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EDIZIONE SPECIALE DI PRIMAVERA

fondata da Arturo Gramsci

L'Arturità è una testata no-profit al servizio del @MovimentoArturo. gratuita, indipendente e autoprodotta, da stampare, riprodurre e diffondere a piacimento. Le posizioni riportate in questa testata non coincidono necessariamente con la linea ufficiale del movimento Arturo. Segnalate contenuti con hastag #arturita e la redazione ascolterà la voce delle sezioni e dei militanti di base, a cominciare dal mitico Ettore Bianchi.

Anno 0 n.2 - Ciclostinato in proprio presso #MovimentoArturo - per elogi e pernacchie: arturita.info@gmail.com - facebook.com/lArturita - twitter.com/lArturita

Leggi e diffondi l'Arturità: una scusa in più per attaccare bottone col prossimo!

"la politica la fa chi crede fortemente in se stesso. Su di me ho avuto più di un dubbio. Che ho sciolto con qualche ironia e un certo dilettantismo"

Lotta artura senza paura Arturo Reichlin

In un mondo segnato dal nero della violenza e della follia, ci aggrappiamo al rosso della nostra testata per restare arturi. Ridere alla faccia del terrore sarà la nostra ribellione, la satira sarà la nostra resistenza, la nostra linea del fronte è uno spazio culturale sempre più ristretto, dove ti mancano lo spazio e le parole per chiudere un sommario con una frase che non resti troncata brus LA SDRAIO

Arturo SERRA

Matteo, Bob e Arturo

La terza forza politica e mezzo

I sondaggi commissionati dall'Arturità parlano chiaro: se andassimo al voto domani sarebbe garantita agli arturiani una discreta quantità di panini con la mortazza. Ma per non ritrovarci a litigare sull'ultimo supplì rimasto alla Buvette preferiamo ripetere con Makkox il mantra dell'umiltà che lui stesso ha recitato in una conferenza pubblica: "non voglio fare la fine di Beppe Grillo". Restiamo arturi ed extraparlamentari, portatori di una pace interiore a cui non serve il potere per esprimersi.

Miss Liberty Il taglio drastico dell'amministrazione Trump al federal budget tocca anche istruzione e ambiente, rinforzando la difesa. Ma la statua della libertà non impugna armi, non le servono scudi. Accoglie con una fiaccola, e legge solo cose di qualità. Perché Arturo serve, e non solo in Italia.

Supposta per te Salvini da sempre offende Napoli e poi va li alla ricerca di voti. È come se il Pd chiedesse il voto a gente di sinistra.

Siete di quelli che quando Silvio Berlusconi urlava che il Paese era pieno di comunisti diceva “Minchia, dove sono, che vado subito a trovarli”? Siete di quelli che si commuovono quando vedono una foto di Berlinguer, di Pertini, persino di Peppone di don Camillo? Bene, sappiate che non siete irrecuperabili. Siete Arturi. E se ci manca ancora qualche numero (sempre meno) per raggiungere e superare il Pd, in un bel po’ di cose siamo noi avanti a Matteo Renzi, anche perché corriamo senza trolley (almeno, quelli di noi che non devono emigrare per lavorare) e senza pancetta. Caro Matteo, mica c'è sfuggito che ti sei inventato Bob, dopo aver visto cosa era successo con Arturo, ma vuoi mettere? Hai promesso a tutti un Pin per accedere a Bob: che emozione, per molti sarà il primo e anche l'unico della loro vita, visto che a forza di voucher non potranno mai avere un bancomat e manco un postepay. Hai detto pure quella parola. Là, sul palco tutto bianco e verde – che c'era più rosso persino nella bandiera della Dc – hai cominciato dicendo che bisognava riscoprire la parola “compagno”. Beh, noi Arturi ci siamo chiamati compagni da subito, c'è venuto naturale, perché sai, ora ti sveliamo un segreto di Pulcinella (compagno campano Arturo da sempre): le parole cominciano dalle cose. Hai ricordato che “compagno” viene da “cum” e “panis”: chi mangia il pane assieme (come la rosetta intinta nel sugo di Pierfrancesco e Abdallah a Ventimiglia), allo stesso tavolo (non della Leopolda), parlando delle stesse cose con le stesse parole. Te le scriviamo qui, le parole di cui parliamo mangiando pane col sugo, così magari al prossimo Lingotto le riscopri pure tu: lotta, giustizia sociale, uguaglianza, diritti. E mica perché se siamo compagni non siamo “democratici” e “progressisti”: compagno è una parola accogliente, dentro la quale non esistono minoranze, né mozioni. Solo emozioni. Ciao compagni Arturi. Cum pane e cum bucaneve.

L'Arturità è un gioco culturale no-profit, proprio come l'arturismo. Il capro espiatorio responsabile è @carlogubi. In redazione: @Cirocz3, @manginobrioches, ilFranco, Loner.Zero, QuelloDiCave, vittoriasbuffa, Zizie. Credits: @BruxellesArturo, @CircoloArturoMN, @cranci, @danbianchin, @matt_stefanelli, @mirko_bozzato, @CrisSchiavolini, @MovArturoAN, @MovarturoModica, @MovarturoP, @movarturopropag, @RampicantiSto, @somethingblack, @tibetarturo.


Arturo GRAMELLINI IL CRODINO

Per noi giornalisti l'utilizzo delle parole è veramente importante, soprattutto per me, che di “parole del giorno” ne ho fatto una questione personale. E in parole come “Silenzio”troviamo la grande potenza della lingua. Una parola che descrive l'assenza di suoni, e quindi, di parole. C'è il silenzio letterario, il dolce silenzio (pur pieno di rumori) dei panorami naturali, il silenzio ristoratore della notte. C'è il silenzio che parla, come il sospiro di una mamma davanti all'ennesima

La mafia è una montagna di merda. E il silenzio pure. marachella del piccolo figlio vivace. E poi c'è un silenzio infame, quello si, pieno di parole. Parole fuorvianti, pieno di “non so”, “non ho visto”, “non c'ero”. Quel silenzio che si nasconde dentro le baraccopoli ai margini dei campi di pomodori, che è pure silenzio dei disperati. Lo stesso silenzio dei fori di proiettile sui cartelli stradali, di cui una nostra collega scrisse: “dove voi vedete cartelli coi fori dei proiettili (se ce ne sono ancora) allora, forse, lì vediamo la stessa cosa, ma io un po’ di più e un po’ peggio, perché lì mi vergogno”. In quel vuoto scavato dei proiettili sentiamo il colpo di

Il Capitale di Arturo Arturo ALMAGISTI

Cineforum

lupara, che pure nessuno ha sentito. Quel silenzio infame lo ritroviamo nelle scritte sui muri a Locri, dove ometti silenziosi pensano di urlare le loro minacce. E contro questo silenzio non c'è altra soluzione che urlare. Nelle piazze, nelle strade, negli uffici pubblici, nei tribunali, nelle stazioni radio. Perché vicino ad un eroe caduto ci deve essere sempre chi ne urla disperato il nome. Perché un martire nel silenzio rimane solo un caduto. Per Rosaria, Felicia, Don Luigi e tanti altri che hanno urlato e urlano contro quel silenzio. Perché la mafia è una montagna di merda. E il silenzio pure. «Ma quant’era meglio Arturo!» commenta Makkox (al secolo Marco Dambrosio) con riferimento alla tormentata scelta del nome da attribuire al nuovo partito di sinistra nato dalla scissione del PD. E così, un movimento lanciato quale geniale provocazione dall’ottima trasmissione di Rai Tre, Gazebo, ha raccolto in pochi giorni 48.800 follower su Twitter e quasi 50.000 Like su Facebook, dando vita al giornale on line “L’Arturità” e a circoli “Arturo” (virtuali o reali) sparsi in Italia e nel mondo. Sull’Arturità intervengono politici considerati vicini: Civati, Geloni, Emiliano. Il movimento “Arturo”, come tutti i soggetti politici, deve ora scegliere un leader. Le primarie sono state indette per il 29 aprile, il

giorno prima di quelle del PD, e i candidati sono, oltre a Makkox, il conduttore di Gazebo Zoro (Diego Bianchi) e Andrea Salerno. Gli exit-polls che circolano in rete indicano quale favorito Zoro, ma la competizione sembra ancora aperta. E non sarebbe la prima volta che gli exit polls vengono smentiti. Guardare Gazebo in tv e seguire on line il Movimento “Arturo” è liberatorio: si ride, ci si diverte e si pensa. Come spesso accade, le dimensioni giocose dell’esistenza ci dicono molto di noi. In questo caso, evidenziano una richiesta di appartenenza e di condivisione ben presente in gran parte di quello che una volta veniva chiamato “il popolo della sinistra” e che i partiti di quell’area hanno sottovalutato troppo a lungo. Sorprende la persistenza e la vivacità di questo “popolo”

che si riconosce nei valori della sinistra e nei suoi simboli e che negli ultimi anni ha dovuto subire non poche delusioni. È come se esistesse un “capitale sociale” sedimentato in altri tempi e non ancora disperso del tutto. Questa volta ha trovato quali ancoraggi benemeriti la trasmissione Gazebo, il Movimento “Arturo”, l’Arturità. Io spero che “Arturo” riesca a ispirare anche i partiti della sinistra, ricordando loro quel senso di comunità che per molti cittadini è ancora un valore. Dobbiamo costruire proposte e soluzioni per il nostro futuro. E per farlo bisogna ricominciare a camminare insieme. Con l’entusiasmo e la simpatia di “Arturo” credo si cammini meglio.

#PrimarieArturo 29 arturo 2017


I monologhi dell'Artura

The Arturo Show Dice ‘ma sei sicura che sotto Movimento Arturo non c’è qualcuno che sta manovrando/finanziando tutta la faccenda? Il gruppo Bilderberg, la massoneria, Google, i servizi segreti deviati, gli hacker turchi o quelli russi?’. No guarda, Arturo l’abbiamo fatto noi: come compito a casa c’hanno dato il logo e il giorno dopo in mille avevamo già consegnato puntuali il Movimento, coordinati in circoli scoordinati e autonomi, a caso. E come in un’enorme autogestione ognuno ha cominciato a fare cose che più o meno riteneva utili: ne è venuto fuori un movimento che è un incrocio tra Masaniello e Pasquino 2.0, con la maschera di Guy Fawkes e l’ansia del Tafazzismo in agguato. A dire la verità da qui dentro, da dentro Movimento Arturo,

Artura DAVIS

ogni tanto ci sembra di essere in un enorme esperimento di sociologia politica ai tempi dei social network. Arrivano gli stimoli dall’esterno e il Movimento liquidamente prende una posizione, occupando lo spazio che vuole, rispettando le regole che non si è dato, e allo stesso tempo rispondendo seriamente e politicamente. La citazione televisiva, l’intervento del politico vero (che nel gioco delle parti fa l’occhietto agli elettori del movimento falso e ne condivide il programma) sono le prove da superare per continuare a costruire l’identità e rimanere in gioco. Sembra tutto così vero e allo stesso tempo incredibile, tanto che a un certo punto il dubbio si insinua, la dietrologia prende il sopravvento e l’Artura paranoica si ridesta: Daria Bignardi, ma mica Arturo è il nuovo ‘Grande Fratello’? #stayleft #stayfoolish #stayArturo DIARIO DI UN ARTURO "E se domani...". La voce di mia madre che sussurra questa canzone di Mina, la ricordo come fosse ieri. Quelle note dalla cucina attraversavano il corridoio fino ad arrivare alla porta della mia stanza, dove per Mina (e mia madre) non c'era spazio. Avevo vent'anni e il "domani" cantato da quella canzone non mi interessava, non c'era posto per il "domani" nella mia cameretta tra Sex Pistols,Bowie, Oriali, Springsteen e Facchetti. Pensavo che la spinta propulsiva dei miei sogni nessuno l'avrebbe mai arrestata. Credevo che il rosso di quella bandiera non si sarebbe mai sbiadito e che i compagni sarebbero rimasti sempre lì al mio fianco, tra un crodino e una peroni. Volavo sopra il mio motorino, e quel vento in faccia mi faceva sentire figo come Henry Winkler. Amavo gli occhi di Maria, amavo la sua innocenza e amavo persino quelle lunghe litigate che finivano col farsi l'amore. Ero sicuro che saremmo stati noi, che sarebbe stata la mia generazione a cambiare il mondo. E invece no, la mia generazione

Arturo MOLESKINE il mondo non è riuscito a cambiarlo. O meglio, l'ha cambiato ma in peggio e ci siamo trasformati in tutto quello che un tempo odiavamo. Non ricordo bene quando e come, non ricordo neanche il perché, le cose sono cambiate. So solo che la spinta propulsiva dei miei sogni pian piano si è fermata, come il mio motorino (rottamato). Gli occhi di Maria non so adesso cosa guardino, non so neanche dove siano, e le litigate (con mia moglie) ora hanno finali ben più tragici. Bowie e Springsteen sono a prendere polvere in alto a destra sullo scaffale, Oriali gira in giacca e cravatta e Facchetti l'ho pianto. I compagni non sono più al mio fianco, ora sono in una chat di whatsapp. La birra un ricordo, il crodino per gli apericena. Per non far sbiadire il rosso della bandiera hanno pensato bene di sostituirlo, con tanti altri colori. L'amalgama (di colori e culture) però non è riuscita. Così ora mi ritrovo qui davanti al computer, con l'hashtag e il martello (per montare i mobili di ikea) a sostenere il Movimento Arturo. "E se domani..."


Ribalta "Tutto il mondo è un palcoscenico, e tutti gli uomini e le donne sono solamente degli attori" A ciascuno il proprio ruolo sul palco della vita, diceva il compagno Arturo Shakespeare e noi del Movimento non solo abbiamo un ruolo per voi, ma vi aiutiamo pure a trovare un palcoscenico. Allora, mettete su la moka e preparate i Bucaneve perché l'Arturità sta per portavi dove non avreste mai osato chiedere: a teatro. In questa rubrica troverete il Suggeritore, che vi segnalerà gli spettacoli imperdibili su tutta la penisola, trovate quello più vicino al vostro circolo. Sentirete una voce urlare

Arturo GODOT nei camerini "Chi è di scena!" e dovrete prepararvi ad incontrare i protagonisti del teatro italiano che si racconteranno per voi. Ultimo ma non ultimo sarete accecati dal fascio di luce del Seguipersona. Questa diavoleria illuminotecnica farà luce sui principali interpreti, candidati al prestigiosissimo premio ArturUBU. Oggi, primo giorno ufficiale, vogliamo lanciare un appello importante: al Comune di Roma e a tutti gli arturiani in ascolto. Il teatro è un bene comune, non possiamo accettare uno Stato che dimentica il suo patrimonio culturale, il Teatro Valle, uno dei primi teatri storici della

Notizie dai circoli

Twittate i vostri contributi a @lArturita

capitale arturiana, versa da anni in uno stato di incuria e di abbandono. L'Arturità si associa agli appelli per salvare il Teatro Valle e tutti i teatri italiani che non possono più aprire il loro sipario. Bisogna fare qualcosa e presto! L'Arturità vi aspetta a teatro, gli imperdibili segnalati dal Suggeritore di questa settimana sono: "Il Secondo Figlio di Dio" di e con Simone Cristicchi - Firenze - Teatro Puccini "The Aliens" di Annie Baker regia di Silvio Peroni - Milano - Teatro dei Filodrammatici "The Human Jukebox" di e con gli Oblivion Bologna - Teatro Duse

Arturo CANNAVÓ INDAGINE SU UN CITTADINO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO - CALIBRO 35

Ce ne vorrà l'Altro Movimento, quello pentastellato, se non riusciamo a non associare il titolo del pezzo al Raffaellone nazionale? Probabilmente sì. Non che potremmo mai rubare il lavoro all'esimio collega Arturo Fittipaldi, ma c'è da dire che proprio pochi giorni fa è stato fissato per il 25 maggio il processo contro Raffaele Marra, ex capo del personale del Campidoglio. Non si annoierà questo cittadino finora al di sopra dei sospetti pentastellati, data la buona compagnia dell'altro imputato Sergio Scarpellini. Il Movimento Arturo ha sostituito un altro grido a quello di onestà, che ci sembra più sensato e anche più furbo. Perché chiedere "dove sta?" circa una cosa piuttosto che pretenderla significa decentralizzarsi. Non perché bastino le innumerevoli sezioni a renderci

disaggregati e lontani. State tranquilli (non sereni) perché noi siamo uniti, ma dentro a una domanda, senza arroganza e senza diritto di prelazione. Sorgono mille Arturi, ché non facciamo in tempo a mapparli (o meglio ce la facciamo, perché abbiamo uno staff da paura). Ma dentro ognuno leggiamo un sogno di cui va ricalcata l'ombra, dedotto lo scheletro, e solo dopo piazzeremo i mattoni. Arturo è un ideale

regolativo, kantiano. È uno scopo che ha già fatto innamorare. E se sembrerà solo uno scudo per quando verremo incriminati allora ci saremo già persi. Perché non vogliamo essere al di sopra di ogni sospetto, non vogliamo pene doppie ma nemmeno prescrizioni. Camminiamo all'altezza del livello del mare, né più né meno: e la vista che abbiamo da qui, vi assicuriamo, è proprio bella.

Se c'è un personaggio dello sport che più di tutti esprime l'essenza dell'Arturismo, questo è Zdenek Zeman. Sarà per via delle sue origini, sarà per quella sigaretta che la fa un po’ Camilleri e un po’ Guccini, sarà per quell'aria triste e malinconica che da sempre si porta dietro, sarà perché non lo abbiamo mai visto alzare trofei. Sarà per tutto questo che il Maestro boemo, filosofo del calcio, teorico del 4-3-3, merita un posto d'onore nel nostro Pantheon. Da buon Maestro ci ha insegnato che anche nella provincia, senza calciatori blasonati e stipendi da capogiro, si può scrivere la storia (del calcio). Il sogno lucido è iniziato a Foggia negli anni 90. Sul palcoscenico di Van Basten, Platini e Maradona irrompe un signore venuto dall'Est, insieme a lui una ventina di giocatori semisconosciuti. Parla poco, ma ha un'idea di gioco chiara basata sul pressing offensivo, linea difensiva a centrocampo e marcatura a zona su tutto il campo. Quel calcio di genio e follia, disciplina e

incoscienza, testa e cuore conquista gli appassionati di questo sport, e non solo. La palla sembra planare sul terreno e i giocatori si muovono come in una danza ritmica, sembra una sinfonia di Dvořák. Lo “Zaccheria” si trasforma pian piano in un parco giochi: nasce Zemanlandia. E rimane lì per sempre, indiscutibilmente incastonata nella storia di questo sport come solo le favole più belle sanno fare. Zeman è la raffigurazione (in salsa calcistica) più chiara di quello che siamo stati. Noi che, come lui, abbiamo creduto in un'idea di vita (e di gioco) basata sull'attacco, sul non risparmiarsi mai e non l'abbiamo mai messa in discussione. Noi che, come lui, abbiamo lasciato sempre la difesa alta e ne abbiamo preso tanti di gol dalla vita. Noi che, come lui, di coppe non ne abbiamo mai viste, ma ci siamo divertiti parecchio. Noi che, come lui, abbiamo creduto, crediamo al fatto che vincere, no, non è l'unica cosa che conta.


Arturo IORIO

DIVERSAMENTE ARTURI

La Salute e la Dignità dell’Essere Umano al centro di ogni politica Negli ultimi anni stiamo assistendo ad un continuo degrado della nostra società. In molti campi i cittadini subiscono impotenti soprusi di gruppi che grazie alla miopia degli organismi di controllo impongono le loro regole fondate unicamente sui propri interessi. La legge del più forte impera, e molto spesso chi paga il costo maggiore sono gli Ammalati, i Disabili e gli Anziani indipendentemente se siano ricchi o poveri ! Questo sistema ha di equo solo la regola : tutti i deboli vengono depredati dei propri diritti e a volte anche della propria vita, come tristemente possiamo verificare dalle cronache che giungono da molti ospedali e da molte realtà della disabilità.

Naturalmente non tutte le realtà sono uguali, ma come possono i cittadini sapere con certezza di non essere trattati come merce da esperimento ? Come possono difendersi, quando sono attaccati proprio nel momento in cui sono più deboli e alle prese con una malattia o con una disabilità? La mia politica cerca di dare una risposta a queste domande e la mia condizione specifica di disabile e di ammalato crea in me le condizioni essenziali per affrontare con sincerità e determinazione tali argomenti! Il nostro gruppo può denunciare le carenze, informare e sostenere i cittadini nel momento del vero bisogno. La Salute e la Dignità dell’Essere Umano e’ un diritto di ognuno di noi e deve essere preservata !

Contro il rincaro dei Bucaneve, scansiona il QR code qui accanto, e scarica la ricetta! Arturo è un movimento fai-da-te!

Arturo SPINELLI

ARTURIANI EUROPEI

Arturo aveva 22 anni nel 1953: viveva la povertà delle famiglie italiane alla fine della guerra , ma con un grande ottimismo. L'Europa nasce li: per costruire un'area di crescita e di benessere. Fra il 1952 ed il 1957, anche con l'aiuto di Arturo , si delineano, non eserciti comuni ( ci hanno provato senza successo nel 1953) , non moneta comune , ma solo crescita, libertà e regole. Arturo II nel 1973 aveva 22 anni. Ormai la crisi economica era superata. Fabrizio De Andre ispirava una generazione nuova ricordando che "dai diamanti non nasce niente". La comunità si rafforza, anche contro gli stati, grazie al lavoro di Arturo II e di una generazione che sempre più si riconosceva nella libertà e nel rispetto delle regole. Artura III nel 93 studiava

a Torino: i suoi professori , un po acciaccati dagli anni e dagli eventi ( la contestazione, gli anni di piombo, la Milano da bere) ancora credevano nell'Europa e nei suoi principi di liberta. Ma si sentiva il bisogno di una libertà diversa, come diceva Giorgio Gaber: quella che si deve armonizzare con i diritti fondamentali e con alcune politiche (sicurezza sul lavoro, ambiente) ereditate dai due decenni precedenti. Nel 2013 il figlio di Arturo II, Arturo IV, eredita una Europa molto diversa: la moneta e' stata unificata con regole molto rigide , comanda la Germania (tanto che la Gran Bretagna se ne va) , le istituzioni non sono più indipendenti ma monopolizzate da una politica di livello diverso dal periodo di Arturo I, dominano le banche (che

addirittura non possono fallire anche se ne fanno di tutti i colori)). Addirittura si pretende che questa Europa, che non infonde più speranza, risolva i grandi problemi mondiali come le migrazioni ed il terrorismo. I tre Arturi che hanno vissuto quattro Europe diverse , con speranze , entusiasmi e, di recente, frustrazioni, si incontrano in occasione del funerale di Arturo I: senza parlarsi ricordano la serietà (magari burbera) del nonno Arturo I che definiscono "Padre Fondatore": non ha fatto molto nonno Arturo, ne ha mai capito Fabrizio De Andre e Giorgio Gaber; solamente non ha mai rubato e, per costruire la casa Europa, ha messo davanti gli interessi comuni a quelli del partito in cui si era impegnato (pentendosene).


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