurgica, che si è decisamente minore ma non rende necessaria quando l'al- assente). L'operazione, che si luce valgo diventa doloroso e effettua principalmente in day impedisce le normali attività hospital, consiste nell'eliminare quotidiane. Intervenire tempe- un pezzetto della parte mediale stivamente è importante per- dell'osso, tagliare l'osso e traslarché il rischio altrimenti è che lo (ovvero spostarlo) in modo l'alluce deviato, esercitando da riallineare l'articolazione. Spesso, anche in questo ambiDott. Alberto Bianchi to, si sente parlare di chirurgia Specialista minivasiva. In realtà, l'approccio in Ortopedia mininvasivo in genere è limitaI.R.C.C.S. Galeazzi Milano, Policlinico to a interventi di correzione di San Marco Zingonia alluci valghi con deviazioni mie Corpore Sano Smart Clinic nime e non a correggere quadri Stezzano di disfunzione dell'avampiede.

L'altezza giusta: massimo 4-5 centimetrI Il tacco alto certamente contribuisce a slanciare la figura, ma costringe l'avampiede a carichi di lavoro eccessivi, con la conseguenza che il peso del corpo invece di essere distribuito equamente su tutta la pianta si sposta principalmente sulla parte anteriore del piede. Un tacco alto può essere responsabile di dolori in maniera diffusa sulla parte anteriore del piede accelerando il processo di deviazione dell'alluce. L'altezza ideale rimane dai 2 ai 4 cm.

Pazienza e "allenamento" per un buon recupero A proposito del post-intervento, è importante sottolineare che i tempi di recupero non sono molto brevi. Si può camminare da subito, ma con una scarpa "speciale" che deve essere indossata sempre per un mese. Il recupero deve poi continuare gradualmente con ginnastica di movimento dell'alluce per recuperare l'elasticità e la mobilità articolare, e con esercizi di rinforzo della muscolatura della gamba. Le ossa del piede sono molto delicate e devono sopportare grossi carichi, perciò è necessario che il piede, prima di tornare in piena funzione, sia completamente "stabilizzato". In conclusione possiamo dire che oggi il problema dell'alluce valgo può essere risolto con tecniche efficaci e sicure, purché però ci sia accordo tra medico e paziente e il paziente segua scrupolosamente le indicazioni per il recupero, senza pretendere di accorciare i tempi. Bergamo Salute

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PERSONAGGIO L'assessore Nadia Ghisaberti

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Arte e agricultura, la nostra ricetta per l'Expo a cura di Lucio Buonanno

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Expo 2015 si avvicina. Dal primo maggio al 31 ottobre Milano sarà la capitale mondiale dell'Esposizione Universale che ha come tema "Nutrire il Pianeta, Energia per la vita". Il fulcro sarà l'alimentazione in tutti i suoi aspetti: nuove tecnologie per la produzione dei cibi, salute, educazione alimentare, sostenibilità, solidarie-

tà e collaborazione, cultura e tradizioni, ospitalità e turismo. In pratica un'alimentazione sana, sicura e sufficiente per tutto il mondo. Con Milano è coinvolta tutta la Lombardia. E Bergamo come si sta preparando all'Expo 2015? Ne parliamo con Nadia Ghisalberti, assessore alla Cultura, Turismo, Tempo libero, Marketing territoriale ed Expo.

«Puntiamo soprattutto su alcuni eventi importanti come la riapertura dell'Accademia Carrara, la mostra di Palma il Vecchio, Donizetti e la sua musica, Astino e le coltivazioni con piante legate all'uomo, Città Alta. Inoltre creeremo dei percorsi green ciclopedonali come quello dei conventi da Astino a Valmarina. Expo è un'occasione unica per dare alla nostra città un'ancor più importante visibilità internazionale, anche se per le varie iniziative bisogna fare i conti con i fondi disponibili. Ma anche per mostrare le eccellenze gastronomiche bergamasche. Il Tavolo di lavoro al quale partecipano oltre al Comune, la Provincia, la Camera di Commercio, Confindustria e l'Università, ha già prenotato uno spazio a Expo: porteremo il meglio delle nostre produzioni casearie ed agricole». Che non sono poche: dal mais spinato, ai salumi, ai formaggi dop come lo strachitunt o il formai de mut, all'olio, ai vini e via dicendo. All' Expo si affronteranno tanti nuovi progetti: la scienza per la sicurezza e la qualità alimentare, l'innovazione nella filiera alimentare, la tecnologia per l'agricoltura e la biodiversità, l'educazione alimentare, la solidarietà e la cooperazione alimentare, l'alimentazione per migliorare gli stili di vita, l'alimentazione nel-

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medicinali). Lo spazio, 5 mila gli spazi della Gamec promossa metri quadrati, sarà diviso in tre dall'Università, dalla FondazioTANTE OCCASIONI DI LAVORO zone: un infopoint all'ingresso, ne Creberg e dal Comune. Questi Oltre 650 giovani saranno asuna per attività didattiche e la due eventi che si affacciano sulla sunti per l'Expo 2015, altri 195 terza prevede un percorso agi- stessa via creeranno un polo culcome tirocinanti. Se cercate bile anche ai disabili. Per arri- turale di straordinaria attrazione lavoro bisogna candidarsi, invare ad Astino ci saranno delle con una previsione di 150/180 viando il proprio curriculum al sito www.manpowergroup4exnavette che partiranno dal par- mila visitatori nel corso del 2015. po.it, partner ufficiale dell'echeggio della Croce Rossa in L'offerta culturale dovrà puntare vento. A questi 845 si affianvia Broseta. Intanto sono stati anche sul nome di Gaetano Docheranno circa 4 mila assunti direttamente dalle aziende e dai affittati altri 23 ettari che preve- nizetti con una programmazione Paesi partecipanti. Altri 9 mila dono la produzione di ortaggi speciale delle sue opere più polavoratori vengono impiegati biologici e alberi da frutta, viti polari, con percorsi che tocchino dagli appaltatori nella gestioe luppolo. «Ad Astino ci sarà per i luoghi donizettiani e interventi ne dell'Esposizione Universale. «L'Expo non va vista solo come l'Expo anche una mostra dedica- musicali diffusi in tutta la città. un volano per l'economia del ta a Gigi Veronelli, famoso enolo- Saranno numerosi i turisti dinostro Paese» ha commentato il go e gastronomo, scomparso die- retti a Milano per l'Expo che si Commissario Unico dell'esposici anni fa, che farà di Bergamo la fermeranno a dormire a Bergazione Giuseppe Sala «ma è anche un'importante opportunità capitale enologica. In un proget- mo: la città dovrà essere pronta di crescita professionale per to a lungo termine nell'ex-con- ad accoglierli, anche con orari migliaia di persone». Alla manivento dovrebbe trovare la sua più estesi per servizi, ristoranti festazione mondiale partecipano 147 Paesi. sede una scuola di alta cucina e locali, una città aperta quasi così come aveva annunciato il 24 ore e corse ATB serali più freSindaco in campagna elettorale» quenti. L'Expo deve essere l'ocle culture. Anche nelle scuole, ci svela l'assessore Ghisalberti. casione per un'azione di markecome è già stato fatto l'anno «Gli elementi chiave sono però ting territoriale e di promozione scorso con il concorso "Man- l'apertura dell'Accademia Carra- internazionale della città, con la gio locale, penso universale", ra, dopo sette anni di chiusura, e cultura motore di un turismo più si parlerà di Expo soprattutto la mostra di Palma il Vecchio, ne- consapevole e sostenibile.» per stimolare la creatività degli alunni sull'importanza di una VENTUN MILIIONI DI VISITATORI DA TUTTO IL MONDO sana nutrizione e per favorire Le Esposizioni Universali hanno origini molto lontane: nel 1798 cominciò la conoscenza delle tradizioni Parigi, ma la prima vera Esposizione è quella di Londra del 1851 con 25 alimentari della Bergamasca e Paesi ospiti e 6 milioni di visitatori. Dopo l'Inghilterra si susseguirono alsottolineare l'importanza del tre manifestazioni, quasi una all'anno, nelle più importanti capitali: Parigi, Vienna, Melbourne e ancora Parigi nel 1889, per celebrare il centenario settore agroalimentare. Fiore all'occhiello per l'agricoltura, perfettamente in linea con l'educazione ambientale, proposto per Expo 2015, sono i campi intorno al convento di Astino dove, su progetto dell'Orto Botanico, sono state messe a dimora oltre trecento specie vegetali dalle quali l'uomo ha tratto nella storia il proprio nutrimento (orticole come ortaggi e legumi, foraggere, botaniche,

della rivoluzione francese, che ci ha lasciato la Torre Eiffel costruita appositamente per l'occasione. Nel 1906 fu la volta di Milano con l'Esposizione internazionale del Sempione, che vide la partecipazione di 25 Paesi e 10 milioni di visitatori da tutto i mondo. Intanto le manifestazioni si susseguivano diventando uno strumento di un Paese per lanciare la propria economia. Fino al 1928 quando 31 Paesi fondarono il BIE (Bureau International des Expositions) per darsi un regolamento. Con la grande esposizione di New York del 1939 inizia una nuova era, sospesa subito per la guerra fino al 1947, ma è a Bruxelles la nuova Expo, nel 1958, con il tema "Bilancio di un mondo per un mondo più umano che diventa strumento di promozione politica, economica e sociale per una crescita globale". L'ultima è stata a Shanghai nel 2010. Ora tocca a Milano, dove sono previsti almeno 21 milioni di visitatori che porteranno benefici economici per almeno 10 miliardi di euro. Il biglietto di ingresso costa tra i 22 e 39 euro. Sono previsti sconti per associazioni, parrocchie e per chi prenota già sul sito dell'Expo.

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IN SALUTE

STILI DI VITA

I giardini della salute Si chiamano Healing Garden e sono progettati per aiutare mente e corpo a stare meglio a cura di Lucio Buonanno

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li americani lo chiamano Healing Garden (letteralmente giardino terapeutico o della salute) e lo praticano da decenni. In Italia sta decollando. A Bergamo è stato uno dei temi centrali della quarta edizione de "I maestri del paesaggio", organizzata da Arketipos con il Comune di Bergamo e patrocinata dalla Regione Lombardia, Expo 2015 e da altre associazioni, manifestazione appena conclusa che ha fatto diventare "verde" con alberi, prati, fiori, Piazza Vecchia. Ne parliamo con il professor Giulio Senes, direttore del corso di perfezionamento in Healing Garden e docente alla facoltà di Scienze Agrarie e Ambientali dell'Università di Milano che a Bergamo ha tenuto una relazione.

Ma per chi si progetta un "Healing Garden"?

In genere per i pazienti di ospedali e strutture sanitarie e per gli ospiti delle strutture socio-assistenziali: sono persone deboli, che soffrono, e richiedono uno sforzo progettuale "paziente-specifico" che rispetti profondamente questa sofferenza. Presentano caratteristiche diversissime per età, patologia e abilità, stato psicosociale, tempo trascorso nella struttura di cura: si va dal "per sempre" delle RSA, ai giorni/mesi degli ospedali, alle ore nel caso di esami o visite ambulatoriali. è evidente che un giardino per un ospedale pediatrico è diverso da quello per un centro Alzheimer. Ci sono poi familiari e amici dei pazienti o ospiti. Tutti coloro che hanno un proprio caro che sta Cos'è un "Healing Garden" e soffrendo sono coinvolti in quesu quali principi si basa? sta sofferenza: si pensi ai genitori Un giardino può essere healing di bambini colpiti dal cancro o ai perché è connesso a una strut- figli di genitori ricoverati in resitura sanitaria oppure perché in denze socio-assistenziali, magari qualche modo aiuta il processo affetti da demenze, quale carico di guarigione o addirittura perché psicologico devono sopportare. è parte attiva di un vero e proprio Infine, i luoghi della salute sono processo di cura; oppure può es- frequentati da medici, infermiesere healing perché è esso stesso ri che hanno "a che fare" con la un luogo dove si cura.Pren-dendo malattia e la sofferenza di pazienin prestito la definizione della de- ti e ospiti. I livelli di stress a cui signer di giardini Naomi Sachs, sono sottoposti sono elevatissimi. possiamo definire un Hea-ling La molteplicità degli utenti potenGarden come uno spazio esterno, ziali degli Healing Garden implima talvolta anche un'area verde ca che gli spazi debbano essere interna, progettato per promuove- progettati in modo differenziato e re e migliorare la salute e il benes- che si debbano progettare tutti i sere delle persone. diversi spazi aperti disponibili.

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LE PIANTE AMICHE DEL BENESSERE Nella progettazione dell'Healing Garden non viene lasciato nulla al caso, dalla segnaletica ai percorsi anche per chi usa una carrozzina, alle panchine, al movimento del sole, alle zone d'ombra. Anche la scelta degli alberi, preferibilmente di alto fusto, dei cespugli e fiori deve essere fatta con attenzione in modo da provocare effetti sensoriali come profumo, colore e suoni come lo scorrere dell'acqua. Non devono mancare le piante profumate. E questo vale anche per un Healing Garden domestico. Con l'aromaterapia si stimolano infatti i nostri sensi. Per esempio i fiori di lillà aiutano alla calma, alla riflessione e nello studio. Le rose sono importanti per le donne dalla gravidanza ai disturbi della menopausa. Nei bambini sembrano invece avere influssi positivi per accentuare la creatività. I gelsomini con il loro aroma aiuterebbero la sessualità. Inoltre si possono usare in casa alcune piante che purificano l'aria eliminando sostanze tossiche come benzene, anidride solforosa, formaldeide, ammoniaca e che richiedono poca acqua. Tra queste il ficus, l'aloe vera, il crisantemo, l'edera, la gerbera e lo spatillo.

Ma quali sono i benefici? Possono essere ottenuti attraverso un'esperienza di tipo passivo o con un coinvolgimento attivo nel giardino: sedersi semplicemente su una panchina, fare una passeggiata, fare riabilitazione fisica, giardinaggio. Tra i benefici si possono ricordare: la riduzione dello stress in pazienti, familiari e staff; la riduzione dei costi


Pro f. Giu lio Se n e s Docente alla Facoltà di Scienze Agrarie e Ambientali dell'Università di Milano

delle cure (minore consumo di farmaci e minore permanenza nelle strutture di cura); l'aumento dell'autonomia da parte dei pazienti; il miglioramento dell'umore e della qualità globale della vita. Tuttavia, l'interpretazione dei risultati della ricerca è spesso difficile. La domanda su come misurare i benefici degli Healing Gardens rimane ancora aperta e in questo campo c'è molto da fare. E questo è un lavoro su cui l'Università si sta impegnando. I motivi per cui il contatto con la natura incrementa il benessere e favorisce i processi di guarigione si rifanno all'essenza profonda

dell'uomo come "essere vivente" in perenne stretto rapporto con l'ambiente che lo circonda e con gli altri esseri viventi. A livello generale si può affermare che l'evidenza scientifica suggerisce che l'esposizione alla luce naturale, l'accesso fisico, le viste su elementi naturali (vegetazione, animali, aria fresca, sole e acqua) dovrebbero sempre essere incorporate nella progettazione delle strutture di cura.

Ci sono piante e fiori per ogni tipo di malattia? Non si può generalizzare. Si può però dire che le diverse specie vegetali (con la loro diversità di

forma, di colore, di tessitura, ma anche con la loro variabilità nel tempo) possono essere utilizzate per "incontrare" le specifiche esigenze di determinate persone in particolari condizioni. Anche in questo campo, la ricerca scientifica è ancora agli inizi.

Lo si può fare anche in casa per ottenere un maggior benessere? Certamente. Partendo dagli interessi specifici (i miei possono essere diversi dai suoi), si può creare uno spazio ottimale per facilitare il contatto con la natura. Bergamo Salute

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IN SALUTE

ALIMENTAZIONE

Dai una "scossa" al metabolismo! Accelerarlo è possibile. Come? Seguendo alcune regole a tavola e facendo una buona (e costante) dose di attività fisica a cura di Elena Buonanno

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etabolismo. Quante volte l'avete sentito nominare quasi fosse una parola "magica" (per chi ha la fortuna di averlo "veloce" e di smaltire tutto quello che mangia senza mettere un etto) o al contrario un nemico da combattere ("mi basta niente e ingrasso… colpa del metabolismo lento"). Al metabolismo, o meglio al "supermetabolismo", è stato anche dedicato di recente un libro, diventato subito un best seller, e una dieta, la dieta del supermetabolismo appunto. A idear-

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la Hailey Pomroy, dietologa di Hollywood che ha tra le sue seguaci star del calibro di Jennifer Lopez, Reese Whiterspoon e Cher. Ma che cos'è esattamente il metabolismo? Come funziona? Cosa possiamo fare per accelerarlo? Lo abbiamo chiesto alla dottoressa Chiara Cortiana, biologa nutrizionista.

Dottoressa Cortiana, che cosa si intende per metabolismo? Il metabolismo è l'insieme delle reazioni chimiche che avvengono in un organismo e si divide in catabolismo (reazioni che degradano molecole complesse generando energia disponibile per il nostro corpo) e anabolismo (reazioni che creano molecole complesse consumando energia). Un'ulteriore classificazione prevede la suddivisione del metabolismo in metabolismo totale e basale. Il metabolismo basale è il dispendio energetico del nostro corpo quando si trova in condizioni di riposo, vale a dire

la somma dell'energia necessaria per far avvenire le reazioni basilari per la sopravvivenza (respirazione, circolazione sanguigna, digestione, attività cerebrale, etc.) e rappresenta il 50-70% del dispendio energetico giornaliero del corpo umano (negli uomini, in genere, è tra 2.000-2.500 calorie, nelle donne tra 1.400-1.800). Il metabolismo totale invece è dato dalla somma del metabolismo basale e di quello "extra", cioè dell'energia necessaria per tutte le altre attività quotidiane che normalmente facciamo ma che non rientrano nel metabolismo basale (ad esempio

Peperoncino, mele e pere, the verde, spezie, agrumi, cibi ricchi di calcio (contenuto anche in vegetali come semi di sesamo, verdure a foglia verde, semi di lino, mandorle, quinoa etc.), cibi ricchi di omega3 (pesce, olio di lino, semi di lino, semi di zucca, semi di girasole, noci e anacardi, alghe, aceto per condire): secondo alcune ricerche questi cibi aiutano ad accelerare il metabolismo.


studiare, lavorare, camminare, si fa con i pesi) porta invece fare attività sportiva etc.). a un incremento della massa muscolare e un conseguente E cosa vuol dire aumento del metabolismo baaverlo veloce o lento? sale: i muscoli hanno richieste La velocità del nostro metabo- metaboliche ed energetiche sulismo indica semplicemente periori rispetto al grasso. Questo la velocità con cui le reazioni significa che più aumentiamo i metaboliche estraggono e con- muscoli (o massa magra), più sumano l'energia contenuta energia consumiamo nell'arco nel cibo che ingeriamo. Questa della giornata, indipendentevelocità si misura in Kcal (chi- mente dalla dieta, dallo sport localorie). o dal nostro assetto ormonale. Sono sufficienti due sedute anaIl metabolismo viene erobiche alla settimana, dietro spesso citato nell'ambito supervisione di un allenatore di diete come elemento qualificato, onde evitare strappi chiave per ottenere o danni muscolari.

un rapido calo di peso. Ma è davvero possibile velocizzare il metabolismo? Cosa di deve fare?

Il metodo migliore, più rapido e più soddisfacente per accelerare il proprio metabolismo è praticare regolare attività fisica, sia di tipo aerobico sia di tipo anaerobico. L'attività aerobica fa incrementare il dispendio energetico giornaliero del nostro organismo consentendoci di bruciare più energia (e quindi più grassi!) migliorando e accelerando il dimagrimento corporeo. Gli sport migliori sono quelli di lunga durata come sci di fondo, bicicletta, nuoto, corsa, e l'ideale è mantenere una bassa intensità di allenamento (allenamenti non troppo lunghi ma praticati con frequenza e costanza). L'attività anaerobica (ad esempio quella che

Dott.ssa Chiara Cortiana

Biologo Nutrizionista, di Bergamo

troppo tempo tra un pasto e l'altro e consumare cinque pasti al giorno, distribuendo correttamente le calorie durante la giornata: 20% a colazione, 5% allo spuntino di metà mattina, 40% a pranzo, 5% alla merenda di metà pomeriggio, 30% a cena. • Mantenere un giusto livello di idratazione e bere almeno 1.5-2 E la dieta, può aiutare litri di acqua al giorno, preferia svegliarlo? bilmente lontano dai pasti. Assolutamente sì! Per mantene- • Non escludere completamente re il nostro metabolismo a una i grassi dall'alimentazione: anbuona velocità basta seguire che loro hanno una funzione dei semplici consigli alimentari. nel metabolismo. • Non saltare mai la colazione: • Evitare diete drastiche (con è il pasto fondamentale della meno di 1.200 calorie al giorgiornata e serve per "mettere in no). Solo apparentemente facilimoto" l'organismo (meglio se tano la perdita di peso. In realtà fatta entro mezz'ora da quando tendono a rallentare il metaboci si alza). lismo e facilitano l'immagazzi• Evitare di lasciare passare namento di ogni "surplus calorico" derivante da eventuali sgarri alimentari (molto probabili quando la dieta è eccessivamente restrittiva). • Preferire i carboidrati complessi a quelli raffinati: hanno un indice glicemico più basso e prolungano il senso di sazietà. • Preferire le proteine di carni bianche, pesce e legumi (questi ultimi in abbinamento a cerali integrali). Bergamo Salute

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IN ARMONIA

PSICOLOGIA

Tempi di crisi: addio egoismo, cresce la voglia di altruismo a cura di Giulia Sammarco

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taliani disperati, egoisti e rinchiusi in sé per colpa della crisi? Sbagliato. Secondo una ricerca del Censis è proprio il contrario. Le difficoltà economiche di questi ultimi anni non solo non ci hanno resi tutti più aridi e indifferenti, ma, a sorpresa, ci hanno fatto riscoprire l'altruismo e la solidarietà, valori peraltro già molto forti nella nostra realtà bergamasca tradizionalmente molto impegnata nel volontariato. I dati parlano chiaro: la voglia di essere altruisti coinvolge ben il 76% degli italiani, il 40% si dice molto disponibile a fare visita agli am-

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malati, più del 36% di dichiara pronto a rendersi disponibile in caso di calamità naturale, per contribuire al bene comune; tra le cose che rendono più felici, dopo la tranquillità personale e familiare, c'è aiutare gli altri. «In effetti questi risultati possono creare un certo stupore. Innanzitutto perché si potrebbe pensare che in un periodo di difficoltà economica le persone tendano a occuparsi principalmente dei propri bisogni; in secondo luogo perché poco si allineano con le tendenze della società contemporanea spesso legate all'individualismo» dicono la dottoressa

Elena Tironi e il dottor Simone Algisi, entrambi psicologi. «In realtà, se si analizzano in modo più approfondito, non sono così inspiegabili».

In che senso, dottoressa Tironi? Le situazioni critiche possono servire ad attivare alcuni processi psicologici e affettivi significativi: stare in prossimità attiva con la difficoltà, costruire una vicinanza organizzata, anche istituzionalizzata come accade nei servizi di volontariato, rappresenta una forma evoluta per fronteggiare le esperienze


competizione, no grazie Anche la competizione è in crisi. La collaborazione e la condivisione sempre più vengono viste come valori che non danno solo sicurezza, ma garantiscono anche più sviluppo. E così le ambizioni personali, spesso, lasciano il posto ad altri tipi di gratificazione.

faticose della vita. L'impegno positivo in attività sociali e di volontariato è una modalità attraverso la quale la persona non fugge, non si isola, ma trova un modo per stare dentro la quotidianità, per quanto difficile che sia. Bisogna anche dire che un periodo caratterizzato da instabilità, come lo scenario attuale, spinge la persona a confrontarsi con l'essenziale del quotidiano. Oggi accade spesso che ci si senta smarriti, privati di quei riferimenti (come successo, guadagno e riconoscimenti personali) che garantivano il proprio equilibrio e la propria autostima. La persona è così costretta a rivedere il proprio quotidiano e a riscoprire la propria natura di essere sociale e relazionale. Ci si rende conto che se è possibile vivere da soli in condizioni di benessere, è molto più difficile affrontare la crisi in solitudine. Alcuni autori parlano addirittura di spinta (o pulsione) sociale come primo carburante di tutto lo sviluppo dell'individuo. L'altro in difficoltà, per certi aspetti, sono "io" in difficoltà. Non lasciare solo chi ha bisogno, quindi ci "rassicura" sulla nostra sorte nel momento in cui ci dovessimo trovare nella stessa situazione. Questo è un esercizio di empatia. L'empatia

è un concetto strano, non immediato, sta a cavallo tra i pensieri e le emozioni: in quanto uomo, mi identifico con l'altro e posso sentire dentro di me quello che lui sente. Questo vale sia per la sofferenza sia per le emozioni positive che la nostra solidarietà genera. E qui entra in campo un concetto fondamentale, cioè la gratificazione. La gratificazione non è quantificabile, bisognerebbe misurare il valore dei sorrisi, dei grazie, degli sguardi di ritorno oltre all'esito dell'attività stessa. Il punto è che questo tipo di gratificazione è interattiva, relazionale, sociale appunto. È l'azione di ritorno dell'altro, della persona a cui abbiamo offerto il nostro servizio che ci coinvolge. La risposta dell'altro è autonoma e viene nella nostra direzione e agisce a livello degli affetti. Forse il sorriso di un bambino o il ringraziamento di un anziano che abbiamo aiutato entrano dritti nel cuore e permettono di scoprire dimensioni nuove della vita, a volte anche più profonde e forti.

Ma quindi, ci impegniamo nel volontariato per fare bene agli altri o perché ci fa sentire bene, dottor Algisi? Questa è una critica che spesso viene sollevata. È legata all'idea che il volontariato, in alcuni casi, possa non essere gratuito o come si dice "disinteressato" ma risponda solo al bisogno di chi lo fa; bisogno di sentirsi apprezzato, valorizzato, utile e persino di non sentirsi solo. Secondo i critici si tradirebbe il messaggio di autenticità proprio del volontariato. Bisogna però, a questo proposito, fare

alcune distinzioni. Tutti noi abbiamo bisogno di sentirci preziosi, di avere riconoscimenti del nostro valore, di sentirci un po' speciali. Nelle dovute proporzioni questi bisogni sono normali e alimentano le nostre attività, in particolare quelle sociali, e aiutano ad avere la spinta in più per andare oltre. Il problema si verifica quando il sano bisogno di gratificazione diventa esigenza di grandiosità, come se la mia immagine e la stima che ho di me dipendessero esclusivamente dalla gloria e dell'applauso degli altri. In questo modo il rischio è sviluppare un senso di onnipotenza: sentendosi riconosciuto, gratificato, una persona "migliore" e da "ammirare", potrebbero emergere sentimenti di infallibilità che portano a non vedere più l'Altro ma a sostituirsi a lui. Questo è l'unico rischio quando si fa volontariato. Per il resto la solidarietà è di grande importanza poiché produce positività per il volontario, per il contesto sociale e per chi riceve aiuto: fare del bene produce del bene sia nel dare sia nel ricevere. Dott.ssa Elena Tironi

Psicologa presso lo Studio Albero di Psiche, Seriate

Dott. Simone Algisi

Psicologo presso lo Studio Albero di Psiche, Seriate

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IN ARMONIA

COPPIA

Perché il matrimonio fa così paura? Sono sempre di più le coppie che scelgono di convivere. Per timore dell'impegno, voglia di "libertà" ma anche motivi economici a cura di Viola Compostella

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iori d'arancio? No grazie. O almeno non subito. Sono sempre meno nel nostro Paese le coppie che decidono si convolare a nozze. Meglio la convivenza. Per anni, decenni, a volte per sempre. "Non cambia nulla, è come se fossimo sposati" si difendono i contrari al matrimonio. "è una scelta di comodo. Vuol dire che manca la volontà di impegnarsi davvero l'uno con l'altra" replicano i tradizionalisti. Quello che è certo è che il matrimonio, da almeno vent'anni, è in crisi. E anche quando ci si decide a pronunciare il fatidico sì, in un caso su quattro finisce con il divorzio o la separazione (secondo recenti dati Istat il matrimonio, in Italia, dura in media 16 anni). Ma perché oggi si è così allergici al matrimonio? E può davvero una fede al dito fare la differenza? Ci risponde la dottoressa Tiziana Romano, psicologa e psicoterapeuta.

un ufficiale dello stato civile o un ministro di culto: si tratta di una promessa solenne davanti a Dio e alle persone care di un impegno e di una responsabilità nei confronti del partner e della relazione. Un impegno che non poche persone, per diversi motivi, oggi hanno paura ad affrontare (questa paura ha anche un nome: gamofobia). In parte la colpa è della nostra società che spesso offre modelli che alimentano un atteggiamento superficiale di godimento delle Dottoressa Romano, perché relazioni, mettendo in seconoggi fa così paura l'idea do piano aspetti legati di più di sposarsi? È l'impegno al "desiderio" che comprende a spaventare o ci sono la conoscenza interpersonale, altri motivi? l'ammirazione della diversità Il matrimonio rappresenta un'u- dell'altro/a, l'attesa e l'impegno nione tra un uomo e una donna, reciproco nella relazione. I partufficialmente sancita davanti a ner di una coppia oggi sono il

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frutto di una "società liquida", usando le parole di Bauman, famoso sociologo polacco, in cui sono venuti meno i condizionamenti sociali (per "amore dei figli") e religiosi ( il "vincolo indissolubile") legati al matrimonio, che garantivano continuità e solidità all'impegno coniugale, a favore di una libertà svincolata dall'accoglienza della dipendenza e della costruzione di legami. Così si è spesso incapaci di attraversare la fase di crisi e di conflitto e si preferisce trovare alternative relazionali che non mettano troppo in discussione la propria persona e da cui ci si possa svincolare in modo più veloce e sbrigativo. In molti casi è questa la motivazione che spinge a scegliere di convivere piuttosto che sposarsi. Esistono,


Uomini o donne: chi LO TEME DI PIù? La paura di sposarsi (gamofobia) colpisce sia uomini sia donne, anche se tradizionalmente si attribuisce più spesso agli uomini, poiché è socialmente accettato che abbiano più libertà nelle relazioni. Tuttavia ci sono sempre più donne che non accettano il ruolo tradizionale a cui si sottomette la moglie e per questo boicottano tutte le loro relazioni in maniera inconscia.

che li fa sentire vivi. Infine esiste anche un'altra opzione, tipicamente italiana, e cioè la paura di lasciare la famiglia e tagliare il cordone ombelicale.

A proposito di famiglia, quanto pesa l'esempio dei genitori come coppia?

I giovani che hanno vissuto tra i genitori situazioni di separazioni, divorzi, o famiglie allargate, spesso, pur desiderando fortemente costruire un rapporto d'acomunque, anche altre ragioni. more per la vita con il/la partner, Tra queste, ad esempio quella anche come compensazione economica: la crisi ha dato il e/o risarcimento alle mancanze suo contributo perché ha reso affettive vissute nella loro storia, il lavoro più precario e instabi- temono di rivivere e ripetere gli le per cui risulta impegnativo stessi vissuti e fallimenti dei proassumersi anche l'onere delle pri genitori (mancanza di fiduspese di un matrimonio. Inoltre cia reciproca, di comunicaziol'eventuale rottura di un matri- ne, voglia di libertà ed evasione, monio comporta anche costi tradimenti). Così cercano nella economici e legali che spesso le convivenza un iniziale comprocoppie di oggi, più disincantate messo per sondare l'esperienza di fronte al "per sempre", prefe- della condivisione. In altri casi, riscono non rischiare di dover meno frequenti, invece, se i geniaffrontare. Esiste poi anche un tori sono molto legati, si potrebaspetto più culturale: il matrimo- be avere paura di non riuscire nio non viene più visto come un ad avere quel grado di affinità, rito di passaggio e quindi ha per- spesso idealizzata, della coppia so la sua connotazione solenne genitoriale. di appartenenza reciproca dei partner per la vita e di creazio- Tanti dicono che sposati ne di un nuovo nucleo familiare. o no non cambia nulla Tra i più giovani, spesso, c'è an- nella coppia. che la paura di non poter vivere È davvero così dal punto alcune esperienze se si è legati di vista psicologico ? a una coppia tradizionale o di Il vincolo del matrimonio ridover rinunciare alla seduzione spetto alla convivenza è sicuramente più impegnativo a livello Dott.ssa Tiziana Romano psicologico: se una convivenza di fronte a una crisi viene sciolta in tempi più rapidi il Psicologa matrimonio spesso compore Psicoterapeuta, di Bergamo ta maggiori ripensamenti e riflessioni prima di arrivare a una sua conclusione. Rima-

ne sempre vero comunque che se due persone decidono di sposarsi o convivere ciò che li dovrebbe legare è il sentimento d'amore che, in entrambi i casi, va coltivato con cura, cogliendo in tempo i cambiamenti e le distanze che si possono creare tra i partner senza arrivare a creare quel vuoto e silenzio che impediscono poi il ritrovarsi. Per fare durare una coppia sia nel matrimonio sia nella convivenza non bisogna mai perdere di vista la "forza positiva di questa illusione" iniziale che ha fatto innamorare entrambi i partner. La consapevolezza di un amore da entrambe le parti non dovrebbe far temere di credere nell'impegno del matrimonio, pur essendo consapevoli che questo amore dovrà vivere fasi di vicinanza e di distanza emotiva nei diversi momenti di una vita insieme. Non esiste l'armonia completa in nessuna coppia ma ognuno ha potenzialità e limiti che vanno accettati. L'amore è un sentimento e impegno reciproco che per sua natura ha qualcosa d'inafferrabile e di misterioso per cui non è sufficiente solo prometterlo ma va riconosciuto e rinnovato nella sua quotidianita. Ed è questa la sua potenza e sorpresa!

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IN FAMIGLIA

DOLCE ATTESA

Per un parto più "dolce" prova con le tecniche di rilassamento a cura di Maria Castellano

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raining autogeno, yoga, pilates, ginnastica in acqua, persino canto e danza. Sono molte le tecniche e le discipline che possono favorire un parto più "dolce", aiutando la futura mamma a rilassarsi e controllare meglio le proprie emozioni (e paure), ma anche le proprie reazioni fisiche, sia prima sia durante il travaglio e il parto. «Le tecniche di rilassamento apprese in gravidanza favoriscono un travaglio fisiologico in tutte le sue fasi, da quella prodromica (fase di preparazione al travaglio che può durare anche diverse ore) a quella dilatante e a quella espulsiva» conferma la dottoressa Chiara Marra, ginecologa. «Nello specifico, nell'ultima fase espulsiva, le capacità acquisite (di concentrazione, di respirazione, di utilizzo mirato della voce, di fiducia in se stesse e di saper fronteggiare lo stress) sono fondamentali per la donna per coordinare le spinte in maniera efficace».

Tra le tecniche forse più note c'è il training autogeno. Di che cosa si tratta e quali vantaggi può offrire durante il parto? Il training autogeno è una tecnica di "allenamento" (da qui training) che prevede precisi esercizi di concentrazione e respirazione che determinano modificazioni psico-fisiche ai fini di un profondo rilassamento.

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I requisiti essenziali per lo svolgimento del training autogeno sono: un ambiente tranquillo, al riparo da stimoli e rumori disturbanti, un atteggiamento psicologico di quiete (per il qua-

le vengono utilizzate formule verbali come "io sono perfettamente calma") e costanza nella pratica. È facilmente intuibile quindi che il vantaggio apportato durante il travaglio sia una


il parto. Lo stretching eseguito in gravidanza, ad esempio, non Specialista solo aiuta a sostenere meglio il in Ostetricia e Ginecologia, peso del bambino e a evitare il Diplomata in tanto diffuso mal di schiena, ma Agopuntura e Medicina è fondamentale anche per prenTradizionale Cinese, dere maggiore consapevolezza di Bergamo del proprio corpo, lavorare in sintonia con esso, incontrare ed maggior facilità al rilassamen- accettare i propri limiti e riuscito, grazie alla respirazione che re ad abbandonarsi con fidupuò alleviare tensioni localiz- cia alle forze del travaglio. Allo zate (ad esempio al perineo) e stesso modo corsi di danza, acgrazie "all'allenamento" nello quaticità e yoga in gravidanza smorzare emozioni e paure le- possono preparare fisicamente gate al parto (che rappresenta- le donne ad affrontare meglio no le componenti emotive del il travaglio sia in termini di residolore). Attualmente, però, solo stenza sia in termini di flessibilipochi corsi di preparazione al tà (meno rigidità = meno dolore parto propongono il training e agevolazione delle varie fasi autogeno tradizionale. Le cau- del travaglio), ma hanno come se di un minor utilizzo rispetto obbiettivo anche una maggiore agli anni passati sono da ricer- fiducia nelle proprie capacità. carsi nell'affollamento dei corsi Tutti i corsi di preparazione al (gruppi numerosi danno risul- parto, infine, insegnano la retati poco fruttuosi, per la diffi- spirazione, sia come parte intecoltà a ottenere un profondo grante dello yoga o del Pilates, rilassamento ed eventualmente sia come tecnica a sé stante. La fare delle simulazioni del par- respirazione infatti permette un to) e nella necessità di praticare profondo stato di rilassamento con costanza la tecnica anche sia nella sua fase di inspirazione a casa tra un incontro e l'altro. sia di espirazione, coincidente Tuttavia, spesso ai corsi di pre- quest'ultima con l'abbandono parazione al parto vengono in- e l'apertura. L'espirazione può segnate altre tecniche di autodistensione. Dott.ssa Chiara Marra

Quali sono quelle più diffuse? Lo yoga, gli esercizi di respirazione, gli esercizi di vocalizzazione e il canto, le visualizzazioni, lo stretching, la ginnastica in acqua, il Pilates, la danza. Anche le pratiche che potrebbero sembrare principalmente corporee (stretching, Pilates, etc.), in realtà, hanno ricadute psicologiche positive durante il travaglio e

Anche in caso di partoanalgesia Le tecniche di rilassamento possono essere utili anche nel caso in cui si decida per un parto in analgesia. Possono infatti giovare nella fase prodromica del travaglio, quando non è ancora possibile posizionare l'analgesia epidurale e nella fase espulsiva quando la donna deve spingere per favorire la nascita. Inoltre molte di queste tecniche psicocorporee aiutano una ripresa più veloce dopo il parto.

inoltre trarre forza dall'emissione della voce, che accompagna la donna nel dolore della contrazione.

Quanto tempo prima del parto bisognerebbe iniziare a praticare queste tecniche? Prima si inizia e meglio è. A eccezione del primo trimestre di gravidanza, ogni momento può essere quello giusto. Non devono ovviamente sussistere problemi di salute della gestante o del feto, altrimenti è meglio consultare prima il proprio medico curante.

Queste tecniche hanno in qualche modo effetti analgesici o influiscono solo sulla percezione del dolore da parte della donna? Ognuno di noi ha livelli di sopportazione del dolore diversi, e quella del dolore è un'esperienza soggettiva, non esistono due travagli uguali. Come già accennato, una buona preparazione psico-fisica durante la gravidanza aiuta ad affrontare il parto in modo più sereno. Quando siamo spaventate i nostri muscoli si contraggono, la respirazione diventa superficiale e, se la situazione peggiora, possiamo anche perdere il contatto con la realtà. Tutto questo peggiora il dolore e rende difficile il travaglio. Al contrario, se ci si rilassa e si asseconda il nostro corpo, il dolore si attenua. Le tecniche di rilassamento, seppur non abbiano effetti analgesici pari a quelli dei farmaci, sono quindi fondamentali per un buon parto e una buona nascita. Bergamo Salute

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IN FAMIGLIA

BAMBINI

Adolescenti e internet Come sfruttare al meglio le nuove tecnologie, social network compresi, senza rischi a cura di Viola Compostella

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i chiamano nativi digitali. Già perché gli adolescenti di oggi sono la generazione che ha conosciuto e usato fin dalla nascita (o quasi) le nuove tecnologie. Internet, rete, social network sono il loro "pane quotidiano", strumenti con cui studiano, giocano, si divertono. Mezzi preziosi per entrare in contatto con il mondo, conoscere, esplorare. «Gli adolescenti e i giovani d'oggi sono nati e cresciuti con la compagnia e il supporto delle tecnologie digitali e delle loro potenzialità. Come tutti i più giovani di ogni epoca, però, rappresentano la fascia più delicata della popolazione, quella che più facilmente può cadere nei rischi della "rete"» avverte la dottoressa Leonella Bugini, psicologa e psicoterapeuta.

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Dottoressa Bugini, cosa cercano gli adolescenti nel rapporto con la tecnologia internet? L'adolescenza, ovvero la fascia d'età tra gli 11-12 anni e i 21-22 anni, è un periodo in cui avviene una vera e propria rivoluzione che coinvolge il corpo (aumento della potenza fisica e affacciarsi della sessualità) e la mente (che raggiunge la sua piena maturità). A livello psichico è come se ci fosse un balzo tra l'infanzia rassicurante (con le certezze garantite dalla presenza dei genitori) e l'adolescenza dove regna l'incertezza che gira attorno alla domanda "chi sono?". L'adolescente è in preda a stati d'animo che variano in modo tumultuoso, non si capisce più, prova sensazioni di vuoto, solitudine che lo fan-

no sentire straniero a se stesso. Si pone domande sulla vita e la morte, ricerca in maniera spasmodica una rifondazione dei valori fino ad allora accettati. Spinto dal desiderio di affermazione mette in discussione l'autorità genitoriale, ma allo stesso tempo nei confronti degli adulti ha atteggiamenti ambivalenti: li cerca per avere aprovazione o sapere cosa pensano eppure non sopporta di essere osservato e giudicato; ha bisogno di posizioni ferme e decise, ma solo per potersi opporre, e si sente svalutato se qualcuno gli dà consigli. È proprio in questo contesto di "disorientamento" che la rete diventa una spazio appetibile in cui cercare risposta alle proprie domande, raccogliere tasselli per costruirsi una "nuova" identità, sperimentare


giochi di supremazia e dominio sull'altro, senza nemici, né rivali in carne e ossa, tutto si svolge a Psicologa e Psicoterapeuta livello fantastico, senza doversi presso Porto mettere in gioco per davvero, di Telemaco a Bergamo, Brescia si perde il rapporto vivo, anche e Treviglio corporeo, della comunicazione. Predomina il "simulato", dove ciò che va oltre i confini fino il regista può cambiare scena a ad allora conosciuti. I Social suo piacimento in modo onniNetwork, insieme a e-mail, chat, potente. È un po' come essere blog, giochi on-line, siti porno- sempre vincenti e primi attori: grafici, sms possono così diven- tutto l'opposto di quello che actare un mezzo a metà strada tra cade nella vita vera. le mura domestiche (sicurezza del conosciuto) e il mondo E quali sono invece esterno (che attrae e intimori- i pericoli sce al tempo stesso). Un mezzo dei social network? Social network (Facebook, non scevro di rischi. Twitter, Myspace, Google, LinkeQuali sono in particolare dIn, Instagram, Meetup, Skype, i rischi a cui si espongono Whatsapp etc.) significa rete i ragazzi? sociale, ovvero un gruppo di inLa possibilità di spaziare nel- dividui uniti da un qualunque la galassia di internet pone tipo di legame: conoscenza, di fronte a un conflitto: il lato amicizia, rapporti di lavoro, vinpositivo è l'accesso a un'infini- coli familiari, passione per uno tà di informazioni, l'incentivo sport o un cantante. È noto che alla curiosità, a cercare cose nessuna rete sociale può garannuove, la possibilità di essere tire rapporti stabili e significativi aggiornati in ogni momento su tra i suoi membri se questi suciò che accade nel mondo; l'a- perano un certo numero. "Molti spetto allarmante è dato dalla amici nessun amico" diceva il possibilità/rischio di falsificare filosofo greco Aristotele. I social la realtà, sviluppare una dipen- network però, almeno apparendenza ed esercitare o subire temente, permettono di conciun controllo sulla propria vita liare due esigenze tipiche dell'aprivata. I rischi, in particolare, ri- dolescente in conflitto tra loro: il guardano la possibilità di essere desiderio di vicinanza e intimità catturati da un mondo virtuale e il bisogno di autonomia e dia discapito della vita vera e di stanziamento. Qui si cercano smarrirsi in fantasie che fanno altri ragazzi per non essere soli, perdere il contatto con la realtà: a volte, stando seduti di fronte allo schermo del computer e prendendo parte a scene virtuali, si vivono sentimenti intensi scambiati per risposte a esperienze reali. Con l'uso dei videoDott.ssa Leonella Bugini

TROPPO IN RETE? SALUTE A RISCHIO Secondo uno studio dell'Osservatorio della Società Italiana di Pediatria l'eccesso di internet influisce negativamente sugli adolescenti peggiorando anche comportamenti e abitudini non direttamente collegati all'uso della rete. Gli adolescenti che navigano in internet per più di 3 ore al giorno, ad esempio, mangiano peggio, sono più inclini al rischio, fumano e bevono di più, leggono di meno, hanno un rendimento scolastico inferiore, hanno comportamenti sessuali più "adultizzati", praticano meno sport e lo fanno con un atteggiamento molto più orientato alla vittoria che al divertimento.

conoscersi, sentirsi più forti, sperimentare le nuove capacità acquisite e allo stesso tempo, si ha paura dell'intimità vera. In una certa misura tutto questo è normale. Il problema è quando i ragazzi trascorrono molto tempo a proporre, accettare, rifiutare, rompere "amicizie", "contatti", "scambi" con una quantità enorme di profili: corrono il rischio che il loro incontro con amici e compagni "veri", in carne e ossa, anziché essere facilitato, venga ostacolato. Il social network può diventare così una sorta di cassa di risonanza che amplifica gli stati d'animo, un dispositivo che occulta la solitudine e la difficoltà a costruire legami. Ha collaborato la dottoressa Silvia Anfilocchi, psicologa.

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anno 4 - settembre - ottobre 2014

Di seguito gli amici in evidenza in questo numero Cerca tutti i punti di distribuzione nell'elenco per località

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ALTRE TERAPIE

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Farmaci galenici Cosa sono e quando servono a cura di Viola Compostella

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osaggi personalizzati. Medicinali difficilmente o non più reperibili. Associazioni di più principi attivi. Rimedi naturali. Sono molti i casi in cui, ancora oggi, si deve ricorrere ai preparati galenici, ovvero medicinali preparati in farmacia. Come ci spiega il dottor Ernesto De Amici, farmacista.

re variato nel tempo o stabilito ad hoc per ogni paziente (i farmaci industriali non sempre permettono questa "personalizzazione"); quando si è in presenza di una patologia che richiede un medicinale non prodotto dall'industria, detto anche farmaco orfano (può essere orfano perché destinato a malattie rare oppure orfano per Dottor De Amici, cosa si dosaggio, come nel caso di anintende per galenici? tiipertensivi da somministrare a Il farmaco galenico è il medici- lattanti o bimbi molto piccoli); nale preparato nel laboratorio di quando si deve ridurre il nufarmacia. Per alcuni è necessaria mero e la frequenza di sommila prescrizione medica (i cosid- nistrazioni, magari associando detti magistrali), per altri non è più principi attivi in un'unica necessaria e si fa quindi riferi- somministrazione, per aumenmento alla Farmacopea Ufficia- tare la compliance (cioè l'adele per prepararli (officinali). La sione alla cura); quando vuole preparazione di questi farmaci variare la forma farmaceutica si rivela indispensabile quando, industriale, ad esempio lo sciper svariati motivi, l'industria far- roppo di morfina trasformato in maceutica non è in grado di sod- gel per pazienti che non sono in disfare un particolare bisogno. grado di deglutire; quando il paziente è allergico o intollerante Ci può fare a un particolare eccipiente o qualche esempio? l'instabilità chimica o fisica di Si ricorre a un medicinale pre- un principio attivo non permetparato in farmacia quando, ad te al farmaco di venir distribuito esempio, il dosaggio deve esse- e conservato attraverso i normali canali industriali.

La dizione "preparato galenico" deriva dal nome di Galeno, un medico dell'antica Grecia che diffuse la pratica di comporre i rimedi medicamentosi miscelando varie sostanze di base.

Ma sono sicuri ed efficaci come quelli "tradizionali"? I farmaci preparati in farmacia sono efficaci e sicuri quanto i farmaci industriali, perché devono essere rispettate delle leggi ben precise, dette "Norme per la buona preparazione", conte-

nute nella Farmacopea Ufficiale degli Stati membri dell'Unione Europea. Fanno eccezione le preparazioni a base di piante e loro derivati: escludendo le più pericolose, questi farmaci sono di libero allestimento. Con tisane, gocce, sciroppi e capsule fitoterapiche la scienza del farmacista galenico può liberamente esprimersi, adattando e correggendo la formulazione. A questo proposito è bene, però, fare attenzione: è fondamentale che sulla confezione di questi prodotti compaia il titolo di principio attivo per ogni componente; questo valore permette di capire se è un prodotto buono o solo paglia imbustata.

E quali sono i galenici più richiesti? Preparazioni pediatriche (sciroppi, gocce o cartine), dermatologiche (creme), o capsule di integratori da affiancare alla dieta personalizzata prescritta dal dietologo. Dott. Ernesto De Amici Farmacista, Vicepresidente dell'Ordine dei Farmacisti e di Federfarma di Bergamo

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Le vacanze sono ormai un ricordo? Ma le macchie della pelle causate dal sole rimangono...

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GUIDA ESAMI

RUBRICHE

Mal di gola? Cure più mirate con il tampone faringeo Aiuta a capire se è causato da un batterio e se quindi serve davvero una terapia antibiotica a cura di Maria Castellano

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a faringite, ovvero il comune mal di gola, è uno dei problemi più frequenti della stagione autunnale e invernale e può essere causato da microrganismi diversi, virus e/o batteri. Se l'origine è virale bastano antinfiammatori, se però è di origine batterica (e solo in quel caso!) è necessario ricorrere all'antibiotico. Ma come si fa a capire se la "colpa" è di un virus o di un batterio? Non sempre i sintomi sono sufficienti. Uno degli strumenti più efficaci per fare chiarezza allora è il tampone faringeo, esame semplice e indolore, finalizzato alla ricerca e identificazione dei germi responsabili della faringite e quindi alla scelta della terapia più corretta a seconda del caso. Approfondiamo l'argomento con la dottoressa Laura Strozzieri, otorinolaringoiatra.

infezione da streptococco pyogenes, il batterio più frequentemente responsabile di faringiti, faringotonsilliti e di complicanze dal reumatismo articolare alla glomerulonefrite (malattia renale). Questi sintomi sono: malessere generale, febbre più o meno elevata, inappetenza, cefalea, dolori articolari diffusi, sensazione di fastidio e difficoltà a deglutire (faringodinia) intensa. Può inoltre essere utilizzato per la diagnosi di difterite (corynebacterium diphteriae), candidosi del cavo orale (candida albicans), gonorrea (neisseria gonorrhoeae) e infezioni da stafilococco aureus, patologie che presentano sintomi molto simili al "normale" mal di gola ma hanno origini diverse e richiedono quindi cure specifiche.

Dottoressa Strozzieri, ma quando in particolare serve questo esame?

L'esame è di semplice esecuzione: si utilizza un bastoncino sottile con estremità di cotone (simile a un cotton-fiocc lungo), si inserisce nella gola del paziente e con movimenti orizzontali, verticali e circolari si strofina delicatamente sulle tonsille e sulla mucosa della parete posteriore del faringe dove si annidano i germi responsabili della faringite avendo cura di evitare il contatto con le altre mucose della cavità orale. Il tampone

Il tampone faringeo viene consigliato ed eseguito a tutti i pazienti quando si sospetta una Dott.ssa Laura Strozzieri Specialista in Otorinolaringoiatria presso la Clinica Castelli di Bergamo

E come si svolge?

è poi inserito in un apposito contenitore che viene inviato a un laboratorio di analisi che provvede all'esame colturale e all'eventuale antibiogramma. Il contenuto del tampone viene cioè posto in particolari piastre dove si riproducono le condizioni ideali per la crescita dei germi presenti nella mucosa faringea. Se i germi sono batteri si procede all'antibiogramma, esame che consiste nel testare e individuare gli antibiotici più idonei per il germe/i responsabile della faringite. Solo nel 20% dei casi le infezioni sono di origine batterica.

Ma è doloroso? No, anche se può risultare fastidioso per alcuni pazienti perché lo strofinamento della parete posteriore della faringe può stimolare il vomito, motivo per il quale se ne consiglia infatti l'esecuzione a digiuno. Bergamo Salute

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ANIMALI

Il criceto... istruzioni per l'uso Ecco quello che dovete sapere prima di adottare questo piccolo roditore a cura di Elena Buonanno

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n cane in casa? Troppo impegnativo. Un gatto? È più indipendente, ma richiede comunque attenzioni. Ed ecco che, in molti casi, la scelta ricade sul criceto, semplice da gestire e simpatico. Insomma l'ideale per le famiglie con bambini che desiderano un animaletto da tenere in casa. Ma è davvero così? «Molti genitori scelgono di "adottare" un criceto pensando che sia un buon "compagno" a quattro zampe per i propri figli»osserva Milena Martinelli, medico veterinario. «In realtà non è esattamente così. Se si decide di prendere questo piccolo roditore è indispensabile, per la sua sicurezza e per quella di chi gli sta vicino, conoscere meglio la sua indole, le sue esi-

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genze e caratteristiche e rispettare alcune regole di base. Sicuramente è relativamente facile da gestire ma dal punto di vista dell'interazione non è particolarmente indicato soprattutto per i bambini più piccoli».

Dottoressa Martinelli, cominciamo da dove dovrebbe vivere... Innanzitutto dobbiamo fare una premessa. I tipi di criceto più famosi in vendita nei negozi sono tre: il criceto dorato (Mesocricetus Auratus), il criceto russo (Phodopus Sungorus) e il Roborovskij (Phodopus Roborovskij). Queste tre specie hanno caratteristiche simili, così come lo è la loro gestione. Il loro ambiente ideale di vita, innanzitutto per la loro sicurezza, è la gabbia, in metallo o di plastica, che deve rispondere a un requisito fondamentale ovvero essere assolutamente sicura e a prova di fuga.Le gabbie di plastica sono decisamente più sicure. Se però se ne sceglie una in metallo, bisogna accertarsi che le maglie siano sufficientemente strette in modo da impedire fughe indesiderate con recuperi spesso difficoltosi e, ahimè, incidenti più o meno gravi. I criceti, soprattutto i Roborovskij, hanno dimensioni craniche molto piccole e, con opportune manovre riescono facilmente a superare gli spazi tra una sbarra e l'altra e

a darsi alla fuga. Da questo momento la lista dei danni aumenta di giorno in giorno: divani che diventano tane perfette e introvabili, culminanti a volte in ramificati tunnel che farebbero invidia agli architetti più bravi, fili di elettrodomestici rosicchiati, porte con spigoli inferiori misteriosamente arrotondati, dispense depredate curiosamente ai piani bassi e altri inconvenienti meno divertenti che possono portare anche a morte il nostro piccolo amico.

Si può prendere in mano? Il criceto va manipolato con attenzione perché spesso e volentieri, soprattutto all'inizio, non è molto abituato all'uomo e può mordere infiggendo ferite alle dita molto dolorose. Diretta conseguenza, solitamente, è la patologia nota come "criceto volante" con danni inenarrabili per il nostro piccolo amico. Prima di prenderlo in mano bisogna instaurare con lui un rapporto di fiducia, dandogli il tempo di abituarsi alla nostra voce e al nostro odore. Importante è poi metterlo nel palmo della mano, tenendo l'altra mano sulla sua schiena e assicurandosi che, nel caso l'animale tenti il salto, l'altezza della Dott.ssa Milena Martinelli

Medico Veterinario a Leffe


caduta non sia tale da causare fratture o traumi.

Ma possono convivere due criceti nella stessa gabbia? Il criceto può essere adottato da

Passiamo all'alimentazione. solo o in coppia, anche se, queCosa gli si deve dare sta seconda opzione va calibrata da mangiare? per bene. Se si scelgono indiviIl criceto è da considerarsi onnivoro quindi può mangiare un po' di tutto, tenendo però sempre ben presenti le quantità. La base della dieta dev'essere la verdura amara (radicchio Milano, trevigiano, catalogna, ecc) con aggiunta di frutta (specialmente frutti di bosco ricchi di vitamina C), yogurt (una goccia due volte la settimana) pezzetti microscopici di tuorlo d'uovo cotto. Deve essere limitato, invece, l'uso di carboidrati quali biscotti, crackers, pane e di grassi come per esempio i semi che si trovano in commercio appositamente per criceti.

dui di sesso opposto si va incontro a un aumento esponenziale

e in tempi brevi del numero dei componenti della famiglia. La soluzione, in questo caso, rimane la sterilizzazione. Se si opta invece per esemplari dello stesso sesso ci si deve preparare a lotte spesso culminanti nel decesso del più debole.

L'ABC per una gabbia perfetta La gabbia deve essere spaziosa, dotata di una lettiera assorbente sul fondo e di una casetta piena di ovatta (meglio in cotone classico) che funga da nascondiglio e luogo di riposo, posizionata in una stanza con temperatura costante senza correnti d'aria o sbalzi termici. È consigliabile arredarla con giochi appositi, come ad esempio la ruota (di dimensioni adeguate e senza pioli per evitare traumi o fratture) in modo che possa fare un po' di attività fisica, ma anche giochi fatti in casa come per esempio l'interno del rotolo di carta igienica o dello scottex, palline fatte con carta di giornale che i criceti amano rosicchiare. Non bisogna infatti mai dimenticare che sono roditori e hanno bisogno di rosicchiare spesso e volentieri (i denti incisivi continuano a crescere per tutta la vita; mentre in natura il roditore riuscirebbe da solo a limarsi i denti, in cattività deve essere il padrone a fare in modo che i denti non crescano troppo, perché causerebbero difficoltà a mangiare). All'interno della gabbietta, infine, ci deve essere un contenitore per il cibo e un abbeveratoio a goccia (definito a sifone), preferibile alle ciotole perché più igienico e pratico.


STRUTTURE

Fondazione I.P.S. Card. Gusmini Onlus

Assistenza a 360 gradi Dagli anziani ai malati terminali, da sempre al fianco di chi ha bisogno a cura di Viola Compostella

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iabilitazione generale e geriatrica, hospice per malati terminali, assistenza domiciliare. La Fondazione I.P.S. Card. Gusmini Onlus di Vertova, realtà "storica" dell'area della Val Seriana, è oggi in grado di offrire un'assistenza a 360°, rivolta a persone anziane e fragili di tutta la Bergamasca. «La nostra mission è sempre stata quella di andare incontro alle esigenze del territorio. Negli anni abbiamo ampliato i nostri servizi tenendo sempre ben presente questo obbiettivo e oggi siamo in grado di offrire un'assistenza completa e di alta qualità» spiega il presidente Stefano Testa. Fondazione onlus, senza fini di

lucro, l'Istituto Polifunzionale Socio Sanitario Card. Gusmini opera esclusivamente per fini di utilità sociale e svolge la propria attività nei settori dell'assistenza sociale, socio-sanitaria e sanitaria. «In particolare ospita e offre servizi residenziali, semiresidenziali e domiciliari per persone anziane in condizioni di non autosufficienza, e per altri soggetti, non anziani ma con problemi di fragilità, rispettando i principi fondamentali del Sistema Sanitario Nazionale quali l'eguaglianza, l'imparzialità, la continuità assistenziale, il diritto di scelta, la partecipazione, l'efficienza, l'efficacia e la trasparenza» continua il dottor Testa.

La riabilitazione generale e geriatrica «Il reparto di riabilitazione dispone di 20 posti letto ed è rivolto alla cura e al recupero funzionale di persone con deficit di movimento o in situazioni di fragilità generale» spiega ancora il dottor Stefano Testa. «Accanto alla residenzialità, la Fondazione offre poi un servizio domiciliare di riabilitazione, convenzionato con il SSN, alle persone che non possono, per problemi fisici, recarsi presso gli ambulatori. L'accesso avviene tramite richiesta di ricovero del proprio medico o specialista con valutazione fisiatrica che può essere svolta anche presso la Fondazione. Presto attiveremo anche un settore dedicato alla riabilitazione ambulatoriale. Sia il ricovero sia il servizio domiciliare/ambulatoriale sono completamente gratuiti». Di recente realizzazione la palestra e gli ambulatori offrono, a costi ridotti, la possibilità di trattamento anche a persone, senza problemi di fragilità ma che hanno necessità riabilitative o di cure fisiche.

Una centro di riferimento per le cure palliative Realtà di eccellenza, tanto da essere indicata dalla Regione Lombardia fra le due migliori strutture sociosanitarie lombarde, l'hospice di Vertova è nato per rendere accessibili le cure palliative a un sempre maggior numero di pazienti terminali.

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zata dall'ASL di competenza. «Che si tratti di Adi, hospice, riabilitazione o altri ambiti, ci rende orgogliosi sottolineare che tutti i servizi offerti dalla Fondazione sono erogati da perso-

nale altamente qualificato che ha saputo coniugare l'elevata professionalità a disponibilità e sensibilità grazie all'impegno e alla formazione continua» conclude il dottor Testa.

22 novembre e 6 dicembre 2014: screening gratuito per problemi di memoria e/o demenza Presso la Fondazione I.P.S. Card. Gusmini Onlus è attivo anche un ambulatorio U.V.A. (Unità di Valutazione Alzheimer), autorizzato dall'ASL a redigere i certificati medici specialistici per la richiesta di Invalidità civile e/o di accompagnamento e moduli per esenzione, inoltre si effettuano visite mediche specialistiche ai soggetti che presentano disturbi di memoria o un quadro clinico di demenza vera e propria, inviati dal medico di medicina generale o dallo specialista. L'attività si prefigge di attuare una diagnosi precoce e più accurata possibile, di testare nel tempo il decadimento cognitivo, garantendo alla persona una terapia adeguata, fornita gratuitamente, nonché sostenere la famiglia tramite opportune informazioni inerenti la malattia, il decorso clinico, le strategie comportamentali ed assistenziali. All'interno dei servizi offerti c'è l' Alzheimer Cafè, un luogo di incontro innovativo in cui le famiglie e le persone malate degenti presso la struttura o residenti nel territorio possono condividere e parlare della malattia in un ambiente rilassante sfruttando l'occasione per incontrarsi con professionisti che forniscono informazioni utili all'accettazione della patologia e alla gestione delle difficoltà che può causare. È prevista inoltre l'attivazione di un percorso di inserimento nelle varie attività terapeutiche non farmacologiche (musicoterapia, arte terapia, stimolazione sensoriale, bambolo-terapia etc.) con la finalità di diminuire le diverse problematiche psico-relazionali e comportamentali dei pazienti. In particolare il 22 novembre e il 6 dicembre 2014, in occasione dell'Open Day, sarà possibile effettuare gratuitamente una prima valutazione neuropsicologica a persone che presentano disturbi di memoria in una fase ancora iniziale. L'intervista sarà condotta da un neuropsicologo e, se necessario, sarà possibile accedere a gruppi di stimolazione cognitiva.

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Ampliatosi negli anni, oggi conta 12 posti letto. «L'Hospice è un servizio gratuito che si propone di applicare modelli di gestione globale della persona e ha l'obbiettivo di fornire un livello di cura e assistenza adeguato alle specificità della situazione, con particolare attenzione non solo alla cura dei sintomi fisici ma anche degli aspetti psicologici, spirituali e affettivi, e di offrire un adeguato supporto ai familiari e alle istituzioni del territorio» continua il Presidente. Per l'accesso è necessaria la richiesta di ricovero del proprio medico o specialista e una valutazione di pre-ingresso della Fondazione. L'Unità Operativa Hospice collabora con l'A.D.I., servizio di Assistenza Domiciliare Integrata della Fondazione, erogato in tutto il territorio della Media Valle Seriana e Val Gandino e gratuito, per garantire il proseguimento delle cure palliative anche a casa. L'A.D.I., inoltre, consente di ricevere cure attive che permettano al paziente con patologie croniche-degenerative di continuare a vivere il più possibile a casa propria. I cittadini possono, quindi, usufruire di prestazioni continuative nel tempo presso il loro domicilio o prestazioni occasionali di tipo assistenziale (igiene alla persona), infermieristiche (cura di lesioni cutanee, cateterismo, detersione e medicazione di ferite, prelievi ematochimici, addestramento ai familiari), riabilitative (fisioterapia) e specialistiche (psicologo, geriatra, medico palliatore, fisiatra etc.). L'attivazione del servizio è a carico del medico di medicina generale e autoriz-


STRUTTURE

habilita

Ipoacusia improvvisa: il ruolo dell'ossigenoterapia iperbarica a cura di Giulia Sammarco

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mprovvisi problemi d'udito, fischi e ronzii nell'orecchio, fino alla diminuzione o scomparsa istantanea o in poche ore dell'udito? Potrebbe trattarsi di quella che i medici chiamano "ipoacusia improvvisa", una condizione patologica che interessa l'orecchio interno o il nervo uditivo. In questi casi un aiuto importante è rappresentato dall'ossigeno, o per meglio dire dall'ossigenoterapia iperbarica. Ne parliamo con il dottor Ugo Pani, responsabile del servizio di Medicina Iperbarica della Casa di Cura Habilita di Zingonia, struttura che a questa patologia ha dedicato un percorso di accettazione con canali preferenziali, secondo il criterio della "urgenza differibile", con tempi di attesa ridotti e un trattamento che viene effettuato generalmente entro le 24 ore lavorative successive alla prima telefonata di richiesta di visita, comprensive dei tempi di effettuazione degli accertamenti (ECG ed RX torace) preliminari all'esecuzione della terapia iperbarica. Intervenire tempestivamente, infatti, le origini La Medicina Iperbarica nasce dalla Medicina Subacquea, specialità che si occupa della prevenzione, idoneità all'immersione, diagnosi e trattamento delle malattie causate dalla permanenza dell'essere umano nell'ambiente subacqueo e iperbarico (a pressione maggiore di quella atmosferica).

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Ogni variazione volumetrica di qualsiasi componente dell'organo dell'udito o di quello dell'equilibrio, per infiammazione, edema, congestione, alterazione dello scarico venoso o della sua vascolarizzazione, causa auDottor Pani, mento dei volumi che così encome si riconosce trano in conflitto con la "scatola questa patologia? ossea" che le contiene determiLa perdita uditiva, che può esse- nando una sorta di autostrangore mono o bilaterale di tipo neu- lamento con interruzione dell'irrosensoriale, deve essere presen- rorazione sanguigna. Queste te da almeno 24 ore, senza causa alterazioni scatenano anomalie evidente e con una riduzione sensoriali immediate come la dell'udito di almeno 30 Decibel diminuzione della capacità udisu 3 frequenze consecutive. tiva, lo sviluppo di acufeni (ovvero disturbi costituiti dalla perQuali possono essere cezione di fischi, ronzii, fruscii le cause per cui non reali) spesso associati a un si può perdere disturbo degli organi di equiliimprovvisamente l'udito? brio (sindrome vestibolare, con Le cause di questa patologia vertigini con nausea e vomito). sono spesso riconducibili a In presenza di questi sintomi, un'irregolare e alterata pressio- è opportuno presentarsi senza ne delle strutture dell'orecchio perdere tempo, pena il rischio interno racchiuse nella compa- di perdita definitiva dell'udito, al gine ossea della base del cranio. Pronto Soccorso di un ospedale è fondamentale: un'ipoacusia trattata alle prime avvisaglie e correttamente ha molte più possibilità di recupero, diversamente si ha la cronicizzazione del deficit uditivo.


preferibilmente con un reparto di Otorinolaringoiatria, così da poter essere sottoposti alle opportune indagini diagnostiche (test audiometrici, diagnostica per immagini-RMN, valutazione di idoneità alla esecuzione del trattamento ossiiperbarico) ed effettuare precocemente le opportune e più efficaci terapie antinfiammatorie, alle quali sempre più spesso oggi viene associata la terapia con ossigeno iperbarico.

Di che tipo di terapia si tratta? L'ossigenoterapia iperbarica (OTI) è una branca della specialità anestesiologico-rianimatoria che negli ultimi decenni ha trovato indicazioni terapeu-

COSA CURA L'OSSIGENOTERAPIA IPERBARICA Come da delibera regionale (nr. VI/49305 del 31/03/2000) sono riconosciuti i trattamenti di ossigenoterapia iperbarica nei casi di: • Embolia gassosa arteriosa • Malattia da decompressione • Intossicazione da CO e da sostanze solfometaemoglobinizzanti • Gangrena gassosa • Infezioni da flora batterica mista • Gangrena umida delle estremità in diabetici • Sindrome da schiacciamento • Radiocrenosi tissutale • Sordità improvvisa • Osteomielite • Trapianti o lesioni chirurgiche a rischio • Insufficienze vascolari • Fratture a rischio di scarso consolidamento • Algodistrofie post traumatiche e necrosi asettica • Patologie retiniche

tiche non solo nei trattamenti di emergenze, nelle quali l'OTI è riconosciuta come terapia salvavita, ma anche per trattamenti cronici ambulatoriali come complemento terapeutico per patologie infettive, vascolari, ortopediche e internistiche. È una terapia incruenta attuata mediante respirazione di ossigeno puro in camere iperbariche pressurizzate ad aria, a pressione superiore a quella ambientale, in modo da ottenere la presenza in ogni cellula del corpo di una maggior quantità di ossigeno (20 volte superiore al normale) che diffonde, a prescindere dalla vascolarizzazione nei tessuti dell'organismo, per ottenere un effetto antimicrobico selettivo o come stimolo dei processi di guarigione, interrotti o rallentati, nei tessuti ipossici. L'ossigeno iperbarico è un potentissimo farmaco: ha un'azione detossificante negli avvelenamenti da gas (ossido di carbonio); è un ossidante selettivo in grado di uccidere microbi responsabili di infezioni anche mortali o di mutilazioni radicali. Come ogni farmaco, però, deve essere somministrato seguendo schemi terapeutici specifici per ogni patologia e paziente.

E in che modo agisce nel caso dell'ipoacusia improvvisa?

A Zingonia un centro di riferimento per la Bergamasca Il Servizio di Medicina Iperbarica della Casa di Cura Habilita di Zingonia, fondato nel 1978, è riconosciuto come centro per Master in collaborazione con l'Università di Chieti e dall' Università degli Studi di Milano Bicocca. Nell'ultimo anno la sezione di Medicina Iperbarica, attualmente dotata di quattro impianti iperbarici multiposto con un'area dedicata all'urgenza-emergenza, ha contato più di 15.000 trattamenti ambulatoriali programmati e più di 200 trattamenti in emergenza (intossicazioni da gas o da fumi di combustione, gangrene, infezioni gravi e subacquei affetti da malattia da decompressione) essendo uno dei pochi centri iperbarici che garantisce le emergenze con una reperibilità di 365 giorni l'anno. Questo servizio è inoltre possibile grazie alla consolidata collaborazione con i Servizi di Anestesia e Rianimazione dell'Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo e del Policlinico San Marco di Zingonia.

ne e il recupero delle cellule in sofferenza delle strutture neurosensoriali in black out, risolvendo così sintomatologicamente la sordità residua. La terapia con ossigeno iperbarico non è applicabile a domicilio, poiché è necessario un trattamento in camera iperbarica presso una struttura dotata di impianti, tecnologia e competenze per poterla effettuare in sicurezza.

Nel caso di ipoacusia, determina la riduzione volumetrica delle componenti dell'orecchio interno, ovvero ristabilisce gli equilibri pressori e la circolazione dell'orecchio interno, favorendo l'ossigenazioBergamo Salute

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IN FORMA

FITNESS

Corpo e mente più pronti ed "elastici" con la scherma Una disciplina in ascesa tutta da scoprire a cura di Alessandra Perullo

È

uno degli sport in cui, tradizionalmente, gli italiani si distinguono per abilità e risultati. Lo dimostrano le molte medaglie conquistate ai recenti mondiali di luglio. No, non è il calcio, ma la scherma, disciplina che negli ultimi anni sta riscuotendo un crescente successo, attraendo sempre più appassionati, affascinati dall'eleganza e astuzia delle stoccate di atleti come Aldo Montano, Valentina Vezzali e Elisa Di Francisca solo per citare i più noti. Cerchiamo allora di conoscerla meglio con l'aiuto di Federico Bortolini, tecnico della Bergamasca Scherma Creberg. «Oggi la scherma olimpica prevede tre discipline che prendono il nome dalle armi utilizzate: fioretto, sciabola e spada. Ogni duellante, definito "schermidore", vince il combattimento (in gergo "l'assalto") quando riesce a mettere un determinato numero di punti (le "stoccate") colpendo l'avversario con l'arma secondo modalità specifiche per ciascuna delle tre discipline» spiega l'esperto. «La vittoria non deriva dall'esercizio della pura forza, ma si basa su un accurato studio dell'avversario volto a coglierne le intenzioni per poterlo anticipare e indurlo all'errore. Uno dei principi base è che non esiste un'azione che non possa essere superata e neutralizzata dalla sua "contraria". Gli ingredienti principali sono, dunque,

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intelligenza, creatività, autocontrollo e gestione delle emozioni, il tutto in un contesto di socialità, disciplina e dialogo con i compagni, il maestro e gli istruttori».

A che età si può cominciare? L'insegnamento del fioretto inizia intorno ai 5-6 anni, per sfruttare al meglio la fase di sviluppo delle capacità coordinative e di mobilità articolare che dura fino ai 12-13 anni circa. La maggiore reattività ed efficienza muscolare tipiche della gioventù rappresentano, infatti, un valore aggiunto per un atleta che vuole praticare con successo la disciplina del fioretto o della sciabola. La spada, invece, è sempre stata l'arma "più matura", in cui la componente tattico-strategica prevale rispetto a quella atletica, aspetto che la rende accessibile a fasce d'età anche non più giovani.

Quante volte a settimana ci si dovrebbe allenare per avere risultati? Per un atleta non agonista, due allenamenti di un'ora e mezza a settimana sono sufficienti. Normalmente una sessione comprende una prima parte di preparazione atletica a carattere generale di circa 30-40 min. durante la quale si eseguono esercizi finalizzati a migliorare forza e coordinamento. Segue poi la fase di allenamento con l'arma, 15-20 min. circa, sotto la supervisione del maestro, in cui ci si esercita su azioni e gesti tecnici. Si passa infine agli assalti veri e propri. Fondamentale è il riscaldamento muscolare, che prevede esercizi di ginnastica aerobica e stretching, sia prima di iniziare la preparazione atletica sia al termine degli assalti, per ridurre il rischio di infortuni o traumi e conservare l'elasticità muscolare.


Quali sono i muscoli maggiormente coinvolti in quest'attività? I muscoli degli arti inferiori sono i protagonisti di quest'attività: lo schermidore ha la necessità di mantenersi in costante movimento, variando opportunamente la distanza dall'avversario a scopo difensivo o offensivo e dev'essere in grado di produrre cambiamenti di direzione e velocità a ritmi intermittenti e dall'elevata escursione. Uno dei fattori principali è, infatti, il miglioramento della cosiddetta "resistenza alla forza veloce", una particolare espressione della forza muscolare caratterizzata da contrazioni muscolari d'intensità elevata e di scarsa durata (pochi secondi), ripetute nel tempo a intervalli irregolari. Di non secondaria importanza, sono i muscoli

di addome e dorso, responsabili del mantenimento di una postura corretta e del giusto bilanciamento ed equilibrio del corpo fondamentali nell'esecuzione delle azioni offensive e difensive.

Che benefici offre? Praticare scherma, indipendentemente dal fatto di essere atleti agonisti o meno, è una valida risorsa per la crescita individuale dal punto di vista fisico, ma soprattutto psichico ed emotivo. Dal punto di vista fisico, aiuta a sviluppare la mobilità articolare e la flessibilità muscolare; le capacità coordinative necessarie alla progettazione, controllo e regolazione dei movimenti; il mantenimento dell'equilibrio in condizioni statiche e dinamiche.Dal punto di vista mentale,la scherma sviluppa i processi legati all'attenzione e

alla concentrazione, all'autocontrollo e alla disciplina in situazioni di tensione e d'incertezza.

Ci sono controindicazioni? Innanzitutto è necessario che non vi siano problemi a livello dell'apparato cardio-circolatorio, dal momento che richiede un costante impegno aerobico e anaerobico alternato. La scherma è inoltre sconsigliata a chi presenta disturbi articolari a caviglie, ginocchia, polso e spalle, e a chi soffre di patologie a livello della colonna vertebrale. Federico Bortolini

Schermidore e tecnico della Bergamasca Scherma Creberg

Radon: un pericolo invisibile nelle nostre case “In provincia di Bergamo, secondo la ASL, ogni anno sono oltre 50 le morti per tumore polmonare causate dal gas Radon.” Il RADON è un gas radioattivo invisibile, incolore e inodore, presente quasi ovunque nel suolo. Quando fuoriesce dal terreno nell’atmosfera si disperde, ma se penetra negli edifici può raggiungere concentrazioni pericolose perché aumenta la probabilità di contrarre un tumore polmonare.

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BELLEZZA

IN FORMA

Macchie solari addio! Dal peeling al laser, i rimedi contro questo diffuso inestetismo, che compare in genere al ritorno dalle vacanze a cura di Giulia Sammarco

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l sole delle vacanze vi ha lasciato come ricordo delle fastidiose macchie scure sul viso o sul décolleté che non riuscite a far scomparire o almeno ad attenuare? Non disperate. Oggi esistono diversi rimedi per eliminarle e restituire alla pelle un colorito omogeneo. «Per macchie, o per meglio dire discromie, si intendono delle aree cutanee in cui si concentra una maggiore quantità di melanina, il pigmento che la pelle, esposta ai raggi solari, produce per proteggersi dall'azione dannosa dei raggi stessi, e che dà alla cute il tipico colorito dell'abbronzatura» spiega la dottoressa Concetta Borgh, chirurgo plastico. Queste macchie, che riguarda-

no molto più le donne che gli uomini, possono essere di due tipi: melasma o cloasma che si manifesta come un alone bruno e diffuso in genere sulla fronte, ai lati del naso, sulle guance, sopra il labbro superiore, sul mento e sul décolleté e può riguardare anche ragazze giovani o incinte; le cosiddette lentigo solari, macchie tondeggianti che di solito compaiono nelle zone che sono state maggiormente esposte al sole e a scottature, come dorso delle mani, décolleté, schiena, in genere più frequenti dopo i cinquant'anni. Finché si è abbronzati le aree in cui la melanina si è concentrata in modo eccessivo non si notano, ma quando la tintarella sva-

nisce emerge evidente questa parte più colorata o pigmentata.

Sole ed età ne favoriscono la comparsa «I maggiori responsabili della comparsa delle macchie sono un'esposizione al sole, ripetuta negli anni, che determina un precoce invecchiamento della pelle, e il fisiologico invecchiamento cutaneo dovuto all'età» osserva la dottoressa. «In entrambi i casi si verifica un rallentamento del turnover cellulare, ovvero il processo di ricambio e rinnovamento delle cellule che permette alla pelle di rigenerarsi continuamente. Se questo meccanismo rallenta, la pelle non riesce più a eliminare in modo ottimale

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IN FORMA

BELLEZZA

l'eccesso di melanina, che quindi si accumula dando origine alle macchie». Oltre a una predisposizione genetica, fattori scatenanti poi possono essere anche l'assunzione di farmaci sensibilizzanti come antibiotici o antinfiammatori, psicofarmaci, pillola contraccettiva, problemi infiammatori o endocrini, l'uso di profumi o ceretta prima dell'esposizione al sole oppure alterazioni ormonali come quelle che avvengono in gravidanza o menopausa.

Schiarirle è possibile, basta scegliere il rimedio giusto Creme, peeling, laser: a seconda della profondità nella pelle, del tipo di macchia e del tipo di pelle oggi è possibile scegliere tra trattamenti e soluzioni diverse per schiarirle in modo evidente, fino in alcuni casi a cancellarle. In particolare le macchie sulle mani sono facilmente eliminabili, con trattamenti adatti

a uomini e donne di tutte le età.Quando le macchie sono superficiali possono essere utili pomate con sostanze schiarenti. Alcune, come quelle con vitamina C o l'acido cogico, aiutano a inibire la produzione di melanina, altre, come quelle a base di rucinolo, stimolano i melanofagi, cioè le cellule che "mangiano" la melanina, favorendo una più veloce eliminazione della melanina che si accumula negli strati superficiali della pelle. Attenzione però: per avere risultati bisogna avere costanza e applicarle tutti i giorni (meglio se di sera) per mesi. Se invece sono più profonde, può essere necessario un peeling chimico (ad esempio con acido salicilico), che esfolia in modo non aggressivo lo strato superiore della pelle, velocizzando il ricambio delle cellule, l'eliminazione degli strati "macchiati" e favorendo comparsa di una pelle più giovane

I cibi anti-macchie L'alimentazione può essere una preziosa alleata anche contro le macchie. In particolare la vitamina C, contenuta in particolare negli agrumi (arance, mandarini etc.), aiuta a ottenere un colorito più uniforme, regolarizzando la produzione di melanina. Anche la vitamina E, che si trova nella frutta secca o nell'olio di oliva, può essere un'alleata per prevenire la formazione di macchie: combatte i processi d'invecchiamento delle cellule, comprese quelle della pelle.

e più chiara. Se tutto questo non dovesse funzionare oppure se si vogliono ottenere risultati in tempi più rapidi si può optare per il laser. «Ne esistono tanti tipi, con azioni differenti. Tra questi, il laser con candela ad alessandrite, con sistema di raffreddamento che aumenta e migliora il comfort del paziente, rappresenta una delle tecnologie più efficaci e sicure per l'eliminazione delle macchie solari e senili: una luce mirata colpisce la macchia eliminando la melanina, mentre la cute chiara circostante non viene in nessun modo toccata. Sulla parte trattata compare una leggera crosticina, che passa nel giro di qualche giorno, svelando una macchia molto più chiara già dalla prima seduta» conclude la dottoressa Borgh. Dott.ssa Concetta Borgh Specialista in Chirurgia Plastica presso il Centro medico M.R. di Gorle

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L'infermiere di famiglia e di comunità a cura di Francesca Dogi

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a situazione economica attuale costringe le strutture sanitarie a ottimizzare le scarse risorse disponibili, riducendo il più possibile il periodo di degenza ospedaliera dei pazienti, e a trattare particolari tipologie di pazienti (riabilitazione post chirurgica, patologie croniche, anziani etc.) a livello ambulatoriale, garantendo però una rete locale che coordini gli interventi. «Proprio per rispondere alla necessità di riorganizzare il sistema sanitario centrato sul territorio,come dichiarato nei Piani Sanitari Nazionali e Regionali, la presenza e il coinvolgimento degli infermieri come responsabili dell'assistenza rappresenta un punto fondamentale per una risposta puntuale e completa alle necessità della popolazione» sottolinea Dolores Belometti, Tesoriere del Collegio IPASVI Bergamo. «Anche nella nostra Regione, la politica sanitaria si sta dirigendo verso questa nuova figura, che potrà contribuire, come dichiarato in più occasioni dal Presidente Maroni, a favorire una "presa in carico integrata a livello territoriale per rispondere ai bisogni delle famiglie, in termini di benessere e condizione di prossimità"». Questo professionista, formato con laurea triennale in infermieristica e master specifico ha già dimostrato in altri Paesi europei grandi potenzialità e risultati sulla salute delle comunità, erogando interventi di assistenza preventiva, curativa, riabilitativa e di sostegno alle diverse

necessità a domicilio e sul territorio. «L'obbiettivo dell'Infermiere di Famiglia e di Comunità è di farsi carico dei bisogni di salute che si manifestano lungo l'arco della vita della persona, famiglia o comunità, tenendo conto di tutto il contesto che fa da cornice all'esistenza degli individui in carico. In questo modo l'infermiere potrà essere in grado di fornire risposte complete ed articolate, in linea con le svariate necessità socio-sanitarie che la famiglia dovesse presentare, esplicando il suo ruolo in stretta collaborazione con il Medico di Medicina Generale, responsabile della diagnosi e prescrizione terapeutica». Ad oggi, nella nostra Regione, le modalità di attivazione e inserimento di tale figura sono in via di definizione e sperimentazione, ma presto potrebbe divenire un riferimento come già avvenuto in altre Regioni (Friuli, Toscana etc.). «L'attività si concretizzerà in diverse aree, permettendo al cittadino e alle famiglie di usufruire nel miglior modo possibi-

le dell'offerta socio sanitaria, attraverso l'integrazione di diversi professionisti della salute che potranno attivare, in base alle diverse competenze, interventi quali: prevenzione primaria, per mantenere le condizioni di benessere dei componenti della famiglia; prevenzione secondaria, per riconoscere precocemente l'eventuale presenza di patologie; prevenzione terziaria, per l'attivazione di un accurato controllo clinico e terapeutico di patologie cronico - degenerative; interventi d'urgenza o assistenza diretta, per fornire prestazioni di tipo infermieristico, rispondenti a bisogni assistenziali sorti in seguito a patologie cronico degenerative, a dimissione ospedaliera etc.» conclude Dolores Belometti.

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Dott. Emilio Bertuletti Psicologo a Bergamo

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• Autostima e difficoltà relazionali • Disturbi d’ansia e attacchi di panico • Disturbi dell’umore • Paure e Fobie • Disturbi psicosomatici • Disturbi del comportamento alimentare • Disturbi di personalità

• Senso di vuoto e smarrimento • Disfunzioni sessuali • Eventi di vita traumatici o stressanti • Problematiche nella relazione di coppia • Elaborazione di perdite e lutti • Disturbi correlati a sostanze e correlati a Stress

Iscritto all’Albo degli Psicologi dell’Ordine della Regione Lombardia n. 15275

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L'importanza della formazione sulle nuove terapie a cura di Francesca Dogi

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very Service Onlus nasce allo scopo di essere un momento di supporto e di integrazione reale alle istituzioni consentendo all'anziano di vivere nella propria casa, nella propria famiglia e nel proprio giro di amici il più a lungo possibile. «In Every Service Onlus forniamo assistenza per mezzo di operatori che ricevono una preparazione mirata e che operano in tutta la Lombardia e nella provincia di Roma. La formazione è la base per fare un'assistenza di qualità! È essenziale che gli operatori che lavorano a contatto diretto con l'anziano all'interno della casa siano costantemente formati, preparati e motivati. L'associazione dà un sostegno per gli aspetti più umani e quotidiani legati agli effetti che la malattia genera a danno della persona affetta, ma anche della sua famiglia» spiega Paola Brignoli di Every Service Onlus. E nell'ottica di rimanere sempre aggiornati e al passo coi tempi, la Every Service Onlus formerà i suoi operatori anche per poter effettuare la terapia Snoezelen presso i domicili in cui presteranno assistenza. Se non avete mai sentito parlare di Snoezelen sappiate che si tratta di uno speciale programma originariamente pensato in

Olanda per le persone con disabilità mentali e ora applicato anche ai pazienti con morbo di Alzheimer. Durante la terapia Snoezelen i pazienti ricevono stimoli sensoriali diversi attraverso luci, profumi, colori, suoni

per stimolare il sistema olfattivo, uditivo e gustativo della persona. «In un convegno di formazione sulla terapia Snoezelen, la dottoressa Ilse Achterberg, terapista occupazionale ad Amsterdam, ha spiegato che lo Snoezelen "è un approccio per trovare un punto d'ingresso nel mondo interno del paziente attraverso la stimolazione dei sensi per migliorare la qualità di vita. è un metodo in cui il rilassamento è il cuore dell'attività!". Interessante per noi è stato comprendere che questa metodologia può essere applicata in ogni ambiente… e perché no, presso il domicilio. Il momento del bagno può diven-

tare un momento speciale di relazione e ogni strumento che può servire va utilizzato: musica, aroma terapia, luci, etc.» racconta Brignoli. In una situazione dove i canali comunicativi sono stravolti bisogna inventarne di nuovi in funzione del benessere dell'assistito. «La giornata di formazione è stata molto interessante e ci ha caricato di entusiasmo! Gli approcci psico-sociali hanno un'enorme importanza. Noi lavoriamo nel campo emozionale e sulle attività di vita quotidiana con l'obbiettivo di mantenere la capacità dell'individuo e prevenire i disturbi del comportamento.Il metodo Snoezelen è un modello di intervento che attraverso la formazione del nostro personale applicheremo all'interno del domicilio. Il servizio sarà comunque sempre flessibile e terrà conto delle preferenze e dei bisogni del nostro anziano» conclude Brignoli. associazione EVERY SERVICE ONLUS Piazza Locatelli 14- Gorlago (BG) Tel. 035 953474 Fax 035 953309 Via Rudone, 35 - Rovato (BS) Tel. 030 7731165 Fax 030 7731143 www.everyservice.eu email: info@everyservice.eu

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Pilates e Gyrotonic, una risposta efficace Bergamo alla scoliosi, anche per i più piccoli a cura di Francesca Dogi

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ainetti troppo pesanti, ore piegati su computer e libri. Sono questi alcuni dei fattori di rischio che,nei bambini (ma anche nei grandi), possono favorire l'insorgenza di posture scorrette. Se trascurate, queste situazioni possono arrivare a causare vere e proprie alterazioni della colonna vertebrale come la scoliosi, problema che oggi colpisce sette bambini su mille ogni anno, e che soprattutto in questo periodo di inizio delle scuole, preoccupa non poco le mamme. Ecco perché la parola chiave è non sottovalutare, ma intervenire tempestivamente e nel modo giusto. «Qualunque sia il grado di deviazione della colonna, dal "semplice" paramorfismo (atteggiamento posturale scorretto protratto nel tempo) al vero dismorfismo (modificazione della struttura scheletrica), come la scoliosi, è sempre bene associare a qualsiasi percorso terapeutico (ortesi o intervento) una buona ginnastica correttiva, propriocettiva, posturale, mobilizzante in alcuni frangenti e stabilizzante in altri» spiega Guerrina Brizzi, fisioterapista, titolare del-

lo Studio Fisioforma che da ol- lavoro secondo le necessità della d’Alzano 5 - 24122 Bergamo tel e fax 035.210.396 trevia 10 G. anni, associando i principi muscolatura "accorciata" o "allunedì a di venerdì dallelungata". 9.00 alleAltro 19.00aspetto innovativo di stabilitàDa dinamica "Kinetic Control", all'analisi posturale del metodo Fisioforma è che tutti miofasciale di "Thomas Myers", gli esercizi sono eseguiti attivaalle tecniche fisioterapiche pre- mente dai ragazzi, che muovono senti e passate, e, applicandoli ai e controllano, in prima persona, macchinari Reformer (usati nel gli attrezzi, sotto la guida dell'oPilates) e Gyrotonic, ha creato peratore specializzato, che può una modalità operativa innovati- condurli progressivamente dalla va e funzionale. «Il vantaggio che lezione individuale a lezioni con questo metodo offre è quello di massimo 4 persone. Per rendedifferenziare l'attivazione della re i ragazzi più consapevoli dei muscolatura di sostegno dalla loro progressi e degli sforzi fatti, muscolatura che mobilizza la co- periodicamente si controlla l'anlonna stessa, aspetto che risulta damento della deviazione della essere il fattore fondamentale per colonna e si stabiliscono insieme operare in modo completo e spe- i nuovi obbiettivi da raggiungere. cifico sulla deviazione rachidea». Il tutto si completa con gli eserciMa perché proprio Pilates e zi da svolgersi a casa. Proseguire Gyrotonic? «Perché la combina- il lavoro, prima appreso in studio zione di queste due metodiche e sul macchinario, in un ambiente l'utilizzo dei relativi attrezzi per- familiare e personale, crea un mette di raggiungere gli obbietti- continuum che rende i bambini vi con una semplicità e rapidità e gli adolescenti più responsabili che a corpo libero non è possi- e amplifica gli effetti benefici del bile: il macchinario conduce e percorso». corregge il movimento, permette FISIOFORMA una corretta autonomia durante Via Guglielmo d'Alzano, 24122 - Bergamo l'esecuzione, ma soprattutto può Tel. 035 210396 diventare sfidante, incrementanwww.pilatesgyrotonic.it do resistenze o velocità d'esecuwww.fisioforma.it zione, e permette di modulare il Bergamo Salute

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Un punto di riferimento per la prevenzione e cura di grandi e piccoli a cura d Francesca Dogi

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ure personalizzate, strumentazioni di ultima generazione, tempi di attesa ridotti, ambiente accogliente. Sono questi i punti di forza del Centro Medico San Giuseppe, centro polispecialistico che ha come mission offrire un servizio su misura, di alta qualità e allo stesso tempo tempestivo e facilmente accessibile in modo da soddisfare le esigenze di prevenzione e salute di uomini e donne di tutte le età (bambini compresi), spesso alle prese con mille impegni e poco tempo a disposizione per prendersi cura di sé. «Presso il nostro centro offriamo la possibilità di sottoporsi a visite e consulenze specialistiche di ogni tipo, dalla cardiologia alla ginecologia, dalla dermatologia alla geriatria fino alla psicologia per adulti e bambini, solo per citarne alcune» spiega la dottoressa Giuseppina Bresciani, farmacista e socia del Centro. «Questo è possibile grazie a tecniche e strumentazioni all'avanguardia, adatte a soddisfare ogni esigenza di tipo medico di ciascun paziente che si rivolge al centro, e alla collaborazione di medici specialisti ospedalieri di diverse branche e con una solida e vasta esperienza». Fiori all'occhiello, in particolare, sono l'osteopatia e la logopedia, due discipline sempre più apprezzate anche in Italia e riconosciute per la loro importanza e valore terapeutico. «L'o-

steopatia è una scienza medica che parte da una visione olistica del corpo e, attraverso una terapia manuale, risulta efficace in adulti, bambini e persino neonati, per prevenire e curare patologie neuro-muscolari-scheletriche e disturbi funzionali degli organi correlati, problematiche della colonna vertebrale, come ernie, dolori articolari, disturbi posturali, cervicalgie etc.» osserva il dottor Marco Piccinelli, farmacista e altro socio del Centro. «La logopedia, invece, è un'attività di prevenzione e trattamento riabilitativo delle patologie del linguaggio e della comunicazione in età evolutiva, adulta e geriatrica». Da qualche mese, inoltre, il Centro ha attivato un nuovo servizio, il punto prelievi (in regime privato ma a tariffe contenute), pensato per chi ha poco tempo ma non vuole rinunciare a tenere sotto controllo il proprio stato di salute e a fare preven-

zione. Aperto il sabato mattina, si accede senza prenotazione e i risultati sono disponibili in soli due giorni lavorativi e consultabili direttamente on line. «Il punto prelievi si rivolge a tutti i cittadini sani, per i quali un esame del sangue all'anno rappresenta un'indagine di screening utile per monitorare la presenza di eventuali fattori di rischio ad esempio cardiovascolari (colesterolo e trigliceridi, livelli di glicemia etc.)». Completano l'offerta di prevenzione e cura le indagini ecografiche, sempre a tariffe contenute e con tempi di attesa minimi. CENTRO MEDICO SAN GIUSEPPE Dir. San. dott. M. Armanini Via Marconi 11/a 24068 Seriate (BG) Tel. 035 301831 info@centromedicosangiuseppe.com www.sangiuseppepoliambulatorio.com

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DAL TERRITORIO

NEWS

XX Giornata del Ciclamino, per conoscere meglio la sclerodermia

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omenica 28 settembre 2014 il Gils (Gruppo Italiano per la Lotta alla Sclerodermia) scenderà in più di cento piazze italiane per offrire i ciclamini, il fiore che resiste al freddo, simbolo dell'Associazione. Arrivata alla sua ventesima edizione, la Giornata del Ciclamino permetterà, con un semplice gesto di solidarietà, di sostenere la ricerca scientifica per la lotta alla Sclerodermia, malattia ancora poco conosciuta, cronica, autoimmune, invalidante, multiorgano che colpisce in prevalenza le donne. Inoltre, dal venerdì 26 alla domenica 28, a seconda della loro programmazione, in alcuni ospedali che aderiscono all'iniziativa, sarà possibile effettuare controlli gratuiti. Per conoscere quali sono le strutture della Bergamasca che partecipano alla Giornata: www. sclerodermia.net oppure 800.080266.

Ambulatori aperti, anche la sera e nel weekend

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isite specialistiche ed esami diagnostici anche di sera o nel week end? Ora è possibile, grazie all'operazione "Ambulatori aperti", voluta e finanziata da Regione Lombardia, che ha preso ufficialmente il via a settembre in tutte le strutture pubbliche e private della regione. Grazie a questa innovativa organizzazione dei servizi ambulatoriali, già sperimentata con successo nei mesi scorsi in alcuni ospedali pilota, i tempi di attesa si ridurranno e il paziente potrà gestire al meglio la sua giornata lavorativa e familiare, senza dover chiedere permessi e perdere ore di lavoro (la scelta di quali prestazioni erogare di sera e nel week end è a discrezione delle singole strutture sanitarie). Per prenotare ci si può rivolgere al Centro Unico di Prenotazione regionale (numero verde 800.638.638) oppure al Centro Unico di prenotazione e Accettazione (CUP) delle aziende ospedaliere.

Bergamo Salute sponsor di "Stai al passo con la ricerca"

È

questo lo slogan della camminata non competitiva che si terrà a Verdellino domenica 19 ottobre a sostegno dell'Associazione Paolo Belli-Lotta alla Leucemia e alle altre Patologie ONLUS. La manifestazione, sponsorizzata anche da Bergamo Salute, prevede due percorsi di 8 e 14 chilometri e si snoderà tra piste ciclopedonali, sentieri e strade secondarie. Per chi vuole partecipare l'appuntamento è a partire dalla 7.30 alle 9 in piazza Martinelli a Verdellino. Ci si può iscrivere direttamente la mattina della camminata. Il contributo previsto è di 2,50 euro senza riconoscimento e 5 con riconoscimento (il riconoscimento è un cotechino cotto Lorenzi).

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Bergamo Salute


Ottobre: visite senologiche gratuite per la Campagna Nastro Rosa

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nche quest'anno la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori (LILT) per il mese di ottobre sarà impegnata nella Campagna Nazionale Nastro Rosa, dedicata alla prevenzione del tumore al seno. La Campagna ha come obbiettivo quello di sensibilizzare un numero sempre più ampio di donne sull'importanza vitale della prevenzione e della diagnosi precoce dei tumori della mammella, informando il pubblico femminile anche sugli stili di vita correttamente sani da adottare e sui controlli diagnostici da effettuare. Il tumore al seno resta il big killer numero uno per il genere femminile. La sua incidenza è in costante crescita, in Italia ogni anno si ammalano più di 41 mila donne. Fortunatamente negli ultimi anni la mortalità per cancro alla mammella è in costante diminuzione. Le nuove tecnologie diagnostiche di imaging, sempre più precise e sofisticate ci consentono oggi di individuare lesioni in fase iniziale e in questi casi la probabilità di guarigione è di oltre il 90%. In occasione di questa importante campagna di prevenzione, alcune strutture bergamasche offriranno, per tutto il mese, visite senologiche gratuite. Per prenotare è necessario rivolgersi esclusivamente alla Sezione LILT di Bergamo inviando una mail a info@legatumoribg.it o un fax allo 035 210409 col proprio nome e un recapito telefonico per essere ricontattate, oppure telefoPubblicità su Bergamo Salute_190x135 16/09/14 08:17 Pagina 2 nando allo 035 242117 dal lunedì al venerdì, dalle 9,00 alle 12,00.

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DAL TERRITORIO

Dal 3 al 19 ottobre un'edizione "spaziale" Oltre 150 eventi gratuiti per la XXII edizione della seguitissima manifestazione a cura di Viola Compostella

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itorna, dopo lo straordinario successo del 2013 con quasi 150.000 presenze, BergamoScienza, manifestazione giunta alla XXII edizione, capace di richiamare premi Nobel e scienziati di fama mondiale in città. Fitto e ricco di eventi il programma di quest'anno tra conferenze, laboratori, open day, mostre, spettacoli e incontri, durante i quali verranno affrontati temi complessi ma con un linguaggio divulgativo, come è nel DNA della manifestazione che da sempre ha l'obbiettivo di avvicinare la scienza a tutti, grandi e piccini, in modo semplice e coinvolgente. Oltre 150 eventi gratuiti indagheranno ambiti diversi: medicina, biologia, energia, neuroscienze, chimica, ma anche archeologia, sociologia, scienze naturali, tecnologia, robotica, informatica e ancora matematica, fisica, astrofisica, ingegneria e architettura. E non mancheranno nemme-

no appuntamenti di filosofia, cinema e arte. Inaugurerà il Festival, la sera del 3 ottobre, il Premio Nobel per la Medicina 2002 Sydney Brenner, biologo sudafricano che terrà la 2° Levi Montalcini's Lecture in onore della grande scienziata, già presidente onorario di BergamoScienza. Altrettanto atteso Michael S. Brown, biologo e biochimico statunitense, Premio Nobel per la Medicina 1985, che parlerà delle sue scoperte sul metabolismo del colesterolo. Tra gli esperti di medicina interverranno Pier Paolo Di Fiore, direttore dell'unità di ricerca "La logistica cellulare nel cancro" all'IFOM, che parlerà delle cellule staminali dei tumori; Ian Wilson, biologo del gruppo di ricercatori del The Scripps Research Institute, che spiegherà come si progettano i vaccini per i virus dell'influenza, dell' HIV e dell'epatite C; Paolo Cornaglia Ferraris, medico e saggista della Fondazione Tender

to Nave Italia ONLUS, che racconterà l'esperienza dei progetti di terapia, educazione e ricerca, condotti a bordo di un brigantino con equipaggio militare. BergamoScienza ospiterà inoltre una tavola rotonda su un tema di grandissima attualità, ovvero la sperimentazione animale in medicina, alla quale parteciperanno il professor Giuseppe Remuzzi dell'Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, il filosofo bioetico Massimo Reichlin, membro del Comitato Etico dell'Istituto Scientifico Ospedale San Raffaele di Milano, Stefano Cassola, direttore dell'Unità di ricerca di immunologia molecolare e biologia dei linfomi all'IFOM, Massenzio Fornasier, presidente della SIVAL, società italiana veterinari animali da laboratorio, Pier Giuseppe Pelicci, direttore del Dipartimento di Oncologia Sperimentale dello IEO. Dalla medicina allo spazio, durante la conferenza "Leonardo, missione Luna" sarà presentata, in anteprima assoluta, l'App educativa per le nuove generazioni con cui si potrà progettare e costruire la nave spaziale per sbarcare sulla luna. Tutte le iniziative sono gratuite e aperte al pubblico fino a esaurimento posti. Per il programma completo e prenotazioni: www.bergamoscienza.it. Bergamo Salute

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DAL TERRITORIO

ONLUS

Inalazione di corpi estranei e soffocamento: le manovre salva-vita spiegate dalla Croce Rossa Italiana a cura di Elena Buonanno

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rendiamo 50 bambini e mettiamoli davanti a noi. Abbiamo l'equivalente di circa due classi di prima elementare. Guardiamoli bene poi diciamo loro addio: sono i cinquanta bambini che ogni anno, solo nel nostro Paese, muoiono per soffocamento causato da inalazione di corpi estranei con conseguente occlusione delle vie aeree. Secondo i dati dell'ISTAT il 27% delle morti classificate come "accidentali", nei bambini da 0 a 4 anni, avviene per soffocamento causato dall'inalazione di un "corpo estraneo" come palline di

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gomma, giochi, caramelle e/o cibo. Nelle fasce di età successive la percentuale diminuisce progressivamente, ma rimane tra le più significative. «E pensare che nella maggior parte dei casi questi bambini potrebbero essere salvati se venissero loro praticate le manovre di disostruzione: manovre semplicissime e alla portata di tutti che purtroppo sono ignote alla quasi totalità della popolazione» osserva Arturo Filippetti, referente per le manovre di disostruzione del Comitato Provinciale della Croce Rossa di Bergamo. «Si possono attuare semplicemente

con le proprie mani, non servono attrezzature né competenze specifiche e si possono imparare anche solo guardandole nel video disponibile al sito della Croce Rossa Italiana (www.cri.it). Da tempo, infatti, la Croce Rossa Italiana ha messo in campo una task force a livello nazionale con l'incarico preciso di informare su queste manovre quante più persone possibile, mediante incontri rivolti sia a personale sanitario (medici, infermieri, soccorritori etc.) sia "laico" (maestre, insegnanti, allenatori, baby sitter, genitori, bagnini etc.), e di tenere corsi alla popolazione per ad-


destrare e formare esecutori di manovre di disostruzione o di manovre salvavita pediatriche». Nella Provincia di Bergamo gli istruttori sono una novantina e nel corso dei primi 7 mesi di quest'anno hanno tenuto oltre 100 fra incontri e corsi formativi, divulgando le nozioni su questo argomento a oltre 2500 persone e formando 240 esecutori. «Gli istruttori della CRI sono disponibili a tenere incontri e corsi su tutto il territorio della Provincia in giorni e orari da concordarsi: chiunque può farne richiesta, è sufficiente che trovi il luogo in cui tenere l'incontro (asili, scuole, sale comunali, biblioteche, oratori etc.)» continua Filippetti. Ma in cosa consistono queste manovre e quando bisogna attuarle? «Spiegarle a parole non è facile. Come accennato è mol-

to più utile guardarle sul filmato o vederle praticare su manichini in uno dei molteplici incontri che la CRI tiene su tutto il territorio. Possiamo però dare delle indicazioni sul comportamento da tenere quando un bambino o un lattante comincia a dare segni di sofferenza respiratoria (accentuati colpi di tosse, mani portate alla gola per esempio), ovvero quando ci si trova in presenza di quella che viene definita come "ostruzione parziale", situazione in cui c'è qualcosa in gola che dà fastidio ma l'aria può ancora passare anche se con difficoltà. Ebbene, bisogna evitare di fare la cosa che viene istintiva cioè picchiare ripetutamente sulla schiena nella speranza di rimuovere l'ostruzione: questo può provocare lo spostamento dell'oggetto estraneo

che può così occludere completamente il passaggio dell'aria trasformando l'ostruzione da "parziale" a "totale". Allo stesso modo si deve evitare l'altra azione istintiva, cioè mettere un dito in gola per cercare di rimuovere l'ostruzione: è quasi sicuro che si riuscirà solo a spingerlo ancora più in giù!». Fino a quando il bambino tossisce, quindi, bisogna lasciarlo tossire. La tosse infatti è il rimedio naturale che l'organismo attua per risolvere le ostruzioni alle vie aeree. «Le manovre devono essere iniziate nel momento in cui il bambino/lattante smette di tossire o di piangere, senza che si abbia avuta l'espulsione di quanto inalato» conclude Filippetti. Per maggiori informazioni o richieste: disostruzionepediatrica @cribergamo.it

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Al fine di poter valutare le condizioni e le anomalie presenti sul cuoio capelluto e sui capelli è necessario un controllo approfondito durante il quale tutte le persone che ne hanno fatto richiesta saranno informate sulle condizioni dei propri capelli su come prevenire la caduta e rispristinare le condizioni favorevoli alla loro crescita. Il primo nemico da eliminare è rimandare da oggi a domani, con il rischio di diventare sempre più diradati e sentirsi dire dai nostri tecnici che non c’è più niente da fare. Telefonare oggi stesso per fissare un appuntamento presso la sede dell’Associazione Tricologica Svenson Italia a Voi più vicina, è il primo passo per fare qualcosa di serio e concreto per fermare la caduta ed ottenere una presenza estetica migliore.

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INCONTRI CON I SOCI E GLI AMICI DI A.R.M.R. Continua il "Circuito Golfistico Fondazione A.R.M.R. 2014 ALDO VALTELLINA". • Mercoledì 15 Ottobre Golf Club Menaggio & Cadenabbi • Mercoledì 15 Ottobre Golf Club Carimate Carimate (Co) • Domenica 19 Ottobre Golf Crema Resort Crema (CR) • Domenica 26 Ottobre Golf Club Villa Paradiso Carnate D'Adda (Mi) • Domenica 26 Ottobre Golf Zoate Milano (MI) Domenica 28 settembre Campionato Mondiale di mungitura manuale a Lenna c/o Agriturismo Ferdy. Posto di ristoro dedicato. Il ricavato sarà devoluto alla Fondazione A.R.M.R. Maggiori informazioni su www.armr.it

Sindrome di STURGE-WEBER Codice di esenzione. RN0770 Categoria. Malformazioni congenite. Sinonimi. Angiomatosi dei capillari meningei, Facomatosi di Sturge-Weber, Sindrome di Sturge-Kalischer-Weber. Definizione. È una patologia caratterizzata da angioma (o nevo vascolare) del viso e del leptomeningi (macchie vinose), convulsioni, calcificazioni intracraniche. Possono associarsi emiparesi e ritardo mentale. Epidemologia. L'incidenza è di circa 1/50.000. Segni e sintomi. L'angioma del viso è presente alla nascita e in genere rimane stabile. Coinvolge costantemente la palpebra e la parete superiore del viso; in alcuni casi le dimensioni sono tali da inte-

ressare anche la parte inferiore, la mucosa della bocca e il tronco. Si possono riscontrare buftalmo (ingrossamento del globo oculare) e glaucoma. Le convulsioni insorgono entro il primo anno di vita. In circa la metà dei soggetti si evidenzia ritardo mentale nei primi anni di vita. L'emiparesi è associata alla refrattarietà degli attacchi epilettici e si instaura con una progressione molto lenta. Eziologia. La causa della patologia è tuttora sconosciuta. Test Diagnostici. La diagnosi è elusivamente clinica. Si dovrebbe porre il sospetto diagnostico in ogni bambino portatore di emangioma facciale. Terapia. Le convulsioni sono spesso resistenti alla terapia farmacologica, pertanto spesso viene preso in considerazione

l'intervento neuro-chirurgico. Un controllo precoce e adeguato delle crisi epilettiche può prevenire l'insorgenza dell'emiparesi e del ritardo mentale. L'angioma può essere trattato con laserterapia. La tonometria oculare con cadenza regolare può evidenziare l'eventuale insorgenza di glaucoma. Dott. Angelo Serraglio Vice Presidente Commissione Scientifica ARMR

Bergamo Salute

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Bergamo Salute anno 4 - n°5 - set. - ott. 2014

PERIODICO DI CULTURA MEDICA E BENESSERE

Direttore Editoriale Elena Buonanno Direttore Responsabile Daniele Gerardi Redazione Rosa Lancia redazione@bgsalute.it Grafica e impaginazione Catherine Coppens | Mood Creative Design www.moodcreativedesign.it Fotografie e illustrazioni Shutterstock, Adriano Merigo Stampa Grafiche Mazzucchelli S.p.A Via Cà Bertoncina, 37/39/41 - 24068 Seriate (BG) Casa Editrice Pro.Ge.Ca. srl Viale Europa, 36 - 24048 Curnasco di Treviolo (BG) Tel. 035.201488 - Fax 035.203608 info@bgsalute.it - www.bgsalute.it Hanno collaborato Lucio Buonanno, Maria Castellano, Viola Compostella, Giulia Sammarco, Alessandra Perullo Iscr. Tribunale Bergamo N°26/2010 del 22/10/2010 Iscr. ROC N°21019 © 2013. Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione, anche se parziale, di qualsiasi testo o immagine. L'editore si dichiara disponibile per chi dovesse rivendicare eventuali diritti fotografici non dichiarati. I contenuti presenti su Bergamo Salute hanno scopo divulgativo

e non possono in alcun modo sostituirsi a diagnosi mediche.

I canali di distribuzione di Bergamo Salute • Abbonamento • Spedizione a diverse migliaia di realtà bergamasche, dove è possibile consultarla nelle sale d'attesa (medici e pediatri di base, ospedali e cliniche, studi medici e polispecialistici, odontoiatri, ortopedie e sanitarie, farmacie, ottici, centri di apparecchi acustici, centri estetici e benessere, palestre, parrucchieri etc.) • Distribuzione gratuita presso le strutture aderenti alla formula "Amici di Bergamo Salute".

Comitato Scentifico • Dott. Diego Bonfanti - Oculista bonfi58@hotmail.com • Dott.ssa Maria Viviana Bonfanti Medico Veterinario - viviana@veterinarienese.it • Dott. Rolando Brembilla - Ginecologo rolandobrembilla@gmail.com • Dott.ssa Alba Maria Isabella Campione Medico legale - alba.campione@libero.it • Dott. Andrea Cazzaniga - Idrologo Medico e Termale andrea.cazzaniga@termeditrescore.it • Dott. Adolfo Di Nardo - Chirurgo generale adolfo.dinardo@gmail.com • Dott. Nicola Gaffuri - Gastroenterologo nicola.gaffuri@gavazzeni.it • Dott.ssa Daniela Gianola - Endocrinologa danielagianola@live.it • Dott. Antoine Kheir - Cardiologo antoinekheir@tin.it • Dott.ssa Grazia Manfredi - Dermatologa graziamanfredi@gmail.com • Dott. Roberto Orlandi - Ortopedico Medico dello sport - robertoorlandi@inwind.it • Dott. Paolo Paganelli - Biologo nutrizionista p.paganelli@biologiadellanutrizione.it • Dott. Antonello Quadri - Oncologo antonello.quadri@grupposandonato.it • Dott. Orazio Santonocito - Neurochirurgo oraziosantonocito@yahoo.it • Dott.ssa Mara Seiti - Psicologa - Psicoterapeuta maraseiti@alice.it • Dott. Sergio Stabilini - Odontoiatra studio@sergiostabilini.191.it • Dott. Giovanni Taveggia - Medicina Fisica e Riabilitazione giovannitaveggia@habilitasarnico.it • Dott. Massimo Tura - Urologo massimo.tura@policlinicodimonza.it • Dott. Paolo Valli - Fisioterapista p.valli@centroiro.it

Comitato Etico • • • • • •

Dott. Giorgio Locatelli - Presidente dell'Ordine dei Farmacisti di Bergamo Dott. Ezio Caccianiga - Presidente dell'Ordine dei Medici Veterinari di Bergamo Dott. Piero Attilio Bergamo - Oculista Dott. Luigi Daleffe - Odontoiatra Dott. Tiziano Gamba - Medico Chirurgo Beatrice Mazzoleni - Presidente dell'Ordine degli Infermieri di Bergamo (IPASVI)


LASCIAMO CHE SIA IL SORRISO DEI NOSTRI OSPITI A PARLARVI DI NOI

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