Bergamo Salute - 2014 - 3 – maggio/giugno

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numero PERIODICO DI CULTURA MEDICA E BENESSERE

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anno 4 - maggio - giugno 2014

Speciale pressione: cosĂŹ la tieni sotto controllo La dieta del rush finale

Poste Italiane spa Sped. in Abb. Postale DL 353/2003 (Conv. in legge 27/02/2004 N.46) Art. 1 comma 1 LO/BG

Un nuovo amore dopo la separazione Creme anticellulite, funzionano davvero?

Il "Vava" Daniele Vavassori Pota, sotterriamo le slot



numero

3

anno 4 - maggio - giugno 2014 PERIODICO DI CULTURA MEDICA E BENESSERE

numero

PERIODICO DI CULTURA MEDICA E BENESSERE

3

Editoriale

5 3 anni insieme

anno 4 - maggio - giugno 2014

Speciale pressione: così la tieni sotto controllo La dieta del rush finale Un nuovo amore dopo la separazione Poste Italiane spa Sped. in Abb. Postale DL 353/2003 (Conv. in legge 27/02/2004 N.46) Art. 1 comma 1 LO/BG

Creme anticellulite, funzionano davvero?

SPECIALE PRESSIONE 6 Così la tieni sotto controllo 8 Bassa è sempre meglio? 10 La prevenzione inizia a tavola

SPECIALITÀ A-Z

12 Allergologia Il "Vava" Daniele Vavassori Pota, sotterriamo le slot

IN QUESTO NUMERO È una delle epidemie della nostra società. Parliamo dell’ipertensione, problema che affligge più di 17 milioni di Italiani. In questo numero troverete tanti consigli, da cosa mangiare allo stile di vita, per combatterla. E cosa fare invece se il problema è la pressione bassa? Nel nostro speciale dedicato alla pressione abbiamo pensato anche a questo, con suggerimenti per riportarla, quando serve, entro valori normali. Spazio poi, come sempre, a tanti altri argomenti, da come rifarsi una vita dopo una separazione, anche se non più in giovane età, alla dieta per affrontare il periodo che ci separa dalla vacanze e dare il meglio sui banchi di scuola o al lavoro, nonostante la normale stanchezza. E ancora molto altro. Non ci resta, come sempre, che augurarvi buona lettura…

ITALIANA PER L'EDUCAZIONE

Reazioni ai farmaci, come riconoscerle e cosa fare 14 Chirurgia Emorroidi addio 16 Endocrinologia Noduli alla tiroide: no ad allarmismi 18 Otorinolaringoiatria Acque termali, un rimedio naturale per prevenire e curare l'otite PERSONAGGIO 20 "Il Vava" Daniele Vavassori Pota, sotterriamo le slot

IN FORMA

52 Fitness

Tennis,

istruzioni per l'uso 54 Bellezza Creme anticellulite, funzionano davvero?

IN SALUTE

57 59 61 63

REALTÀ SALUTE Iro Medical Center Centro Medico San Giuseppe Studio Vincenti e Vecchi Svenson

E i giovani riscoprono la terra

DAL TERRITORIO

22 S tili di vita 24 A limentazione

64 News 67 Onlus

La dieta del rush finale

IN ARMONIA

Identikit dell'ipocondria

Un nuovo amore (e famiglia) dopo la separazione

26 Psicologia

28 Coppia

STRUTTURE

48 Gruppo San Donato 50 Ospedale Papa Giovanni XXIII

PARTECIPANTI ALLA FONDAZIONE ALIMENTARE

RUBRICHE 43 Altre terapie Training autogeno 45 Guida esami Quando serve l'elettromiografia? 46 Animali Patologie delle basse vie urinarie nel gatto: attenzione allo stress!

IN FAMIGLIA 30 Dolce attesa Diabete in gravidanza 32 Bambini Piede piatto, quando preoccuparsi

Da 25 anni al fianco degli anziani 69 Malattie rare Associazione A.R.M.R. 70 Testimonianza Ho preso a calci la sclerosi multipla Allegato centrale: AMICI DI BERGAMO SALUTE


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ASSISTENZA DOMICILIARE INTEGRATA Il servizio ADI è offerto a persone che si trovano in condizione di fragilità e/o non autosufficienza a causa di una patologia acuta o cronica Come si attiva?

La richiesta di prestazioni ADI viene attivata dal Medico di base ed inoltrata al Distretto ASL di competenza. Ogni nuovo assistito riceve la prima visita degli operatori ADI prescelti dal medesimo, entro 24 ore dalla segnalazione del Distretto, secondo il grado di urgenza segnalato.

Quali prestazioni vengono offerte al domicilio?

Prestazioni infermieristiche: prelievo del sangue, sostituzione catetere vescicale, medicazione ferite e piaghe, gestione stomie, gestione sondino naso-gastrico, assistenza a malati terminali o complessi (pz con ossigenoterapia o respiratore), terapie infusive, clisteri Prestazioni personale ASA OSS per cure igieniche e sollievo alla famiglia Prestazioni fisioterapiche attraverso progetti riabilitativi individuali Sostegno psicologico al paziente e alla famiglia Sostegno educativo al paziente

Tutte le prestazioni effettuate dall’ADI sono GRATUITE Habilita Casa di Cura garantisce l’assistenza domiciliare in tutti i distretti ASL della Provincia di Bergamo e nei distretti ASL di Milano di Melzo e Trezzo sull’Adda L’Assistenza Domiciliare Integrata di Habilita può contare sulla professionalità e sulla competenza delle seguenti figure professionali: Infermiere – Fisioterapista - Medico Fisiatra Medico Geriatra - Medico Palliatore – Psicologo Personale ASA - Educatore Care manager: IP Chiara Bassani Tel. 035 4815636 - Fax 035 882402 - Cell. 349 6636027 Via Bologna 1, 24040 Zingonia di Ciserano (BG) Email: adi@habilita.it – www.habilita.it


EDITORIALE

3 anni insieme

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anni. Tanti sono passati da quando “Bergamo Salute” ha fatto il suo debutto. Tre anni densi di moltissime gioie e soddisfazioni che nessuno di noi, nemmeno nelle più rosee previsioni, si sarebbe mai aspettato. Il periodo economico non era dei migliori, anzi, e per una nuova rivista, in più free press, non era certo un buon auspicio. Ma abbiamo voluto crederci lo stesso. Con tutte le nostre forze. Nonostante tutto. Dubbi e timori c’erano, è inevitabile, ma eravamo comunque fiduciosi, per molti motivi. Una rivista che trattasse di temi di salute in modo serio e rigoroso (grazie alla scelta di avere fin dall’inizio un comitato scientifico e un comitato etico), ma allo stesso tempo semplice e accessibile a tutti e con un forte legame con il territorio, era una novità assoluta, di cui, a detta di molti, si sentiva

il bisogno. Dalla nostra avevamo, e abbiamo tuttora, uno staff pieno di entusiasmo e passione, una piccola (numericamente) ma grande (nello spirito) famiglia pronta a mettersi in gioco, insieme, a sostenersi a vicenda e a fare di tutto perché le cose vadano per il meglio. E il tempo ci ha dato ragione. Oggi “Bergamo Salute” è una delle riviste bergamasche più conosciute. Non siamo noi a dirlo, ma i tanti lettori che ci chiamano in redazione e ci scrivono per complimentarsi e per ringraziarci; i molti medici che si propongono per collaborare e dare il loro prezioso contributo; le aziende e realtà del territorio del mondo della sanità e della salute, sempre più numerose, che in questi anni ci hanno sostenuto e continuano a farlo. È grazie a tutti loro se dalle iniziali 10.000 copie siamo potuti passare alle

attuali 25.000, con una media di lettori a numero di 350.000: una diffusione capillare che ha reso “Bergamo Salute” ormai una presenza familiare per moltissime persone di tutte le età. In questi anni poi, abbiamo anche attivato collaborazioni importanti che ci hanno visti partner di diverse iniziative sul territorio, dalla fiera della salute "Salute al Centro" a “Bergamo Beauty”, fino alla prestigiosissima partnership con FoodEdu (Fondazione Italiana per l’Educazione Alimentare) e a quella con il quotidiano "Il Giorno". Traguardi importanti e, ancora una volta, al di là delle aspettative, che ci rendono orgogliosi e dimostrano che le sfide, anche quelle che possono sembrare difficili, insieme si possono vincere! Elena Buonanno Daniele Gerardi Bergamo Salute

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SPECIALE

PRESSIONE

Così la tieni sotto controllo a cura di Elena Buonanno

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ono più di 17 milioni, solo in Italia, le persone che soffrono di ipertensione arteriosa o pressione alta, praticamente un italiano adulto su tre. A dirlo è uno studio dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS). Di questi, però, circa 3 milioni non sanno di esserlo. Un killer silenzioso, come è stata ribattezzata, che ogni anno provoca nel nostro Paese più di 200 mila morti. Ma perché è così pericolosa? Come accorgersene e cosa fare per tenerla o riportarla ai livelli di guardia? Lo abbiamo chiesto al dottor Arrigo Schieppati, nefrologo.

Dottor Schieppati, innanzitutto quando si può parlare di ipertensione? La pressione arteriosa è la forza impressa al sangue dal cuore quando si contrae, forza che si esercita sulle pareti delle arterie e rende possibile la circolazio-

SISTOLICA O DIASTOLICA: CHE DIFFERENZA C'È? Il cuore, battendo a intervalli regolari, genera due tipi di pressione: la pressione massima o sistolica indica la pressione che il sangue esercita nelle arterie nel momento in cui il cuore pompa; la pressione minima o diastolica invece indica la pressione che il sangue esercita quando il cuore si rilassa. Oltre al loro valore preso singolarmente, si è visto che conta anche la differenza tra i due: più è elevata, maggiore sembrerebbe essere il rischio cardiovascolare.

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Bergamo Salute

ne. La sua misura si esprime con due valori; la pressione arteriosa massima o sistolica e la pressione arteriosa minima o diastolica. L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha definito ipertensione arteriosa valori uguali o superiori a 140 di massima e uguali o superiori a 90 di minima. Negli Stati Uniti, una commissione di esperti ha introdotto anche la categoria della cosiddetta pre-ipertensione con valori superiori a 120/80 (i valori normali) ma inferiori a 140/90.

Perché si può alzare? Nel 95% circa dei casi non è possibile individuare una causa dell'ipertensione, che viene così definita "primitiva" o "essenziale". Esistono però dei fattori che concorrono a provocarla: genetici come familiarità (avere genitori ipertesi aumenta la probabilità di diventarlo a propria volta) ed età (ci sono più ipertesi tra le persone mature e ancor più tra gli anziani); acquisiti e legati a cattive abitudini come fumo, consumo di alcol, eccesso di cibo che porta a sovrappeso e obesità e di alimenti ricchi di sale, sedentarietà etc. e condizioni di stress. In una minoranza di casi, cioè nel 5% dei soggetti ipertesi, all'origine c'è invece una malattia, che è importante individuare perché spesso curandola si risolve anche l'ipertensione in modo definitivo. Queste forme di ipertensione sono dette "secondarie".

Ma come si fa a riconoscerla? Che sintomi può dare? La maggior parte delle persone non sa di avere la pressione elevata, perché molto spesso non dà alcun disturbo e la prima scoperta avviene in modo del tutto casuale. In alcuni casi, quando è veramente grave, invece, può causare mal di testa, capogiri o epistassi (sangue dal naso). Altri sintomi, non specifici dell'ipertensione ma talvolta associati a essa, sono sudorazione eccessiva, crampi ai muscoli, debolezza, bisogno di urinare spesso, palpitazioni.

Quali sono i rischi più importanti a cui espone? Anni di studi e di ricerche hanno dimostrato che l'ipertensione è un pericoloso nemico della salute. I primi a subire i danni dell'ipertensione sono il cuore e le arterie, perché sono soggetLa denervazione renale è una procedura mininvasiva che interrompe l'iperattivazione dei nervi del sistema simpatico a livello renale (condizione che diversi studi hanno dimostrato associata all'ipertensione), tramite l'utilizzo di un catetere che rilascia energia a radiofrequenza a basso potenziale.L'efficacia e la sicurezza di questa procedura sono ancora in fase di studio.


sto determina un aumento del volume circolante che si riflette in un aumento della pressione arteriosa. Dall'altra parte, l'ipertensione può a sua volta provocare ulteriore danno ai reni e accelerare l'evoluzione della malattia renale fino alla distruzione dei reni.

Quali sono oggi le terapie disponibili?

ti a un lavoro molto maggiore rispetto a quello per il quale sono stati "costruiti". In particolare le arterie subiscono alterazioni, diventano più fragili e si possono rompere o chiudere, finendoper arrecare danno agli organi che nutrono, cuore, cervello, reni, occhi (cosiddetti "organo bersaglio"). Le conseguenze sono infarto, scompenso cardiaco, ictus cerebrale, insufficienza renale.

Quindi i danni non sono solo su cuore e cervello… No, anche i reni possono subirne. I rapporti tra rene e ipertensione, infatti, sono molto stretti. Da un lato l'ipertensione accompagna quasi sempre le malattie renali croniche e ne è una delle conseguenze. Il meccanismo con cui una malattia del rene provoca l'aumento della pressione arteriosa è molto complesso, ma potremmo riassumerlo così: la malattia renale comporta un'incapacità del rene a eliminare in modo efficiente il sale e l'acqua; que-

Nelle forme di ipertensione lieve o in quelle condizioni in cui a volte la pressione arteriosa è normale e a volte elevata (borderline, cioè di confine) si può decidere di attendere spieganCOME, DOVE E QUANDO MISURARLA • Per chi soffre di ipertensione, specie in terapia, è utile avere un apparecchio per la misurazione della pressione in casa. Ricordatevi, però, che i valori sono influenzati da diversi fattori: orario (la mattina più alta, la sera più bassa), stagione (il freddo tende a farla salire), stress ed emozioni, assunzione di sostanze eccitanti. Per questo, prima della misurazione è bene non fumare, non bere caffè o bevande con caffeina, accertarsi che la stanza non sia troppo fredda, non parlare né muoversi durante la misurazione, non misurarla subito dopo uno sforzo fisico o una forte emozione. • In occasione del primo riscontro la pressione viene misurata su entrambe le braccia: una differenza significativa tra le due misurazioni è un dato da considerare, perché in relazione a un aumentato rischio cardiovascolare. • Nelle ipertensioni lievi è sufficiente misurarla, mattina e sera, una volta a settimana (tre in caso di valori alti, se si è in cura e sopra i 65 anni).

Dott. Arrigo Schieppati Specialista in Nefrologia, Responsabile Unità Malattie Rare A. O. Papa Giovanni XXIII di Bergamo

do bene l'importanza di seguire alcune norme di buona salute, grazie alle quali la pressione arteriosa può anche tornare normale. Si tratta in pratica di correggere i fattori di rischio: perdere peso (con la dieta ma anche con un'attività fisica regolare), mangiare meno salato, smettere di fumare, limitare l'uso di alcol ("regole" che comunque valgono anche per chi prende già un farmaco). Nelle forme di ipertensione moderata/severa o nei casi in cui queste abitudini non siano sufficienti a portare la pressione arteriosa ai livelli desiderati invece è necessario prescrivere dei farmaci. Nel corso degli ultimi 50 anni la ricerca farmacologica ha messo a disposizione molte nuove e valide molecole (diuretici, calcioantagonisti, ace-inibitori, betabloccanti etc.) Nonostante questo, molti studi documentano che non tutti i pazienti ipertesi raggiungono il valore di pressione arteriosa augurabile (inferiore a 140/90 e anche meno per alcune categorie di pazienti che abbiano già altri fattori di rischio cardiovascolare), sia perché le cure non sono seguite scrupolosamente sia perché alcuni pazienti hanno una forma di ipertensione chiamata resistente. Per loro negli ultimi due-tre anni è stata proposta una terapia denominata denervazione renale, al momento in fase di studio (vedi box). Bergamo Salute

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SPECIALE

PRESSIONE

Bassa è sempre meglio? Sono soprattutto le donne e gli anziani a soffrirne. In genere non crea problemi ma mai sottovalutarla a cura di Elena Buonanno

vascolare (infarto, bradicardia, insufficienza cardiaca etc.).

Da cosa può dipendere, sia nelle sue forme episodiche sia quando diventa "costante"?

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tanchezza, capogiri, ronzii nelle orecchie. Sono questi i sintomi più comuni della pressione bassa, o in termini medici ipotensione. Sebbene questa condizione non sia nella maggior parte dei casi fonte di preoccupazione per la salute, a differenza invece della pressione alta, può però creare diversi disagi, soprattutto nella stagione calda. Ne parliamo con il dottor Michele Senni, cardiologo.

Dottor Senni, chi è più a rischio? La pressione bassa, ovvero quando la pressione sanguigna arteriosa massima è inferiore ai 100 mmHg., è un disturbo che può colpire indipendentemente dall'età, anche se certe fasce e categorie risultano maggiormente interessate. Per esempio è più frequente nelle donne e in chi pratica sport a intensità medio-alta. Un'altra condizione che determina una diminu-

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Bergamo Salute

FARMACI? IN GENERE NON SERVONO Quando la pressione bassa non è associata a segnali o sintomi particolari, generalmente non richiede cure o trattamenti specifici e ci si può convivere senza grandi problemi. Tuttavia, specie nei mesi estivi, possono essere d'aiuto alcuni accorgimenti alimentari (vedi approfondimento nelle pagine seguenti).

zione generalizzata dei valori pressori è la gravidanza: nelle prime 24 settimane si assiste a un calo medio della pressione arteriosa massima di circa 5-10 punti e della pressione minima di oltre 10 punti. A rischio sono anche le persone anziane, chi assume alcuni farmaci (per esempio diuretici utilizzati in caso di ipertensione, beta-bloccanti, farmaci antidepressivi triciclici, nitrati, ACE-inibitori etc.), chi soffre di malattie del sistema nervoso centrale (per esempio il morbo di Parkinson) e cardio-

Premesso che in genere esiste una predisposizione costituzionale ad avere valori bassi di pressione, possiamo suddividere l'ipotensione in tre tipologie. • Ortostatica. Si verifica quando ci si sposta, alzandosi, dalla posizione seduta o da sdraiata. È caratterizzata da sintomi quali sensazione di vertigini, visione offuscata, debolezza, capogiro, nausea o svenimento. Deriva dal fatto che l'organismo non reagisce abbastanza in fretta al mutamento di posizione. Solitamente è un disturbo di lieve portata che, seppur fastidioso, dura poco. Una forma particolare di ipotensione ortostatica è la cosiddetta ipotensione postprandiale (con brusco calo pressorio subito dopo i pasti), disturbo che interessa in particolar modo le persone non più giovani, gli ipertesi e i parkinsoniani. Questo tipo di ipotensione può verificarsi anche in seguito all'assunzione, Dott. Michele Senni Direttore Cardiologia 1 Scompenso e trapianti di cuore A.O. Papa Giovanni XXIII di Bergamo


gravi, malattie renali di una certa gravità, sudorazione profusa, ATTENZIONE AL CALDO! esercizio fisico strenuo, abuso Le temperature alte favoriscono di farmaci diuretici etc.); carla dilatazione dei vasi sanguigni, abbassando la pressione. diogeno (causato da infarto, emInoltre, quando fa caldo si suda bolia polmonare, grave aritmia, di più ed è più facile disidratarsi, insufficienza cardiaca etc.); vaaltra condizione che può ridurre sodilatatorio (legato a reazioni la pressione. Se la pressione è molto bassa e il calo è repentiad alcuni tipi di farmaci, insuffino, oltre a stanchezza, nausea, cienza epatica, avvelenamento, debolezza muscolare e mal di gravi reazioni allergiche o estese testa, possono comparire altri lesioni alla testa). Nelle primissidisturbi più caratteristici come cute pallida, fredda e sudata, me fasi dello shock può essere vertigini, annebbiamento della difficile individuare i sintomi vista, fino ad arrivare alla cadu(negli anziani il primo e unico ta a terra per uno svenimento. sintomo può essere la confusione). Con il passare dei minuti il in associazione, di farmaci (an- paziente non è più in grado di tiepilettici, antidepressivi, beta- alzarsi in piedi senza svenire. Se bloccanti, calcio-antagonisti, lo shock continua, si verificherà nitrati, sildenafil etc.) e bevande la perdita di conoscenza. Se non alcoliche o barbiturici. si interviene con tempestività •Neuro-mediata. Deriva da un'er- può provocarne la morte. rata comunicazione fra cervello e cuore. Detto in termini gros- "Più bassa è, meglio è". solani, l'organismo "informa" Vale davvero questo motto? erroneamente il cervello che La pressione bassa è senza omla pressione sanguigna è alta e bra di dubbio un disturbo molto il cervello reagisce rallentando meno preoccupante dell'iperil battito cardiaco con conse- tensione. Anzi, se fisiologica (o guente ulteriore abbassamento costituzionale) viene ritenuta di pressione. I sintomi principa- un fattore positivo perché dimili sono capogiro, svenimento e nuisce molto il rischio cardiovamal di stomaco talvolta associa- scolare. Diventa preoccupante, to a nausea. In alcune circostan- però, se associata a sofferenza ze si sviluppa in seguito a even- cerebrale (a causa di un minoti particolarmente spiacevoli, re afflusso di sangue e ossigescioccanti o spaventosi. I sogget- no al cervello): in questo caso ti maggiormente colpiti sono i possono verificarsi sia disturbi bambini e gli adolescenti. leggeri come un semplice ca• Grave da shock. Esistono diver- pogiro sia disturbi più sesi tipi di shock, condizioni in cui veri come gli svenimenti la pressione sanguigna diminui- (detti anche sincopi). sce in modo considerevole. Fra i Lo svenimento può più gravi ci sono quello ipovole- essere considerato mico (dovuto a gravi emorragie un meccanismo diinterne o esterne, considerevo- fensivo messo in le perdita di liquidi causata ad atto dall'organiesempio da vomito o dissenteria smo per tutelarsi

da un eccessivo calo di pressione: in posizione sdraiata, il sangue incontra meno difficoltà nel suo percorso verso il muscolo cardiaco e il cervello. È per questo che per facilitare il ritorno venoso in un soggetto colpito da uno svenimento è consigliabile metterlo in posizione supina, con gli arti inferiori sollevati e la testa iperestesa.

Cosa fare, invece, in caso di calo di pressione da colpo di calore? La prima cosa da fare, anche in questo caso, è distendersi immediatamente e tenere sollevate le gambe (se possibile con tre o quattro cuscini). Esiste inoltre un semplice accorgimento, di secolare memoria (ora studiato scientificamente dalla Vanderbilt University, Tennessee) noto a tutti, ma spesso utilizzato solo per persone che avvertono veri e propri malori: far sdraiare la persona in modo che sia comoda e darle da bere un bel bicchier d'acqua. I risultati della ricerca della Vanderbilt University hanno evidenziato che bere 250 centilitri d'acqua fa aumentare la pressione di circa 20 mm di mercurio. Se tutto questo non bastasse, bisogna contattare il proprio medico di fiducia o recarsi al il più vicino presidio sanitario.

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SPECIALE

PRESSIONE

La prevenzione inizia a tavola a cura di Elena Buonanno

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a pressione alta si cura anche a tavola. Una corretta alimentazione è infatti il primo rimedio da mettere in atto in caso di valori troppo alti, ma anche in chiave preventiva. Prima regola: limitare il consumo di sale, il nemico numero uno. La dose ideale? «Le società scientifiche suggeriscono un consumo medio di sale al di sotto dei 6 grammi al giorno, che corrisponde a 2,4 grammi di sodio; è un buon equilibrio tra il gusto e la prevenzione cardiovascolare e renale» osserva la dottoressa Stefania Setti, medico nutrizionista. «In realtà in Italia, mediamente, si consumano 10 grammi di sale (4 g di sodio), molto più di quanto il nostro organismo richiede».

Dottoressa Setti, perché troppo sale fa male? L'eccessivo consumo di sale porta a una sofferenza del rene nel suo lavoro di scambio sodiopotassio che si ripercuote sulle pareti delle arterie per eccessivo accumulo di sodio al loro interno. Inoltre implica il rilascio di adrenalina in quantità superiori alla norma con conseguente importante vasocostrizione. In conseguenza di questo aumenta l'insorgenza di alcune malattie del cuore, dei vasi sanguigni e dei reni sia attraverso un aumento della pressione arteriosa sia indipendentemente. Il suo consumo eccessivo è anche associato a un maggior rischio cardiovascolare nonché di osteoporosi e tumore allo stomaco.

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Bergamo Salute

Quali sono, in particolare, i cibi da evitare o da limitare se si soffre di pressione alta? Il sodio si trova naturalmente negli alimenti (per un apporto di circa il 10%), ma è contenuto soprattutto nei prodotti trasformati (artigianali o industriali), anche in alcuni insospettabili. Pensiamo al pane, ai prodotti da forno (crackers, biscotti, merendine, cereali da colazione) ai quali in genere non si pensa come fonte di sodio: contengono sale magari non in quantità rilevante ma si tratta di alimenti che consumiamo tutti i giorni e in una quantità decisamente maggiore rispetto a quei cibi che sappiamo bene che contengono sale, come insaccati, formaggi, conserve di pesce o patatine fritte e quindi possono incidere in modo anche importante nel "bilancio" di sale della giornata. Altri alimenti di accompagnamento decisamente ricchi di sale, che quindi andrebbero banditi da chi soffre di pressione alta, sono il dado

COLAZIONE, PASTI REGOLARI E FRUTTA PER TIRARLA SU Una delle prime regole per prevenire problemi di pressione bassa è non saltare mai i pasti, a cominciare dalla colazione, ed evitare pranzi e cene troppo abbondanti. Fondamentale, poi, è consumare frutta in abbondanza, che fornisce sali minerali utilissimi nel controllo della pressione, in particolare magnesio e potassio. Cibi ricchi di queste preziose sostanze sono, per esempio, la frutta secca, le albicocche, le banane, i legumi. Anche caffè e the, pur agendo in modo differente, favoriscono un moderato rialzo pressorio. In estate, poi, è bene aumentare l'apporto di acqua, poiché contribuisce ad aumentare il volume plasmatico. In caso di pressione che si abbassa dopo uno sforzo fisico, un allenamento sportivo o sudorazione intensa, invece, sono efficaci anche le classiche bustine con integratori a base di sali minerali. Da limitare, invece, l'alcol che aumenta la disidratazione corporea e favorisce la comparsa di ipotensione. Per i cali di pressione improvvisi, infine, un efficace rimedio alzapressione è la liquirizia.

Adriano Merigo


ATTENZIONE ALLE ETICHETTE! Il sodio si trova negli alimenti con altri nomi come glutammato di sodio (il principale ingrediente dei dadi da brodo), benzoato di sodio (conservante nelle salse, nei condimenti e nelle margarine) e citrato di sodio.

da brodo, il ketchup, la salsa di soia e la senape.

per esaltare i sapori. Se poi proprio non se ne può fare a meno, si può almeno optare per il sale iposodico, in cui il cloruro di sodio viene sostituito dal cloruro di potassio, minerale in grado di aumentare l'eliminazione del sodio riducendone gli effetti ipertensivi.

Ma si riesce ad abituarsi a mangiare più insipido? Bisogna ridurre il sale in ecces-

Al posto del sale, cosa si so gradualmente, cominciando può utilizzare per insaporire? a limitare quello che si aggiunErbe aromatiche e spezie. Non ge a tavola e durante la prepasolo aglio, cipolla, prezzemolo Dott. ssa Stefania Setti e rosmarino ma anche menta, Medico porro, timo, maggiorana, semi di nutrizionista, finocchio e, tra le spezie, pepe, Responsabile Ambulatorio peperoncino, noce moscata, Nutrizione Clinica curry, cumino, zafferano. Da non Humanitas Gavazzeni sottovalutare il limone e l'acedi Bergamo to che possono essere utilizzati

razione dei piatti (come il sale dell'acqua della pasta o quello che deriva dall'uso di dadi e salse), e anche il palato si abituerà.

Oltre a limitare il sale, che altro si può fare a tavola? Innanzitutto aumentare il quantitativo di potassio. Si trova soprattutto nella frutta e nella verdura, ma anche nei legumi, nella frutta secca e nel pesce. Importante anche la vitamina D, la cui carenza può far aumentare la pressione. Non basta, però, mangiare cibi ricchi di questa sostanza (come ad esempio l'aringa): perché la vitamina D venga attivata, è necessaria l'esposizione ai raggi solari. Buona regola, infine, è anche privilegiare acque con un basso contenuto di sodio, ovvero inferiore a 20 milligrammi per litro.

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SPECIALITÀ A-Z

ALLERGOLOGIA

Reazioni ai farmaci, come riconoscerle e cosa fare Attenzione ad antibiotici e antinfiammatori, i colpevoli più frequenti a cura di Giusi Manzotti

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i stima che in Italia almeno 1 paziente su 100 possa aver avuto (o potrà avere) una reazione a farmaci. Un numero destinato a crescere sia per l'impiego sempre più diffuso di farmaci e molecole sia per l'immissione in commercio di nuovi principi farmacologici. Tuttavia si può parlare di vera allergia, mediata da anticorpi IgE, solo per poche classi di farmaci, tra cui alcuni antibiotici. Per gli altri farmaci si deve invece più correttamente parlare di reazioni avverse o di ipersensibilità. Bisogna comunque fare molta attenzione, segnalando al medico qualsiasi sintomo sospetto (orticaria, difficoltà respiratorie etc.) attribuibile a un farmaco, in modo da fare i necessari accertamenti e prendere precauzioni.

Allergia? Solo agli antibiotici Alcune classi di antibiotici inducono il sistema immunitario a produrre specifici anticorpi IgE (anticorpi dell'allergia) e quindi solo per questi farmaci si può parlare di vera allergia a farmaci. Si tratta degli antibiotici della classe delle penicilline e derivati, di cui il più famoso rappresentante ai nostri giorni è l'amoxicillina, e della classe delle cefalosporine (cugine più giovani delle penicilline). L'al-

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lergia alle penicilline si attesta intorno al 2,1% dei trattati con amoxicillina e al 2,2% dei trattati con le cefalosporine. Il quadro con cui si manifesta è spesso drammatico e può presentarsi anche come shock anafilattico. Per quasi tutti gli altri farmaci si parla non di vera allergia ma di reazioni avverse che possono essere immediate (entro un'ora dalla assunzione del farmaco) o ritardate (da dopo un'ora sino a qualche giorno dopo). Tutte le reazioni possono rimanere confinate solo alla pelle (cutanee) o coinvolgere più apparati, ad esempio cute e apparato respiratorio (sistemiche). In ogni caso siamo nell'ambito dell'imprevedibile e dell'inatteso, a differenza ad esempio dei cosiddetti effetti collaterali dei farmaci, come il mal di stomaco da antinfiammatori non steroidei (FANS), fenomeni "attesi" che non hanno nulla a che vedere con le reazioni avverse.

Occhio agli antinfiammatori In genere più un farmaco è di uso comune, maggiore è l'incidenza di sensibilizzazione (reazione avversa o allergia) a esso. Pertanto i farmaci più spesso causa di reazioni sono gli antinfiammatori e gli antibiotici. Gli antinfiammatori non steroidei (FANS) danno reazione nel 3%

della popolazione che li assume. Esiste, inoltre, una grande reattività cosiddetta crociata tra alcuni FANS e altri farmaci. Chi ad esempio ha avuto una reazione avversa con aspirina (considerato il capostipite), sarà a rischio di averla con quei FANS che si comportano come l'aspirina, per esempio i derivati dell'acido propionico (ad esempio ibuprofene o ketoprofene). In questi casi bisogna utilizzare FANS più lontani dall'aspirina, come la nimesulide (abbastanza diversa da essere tollerata spesso negli intolleranti all'aspirina) o i coxib (FANS di ultima generazione ancora più diversi). In altre parole, quanto più grave sarà stata la reazione avversa al FANS incriminato, tanto più dovremo cercare una molecola da esso distante.

L'alleanza medico-paziente per arrivare alla diagnosi Qualsiasi cosa ci capiti con un farmaco deve essere riportata al medico curante. Inoltre bisogna sempre conservare il Dott. ssa Giuseppina Manzotti Specialista in Allergologia e Immunologia dell'Ospedale di Treviglio


cile riuscire a fare una diagnosi corretta. Il rischio è che per non sbagliare, il paziente venga etichettato genericamente come "allergico a farmaci", un'etichetta scomoda da portare, soprattutto in caso di necessità urgenti perché spesso nessuno osa più prescrivere nulla. Non sempre, però, si riesce a chiarire cosa è successo né se succederà di nuovo. Il consiglio, quindi, è rivolgersi all'allergologo.

Somministrazione protetta per scegliere la molecola "giusta"

nome del farmaco, il dosaggio assunto e cercare di ricordare dopo quante somministrazioni la reazione è avvenuta, quanto tempo dopo l'assunzione sono comparsi i sintomi e qual è stata la sintomatologia di esordio (solo orticaria oppure orticaria e asma o altro).Poiché i principi attivi farmacologici sono numerosi e altrettanto le reazioni avverse, se il paziente si rivolge al medico senza dargli quante più informazioni possibili sarà diffiALLERGIA ALL'ANESTESIA? UN'EVENIENZA RARISSIMA L'allergia ad anestetici locali, a differenza di quanto si pensa, è un evento rarissimo. Talvolta i pazienti sperimentano malessere dopo l'anestesia, ma può essere dovuto all'effetto dei vasocostrittori miscelati con l'anestetico per ridurre i sanguinamenti e non a un'allergia o a una reazione avversa all'anestetico.

Per individuare la molecola più adatta nel caso del paziente specifico si somministra per bocca il farmaco alternativo che si intende testare, un tipo alla volta a distanza di almeno sette giorni, in regime protetto (cioè in day hospital), così da poter intervenire per tempo se comparissero sintomi legati al farmaco. Questo vale innanzitutto per gli antinfiammatori, per i quali purtroppo non ci sono test di laboratorio o test cutanei routinari attendibili, ma solo l'esperienza dell'allergologo per testare e trovare il FANS più opportuno. Per gli antibiotici, invece, solo per i derivati penicillinici e per il cefaclor esiste un test di laboratorio, poiché in questo caso la reazione è una vera reazione IgE mediata (allergia). Il primo passaggio diagnostico, in questo caso, è il test del sangue. Se poi il

test lascia dubbi, si praticherà il test cutaneo se indicato, viceversa bisognerà testare altre classi antibiotiche sempre con la modalità come descritto per i FANS. Per le altre classi di antibiotici non esistono invece test su sangue e neppure cutanei. Una volta si usava il cosiddetto "pomfo di prova", ovvero l'iniezione di una piccola dose di antibiotico per via sottocutanea. In realtà questo test non è da eseguire perché la concentrazione alla quale i farmaci sono diluiti è sempre irritante se praticata sottocute. Il rossore quindi non predice una eventuale allergia.

Un promemoria salva-vita Una volta accertata una reazione avversa o un'allergia a un farmaco, deve essere certificata in modo chiaro affinché il paziente, i suoi familiari e il medico sappiano sempre a cosa il paziente reagisce e possano utilizzare le alternative corrette. È bene che il medico registri nei suoi dati l'accaduto, il farmaco incriminato e le alternative disponibili ma è importante che anche il paziente ne tenga adeguata documentazione e segni i farmaci che può o non può assumere su una nota da tenere sempre con sé.

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SPECIALITÀ A-Z

CHIRURGIA

Emorroidi addio Dalle pomate alle tecniche mininvasive più all'avanguardia: tutti i rimedi per eliminare questo delicato e imbarazzante problema a cura di Haim Reitan

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e emorroidi, o più correttamente la malattia emorroidaria, sono un disturbo molto frequente soprattutto, ma non solo, dai cinquant'anni anni in su (circa il 50% degli over 50 ne soffre o ne ha sofferto), anche se negli ultimi tempi è molto cresciuto il numero delle persone giovani che ne sono colpite. Si manifestano con episodi di sanguinamento, prurito, bruciore e irritazione e spesso si presentano durante la stagione calda. Oggi, a seconda della gravità dei sintomi e della patologia, esistono diverse terapie, dai farmaci locali fino alla chirurgia, passando per trattamenti mininvasivi innovativi come quelli con il laser.

Se i cuscinetti si gonfiano Anche se comunemente la gente dice "ho le emorroidi" per indicare la presenza del problema, in realtà le emorroidi non sono una malattia. Anzi sono

I DIVERSI STADI DI GRAVITÀ. I grado: non danno prolassi e raramente sanguinano. II grado: in rari casi sono dolorose; i prolassi rientrano spontaneamente al termine della evacuazione. III grado: i prolassi non rientrano spontaneamente. IV grado: i prolassi non rientrano neppure con l'uso di manovre appropriate.

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strutture anatomiche normali e indispensabili, che si hanno fin dalla nascita. Sono dei cuscinetti formati da arterie e vene situati sotto la mucosa del canale anale che hanno l'importante compito di aiutare i muscoli intorno all'ano a tenere chiuso il canale, impedendo così la fuoriuscita delle feci. In condizioni normali la loro presenza non viene avvertita. I problemi cominciano quando, nel tempo, alcuni di questi cuscinetti si gonfiano eccessivamente, l'impalcatura che li sostiene si deteriora e tendono a scendere verso il basso e a fuoriuscire o, come si dice in termini medici, a prolassare, dando origine (con diversi gradi di gravità) a rigonfiamenti fastidiosi, simili a noduli, chiamati gavoccioli.

Attenzione a cosa mettete nel piatto e allo stress La malattia emorroidaria ha un'origine multifattoriale. Esiste una certa predisposizione ereditaria, ma un ruolo fondamentale è giocato dallo stile di vita, innanzitutto l'alimentazione. Spesso, infatti, deriva da una dieta povera di fibre e ricca di grassi, che a sua volta provoca stipsi. Sforzi prolungati per evacuare feci molto dure possono infatti causarne l'insorgenza o comunque peggiorarla. Altre cause frequenti sono la gravidanza, sia

per la stitichezza tipica dei nove mesi sia perché le modificazioni ormonali favoriscono il rilassamento delle pareti venose, il ristagno del sangue nelle piccole vene, comprese quelle anali, e il conseguente rigonfiamento. Anche il parto può determinare o peggiorare la fuoriuscita delle emorroidi. Da non trascurare nemmeno la sedentarietà che impigrisce l'intestino e lo stress che favorisce il cosiddetto intestino irritabile, disordine della funzione intestinale caratterizzato dall'alternanza di fasi di stipsi e di diarrea. È evidente da quanto detto finora che per prevenire il problema la prima


Se però le emorroidi causano fastidi più seri (II grado) si può prendere in considerazione il ricorso a tecniche poco invasive, a livello ambulatoriale e senza bisogno di anestesia, come le legature elastiche e la terapia con iniezioni sclerosanti (come quelle che si fancosa è fare in modo di avere un no nel caso di teleangectasie intestino regolare, mangiando o capillari visibili), che hanno molte verdure e cereali integra- l'obbiettivo di bloccare il flusso li, ricchi di fibre, bevendo acqua di sangue nei noduli in modo a sufficienza, che aiuta ad am- da farli morire. Nel primo caso morbidire le feci, facendo attivi- si "strozza" la base del gavocciolo con piccoli laccetti, nel tà fisica e limitando lo stress. secondo si inietta direttamente nei gavoccioli una soluzione Le cure: dal cambiamento sclerosante (che cioè brucia dello stile di vita le vene, chiudendone il tratto al trattamento con il laser Gli accorgimenti citati per pre- malato). Nel giro di qualche venire la malattia emorroidaria giorno i pezzetti di tessuto funzionano anche come "te- muoiono e si staccano. Questi rapia" per risolvere il disturbo, interventi, sebbene poco invaquando sia a un basso stadio sivi, hanno un comune denodi gravità (I grado), talvolta in minatore: l'asportazione di una associazione a farmaci a base porzione di tessuto emorroidi antinfiammatori o cortisone. dario, fatto che spiega il dolore postoperatorio più o meno intenso avvertito dal paziente. Da qualche anno, però, abbiamo a disposizione una nuova tecnica detta di dearterializzazione emorroidaria transanale mediante laser che, grazie a un raggio laser mirato e computerizzato permette di "asciugare" il tessuto emorroidario, coagulandolo o vaporizzandolo, senza dolore (l’intervento si svolge in anestesia locale). Questa tecnica, efficace quando la malattia è al II o III stadio, sfrutta un sistema composto da un laser, un doppler ad alta frequenza e un anoscopio. Il doppler individua il flusso delle arterie al di sopra della linea dentata (che si trova al confine tra l'ano e il colon

Dott. Haim Reitan Specialista in Malattie dell'apparato cardio-vascolare presso Medic Service di Bergamo

retto), ovvero in una zona priva di sensibilità al dolore; il manipolo laser viene posizionato a contatto con la mucosa anale e l'energia laser viene trasferita all'arteria emorroidaria chiudendola in modo permanente e facendo così cessare il flusso arterioso (ma non quello venoso). Questo determina una progressiva riduzione di volume delle vene emorroidarie responsabili della malattia con loro successiva chiusura. Infine, c'è la chirurgia vera e propria, ormai riservata ai casi più gravi. Esistono tecniche diverse (dalla pinza a radiofrequenza che coagula e taglia il tessuto in più all'intervento di emorroidectomia con asportazione del tessuto emorroidario) a seconda del livello di gravità e dell'entità del prolasso. CONTRO IL DOLORE Nelle fasi acute (crisi emorroidarie) possono essere utili sostanze come i bioflavonoidi, che hanno un'azione protettiva nei confronti dei vasi e rimedi locali come pomate a base di anestetici, cortisonici e antinfiammatori. Da evitare invece bidè con acqua calda, che peggiorano la situazione, ma anche con acqua fredda che contrariamente a quanto si pensa aumenta la sensazione di dolore. Nella fase dolorosa è importante anche ridurre fumo, alcol e cibi piccanti che hanno un'azione irritante.

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SPECIALITÀ A-Z

ENDOCRINOLOGIA

Noduli alla tiroide: no ad allarmismi, sì al controllo nel tempo a cura di Roberto Manfrini

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coprire di avere un nodulo alla tiroide genera sempre un po' di ansia e di timore. In realtà nella maggior parte dei casi (circa il 95%) si tratta di forme benigne che devono essere monitorate nel tempo, con attenzione ma senza allarmismi. Patologia molto diffusa al punto che colpisce circa il 20% della popolazione (con maggiore incidenza nel genere femminile e in aree cosiddette iodio carenti come ad esempio la nostra provincia), si manifesta con la formazione, in una o più zone della tiroide di un piccolo ammasso di cellule di consistenza, compattezza e

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contenuto diverso dal tessuto circostante e in parte separato da quest'ultimo.

Una scoperta spesso occasionale I noduli tiroidei in genere non danno sintomi evidenti e spesso vengono diagnosticati in modo casuale durante una semplice ecografia del collo oppure dei vasi carotidei. In questo caso è importante un controllo nel tempo sia ripetendo l'ecografia (che consente di valutare forma, numero, dimensioni e vascolarizzazione dei noduli) sia eseguendo il dosaggio degli ormoni tiroidei, T3 e T4, e del loro

Il termine gozzo indica l'aumento di volume e peso della tiroide. Si manifesta con un rigonfiamento più o meno evidente e simmetrico del collo, e può avere diverse ripercussioni sulla salute dell'individuo, dal metabolismo alla frequenza cardiaca.

controllore, il TSH, l'ormone prodotto dall'ipofisi, la piccola ghiandola all'interno del cervello che controlla il funzionamento di tutto il sistema endocrino. Gli ormoni della tiroide T3 e T4 contengono iodio e sono essenziali per il buon funzionamento di tutti gli organi. Tra i parametri da tenere in considerazione, in particolare, ci sono i margini (se sono regolari o no), la vascolarizzazione (i noduli non vascolarizzati sono quelli a minor rischio, mentre quelli vascolarizzati vanno osservati con maggiore attenzione) e le dimensioni. In generale, in base anche a quanto suggeriscono le principali società scientifiche, se le dimensioni sono inferiori al centimetro è ragionevole effettuare semplicemente un follow up nel tempo. Nel caso siano superiori al centimetro e in presenza di noduli sospetti è consigliabile invece uno studio citologico, effettuato attraverso l'ago aspirato. In questo modo si identifica nella maggior parte dei casi la natura, benigna, intermedia o maligna, del nodulo. Fortunatamente le forme


UNA GHIANDOLA A FORMA DI FARFALLA La tiroide è una ghiandola endocrina, a forma di farfalla con le due ali poste ai lati della laringe. Anche se di dimensioni piuttosto piccole, è molto importante perché regola lo sviluppo, i processi metabolici e il consumo di energia dell'intero organismo, con una forte influenza su molteplici funzioni corporee (peso, colesterolo, battito cardiaco, vista, massa muscolare, ciclo mestruale, stato mentale, cute e capelli). E lo fa attraverso la produzione di due ormoni: la tiroxina (T4) e la triiodotironina (T3). La sintesi di questi ormoni, per la quale è indispensabile lo iodio, a sua volta è stimolata dal rilascio di un altro ormone, il TSH (ormone tireostimolante) che viene prodotto dalla ipofisi, posta alla base del cranio, e ha il compito di regolare il livello di funzione della tiroide.

maligne, ovvero tumorali, sono molto rare, circa il 5% dei casi.

La prevenzione? Assumere iodio a sufficienza

chio e spinaci). Poiché la nostra Dott. Roberto Manfrini alimentazione tende a esserne Specialista in povera può essere indicato conEndocrinologia sumare sale iodato, naturalmenpresso il Centro Diagnostico di te sempre con la necessaria moTreviglio e il derazione. Da quando questo Policlinico San Marco di Zingonia tipo di sale ha preso un po' più piede, l'incidenza della patologia, pur restando molto diffusa, tiroideo T­ 4). Il ricorso all'interè calata significativamente. vento chirurgico (tiroidectomia, cioè asportazione della tiroide, La cura: totale o parziale) invece è limitadalla terapia sostitutiva to solo ad alcuni casi selezionati alla chirurgia e in particolare quando la tiroiOggi, grazie a terapie sempre de contenente uno o più noduli più personalizzate, è possibile è significativamente ingrossata, convivere con patologie tiroi- al punto da dare problemi mecdee come i noduli senza grossi canici e/o spostamento della traproblemi. E anche nel caso del chea, o quando l'esame con agotumore, le percentuali di gua- aspirato ha mostrato la presenza rigione e sopravvivenza sono di cellule anomale o tumorali. Il molto alte. La terapia può essere tipo di intervento andrà deciso ormonale o chirurgica, a secon- di volta in volta sulla base delle da dei casi. La terapia ormonale caratteristiche dei noduli e in recosiddetta sostitutiva, ben tolle- lazione al volume della ghiandorata dal paziente, ha l'obbiettivo la. L'eventuale deficit ormonale di ripristinare una quantità di or- successivo all'intervento potrà moni tiroidei nella norma, som- essere risolto con un'adeguata ministrando tiroxina (ormone terapia sostitutiva.

L'unica forma di prevenzione riconosciuta come valida è garantirsi una quantità adeguata di iodio, che come abbiamo visto svolge un ruolo fondamentale per il corretto funzionamento della ghiandola. Senza lo iodio, infatti, si mette la tiroide in una condizione di eccessivo impegno funzionale che favorisce la comparsa di noduli. La sua carenza, che in passato era endemica in diverse aree italiane tra cui anche la bergamasca, era causa del tipico "gozzo" (vedi box). Lo iodio si assume con gli alimenti (pesci e crostacei, uova, carne rossa, legumi, funghi freschi, verdure tipo radicBergamo Salute

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SPECIALITÀ A-Z

OTORINOLARINGOIATRIA

Acque termali, un rimedio naturale per prevenire e curare l'otite È questo il periodo migliore, soprattutto se poi si trascorreranno le vacanze al mare… a cura di Luigi Cortesi

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roblemi di otiti ricorrenti? Un aiuto efficace e naturale arriva dalle acque termali inalatorie. Diversi studi hanno dimostrato infatti che questo tipo di cura stimola le difese immunitarie di prima linea, rafforzando e rendendo più efficace la "barriera" contro i più comuni malanni invernali. "Ma perché parlarne proprio ora che la stagione fredda è lontana?" qualcuno di voi si chiederà. La risposta è semplice: se si sceglie di trascorrere le vacanze al mare, effettuare terapie termali prima della partenza ottimizza i benefici. L'aria del mare, salina e ricca di benefiche sostanze (iodio e bromo), infatti, è utilissima per consolidare gli effetti terapeutici ottenuti grazie alle terapie inalatorie termali.

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Esterna o media: che differenza c'è?

di pulizia incongrue e troppo aggressive. L'otite media, inveL'otite è un'infiammazione ce, è causata da infezioni virali dell'orecchio, conseguente o batteriche e spesso insorge spesso a un'infezione causata come complicanza di infezioni da batteri, virus o funghi. A se- di naso e gola. I germi penetraconda della parte dell'organo no infatti nell'orecchio attraverinteressata viene definita otite so la tuba di Eustachio e il suo esterna (che coinvolge il con- sbocco nel faringe. Problema dotto uditivo esterno) oppure tra i più frequenti in età infanotite media (quando colpisce tile, particolarmente nei baml'orecchio medio, costituito dal bini tra i 2 e 7 anni, è la causa timpano, dalla catena degli ossi- statisticamente prevalente di cini e dalla tuba di Eustachio). ipoacusia (perdita dell'udito) L'otite esterna è molto spesso nella prima infanzia. Questo provocata dal contatto con ac- perché il sistema immunitario è que inquinate da batteri (o più ancora immaturo, la tuba di Euraramente da funghi) o sostan- stachio si presenta più corta, più ze irritanti, ma può essere cau- larga, più orizzontale e quindi sata anche da allergia, forunco- più facilmente aggredibile dali, corpi estranei o piccole ferite gli agenti patogeni. Altre cause sull'epitelio del canale uditivo, che rendono così frequenti le a volte causate da operazioni otiti medie nel bambino sono l'ipertrofia (cioè aumento di volume) delle adenoidi e le allergie (in costante aumento nella popolazione). Può comunque manifestarsi a tutte le età e colpire anche adulti e anziani. Esiste anche una forma particolare di otite media, detta catarrale, caratterizzata dalla presenza nella cassa timpanica di versamento che può avere varia consistenza, da acquoso a talmente denso e vischioso che gli anglosassoni definiscono glue ear (orecchio colloso).Quando a livello dell'orecchio medio avviene una contaminazione


dall'acqua sono utili le cuffie da bagno aderenti ai padiglioni auricolari, mentre è da sconsigliare l'uso di tappi impermeabili che al TUBA DI EUSTACHIO contrario favoriscono la comparsa di otite esterna. Importante è inoltre evitare di pulire il condotto uditivo con oggetti (bastoncini con cotone) che possono provocare microtraumi, rivolgendosi a un medico in caso di presenza di tappo di cerume. Per prevenire, invece, l'otite media, la più frequente nei bambini, è consigliabile ridurre l'esposizione dei piccoli ai virus respiratori, evitando il contatto con coetanei già infetti, evitare l'uso del succhiotto dopo i sei mesi, allattare al seno sino al sesto mese e non esporli a fumo passivo. Le linee guida della SIP (Società Italiana di Pediatria) consigliano inoltre il vaccino contro i virus influenzali stagionali e contro il batterio pneumococco, causa più comune dell'otite media nel bambino.

INCUDINE MARTELLO

CANALE UDITIVO

TIMPANO

PADIGLIONE AURICOLARE

batterica, si parla infine di otite media purulenta.

Non solo dolore… L'otite esterna si manifesta con dolore all'orecchio, che peggiora toccando il padiglione, e diminuzione dell'udito, solitamente limitata. Possono essere presenti prurito (specie nelle forme da funghi) e secrezioni dal condotto uditivo. Nell'otite media, invece, è presente dolore, associato a una sensazione di pienezza dell'orecchio, e perdita rilevante della capacità uditiva. Nell'otite media purulenta, infine, è sempre presente dolore intenso, febbre alta e talvolta perforazione della membrana timpanica con fuoriuscita dall'orecchio di pus giallo o giallo-verdastro.

STAFFA

Dalle gocce alle acque termali, le cure più efficaci Per quanto riguarda la preven- caso per caso Attenzione all'acqua e ai piccoli traumi

zione bisogna fare una distinzione tra otite esterna e otite media. Nel primo caso può essere utile, dopo aver nuotato o fatto il bagno, asciugare accuratamente il condotto uditivo esterno con aria calda (asciugacapelli). Per proteggere l'orecchio

Nel trattamento dell'otite esterna solitamente sono sufficienti i prodotti per uso locale (gocce otologiche) con proprietà antibatteriche e/o analgesiche, mentre nelle forme con complicanze si utilizzano anche antibiotici per via sistemica. Nel

caso di otite media batterica, è necessario il trattamento con antibiotici orali, eventualmente associati ad antinfiammatori o analgesici. Si può ricorrere anche ad antistaminici e decongestionanti e, nelle forme resistenti alle citate terapie, alla chirurgia. Un'opzione di cura importante è rappresentata, poi, dalle cure termali inalatorie con acqua sulfurea: efficaci, naturali e non invasive, sono ideali per trattare le più comuni patologie otorinolaringoiatriche (otite compresa) che colpiscono adulti e bambini. Proprio questi ultimi, affetti da forme non ancora cronicizzate, ottengono i risultati migliori e spesso risolutivi dall'azione mucolitica, anticatarrale, immunostimolante e anti radicali liberi dell'idrogeno solforato di cui le acque sulfuree sono ricche. Queste acque, grazie alla loro particolare composizione, sono anche le uniche riconosciute per le insufflazioni endotimpaniche (che consistono nell'immissione di gas sulfureo nella tuba di Eustachio e, attraverso di essa, nella cassa timpanica dove, in corso di otiti catarrali, si accumulano le secrezioni) terapia cardine del protocollo del trattamento termale di otiti e sordità rinogena (cioè conseguente a infiammazioni acute o croniche rino-sinusali e faringee). Dott. Luigi Cortesi Specialista in Audiologia e Responsabile Centro per la cura della Sordità Rinogena Terme di Trescore

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PERSONAGGIO "Il Vava" Daniele Vavassori

Pota, sotterriamo le slot

Intervista con il Vava, autore di doppiaggi in bergamasco come l'ormai famosissima Pota Pig a cura di Lucio Buonanno

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"I

Marco Lazzarini

machinète a i è bune de bruzà…ànse no, perché dopo i fa föm… mèi sotràle!". Il Vava, al secolo Daniele Vavassori, lo scrive su un foglietto durante l'intervista: ce l'ha a morte con le slot machine che spopolano nei bar e nelle sale giochi. «Bisognerebbe bruciarle, anzi no perché poi fanno fumo, inquinano l'ambiente come le automobili. Allora meglio sotterrarle. Sono una vera vergogna» ci dice. «Rovinano la salute, le famiglie e le tasche delle persone. Mi chiedo come sia possibile che uno impieghi un mese di lavoro per portare a casa uno stipendio e poi lo bruci in mezza giornata in queste dannate macchinette. E purtroppo non bastano le campagne dei giornali per convincere la gente a non diventare schiava, a non dilapidare i suoi averi, a indebitarsi con la speranza di rincorrere la fortuna. Spero soltanto che lo Stato proibisca questi giochi con i quali però guadagna solo lui». Lo ha ribadito anche in alcune sue canzoni e filmati doppiati in bergamasco.

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Il Vava, 37 anni l'11 maggio, artigiano nel settore grafico, è diventato famoso dando la sua voce, con doppiaggi coloriti in bergamasco, a personaggi e storie famose: oltre 300 filmati, da "Ciama l'Piero", (350 mila contatti nelle prime tre settimane) a "Madona", al discorso di Obama intitolato "Pota, we can", al "Royal baby", al "Campari col bianc", a "Pota Pig". E via dicendo. Spesso ideati e realizzati di sera quando la moglie e i due figli, Carlo, 6 anni, ed Emma, nata il 18 dicembre, sono a letto. Poi li posta su Youtube. In tre anni hanno totalizzato undici milioni di click. Un successo strepitoso. E non solo a Bergamo e dintorni. «Ho cominciato nel 2010 per scherzo. Faccio io tutte le voci cambiando intonazioni e sto attento a non andare fuori sincrono. A volte sul web si vedono delle scene raccapriccianti con le labbra che si muovono per loro conto. In questo io sono un perfezionista. Ricreo anche tutti i suoni. Raramente seguo un copione, scelgo lo spezzone che

voglio doppiare, lo guardo un paio di volte senza l'audio e poi vado di getto, inventando lì per lì il dialogo. In dialetto. E anche se UN MILIARDO E 320 MILIONI BRUCIATI NEI GIOCHI Nella Bergamasca ogni anno va in fumo un miliardo e 320 milioni di euro tra slot machine, gratta e vinci, scommesse sportive, lotto (in Italia oltre 80 miliardi di euro). Per arginare questo preoccupante fenomeno ad aprile le associazioni Legautonomie e Terre di mezzo e alcuni sindaci hanno consegnato alla Camera dei Deputati 93 mila firme a sostegno della legge di iniziativa popolare per la regolamentazione del gioco d'azzardo. Le firme sono state raccolte in 411 comuni di tutta Italia, tra cui Bergamo. Ora la parola passa al governo che dovrà emanare il decreto e al Parlamento che dovrà discutere la proposta di legge. Intanto la Regione Lombardia ha preparato una legge che prevede molte restrizioni e non concede nuove licenze a bar, tabaccherie ed edicole, ma solo alle sale gioco, con l'obbligo di esporre materiale informativo sulle patologie legate alle dipendenze da gioco elettronico. Ma ci si può curare? A Bergamo l'Asl ha attivato un consultorio apposito per le ludopatie al Sert di via Borgo Palazzo.


sono commosso: c'erano tanti bambini che hanno partecipato con entusiasmo». Il pensiero del Vava (anzi Vava77) va proprio ai bambini. «Sono loro il futuro e bisognerebbe educarli bene a rispettare l'ambiente, a non inquinare, a non buttare i sacchetti per strada. Si dovrebbe cominciare dalle scuole insegnando di nuovo l'educazione civica». A proposito di futuro? Qual è quello del Vava? «La musica» risponde. «Da sempre ho una grande passione per il canto. Una passione tramandatami da mio padre che fin da piccolo mi ha avvicinato ai Beatles e da mio nonno che mi faceva ascoltare Frank Sinatra, Perry Como e Dean Martin». Nel 2010, dopo varie esperienze in complessi pop rock, ha fondato un gruppo swing che si chiama Daniele Vavassori Quartet con tre jazzisti: il chitarrista Sandro Gibellini, il batterista Stefano Bertoli, il contrabbassista Marco Ricci. Il risultato è "A pocket full of dreams", un album di dieci brani. Intanto ha registrato l'ultimo

video,"Bepi", dedicato al suo compagno dei concerti per beneficenza. Fa spettacoli da solo o con la sua band nei locali e nelle feste estive. «Proietto i miei video, interagisco con il pubblico che mi accoglie con grande entusiasmo e con il quale ho un rapporto stretto». Insomma un personaggio eclettico, tutto da scoprire. L'anno scorso ha addirittura vestito i panni dell'arabo, quando con la complicità di un giornalista del quotidiano on line "BergamoNews" ha tentato di comprarsi l'aeroporto di Orio al Serio. «È stato davvero uno scherzo ben riuscito» dice sorridendo. «Mi sono truccato, ho messo un improbabile turbante e mi sono presentato in aeroporto con una valigetta. Hanno creduto davvero che volessi comprare l'aeroporto. I giornali hanno pubblicato la storia, anche il TG1. D'altronde sembrava una storia credibile. Soprattutto perché ero stato ricevuto anche dal presidente della Provincia che è stato al gioco. Ci siamo divertiti tutti. Come con i miei doppiaggi».

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photo Marco Lazzarini

qualcuno mi critica perché il mio dialetto non sarebbe puro e corretto, e qualche altro mi accusa di essere volgare, ho tanti che mi scrivono per complimentarsi. Ne voglio ricordare uno che stava per perdere il lavoro che mi ha ringraziato perché dopo una giornata di stress la sera si rilassava e riusciva a sorridere guardando i tre minuti di un mio video. E finché riesco a lanciare dei messaggi continuerò a fare doppiaggi. Ora in casa mi sono costruito un piccolo studio e riesco anche a fare video più professionali. Devo dire grazie a mia moglie che ha pazienza e mi lascia fare, e a volte mi dà anche qualche buona idea per un doppiaggio. Normalmente mi ispiro alla vita quotidiana o ai ricordi. Anche Pota Pig, la versione bergamasca di Peppa Pig il cartone animato che piace tanto ai bambini, è nato quasi per scherzo. Piaceva a mio figlio e allora mi sono buttato. Ne ho doppiati sedici. L'altra sera il mio Carlo ha voluto vedere l'ultimo episodio perché non l'aveva ancora visto. E insieme ci siamo divertiti molto». Il successo non l'ha cambiato per nulla, anche se fa qualche spettacolo, soprattutto per beneficenza. Con il suo amico Bepi (Tiziano Incani), mitico personaggio della canzone bergamasca, si è impegnato per l'Opera Pia di Vertova, per l'Associazione Diversamente Bergamo, per Jenni Cerea una ragazza di Curno che soffre di malattie rare e che ha bisogno di essere curata negli Stati Uniti. «Abbiamo raccolto un po' di offerte ma non bastano. Faremo altri spettacoli per lei. Alla serata che abbiamo fatto a Grumello mi


IN SALUTE

STILI DI VITA

E i giovani riscoprono la terra Tanti trentenni lasciano il lavoro e diventano agricoltori a cura di Lucio Buonanno

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veglia alle 6. Colazione veloce e subito a mungere le mucche, rassettare la stalla, dar da mangiare agli animali, portare il latte al caseificio per fare i formaggi. Sosta a mezzogiorno per un pasto leggero. Poi, se è inverno ed è brutto tempo, qualche ora di riposo. In primavera e d'estate invece c'è il lavoro in campagna, nei campi fino alle 6 di sera quando bisogna tornare alla stalla per la seconda mungitura. È questa la giornata tipo di un giovane agricoltore, Daniele Filisetti, 22 anni, delegato di Coldiretti Giovani Impresa Bergamo, perito agrario che lavora nell'azienda di famiglia a Endine Gaiano. «È una vita durissima che impegna tutto l'anno, domeniche e feste comprese» ci dice «ma anche piena di soddisfazioni. Il vero segreto per resistere è quello di avere una grande passione per la terra e per l'allevamento». Ed è proprio per la passione dell'agricoltura, anzi della sua riscoperta, che tanti trentenni sono ritornati al lavoro dei nonni o dei bisnonni, abbandonan-

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do il loro. Nella Bergamasca è un fenomeno in crescita costante. Su 4890 aziende 470 sono gestite da giovani agricoltori sotto i 35 anni, quasi il dieci per cento contro una media lombarda del 7,2. Ma si registra anche un boom nelle miniculture, come gli allevamenti di galline o di conigli in piccoli giardini, o gli orti in fazzoletti di terra, nelle corti o sui balconi e sui terrazzi di casa. «È un vero e proprio ritorno alla terra soprattutto nelle zone montane e collinari» spiega Filisetti. «Tanti però non provengono dal mondo agricolo. Ci sono operai, laureati, che pur avendo un discreto lavoro hanno deciso di cambiare vita. Sarà la crisi con le aziende che chiudono, sarà la precarietà del posto, sarà la voglia di vivere le giornate a contatto con la natura e i suoi ritmi. Un nuovo stile di vita insomma. Ma attenzione. È un mondo difficile e l'agricoltura non è più quella di una volta: ci sono nuovi processi agricoli, più controlli da parte delle autorità (Asl, Nas, Finanza e Forestale). Per restare

a galla ora bisogna puntare sulla qualità e sulla genuinità dei prodotti. Bisogna fare un salto di qualità». Secondo le ricerche di Coldiretti la motivazione principale per tre giovani su dieci è la possibilità di stare a contatto con la natura. Ma uno su quattro vede nelle imprese agricole una prospettiva di futuro e di lavoro, anche se faticoso. «Il problema però è che non tutti hanno un pezzo di terreno di famiglia. Eppure ce ne sono tanti abbandonati. Soprattutto quelli del Demanio. Abbiamo chiesto di affidarli ai giovani con un affitto simbolico. Li renderebbero di nuovo produttivi e potrebbero anche ricavare un reddito» continua Filisetti. Forse è un sogno, una speranza. Intanto, però, i ragazzi ci credono come dimostra il boom di iscrizioni all'Istituto superiore di agraria Rigoni Stern: ogni anno il numero di studenti aumenta del 10-12 per cento. Ma non tutti si dedicano solo al lavoro dei campi, all'allevamento di animali o agli orticelli. Qualcuno, pur di restare a con-


tatto con la natura, si è inventato anche una nuova professione. E così è nata l'agritata, una figura adeguatamente formata che accoglie nella sua azienda bambini dai 3 mesi ai 3 anni seguendo un progetto pedagogico specifico che porta alla riscoperta della natura, della stagionalità e delle eccellenze dell'agricoltura. L'obiettivo, come afferma Coldiretti, è quello di offrire un servizio di alta qualità per le famiglie, con l'accoglienza dei piccoli nell'azienda agricola, dove possano trascorre molto tempo all'aria aperta, scoprire come cambiano i colori e i profumi con l'alternarsi delle stagioni. E poi c'è il tutor dell'orto, che guida e insegna con i suoi consigli a realizzare un piccolo orto a casa, in giardino o sul balcone, a scuola con l'obiettivo di avvicinare grandi e piccoli a uno stile di vita alimentare il più possibile salutare (iniziative che stanno prendendo piede anche in vista di Expo 2015 che si terrà a Milano e che ha come tema "Nutrire il Pianeta"). C'è l'agrierborista che coltiva, raccoglie e trasforma le piante medicinali per la salute e la bellezza. C'è l'affinatore di formaggi che concia (cioè lavora) i suoi stracchini, taleggi e via dicendo, dopo averli fatti stagionare per mesi con crusca di grano, con le erbe, con miscele naturali, con il vino. E persino l'agritutor, come Danio Andreini di Carobbio degli Angeli, che si è inventato il mestiere dell'educatore ambientale: va nelle scuole, quasi sempre vestito da pastore, incontra oltre 2500 alunni l'anno e d'estate li accompagna nei campi organizzando laboratori e passeggia-

Negli ultimi anni sta prendendo piede, tra le famiglie che vivono in una casa con giardino, l'allevamento domestico di qualche gallina ovaiola, per avere la soddisfazione di mangiare sempre uova fresche e genuine. Chi vuole intraprendere questa attività deve tenere conto che allevare galline richiede un impegno limitato, ma quotidiano. Bisogna avere un ricovero appropriato in una zona ventilata, attrezzato di posatoi (gradinate da parete) oppure uno strato di lettiera pulita e asciutta alto almeno 10 centimetri. In tutti i periodi dell'anno le galline devono essere lasciate all'aperto almeno per un paio d'ore, rientreranno autonomamente nel pollaio all'imbrunire. Il pollaio e la lettiera vanno tenuti puliti e per evitare l'insorgenza di parassiti è meglio areare il ricovero. Non è consigliato acquistare mangimi particolari per stimolare la produzione di uova, meglio le miscele macinate che si trovano presso i consorzi agrari. È possibile mescolare il mangime con del pane secco avanzato bagnato, con avanzi di verdura non cotta, pasta, riso, polenta etc.. In genere si mette il cibo due volte al giorno, l'acqua deve sempre essere fresca e d'inverno si deve curare che non geli. Le galline che vivono libere in un giardino si nutrono anche liberamente di vegetali, insetti e vermi. La produzione di uova è influenzata anche dalle ore di luce di cui dispongono le galline, per stimolare al massimo la deposizione sono necessarie 14 ore di luce. In autunno le galline vanno in riposo e producono meno, nel resto dell'anno depongono quasi tutti i giorni.

te a cavallo. Senza dimenticare le fattorie didattiche e gli agriturismi (nella Bergamasca sono 135 con 700 letti e 7300 posti a tavola). «In questo desiderio di tornare alla natura c'è anche chi ha mollato tutto per dedicarsi alla pastorizia, attività in grande ripresa, nonostante i redditi non siano eccezionali» dice ancora Filisetti. «Come due ragazzi della Valle Seriana, uno di Leffe, l'altro di Clusone che hanno esordito con pochissime pecore e ora hanno un gregge o una ragazza di Bossico che dopo il liceo turistico ha preferito dedicare la sua vita alle capre, alle pecore e alle mucche da latte. A spingerli è stata la passione e l'amore

per la natura accettando una vita di sacrifici. Gli stessi che si fanno anche nelle aziende agricole familiari, che sono il motore dell'agricoltura italiana dove gli animali non sono bestie da sfruttare per il latte o per il macello, ma veri e propri membri della famiglia. Le nostre mucche hanno tutte un nome di battesimo e quando qualcuna sta male, ci preoccupiamo tutti come se fosse una figlia o una sorella». Daniele Filisetti

Perito agrario, delegato di Coldiretti Giovani Impresa Bergamo

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IN SALUTE

ALIMENTAZIONE

La dieta del rush finale Ecco come e cosa mangiare per dare il meglio, a scuola o al lavoro, prima delle vacanze

da un anno di lavoro» conferma la dottoressa Simona Tadini, biologa nutrizionista.

Dottoressa Tadini, che accorgimenti si possono adottare a tavola per riuscire a dare il meglio anche iete alle prese con esa- permettersela in questo perio- in questo periodo?

a cura di Viola Compostella

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mi da superare o stanchi per un anno di lavoro sulle spalle? Certo una bella pausa rigenerante sarebbe la soluzione ideale per ricaricare le pile, ma, purtroppo non tutti possono

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do dell’anno, con gli esami di fine anno da preparare o le incombenze lavorative da portare a termine. Non resta che tenere duro fino alle vacanze, aiutandosi con i giusti accorgimenti e "rimedi"ed evitando errori come l’abuso di caffè, abitudine frequente per "tenersi su"che, invece di aiutare a migliorare le performance, provoca eccitazione, ansia e insonnia che finiscono per far perdere concentrazione e serenità. «La primavera è forse il periodo dell’anno in cui ci si sente più stanchi, ma, d'altra parte, gli studenti sono chiamati a dare il meglio di sé per confermare o recuperare i voti per la pagella di fine anno, oppure per prepararsi agli esami che concludono un ciclo scolastico. In entrambi i casi, le abitudini a tavola possono aiutare i nostri ragazzi, supportandoli nel "rush finale"prima dell’estate, ma anche dare un sostegno ai "grandi"provati

Pochi e semplici, ma importanti. Innanzitutto bisogna integrare due necessità e cioè le aumentate richieste di concentrazione e impegno mentale da una parte e calma e lucidità durante le prove dall’altra. È piuttosto spontaneo pensare agli zuccheri, che sono la principale fonte energetica del sistema nervoso centrale, del cervello. Attenzione però: non tutti fanno bene. È necessario imparare a saper scegliere quelli giusti utilizzandoli nel giusto periodo della giornata. La prima colazione non è mai stata così importante come in questa fase dell’anno. Un pasto mattutino ben composto, digeribile e nutriente è il modo più corretto per iniziare le giornate più impegnative. Devono essere presenti tutti i macronutrienti (proteine, grassi e zuccheri): la loro contemporanea presenza permette di assorbirli correttamente e offrire al cervello gli zuccheri di cui ha bisogno come carburante, sia semplici sia complessi in modo da fornirci energia a breve e a medio termine. I cereali integrali, qualche biscotto, una fetta di torta casalinga, la frutta di stagione sono le scelte migliori, insieme al latte o allo yogurt. Da non dimenticare vitamine e minerali, cofattori importanti che rientrano nelle reazioni meta-


boliche di tutto l’organismo e di cui è ricca la frutta (fresca o sotto forma di spremuta).

E a pranzo e cena cosa sarebbe meglio mangiare? Soprattutto a pranzo bisogna consumare fonti di carboidrati complessi a basso indice glicemico. Anche il pasto deve essere, complessivamente, a basso carico glicemico, in modo da offrire zuccheri, in giusta quantità, che alzano lentamente il livello di glucosio nel sangue mantenendo la glicemia costante a lungo. In questo modo, chi sarà impegnato nello studio o in attività lavorative impegnative avrà a disposizione "molto carburante"correttamente distribuito nel tempo e quindi la resa nello studio,o nel lavoro,ne trarrà sicuramente vantaggio. Alimenti a basso indice glicemico sono: ad esempio gli spaghetti cotti al dente, pasta all’uovo, riso parabolied, legumi, pane integrale con orzo o avena, frutta, in partiDott.ssa Simona Tadini

Biologo Nutrizionista e Naturopata, di Treviglio

colare le mele, le pere, le ciliegie e le pesche. Se le porzioni saranno corrette, il pasto composto da un primo piatto, magari un secondo vegetale e abbondante verdura, il carico glicemico sarà sicuramente adeguato. A cena è meglio privilegiare invece i piatti proteici, carne o pesce accompagnati sempre da un bel piatto di verdura e pane integrale. In questo modo, oltre a far funzionare il cervello al meglio, anche la linea non si appesantirà. Da evitare, invece, lunghi periodi di digiuno, che possono essere causa di cali glicemici e quindi di rendimento.

E per contrastare il nervosismo e l’ansia inevitabili prima di un esame o di un impegno di lavoro importante? Può essere utile consumare cibi in grado di fornire all’organismo sostanze precursori della serotonina (chiamata anche ormone del buonumore), vitamine del gruppo B, acidi grassi essenziali, indispensabili per l’integrità delle cellule nervose, oltre agli importantissimi sali minerali. Questi alimenti sono in grado di influenzare positivamente l’umore e aiutano l’organismo a rilassarsi per

poi affrontare con la necessaria concentrazione le sfide scolastiche o lavorative. Una merenda a base di yogurt e cioccolato fondente (o semi di cacao crudi per chi è attento alla linea), o una cena che prevede del formaggio fresco, lattuga e altre verdure a foglia e spezie come lo zafferano, possono avere effetti rilassanti. Per ultimo, ma non meno importante, fondamentale è l’attività fisica, che permette di scaricare la tensione nervosa accumulata, innalzando anche i livelli di serotonina. ALIMENTI E INDICE GLICEMICO Molto basso: da 20 a 40: fagioli in scatola (21), ciliegie (26), piselli secchi (34), fagioli borlotti (36), orzo (36), pompelmo (38), latte intero (40), spaghetti integrali (40). Basso: da 41 a 55: fagioli secchi (41), salsicce (42), lenticchie (42), arancia (42), pesca (42), piselli bolliti (46), latte scremato (47), kiwi (47), albicocca (50), pera (50), mela (50), yogurt intero (53), prugna (53), uva (55), polpa di pomodoro (55). Moderato: da 56 a 69: ravioli (56), spaghetti al dente (57), succo di mela zuccherato (60), biscotti secchi (64), saccarosio (65), briosche (67), succo d'ananas (68). Alto: da 70 in su: polenta (70), riso paraboiled (75), cioccolato (71), gelato (75), patate bollite (80), riso bianco (80), crackers (85), pizza (86), purè di patate (87), zucca (90), patate al vapore (93), gnocchi (95), nocciole (96), biscotti (100), carote (100), pane bianco (100), patate fritte (100), cornflakes (100), melone (103).

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IN ARMONIA

PSICOLOGIA

Identikit dell'ipocondria

Quando l'attenzione alla propria salute diventa ossessione a cura di Elena Buonanno

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ottore, sicuramente ho qualcosa di brutto! Me lo sento". A tutti può capitare, in qualche occasione, di preoccuparsi per un dolore fisico inaspettato o per una sensazione insolita proveniente dal corpo e di temere, di conseguenza, che possano essere sintomi di una grave malattia. Per alcune persone, però, questa paura persiste a lungo nel tempo, diventando ossessionante, nonostante gli accertamenti clinici e i medici rassicurino che tali sintomi non indicano nessuna patologia o comunque non una malattia così grave da giustificare il livello di ansia manifestato. «Queste persone non sono malati immaginari, soffrono di ipocondria (detta anche "disturbo da sintomi somatici"o "disturbo da ansia di malattia") un disturbo mentale caratterizzato dalla paura di essere colpiti da una malattia seria o dalla convinzione che una malattia grave sia già in atto» spiega Ma-

ria Rita Milesi, psicologa e psicoterapeuta. Ne parlava già il drammaturgo francese Molière, nella sua commedia "Il malato immaginario". Oggi, secondo recenti stime, gli ipocondriaci in Italia sarebbero 8 milioni (con picco tra i 40 e i 50 anni, anche se la malattia può comparire a qualsiasi età).

Sintomi innocui? No, spia di malattie gravi «I pazienti ipocondriaci sono estremamente sensibili ai segnali provenienti dal proprio corpo e, soprattutto, tendono a considerarli pericolosi: vivono una condizione di allarme anche di fronte a cambiamenti fisiologici del tutto normali, come per esempio l'accelerazione del battito cardiaco dopo uno sforzo o il fiatone dopo una rampa di scale. In presenza di un malessere fisico, specifico o vago e generalizzato, tendono a sovrastimarne le possibili conseguenze» continua l'esperta. Qualche esempio? Il mal

Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM - IV -TR) ha formulato criteri specifici per definire l'ipocondria: 1. La preoccupazione persiste nonostante una valutazione medica negativa con annessa rassicurazione; 2. la preoccupazione persiste per almeno 6 mesi; 3. la preoccupazione è incentrata sulla convinzione di soffrire di una grave malattia (sulla base di una errata interpretazione di sintomi fisici).

di testa è indice di un tumore al cervello, il dolore alle gambe è la spia di una sclerosi multipla, la stanchezza è il segnale di una leucemia.

Un disturbo che può rovinare la vita Per tenere a bada la preoccupazione continua per la propria salute, l'ipocondriaco finisce per controllare ossessivamente il funzionamento del suo corpo. «Per esempio misura ripetutamente il polso e la pressione sanguigna, senza considerare che l'eccesso di attenzione su certe parti del corpo comporta, per contro, un aumento di "arouDott.ssa Maria Rita Milesi Psicologa e Psicoterapeuta, specialista in Psicologia Clinica a Bergamo

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La cura, imparare a distinguere tra corpo e mente Il primo passo per guarire dall'ipocondria è aiutare la persona a capire che il malessere che prova non è fisico ma di origine psicologica, senza minimizzare però il problema. Chi soffre di questo disturbo deve sentire di essere preso in seria considerazione. In particolare, gli specialisti che realmente possono curarlo sono lo psichiatra (che può consigliare uno psicofarmaco, in genere sal", cioè uno stato di attivazione mente ansiose e insicure. «In ge- un antidepressivo che agisce con conseguenti cambiamenti nere l'ipocondriaco si considera sull'ansia) e lo psicoterapeuta. fisiologici e maggiori probabilità fragile e vulnerabile» osserva la «L'obbiettivo della psicoterapia di interpretazioni erronee. Inoltre, dottoressa Milesi. «Spesso questa è rivedere insieme al paziente le mai convinto del suo stato di sa- convinzione deriva dall'infanzia: sue convinzioni rispetto alla malute, si sottopone continuamente le figure di riferimento hanno tra- lattia, offrendo una spiegazione a esami, passa da uno speciali- smesso al bambino un'immagine alternativa che lo possa aiutare sta all'altro senza mai trovare di sé come debole e fragile sia con a delineare confini più definiti tra pace, ricerca affannosamente messaggi espliciti sia con atteg- ciò che è corporeo e ciò che apinformazioni sulla sua malattia, giamenti iperprotettivi. Pensiamo partiene alla sfera psichica. La via soprattutto su Internet. Oppure, ad una mamma che vieta al bam- per liberarsi dalle paure ipoconpuò mettere in atto atteggiamen- bino di correre perché se suda si driache è divenire consapevole ti di evitamento, come sottrarsi ammala o gli nega di partecipare che il corpo, attraverso i sintomi fiagli sforzi e all'attività fisica per alla gita scolastica perché può sici, veicola in realtà un problema non danneggiare l'apparato car- raffreddarsi. Inoltre, spesso questi emotivo profondo, il vero nucleo diovascolare». Tutto ciò non fa pazienti hanno avuto accanto della sua sofferenza» conclude la male solo a chi ne soffre ma an- adulti propensi ad interpretare dottoressa Milesi. che a chi gli sta accanto. «Questi paure e timori del bambino come comportamenti possono stra- problemi fisici. Immaginiamo una LA PAURA CORRE IN RETE volgere le abitudini di vita della mamma che spiega il rifiuto del La "cybercondria" è l'evoluzione persona e interferire con il lavoro, bambino di andare all'asilo con della patologia ipocondriaca che porta ad allarmarsi per patolocon le relazioni familiari e sociali. un disagio fisico come il mal di gie lette in internet. Colpisce le Le continue richieste di rassicura- pancia, mentre ha solo paura di persone che non si fidano della zione, gli atteggiamenti aggressi- allontanarsi da casa. Il piccolo diagnosi e delle cure del medico vi di fronte a chi lo contraddice impara così a esprimere i malese diventano così una facile preda di pagine web più o meno attenpossono portare le altre persone seri emotivi attraverso il sintomo dibili, nelle quali credono (erroallo sfinimento e ad allontanarsi» fisico, proprio perché l'ambiente neamente) di trovare conferma continua la psicologa. contribuisce a rafforzare questo alle loro paure, innescando un circolo vizioso. L'ipocondriaco meccanismo psicologico. Anche che naviga in internet legge e Le cause: da cercare da adulto tenderà a confondere osserva foto o video di malattie, nell'infanzia le emozioni con le sensazioni incrementando così il suo stato Ma perché si diventa ipocon- provenienti dal corpo e a interpred'ansia e terrore per ogni piccolo sintomo personale. driaci? I più a rischio sono, senza tare disagi emotivi come sintomi dubbio, le persone particolar- di malattie fisiche». Bergamo Salute

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IN ARMONIA

COPPIA

Un nuovo amore (e famiglia) dopo la separazione a cura di Viola Compostella

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ono sempre di più anche nel nostro Paese le persone ancora giovani che, dopo una relazione importante, si ritrovano di nuovo single. A dirlo sono le statistiche: nel 2011 (ultimo dato Istat disponibile) sono stati più di 2 milioni e seicento mila i divorzi e le separazioni, il doppio rispetto al 2001, e un separato o divorziato su due ha un'età compresa tra i 35 e i 54 anni. Uomini e donne nel pieno della loro vita, in molti casi con figli, che si ritrovano a "riprogrammare" il loro futuro. Alcuni, pensando di cancellare la delusione, si buttano in un'altra storia. Altri scelgono di rimanere da soli. Ma il destino può essere imprevedibile e a volte, proprio quando non ce lo si aspetta, si incontra qualcuno che potrebbe davvero essere la persona giusta, quella con cui rimettersi in gioco e magari

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costruire una seconda famiglia. Le cosiddette "famiglie ricostruite" o "allargate" sono sempre più una realtà. Spesso, seppure desiderate, però generano dubbi e timori. "Sarò pronta/o per un'altra relazione", "E se dovesse andare male di nuovo?". "Come farmi accettare dai suoi figli?". «Rotture e separazioni, consensuali e non, portano con sé sensi di colpa, la sensazione di avere perso anni della propria vita, rancori, la gestione dei figli laddove siano presenti, la speranza che gli stessi non soffrano troppo etc.» dice il dottor Emilio Bertuletti, psicologo. «È inevitabile che questi sentimenti finiscano per influenzare anche la disponibilità ad aprirsi al progetto di una nuova relazione o di una nuova famiglia. Il primo passo, fondamentale innanzitutto per se stessi, è quindi imparare a elaborarli».

Dottor Bertuletti, ma come si fa a elaborare una separazione? Tutte le situazioni complesse dipendono da più fattori. Per citarne alcuni: come si è chiuso il rapporto precedente, quanto abbiamo investito in quel rapporto, se c'è o meno conflittualità con l'ex partner, se dentro di noi c'è già, o se c'è ancora, lo spazio interiore sufficiente per "ospitare" e far crescere un nuovo amore, la presenza di figli. Uno dei maggiori pericoli è costituito dalla tentazione di buttarsi a capofitto in una storia nuova, senza concedersi il tempo necessario per prendere meglio le distanze dalla situazione precedente. Ciò non significa stare soli mesi, se non anni, dalla fine di un rapporto. Infatti ognuno ha tempi di ripresa e di valutazione differenti. Altrettanto pericoloso, però, è anche il contrario, cioè non


in particolare nelle decisioni che riguardano i figli, andrebbe comunque concordato all'interno della nuova coppia, per non Psicologo Quanto la paura confondere i bambini. Questo a Bergamo di un nuovo fallimento serve a promuovere uno scheincide sulla nuova ma di relazioni coerente, stabile relazione? e positivo per i più piccoli. Le deconcedersi di riprogettare una La sensazione di farcela o non cisioni riguardanti l'educazione nuova vita per la troppa delu- farcela dipende dalle esperien- dei figli spetterebbero in primis sione. Così facendo si resta bloc- ze che abbiamo vissuto e dal ai genitori biologici.Tuttavia succati, immobili, mentre il mondo senso, diverso a seconda della cede spesso che non siano preva avanti. In sostanza elaborare personalità di ognuno, che ab- senti entrambe le figure, oppure è indispensabile, purché si sia biamo attribuito alle stesse. Lo che il dialogo tra le parti sia poco contemporaneamente in grado statista inglese Winston Chur- costruttivo, quando non del tutto di guardare, per poi andare, oltre. chill, però, diceva che "il succes- assente. Può capitare, ad esemBisogna imparare ad analizzare so è l'abilità di passare da un pio, che l'ex compagno/a abbia lucidamente le proprie respon- fallimento all'altro senza perdere da ridire sulle scelte educative sabilità, pensando però che se l'entusiasmo". E senza perdere soltanto per rancore, e che al un matrimonio o un rapporto l'autostima. Non di rado tendia- contrario i consigli e il sostegno è finito la responsabilità non è mo a dimenticarci che una fine costante del nuovo partner siaquasi mai di uno solo e quindi coincide sempre con un nuovo no più utili e propositivi. In altri aver "fallito" una volta non im- inizio e nuove opportunità. È casi, invece, per la paura di un plica assolutamente che si falli- importante imparare a scegliere nuovo fallimento alcuni genitori rà di nuovo, anzi. Il bagaglio di consapevolmente le nostre rela- tendono a iper-proteggere i figli esperienza che, a volte dolorosa- zioni. Nelle scelte delicate non evitando un coinvolgimento atmente, si è maturato può aiutare c'è giusto o sbagliato. Se una tivo del nuovo partner nelle dea non incappare negli stessi er- scelta è ponderata e ragionata cisioni quotidiane. Il consiglio, rori nel momento in cui si vive allora è di per sé valida. se si vuole diventare davvero un'altra relazione. una famiglia, è non mettere in Quando ci sono figli come disparte il nuovo compagno, ma Ma si dovrebbe reimparare possono i nuovi compagni coinvolgerlo e chiedergli cosa a stare soli prima farsi accettare da loro? ne pensa, facendolo sentire pardi affrontare la costruzione Molto dipende dall'età dei figli: te integrante. Un supporto psicodi un nuovo rapporto? più piccoli sono e più facile sarà logico è a volte necessario per Più che re-imparare a stare da per loro adattarsi alla nuova re- tessere la trama del nuovo nusoli prima di affrontare una altà. Più sono grandi, e in parti- cleo, per dare senso e forza alle nuova relazione è importante colare vicino all'adolescenza, proprie scelte. capire che cosa ci ha insegna- e più criticità possono sorgere to quella precedente, che cosa per via della fase caratterizzata ci è rimasto e cosa rimarrà per dalla ricerca dello scontro con sempre, come nel caso dei figli, l'autorità. Non esiste una regola, dando così un senso alle no- solitamente però sono d'aiuto stre esperienze. Inoltre, bisogna la spontaneità e un autentico arrivare a bilanciare il bisogno desiderio di diventare impordi autonomia con il bisogno di tante per i figli presenti, senza appartenere: siamo fatti sia per avere la pretesa di sostituirsi al stare da soli sia per stare con genitore biologico. Il grado di qualcun altro. Non è assoluta- presenza del nuovo compagno, Dott. Emilio Bertuletti

mente un caso che la specie umana sia quella in cui lo svezzamento è più lungo.

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IN FAMIGLIA

DOLCE ATTESA

Diabete in gravidanza Riguarda il 4% delle donne in attesa e può esporre a un maggior rischio di parto prematuro o "complicato". La prima terapia? Dieta e attività fisica a cura di Giulia Sammarco

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l diabete gestazionale è un disordine metabolico caratterizzato da una ridotta capacità dell'organismo di assorbire e utilizzare in modo adeguato gli zuccheri, che si presenta per la prima volta quando si è in attesa, senza che la donna ne sia mai stata affetta prima. La sua comparsa è dovuta, in particolare, agli sconvolgimenti ormonali tipici della gravidanza: durante i nove mesi, infatti, per garantire il necessario apporto di zuccheri al feto, alcuni ormoni prodotti dalla placenta ostacolano l'azione dell'insulina, un ormone sintetizzato dal pancreas che ha il compito di regolare la concentrazione di glucosio nel sangue (vedi illustrazione). «Si tratta di un fenomeno fisiologico e necessario per la crescita del feto. Se però questo meccanismo si inceppa, come succede in

alcune donne con caratteristiche particolari (familiarità con diabete, sovrappeso etc.), si innesca una condizione di resistenza all'insulina e quindi un aumento eccessivo della concentrazione di glucosio nel sangue materno» spiega il dottor Francesco Clemente, ginecologo. «Se si seguono gli accorgimenti necessari, è possibile comunque portare avanti la gravidanza senza rischi né per la mamma né per il nascituro».

Ma come si fa a sospettarne la presenza? La sintomatologia è il più delle volte assente. Di rado, la futura mamma può notare sintomi tipici dell'iperglicemia (percentuale di glucosio nel sangue superiore al normale), come aumento della sete e della produzione d'urina. Proprio per la sua tendenza a non dare sintomi, la sua individuazione non può prescindere da un accurato screening, ovvero una procedura che ha scopo diagnostico identificando un gruppo a rischio per una determinata patologia.

Dott. Francesco Clemente Specialista in Ostetricia e Ginecologia, Aiuto presso l'Ospedale M. O. A. Locatelli di Piario A.O. Bolognini

Che tipo di esami comprende lo screening? L'esame più importante è il test orale di tolleranza al glucosio (OGTT). Si tratta di un semplice esame del sangue con il quale si misura la glicemia per tre volte in tre momenti diversi: prima a digiuno, poi, nuovamente, a distanza di un'ora e di due ore dall'assunzione di 75 grammi di glucosio. Le soglie massime per le tre rilevazioni sono rispettivamente di 92, 180 e 153 milligrammi di glucosio per decilitro di sangue. Se anche uno solo dei tre valori risulta alterato si può formulare la diagnosi di diabete gestazionale.

Quando deve essere fatto? Nel 2003 è stato pubblicato un protocollo ufficiale (redatto dalle Società scientifiche italiane) sullo screening del diabete gestazionale che dà indicazioni precise su quando fare questo esame. Tra le 16 le 18 settimane di età gestazionale è consigliato alle donne con almeno una delle seguenti condizioni:


• diabete gestazionale in una gravidanza precedente; • indice di massa corporeo pregravidico superiore a 30 (l'indice di massa corporea a BMI si calcola dividendo il peso espresso in chilogrammi per l'altezza, espressa in metri, al quadrato); • riscontro, precedentemente o all'inizio della gravidanza, di valori di glicemia compresi fra 100 e 125 milligrammi per decilitro. Il test di screening deve essere ripetuto eventualmente anche alla 28ma settimana se il primo è risultato normale. Tra le 24 e le 28 settimane, invece, è indicato nel caso di donne che presentano: • età superiore a 35 anni; • indice di massa corporeo pregravidico superiore a 25; • macrosomia fetale (un neonato con peso alla nascita superiore a 4 chili) in una gravidanza precedente; • diabete gestazionale in una gravidanza precedente; • familiarità per il diabete; • famiglia originaria di aree ad alta prevalenza di diabete, come Asia meridionale, Caraibi, Medio Oriente. Tutte le donne, poi, all'inizio della gravidanza, devono eseguire il dosaggio della glicemia nel sangue per identificare un eventuale diabete preesistente, magari smascherato dallo "stress" gravidico.

Quali sono i pericoli per la mamma e il bambino? Il diabete gestazionale determina un aumentato rischio di complicanze sia durante la gravidan-

za (macrosomia fetale dovuta al passaggio degli zuccheri in eccesso al feto o ritardi di crescita fetale, eccesso di liquido amniotico, gestosi) sia durante il parto (problemi all'uscita delle spalle, lacerazioni vulvovaginali materne ed emorragia postpartum).

Non c'è rischio di malformazioni? Minimamente. Il periodo più a rischio di malformazioni fetali congenite, infatti, è quello compreso tra il concepimento e la decima settimana di gravidanza, mentre il diabete gestazionale tende in genere a presentarsi dopo la ventiquattresima settimana, quando lo sviluppo di organi e apparati del nascituro è ormai completato.

E come si cura? La dieta rappresenta la terapia fondamentale. È importante rivolgersi a un diabetologo con esperienza in diete per la gravidanza. Diete eccessivamente povere di carboidrati (e quindi di zuccheri), infatti, finiscono per avere l'effetto opposto, causando chetonuria (presenza di corpi chetonici come acetone, acetoacetato e b-idrossibutirrato nelle urine) e sbalzi glicemici nella madre e nel feto. Non

bisogna mai scendere sotto le 1500 calorie giornaliere. Anche l'esercizio fisico è importantissimo: aiuta a ridurre la concentrazione di glucosio nel sangue. Bastano 30-40 minuti al giorno di camminata a passo sostenuto. Nei casi in cui i valori della glicemia risultino particolarmente elevati, è indicata anche una terapia a base di insulina, secondo modalità personalizzate. In casi selezionati, infine, possono essere prescritti anche farmaci ipoglicemizzanti orali come la metformina: in passato si pensava che potessero attraversare la barriera placentare, recentemente però è stata evidenziata la loro non pericolosità. SE ERA GIÀ PRESENTE PRIMA DELLA GRAVIDANZA Il diabete pregestazionale, che cioè esisteva prima della gravidanza e non è stato curato, può condizionare un aumentato rischio di aborto. In queste condizioni, quindi è fondamentale un accurato controllo glicemico prima di programmare un figlio. In queste donne inoltre esiste un aumentato rischio di alcune malformazioni fetali (in particolar modo cardiopatie, malformazioni del sistema nervoso centrale e dell'apparato gastrointestinale), perciò è raccomandata l'esecuzione di accurati controlli.

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IN FAMIGLIA

BAMBINI

Piede piatto, quando preoccuparsi Un'alterazione della volta plantare tipica dell'infanzia che in genere si risolve da sola con la crescita. Solo in alcuni casi può essere necessario l'intervento chirurgico a cura di Maria Castellano

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l piede piatto (tecnicamente "piede piatto valgo" o PPV) è una preoccupazione frequente nei genitori: rappresenta la prima causa di visite ortopediche pediatriche. Alla nascita tutti i bambini hanno i piedi piatti. Anche quando iniziano a camminare il piede è piatto, a causa della naturale presenza di un batuffolo adiposo che riempie la zona plantare. Nel corso della crescita, questo riempimento scompare spontaneamente, il piede matura e si forma così la volta plantare, ovvero la fisiologica curvatura della pianta del piede. In alcuni casi però questo non avviene. Ecco allora che può esserci davvero un problema di "piede piatto". Cosa fare allora? Quando operare? Lo abbiamo chiesto al dottor Dario Fracassetti, ortopedico.

Dottor Fracassetti, quando si può parlare di piede piatto? Nonostante il termine "piede piatto" venga comunemente utilizzato, non vi è consenso nell'identificazione chiara di questa patologia. In assenza di un'univoca definizione manca anche il limite che identifichi il passaggio tra piede normale e piede piatto. Generalmente, comunque, possiamo dire che si parla di piede piatto in presenza di un anomalo abbassamento dell'arco plantare o in una sua assenza, quando c'è un'ec-

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cessiva inclinazione interna del calcagno in carico, un'abduzione dell'avampiede (deviazione verso l'esterno della parte anteriore del piede) e un abbassamento del mesopiede (cioè la porzione centrale del piede).

Guardare come il bambino consuma le scarpe può aiutare a individuare il problema? I bambini vengono portati spesso dallo specialista ortopedico da genitori preoccupati per l'asimmetrica usura delle calzature. "Dottore! Mio figlio di 7 anni consuma le scarpe verso l'interno. È normale?". Consumare le scarpe verso l'interno è la conseguenza di un appoggio ancora inclinato del calcagno, che non è per forza patologico, anzi fino ai 6-7 anni può ancora essere fisiologico. In realtà, raramente, il piede piatto è asso-

ciato a dolore o ad alterazioni funzionali. Per questo la strategia migliore, che trova ormai ampio consenso, è "aspettare e osservare" senza adottare uno specifico trattamento.

Ma nemmeno il plantare può servire? Il ruolo delle ortesi (o plantari) è limitato ai casi di piede piatto sintomatico, in attesa che avvenga la correzione spontanea man mano che il piede continua la sua maturazione. Per sintomatico si intende non solo il piede "che fa male" ma anche quello che comincia a presenDott. Dario Fracassetti Specialista in Ortopedia e Traumatologia Ospedale San Raffaele Milano e a Bergamo


tare alluce valgo e retrazione del tendine d'Achille.

E i vecchi esercizi che gli ortopedici prescrivevano, non vanno più bene? Vanno benissimo! Il problema è che si tratta di esercizi noiosi per bambini così piccoli e in genere si abbandonano dopo pochi giorni. Allora che fare? Alcune attività sportive come le arti marziali, la danza, l'arrampicata, la ginnastica artistica possono dare uno stimolo positivo alla maturazione spontanea del piede piatto, aiutando a rinforzare i "muscoli" dei piedi. Questa rimane la soluzione migliore, prima di valutare un eventuale trattamento chirurgico. Anche lo stretching del tendine achilleo, il rinforzo del tendine tibiale anteriore e la stimolazione propriocettiva del piede (cioè la stimolazione dei recettori della pianta del piede), che si effettuano in queste attività, giocano un ruolo favorevole nella maturazione del piede.

E se nonostante tutto i piedi non maturano come dovrebbero? A partire dagli anni Ottanta hanno trovato ampia diffusione tecniche chirurgiche mininvasive correttive del piede piatto infantile note come "artrorisi della sottoastragalica" o "calcaneo-stop". La facilità della tecnica chirurgica e i buoni risultati hanno però portato a una esagerata indicazione al trattamento chirurgico e in alcuni casi allo spostamento dell'età in epoca più precoce. Prima di ricorrere a un eventua-

le intervento, è consigliabile attendere la normale evoluzione spontanea del PPV, che avviene fino a circa 10-12 anni, età in cui secondo i dati disponibili in letteratura non vi è più una correzione spontanea.

Dott. Maurizio De Pellegrin Responsabile Unità Funzionale di Ortopedia e Traumatologia infantile Ospedale San Raffaele Milano

In cosa consiste l'intervento, tre con un solo piede operato dottor De Pellegrin? è possibile svolgere il recupero Esistono due categorie di artrorisi (operazione chirurgica che serve limitare l'ampiezza patologicamente esagerata delle escursioni di un'articolazione): quelle endosenotarsiche (nel canale del tarso) e quelle esosenotarsiche (al di fuori del canale del tarso). In entrambi i casi si inserisce, attraverso una miniincisione, un vite grazie alla quale si ripristina il corretto assetto e funzionamento biomeccanico del piede. L'intervento viene eseguito in anestesia generale, in regime di day hospital. Il piccolo paziente viene dimesso con un bendaggio elastico (non c'è bisogno di gesso) al piede operato e con l'indicazione a svolgere dal giorno successivo esercizi per la mobilizzazione della caviglia e del piede.

Ma si possono operare tutti e due i piedi insieme? In realtà si opera un piede per volta, anche perché nel 10 % dei bambini si verifica correzione spontanea dell'altro piede. Inol-

funzionale con esercizi in carico graduale progressivo.

Quando il bambino potrà riprendere la scuola e le attività sportive? La scuola può essere ripresa anche dal giorno seguente l'intervento con l'accortezza di mantenere il piede sollevato appoggiandolo su una sedia. L'attività sportiva invece si può ricominciare dopo un mese: una ripresa troppo precoce porta a un aumento delle complicazioni.

Che tipo di complicazioni? Un 5% di pazienti a un mese dell'intervento, può presentare dolore, limitazione del movimento o zoppicare. Solitamente l'adozione temporanea di plantari, la fisioterapia o l'iniezione locale di un cortisonico risolve la sintomatologia. Rimane un 1% di pazienti che nonostante i rimedi adottati non ha benefiCANALE cio, nei quali si è costretti a riDEL TARSO muovere la vite.

CANALE DEL TARSO PIEDE PIATTO

PIEDE PIATTO

PIEDE NORMALE



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numero

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anno 4 - maggio - giugno 2014

Di seguito gli amici in evidenza in questo numero Cerca tutti i punti di distribuzione nell'elenco per localitĂ

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CURNO • Dott. Sergio Stabilini Via Emilia 12/A GAZZANIGA • Ospedale Briolini Via A. Manzoni 130 GORLAGO • Every Service Piazza Locatelli 14 GORLE • Centro Medico MR Via Roma 32 GROMLONGO DI PALAZZAGO • Tata-o Via Gromlongo 20 LOVERE • Ospedale SS. Capitanio e Gerosa Via Martinoli 9 MOZZO • Studio di Psicologia Relazionale Dott. Gelfi Via Lecco 26 NEMBRO • Dott. Antonio Barcella Via Locatelli 8 • Ortopedia Burini Via Monsignor Bilabini 32 OSIO SOTTO • Ortopedia Burini Via Milano 9 PALAZZOLO SULL'OLIO (BS) • Dott.ssa Mara Seiti c/o Poliambulatorio San Pancrazio Via Firenze 103 PIARIO • Ospedale M.O. Antonio Locatelli Via Groppino 22 PIAZZA BREMBANA • Fondazione Don Stefano Palla Via Monte Sole 2 PONTE SAN PIETRO • Policlinico San Pietro Via Forlanini 15 PRESEZZO • Dott. Rolando Brembilla Via Vittorio Veneto 683 ROMANO DI LOMBARDIA • Avalon Via R. Pigola 1 S.PELLEGRINO TERME • Casa di Cura Quarenghi Via San Carlo 70 SARNICO • Habilita Ospedale di Sarnico Via P. A. Faccanoni 6 SCANZOROSCIATE • Dott.ssa Sarah Viola Via Giassone 22 SERIATE • Centro Medico San Giuseppe Via Marconi 11/A • Istituto Ottico Daminelli Via Italia 74 • Obiettivo Udito Corso Roma 5/B • Ospedale Bolognini Via Paderno 21 STEZZANO • Caredent c/o Centro Commerciale 2 Torri • Farmacia San Giovanni Via Dante 1 TRESCORE BALNEARIO • Consultorio Familiare Zelinda Via F.lli Calvi 1 • Ospedale S. Isidoro Via Ospedale 34 • Terme di Trescore Via Gramsci TREVIGLIO • Amplifon Via Camillo Terni 21 • Caredent Via Roma 2/A • Centro Diagnostico Treviglio Via Rossini 1 • Centro Medico Vitalis Via Cellini 5 / Viale Ariosto 9 • Ospedale di Treviglio P.le Ospedale 1 URGNANO • Antica Farmacia Via Papa Giovanni XXIII 435 VILLONGO • Centro Medico Ego Via Garibaldi 20 • Consultorio Familiare Zelinda Via Roma 35 VILLA D'ALMÈ • Caredent Via Roma 20/D • Farmacia Donati Via Roma 23 ZANICA • Farmacia Gualteri Piazza della Repubblica 1 ZINGONIA • Casa di Cura Habilita Via Bologna 1 • Policlinico San Marco Corso Europa 7


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ALTRE TERAPIE

Training autogeno

Una tecnica alternativa contro stress e ansia a cura di Viola Compostela

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offrite di ansia o insonnia? Provate con il training autogeno tecnica di rilassamento ideata negli anni Trenta dal neurologo tedesco Schultz, oggi utilizzata con successo in campo medico, psicoterapeutico, psicopedagogico e sportivo. Da non confondere con altre tecniche di rilassamento, è un metodo clinico e terapeutico riconosciuto, validato da numerose ricerche scientifiche. Conosciamolo meglio con l'aiuto della dottoressa Claudia Proserpio, psicologa e psicoterapeuta.

Dottoressa Proserpio, a chi può essere utile? Il training autogeno è indicato per le persone che hanno ritmi di vita molto accelerati e stressanti e, in particolare, a chi soffre di ansia, somatizzazioni, attacchi di panico e insonnia. Si rivolge però anche a chi desidera "semplicemente" acquisire una maggiore consapevolezza del proprio mondo interiore e del rapporto con il corpo, migliorando il proprio benessere psico-fisico e favorendo uno stato di armonia. Con il training autogeno si impara a rimanere Dott.ssa Claudia Proserpio Psicologa e Psicoterapeuta presso Studio di Psicologia Clinica di Mozzo (BG)

più calmi e distesi e diventa così possibile scaricare meno le tensioni sui vari organi, ottenendo buoni risultati sui disturbi psicosomatici. Inoltre consente un recupero più rapido di energie (motivo per il quale è usato dagli sportivi), un miglioramento della concentrazione nello studio e nel lavoro, una migliore gestione delle risorse fisiche e mentali, una maggiore sicurezza e fiducia in se stessi e di conseguenza un accrescimento della capacità di affrontare gli stress. È adatto a tutti: adulti e bambini, studenti e sportivi, donne in stato di gravidanza, anziani.

In cosa consiste in pratica? Il training autogeno è costituito da una serie di esercizi standard di rilassamento, che riguardano sei distretti fisiologici: muscolare, vascolare, cardiaco, respiratorio, addominale e cefalico. Gli esercizi fondamentali sono: l'esercizio della pesantezza, che produce uno stato di rilassamento dei muscoli (sia quelli scheletrici sia quelli degli organi interni); l'esercizio del calore, che produce una vasodilatazione periferica con conseguente aumento del flusso sanguigno. A questi si aggiungono poi alcuni esercizi complementari: l'esercizio del cuore, che pro-

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UNO STATO DI "SONNO" CONSAPEVOLE Attraverso la ripetizione mentale di specifiche frasi e immagini si attiva una particolare area del cervello che, a sua volta, stimola il sistema parasimpatico (quello che interviene nel controllo di funzioni corporee involontarie), producendo fenomeni come la riduzione del ritmo cardiaco, della frequenza respiratoria, il rilasciamento muscolare. È uno stato simile a quello del sonno, durante il quale però si ha la piena consapevolezza delle proprie reazioni.

duce un miglioramento della funzione cardiovascolare; l'esercizio del respiro, che favorisce un miglioramento della funzione respiratoria; l'esercizio del plesso solare, che produce un aumento del flusso sanguigno in tutti gli organi interni; l'esercizio della fronte fresca, che può favorire l'eliminazione di eventuali mal di testa, poiché produce un leggera vasocostrizione nella regione encefalica.

Quanto tempo serve per imparare la tecnica? Servono almeno dieci incontri con cadenza settimanale, in sedute individuali o in piccoli gruppi, sotto la guida di un professionista esperto (psicologo, o psicoterapeuta, specializzato). Una volta imparata bene la tecnica si può praticarla anche da soli.

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GUIDA ESAMI

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Quando serve l'elettromiografia? Aiuta a studiare la funzionalità di muscoli e nervi, ad esempio quando si soffre di tunnel carpale, ma non solo a cura di Maria Castellano

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ancanza di forza o di sensibilità alle dita delle mani o alle braccia, dolori, formicolii difficili da spiegare. In tutti questi casi un aiuto prezioso arriva dall'esame elettromiografico, esame strumentale neurofisiologico che oggi svolge un ruolo importantissimo nello studio delle malattie neuromuscolari: permette di valutare la funzionalità dei muscoli e dei nervi, svelando la presenza di eventuali condizioni di sofferenza o compressione dei nervi. Come succede ad esempio nella sindrome del tunnel carpale, dovuta più frequentemente all'infiammazione della borsa tendinea dei flessori delle dita che comprime il nervo mediano, molto diffusa tra chi svolge attività manuali, come sarte o casalinghe, musicisti o lavoratori dell'edilizia. Come ci spiega il dottor Marco Rascaroli, neurologo.

Dottor Rascaroli, in cosa consiste questo esame? L'esame si articola in due momenti: l'elettroneurografia e l'elettromiografia propriamente detta. Il primo è un test non Dott. Marco Rascaroli Responsabile Servizio Neurofisiologia Clinica Policlinico San Marco di Zingonia e San Pietro di Ponte San Pietro

invasivo eseguito dal medico o dal tecnico di neurofisiopatologia: mediante un'appropriata stimolazione elettrica eseguita lungo il percorso dei nervi e la registrazione delle risposte evocate con elettrodi posti sulla cute del paziente, si studiano le caratteristiche della conduzione delle fibre nervose motorie e sensitive (per esempio la velocità). L'elettromiografia viene, invece, eseguita esclusivamente dal medico che, attraverso l'uso di elettrodi ad ago monouso, valuta l'attività elettrica generata nel muscolo, sia in condizioni di riposo sia durante la contrazione.

Ma in quali casi è consigliabile? Le tecniche elettromiografiche sono utili nello studio delle strutture neuromuscolari degli arti superiori e inferiori, ma anche di testa, collo, tronco e regione uro-genitale. Le patologie per le quali l'esame viene più frequentemente richiesto sono: le compressioni dei nervi periferici, come la sindrome del tunnel carpale; tutte le forme di lombosciatalgia (mal di schiena) o cervicobrachialgia (dolore cervicale) di varia origine (artrosica, discale e post-traumatica come nel "colpo di frusta"); le neuropatie periferiche come quelle

COSÌ SI PROPAGANO GLI IMPULSI NERVOSI Il sistema nervoso comprende il cervello, il midollo spinale e i nervi. Comunemente si parla di sistema nervoso centrale, costituito da cervello e midollo spinale, e periferico. I neuroni del cervello comunicano tra loro e con le cellule di altre parti del corpo attraverso impulsi nervosi che, simili a correnti elettriche, viaggiano attraverso una fitta rete di vie nervose, portando lo stimolo dalla periferia al cervello e viceversa.

causate da diabete, alcolismo, esposizione professionale a sostanze tossiche, oltre alla forma acuta di poliradicolonevrite, ovvero infiammazione del sistema nervoso periferico, nota come Sindrome di Guillain-Barrè; le malattie neuro-muscolari (miopatie e Sclerosi Laterale Amiotrofica) e le lesioni traumatiche dei tronchi nervosi (come può accadere nelle lussazioni di spalla o in caso di fratture ossee).

Come ci si deve preparare all'esame? L'esame non necessità di particolari preparazioni ed è privo di effetti collaterali, a parte una soggettiva e transitoria sensazione di fastidio. Per una corretta esecuzione è consigliabile non applicare prodotti cosmetici sulla cute. Bergamo Salute

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RUBRICHE

ANIMALI

Patologie delle basse vie urinarie nel gatto: attenzione allo stress! Creare un ambiente e una lettiera su misura per le sue esigenze, giocare con lui, evitargli tensioni aiuta a prevenirle a cura di Maria Castellano

È

una delle principali cause per cui si porta il gatto dal veterinario. Si manifesta in genere con difficoltà urinarie. Parliamo della Fludt, sigla inglese che indica una serie di patologie delle basse vie urinarie con cause diverse (calcoli vescicali, infezioni, cistiti, etc.) ma con lo stesso esito finale, cioè l'ostruzione dell'uretra, il canale che unisce la vescica con l'esterno. «Questa condizione, non permettendo al gatto di urinare, lo porta in breve tempo a una condizione di insufficienza renale acuta (blocco renale) dall'esito fatale» osserva il dottor Stefano Cattaneo, medico veterinario. «Si tratta di una patologia subdola. Per questo è importante conoscerla meglio, in modo che possa essere identificata precocemente evitando così al nostro amico inutili rischi».

In che modo di manifesta?

Essendo una patologia legata a una condizione di infiammazione della vescica (cistite) e/o dell'uretra (uretrite), in genere provoca disturbi della minzione: aumento della frequenza con emissione di piccole quantità di urina, difficoltà e dolore, spesso presenza di sangue nell'urina e un eccessivo leccamento delle parti "intime". A volte il gatto "disimpara" a utilizzare la lettiera e Dottor Cattaneo, ci sono gatti inizia a urinare in giro per casa. maggiormente a rischio? Finché i sintomi sono legati a In genere colpisce i maschi ca- disturbi della minzione non c'è strati sedentari, che vivono in pericolo di vita, ma è comunque casa e mangiano cibi secchi. bene portarlo dal veterinario. DiQuesti gatti, infatti, sono più sog- venta invece un'urgenza se non getti al sovrappeso, condizione riesce più a urinare. I campanelli che può favorire un non com- d'allarme sono evidenti: tentativi pleto svuotamento della vesci- di urinare senza esito (posizioca. Anche le femmine soffrono ne raccolta, muscoli tesi, schiedi infiammazioni della vescica na arcuata, miagolii di dolore), e dell'uretra, ma avendo l'uretra stato di agitazione, tendenza a più grande, più raramente dege- nascondersi, rifiuto del cibo, adnerano in ostruzione. dome rigonfio e dolente.

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Come può intervenire il veterinario? Nella fase di emergenza disostruisce l'uretra e sottopone l'animale a un'adeguata fluidoterapia (con flebo). Successivamente bisogna identificare la causa con un esame del sangue, delle urine e soprattutto un'indagine radiografica ed ecografia. Fortunatamente nella maggior parte dei casi l'insufficienza renale è reversibile. Nei casi più gravi, invece, è necessaria un'uretrostomia, intervento chirurgico col quale si crea un'apertura permanente dell'uretra.

Ma quali sono le possibili cause? Un tempo la causa principale era la presenza di cristalli e di calcoli, in particolare di struvite (fosfato magnesiaco), ma l'incidenza si è notevolmente ridotta (circa il 15% dei casi) grazie ad alimenti con un minor contenu-


to in magnesio e leggermente acidificanti (il calcolo di struvite si forma a pH basico). Oggi la causa più comune è la cistite interstiziale dovuta alla presenza di sostanze irritanti nell'urina, ma soprattutto allo stress che causa spasmo (contrazione improvvisa e incontrollabile) uretrale. Spesso i proprietari non riescono a credere che il gatto sia sotto stress. Eppure, anche se con difficoltà, si riesce a risalire alla fonte di stress (lavori in casa, nascita di un figlio, cambio del tipo di lettiera etc.). Più rare, e in genere nel Dott. Stefano Cattaneo Specialista in Sanità Pubblica Veterinaria presso l'Ambulatorio Veterinario Città di Albino

Odontoiatria

gatto anziano, sono le infezioni batteriche (circa il 2%).

sciarlo uscire all'aperto. Anche la dieta è importante. Bisogna evitare il sovrappeso e Come si può prevenire? prediligere diete con basso conInnanzitutto riducendo lo stress tenuto di magnesio e leggermencon alcuni accorgimenti. In par- te acidificanti. In presenza di calticolare: colosi o cristalluria va prescritta • posizionare la lettiera in un luo- una dieta specifica a seconda go tranquillo, usare lettiere gran- dei calcoli riscontrati. Inoltre è di, se ci sono più gatti conviventi preferibile una dieta umida, perdisporre di un numero adegua- ché garantisce un miglior apporto di lettiere (una e mezza per to di acqua, stimolando la diureognuno), pulire giornalmente la si e l'eliminazione delle sostanze lettiera, valutare con attenzione irritanti presenti nell'urina. In alil cambio del tipo di sabbia (la ternativa è necessario stimolarlo maggior parte preferisce le sab- a bere, lasciandogli a disposiziobie agglomeranti); ne sempre acqua fresca o anco•arricchire l'ambiente del gatto, ra meglio corrente (esistono fongiocare con lui, evitare i conflitti tanelle per gatti). Recentemente con altri gatti e persone, aumen- è entrata in commercio anche tare gli spazi in verticale (ai gatti una dieta con un alto contenuto piace stare in alto), eventual- di triptofano che ha un'azione mente usare feromoni che sono calmante e quindi agisce indiretcalmanti; se c'è la possibilità la- tamente sullo stress.

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STRUTTURE

GRUPPO SAN DONATO

Al via "Corpore Sano-Smart Clinic" La prima struttura sanitaria italiana con qualità ospedaliera su misura all'interno di un centro commerciale a cura di Giulia Sammarco

S

hopping e visita cardiologica tutto in due ore e senza prenotare prima? Spesa e RX senza doversi spostare da una parte all'altra della città? Oggi tutto questo è possibile. Dove? Alla "Corpore Sano-Smart Clinic", la prima struttura sanitaria italiana con qualità e professionalità ospedaliera all'interno di un centro commerciale, "Le Due Torri" di Stezzano.

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Bergamo Salute

Una struttura sanitaria "rivoluzionaria", frutto dell'intuizione del Gruppo Ospedaliero San Donato. «Il Gruppo Ospedaliero San Donato è costituito da 18 ospedali, di cui 17 in Lombardia, tra i quali l'IRCCS Ospedale San Raffaele. Per l'eccellenza dell'attività clinica, dell'attività di didattica universitaria e della attività di ricerca scientifica è leader nei servizi ospedalieri in Italia. È quindi logico che invece di rincorrere i cambiamenti del settore, il Gruppo San Donato li anticipi e proponga delle innovazioni» spiega il dottor Paolo Rotelli, Vice Presidente del Gruppo Ospedaliero San Donato. «Abbiamo dunque deciso con questa prima Smart Clinic di creare un servizio sanitario che non si accontenti di rispetta-

re i massimi requisiti di qualità ospedaliera ma che si adatti anche alle esigenze delle persone: un accesso facile grazie alla possibilità di presentarsi senza prenotazione, grazie all'ubicazione presso aree frequentate quotidianamente dagli utenti per altre ragioni e grazie a un prezzo contenuto». Oltre 1000 metri quadrati di superficie, 11 ambulatori con alte tecnologie, un'area di diagnostica per immagini con risonanza magnetica, radiografia tradizionale, ecografia e ortomopantografia, una palestra per la fisioterapia e 4 box per la terapia fisica: "Corpore Sano-Smart Clinic" non è un semplice centro medico e diagnostico, è una nuova grande area di offerta sanitaria, unica nel panorama italiano. Non esistono, infatti, in Italia, all'interno di un centro commerciale, strutture mediche e diagnostiche di queste dimensioni e con un'offerta così ampia non solo per specialità ambulatoriali ma anche per diagnostica ad alta tecnologia. «La forza di "Corpore Sano-Smart Clinic" sta nel suo concept moderno e innovativo, che coniuga un'offerta sanitaria e di medical wellness di alto livello e qualità con un contesto estremamente accessibile, qual è un centro commerciale, comodo per viabilità e parcheggi, per concentrazione di servizi


Anche il ventaglio delle prestazioni risponde allo stesso principio, ovvero proporre un servizio il più possibile "personalizzato". Non a caso, accanto alle specialità mediche "tradizionali" (dalla cardiologia all'oculistica, dall'urologia alla ginecologia, dalla gastroenterologia alla fisiatria etc.) "Corpore Sano-Smart Clinic" offrirà Come dice il nome, la nuo- anche prestazioni al confine va struttura sarà "clinic" nella tra l'ambito medico puro e tutqualità e "smart" (termine tra- to ciò che concerne il medical ducibile come "bello, elegante, wellness. La salute, infatti, come brillante e furbo" che evoca gli ha sottolineato anche dall'Orgasmartphone, telefoni o meglio nizzazione Mondiale della Sanimini computer dalle molte po- tà, non è solo assenza di malattenzialità e personalizzabili in tie ma "benessere psicofisico base ai gusti e alle necessità del globale". «Il centro avrà quattro suo utilizzatore) nelle tariffe of- anime: medicina/prevenzione, ferte, decisamente contenute, all'interno della quale proporrema soprattutto nei servizi e nel- mo le specialità "tradizionali"; lile modalità di fruizione delle nea/bellezza, che comprenderà prestazioni, in accesso diretto ad esempio la medicina estetica, e/o attraverso prenotazione. la nutrizione e la dietologia; moUna scelta che va nella direzio- vimento, con tutta l'area di fisione di rendere la sanità sempre terapia e ginnastica riabilitativa; più vicina e su misura del cit- benessere nella quale confluitadino, dei suoi bisogni e delle ranno le terapie e le tecniche di sue esigenze. medicina complementare, come fruibili contemporaneamente (supermercato, ristoranti, farmacia, lavanderia, kinderheim etc.) e per vicinanza all'autostrada Milano-Bergamo» spiega il dottor Francesco Galli, Amministratore Delegato degli Istituti Ospedalieri Bergamaschi, strutture bergamasche del Gruppo Ospedaliero San Donato.

l'agopuntura o la medicina naturale. Un approccio globale a 360 gradi, grazie al quale chi si rivolgerà a noi potrà trovare risposte di cura e benessere mirate, a seconda delle specifiche esigenze e problematiche. Anche quando si parla di "benessere" e approcci "alternativi" il principio imprescindibile sarà comunque quello dell'alta qualità, grazie alla presenza di operatori con una specifica e riconosciuta preparazione nel campo» continua il dottor Galli. "Smart Clinic", infine, sarà vicina ai cittadini anche con la promozione di stili di vita sani e campagne di prevenzione ad hoc. Durante l'anno, infatti, grazie alla collaborazione degli specialisti del centro, saranno organizzate giornate a tema, su problematiche diffuse tra la popolazione, come mal di testa, mal di schiena, melanomi, rischio cardiovascolare etc.. Un modo, ancora una volta innovativo e smart per rendere la salute alla portata di tutti. Bergamo Salute

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STRUTTURE

OSPEDALE PAPA GIOVANNI XXIII

Un centro di riferimento per la riabilitazione psichiatrica a cura di Elena Buonanno

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ondividere spazi, abitudini, esperienze comuni in un ambiente il più possibile familiare, per ricostruire una nuova quotidianità che possa diventare un "ponte" per ritornare alla vita. È questo il principio su cui si basa oggi la riabilitazione psichiatrica. Non più interventi finalizzati solo al "controllo" della malattia, ma alla riabilitazione del paziente attraverso programmi specifici sanciti dalla legge 180 (che ha portato alla chiusura dei "manicomi"). «La fine dell'istituzione del manicomio ha portato in questi anni a un radicale cambiamento di sguardo, approccio di operatività nei confronti della psicosi e a un rovesciamento del paradigma scientifico: si è passati dalla malattia "intrattabile" a una malattia che è sì patologia, ma curabile. Tutto questo ha determinato l'esigenza di nuovi servizi, tra cui le cosiddette comunità protette» osserva il dottor Massimo Rabboni, direttore del Dipartimento di Salute Mentale dell'Ospedale Papa Giovanni XXIII che oggi ha in carico circa 4.000 pazienti con forme di malattie psichiatriche più o meno gravi. «Il concetto di comunità in ambito clinico e terapeutico nasce dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando molti ex soldati cominciarono a soffrire di sindrome

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Bergamo Salute

traumatica da stress. Con la fine del conflitto, infatti, si ritrovarono a dover ricominciare una vita normale. Un percorso difficile e complesso, per affrontare il quale spontaneamente tendevano ad aggregarsi, a trovare conforto stando insieme a chi aveva vissuto le loro stesse esperienze. Nacquero i primi gruppi di auto-aiuto. Per qualcuno però non bastava questa condivisione parziale. "E se vivessero insieme, condividendo la vita per un certo periodo?" ci si chiese». L'esperimento funzionò e così dall'esperienza degli ex soldati si passò ad altri pazienti, persone con psicosi croniche, forme di schizofrenia etc.. «Si iniziò a strutturare comunità caratterizzate da regole di vita comuni ben precise: condivisione, democraticità, tolleranza e imparare dalle esperienze. Il malato psichiatrico, infatti, non ha

più abitudini, ha solo fobie, gesti ripetitivi; si trova nella condizione di non essere più in grado di apprendere dall'esperienza, perché l'esperienza quotidiana è per lui un sacrificio costoso». Con la chiusura dei manicomi nel 1978, questi ambienti alternativi diventarono sempre più uno strumento prezioso. «Avevano però un limite: spesso finivano per diventare quasi luoghi in cui vivere, in cui "chiudersi", senza contatti con gli altri e senza la prospettiva di tornare a una vita normale». E così, negli anni Ottanta si arrivò a un nuovo modo di concepire la comunità o residenzialità. «Si capì che la residenzialità, seppur fondamentale, era solo uno degli strumenti terapeutici e in molti casi transitorio. La residenzialità deve avere infatti una finalità riabilitativa, aiutare i pazienti a costruire abitudini di vita


quotidiana in vista dell'uscita, con percorsi e accompagnamento diversi a seconda dei bisogni specifici e azioni che possano portarlo dall'"abitare" terapeutico in struttura all'abitare "ordinario" in casa propria. L'obbiettivo finale è il riambientamento nella loro casa e nella società».

rapia alla musicoterapia, dallo sport al cucito, dalle gite al canto fino all'orientamento e supporto nel percorso lavorativo protetto e non, volto al recupero delle capacità lavorative, grazie a contatti con cooperative, SIL (Servizio Inserimento Lavorativo) e altri servizi coinvolti, tra cui la Provincia e le diverse cooperaLa residenzialità oggi si realizza tive del terzo settore che ci aiunei centri diurni, strutture semi- tano in questo percorso» contiresidenziali dedicate a pazienti nua il dottor Rabboni. Oltre alle affetti da patologie gravi e com- comunità semiresidenziali e plesse, e nelle Comunità, strut- residenziali, il Dipartimento di ture residenziali a intensità ria- Salute Mentale offre anche altre bilitativa diversificata. «Sia nelle forme di assistenza e cura delle strutture residenziali sia in quelle malattie psichiatriche. «In regisemiresidenziali la nostra équi- me di degenza, attraverso i Servipe multidisciplinare svolge atti- zi Psichiatrici di Diagnosi e Cura vità cliniche e di riabilitazione, (SPDC), curiamo e assistiamo diversificate in base alla gravità pazienti affetti da disturbi mene alle tipologie di pazienti, attra- tali in fase acuta con l'obbiettiverso attività diverse, dall'artete- vo di attuare un tempestivo in-

tervento di osservazione clinica, assistenza, cura e riabilitazione. L'attività passa attraverso la psicofarmacologia, visite e colloqui con lo psichiatra, risocializzazione e reinserimento finalizzato al rientro al domicilio o in strutture specializzate. In regime ambulatoriale invece, nei CPS (Centri Psico Sociali) coordiniamo gli interventi di prevenzione, cura, riabilitazione e reinserimento sociale, mentre presso l'Ambulatorio per lo studio e la cura dei disturbi dell'umore e dell'ansia "Varenna" ci occupiamo di diagnosi e cura dei disturbi d'ansia e depressione attraverso prescrizioni psicofarmacologiche e interventi psicoterapeutici, individuali e di gruppo, in relazione alle specifiche necessità dei pazienti» conclude il dottor Rabboni.

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IN FORMA

FITNESS

Tennis, istruzioni per l'uso a cura di Alessandra Perullo

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llenamento, concentrazione mentale e passione. Sono questi gli ingredienti necessari se ci si vuole avvicinare al tennis, sport tra i più praticati nel nostro Paese, che ultimamente sta vivendo una seconda giovinezza anche grazie alle recenti imprese della coppia Fabio Fognini e Andreas Seppi, che dopo 16 anni ad aprile scorso, hanno portato l'Italia di nuovo in una semifinale di Coppa Davis. Ma quali sono i passi da seguire per ottenere dei veri risultati? E quali i rischi e i benefici? Lo abbiamo chiesto al dottor Roberto Orlandi, ortopedico e medico dello sport.

Dottor Orlandi, cominciamo dai benefici… Il tennis sviluppa le qualità di coordinazione motoria, equilibrio, il "colpo d'occhio" e la percezione dello spazio. L'alternanza di movimenti rapidi e brevi pause, unita allo sforzo fisico prolungato, produce un notevole incremento delle capacità aerobiche e anaerobiche, oltre a un ottimo sviluppo dell'apparato muscolare (arti inferiori, mu-

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Bergamo Salute

scoli dorso-lombari, addominali, arti superiori); inoltre migliora la capacità di concentrazione e, soprattutto a livello agonistico, l'autocontrollo, favorisce la socializzazione e il divertimento, lo scarico dello stress, la riduzione dell'ansia.

In quali casi può essere controindicato?

Le principali controindicazioni assolute sono: gravi cardiopatie, avanzate patologie articolari e severe affezioni della colonna vertebrale. Le forme di modesta entità, come una leggera ipertensione arteriosa, non costituiA che età si può cominciare scono controindicazioni assolue fino a quando continuare? te, anzi, possono beneficiare di Non esiste una regola assoluta. una costante e moderata attività La F.I.T. (Federazione Italiana Ten- sportiva di questo tipo, previa nis) organizza i primi tornei per valutazione clinico-strumentale bambini intorno agli 8 anni di specialistica. età. Ci sono campioni che hanno incominciato prestissimo (Agas- Quali controlli si a 3-4 anni!), ma sembra ragio- sono consigliabili nevole iniziare tra i 5 e i 7 anni, per evitare rischi? solo a scopo di divertimento, al- Un'accurata valutazione speciaternando il tennis con altri sport listica medico-sportiva annuale, a sviluppo più simmetrico (per indispensabile a qualsiasi età, esempio il nuoto).L'agonismo spesso unica occasione di reale dovrebbe essere riservato ai ra- prevenzione nella vita dei cittagazzi dai 14 anni in su. Non c'è dini: sono numerose le patoloun'età massima. Ci sono perso- gie misconosciute, spesso asinne che giocano abitualmente tomatiche, che vengono rilevate anche a 80 anni: a questa età nel corso delle visite di idoneità la pratica sportiva deve essere sportiva. commisurata alle condizioni psico-fisiche generali, a blanda Quali sono i traumi intensità e in assenza di con- più frequenti? troindicazioni specifiche. Prevalentemente distorsioni di ginocchio, caviglia, spalla e colonna vertebrale, più raramente contusioni degli arti o del tronco. Piuttosto frequenti sono anche i traumi indiretti a carico dei muscoli: distrazioni, strappi sia per gli arti superiori, sia per gli arti inferiori. I microtraumi ripetuti riguardano, invece, la patologia muscolo-tendinea cronica, che può colpire soprattutto a livello di gomito (epicondilite


omerale), ginocchio (tendinopatia del quadricipitale e del rotuleo), caviglia (tendinopatia dell'achilleo, tibiali e peronei) e spalla (tendinopatia del capo lungo del bicipite e della cuffia dei rotatori). Anche la colonna vertebrale può risentire dei sovraccarichi funzionali, sviluppando discopatie e patologie degenerative osteo-articolari.

Cosa si può fare per prevenirli? Le condizioni fisiche di "base" devono essere mantenute attraverso allenamenti costanti. Un buon riscaldamento pre-partita e un adeguato defaticamento, con stretching, al termine della prestazione, riducono notevolmente i rischi di lesione. Il tennis comporta un notevole dispendio energetico (circa

300-350 calorie/ora nel doppio e 450-500 calorie/ora nel singolo) e un'abbondante sudorazione, soprattutto nei mesi estivi. Sono quindi indispensabili una corretta alimentazione, ricca ed equilibrata, ma con ingestione solo di alimenti "leggeri" come frutta nelle ore immediatamente precedenti la prestazione e una continuativa reidratazione con acqua (non gassata, né troppo fredda) e sali minerali, anche durante l'attività sportiva.

Quante volte a settimana ci si dovrebbe allenare? Dipende da molte variabili: età, costituzione, condizioni psicofisiche di partenza, aspettative e ambizioni. Se per un amatore possono essere sufficienti 2-3 sedute alla settimana, per un agonista è necessario un pro-

gramma personalizzato, concordato da varie figure professionali (medico sportivo, preparatore atletico, nutrizionista, fisioterapista e psicologo).

Come scegliere l 'attrezzatura? Assolutamente fondamentale è adattare l'attrezzatura alle caratteristiche del singolo atleta: peso, misura e impugnatura della racchetta corretti possono evitare gran parte delle patologie da sovraccarico a braccia e spalle. Dott. Roberto Orlandi Specialista in Medicina dello Sport e Ortopedico presso la Clinica Castelli di Bergamo

Piazza Locatelli, 14 Gorlago (BG) Tel. 035.953474 - Fax 035.953309 Via Rudone, 35 - Rovato (BS) Tel. 030.7731165 - Fax 030.7731143 Numero verde: 840 000 640 www.everyservice.eu - info@everyservice.eu

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IN FORMA

BELLEZZA

Creme anticellulite, funzionano davvero? a cura di Elena Buonanno

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effetto freddo o caldo, con caffeina o ginko biloba. In crema, gel o spray. C'è solo l'imbarazzo della scelta quando si tratta di creme anticellulite. Ogni anno in commercio ne compaiono di nuove. E ognuna promette "miracoli". Ma sono davvero efficaci? Lo abbiamo chiesto alla dottoressa Grazia Manfredi, dermatologa.

LA CREMA, METTILA COSÌ Per vedere gli effetti di una crema o gel anticellulite bisognerebbe usarla per almeno un paio di mesi, due volte al giorno, mattino e sera, meglio dopo una doccia o un bagno, quando la pelle è più ricettiva. Un buon automassaggio dovrebbe durare per non meno di una decina di minuti, essere "lento", circolare e partire dal basso per poi risalire verso l'altro. Ecco più nel dettaglio le mosse giuste: •dopo aver prelevato una quantità di prodotto pari a una noce, scaldarlo sfregandolo fra le mani; • da seduta, con il palmo di entrambe le mani, partendo dalla caviglia, risali la gamba esercitando lievi pressioni ritmiche e delicate con piccoli movimenti circolari; • in piedi, continua il massaggio fino alla coscia con i palmi aperti e con un po' più di energia rispetto al polpaccio; • con pressioni più leggere massaggia l'interno coscia, fino all'inguine, una gamba dopo l'altra; • sempre in piedi, risali dal gluteo verso il fianco procedendo prima con movimenti circolari e poi con mosse a impasto, come se dovessi spingere il fianco verso l'addome.

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Dottoressa Manfredi, che cosa è la cellulite? La cellulite, che colpisce circa il 90% delle donne, comprese le giovani e le magre, è una malattia, il cui nome scientifico è Panniculopatia Edematofibro Sclerotica (PEFS). Si tratta di una degenerazione del tessuto cutaneo e sottocutaneo, causata da un'alterazione dell'equilibrio del sistema venoso e linfatico, che porta all'accumulo di liquidi creando una sofferenza e uno stato infiammatorio del tessuto adiposo. Nelle zone colpite, in genere cosce, fianchi e glutei, la pelle appare spugnosa, con avvallamenti e rigonfiamenti più o meno evidenti, dovuti all'aumento del numero e del volume delle cellule adipose e all'ispessimento del tessuto connettivo. Si può distinguere in quattro gradi di gravità. La prima fase, detta edematosa, è caratterizzata dalla presenza di gonfiori (edemi);la pelle è ancora tesa, ma si comincia ad avvertire un senso di pesantezza alle gambe.

Nella seconda, detta fibrosa, il tessuto connettivo al di sotto della pelle aumenta di volume e provoca un indurimento al tatto della parte e l'aspetto tipico a buccia d'arancia. Nella fase nodulare, la terza, si formano noduli dolenti al tatto, i capillari si dilatano, la pelle è fredda e i tessuti sono flaccidi. Infine nella quarta fase, sclerotica, il tessuto adiposo si è talmente indurito da comprimere i vasi sanguigni e le terminazioni nervose; è uno stadio molto doloroso.

Perché viene? Esistono dei fattori predisponenti come il sesso femminile, la familiarità e modificazioni ormonali come quelle che avvengono in alcune fasi della vita (pubertà, gravidanza e menopausa). Ci sono poi altri fattori scatenanti tra cui l'assunzione di anticoncezionali orali, l'ipotiroidismo, disfunzioni epatiche, terapie ormonali, stile di vita. Infine alcune abitudini, come il fumo e la sedentarietà possono peggiorare la situazione. Va da sé, quindi, che svolgere attività fisica regolare e non fumare possono aiutare a prevenire ma anche Dott.ssa Manfredi Grazia

Specialista in Dermatologia a Bergamo e Clusone


migliorare il problema. Oltre a questo è buona regola bere ogni giorno almeno 2 litri di acqua e limitare l'assunzione di sale.

Ma come scegliere tra le tante in commercio?

Più efficaci risultano gel e creme contenenti principi vasoattivi e antiossidanti, essenziali per migliorare il tono vascolare, come E le creme servono? Possono aiutare a mitigare gli i bioflavonoidi e gli estratti veinestetismi ai primi stadi, se ap- getali tra cui edera, ippocastano, plicate tutti i giorni e associa- rusco o ginko biloba. Ci sono poi te ad attività fisica quotidiana, principi ad azione termoattiva come una camminata veloce o (come olii essenziali di zenzero il nuoto, e a uno stile di vita sano. e chiodi di garofano) che generano un lieve e rapido abbassamento della temperatura locale BUCCIA D'ARANCIA O GRASSO? per effetto della vasocostrizione Per distinguere cellulite e grasso riflessa, seguito da un innalzasi può effettuare un semplice test. Pizzica la zona sospetta: se la fosmento termico prolungato con setta che si crea sparisce in pochi effetto di stimolo sul drenaggio secondi, senza dolore e la pelle linfatico e sulla circolazione sanè liscia e rosata, molto probabilmente è un accumulo di grasso. guigna locale. Spesso, poi, i proSe invece non ritorna allo stato dotti abbinano effetti accessori iniziale in pochi secondi e presencorrelati a specifiche sostanze: ta rigonfiamenti e in alcuni casi carnitina e caffeina, ad esempio, dolore, si tratta di cellulite. agiscono sul metabolismo dei

grassi e sugli adipociti incrementando il consumo energetico; sostanze come la genisteina inibiscono l'accumulo di grassi e aumentano l'elasticità cutanea.

Esistono altre terapie? Si possono assumere integratori alimentari ad azione drenante e vasoprotettiva (the verde, aloe vera, fucus etc.). Utili sono anche i massaggi linfodrenanti e la pressoterapia, le tecniche infiltrative come la mesoterapia, gli ultrasuoni, la vacuum terapia (è basata sull'impiego di rulli meccanici che effettuano un intenso massaggio stimolando la circolazione emolinfatica), la radiofrequenza e il laser. Ogni terapia deve essere valutata insieme al medico, in base al tipo di cellulite e sulla base delle caratteristiche del paziente.


REALTÀ SALUTE

IRO MEDICAL CENTER

Scoliosi: un servizio specialistico a 360° a cura di Francesca Dogi

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È possibile prevenirla? Purtroppo la scoliosi non è una patologia che può essere prevenuta. Quello che è auspicabile è piuttosto una diagnosi precoce che aumenterà la possibilità di successo del trattamento. La scoliosi non rimane stazionaria. Si aggrava perché la colonna cresce. Quando si arriva all'età puberale (9-12 anni - denominato Periodo di Accrescimento Rapido Vertebrale), si assiste alla comparsa di alcuni segni tipici: comparsa dei peli pubici e ascellari, cambiamento della voce nei maschi, comparsa del mestruo nelle femmine etc.. È proprio in questo periodo che si può assistere al suo più rapido aggravamento. Pur essendo questo un periodo difficile nel rapporto tra genitori e figli è bene che i genitori osservino la schiena dei propri figli, anche

solo in modo informale mentre si spogliano o sono a dorso nudo per giocare. Soprattutto se in famiglia c'è già qualcuno che ha avuto scoliosi.

Come ci si deve comportare? È fondamentale affidarsi a specialisti esperti di scoliosi, non generici; questa è l'unica garanzia nell'affrontare una patologia così complessa e a volte così imprevedibile. Lo specialista effettuerà un esame accurato del paziente e, sulla base dei dati raccolti, consiglierà eventuali radiografie specifiche che serviranno a completare il quadro e a monitorarlo nel tempo.

Come si cura? La cura non chirurgica è la scelta elettiva nella stragrande maggioranza dei casi: un programma di fisioterapia mirato (non la semplice ginnastica vertebrale o posturale…) che ha come obbiettivo il lavoro nei tre piani dello spazio (per correggere la curva scoliotica in tutte le sue componenti), la presa di coscienza delle correzioni e l'integrazione di esse in via autonoma e nella vita quotidiana. Molto spesso si rende necessaria l'adozione di un corsetto ortopedico correttivo che consenta di contenere e controllare le deformità. In questo caso sono

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a scoliosi è una deviazione del normale allineamento frontale della colonna vertebrale a cui si associa una rotazione dei corpi vertebrali che determina la comparsa di una sporgenza, solitamente a livello toracico, denominata "gibbo". La forma idiopatica, cioè della quale non se ne conosce la reale causa, rappresenta più dell'80% del totale. Essa è presente nel 3% della popolazione e colpisce maggiormente il sesso femminile con un rapporto di 4:1. Probabilmente alla base ci può essere un'origine genetica che determina una "ritardata maturazione" di alcuni centri nervosi di controllo della postura. Ne parliamo con Paolo Valli, fisioterapista, direttore di IRO Medical Center e coordinatore del nuovo Progetto Scoliosi.


fondamentali una fase di rieducazione preparatoria al corsetto che permetterà di "far funzionare" meglio le spinte realizzate nel corsetto stesso e l'inserimento di esercizi anche con il corsetto indossato. In altri casi un po' più ostici si può ricorrere alla realizzazione di busti in gesso che vengono mantenuti e poi modificati nel corso dei mesi. Nelle forme molto gravi, per fortuna rare in percentuale, in cui esistono forti rischi per l'apparato cardio-respiratorio e per gli organi interni, si può giungere alla scelta chirurgica. L'intervento, seppur attualmente sia molto migliorato tecnicamente rispetto al passato, è piuttosto invasivo ed è mirato a riallineare e a correggere le deformità vertebrali e toraciche.

Si può fare sport con la scoliosi? Nel passato si tendeva a riporre nel nuoto la funzione di attività correttiva per la scoliosi. Oggi si sa che non è così e che in alcuni casi il nuoto può anche essere controindicato. La pratica di un'attività sportiva regolare, qualsiasi essa sia e senza un carico eccessivo di allenamenti, non ha influenza negativa sulla scoliosi. Anzi, migliora in maniera incisiva le condizioni fisiche di base e migliora addirittura i risultati del trattamento.

mamente questi pazienti proponendo a volte soluzioni o teorie infondate scientificamente. Tanta strada si deve ancora fare nello studio delle scoliosi ma alcuni punti fermi già ci sono e sono indiscutibili. Ci siamo resi conto giorno per giorno della necessità di avere un team nostro che si dedicasse alla scoliosi in modo completo e potesse monitorare costantemente l'andamento del paziente. Dopo un'analisi attenta e un lungo periodo di approfondimento professionale siamo giunti alla costituzione di un gruppo di lavoro tutto nostro in collaborazione diretta con l'U.O. Specialistica di Chirurgia Vertebrale e Scoliosi dell'Istituto Ortopedico Gaetano Pini di Milano, ente di riferimento a livello nazionale che presterà consulenza direttamente presso il nostro centro. Il gruppo di lavoro sarà in grado di affrontare ogni aspetto del paziente con scoliosi: inquadramento, diagnosi, cura e follow-up con specialisti esperti e fisioterapisti formati in modo specifico in grado di proporre programmi di cura adeguati e secondo i più

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attuali standard. Oltre a ciò riteniamo di dover mettere al centro del nostro lavoro il giovane paziente e la sua famiglia affinché possano trovare nel nostro team un gruppo di ascolto e di riferimento nel percorso, a volte anche molto lungo, che porta al termine dell'accrescimento e della fascia di rischio. Offriremo inoltre un contatto diretto con i tecnici che dovranno realizzare i corsetti e anche la possibilità di eseguire radiografie secondo la tecnologia EOS grazie ad un accordo diretto con l'Istituto Clinico Humanitas di Rozzano. Tale sistema prevede un'alta definizione d'immagine con radiazioni pari a 1/10 di quelle che si avrebbero con radiografie tradizionali.

Perché la scelta di un servizio interamente dedicato alle scoliosi? Da anni ci occupiamo di problematiche vertebrali e di scoliosi. C'è troppa gente che improvvisa o pensa di gestire autonoBergamo Salute

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REALTÀ SALUTE

Seriate: al via il nuovo punto prelievi a cura di Francesca Dogi

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iente code né bisogno di prenotazione. Risultati in soli due giorni lavorativi consultabili direttamente online. È partito da qualche settimana il nuovo punto prelievi del Centro Medico San Giuseppe, un servizio che si aggiunge a quelli già disponibili (visite specialistiche e indagini ecografiche) pensato per chi ha poco tempo ma non vuole rinunciare a tenere sotto controllo il proprio stato di salute e a fare prevenzione. «Il nostro punto prelievi si rivolge a tutti i cittadini sani, per i quali un esame del sangue all'anno rappresenta un'indagine di routine e di screening utile in ottica preventiva per monitorare la presenza di eventuali fattori di rischio ad esempio cardiovascolari (colesterolo e trigliceridi, livelli di glicemia etc.)» spiega la dottoressa Giuseppina Bresciani, farmacista e socia del Centro. «Essendo in regime privato, (ma con tariffe molto contenute praticamente equivalenti al costo del ticket) si accede senza bisogno di impegnativa o ricetta rossa del medico di medicina generale, anche se un suggerimento da parte del proprio medico su quali valori controllare in base alla storia clinica del paziente è vivamente consigliabile. Per rendere il servizio ancora più accessibile, inoltre, non c'è nemmeno bisogno di prenotazione. Un altro vantaggio importante è che, grazie all'organizzazione e alla presenza di più operatori, il cittadino non deve fare code

né aspettare a lungo prima di sottoporsi al prelievo». Anche la scelta del giorno di apertura, il sabato mattina, va nella direzione di rispondere alle esigenze dei cittadini, in particolare di chi lavora durante la settimana, così come la possibilità di consultare il referto on-line, da casa. Comodità, tempi di attesa ridotti, qualità del servizio sono i punti di forza anche delle altre prestazioni del Centro Medico San Giuseppe, tra cui spiccano in particolare le indagini ecografiche, per le quali il Centro si avvale della collaborazione di medici ospedalieri con una solida e vasta esperienza. «Eseguiamo, in particolare, ecografie dell'addome, della tiroide e muscolo-scheletriche, proposte a tariffe contenute e con tempi di attesa praticamente nulli. Si tratta di esami non invasivi che forniscono molte informazioni utili sulle condizioni di salute degli organi e dei tessuti indagati

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e per questo possono rientrare a pieno titolo in un programma di prevenzione di routine, soprattutto dai cinquant'anni in avanti» continua il dottor Marco Piccinelli, farmacista e altro socio del Centro. «Oltre ai servizi citati, sono inoltre disponibili tutte le branche specialistiche, dall'allergologia alla cardiologia, dalla ginecologia alla dermatologia, a cui si aggiungono l'osteopatia e la logopedia, due discipline sempre più apprezzate anche in Italia e riconosciute per la loro importanza e valore terapeutico che rappresentano da sempre il nostro fiore all'occhiello» concludono i due soci.

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STUDIO VINCENTI E VECCHI

REALTÀ SALUTE

Faccette dentali, una soluzione mini-invasiva per ritrovare il sorriso a cura di Francesca Dogi

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lterazioni dello smalto, denti macchiati o troppo spaziati, piccoli o usurati. In tutti questi casi oggi è possibile ritrovare un bel sorriso grazie alla cosiddette faccette dentali, sottili lamine di ceramica o porcellana che, posizionate sul dente, lo ricoprono, migliorandone sensibilmente l'estetica e correggendo piccole e grandi imperfezioni. Le faccette di ultima generazione oltre ad essere molto sottili, resistenti e naturali, possono essere applicate senza particolari preparazioni e senza dover limare o ridurre il dente. Come ci spiega il dottor Gianandrea Vecchi, odontoiatra dello Studio Medico Odontoiatrico Vincenti e Vecchi.

Dottor Vecchi, quando in particolare sono indicate?

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In tutte le condizioni cliniche in cui si vuole e si può ottenere un miglioramento del sorriso (smile make-over) con una tecnica non invasiva o minimamente invasiva. Indicazioni ideali, in particolare, sono discromie, denti scheggiati, denti piccoli, STUDIO ODONTOIATRICO VINCENTI E VECCHI Via Don Luigi Palazzolo 13 24122 Bergamo tel. 035/238754 fax 035/238754 info@studiovincentivecchi.it www.studiovincentivecchi.it

diastemi (distanza importante tra due denti), malocclusioni o disallineamenti non correggibili con l'ortodonzia. È importante sottolineare che non tutte le faccette sono uguali: ciò che cambia, oltre al colore, è lo spessore e il materiale utilizzato. Nel nostro studio, ormai da anni, utilizziamo le faccette Lumineers che, applicate grazie ad apposite resine, permettono di raggiungere un altissimo livello estetico, rispettando allo stesso tempo la struttura del dente.

Che caratteristiche hanno queste faccette e cosa le distingue dalle altre? Innanzitutto la materia prima di cui sono composte. Sono costituite da una ceramica brevettata, chiamata Cerinate, dallo spessore di soli 0,3 millimetri, praticamente quello di una lente a contatto, frutto di oltre venti anni di studi clinici. Si tratta di una ceramica detta feldspatica arricchita di nano cristalli di leucite disposti in maniera così omogenea da ren-

derla la più resistente sul mercato mondiale. Per tale motivo si possono raggiungere spessori minimi senza possibilità di frattura. Inoltre, essendo più flessibile e grazie alla sua struttura cristallina questo materiale si consuma in misura minore rispetto alla ceramiche tradizionali. Altro aspetto importante è che queste faccette non richiedono significative limature o fresature dei denti per essere applicate, ma solo una minima finitura cosmetica (contornatura dello smalto). Offrono quindi un'alternativa minimamente invasiva o addirittura senza preparazione (e senza dolore), nel rispetto della struttura del dente, che viene conservata il più possibile. Dal punto di vista estetico, invece, hanno una traslucenza molto simile a quella del dente naturale. Infine c'è la tecnologia: attualmente il 90% della produzione di queste faccette avviene con la nuova tecnologia Cad/Cap (Computer Aided Design/Computer Aided Printing), che consente di ottenere spessori così sottili impossibili da raggiungere con la tecnologia Cad/Cam usata per le ceramiche tradizionali.

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Capelli che cadono? Vietato aspettare, bisogna giocare d'anticipo a cura di Francesca Dogi

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uno degli "incubi" peggiori di uomini e donne: ritrovarsi calvi o calve. Eppure, spesso alle prime avvisaglie del problema si tende a sottovalutare. "È normale perdere un po' di capelli ogni giorno" ci si dice. In effetti questo è vero. Quotidianamente possiamo perdere fino a 80-100 capelli. È fisiologico. I follicoli piliferi (cioè la radice del capello) hanno, infatti, un'attività ciclica per cui alternano periodi di attività, durante i quali producono il capello, a periodi di riposo, seguiti dalla caduta. Questo fa sì che, in condizioni normali, i capelli che cadono vengano rimpiazzati da quelli nuovi in crescita. Ci sono casi però in cui questo meccanismo di ricambio si altera per colpa di diversi fattori, eccesso di sebo, stress, squilibri ormonali, farmaci, diete e prodotti troppo aggressivi. «Quando i capelli che cadono non ricrescono, significa che il follicolo pilifero è ormai compromesso, si sta

REALTÀ SALUTE

Per approfittare dell'iniziativa, basta telefonare alla sede dell'Associazione Tricologica Svenson Italia più vicina per prenotare il proprio check-up gratuito oppure consultare il sito www.svenson.it per richiedere un appuntamento on line. Bergamo C/O Habilita Piazza della Repubblica 10 tel. 035.222062

atrofizzando e non è più in grado di generare un capello sano. Questo significa che in quel preciso punto non crescerà mai più un capello. Esiste comunque un lasso di tempo in cui è possibile tornare indietro e rigenerare i follicoli. Per questo, una corretta prevenzione è l'unica arma efficace. Rassegnarsi non serve. Il metodo messo a punto dai nostri esperti permette di intervenire efficacemente sulla caduta dei capelli e sulla loro crescita a patto che sia tempestivo» dice Domenico Vergnaghi, presidente dell'Associazione Tricologica Svenson Italia, che da trent'anni si occupa degli studi e delle ricerche per risolvere il problema della caduta dei capelli.

Ma come si può capire se la caduta diventa patologica prima che sia tardi? Cosa fare nel caso? Per aiutare le persone a riconoscere il problema da subito, senza sottovalutarlo, l'Associazione Tricologica Svenson ha organizzato una campagna di prevenzione. A maggio e a giugno tutti potranno farsi controllare gratuitamente dai nostri

Clusone C/O Habilita Via Zucchelli 2 tel. 0346.22654 Gorle C/O Centro Medico M.R. Via Roma 32 tel. 035.290636 Milano Via Spontini 1 tel. 02.782178

tecnici tricologi per sapere se sono ancora in tempo per contrastare la caduta di capelli efficacemente.La nostra esperienza di oltre 50 anni, accompagnata da continue ricerche,conferma che intervenendo in tempo, questo processo può essere controllato in maniera efficace. Già dal primo manifestarsi delle anomalie, quali la pitiriasi (forfora), l'ipersecrezione sebacea (seborrea oleosa), l'anomalo proliferare della flora batterica e dei miceti (funghi) presenti sul cuoio capelluto e del conseguente prurito è possibile evitare l'assottigliamento dei capelli, il conseguente diradamento e la calvizie.

In che modo si svolge il controllo? Per poter valutare le condizioni e le anomalie presenti sul cuoio capelluto è necessario un checkup approfondito che consiste in un controllo macro e microscopico del cuoio capelluto e dei capelli durante quale il tecnico tricologo aiuterà a capire la situazione e spiegherà quello che si può fare per salvare i capelli. Bergamo Salute

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DAL TERRITORIO

NEWS

Fai una scelta intelligente: "Resta Libero & Sano"

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Inaugurate le nuove residenze per gli anziani di Bergamo

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ono state inaugurate ufficialmente le nuove residenze della Fondazione Casa di Ricovero S. Maria Ausiliatrice Onlus (CA.RI.S.MA.) di via Gleno, 49 a Bergamo, istituzione cittadina costituita ufficialmente con il Reale Decreto del 5 agosto 1811. I lavori, iniziati ad aprile 2011, sono stati realizzati puntando al perfezionamento degli spazi comuni, al miglioramento delle condizioni di vita degli ospiti e favorendo allo stesso tempo l'accoglienza dei parenti. Le stanze di degenza, per un totale di 360 posti letto suddivisi in tre residenze in classe energetica A da 120 posti letto ciascuna, sono tutte dotate di sistemi per le manovre assistenziali, impianti di ossigenoterapia e impianti per uso medicale. Particolarmente curate anche le aree verdi (l'estensione del parco è pari a 10.000 m²). Lo stesso parco è ricco di spazi per il prossimo sviluppo di giardini tematici e in sintonia con le nuove tendenze di progettazione paesaggistica ispirate all'healing garden (giardini terapeutici). La nuova Fondazione CA.RI.S.M.A. si propone come una struttura polivalente dedicata alla terza età, risposta concreta alle necessità della cittadinanza e della collettività.

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Bergamo Salute

l Dipartimento delle Dipendenze dell'Asl Bergamo in collaborazione con il Dipartimento delle Politiche Antidroga da qualche mese ha lanciato la campagna di prevenzione primaria "Resta Libero & Sano". Rivolta ai giovani tra i 14 e i 21 anni, età particolarmente critica poiché in questa fase si sviluppa la voglia di nuove esperienze e di conseguenza anche la curiosità di voler sperimentare l'effetto delle sostanze stupefacenti, l'iniziativa ha l'obbiettivo di rispondere ai dubbi che i ragazzi possono porsi prima di assumere sostanze e di fornire loro una risposta chiara ed inequivocabile sui rischi per la salute ai quali si espongono. Il materiale realizzato (pubblicato sul sito www.asl.bergamo.it) riporta nozioni essenziali su 16 differenti sostanze (tra cui cannabis, alcol, tabacco, cocaina, ecstasy, anfetamine e smart drugs), sugli effetti e i danni provocati all'organismo oltre a informazioni sui rischi per i conducenti che guidano sotto l'effetto di tali sostanze. Per informazioni: Dipartimento Dipendenze 035.2270382 oppure dipartimento.dipendenze@asl.bergamo.it.

Bergamo Salute partner dell'evento "Ø1Kinder. Il futuro sono loro"

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na domenica dedicata ai bambini, ai loro interessi, alla loro salute e alle loro aspettative. Questo sarà "Ø1Kinder. Il futuro sono loro", in programma il 25 maggio, dalle 10.30 alle 18.30, evento realizzato da Mobili Fucili di Gorlago in collaborazione con la nostra rivista e Croce Rossa Italiana. Gli spazi del negozio si animeranno con iniziative all'insegna del divertimento e della salute: consulenze gratuite con medici ed esperti del mondo della salute, spettacoli di magia e di bolle di sapone, laboratori creativi e di cucina, musica e workshop realizzati dalla Croce Rossa Italiana tra cui quello sempre seguitissimo sulla disostruzione delle vie aeree e animazione. E non mancherà un concorso per i più piccoli, "Il posto dei sogni": il disegno di cameretta ideale più simpatico, tra quelli consegnati nelle settimane prima presso il negozio, sarà premiato con una cameretta completa.


"Nutrizione: prendiamoci gusto!": il portale per l'educazione alimentare

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a Fondazione Italiana per l'Educazione Alimentare (FEI), fondazione di partecipazione indipendente, e la casa farmaceutica Abbott presentano un innovativo strumento per la didattica e la formazione studiato per dialogare con i ragazzi dagli 11 ai 14 anni e aiutarli a nutrirsi in modo sano per crescere e mantenersi in salute. L'obbiettivo è promuovere la cultura della sana nutrizione al fine di aiutarli a fare scelte consapevoli per crescere e mantenersi in salute. Il programma "Nutrizione: prendiamoci gusto!" è progettato su una piattaforma digitale, una vera e propria enciclopedia della sana alimentazione con schede didattiche, test di auto valutazione e un videogioco tutto italiano, dal titolo "HUNGRY KIDS". I moduli di cui si compone il percorso sono interconnessi l'uno all'altro, ma sono esplorabili secondo una libertà di sequenza che permette allo studente di seguire un processo personale di costruzione e apprendimento. Dopo il test iniziale, può scegliere di esplorare ogni altro modulo, anche ripetendolo più volte. A conclusione del percorso, un test di autovalutazione online con 10 domande servirà a verificare l'apprendimento e a far emergere la differenza di conoscenza e consapevolezza rispetto all'inizio dell'attività. L'intero programma educativo, compatibile con qualsiasi computer, smartphone o tablet, è disponibile gratuitamente online all'indirizzo: www.professionalserver.it/ foodedu/.


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ONLUS

DAL TERRITORIO

Da 25 anni al fianco degli anziani 365 giorno all'anno (estate compresa) Con pasti a domicilio, linea di ascolto, sostegno morale e pratico etc. a cura di Giulia Sammarco

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romuovere l'invecchiamento attivo degli anziani e far crescere il loro ruolo nella società. Dare sostegno morale e pratico a chi si trova in condizioni di solitudine e di fragilità. Sono questi gli obbiettivi dell'Auser, associazione di volontariato nata nel 1989 e ormai diffusa su tutto il territorio nazionale, Bergamo compresa: l'Auser Provinciale di Bergamo conta circa 9.000 soci iscritti ed è presente sul territorio bergamasco con 50 associazioni locali affiliate. «La forza della nostra associazione sta proprio nel consolidato radicamento sul territorio, che ci permette non solo di rispondere ai bisogni degli anziani e dei più fragili, ma anche portare alla luce situazioni di disagio ed emarginazione» spiega Angelo Locatelli, presidente dell'Auser di Bergamo. «Tutto questo è possibile grazie ai circa 1.400 volontari che operano quotidianamente nella nostra Provincia con l'intento di mantenere vivo l'interesse delle persone, di qualsiasi età ma con particolare riguardo agli anziani e ai più fragili, alla partecipazione attiva. Indispensabile è poi la rete di convenzioni che negli anni abbiamo creato con gli Enti locali in grado di intervenire con efficacia nel contrasto alla solitudine, all'emarginazione e all'esclusione sociale, che

sono tra le cause più importanti della progressiva perdita di autosufficienza e autonomia». All'interno delle molte iniziative promosse da Auser, fondamentale è il ruolo del cosiddetto "Filo d'argento", un numero verde di servizio di aiuto alla persona (800995988) funzionante 24 ore su 24 per 365 giorni all'anno, estate compresa, con due postazioni nella provincia di cui una fa capo a Bergamo e una a Treviglio. «Il telefono è il nostro principale mezzo di comunicazione. Attraverso esso svolgiamo compiti di ascolto e relazione, stabiliamo un filo diretto con l'utente aiutandolo a uscire dalla solitudine oppure fornendogli informazioni sui servizi sociosanitari e socio-assistenziali presenti sul territorio e su come accedervi» continua il presidente. «Le richieste che ci arrivano

sono molto varie: accompagnamento alle strutture sanitarie per visite mediche, ai vari uffici (posta, banca, INPS etc.), a casa dei propri cari o semplicemente per una passeggiata, segnalazioni di furti, truffe, abusi fisici e psicologici e dipendenza da gioco (ludopatie), problemi per i quali interveniamo in collaborazione con associazioni che già operano su questi temi. Effettuiamo, inoltre, servizi di consegna pasti, spesa e altro. Tutto per mantenere l'identità e l'autonomia degli assistiti e prolungare il più possibile la permanenza a casa propria in condizioni di sufficiente autostima personale. In ultimo, importante è anche l'impegno per l'amicizia, il tempo libero e la cultura: i nostri centri organizzano feste, balli, viaggi organizzati, incontri culturali e corsi della Terza università» conclude Locatelli.

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nuova sede ipasvi

nella nostra provincia 6.700 Infermieri si prendono cura dei bisogni di salute dei cittadini

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MALATTIE RARE

DAL TERRITORIO

A.R.M.R.

Insieme contro le malattie rare Le Malattie Rare sono un ampio gruppo di patologie (circa 6000 secondo l'OMS), accomunate dalla bassa prevalenza nella popolazione (inferiore a 5 persone per 1000 abitanti secondo i criteri adottati dall'Unione Europea). Con base genetica per l'80-90%, possono interessare tutti gli organi e apparati dell'organismo umano. In questo numero parliamo della Microcefalia primaria.

Tel. 035/671906 Fax 035/672699 presidenza@armr.it www.armr.it

INCONTRI CON I SOCI E GLI AMICI DI A.R.M.R. • Venerdì 23 maggio 2014, ore 20:00 da Vittorio alla Cantalupa Gran Galà A.R.M.R. "bordo piscina". Programma della serata: Cena di Gala Sfilata di moda di Lidia Cardinale Magia e Fortuna al tavolo Gran Ballo di Primavera È gradito un contributo per le Borse di Studio di 75,00 euro a persona che, se versato con assegno o bonifico bancario, è detraibile dalla dichiarazione dei redditi. R.S.V.P. Telefono/segreteria 035.798.518 - cell. 338.4458.526 mail: presidenza@armr.it - segreteria@armr.it Maggiori informazioni su www.armr.it

MICROCEFALIA PRIMARIA Codice di esenzione.RN0020 Categoria.Malformazioni congenite Definizione. La microcefalia primaria è una condizione caratterizzata da un valore di circonferenza cranica inferiore di oltre tre deviazioni standard rispetto al valore medio calcolato rispetto al sesso e all'età. Epidemologia. L'incidenza della patologia è stata stimata in 1 su 250.000 da un gruppo olandese. Maschi e femmine sono colpiti in eguale misura. Segni e sintomi. L'encefalo è perfettamente formato e sviluppato, ma è di dimensioni ridotte. I soggetti affetti presentano di regola un deficit cognitivo di grado variabile. Non sono presenti specifiche alterazioni neurologiche né

malformazioni scheletriche. Cause. La patologia riconosce un'eziologia genetica e una modalità di trasmissione di tipo autosomico recessivo. Esistono anche forme sporadiche e forme causate da irradiazione fetale con raggi X. È stata dimostrata eterogeneità genetica (le mutazioni posso riguardare geni diversi). Il primo gene identificato, MCPH1, si trova sul cromosoma 8pterp22. Altri geni coinvolti sono MPCPH2 su 10q13, MCPH3 su 9q34, MCPH4 su 15q15-q21 e MCPH5 su 1q31. Test diagnostici. La diagnosi è essenzialmente clinica. La diagnosi prenatale è possibile mediante ecotomografia fetale dalla fine del secondo trimestre. Deve essere posta

in diagnosi differenziale con tutte le forme di microcefalia secondaria e microcefalia sindromica. Terapia. La terapia è esclusivamente di supporto per il deficit intellettivo. Importante l'esecuzione della consulenza genetica per i genitori di un soggetto affetto. Dott. Angelo Serraglio Vice Presidente Commissione Scientifica ARMR

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DAL TERRITORIO

TESTIMONIANZA

Ho preso a calci la sclerosi multipla a cura di Lucio Buonanno

anche all'amore della sua Nicoletta con la quale progetta di sposarsi. Anzi è proprio lei a dargli la carica giusta per reagire e l'anno dopo lo sposa, malgrado il futuro poco roseo che lo attendeva. Un matrimonio felice allietato da due splendidi ragazzi, Marco e Daniela. «Per una decina d'anni va tutto abbastanza bene,anche se la malattia gradualmente cerca di farsi sentire, senza però ostacolarmi troppo. Nel 1991 però cominciano i problemi più gravi, con sintomi che mi debilitano sempre di più, ma cerco di stringere i denti. Faccio fatica a camminare e cerco sempre appoggi per l'equilibrio. In casa devo essere aiutato Giorgio Previtali con Javier Zanetti, capitano dell'Inter a fare le scale per andare a letto. Sul lavoro non sono più in grado er otto lunghi anni è stato pelle, ci stringe forte la mano. di percorrere il parcheggio della tetraplegico. Non riusciva Poi una volta in tinello, parte in ditta e mi permettono di sostare più a muovere le gambe, quarta. «È cominciato tutto nel con la macchina a pochi metri le braccia, le mani, immobile su 1981, avevo 22 anni e giocavo a dall'ufficio. Così per cinque anni. una sedia a rotelle con la gio- calcio. A maggio in un torneo mi Nel 1996 smetto di lavorare. Mi vane moglie costretta a imboc- sento stanco, ho le gambe strane, consigliano la sedia a rotelle, carlo, vestirlo, lavarlo. Oggi, a 56 legnose. Un malessere che mi ac- ma io la rifiuto. Penso che se mi anni, cammina da solo con una compagna per mesi. Passate le adagio su quella poltrona non ristampella ed è abbastanza au- feste natalizie mi sottopongo a uscirò più ad alzarmi.Tengo duro, tonomo. Ce l'ha messa tutta ed una visita specialistica e a varie ma due anni dopo devo cedere è riuscito a vincere la sclerosi analisi all'ospedale di Bergamo. al suo ausilio e resto suo prigiomultipla progressiva. La sua sto- Dopo una settimana di ricovero niero fino al 2009. Non riuscivo ria che sa quasi di miracolo ha il neurologo chiama mio padre più a muovere le gambe e anche voluto raccontarla anche in un e la mia fidanzata Nicoletta e le braccia erano incollate al corlibro: "Ho fatto goal alla sclerosi dà la sua diagnosi "Giorgio ha po. Ricordo quegli anni come un multipla" con la prefazione di la sclerosi multipla. Ora lo cure- brutto sogno che ora però mi fa Javier Zanetti, capitano dell'In- remo e riusciremo a farlo stare apprezzare azioni semplici come ter, la sua squadra del cuore, un po' meglio, ma tra 10-15 anni alzarmi da solo dal letto, usare e curato da Ambrogio Amati. questa malattia potrebbe costrin- le posate, scrivere e stringere le Giorgio Previtali, che incontria- gerlo su una sedia a rotelle"». Per mani della gente e guardarla mo nella sua casa di Palazzago, Giorgio è una doccia fredda, ma direttamente negli occhi. Doveci viene ad aprire senza stam- non vuole darsi per vinto, grazie va sempre aiutarmi Nicoletta, il

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mio angelo custode, imboccarmi, lavarmi, vestirmi, spingere la sedia, mettermi a letto la sera e poi al mattino, dopo avermi vestito, prendermi di peso e rimettermi sulla carrozzina. Momenti difficili per tutti noi, ma ho sempre avuto un animo sereno e un carattere forte, oltre a una fede che non è mai venuta meno, anzi si rafforzava sempre più. Sono stato anche due volte a Lourdes, ma non ho mai pregato per me. Pregavo per chi mi stava accanto con tanto amore e per chi nelle mie condizioni invece non aveva vicino qualcuno con cui condividere la sofferenza. Insieme alla famiglia ho vissuto quegli anni difficili con una normalità incredibile, riuscendo a superare difficoltà più grandi delle nostre reali possibilità, restando sempre uniti e senza mai lamentarci. La famiglia è stato il vero pilastro per guardare sempre avanti, malgrado i problemi sempre più complicati. Nel frattempo mia moglie è stata ricoverata varie volte per una serie di interventi chirurgici. I figli andavano a trovare la mamma in ospedale e poi venivano da me che ero ricoverato a Mozzo, o a San Pellegrino o al Don Orione perché dovevo essere accudito dal mattino alla sera e senza mia moglie avevo bisogno di assistenza». Poi nel 2005 arriva la svolta. «Passavo la giornata immobile in carrozzina quando, un giorno, comincio a sentire che le dita della mano destra si muovono un po'» racconta Giorgio. «Ho iniziato a fare prove e controprove, sudando e faticando dannatamente cercando di muovere prima le dita, poi le braccia che non si

volevano staccare dal busto. Il tavolo della cucina era diventato la mia palestra, cercavo di allargare il più possibile le braccia per raggiungere con le mani gli spigoli. Sembra facile, ma nelle mie condizioni era un'impresa. Ho impiegato dei mesi per raggiungere il mio scopo, soffrendo e sudando. E appena ci sono riuscito mi sono posto un'altra sfida: scrivere il mio nome. Altri mesi di fatica. Poi la forchetta per cercare di mangiare senza nessun aiuto. Ho sempre fatto fisioterapia, ma senza grossi risultati. COLPISCE TRA I 20 E I 40 ANNI È una malattia neurodegenerativa con lesioni a carico del sistema nervoso centrale. Comporta un danno o una perdita di mielina (cioè la guaina che circonda la maggior parte delle fibre nervose) in più aree del sistema nervoso centrale, aree di grandezza variabile che prendono il nome di placche. La sclerosi multipla può esordire a ogni età della vita, ma è diagnosticata per lo più tra i 20 e i 40 anni e soprattutto nelle donne che risultano colpite in numero doppio rispetto agli uomini. In Italia colpisce circa 70 mila persone. Le cause della malattia, complessa e imprevedibile, sono ancora in parte sconosciute anche se una diagnosi e un trattamento precoce consentono di mantenere una buona qualità di vita.

Nel 2008 ero sulla sedia a rotelle, ma mangiavo da solo, mi spostavo senza l'aiuto di nessuno e sentivo le gambe più leggere e meno "arrabbiate". Nel 2009 sono andato nella palestra del Policlinico di Ponte San Pietro e lì è avvenuta davvero la svolta: seduta dopo seduta, mi sono alzato dalla carrozzina, prima aggrappandomi alla spalliera

della palestra, poi alle stampelle a quattro piedi e infine a quelle normali. Mi sembrava di essere su un altro pianeta e ho continuato a fare tutti gli esercizi con sempre più entusiasmo. Ricordo ancora quei primi passi pesanti e poco armoniosi che mi aiutavo a fare con il busto. Avevo i piedi come incollati sul pavimento, ma volevo spostarli a qualsiasi costo, perché mi facevano sognare». È uno che non molla Giorgio. E alla fine, con tanto impegno, sudore e fatica riesce a vincere la sua sfida e a realizzare il sogno, camminare di nuovo, con le proprie gambe. «Ho lasciato gradualmente la sedia a rotelle e ho ricominciato a camminare, pochi metri alla volta, migliorando gradatamente. Non dimenticherò mai quel 13 gennaio 2011: sono uscito dal cortile di casa e ho attraversato la strada sotto lo sguardo preoccupato di mia moglie. Con molta tensione e sacrificio ho fatto qualche passo sul marciapiedi dopo circa 18 anni. E così per mesi, ogni giorno qualche metro in più, fino a riuscire a fare una vera e propria passeggiata. Un sogno! Mi ricordo bene le facce dei miei conoscenti che mi osservavano nelle mie camminate, increduli ricordando il mio passato sulla sedia a rotelle. Ora ho ritrovato la normalità, la quotidianità dei piccoli "grandi" gesti. E ho deciso di raccontare la mia storia per ufficializzare la mia gratitudine, per dare speranza e sollievo a chi vive le quotidiane difficoltà della malattia, ma anche per cercare di fare apprezzare a tutti le cose semplici, banali e scontate della vita, quelle che fanno veramente la differenza ». Bergamo Salute

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Bergamo Salute anno 4 - n°3 - mag. - giu. 2014

PERIODICO DI CULTURA MEDICA E BENESSERE

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