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L’ULTIMAPOSIZIONECONOSCIUTA

La tradizione fa risalire la fondazione della Repubblica al 3 settembre 301 d.C., quando San Marino, un tagliapietre dalmata dell’isola di Arbe, fuggito dalle persecuzioni contro i cristiani dell’imperatore romano Diocleziano, stabilì una piccola comunità cristiana sul Monte Titano. La proprietaria dellazona,unariccadonnadiRimini,DonnaFelicissima,donò il territorio alla piccola comunità chelo chiamò, a memoria del fondatore, “Terra di San Marino”. Prima di morire, secondo la leggenda, San Marino avrebbe indirizzato ai suoi seguaci la seguente frase: «Relinquovosliberosab utroque homine», «Vi lascio liberi da ambedue gli uomini» (cioè l’Imperatore e il Papa). «L’ultima posizione conosciuta di Alarico Zolder» dice Franco Toselli «è ai confini tra Romagna e Marche. A quanto risulta, da Milano il farabutto ha raggiunto Bologna utilizzando i tracciati delle vecchie statali ed evitando l’autostrada. Poi ha proseguito in direzione di Rimini sempre via statale, ma non ci è arrivato. Ha deviato verso l’interno e le sue tracce si perdono all’altezzadelcomunediVerucchio.»

Luciano Ferrara studia la mappa sul monitor. Dalla finestra aperta arriva la sinfonia sincopata del traffico milanese. Non più i rumori del cantiere del parcheggio sotterraneo, perché la Soprintendenza, velocissimain queste cosee praticamentesolo in queste, è riuscita a stoppare i lavori a tempo indeterminato.

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«Il segnale del GPS» osserva «può essere bloccato da molti elementi. Muri, edifici alti, montagne. Ma nei casi in cui i satelliti non riescono a localizzare il dispositivo, il telefono sfrutta in automatico le reti cellulari o Wi-Fi finché non ritorna ilsegnale.»

«È così» concorda Franco. «Il che fa pensare che il telefono si trovi tuttora in zona coperta. Ovvero, all’interno di un edificio o, se è a bordo di un’auto, al riparo di una galleria o cose del genere. In genere, il segnale prima o poi ritorna. È molto raro chescompaiacompletamente.»

«Sempre che non si sia sbarazzato del telefono» osserva Luciano.

I due tacciono mentre Luciano tamburella con le dita sul tavolo, osservando in controluce il profilo del suo vecchio compagno di Accademia. Magro e allampanato, sempre con vestiti troppo larghi, i capelli radi che vanno in ogni direzione ma con tendenza a cadere per sempre verso il basso. Sguardo lucido e attento dietro gli spessi occhiali da miope. Un tempo erano inseparabili. Poi si sono persi di vista per quindici anni, salvo poi ritrovarsi l’uno a Milano l’altro a Roma, schierati però dalla stessa parte della barricata: a difesa della morale e dei valori più sani, in quell’epoca incerta e piena di contraddizioni.

«Curioso» commenta alla fine. «Avrei giurato che avrebbe cercato di espatriare. Verso la Francia o la Svizzera. Paesi molto più tolleranti del nostro, che non ci avrebbero concesso l’estradizione per reati che per loro non sono tali, come l’oltraggioalpudore.»

«Lo pensavo anch’io» replica Franco. «Ma la gente spesso è imprevedibile, e i delinquenti in particolare. Può darsi che da quelle parti disponga di un rifugio sicuro. Di quello che ritiene unrifugiosicuro.»

Luciano si alza. «Non resta che andare a dare un’occhiata da vicino.»

«Vaidasolo?»

«Certo. Ti ringrazio per l’appoggio logistico. Vado a studiare la situazione sul posto. Se necessario chiederò il supporto della Questura di Rimini o comunque di quella competente per territorio.»

Si fronteggiano. Franco appoggia le mani sulle spalle di Luciano, dandogli dei colpetti. «Vicecommissario Ferrara» fa, imitando il tono roboante di un trailer cinematografico stile ispettore Callaghan, «il caso Zolder è tuo. È diventato quasi un fattopersonale,vero?»

Scrolla il capo. «Non mi sono mai piaciute le primule rosse. Quel mascalzone si atteggia a paladino dei diritti civili, capisci? Mentre è solo e semplicemente un porco. E una parte dei media cosiddetti liberal lo appoggia, ovviamente in funzioneantigovernativa.»

Franco annuisce. «È successo più volte in passato. Pornografi che si spacciavano per difensori della libertà di informazione. Quando invece era semplicemente libertà di masturbazione.

Hugh Hefner, Larry Flint e via via tutti i loro epigoni piccoli e grandi.»

«Non ce ne libereremo mai» dichiara Luciano raccogliendo le suecose.«Maquantomenodobbiamoprovarci.»

«In bocca al lupo, campione» gli fa Franco, sulla porta. «E fammiunfischioincasodinecessità.»

Siabbracciano.