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Nutrirsi d’arte

E improvvisamente è arte. Camminando lungo i flussi commerciali di Eataly ci si imbatte, quasi con il rischio di non accorgersene, nei tre raggi dell’Art market, uno spazio dedicato all’arte da vedere e da comprare. Alle pareti ci sono infatti allestimenti temporanei tematici, uno dedicato alla fotografia, uno ai giovani artisti e un altro infine gestito direttamente da una serie di importanti gallerie italiane e internazionali, che creeranno le proposte che i collezionisti potranno essere stimolati ad acquisire, conoscendo così nuove forme di sperimentazione tra banchi alimentari e installazioni artistiche. Accanto quindi a una composizione di Bruno Munari o una foto firmata dall’agenzia Magnum Photos troviamo il loro cartellino con descrizione, autore, datazione e prezzo. Il budget per le opere varia tra i 200 e i 20mila euro circa. Per impossessarsi dell’opera non ci serve in autonomia, come si fa dai vicini scaffali del market, ma ci si deve rivolgere al desk dedicato; la soddisfazione dell’impulso non è quindi immediata ma sicuramente questa formula rappresenta un’occasione che consente un avvicinamento inconsueto all’arte e che ne dà valore. Grazie a Eataly Art House (E.ART.H) si articola così un nuovo luogo per l’arte dalla doppia anima, culturale e commerciale, con l’obiettivo di promuovere la conoscenza delle arti visive presso il grande pubblico. Un luogo d’arte accessibile, immerso nelle vesti di uno spazio dedicato ad un altro piacere e bisogno della vita, il cibo. Cibo e bellezza si conoscono da sempre, l’armonia e lo sguardo li accomuna: infatti c’è chi mangia con gli occhi!

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E mentre al piano terra troviamo espressioni artistiche con un livello di accessibilità inaspettato e gratuito, per accedere all’offerta espositiva principale, l’Art House, si deve salire di un piano e pagare un biglietto: ed ecco che inizia la visita degli ampi spazi espositivi – circa 2.500 metri quadrati in totale – dedicati a mostre temporanee di arte contemporanea e di fotografia.

Due le sale principali, con la caratteristica di essere trasformabili e che si adattano bene alla funzione che ospitano e che anzi possono anche essere fonte di ispirazione, come è successo nel caso dell’artista ghanese Ibrahim Mahama che ha realizzato una delle sue installazioni in uno dei raggi valorizzando e rievocando la funzione d’origine, l’accesso dei treni. Anche qui al primo piano, le pareti neutre con intonaco dalla finitura a grossa grammatura danno continuità luminosa agli spazi, assieme al soffitto bianco e ai pavimenti in battuto di cemento. Semplici setti espositivi articolano le sale, avvolgendo il visitatore o creando percorsi tematici. Le due mostre di apertura (ottobre 2022-gennaio 2023) sono le personali di Ibrahim Mahama (1987, Tamale, Ghana) a cura di Eva Brioschi, e di Anton Corbijn (1955, Strijen, Paesi Bassi) a cura di Walter Guadagnini. Sempre allo stesso piano, l’impegno di E.ART.H. nel comunicare l’arte al grande pubblico si traduce nella possibilità di organizzare momenti formativi –workshop, seminari, talk e attività didattiche – nella sala congressi da 300 posti e nei locali adiacenti, che ospitano una selezione di oggetti di design e sculture luminose, e che proseguono il racconto delle molteplici espressioni artistiche attivate dalla nuova istituzione.

Ci vorrà un po’ di tempo per osservare se la convivenza tra commercio e cultura potenzierà un nuovo approccio all’arte e se la città riconoscerà anche questa identità a Eataly scegliendo quindi cibo e arte come piatto unico. •

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